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CNV

  1. 1. Che cosa vuol dire COMUNICAZIONE ?
  2. 2. Non si può non comunicare <ul><li>Ognuno di noi, volontariamente o meno, diffonde continuamente informazioni su di se alla realtà che lo circonda. </li></ul><ul><li>Ognuno di noi comunica un ASPETTO di sé che viene INTERPRETATO e acquista un SENSO </li></ul>
  3. 3. Giudichiamo le cose e le persone secondo certe grandi categorie che ci fanno apparire le cose SENSATE perché inserite in un preciso CONTESTO fatto di relazioni tra le cose e le persone
  4. 4. Non giudichiamo dunque in maniera astratta ma leghiamo sempre tutto al relativo contesto Noi LEGGIAMO la realtà
  5. 5. Nel leggere e interpretare i messaggi vengono attivate numerosi fattori variabili (età,formazione,cultura …) Le LETTURE sono quindi DIVERSE da persona a persona, da società a società, da tempo a tempo
  6. 6. Che cos’è un linguaggio? Un linguaggio è un sistema di comunicazione Serve cioè a trasmettere informazioni da un individuo all’altro. Siamo abituati a considerare vari tipi di linguaggio.
  7. 7. <ul><li>Il linguaggio degli animali </li></ul><ul><li>Il linguaggio dei computer </li></ul><ul><li>Il linguaggio dei media </li></ul><ul><li>Il linguaggio dell’arte </li></ul><ul><li>Il linguaggio dei fiori </li></ul><ul><li>Il linguaggio dei gesti </li></ul><ul><li>Il linguaggio del corpo </li></ul><ul><li>Il linguaggio umano </li></ul>
  8. 8. Ma sono tutti linguaggi? Sono uguali o diversi tra loro? Se sono diversi perché li chiamiamo tutti linguaggi?
  9. 9. Se ci riferiamo alla loro funzione, “PERMETTERE LA COMUNICAZIONE” tutti si possono considerare linguaggi
  10. 10. Se invece guardiamo alla struttura del linguaggio dobbiamo fare un’importante distinzione e isolare il linguaggio umano che ha una struttura diversa e caratteristiche proprie .
  11. 11. Il linguaggio umano: caratteristiche <ul><li>Discretezza : i suoi elementi si distinguono gli uni altri secondo limiti ben definiti. Esempio: p è diverso da b , casa non è case e neanche libro. </li></ul><ul><li>Ricorsività: possibilità di costruire infinite frasi nuove </li></ul><ul><li>Dipendenza dalla struttura: le frasi non sono una semplice successione di parole </li></ul>
  12. 12. Il linguaggio umano dunque è una struttura specifica, un sistema di comunicazione con caratteristiche e proprietà uniche della specie umana. La LINGUA è la forma specifica che il linguaggio assume nelle varie comunità
  13. 13. Funzioni del linguaggio <ul><li>Emotiva : stato d’animo,sentimenti del soggetto che comunica </li></ul><ul><li>Conativa : rivolta a ottenere che le persone cui è rivolta si comportino in un certo modo </li></ul><ul><li>Referenziale : contenuto del messaggio </li></ul><ul><li>Poetica : attenta alla forma del messaggio </li></ul><ul><li>Fatica : verifica il buon funzionamento del canale comunicativo </li></ul><ul><li>Metalinguistica : quando la lingua parla di se stessa </li></ul>
  14. 14. La comunicazione <ul><li>La comunicazione è il trasferimento di informazioni da un soggetto a un altro secondo questo schema elementare: </li></ul><ul><li>Emittente >>>> messaggio>>>>>ricevente </li></ul><ul><li>Se il ricevente interpreta bene il messaggio la comunicazione ha avuto successo. </li></ul><ul><li>La comunicazione è tale solo se è bidirezionale. Se chi riceve non può a sua volta trasmettere non si può parlare di comunicazione </li></ul><ul><li>(semmai di informazione) </li></ul>
  15. 15. <ul><li>L’ EMITTENTE è colui che emette il messaggio o il segnale operando la codificazione. </li></ul><ul><li>Il RICEVENTE è colui che ricevuto il messaggio opera la decodificazione. </li></ul><ul><li>Il CANALE è il mezzo fisico che consente il trasferimento del messaggio. </li></ul><ul><li>(voce, onde radio, cavi telefonici ecc …) </li></ul>
  16. 16. E’ bene ricordarsi che emittente e ricevente sono persone. Ognuna ha dunque la propria COMPETENZA COMUNICATIVA, cioè una diversa capacità di utilizzare il codice in maniera appropriata e un profilo sociale e culturale particolare
  17. 17. Terminologia della comunicazione <ul><li>Una comunicazione ha successo se emittente e ricevente conoscono e utilizzano lo stesso: </li></ul><ul><li>CODICE </li></ul><ul><li>Un codice è un insieme di segni in rapporto tra loro (alfabeto) regolato da un insieme di regole (grammatica) che servono per combinare i segni tra loro in modo che abbiano un significato preciso e condiviso </li></ul>
  18. 18. Esempi di codice <ul><li>Alfabeto morse </li></ul><ul><li>Lingua dei segni </li></ul><ul><li>Alfabeto Braille </li></ul><ul><li>Alfabeto fonetico internazionale </li></ul>
  19. 19. <ul><li>Un codice è </li></ul><ul><li>CONVENZIONALE, emittente e ricevente si accordano sul loro utilizzo. </li></ul><ul><li>È organizzato in SISTEMA, ogni segno è in rapporto con tutti i segni. </li></ul><ul><li>INTENZIONALE, costruito appositamente per gli scopi della comunicazione </li></ul>
  20. 20. <ul><li>La CODIFICAZIONE dunque è la traduzione da parte dell’emittente nei segni del codice prescelto del </li></ul><ul><li>MESSAGGIO </li></ul><ul><li>La DECODIFICAZIONE è la ri - traduzione da parte del ricevente del messaggio dai segni del codice </li></ul>
  21. 21. Il MESSAGGIO <ul><li>Un messaggio è una sequenza di simboli, scelti dall’alfabeto di un codice e ordinati secondo la relativa grammatica per trasmettere informazioni. </li></ul><ul><li>Trasmettere un messaggio dunque è un ATTO DI SIGNIFICAZIONE </li></ul><ul><li>E istituisce un </li></ul><ul><li>RAPPORTO SOCIALE </li></ul><ul><li>tra emittente e ricevente. </li></ul>
  22. 22. La significazione <ul><li>Un atto di significazione </li></ul><ul><li>(cioè la costruzione di un messaggio) </li></ul><ul><li>crea un legame logico tra </li></ul><ul><li>SIGNIFICANTE </li></ul><ul><li>(realizzazione linguistica di un concetto) </li></ul><ul><li>e SIGNIFICATO </li></ul><ul><li>(concetto, rappresentazione mentale) </li></ul>
  23. 23. La comunicazione verbale <ul><li>Parlata,scritta o trasmessa LA PAROLA è la regina della comunicazione tra le persone </li></ul><ul><li>La comunicazione verbale è senza dubbio la realizzazione più comune, raffinata ed evoluta per chiunque voglia trasmettere un messaggio. </li></ul>
  24. 24. <ul><li>E’ la forma più sofisticata di linguaggio conosciuto in natura. </li></ul><ul><li>Realizzata attraverso un codice convenzionale,intenzionale e organizzato in un sistema. </li></ul><ul><li>Regolata da precise regole (grammatica) riduce al minimo le possibili interpretazioni arbitrarie e i problemi nel complicato processo di codifica e decodifica dei messaggi. </li></ul>
  25. 25. Eppure quante incomprensioni sorgono per colpa delle parole? Quante volte “siete stati fraintesi”? Ognuno di avrà sperimentato mille volte quanto è complicato comunicare bene …
  26. 26. Le massime di Grice <ul><li>Spesso infatti quando si parla non tutto è detto esplicitamente, non tutto il significato è “alla lettera”. Spesso questa ambiguità porta a incomprensioni e fraintendimenti. </li></ul><ul><li>Il filosofo Grice ha osservato che le nostre conversazioni si svolgono secondo un tacito “ principio di cooperazione ”: gli interlocutori darebbero dunque un contributo adeguato al momento, allo scopo e all’orientamento del discorso. </li></ul>
  27. 27. Affinchè i risultati siano conformi al principio di cooperazione, devono essere rispettate le 4 massime di: QUANTITA’ = contenuto tanto informativo quanto è richiesto QUALITA’ = che ciò che si dica sia vero e provabile RELAZIONE = che si dicano cose pertinenti MODO= che si parli con chiarezza,senza ambiguità, con brevità e ordine
  28. 28. Il non detto … <ul><li>Rispettando le 4 massime i rischi di un insuccesso comunicativo sono minimi. </li></ul><ul><li>La realtà però è che nel quotidiano violiamo quasi sempre le 4 massime , spesso infatti in ogni nostra conversazione c’è un sostrato IMPLICITO che però non sempre è percepito a dovere. </li></ul><ul><li>Queste continue violazioni rispondono a una precisa STRATEGIA COMUNICATIVA che ogni parlante attua quasi inconsapevolmente. </li></ul>
  29. 29. Che cosa vuol dire NON VERBALE ?
  30. 30. Nella comunicazione NON VERBALE si inseriscono tutte le forme comunicative che non comprendono l’utilizzo della parola, scritta,parlata o trasmessa.
  31. 31. E’ bene dunque aggiornare il concetto di COMPETENZA COMUNICATIVA che non comprende soltanto la capacità di produrre e interpretare bene enunciati linguistici scritti o parlati
  32. 32. Per comunicare bene bisogna anche saper individuare , interpretare e controllare la vasta gamma di segnali non verbali che arricchiscono e caratterizzano ogni nostra interazione quotidiana
  33. 33. La CNV comprende dunque un vasto insieme di processi comunicativi, dai più manifesti,consapevoli e intenzionali fino alle attività quasi inconsce, fugaci e meno evidenti.
  34. 34. Nei riguardi della CNV gli studiosi hanno avuto approcci diversi e controversi, ad oggi non c’è una teoria generale o una disciplina specifica che si occupi della CNV nei suoi aspetti e nelle sue funzioni
  35. 35. Alcuni studiosi hanno distinto COMPORTAMENTO da COMUNICAZIONE, ritenendo significativi solo gli atti intenzionali e dunque veramente comunicativi
  36. 36. CNV e BIOLOGIA <ul><li>Esiste una grammatica universale della CNV. I comportamenti NV sono innati e ci sono tratti comuni tra culture e specie diverse. Non sempre queste espressioni sono consapevoli, proprio perché innate e facenti parte del patrimonio genetico. </li></ul>
  37. 37. CNV e ANTROPOLOGIA <ul><li>L’origine della CNV non è biologica ma CULTURALE. Studiando alcune tribù isolate gli studiosi giunsero alla conclusione che ogni gesto o comportamento di per sé ha poco significato, ne assume uno specifico in relazione al contesto culturale in cui è inserito </li></ul>
  38. 38. CNV e SOCIOLOGIA <ul><li>Prendendo spunto dall’analisi antropologica, i sociologi sostengono che certi segnali NV hanno funzioni importanti nel gestire diverse regole sociali, nel governare gli stili di comportamento e le sequenze di eventi in situazioni particolari. La CNV può dunque essere spiegata in funzione a queste regole sociali, spesso inplicite e sempre legate ai contesti specifici. </li></ul>
  39. 39. Un’ altro approccio sociologico mette l’accento sui significati soggettivi che vengono assegnati ai segnali NV in determinati gruppi. Il CNV aiuterebbe dunque a interpretare e marcare le situazioni e le relazioni sociali, specie se alcuni gesti hanno un significato culturalmente definito e condiviso.
  40. 40. Quale approccio considerare? Tutti e nessuno … è meglio non farsi ingabbiare in nessun “sistema perfetto” ma cercare di comprendere caratteristiche e funzioni del repertorio comportamentale della CNV
  41. 41. La prima caratteristica con cui fare i conti, che è indispensabile a evitare inutili semplicismi, è quella della DIFFICOLTA’ INTERPRETATIVA della CNV. E’ proprio su questo aspetto che più si sono divisi gli studiosi ed è questa caratteristica che traccia un solco rispetto alla comunicazione verbalizzata
  42. 42. Il linguaggio verbale è basato su un sistema di segni codificato e condiviso le cui regole di grammatica e sintassi sono depositate in testi e manuali. La corrispondenza tra significato e significante è dunque in linea di massima prevedibile
  43. 43. I segni non verbali non hanno una struttura altrettanto codificata e se per alcuni segni si è tentato di stabilire un significato, risulta difficile “in situazione” capire quanto il loro uso è consapevole e intenzionale.
  44. 44. Questo ovviamente diminuisce la prevedibilità del significato e aumenta le difficoltà interpretative della CNV che devono tener conto di svariati fattori variabili.
  45. 45. Classificazione della CNV <ul><li>E’ bene iniziare a definire categorie e dimensioni rispetto alle quali descrivere e interpretare i segnali non verbali. </li></ul><ul><li>Sono state prodotte diverse classificazione in svariati studi, ne seguiremo qui una (Mastronardi 1998) che procedendo dall’alto verso il basso, si sposta dal generale al particolare, dai segnali più manifesti a quelli meno percepibili. </li></ul>
  46. 46. Classificazione della CNV <ul><li>Aspetto esteriore </li></ul><ul><li>conformazione fisica </li></ul><ul><li>abbigliamento </li></ul><ul><li>Comportamento spaziale </li></ul><ul><li>distanza interpersonale </li></ul><ul><li>contatto corporeo </li></ul><ul><li>orientazione </li></ul><ul><li>postura </li></ul>
  47. 47. <ul><li>Comportamento cinesico </li></ul><ul><li>movimenti di busto e gambe </li></ul><ul><li>gesti delle mani </li></ul><ul><li>movimenti del capo </li></ul><ul><li>Volto </li></ul><ul><li>sguardo e contatto visivo </li></ul><ul><li>espressione del volto </li></ul><ul><li>Segnali vocali </li></ul><ul><li>segnali vocali verbali </li></ul><ul><li>segnali vocali non verbali </li></ul><ul><li>silenzio </li></ul>
  48. 48. Comunicare SENZA PAROLE
  49. 49. Aspetto esteriore <ul><li>L’aspetto esteriore fornisce importanti informazioni sugli individui, influenza la formazione delle impressioni e provvede all’auto-presentazione. Alcuni elementi sono “statici” altri invece possono modificarsi all’interno stesso di una conversazione. </li></ul><ul><li>Le componenti fondamentali sono due: CONFORMAZIONE FISICA </li></ul><ul><li>ABBIGLIAMENTO </li></ul>
  50. 50. Conformazione fisica <ul><li>E’ tra i primi aspetti utilizzati per ricavare informazioni sulla persona, fornisce informazioni difficilmente manipolabili quali etnia, età, genere e salute fisica. </li></ul><ul><li>E’ la famosa “prima impressione” che a volte attraverso uno stereotipo interpretativo viene associata alla personalità. Questa impressione ovviamente scompare quando, dopo tanto tempo, si ricavano molti elementi in più per giudicare un soggetto. </li></ul>
  51. 51. Abbigliamento <ul><li>Strumento privilegiato di presentazione di sé, aiuta a definire la categoria sociale di appartenenza e la propria identità sociale anche in relazione a contesti e situazioni particolari. La coerenza tra l’abbigliamento e le altri fonti informative è fondamentale per percepire positivamente un individuo. Abito e accessori sono dunque veri e propri status symbol e comunicano l’atteggiamento con cui in una data situazione ci si pone verso gli altri. </li></ul>
  52. 52. <ul><li>E’ interessante la teoria di Stone (1970) secondo cui il rapporto con l’abbigliamento segue tre fasi distinte secondo lo sviluppo psicofisico degli individui. </li></ul><ul><li>I FASE: distinzione dei ruoli sessuali, promossa dai genitori </li></ul><ul><li>II FASE: interpretazione di modelli reali o immaginari. (adolescenti) </li></ul><ul><li>III FASE: costruzione e codificazione dell’apparenza di sé per mostrare una specifica identità. (adulti) </li></ul>
  53. 53. Comportamento spaziale <ul><li>Ogni corpo si colloca in uno spazio, si muove e assume certe posizioni rispetto agli oggetti e alle persone che lo circondano. Lo studio di questi movimenti, del contatto fisico, della distanza interpersonale aiuta a comprondere diversi tratti della personalità, stati emotivi, atteggiamenti e condizionamenti culturali. </li></ul><ul><li>Ogni uomo determina un’area intorno a se e, situazione per situazione, attiva una certa configurazione spaziale </li></ul>
  54. 54. Distanza interpersonale <ul><li>La distanza interpersonale è un segnale importante che da subito conto dell’intimità, del rapporto e delle relazioni di dominanza e dei ruoli sociali. Questo primo elemento della configurazione spaziale è importantissimo e per ceri versi condiziona tutti gli altri. </li></ul><ul><li>Lo studioso (Hall) con la PROSSEMICA ha provato a interpretare l’uso che le persone fanno dello spazio sociale e personale in funzione a ciò che si vuole comunicare, ha così distinto 4 forme di distanza interpersonale, ognuna delle quali determina un’area precisa attorno alle persone. </li></ul>
  55. 55. <ul><li>Distanza intima (0-45 cm circa) </li></ul><ul><li>Rapporti stretti e intimi, si attivano anche l’apparato tattile e olfattivo. </li></ul><ul><li>Distanza personale (45-120 cm circa) </li></ul><ul><li>Distanza amicale, tatto e olfatto non si attivano pienamente </li></ul><ul><li>Distanza sociale (120-360 cm circa) </li></ul><ul><li>Relazioni formali e impersonali, vengono coinvolte solo udito e vista. </li></ul><ul><li>Distanza pubblica (da 360 cm in poi) </li></ul><ul><li>Tipica delle situazioni pubbliche, si attivano solo vista (in parte) e udito se c’è amplificazione. </li></ul>
  56. 56. Chiaramente queste norme non sono universali perché ogni cultura ha le sue regole e cambiano anche le caratteristiche socio-ambientali del contesto in cui si agisce
  57. 57. Contatto corporeo <ul><li>E’ la forma più primitiva di azione sociale. Sin dal periodo neonatale da affetto e rassicurazione. Man mano che si cresce le azioni di contatto assumono significati via via diversi, legati ad ambienti e situazioni specifiche. Le forme di contatto variano in frequenza e intensità, tra luogo pubblico e privato e in base alla cultura. </li></ul><ul><li>Vi sono due dimensioni nel contatto, una ESPLORATIVA, l’altra RICETTIVA. </li></ul>
  58. 58. Il contatto può essere RECIPROCO o INDIVIDUALE Esistono zone del corpo off-limits se non si è intimi o se non si è in situazioni particolari (medico). Il tipo di contatto informa sul tipo di relazione esistente anche se è bene ricordare che essendo questo una violazione dello spazio personale spesso non viene sempre tollerato
  59. 59. Orientazione <ul><li>Il modo di orientarsi rispetto agli altri informa sul tipo di relazione che si vuole instaurare. </li></ul><ul><li>La posizione si “negozia” con gli altri e spesso in pubblico assistiamo a veri e propri rituali involontari. </li></ul><ul><li>Solitamente il “faccia a faccia” è tipico dei rapporti frontali o di confronto mentre il “fianco a fianco” è proprio dei rapporti paritari e cooperativi </li></ul>
  60. 60. Postura <ul><li>La posizione del corpo è un segnale che comunica l’atteggiamento del soggetto in una situazione o un contesto specifico. Esiste una relazione tra postura,ruolo e atteggiamento per cui il significato del postura può essere interpretato secondo le linee dominanza-sottomissione e rilassamento-tensione . E’ importante però valutare bene la situazione per dare un giusto significato. La postura è spesso legata al tono muscolare secondo la linea tensione-distensione. </li></ul><ul><li>Nell’interazione capita anche che si produce un effetto imitazione per cui gli interlocutori si “sintonizzano” assieme e assumono simili posizioni </li></ul>
  61. 61. Comportamento cinesico <ul><li>Riguarda i movimenti del corpo (busto e gambe) e i gesti delle mani. Sono tra gli indici più influenzati dal contesto e dalla cultura e comunicano svariate informazioni, spesso a corredo dei contenuti verbali. </li></ul><ul><li>Birdwhistell nel 1970 ha introdotto il termine “ cinesica ” individuando e descrivendo in 60 “cinèmi” delle unità di comportamento portatrici di significati diversi in diverse culture. </li></ul><ul><li>Anche questi movimenti sortiscono imitazioni, spesso anzi nelle interazioni a due si produce una “ sincronia interattiva ” per cui ad ogni movimento di uno ne corrisponde uno dell’altro </li></ul>
  62. 62. Gesti della mani <ul><li>Realizzati all’interno della semisfera davanti al parlante sono i segnali maggiormente legati al parlato e sono dunque fortemente diversi da cultura a cultura e da lingua a lingua. </li></ul><ul><li>Le definizioni di gesto sono diverse, per alcuni autori per considerare il gesto comunicativo è discriminante il tratto dell’intenzionalità, dunque le classificazioni sono molto diverse tra loro. </li></ul>
  63. 63. Secondo Ekman e Friesen ci sono 5 tipi di gesti delle mani <ul><li>Emblematici : sono convenzionali e comprensibili a culture simili. Possono sostituire la parola. (agitare la mano per salutare) </li></ul><ul><li>Illustratori : riproducono forme o oggetti di cui si sta parlando. Illustrano e chiariscono. </li></ul><ul><li>Regolatori : piccoli gesti e movimenti che regolano e modificano l’andamento della conversazione. </li></ul><ul><li>Espressioni dell’emozione : movimenti che descrivono i sentimenti </li></ul><ul><li>Gesti adattori : sono i più inconsapevoli e rivelano lo stato d’animo del soggetto. Riguardano il contatto di una parte del corpo con l’altra, lo scambio di oggetti e il contatto con un’altra persona e il diretto contatto con altri oggetti. </li></ul>
  64. 64. McNeill invece considera il canale espressivo legato intrinsecamente a quello verbale per cui classifica i gesti in base alla collocazione all’interno del discorso distinguendo: - GESTI PROPOSIZIONALI (che rappresentano referenti linguistici reali,astratti o deittici) - GESTI NON PROPOSIZIONALI (che non caratterizzano strettamente l’attività verbale) come i beats (colpetti della mano) che danno ritmo e i gesti coesivi che invece marcano i punti che creano coesione nel discorso.
  65. 65. Il volto e le sue espressioni <ul><li>Degli oltre 20 muscoli del volto la maggior parte è posta attorno agli occhi e alla fronte, questo la dice lunga sull’importanza dello </li></ul><ul><li>SGUARDO </li></ul><ul><li>e del contatto visivo oltreché delle </li></ul><ul><li>ESPRESSIONI DEL VOLTO </li></ul><ul><li>per comunicare non verbalmente. </li></ul>
  66. 66. LO SGUARDO <ul><li>Diventa spesso per la sua immediatezza il canale comunicativo privilegiato . Fornisce un importante feed-back sul giudizio che viene dato al proprio aspetto e al proprio comportamento in una data situazione. </li></ul><ul><li>Fornisce informazioni anche sulle emozioni che si provano e su tipo di relazione che si vuole instaurare. I contatti visivi infatti sono più frequenti nelle relazioni non competitive e di cooperazione . </li></ul><ul><li>Lo sguardo riduce le distanze fisiche e psicologiche e instaura un canale diretto ed esclusivo con la persona cui è rivolto. </li></ul><ul><li>Le donne inoltre sono più portate a utilizzarne le risorse comunicative per una più forte tendenza affiliativa e una maggiore sensibilità. </li></ul>
  67. 67. Le espressioni del volto <ul><li>Il volto è la parte più rilevante per la CNV perché è in grado di riflettere con precisione la nostra esperienza e le nostre emozioni soggettive. Gli studiosi sono quasi concordi nel riconoscere almeno sei movimenti facciali riconoscibili e legati a sei emozioni fondamentali: felicità, sorpresa, paura, collera e disgusto. Queste espressioni sarebbero innate e transculturali. </li></ul><ul><li>Il volto fa da commento agli scambi verbali con piccoli movimenti di feed-back e aiuta l’alternanza dei turni conversazionali. </li></ul><ul><li>Le espressioni, quasi sempre coerenti con le emozioni, coordinate con lo sguardo e il parlato concorrono alla creazione di una completa interazione comunicativa. </li></ul>
  68. 68. Il sorriso <ul><li>Tra le espressioni del volto è la più comune ma forse anche la più complessa perché oltreché l’emozione regola l’interazione sociale. </li></ul><ul><li>Gli studiosi ne individuano le seguenti fasi evolutive: </li></ul><ul><li>Sorriso riflesso : provocato da qualsiasi oggetto o piccolo cambiamento del campo visivo (primi mesi di vita) </li></ul><ul><li>Sorriso sociale : volti umani (terzo-settimo mese) </li></ul><ul><li>S. Sociale selettivo : volti umani conosciuti </li></ul><ul><li>Reattività sociale differenziata : si sorride a persone conosciute specie nei momenti di saluto </li></ul>
  69. 69. Ekman e Friesen hanno distinto alcuni tipi di sorriso: <ul><li>Sorriso spontaneo : coinvolge tutto il volto </li></ul><ul><li>Sorriso simulato : coinvolge solo i muscoli degli zigomi </li></ul><ul><li>Sorriso “miserabile” (forzato, infelice, dall’inglese miserable ): che coinvolge solo la zona inferiore del volto </li></ul><ul><li>Il sorriso comunica disponibilità, promuove e facilita la relazione e il suo mantenimento. </li></ul><ul><li>In altre situazioni è utilizzato come segnalatore di ruoli, atteggiamenti e poteri sociali (chi è meno dominante sorride di più a chi domina lo scambio) </li></ul>
  70. 70. I segnali vocali <ul><li>Durante una conversazione le persone oltre ai messaggi verbali producono una serie di segnali non propriamente linguistici e in parte indipendenti dal discorso pronunciato. </li></ul><ul><li>Argyle e dopo Anolli (2002) li hanno classificati in connessi al discorso, </li></ul><ul><li>SEGNALI VOCALI VERBALI </li></ul><ul><li>e indipendenti dal discorso, </li></ul><ul><li>SEGNALI VOCALI NON VERBALI. </li></ul>
  71. 71. Segnali vocali verbali <ul><li>Accompagnano la pronuncia e tendono a modificarsi in base al contesto comunicativo e al significato semantico e linguistico che si vuole trasmettere. </li></ul><ul><li>Si distinguono: </li></ul><ul><li>TONO (l’intonazione, permette l’ interpretazione) </li></ul><ul><li>INTENSITA’ (il volume, l’enfatizzazione) </li></ul><ul><li>VELOCITA ’ (la successione delle sillabe e le pause fra le parole, a volte riempite da vocalizzazione tipo “eh”, “ehm”, ecc …) </li></ul>
  72. 72. Segnali vocali non verbali <ul><li>Riguardano la qualità della voce del parlante, scarsamente controllabile in maniera intenzionale, e permette di individuarne alcuni caratteri valutando almeno 4 fattori: </li></ul><ul><li>Biologici: differenze di genere e di età </li></ul><ul><li>Sociali: cultura e regione d’appartenza e ruolo sociale rivestito. </li></ul><ul><li>Personalità: tratti psicologici permanenti quali l’umore e il temperamentp </li></ul><ul><li>Emotivi. Tratti psicologici transitori legati a stati d’animo, situazioni e esperienze emotive. </li></ul>
  73. 73. Il silenzio <ul><li>Il silenzio è potente perché ambiguo, legato al contesto, ad altri indici, al tipo di relazione, alla situazione e alla cultura. </li></ul><ul><li>Nella conversazione regola la turnazione e assume un particolare quando tradisce le attese dell’interlocutore di un feed-back diverso. </li></ul><ul><li>Il silenzio può inoltre essere usato per attirare l’attenzione, specie se si parla in pubblico ed è importante anche nelle relazioni asimmetiche. </li></ul>
  74. 74. Il silenzio a volte viene usato con la medesima funzione delle parole, per chiedere, negare, ammonire, minacciare,comandare o dare consenso. Assume inoltre connotazione positiva se usato per dimostrare sentimenti intensi, negativa per l’indifferenza. Forte è il rapporto con gli altri segnali non verbali (guardarsi in silenzio può voler significare una volontà di comunicare). Nelle culture orientali lunghissime pause di silenzio sono segno di riflessione,saggezza oltreché di armonia,confidenza e intesa tra i parlanti.
  75. 75. Quanto è importante la CNV ?
  76. 76. La CNV nel processo di codifica e decodifica porta un’ambiguità praticamente impossibile da decifrare.
  77. 77. <ul><li>Da questa diatriba si innesta una questione ancora più importante sul valore comunicativo e sull’intenzionalità della CNV. </li></ul><ul><li>Gli studiosi si sono infatti divisi nel considerare comunicativi o meno i comportamenti non intenzionali. Molti infatti sostengono che c’è comunicazione solo se c’è intenzione di comunicare. </li></ul><ul><li>Altri hanno sostenuto che per considerarsi comunicativo un comportamento deve poter essere utilizzato per trasmettere o ricevere. </li></ul>
  78. 78. <ul><li>Forse l’analisi più lucida è quella di Ricci Bitti (1987) che considera i comportamenti secondo una </li></ul><ul><li>“ scala di specificità comunicativa” </li></ul><ul><li>Espressione>>>>>>>>>>>comunicazione </li></ul><ul><li>Secondo questo approccio è inutile separare i comportamenti comunicativi da quelli puramente espressivi, la CNV spesso va oltre le reali intenzioni (uno sbadiglio che scappa …) e la comunicazione può avvenire quasi inconsapevolmente (l’impressione). </li></ul><ul><li>Buona parte della CNV assume proprio questa forma inconsapevole e non progettata. </li></ul>
  79. 79. Che ci siano o meno INTENZIONE e CONSAPEVOLEZZA i segnali non verbali passano e condizionano le interazioni sociali. La CNV è dunque un vero e proprio LINGUAGGIO DI RELAZIONE cui sono legati i mutamenti di qualità nelle relazioni interpersonali.
  80. 80. La CNV dunque … <ul><li>Comunica atteggiamenti interpersonali </li></ul><ul><li>Partecipa alla presentazione di sé agli altri </li></ul><ul><li>Sostiene e completa o sostituisce la CV, anche con la meta-comunicazione </li></ul><ul><li>Aiuta a regolare le conversazioni </li></ul><ul><li>Esprime e comunica emozioni </li></ul><ul><li>E’ una spia del contenuto profondo del pensiero </li></ul>
  81. 81. La CNV nelle relazioni interpersonali <ul><li>Nell’instaurare e mantenere relazioni continuative e soddisfacenti la CNV gioca un ruolo fondamentale. </li></ul><ul><li>La CNV qualifica un’interazione in modo così netto da influenzare la percezione non solo dei partecipanti ma anche di chi osserva. </li></ul><ul><li>Sarebbe opportuna una “educazione al non verbale” (Anolli 2002) per migliorare la capacità di gestire le relazioni interpersonali. </li></ul>
  82. 82. La CNV nelle relazioni interpersonali <ul><li>Indici importanti da considerare sono: </li></ul><ul><li>La voce </li></ul><ul><li>Il viso </li></ul><ul><li>Il movimento </li></ul><ul><li>La postura </li></ul><ul><li>Capacità di concedere feed-back </li></ul>La soddisfazione in un rapporto è un ottimo indizio dell’abilità nel saper riconoscere e interpretare i messaggi non verbali del proprio interlocutore. Lo dicono diversi studi su matrimoni e coppie sposate felici e meno felici…
  83. 83. L’auto-presentazione <ul><li>Secondo Goffman (1969) l’uomo sarebbe come un attore che si mostra a un pubblico interpretando una parte e regalando l’immagine migliore di sé. Non c’è metafora migliore per illustrare quest’aspetto della CNV. </li></ul><ul><li>Una questione importante è capire se e quanto l’impressione di sé che si comunica sia controllata. Almeno in parte tutti controlliamo le nostre espressioni quando cerchiamo di presentare un’immagine di noi stessi. In società tra adulti alcuni comportamenti sono implicitamente banditi </li></ul>
  84. 84. <ul><li>Nella maggior parte dei casi i segnali non verbali comunicano messaggi sulla presentazione di sé in condizione di bassa consapevolezza e variano al variare delle caratteristiche delle persone cui sono indirizzate e soprattutto al variare delle situazioni. </li></ul><ul><li>E’ come se in relazione alla situazione ognuno di noi si prefiggesse un </li></ul><ul><li>OBIETTIVO DI AUTOPRESENTAZIONE </li></ul><ul><li>che influenza la propria condotta ma non basta affatto a rendere pienamente consapevole e regolabile il flusso informativo non verbale </li></ul>
  85. 85. <ul><li>Regolare la voce o modificare le espressioni del viso sono infatti esercizi difficili da attuare “a comando” e “in situazione ”. Una migliore efficacia della CNV può essere sviluppata con la pratica , può giovare anche la motivazione e un minimo di sicurezza di sé . </li></ul><ul><li>La CNV assume anche un ruolo nella valutazione dell’inganno : gli indici non verbali sono infatti difficili da dissimulare e se non c’è corrispondenza tra parole e comportamento è sempre il secondo a essere considerato più veritiero … </li></ul>
  86. 86. Differenze individuali <ul><li>Per agire bene è necessario intuire le identità degli altri. Anche qui la CNV può venirci in aiuto. Gli indicatori non verbali possono infatti dirci molto sull’identità sociale e personale del nostro interlocutore. </li></ul><ul><li>Non tutti hanno la stessa abilità nella codifica/decodifica di messaggi non verbali. </li></ul><ul><li>Un ruolo importante è giocato dalla personalità che comporta un diverso grado di espressività, cioè una maggiore o minore facilità con cui i sentimenti delle persone possono trasparire dalla CNV. </li></ul><ul><li>Una maggiore espressività aiuta le relazioni sociali e facilita il formarsi di un giudizio positivo nei riguardi della persona, questa sarà percepita come più vivace, dinamica e carismatica e avrà maggiore probabilità di successo sociale. </li></ul>
  87. 87. Differenze di genere <ul><li>Le donne sono senza dubbio le “regine” della CNV. Sono più brave degli uomini nel decodificare i messaggi ma anche più capaci nel leggere meglio i segnali che ricevono. </li></ul><ul><li>La donna in genere sorride di più,guarda di più, preferisce distanze minori e soprattutto utilizza tipi distintivi di movimenti del corpo. Questi operano come un codice che trasmette informazioni sull’identificazione sessuale delle persone. </li></ul><ul><li>Queste differenze sono state interpretate come funzioni dei differenti ruoli che la donna ha avuto in società : un basso potere sociale ha fatto sviluppare una maggiore attenzione alla CNV e ha sviluppato nelle donne modi più sottili per esercitare influenza. </li></ul>
  88. 88. CNV nel linguaggio verbale <ul><li>Il corpo del parlante si muove dunque in stretta coordinamento con il suo parlato, in un sistema comportamentale integrato. </li></ul><ul><li>La CNV dunque sostiene,modifica e completa il discorso , i segni non verbali (specialmente i gesti delle mani) enfatizzano , illustrano , chiariscono e amplificano il contenuto del messaggio espresso a parole (funzione referenziale). </li></ul><ul><li>Altra funzione è quella METACOMUNICATIVA che aiuta a “leggere tra le righe” , alcuni gesti infatti qualificano l’atto stesso della comunicazione con un’altra comunicazione. </li></ul>
  89. 89. Imparare a COMUNICARE BENE
  90. 90. <ul><li>Abbiamo imparato a riconoscere come CV e CNV siano aspetti differenti ma anche dipendenti e interagenti dello stesso processo comunicativo . </li></ul><ul><li>La comunicazione è dunque un fenomeno multimodale . Comunicare bene vorrà dire dunque impegnarsi a tenere conto di tutti gli indici verbali e non che caratterizzano lo scambio comunicativo. Tutte queste componenti partecipano alla costruzione del significato di ogni messaggio. </li></ul>
  91. 91. E’ importante dunque codificare volta per volta un adeguato STILE COMUNICATIVO che comprenderà tutti gli indici modificabili, dall’abbigliamento, al tono della voce e alla gestualità.
  92. 92. Colloquio di lavoro <ul><li>La CNV è un’abilità sociale che è considerata un importante indizio delle possibilità di successo lavorative. </li></ul><ul><li>Non bisogna farsi influenzare troppo dallo stile dell’intervistatore (ogni persona risponde all’altra con un’eco comportamentale) e promuovere uno stile non verbale quanto più espressivo . </li></ul><ul><li>Diversi studi hanno confermato che in un colloquio inconsapevolmente si da più peso ai segnali non verbali più che al contenuto verbale . E’ importante il modo in cui si gestisce la conversazione e gli atteggiamenti che vengono trasmessi all’intervistatore. </li></ul><ul><li>Altri segnali importanti sono la voce,l’intonazione, il parlare chiaro e la serenità del volto. </li></ul>
  93. 93. Vita in associazione <ul><li>I segnali non verbali possono cambiare totalmente il significato dei messaggi verbali, spostando il livello dal contenuto alla relazione . </li></ul><ul><li>Nella vita associativa (discussioni animate, decisioni da prendere, momenti difficili) è bene evitare qualsiasi indice che possa trasmettere prevaricazione e dominanza. </li></ul><ul><li>Attenzione dunque a gesti indicali,tono della voce, turni della conversazione, feed-back corretti con il parlante. Anche indossare un’uniforme e l’organizzare bene lo spazio può favorire un clima di cooperazione. </li></ul>
  94. 94. Ambito socio-sanitario <ul><li>E’uno dei contesti in cui è più difficile comunicare bene, senza il rischio di provocare reazioni indesiderate nel proprio interlocutore. </li></ul><ul><li>Non lesinare mai il CONTATTO , può stimolare un rapporto positivo. Assumere posizioni speculari con l’interlocutore, essere quanto più calorosi ed espressivi e, senza mai cedere in autorevolezza e credibilità, cercare di creare un minimo di complicità. </li></ul><ul><li>Bisogna cioè creare EMPATIA e affiliazione, un “ I care ” reciproco , un clima di fiducia e condivisione fatto di sguardi, vicinanza e contatto, posture aperte, sorrisi, cenni del capo e gesti. </li></ul>
  95. 95. Parlare in pubblico <ul><li>Oltre ai vari espedienti di retorica (liste tripartite, contrasti ecc …) alcuni segnali non verbali permettono un’esposizione migliore: </li></ul><ul><li>intonazione e ritmo espressivi </li></ul><ul><li>gesti metaforici (marcare i punti nodali) </li></ul><ul><li>gesti ritmici </li></ul><ul><li>coesione tra indici non verbali e contenuto verbale (aumenta la credibilità) </li></ul><ul><li>Per trasmettere un’immagine positiva è importante ovviamente anche l’abito, l’orientazione, la postura e l’aspetto fisico. </li></ul>
  96. 96. Buona … comunicazione a tutti!

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