Quale definizione dare alla cosiddetta
«arte rupestre preistorica»?
Arte rupestre
preistorica
«Prima forma di
comunicazione»
«Manifestazione
artistica»
«Toros, toros!» gridò la piccola Maria, e corse a chiamare il padre,
Marcelino Sanz de Sautuola. Era il 1878 e il naturalista spagnolo
aveva così casualmente scoperto la grotta di Altamira.
L’arte parietale paleolitica: teorie a confronto
I primi studiosi che agli inizi del XX secolo si occuparono di «arte» paleolitica,
ritennero che si trattasse di opere realizzate dall’uomo per fini prettamente
estetici, era la «teoria dell’arte per l’arte».
In seguito, l’abate Henry Breuil propose la tesi della «magia simpatica». Per
Breuil era il gesto di incidere o dipingere ad essere magico e non la figura di
animale o di uomo in quanto tale.
Negli anni ‘60 del secolo scorso, André Leroi-Gourhan teorizzò che le figure
incise o dipinte nelle grotte costituissero un percorso sacro legato al
dualismo uomo/donna esistente in natura, e che i due elementi fossero
rappresentati dal cavallo (simbolo maschile) e dal bisonte (simbolo
femminile), a loro volta connessi con ulteriori simboli di accompagnamento
(a e b) e con elementi neutri (gli altri animali).
Negli ultimi decenni, soprattutto dopo
la scoperta delle grotte Chauvet e
Cosquer, in Francia, hanno avuto
grande risonanza le tesi di Jean Clottes
e David Lewis-Williams.
Per i due autori le raffigurazioni
parietali sono l’opera di sciamani, i
quali dipingevano o incidevano le
figure seguendo le visioni entottiche
percepite sulla retina, dopo aver
raggiunto uno stato di trance, sotto
l’effetto di sostanze allucinogene e a
seguito di particolari rituali.
La datazione dell’arte parietale paleolitica in Sicilia
si basa sul ritrovamento di due frammenti di roccia
incisi, provenienti dalla grotta Giovanna, presso
Siracusa, e dalla grotta del Genovese di Levanzo. Si
tratta in entrambi i casi di figure di bovidi le cui
datazioni sono rispettivamente di 12.800 anni e
11.200 anni dal presente.
L’ARTE RUPESTRE
PREISTORICA IN
SICILIA
Gli animali di Levanzo
Nella grotta del Genovese troviamo quasi in egual misura figure di
equidi e di bovidi, come pure cervidi. Pertanto, il mitogramma che si
sviluppa lungo le pareti della grotta, confermerebbe la tesi del
dualismo uomo/donna, teorizzata da Leroi-Gourhan.
La grotta
dell’Addaura di
Palermo.
Si tratta di una raffigurazione
unica nel suo genere in tutta
l’arte preistorica. Alle
numerose figure di animali di
epoca tardo-paleolitica, si
sovrappone una scena rituale
della successiva fase
mesolitica; forse una danza,
insieme ad altre attività svolte
dai membri del gruppo.
L’arte rupestre nel periodo post-paleolitico
Le pitture del tardo-Neolitico/Eneolitico (V-IV millennio a.C.) di
Levanzo raffigurano soggetti antropomorfi stilizzati, animali
terrestri e marini, idoli e figure indefinibili.
Idoli “a forma di violino” di tipo “cicladico”, dipinti
sulla parete della Grotta del Genovese, a confronto
con oggetti in ceramica di forma analoga ritrovati in
altre aree della Sicilia (Eneolitico).
A sinistra, Grotta dei Cavalli, San
Vito lo Capo. Rilievo delle figure
umane stilizzate (dipinte in rosso).
(Periodo Eneolitico iniziale)
Sotto, Cuenca (Spagna). Figura
umana e idolo dipinti (arte rupestre
del Levante spagnolo).
Sotto: Grotta dei Cavalli, San Vito lo
Capo. Raffigurazioni dipinte con
soggetti astratti.
A destra: vaso inciso della cultura
della Conca d'Oro (IV-III mill. a.C.)