Che cosa si intende per immaginario, fantasia, day-dreaming, immaginazione? In quale misura è consentito parlare di scientificità per i contributi dedicati alla facoltà immaginativa, un fenomeno che è il prototipo della soggettività e dell’ evanescenza? Noi psicologi quanto siamo consapevoli dell’importanza che riveste questa funzione psicologica, storicamente a fasi alterne, snobbata, demonizzata o completamente ignorata? In un’ottica darwiniana si considera la capacità di rappresentazione mentale/ideativa (alla base della facoltà immaginativa) come il punto culminante di un processo evolutivo che ha portato alla civiltà del Sapiens sapiens. La punta di diamante di questo fenomeno psicologico è la consapevolezza riflessiva, che merita il posto d’onore sulla scala evolutiva, quello che, almeno fino ad oggi, ci distingue dagli altri primati. Collocare l’uomo al vertice del continuum evolutivo, significa accettare la natura biologica dei suoi processi mentali. Questa visione del mondo assieme, agli straordinari progressi della neurofisiologia e neurobiologia è davvero in grado di offrirci un nuovo approccio (scientificamente accettabile) allo studio della facoltà ideativa/immaginativa, essenzialmente impalpabile, dunque prototipica delle funzioni psichiche superiori? La Psicologia Evoluzionista, a differenza di quella Psicoanalitica, considera il fantasticare e le fantasie sessuali in modo positivo, ad essa possiamo riconoscere di aver dato nuova veste al fenomeno grazie ad originali contributi, che tuttavia sembrano non essere apprezzati per come meriterebbero.