3. Reti da circuizione Alice o Acciuga
Reti a strascico Sarda
Pesca con sciabiche Sauro
Reti da posta Boga
Nasse Sgombro
Cinciolo Polpo
Pettine
La Feluca Pesce spada
La Lampara
Brogna
“A pruppara” I Riatteri
5. Reti da circuizione
La rete da circuizione è uno strumento e una tecnica di pesca indirizzata in
genere a specie che vivono in banchi, sia piccoli sia grandi che grandissimi.
Il tipo più comune di rete da circuizione prende il nome di angiologi o scacco
leva (al Nord) ed è orientato alla cattura del pesce azzurro.
I banchi di pesci vengono attirati, nelle ore notturne, in prossimità delle barche
tramite l’impiego di fonti luminose (lampare).
Quando il branco è ben compatto viene stesa intorno a esso una rete
rettangolare con sugheri nella parte alta e piombi (lima di piombi) in quella
inferiore. Il banco viene così circondato, ed è in questo momento che i
pescatori chiudono la parte inferiore della rete, che viene lentamente issata
fino a quando i pesci sono concentrati in uno spazio piccolo e possono essere
recuperati con un coppo.
Le reti da circuizione, nelle imbarcazioni attrezzate con mezzi acustici, come
un sonar, possono essere utilizzate anche di giorno.
In entrambi i casi, questa tecnica richiede condizioni meteo marine ottimali, il
che la rende una pesca tipicamente stagionale.
6. Reti a strascico
La pesca a strascico è un metodo di pesca che consiste nel trainare attivamente
una rete da pesca sul fondo del mare. La rete, che può essere trainata da una o
due barche, ha generalmente forma conica; la parte terminale, apribile per
estrarre il pescato, prende il nome di sacco, l’apertura invece prende il nome di
bocca e la parte centrale di ventre. Questa rete, nelle sue varianti “a
divergenti”, “a coppia” e “con grande apertura verticale”, opera sul fondo
marino, portata incontro al pesce catturato durante il progressivo avanzamento
della barca (o delle barche).
Il tipo più comune di rete a strascico (utilizzata per prede che stiano sul o nei
pressi del fondale) è la paranza, in origine manovrata da due imbarcazioni, ma
oggi in genere messa in pesca anche da un solo peschereccio.
7. Pesca con sciabiche
Un antichissimo tipo di rete usato in tutte le marinerie è la sciabica. Questa,
manovrata da varie persone, presenta tipi diversi di maglia, più larga alle
estremità e più stretta al centro. La sciabica è generalmente distinta in due
tipi: le sciabiche da spiaggia per la pesca del novellame, e le sciabiche da tiro
con natante adatte ai fondali più profondi. In entrambi i casi, il posizionamento
avviene per mezzo di una barca che cala a semicerchio le lunghe braccia (ali) e il
piccolo sacco, in modo tale da catturare il pesce nel suo avanzamento.
Nel caso del novellame, le sciabiche possono essere tirate dalla spiaggia e
vengono usate con molta cautela, facendole scivolare lentamente lungo il
fondale.
8. Reti da posta
Tra le reti maggiormente diffuse nel segmento della piccola pesca,
specialmente a livello regionale, un posto di rilievo è occupato dalle antiche reti
da posta (nate principalmente per la pesca di sarde e acciughe).
Queste reti sono usate soprattutto dove non è possibile lo “strascico” a causa
delle asperità dei fondali.
Sono un attrezzo da pesca professionale costituito da una rete disposta
verticalmente, e spesso molto lunga, che viene calata in mare lasciando che
siano le prede a raggiungerla e a rimanervi impigliate. Queste reti “passive”
vengono distinte in reti fisse e ferrettate (più adatte alla cattura del pesce
pelagico).
A seconda delle specie insidiate e della profondità di esercizio, infatti, variano
nella forma, nella dimensione e nell’assemblaggio
9. Nasse
Tra i sistemi di pesca ancora oggi impiegati uno dei più antichi e interessanti è
quello che utilizza le nasse: delle vere e proprie “trappole” che attirano il pesce
sempre più al loro interno tramite un’esca viva, costruite in giunco e olivastro e
montate su telaio rigido.
Esistono diversi tipi di nasse. I principali sono: a campana e a barile. Entrambi si
basano su una strozzatura dell’entrata che costringe il pesce, attirato dall’esca,
a entrare forzando le maglie. In questo modo la preda non è poi più in grado di
lasciare la trappola.
Le nasse sono generalmente posizionate al largo la sera, e recuperate la mattina
seguente per sostituire l’esca e scaricare il pescato.
Si pescavano tutti i pesci che si trovavano nel Mediterraneo per esempio tonno
rosso sarde e anciovi salati.
10. Cinciolo
Le reti a cinciolo o cianciolo per la pesca delle acciughe e delle sardine possono
raggiungere gli 800 metri di lunghezza e i 300 metri d'altezza.
Molto redditizia è la pesca con fonti luminose, le quali permettono di richiamare
in prossimità delle barche i banchi di pesce. In questo caso, due o tre piccole
barche sono di appoggio al peschereccio principale. La rete è manovrata dai
pescatori in modo da accerchiare rapidamente il pesce, per poi tirare con
tempestività il cavo di chiusura della rete. Questo tipo di pesca viene fatto
essenzialmente in Tirreno, Adriatico e dai motopescherecci siciliani.
12. Alice o Acciuga
L'acciuga o alice è un pesce diffuso nell'Oceano Atlantico orientale. È presente
e comune nei mari Mediterraneo, Nero ed'Azov.
Si tratta di un pesce dalle abitudini gregarie e migratorie, che può avvicinarsi
alla riva soprattutto durante il periodo riproduttivo.
Corpo lungo, provvisto di squame, muso breve. Le pinne pettorali sono normali.
La pinna caudale è a V. L’acciuga si distingue dagli altri per avere la mascella di
sotto più corta di quella di sopra. Il colore è verde azzurro, i fianchi e la pancia
sono di colore argento, lungo i fianchi c'è una linea a volte marrone. Può essere
lunga da 12-18 centimetri fino ad un massimo di 20 centimetri.
La pesca delle acciughe, come raccontano i pescatori, poteva essere praticata in
due modi: con il cinciolo o cianciolo di notte, con l’ausilio di una fonte luminosa o
con la menaida (un tipo di rete fissa simile al tramaglio), con o senza l’ausilio
della lampara.
13. Sarda
La sardina è un pesce fra i più diffusi nel mar Mediterraneo, della stessa
famiglia dell'aringa. È l'unica specie del genere Sardina.
È una specie pelagica e si può trovare tanto lontano dalle coste quanto in pochi
centimetri d'acqua (soprattutto durante la buona stagione).
La sardina ha il corpo ovale con squame ventrali appuntite, la bocca è rivolta
verso l'alto e l'occhio è grande. Tutto il corpo, ad eccezione della testa, è
ricoperto di grosse squame molto caduche. Le pinne ventrali sono inserite molto
indietro, ben oltre la pinna dorsale, le pinne pettorali sono inserite in basso.
Ha i fianchi e il ventre bianco argentei, mentre il dorso è verde-azzurro con
riflessi iridescenti, sul fianco si allineano una fila di macchie scure, poco visibili
in vivo. Raggiunge la lunghezza di 20-25 cm.
Vive in banchi molto fitti e disciplinati, composti da centinaia o migliaia di
individui.
Specie di estremo interesse per la pesca professionale, viene catturata in
grande quantità nei paesi del mar Mediterraneo, Le carni sono ottime,
soprattutto se freschissime.
14. Sauro
Il sugarello o suro è un pesce d'acqua marina.
Si trova nell'Oceano Atlantico nord-orientale, nel Mar Mediterraneo e
raramente nel Mar Nero.
Presenta una linea laterale estesa lungo quasi tutto il dorso, che è verde con
vivaci iridescenze. I fianchi sono argentei e ha una macchia nera sulla parte
postero-superiore dell'opercolo e un'altra all'ascella delle pettorali. È lungo
normalmente circa 30 cm, ma alcuni esemplari raggiungono i 40 cm.
Si riunisce in grandi banchi nelle acque costiere, dove si nutre di crostacei e
altri pesci. I giovani si riuniscono in branchi sotto l'ombrello di grosse meduse,
trovando riparo e protezione senza alcun pericolo in quanto immuni dal veleno. Il
sugarello è commestibile e può essere affumicato, fritto, salato e cotto.
15. Boga
La Boga, in dialetto Opa e’ un pesce molto diffuso in tutti i nostri mari; ha il
corpo fusiforme, la bocca piccola e leggermente obliqua. Il colore del dorso è
giallo-verdastro con riflessi metallici. Lungo il corpo, quando l’animale è ancora
in vita, spesso sono presenti tre-quattro strisce longitudinali dorate. Il ventre
ed i fianchi hanno un colore argentato. L’animale, anche se può raggiungere una
dimensione fino a 40 cm, solitamente misura 15-20 cm. La boga ha questo nome
poiché etimologicamente significa “occhio di bue”.
Vive quasi sempre in banchi. Può arrivare fino a 200 m di profondità. E’
diffusissima in tutti i nostri mari.
La boga si può catturare quasi con ogni tecnica di pesca costiera,
soprattutto tramagli e reti da circuizione, ma anche reti a strascico e nasse.
Abbocca inoltre molto facilmente alle lenze innescate con vermi marini,
pezzetti di gambero, molluschi vari, sardine e anche impasti di pane, sardine,
formaggio, ecc. utilizzati comunemente per la pesca dei cefali.
Le carni non sono molto apprezzate a causa del cattivo odore che può dar loro
la fermentazione del contenuto dell'intestino.
16. Sgombro
Tipico pesce azzurro, questa specie è diffusa nelle acque costiere
del Mediterraneo e del Mar Nero, nonché nel Nord Atlantico. Abita le acque
fino a 200 metri di profondità, svernando in acque profonde e tornando verso
le coste nelle stagioni più calde.
Il corpo è allungato e affusolato, con bocca a punta e occhi grandi.
La livrea presenta un dorso grigio-bluastro, che sfuma verso i fianchi fino a
incontrare il ventre bianco argenteo. Dal dorso partono delle tigrature verticali
nere. Raggiunge eccezionalmente una lunghezza di 50 cm e ha una speranza di
vita di 17 anni.
Si nutre di plancton, meduse, piccoli pesci …
Viene catturato in grandi quantità soprattutto con le reti da circuizione. Nel
corso del XX secolo la pesca di sgombri è aumentata sensibilmente, arrivando
perfino al rischio di estinzione.
Lo sgombro è uno dei pesci più utilizzati e apprezzati della dieta mediterranea,
ma la presenza di una particolare proteina, fa dello sgombro la causa di
un'allergia alimentare anche grave.
17. Polpo
Il polpo comune o piovra viene chiamato spesso erroneamente polipo.
Il termine polpo ha origine dal latino pōlypus, da una forma greca
dorica "piede", quindi "dai molti piedi". Il termine piovra, invece, deriva
da pieuvre, forma dialettale normanna derivante dal latino pōlypus. È
un mollusco cefalopode molto diffuso nei bassi fondali, non oltre i 200 metri.
Preferisce i substrati aspri, rocciosi, perché ricchi di fessure e piccole caverne
in cui nascondersi: l'assenza di endo- ed esoscheletro gli permette di prendere
qualsiasi forma e di passare attraverso cunicoli molto stretti.
Il polpo possiede 3 cuori e ha la capacità di cambiare colore molto velocemente
e con grande precisione nel dettaglio. Sfrutta questa abilità sia
per mimetizzarsi che per comunicare con i suoi simili. È considerato uno
degli invertebrati più intelligenti; è stato, per esempio, dimostrato che il polpo
comune ha la capacità di apprendere. Una volta pescato, è in grado di
riguadagnare la libertà uscendo attraverso i boccaporti delle navi. Sottoposto a
test durante i quali gli è stata somministrata una preda rinchiusa in
un barattolo, il polpo ha dimostrato di essere in grado di aprire il barattolo per
raggiungere il cibo.
18. Pettine
Noto in italiano come pesce pettine, è un pesce osseo di mare.
Questa specie è diffusa in tutto il mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico.
Lungo le coste italiane non è comune se non localmente.
Vive su fondi di sabbia sottile a piccole profondità, fino a 15-20 m.
È molto compresso lateralmente ed ha un caratteristico profilo ripidissimo con
fronte spiovente verticalmente. Il colore della femmina è grigiastro o color
sabbia con tonalità che danno sul rossastro o sull'arancio con linee blu vivo
attorno all'occhio. Il maschio adulto è complessivamente grigio con tonalità
giallastra con qualche macchietta rosa salmone.
In caso di pericolo, da una posizione immobile presso il fondale sabbioso, compie
uno scatto improvviso, infilandosi quasi istantaneamente nel fondale sabbioso.
Dopo qualche tempo, si può vedere riapparire la testa spuntare dalla sabbia,
quindi il resto del corpo.
19. Pesce spada
Il pesce spada è presente nelle zone tropicali, subtropicali e temperate di tutti
gli oceani, nonché nel Mar Mediterraneo, nel Mar Nero…
Il corpo è di colore scuro sul dorso, argenteo con riflessi violacei sui fianchi e
tendente al bianco sul ventre. L’aspetto è caratterizzato dalla presenza
dell'inconfondibile "spada, che è usata come arma di offesa (per la caccia) e di
difesa dall'unico predatore (uomo escluso) che comporta un serio pericolo alla
vita del pesce spada: lo squalo mako. La coda è estremamente forcuta e sottile,
a forma di mezzaluna. Questi pesci raggiungono grosse dimensioni, con una
lunghezza massima di oltre 4,5 m e un peso che supera abbondantemente i
400 kg. Preda principalmente sgombri, tonni di piccole
dimensioni, barracuda, pesci volanti, clupeidi e molluschi cefalopodi.
I pesci spada riescono ad aumentare la temperatura del cervello e degli occhi
fino a 10 gradi centigradi rispetto alla temperatura esterna. Questo
meccanismo fisiologico migliora la visione e la coordinazione al fine di cacciare
con più efficienza
Ci sono fonti che testimoniano come il pesce spada venisse già pescato
nello Stretto di Messina fra il XVII ed il XV secolo a.C. Vennero alla luce,
infatti, resti di villaggi preistorici risalenti all'età del bronzo e, fra questi,
alcuni rifiuti di pasto contenenti ossa di pesce spada. La pesca del pesce spada,
si potrebbe definire anche caccia al pesce spada, nel vero senso del termine,
vista la procedura adottata. La pesca con le feluche o spadare, una sorta di
reti, è vietata e causa la morte di altre specie marine in pericolo, quali
le tartarughe marine ed i cetacei.
21. La Feluca
La Feluca è un’imbarcazione particolare a cinque remi, lunga poco più di sei
metri, dipinta di nero, snella e veloce; oggi ne esistono soltanto una dozzina.
Sono caratterizzate da un alto albero maestro, chiamato “Farere”, oggi alto
sino a 25 metri, ma anticamente solo 3,5 metri, in cima al quale si colloca il
pescatore, che ha il compito di avvistare il pescespada, e da una lunga
passerella posta anteriormente a sbalzo della prua dove si posiziona il
fiocinatore.
Dall’alto dell’albero maestro della “Feluca”, il pescatore antenniere , avvistata
la preda, gettava un grido d’allarme. Il fiocinatore aspettava il momento
opportuno per lanciare la fiocina uncinata, assicurata all’imbarcazione da una
lunga lenza. In quest’antica lotta non era sempre l’uomo a vincere, era una
battaglia lunga e dura, che è costata la vita a diversi pescatori, per questo
motivo veniva invocata la protezione di “Santa Marta Biniditta”.
Non di rado il compagno o la compagna del pescespada catturato, infatti,
vedendolo in pericolo, cercava di difenderlo, a volte anche aggredendo l’uomo.
22. La Lampara
La Lampara era una particolare imbarcazione fornita di lampade a carburo o a
petrolio destinata alla pesca notturna, ma il termine, più che essere riferito
tout court all'azione dell'illuminare, si trova inizialmente a indicare la rete a
circuizione (detta anche réta vulànde) e, più in generale, il sistema di pesca con
rete alla deriva e con luce abbagliante.
Veniva praticata in tutte le stagioni, nelle notti senza luna, ma con mare calmo.
Ad essa partecipavano una barca a motore con rete e tre battelli, ognuno dei
quali servito da due marinai e con due riflettori.
Il lavoro era indirizzato alla pesca di pesce turchino e verde, sarde e sgombri.
24. Brogna
Brogna
La brogna è uno strumento a fiato utilizzato quasi esclusivamente da segnale,
costituito dal classico tritone. Si tratta di una grossa conchiglia univalva a cui,
asportato l’apice, si praticava un foro al quale si adattava un bocchino di latta o
di stagno.
La brogna prendeva il nome di buccina proprio perché, come strumento a fiato,
si suonava mettendo il beccuccio in bocca. Soffiandovi dentro, se ne ricavava un
suono roco e rimbombante.
25. “A pruppara”
La polpara altro non è che una lenza avvolta
intorno a un pezzo di sughero o compensato utilizzata, come si evince dal nome,
per la pesca del polpo di scoglio. Questa lenza (che in determinati periodi
dell'anno può attrarre anche altri molluschi) è dotata nella parte terminale di
circa quattro asole, dove vengono bloccate le esche, ed un piombo. Per esca si
utilizzano solitamente dei piccoli granchi di scoglio, affiancati da pezzi di
stoffa bianca o zampe di galline legate
in cima alla lenza, con lo scopo di richiamare l'attenzione dei polpi. Essi si
attaccheranno allo spago e saranno quindi catturati.
26. I Riatteri
La pescagione veniva portata al mercato all'ingrosso del pesce dove
attendevano i "riatteri“, cioè i pescivendoli.
Costoro erano una categoria talvolta disprezzata dai pescatori, i quali, dopo
aver lavorato e lottato, si vedevano spesso pagare miseramente il frutto delle
loro fatiche.