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L’ALUNNO CON DISTURBO DA
DEFICIT DI ATTENZIONE ED
IPERATTIVITà:
COME INTERVENIRE NELLA
SCUOLA?!?
San Fior, 01.04.2011
Dr.ssa Martina Da Rold
Psicologa
E-mail: martinadarold@hotmail.com
1- Descrivere le caratteristiche del Disturbo
da Deficit di Attenzione e Iperattività
(DDAI-ADHD)
2- Suggerrimenti su come organizzare
l’ambiente e il lavoro scolastico
3- Descrizione di alcune tecniche per gestire
un comportamento “problema” del bambino
Gestire un problema comportamentale è una delle
incombenze più delicate a cui l’educatore deve far fronte.
Questo perché un bambino “difficile” attraverso
comportamenti di “difficile gestione” segnala sia
insofferenza per le regole, con conseguenti disagi per
l’educatore e il gruppo, sia disagio e insicurezza personale,
che l’educatore non può non considerare.
Possono essere vani gli sforzi solitari e isolati a modificare il
profilo cognitivo, comportamentale e sociale di un
bambino con disturbo di comportamento.
COS’ E’ IL DISTURBO DA DEFICIT
DI ATTENZIONE /IPERATTIVITà
(DDAI/ADHD)
Disturbo Evolutivo dell’autocontrollo di origine
neurobiologica che va ad interferire con il normale
svolgimento delle comuni attività quotidiane:
andare a scuola, giocare con i coetanei, convivere con
genitori e fratelli, inserirsi normalmente nella società.
È caratterizzato da una serie di comportamenti che
denotano inattenzione, impulsività ed iperattività
motoria, persistenti ed inappropriati rispetto al grado di
sviluppo del bambino.
STORIA DELL’ADHD
1798- A.Crichton descrive disordini di attenzione del bambino
1902- G.Still pubblica delle osservazioni su “Lancet” relative ad un
gruppo di bambini che presentavano “deficit del controllo morale […]
ed una eccessiva vivacità e distruttività”
1917-1950- Epoca della sindrome infantile del cervello ferito
1937- Primo farmaco stimolante studiato da Bradley.
1950/60- Anni del minimo danno cerebrale o sindrome della disfunzione
(Laufer, Denhoff, Solomons, Wender)
1960/70- Introduzione della sindrome da iperattività infantile (Stewart,
Cantwell, Chess and DSM-II)
1980- DSM-III Disturbo da Deficit di Attenzione: 3 caratteristiche chiave.
1990- Primo studio con neuroimaging di Zametkin e colleghi.
1994- DSM-IV: Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività: due
dimensioni sintomatiche a formare tre sottotipi.
Oggi- Era della genetica molecolare.
SINTOMI NUCLEARI DELL’ADHD
Deficit di attenzione
Iperattività
Impulsività
INATTENZIONE
 Non riesce a prestare attenzione ai dettagli
(attenzione focale).
 Difficoltà nel mantenere l’attenzione (attenzione sostenuta)
 Ridotte capacità esecutive di organizzazione e pianificazione
(compiti scolastici, attività quotidiane, gioco)
 Non sembra ne ascoltare ne seguire un discorso
 Evita compiti che richiedono di sostenere uno sforzo cognitivo
protratto
 Interruzione di attività iniziate
 Perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività
 Spesso è sbadato nelle attività quotidiane.
Il costrutto di attenzione è multidimensionale:
- Selettiva
- Focalizzata
- Divisa
- Mantenuta o Sostenuta: problema maggiormente
evidente nel DDAI durante attività ripetitive e noiose, ma
anche durante attività ludiche con frequenti passaggi da un
gioco ad un altro
Difficoltà di AUTOREGOLAZIONE: incapacità di
autoregolare il proprio comportamento.
IPERATTIVITA’
 Muove mani e piedi o si dimena eccessivamente
 Lascia il proprio posto a sedere in classe o
in altre situazioni
 Eccessiva attività motoria afinalistica
 Gioco rumoroso e disorganizzato
 Spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse
“motorizzato”
 Eccessive verbalizzazioni.
IMPULSIVITà
 “Spara” le risposte prima che siano state
completate: incapacità di inibire le risposte automatiche.
 Spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno.
 Spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti
(si intromette nelle conversazioni e nei giochi).
 Incapace di prevedere le conseguenze di un’azione.
 Mancato evitamento delle situazioni pericolose.
SINTOMI E CRITERI DIAGNOSTICI SECONDO
DSM-IV
A. Presenza persistente per almeno 6 mesi o più di 6 sintomi al punto 1 e/o 2:
1- Disattenzione
2- Iperattività/Impulsività
Alcuni dei simtomi che causano compromissione erano presenti prima dei 7 anni
di età.
B. Una certa menomazione a seguito dei sintomi è presente in due o più contesti
(scuola- lavoro, casa)
C.Deve esserci una evidente compromissione clinicamente significativa del
funzionamento sociale, scolastico e lavorativo.
D. I sintomi non si manifestano esclusivamente durante il decorso di un disturbo
generalizzato dello sviluppo, di schizofrenia o di un altro disturbo
psicotico, e non risultano meglio attribuibili ad un altro disturbo mentale
(disturbo di personalità, disturbo dissociativo…)
SINTOMI SECONDARI
Purtroppo i soggetti con ADHD, o con altri problemiPurtroppo i soggetti con ADHD, o con altri problemi
di comportamento, manifestano anche altri sintomidi comportamento, manifestano anche altri sintomi
che vengono definiti secondari in quanto si presumeche vengono definiti secondari in quanto si presume
derivino dall’interazione tra le caratteristichederivino dall’interazione tra le caratteristiche
specifiche del disturbo con l’ambiente sociale e conspecifiche del disturbo con l’ambiente sociale e con
quello scolastico in cui si trovano inseriti taliquello scolastico in cui si trovano inseriti tali
bambini (bambini (scarso rendimento scolastico, scarsascarso rendimento scolastico, scarsa
autostima, aggressività fisica o verbale, difficoltà diautostima, aggressività fisica o verbale, difficoltà di
relazione con i coenaneirelazione con i coenanei))
DISTURBI ASSOCIATI
Circa il 70% dei bambini con ADHD presenta
altri disturbi, tra cui
Disturbi Specifici di Apprendimento (30%)
(Dislessia)
Disturbo Oppositivo Provocatorio (25%)
Disturbo della Condotta (10% - 15%)
Disturbi d’Ansia/Depressione (15%)
- La frequenza del disturbo è del 3-5% della
popolazione infantile.
- È più frequenti nei maschi che nelle
femmine con un rapporto 3:1.
- La diagnosi viene fatta a partire dai 7 anni
ma evidenze cliniche del disturbo possono
essere presenti dai 3 anni.
ALCUNE CONSIDERAZIONI…
EVOLUZIONE DELL’ADHD
 I primi sintomi di iperattività si manifestano a 3 anni.
 Le prime segnalazioni avvengono tra i 7 e 9 anni con l’ingresso alla
scuola primaria e il conseguente aumento di richieste cognitive e
comportamentali.
 Verso i 10 anni l’iperattività tende a diminuire.
 Alle scuole medie permane il deficit attentivo e di pianificazione
( in questo periodo possono sopraggiungere problemi
nell’autostima e nel tono dell’umore).
 In età adolescenziale e adulta permangono difficoltà sociali e
professionali dovute all’impulsività e alle scarse abilità
organizzative.
- 30% - 40% buona remissione dei sintomi
- 60% - 70% rimane il disturbo
- Circa la metà di essi presenta una comorbilità con disturbi
Esternalizzati (Condotta) o Internalizzati (Psicopatologia)
“Tommaso si alza continuamente dalla sedia e ogni scusa è buona: acqua, pipì,
merenda, salutare i fratelli… e questo accade non solo a scuola o a casa, ma
anche nell’attività sportiva, al catechismo, a mangiare una pizza…
Qualsiasi cosa lo distrae, anche una mosca che vola! Le maestre continuamente lo
richiamavano perché prestasse attenzione e una lo teneva spesso in piedi vicino
alla cattedra per farlo stare attento… Non sapevamo più cosa fare!
Lui era sempre solo a causa del suo carattere… nessun compagno lo invitava alle
feste! Alle maestre era stato riferito che quelle difficoltà erano presenti da anni,
ma non eravamo creduti ne presi in considerazione… Non mancavano espliciti
richiami al nostro ruolo di genitori…”
 Comportamenti dirompenti eccessivi e problema continuo
 Problema che dura da molto nel tempo
 In differenti ambienti
 Compromissione della vita di relazione in modo importante
L’ADHD è un disturbo ad eziologia multifattoriale.
I fattori responsabili della sua manifestazione sono diversi:.
FATTORI AMBIENTALI
Modulano l’effetto dei fattori biologici:
- instabilità familiare
- Conflitto genitoriale
- Disturbo psicologici dei genitori
- Scarsa competenza dei genitori
- Rapporto conflittuale genitore bambino
ATTENZIONE AGLI EQUIVOCI…!!!
- L’ADHD scompare con l’età.
- Il bambino ADHD non presta attenzione a nulla.
- Il bambino ADHD è dispettoso e oppositivo.
- Il bambino ADHD è maleducato.
ORA CHE SAPPIAMO COS’è… COSA SI PUò FARE
PER L’ADHD?!?
INTERVENTI DIRETTI SUL BAMBINO
- TRAINING AUTOREGOLATIVO:
. Promuovere un atteggiamento di
autocontrollo rispetto ai propri comportamenti
. Creare una procedura da attuare
sistematicamente in fase di apprendimento e
successivamente, in modo flessibile per
affrontare le varie situazioni quotidiane.
L’intervento a scuola per il DDAI
1) Predisporre un ambiente facilitante
Cosa possono fare gli
insegnanti?
2) Gestione delle lezioni
3) Gestione del comportamento
LA SUA CAPACITA’ DI
CONCENTRAZIONE
E DI ATTENZIONE
SOSTENUTA
IL PERCORSO DI
PIANIFICAZIONE
E SOLUZIONE DEI
PROBLEMI
IL LIVELLO DI
AUTOSTIMA
IL COMPORTAMENTO
CON GLI ALTRI
IL COMPORTAMENTO
MOTORIOLA TENDENZA A DARE
UNA RISPOSTA
PRECIPITOSA E
IMPULSIVA
LA CAPACITA’
DI RISPONDERE
IN MODO POSITIVO
ALLE EMOZIONI
IL LIVELLO DI
MOTIVAZIONE,
LA FIDUCIA
NELL’IMPEGNO
E NELLO SFORZO
IL BAMBINO A
SCUOLA NON
RIESCE A REGOLARE:
1) PREDISPORRE UN CONTESTO
FACILITANTE
I bambini DDAI hanno difficoltà a prevedere le conseguenze del proprio
comportamento, prova ne è il fatto che spesso non sanno valutare il
pericolo di alcune situazioni.
Gli insegnanti possono intervenire aiutando in vari modi il bambino a
prevedere le conseguenze di determinati eventi prima di agire.
Quanto più organizzato e strutturato è il contesto in cui lavora il
bambino, tanto più prevedibile diventa l’ambiente e quindi più
regolato sarà il comportamento del bambino.
- Organizzare l’ambiente, ossia la classe.
- Instaurare delle routine.
- Stabilire delle regole.
L’AMBIENTE
La disposizione del banco:
• Il b. deve essere sempre facilmente raggiungibile e
“sott’occhio”, per favorire spesso lo scambio di sguardo
come mezzo per riorientrare il bambino.
• Il b. deve avere dei compagni vicino, ma tranquilli.
• Il b. deve essere in una posizione tale che se vuole alzarsi
non disturba troppi compagni.
• Il b. deve essere seduto lontano da potenziali distrattori
(ad es. finestra, porta etc.).
• Il bambino non dovrebbe avere troppi compagni davanti a
lui, poiché potrebbero essere fonte di distrazione e un
potenziale “pubblico” per lui.
LE ROUTINE
- Tanto più le attività da svolgere sono stabilite, tanto più sono
prevedibili per il bambino e quindi più facilmente
“sopportabili”.
- Se, quando si inizia un’attività, è già possibile prevederne la
durata, è più facile per il bambino prevedere la fine.
- Probabilmente esistono già delle routine all’interno della
classe, renderle esplicite può essere di grande aiuto.
- Prevedere attività concordate a priori anche durante la
ricreazione (il lunedì si gioca a mosca cieca, il martedì a …)
LE REGOLE
- Le regole devono essere condivise;
- devono essere proposizioni positive e non divieti;
- devono essere espresse con frasi brevi e chiare;
- devono riguardare comportamenti ben precisi e
ben determinati;
- devono essere poche (max 5);
- sarebbe meglio se fossero supportate da materiale
simbolico;
- devono essere sempre ben visibili a tutti (es.
cartellone)
2) GESTIONE DELLA LEZIONE, EFFICACE
PER TUTTI I BAMBINI
• Seguire l’ordine degli argomenti dato all’inizio della mattina
• Usare tempi di lavoro corretti, non troppo lunghi
• Presentare l’argomento in modo stimolante, con figure, audiovisivi,
stimoli colorati, ponendo ai bambini degli interrogativi
• Ricordare che le domande rendono i bambini attivi, quindi più motivati,
e che se fatte utilizzando i loro nomi catturano di certo la loro attenzione
• Strutturare il più possibile i compiti, rendendo esplicite le procedure utili
per il loro svolgimento.
• Usare un tono di voce variato, vivace.
• Alternare compiti attivi, che richiedono al bambino di agire, e compiti
passivi quali ad esempio l’ascolto di una spiegazione.
• Favorire la partecipazione attiva, ma secondo le regole di
comportamento condivise (es. alzare la mano, rispettare il proprio turno,
non interrompere un compagno che parla,..).
E PER IL BAMBINO ADHD???
- Accorciare i tempi di lavoro, spezzettando con
brevi pause un lavoro lungo.
- Visualizzare la scaletta della routine giornaliera
ricorrendo spesso al canale visivo, a stimoli colorati, a
“segnali” concordati con il bambino, sia verbali che
gestuali o visivi.
- Insegnare a prevedere i tempi di lavoro e il grado di
difficoltà del compito.
- Far ripetere al bambino le informazioni rilevanti
contenute in un testo, in una spiegazione, soprattutto
quando è attento (scopo non punitivo).
- Attribuirgli compiti di responsabilità, permettendo così il
movimento finalizzato a scopi positivi.
Stabilire e prevedere i tempi di
lavoro
• I bambini DDAI sono particolarmente poco abili nel fare
stime realistiche di grandezza, tempi, quantità, difficoltà
• Aiutarli a lavorare con tempi stabiliti significa aiutarli a
valutare meglio e quindi ad essere più efficaci nel
pianificare e organizzare il lavoro.
• All’inizio è preferibile che sia l’insegnante a fornire
indicazioni sul tempo di svolgimento dei compiti
assegnati; in seguito, quando i bambini si saranno abituati
a includere la variabile tempo nella pianificazione del
proprio agire, chiedere loro, sotto forma di gioco . “Quanto
tempo serve per…?”
LA GESTIONE DEL MATERIALE
• Può essere utile appendere in aula un cartellone dei
materiale, avendo cura di assegnare ai quaderni delle varie
materie una copertina di colore diverso, e d uno delle
materie giornaliere.
• All’inizio dell’anno scolastico si può preparare uno
schema del materiale necessario per ogni materia, in forma
di cartellone o tabella da apporre sul diario di ogni
bambino.
• Per i bambini che dimenticano i materiali è possibile
impostare una strategia specifica che comprenda l’uso di
materiale visivo, l’introduzione di routine finalizzate,
l’applicazione di un sistema a punti.
Organizzazione del lavoro scolastico
• Punti di forza e debolezza del bambino: i punti di forza
sono la base su cui lavorare per cercare di bilanciare o
addirittura di recuperare le difficoltà e i comportamenti
non corretti (debolezze)
• Attenzione, modulazione dell’impulso e procedure di
controllo: la scarsa accuratezza nell’esecuzione di un
compito è dovuta a fattori quali:
a) difficoltà a mantenere l’attenzione per un tempo
prolungato
b) difficoltà a porre adeguata attenzione alle consegne date
oralmente o per iscritto
c) tendenza ad affrontare il compito in modo impulsivo,
senza pianificare
d) procedure di controllo poco efficaci durante e a
conclusione del compito
a) Difficoltà a mantenere l’attenzione nel
tempo
• Con un breve periodo di osservazione è possibile farsi
un’idea abbastanza precisa su quale sia il tempo di “tenuta
attentiva”
• È possibile poi valutare il tempo necessario per lo
svolgimento del compito e confrontarlo con la stima
attentiva
• Ogni qual volta sia possibile, è opportuno spezzettare i
compiti lunghi con brevi pause o variando l’attività al suo
interno, proponendo cioè procedure diverse
• Con l’esercizio sarà possibile allenare il bambino a
mantenersi concentrato per periodi sempre più ampi
b) Difficoltà a porre la necessaria
attenzione alle consegne
• È utile, prima che si cominci a a lavorare, far
rileggere la consegna, chiedendo anche di ripetere
con parole proprie cosa bisogna fare
• Sottolineatura con pennarello rosso delle parti
salienti delle istruzioni, con l’aiuto dell’insegnante
• Costruzione di un piano d’azione per punti, da
riportare alla lavagna
c) Impulsività e scarsa
pianificazione
• Tra la lettura o la scrittura delle consegne e
l’inizio dello svolgimento del compito è possibile
chiedere ai bambini di posare le penne per un
tempo prestabilito
• Stabilire una routine per cui “è valido” cominciare
il lavoro solo quando è l’insegnante a dare il via
• Usare procedure fisse di pianificazione del
compito (es: strategia a cinque fasi)
d) Procedure di controllo poco
efficaci
• È possibile favorire tali meccanismi, proponendo ai
bambini alcune attività:
- uso di un timer che suoni ad intevalli stabiliti, permettendo
di verificare il livello di attenzione
- facendo un segno sul quaderno quando ci si accorge di
aver perso il filo
- caccia all’errore
- facendo un segno sul quaderno quando si accorge di essere
distratto nel momento in cui l’insegnante utilizza un
segnale concordato
… E DURANTE L’INTERVALLO???
Può dare spazio a un repertorio comportamentale
talmente vasto da poter indurre alcuni bambini a
selezionare attività non adeguate.
- Permettere alcune attività anche movimentate.
- Stabilire con gli alunni una routine che preveda
attività diverse che è possibile fare
- “Banca dei giochi”
- Prevedere alcuni minuti di “decompressione”
L’approccio al compito e la struttura della lezione
• Le consegne scritte sul diario: dare i compiti in momento
stabilito, consegne chiare, verificare che il bambino stia
scrivendo, chiedere a qualche alunno di ripetere le consegne, un
punto per ogni consegna scritta correttamente
• La lezione: seguire l’ordine degli argomenti dati all’inizio della
mattina, usare tempi di lavoro corretti (non troppo lunghi),
presentare l’argomento in modo stimolante, porre domande,
strutturare il più possibile i compiti, rendendo esplicite le
procedure, alternare compiti attivi a quelli puramente di ascolto,
favorire la partecipazione attiva
• Facciamo una gara?
• La didattica: utilizzo del computer; apprendimento cooperativo
• Corrette informazioni di ritorno per un migliore controllo: il
bambino trae vantaggio dalla possibilità di poter usufruire di
informazioni frequenti sulla correttezza del proprio agire
3- GESTIONE DEL COMPORTAMENTO
1- L’osservazione e l’analisi funzionale
del comportamento
2- L’uso strategico di gratificazioni e
punizioni
3- La token economy
1- L’osservazione e l’analisi funzionale del comportamento
Un comportamento non può essere compreso se considerato fine a
se stesso, ma deve essere messo in relazione al contesto.
La risposta dell’ambiente può divenire una risorsa fondamentale
nella definizione dell’intevento.
FASE 1)Osservazione non strutturata per la creazione di un
inventario dei comportamenti negativi.
ESEMPIO: Paolo è un bambino di 9 anni che ha gravi difficoltà
attentive e di comportameno. La situazione in classe è
disastrosa, si decide così di intervenire.
Viene proposto alle insegnanti di scrivere giorno per giorno tutti i
comportamenti negativi che rilevano, tutto ciò che ritengono
inadeguato da parte del bambino, costituendo un”Inventario
dei comportamenti negativi”
FASE 2: SELEZIONE E IDENTIFICAZIONE DEI
COMPORTAMENTI PROBLEMA OGGETTO
DELL’OSSERVAZIONE
A questo punto si sottolineano tutti i
comportamenti che rientrano in una stessa
categoria:
- allontanarsi dal posto
- Si oppone/rifiuta richieste verbali e regole
- Non porta a termine il lavoro
- Aggredisce i compagni
FASE 3: OSSERVAZIONE STRUTTURATA PER
L’ANALISI DEI COMPORTAMENTI
PROBLEMA
ANTECEDENTE PROBLEMA RISPOSTA
AMBIENTALE
CONSEGUENZE
L’insegnante
controlla il q. di un
bambino
Lascia cadere la
penna e si alza
L’insegnante gli
dice “Siamo alle
solite”
Il bambino inizia a
camminare
L’insegnante
descrive un
compito
Si rifiuta di fare
un esercizio di
lettura
L’insegnante lo
ignora
Il bambino si alza
e comincia a
giocare
Intervallo breve tra
un’attività e l’altra
Monta su un
compagno e lo
percuote (tono
scherzoso)
L’insegnante
chiede di
smetterla
Il bambino smette
subito
FASE 3: OSSERVAZIONE STRUTTURATA
PER L’ANALISI DEI COMPORTAMENTI
PROBLEMA
In questa fase è fondamentale considerare anche la FREQUENZA
e la DISTRIBUZIONE DI EMISSIONE nell’arco della giornata
di un comportamento problema.
Lun Mart Merc Giov Vener Sab
1 h xx xx xx x xx xx
2 h x x x xx
3 h x x x xx
4 h xxx xxx xx x xxx
FASE 4-5: RIFLESSIONE SUI DATI E INTERVENTO
Serve ad ottenere indicazioni su:
- probabili fattori scatenanti (es. lunga spiegazione
frontale; non comprensione di consegne)
- Probabili fattori di rinforzo (es. allontanarlo o ignorarlo
come fonte di piacere o sollievo= rinforzo negativo)
QUINDI?!?
- “Giocare d’anticipo” evidenziando situazioni a
maggior rischio di emissione di comportamento
problema (voce alta, lezione frontale, troppi esercizi)
- Ridurre/eliminare risposte ambientali rinforzanti
… E Paolo…
- Netta prevalenza di comportamenti disturbanti durante italiano e
storia, nella prima ora di lezione e alla fine.
Suggerimenti operativi:
- collocare il bambino in modo che sia spesso controllato,
interagendo anche solo con uno sguardo
- Limitare i momenti destrutturanti
- Assicurarsi che le consegne siano comprese (“Cosa devi fare
Paolo?”)
- Riprendere immediatamente il bambino se si alza dal banco,
prima che cominci a vagare, e in modo sistematico,
impegnandolo anche in qualcosa di costruttivo.
2- L’Uso strategico di gratificazioni e……….
Per gratificare correttamente l’alunno è necessario:
- individuare azioni positive da gratificare, più che azioni negative
da punire.
- Definire operativamente l’azione oggetto di gratificazione
sistematica.
- Non usare forme di falsa gratificazione.
- Gratificare in modo coerente sempre la stessa azione e ogni volta
che si manifesta.
- Gratificare il bambino immediatamente.
- Utilizzare eventi/oggetti/comportamenti che siano effettivamente
delle gratificazioni per il bambino.
- Non gratificare involontariamente comportamenti inadeguati.
… Punizioni
Ignorare i comportamenti inadeguati non gravi può essere
utile quando il bambino:
- protesta per ogni divieto in modo sproporzionato
- È dispettoso con i coetanei
- Piagnucola o si lamenta
- Continua in piccole azioni di disturbo (es: picchiettare la
penna sul banco)
- Cerca di attirare l’attenzione dell’adulto (es: dice le
parolacce).
Per ottenere che questi comportamenti scompaiano è
fondamentale che gli insegnanti scelgano di ignorarli e li
ignorino sempre, in modo coerente, ogni qualvolta si
presentano
Punire i comportamenti inadeguati
Davanti a comportamenti gravemente negativi
è possibile utilizzare sistemi di punizione
più severi SCOPO
Far decrescere la probabilità che il
bambino attivi nuovamente il
comportamento cui essa è seguita.
La punizione dovrebbe essere in stretto
legame con l’azione educativa (es: rompi qc
aggiusti)
La punizione, se necessaria, deve essere:
- priva di aggressività
- Psicologicamente neutra e non tale da
essere un attacco alla persona
- Immediata
- Proporzionale alla gravità dell’azione
compiuta dal bambino e non al grado di
fastidio procurato da essa all’adulto
- Facilmente applicabile e inevitabile per il
bambino
3- La Token Economy
Un sistema di GRATIFICAZIONI A PUNTI
A COSA SERVE?
- Rinforzare tutti i piccoli e grandi successi
- Spostare l’attenzione sui successi evitando di rinforzare
gli insuccessi
COME SI PROCEDE?
- Attraverso i gettoni (simboli) si premia il bambino ogni
volta che raggiunge l’obiettivo concordato
- A scadenze predeterminate vengono scambiati i “token”
con premi stabiliti.
- Scelta di un obiettivo comportamentale,
per ciascuno diverso, di miglioramento
specifico, osservabile e misurabile.
- Il contratto di classe riporta l impegno
preso da ambo le parti;
- ogni bambino con la propria firma, in
presenza di un testimone, si impegna a
conseguire l’ obiettivo.
L’obiettivo finale è comune a tutti!!!
… in ITALIA oggi
Nella circolare sono presentati:
• Descrizione degli alunni con ADHD.
• Il protocollo operativo, indicato nel
suddetto documento,utile a migliorare
l’apprendimento ed il Comportamento degli
alunni con ADHD in classe
• Criteri e modalità applicative della
valutazione del comportamento in merito
alla norma sancita dal Decreto Ministeriale
16 gennaio 2009 n° 5.
Grazie per l’attenzione!!!

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  • 1. L’ALUNNO CON DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITà: COME INTERVENIRE NELLA SCUOLA?!? San Fior, 01.04.2011 Dr.ssa Martina Da Rold Psicologa E-mail: martinadarold@hotmail.com
  • 2. 1- Descrivere le caratteristiche del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI-ADHD) 2- Suggerrimenti su come organizzare l’ambiente e il lavoro scolastico 3- Descrizione di alcune tecniche per gestire un comportamento “problema” del bambino
  • 3. Gestire un problema comportamentale è una delle incombenze più delicate a cui l’educatore deve far fronte. Questo perché un bambino “difficile” attraverso comportamenti di “difficile gestione” segnala sia insofferenza per le regole, con conseguenti disagi per l’educatore e il gruppo, sia disagio e insicurezza personale, che l’educatore non può non considerare. Possono essere vani gli sforzi solitari e isolati a modificare il profilo cognitivo, comportamentale e sociale di un bambino con disturbo di comportamento.
  • 4. COS’ E’ IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE /IPERATTIVITà (DDAI/ADHD) Disturbo Evolutivo dell’autocontrollo di origine neurobiologica che va ad interferire con il normale svolgimento delle comuni attività quotidiane: andare a scuola, giocare con i coetanei, convivere con genitori e fratelli, inserirsi normalmente nella società. È caratterizzato da una serie di comportamenti che denotano inattenzione, impulsività ed iperattività motoria, persistenti ed inappropriati rispetto al grado di sviluppo del bambino.
  • 5. STORIA DELL’ADHD 1798- A.Crichton descrive disordini di attenzione del bambino 1902- G.Still pubblica delle osservazioni su “Lancet” relative ad un gruppo di bambini che presentavano “deficit del controllo morale […] ed una eccessiva vivacità e distruttività” 1917-1950- Epoca della sindrome infantile del cervello ferito 1937- Primo farmaco stimolante studiato da Bradley. 1950/60- Anni del minimo danno cerebrale o sindrome della disfunzione (Laufer, Denhoff, Solomons, Wender) 1960/70- Introduzione della sindrome da iperattività infantile (Stewart, Cantwell, Chess and DSM-II) 1980- DSM-III Disturbo da Deficit di Attenzione: 3 caratteristiche chiave. 1990- Primo studio con neuroimaging di Zametkin e colleghi. 1994- DSM-IV: Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività: due dimensioni sintomatiche a formare tre sottotipi. Oggi- Era della genetica molecolare.
  • 6. SINTOMI NUCLEARI DELL’ADHD Deficit di attenzione Iperattività Impulsività
  • 7. INATTENZIONE  Non riesce a prestare attenzione ai dettagli (attenzione focale).  Difficoltà nel mantenere l’attenzione (attenzione sostenuta)  Ridotte capacità esecutive di organizzazione e pianificazione (compiti scolastici, attività quotidiane, gioco)  Non sembra ne ascoltare ne seguire un discorso  Evita compiti che richiedono di sostenere uno sforzo cognitivo protratto  Interruzione di attività iniziate  Perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività  Spesso è sbadato nelle attività quotidiane.
  • 8. Il costrutto di attenzione è multidimensionale: - Selettiva - Focalizzata - Divisa - Mantenuta o Sostenuta: problema maggiormente evidente nel DDAI durante attività ripetitive e noiose, ma anche durante attività ludiche con frequenti passaggi da un gioco ad un altro Difficoltà di AUTOREGOLAZIONE: incapacità di autoregolare il proprio comportamento.
  • 9. IPERATTIVITA’  Muove mani e piedi o si dimena eccessivamente  Lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni  Eccessiva attività motoria afinalistica  Gioco rumoroso e disorganizzato  Spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”  Eccessive verbalizzazioni.
  • 10. IMPULSIVITà  “Spara” le risposte prima che siano state completate: incapacità di inibire le risposte automatiche.  Spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno.  Spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (si intromette nelle conversazioni e nei giochi).  Incapace di prevedere le conseguenze di un’azione.  Mancato evitamento delle situazioni pericolose.
  • 11. SINTOMI E CRITERI DIAGNOSTICI SECONDO DSM-IV A. Presenza persistente per almeno 6 mesi o più di 6 sintomi al punto 1 e/o 2: 1- Disattenzione 2- Iperattività/Impulsività Alcuni dei simtomi che causano compromissione erano presenti prima dei 7 anni di età. B. Una certa menomazione a seguito dei sintomi è presente in due o più contesti (scuola- lavoro, casa) C.Deve esserci una evidente compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico e lavorativo. D. I sintomi non si manifestano esclusivamente durante il decorso di un disturbo generalizzato dello sviluppo, di schizofrenia o di un altro disturbo psicotico, e non risultano meglio attribuibili ad un altro disturbo mentale (disturbo di personalità, disturbo dissociativo…)
  • 12. SINTOMI SECONDARI Purtroppo i soggetti con ADHD, o con altri problemiPurtroppo i soggetti con ADHD, o con altri problemi di comportamento, manifestano anche altri sintomidi comportamento, manifestano anche altri sintomi che vengono definiti secondari in quanto si presumeche vengono definiti secondari in quanto si presume derivino dall’interazione tra le caratteristichederivino dall’interazione tra le caratteristiche specifiche del disturbo con l’ambiente sociale e conspecifiche del disturbo con l’ambiente sociale e con quello scolastico in cui si trovano inseriti taliquello scolastico in cui si trovano inseriti tali bambini (bambini (scarso rendimento scolastico, scarsascarso rendimento scolastico, scarsa autostima, aggressività fisica o verbale, difficoltà diautostima, aggressività fisica o verbale, difficoltà di relazione con i coenaneirelazione con i coenanei))
  • 13. DISTURBI ASSOCIATI Circa il 70% dei bambini con ADHD presenta altri disturbi, tra cui Disturbi Specifici di Apprendimento (30%) (Dislessia) Disturbo Oppositivo Provocatorio (25%) Disturbo della Condotta (10% - 15%) Disturbi d’Ansia/Depressione (15%)
  • 14. - La frequenza del disturbo è del 3-5% della popolazione infantile. - È più frequenti nei maschi che nelle femmine con un rapporto 3:1. - La diagnosi viene fatta a partire dai 7 anni ma evidenze cliniche del disturbo possono essere presenti dai 3 anni. ALCUNE CONSIDERAZIONI…
  • 15. EVOLUZIONE DELL’ADHD  I primi sintomi di iperattività si manifestano a 3 anni.  Le prime segnalazioni avvengono tra i 7 e 9 anni con l’ingresso alla scuola primaria e il conseguente aumento di richieste cognitive e comportamentali.  Verso i 10 anni l’iperattività tende a diminuire.  Alle scuole medie permane il deficit attentivo e di pianificazione ( in questo periodo possono sopraggiungere problemi nell’autostima e nel tono dell’umore).  In età adolescenziale e adulta permangono difficoltà sociali e professionali dovute all’impulsività e alle scarse abilità organizzative. - 30% - 40% buona remissione dei sintomi - 60% - 70% rimane il disturbo - Circa la metà di essi presenta una comorbilità con disturbi Esternalizzati (Condotta) o Internalizzati (Psicopatologia)
  • 16. “Tommaso si alza continuamente dalla sedia e ogni scusa è buona: acqua, pipì, merenda, salutare i fratelli… e questo accade non solo a scuola o a casa, ma anche nell’attività sportiva, al catechismo, a mangiare una pizza… Qualsiasi cosa lo distrae, anche una mosca che vola! Le maestre continuamente lo richiamavano perché prestasse attenzione e una lo teneva spesso in piedi vicino alla cattedra per farlo stare attento… Non sapevamo più cosa fare! Lui era sempre solo a causa del suo carattere… nessun compagno lo invitava alle feste! Alle maestre era stato riferito che quelle difficoltà erano presenti da anni, ma non eravamo creduti ne presi in considerazione… Non mancavano espliciti richiami al nostro ruolo di genitori…”  Comportamenti dirompenti eccessivi e problema continuo  Problema che dura da molto nel tempo  In differenti ambienti  Compromissione della vita di relazione in modo importante
  • 17. L’ADHD è un disturbo ad eziologia multifattoriale. I fattori responsabili della sua manifestazione sono diversi:.
  • 18. FATTORI AMBIENTALI Modulano l’effetto dei fattori biologici: - instabilità familiare - Conflitto genitoriale - Disturbo psicologici dei genitori - Scarsa competenza dei genitori - Rapporto conflittuale genitore bambino
  • 19. ATTENZIONE AGLI EQUIVOCI…!!! - L’ADHD scompare con l’età. - Il bambino ADHD non presta attenzione a nulla. - Il bambino ADHD è dispettoso e oppositivo. - Il bambino ADHD è maleducato.
  • 20. ORA CHE SAPPIAMO COS’è… COSA SI PUò FARE PER L’ADHD?!?
  • 21. INTERVENTI DIRETTI SUL BAMBINO - TRAINING AUTOREGOLATIVO: . Promuovere un atteggiamento di autocontrollo rispetto ai propri comportamenti . Creare una procedura da attuare sistematicamente in fase di apprendimento e successivamente, in modo flessibile per affrontare le varie situazioni quotidiane.
  • 22.
  • 23. L’intervento a scuola per il DDAI 1) Predisporre un ambiente facilitante Cosa possono fare gli insegnanti? 2) Gestione delle lezioni 3) Gestione del comportamento
  • 24. LA SUA CAPACITA’ DI CONCENTRAZIONE E DI ATTENZIONE SOSTENUTA IL PERCORSO DI PIANIFICAZIONE E SOLUZIONE DEI PROBLEMI IL LIVELLO DI AUTOSTIMA IL COMPORTAMENTO CON GLI ALTRI IL COMPORTAMENTO MOTORIOLA TENDENZA A DARE UNA RISPOSTA PRECIPITOSA E IMPULSIVA LA CAPACITA’ DI RISPONDERE IN MODO POSITIVO ALLE EMOZIONI IL LIVELLO DI MOTIVAZIONE, LA FIDUCIA NELL’IMPEGNO E NELLO SFORZO IL BAMBINO A SCUOLA NON RIESCE A REGOLARE:
  • 25. 1) PREDISPORRE UN CONTESTO FACILITANTE I bambini DDAI hanno difficoltà a prevedere le conseguenze del proprio comportamento, prova ne è il fatto che spesso non sanno valutare il pericolo di alcune situazioni. Gli insegnanti possono intervenire aiutando in vari modi il bambino a prevedere le conseguenze di determinati eventi prima di agire. Quanto più organizzato e strutturato è il contesto in cui lavora il bambino, tanto più prevedibile diventa l’ambiente e quindi più regolato sarà il comportamento del bambino. - Organizzare l’ambiente, ossia la classe. - Instaurare delle routine. - Stabilire delle regole.
  • 26. L’AMBIENTE La disposizione del banco: • Il b. deve essere sempre facilmente raggiungibile e “sott’occhio”, per favorire spesso lo scambio di sguardo come mezzo per riorientrare il bambino. • Il b. deve avere dei compagni vicino, ma tranquilli. • Il b. deve essere in una posizione tale che se vuole alzarsi non disturba troppi compagni. • Il b. deve essere seduto lontano da potenziali distrattori (ad es. finestra, porta etc.). • Il bambino non dovrebbe avere troppi compagni davanti a lui, poiché potrebbero essere fonte di distrazione e un potenziale “pubblico” per lui.
  • 27. LE ROUTINE - Tanto più le attività da svolgere sono stabilite, tanto più sono prevedibili per il bambino e quindi più facilmente “sopportabili”. - Se, quando si inizia un’attività, è già possibile prevederne la durata, è più facile per il bambino prevedere la fine. - Probabilmente esistono già delle routine all’interno della classe, renderle esplicite può essere di grande aiuto. - Prevedere attività concordate a priori anche durante la ricreazione (il lunedì si gioca a mosca cieca, il martedì a …)
  • 28. LE REGOLE - Le regole devono essere condivise; - devono essere proposizioni positive e non divieti; - devono essere espresse con frasi brevi e chiare; - devono riguardare comportamenti ben precisi e ben determinati; - devono essere poche (max 5); - sarebbe meglio se fossero supportate da materiale simbolico; - devono essere sempre ben visibili a tutti (es. cartellone)
  • 29. 2) GESTIONE DELLA LEZIONE, EFFICACE PER TUTTI I BAMBINI • Seguire l’ordine degli argomenti dato all’inizio della mattina • Usare tempi di lavoro corretti, non troppo lunghi • Presentare l’argomento in modo stimolante, con figure, audiovisivi, stimoli colorati, ponendo ai bambini degli interrogativi • Ricordare che le domande rendono i bambini attivi, quindi più motivati, e che se fatte utilizzando i loro nomi catturano di certo la loro attenzione • Strutturare il più possibile i compiti, rendendo esplicite le procedure utili per il loro svolgimento. • Usare un tono di voce variato, vivace. • Alternare compiti attivi, che richiedono al bambino di agire, e compiti passivi quali ad esempio l’ascolto di una spiegazione. • Favorire la partecipazione attiva, ma secondo le regole di comportamento condivise (es. alzare la mano, rispettare il proprio turno, non interrompere un compagno che parla,..).
  • 30. E PER IL BAMBINO ADHD??? - Accorciare i tempi di lavoro, spezzettando con brevi pause un lavoro lungo. - Visualizzare la scaletta della routine giornaliera ricorrendo spesso al canale visivo, a stimoli colorati, a “segnali” concordati con il bambino, sia verbali che gestuali o visivi. - Insegnare a prevedere i tempi di lavoro e il grado di difficoltà del compito. - Far ripetere al bambino le informazioni rilevanti contenute in un testo, in una spiegazione, soprattutto quando è attento (scopo non punitivo). - Attribuirgli compiti di responsabilità, permettendo così il movimento finalizzato a scopi positivi.
  • 31. Stabilire e prevedere i tempi di lavoro • I bambini DDAI sono particolarmente poco abili nel fare stime realistiche di grandezza, tempi, quantità, difficoltà • Aiutarli a lavorare con tempi stabiliti significa aiutarli a valutare meglio e quindi ad essere più efficaci nel pianificare e organizzare il lavoro. • All’inizio è preferibile che sia l’insegnante a fornire indicazioni sul tempo di svolgimento dei compiti assegnati; in seguito, quando i bambini si saranno abituati a includere la variabile tempo nella pianificazione del proprio agire, chiedere loro, sotto forma di gioco . “Quanto tempo serve per…?”
  • 32. LA GESTIONE DEL MATERIALE • Può essere utile appendere in aula un cartellone dei materiale, avendo cura di assegnare ai quaderni delle varie materie una copertina di colore diverso, e d uno delle materie giornaliere. • All’inizio dell’anno scolastico si può preparare uno schema del materiale necessario per ogni materia, in forma di cartellone o tabella da apporre sul diario di ogni bambino. • Per i bambini che dimenticano i materiali è possibile impostare una strategia specifica che comprenda l’uso di materiale visivo, l’introduzione di routine finalizzate, l’applicazione di un sistema a punti.
  • 33. Organizzazione del lavoro scolastico • Punti di forza e debolezza del bambino: i punti di forza sono la base su cui lavorare per cercare di bilanciare o addirittura di recuperare le difficoltà e i comportamenti non corretti (debolezze) • Attenzione, modulazione dell’impulso e procedure di controllo: la scarsa accuratezza nell’esecuzione di un compito è dovuta a fattori quali: a) difficoltà a mantenere l’attenzione per un tempo prolungato b) difficoltà a porre adeguata attenzione alle consegne date oralmente o per iscritto c) tendenza ad affrontare il compito in modo impulsivo, senza pianificare d) procedure di controllo poco efficaci durante e a conclusione del compito
  • 34. a) Difficoltà a mantenere l’attenzione nel tempo • Con un breve periodo di osservazione è possibile farsi un’idea abbastanza precisa su quale sia il tempo di “tenuta attentiva” • È possibile poi valutare il tempo necessario per lo svolgimento del compito e confrontarlo con la stima attentiva • Ogni qual volta sia possibile, è opportuno spezzettare i compiti lunghi con brevi pause o variando l’attività al suo interno, proponendo cioè procedure diverse • Con l’esercizio sarà possibile allenare il bambino a mantenersi concentrato per periodi sempre più ampi
  • 35. b) Difficoltà a porre la necessaria attenzione alle consegne • È utile, prima che si cominci a a lavorare, far rileggere la consegna, chiedendo anche di ripetere con parole proprie cosa bisogna fare • Sottolineatura con pennarello rosso delle parti salienti delle istruzioni, con l’aiuto dell’insegnante • Costruzione di un piano d’azione per punti, da riportare alla lavagna
  • 36. c) Impulsività e scarsa pianificazione • Tra la lettura o la scrittura delle consegne e l’inizio dello svolgimento del compito è possibile chiedere ai bambini di posare le penne per un tempo prestabilito • Stabilire una routine per cui “è valido” cominciare il lavoro solo quando è l’insegnante a dare il via • Usare procedure fisse di pianificazione del compito (es: strategia a cinque fasi)
  • 37. d) Procedure di controllo poco efficaci • È possibile favorire tali meccanismi, proponendo ai bambini alcune attività: - uso di un timer che suoni ad intevalli stabiliti, permettendo di verificare il livello di attenzione - facendo un segno sul quaderno quando ci si accorge di aver perso il filo - caccia all’errore - facendo un segno sul quaderno quando si accorge di essere distratto nel momento in cui l’insegnante utilizza un segnale concordato
  • 38. … E DURANTE L’INTERVALLO??? Può dare spazio a un repertorio comportamentale talmente vasto da poter indurre alcuni bambini a selezionare attività non adeguate. - Permettere alcune attività anche movimentate. - Stabilire con gli alunni una routine che preveda attività diverse che è possibile fare - “Banca dei giochi” - Prevedere alcuni minuti di “decompressione”
  • 39. L’approccio al compito e la struttura della lezione • Le consegne scritte sul diario: dare i compiti in momento stabilito, consegne chiare, verificare che il bambino stia scrivendo, chiedere a qualche alunno di ripetere le consegne, un punto per ogni consegna scritta correttamente • La lezione: seguire l’ordine degli argomenti dati all’inizio della mattina, usare tempi di lavoro corretti (non troppo lunghi), presentare l’argomento in modo stimolante, porre domande, strutturare il più possibile i compiti, rendendo esplicite le procedure, alternare compiti attivi a quelli puramente di ascolto, favorire la partecipazione attiva • Facciamo una gara? • La didattica: utilizzo del computer; apprendimento cooperativo • Corrette informazioni di ritorno per un migliore controllo: il bambino trae vantaggio dalla possibilità di poter usufruire di informazioni frequenti sulla correttezza del proprio agire
  • 40. 3- GESTIONE DEL COMPORTAMENTO 1- L’osservazione e l’analisi funzionale del comportamento 2- L’uso strategico di gratificazioni e punizioni 3- La token economy
  • 41. 1- L’osservazione e l’analisi funzionale del comportamento Un comportamento non può essere compreso se considerato fine a se stesso, ma deve essere messo in relazione al contesto. La risposta dell’ambiente può divenire una risorsa fondamentale nella definizione dell’intevento. FASE 1)Osservazione non strutturata per la creazione di un inventario dei comportamenti negativi. ESEMPIO: Paolo è un bambino di 9 anni che ha gravi difficoltà attentive e di comportameno. La situazione in classe è disastrosa, si decide così di intervenire. Viene proposto alle insegnanti di scrivere giorno per giorno tutti i comportamenti negativi che rilevano, tutto ciò che ritengono inadeguato da parte del bambino, costituendo un”Inventario dei comportamenti negativi”
  • 42. FASE 2: SELEZIONE E IDENTIFICAZIONE DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA OGGETTO DELL’OSSERVAZIONE A questo punto si sottolineano tutti i comportamenti che rientrano in una stessa categoria: - allontanarsi dal posto - Si oppone/rifiuta richieste verbali e regole - Non porta a termine il lavoro - Aggredisce i compagni
  • 43. FASE 3: OSSERVAZIONE STRUTTURATA PER L’ANALISI DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA ANTECEDENTE PROBLEMA RISPOSTA AMBIENTALE CONSEGUENZE L’insegnante controlla il q. di un bambino Lascia cadere la penna e si alza L’insegnante gli dice “Siamo alle solite” Il bambino inizia a camminare L’insegnante descrive un compito Si rifiuta di fare un esercizio di lettura L’insegnante lo ignora Il bambino si alza e comincia a giocare Intervallo breve tra un’attività e l’altra Monta su un compagno e lo percuote (tono scherzoso) L’insegnante chiede di smetterla Il bambino smette subito
  • 44. FASE 3: OSSERVAZIONE STRUTTURATA PER L’ANALISI DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA In questa fase è fondamentale considerare anche la FREQUENZA e la DISTRIBUZIONE DI EMISSIONE nell’arco della giornata di un comportamento problema. Lun Mart Merc Giov Vener Sab 1 h xx xx xx x xx xx 2 h x x x xx 3 h x x x xx 4 h xxx xxx xx x xxx
  • 45. FASE 4-5: RIFLESSIONE SUI DATI E INTERVENTO Serve ad ottenere indicazioni su: - probabili fattori scatenanti (es. lunga spiegazione frontale; non comprensione di consegne) - Probabili fattori di rinforzo (es. allontanarlo o ignorarlo come fonte di piacere o sollievo= rinforzo negativo) QUINDI?!? - “Giocare d’anticipo” evidenziando situazioni a maggior rischio di emissione di comportamento problema (voce alta, lezione frontale, troppi esercizi) - Ridurre/eliminare risposte ambientali rinforzanti
  • 46. … E Paolo… - Netta prevalenza di comportamenti disturbanti durante italiano e storia, nella prima ora di lezione e alla fine. Suggerimenti operativi: - collocare il bambino in modo che sia spesso controllato, interagendo anche solo con uno sguardo - Limitare i momenti destrutturanti - Assicurarsi che le consegne siano comprese (“Cosa devi fare Paolo?”) - Riprendere immediatamente il bambino se si alza dal banco, prima che cominci a vagare, e in modo sistematico, impegnandolo anche in qualcosa di costruttivo.
  • 47. 2- L’Uso strategico di gratificazioni e………. Per gratificare correttamente l’alunno è necessario: - individuare azioni positive da gratificare, più che azioni negative da punire. - Definire operativamente l’azione oggetto di gratificazione sistematica. - Non usare forme di falsa gratificazione. - Gratificare in modo coerente sempre la stessa azione e ogni volta che si manifesta. - Gratificare il bambino immediatamente. - Utilizzare eventi/oggetti/comportamenti che siano effettivamente delle gratificazioni per il bambino. - Non gratificare involontariamente comportamenti inadeguati.
  • 48. … Punizioni Ignorare i comportamenti inadeguati non gravi può essere utile quando il bambino: - protesta per ogni divieto in modo sproporzionato - È dispettoso con i coetanei - Piagnucola o si lamenta - Continua in piccole azioni di disturbo (es: picchiettare la penna sul banco) - Cerca di attirare l’attenzione dell’adulto (es: dice le parolacce). Per ottenere che questi comportamenti scompaiano è fondamentale che gli insegnanti scelgano di ignorarli e li ignorino sempre, in modo coerente, ogni qualvolta si presentano
  • 49. Punire i comportamenti inadeguati Davanti a comportamenti gravemente negativi è possibile utilizzare sistemi di punizione più severi SCOPO Far decrescere la probabilità che il bambino attivi nuovamente il comportamento cui essa è seguita. La punizione dovrebbe essere in stretto legame con l’azione educativa (es: rompi qc aggiusti)
  • 50. La punizione, se necessaria, deve essere: - priva di aggressività - Psicologicamente neutra e non tale da essere un attacco alla persona - Immediata - Proporzionale alla gravità dell’azione compiuta dal bambino e non al grado di fastidio procurato da essa all’adulto - Facilmente applicabile e inevitabile per il bambino
  • 51. 3- La Token Economy Un sistema di GRATIFICAZIONI A PUNTI A COSA SERVE? - Rinforzare tutti i piccoli e grandi successi - Spostare l’attenzione sui successi evitando di rinforzare gli insuccessi COME SI PROCEDE? - Attraverso i gettoni (simboli) si premia il bambino ogni volta che raggiunge l’obiettivo concordato - A scadenze predeterminate vengono scambiati i “token” con premi stabiliti.
  • 52. - Scelta di un obiettivo comportamentale, per ciascuno diverso, di miglioramento specifico, osservabile e misurabile. - Il contratto di classe riporta l impegno preso da ambo le parti; - ogni bambino con la propria firma, in presenza di un testimone, si impegna a conseguire l’ obiettivo. L’obiettivo finale è comune a tutti!!!
  • 54. Nella circolare sono presentati: • Descrizione degli alunni con ADHD. • Il protocollo operativo, indicato nel suddetto documento,utile a migliorare l’apprendimento ed il Comportamento degli alunni con ADHD in classe • Criteri e modalità applicative della valutazione del comportamento in merito alla norma sancita dal Decreto Ministeriale 16 gennaio 2009 n° 5.

Editor's Notes

  1. EZIOLOGIA MULTIFATTORIALe