Didattica e tecnologie: il coding

Alessandri Giuseppe
Alessandri GiuseppeAssociate Professor at Unimc
Didattica e tecnologie
il coding
Giuseppe Alessandri
Dipartimento di Scienze dell'Educazione, dei Beni culturali, del Turismo
Università degli studi di Macerata
Convegno
Le vie della Pedagogia
tra linguaggi, ambienti e tecnologie
Macerata 14, 15 novembre 2015
http://www.didafor.com
Escher M.C., Salita e discesa, litografia, 1960
Didattica e tecnologie: il coding
• Monaci che si aggirano in
eterni anelli evocano un senso
di alienazione, un “girare a
vuoto”.
• Docenti che si aggirano in
eterni anelli evocano un senso
di alienazione, un “girare a
vuoto”.
• Un cercare di raggiungere una meta che non si raggiunge
mai.
• Ma quale meta?
Quella dell’integrazione fra
didattica e tecnologie.
Ancora ESCHER
Escher M.C., Cascata, litografia, 1961
• Le due opere di Escher sembrano emanare
un ulteriore significato che va oltre
l’interpretazione di ciò che è raffigurato e
trasmette un senso di disagio relativo al
significato di costruzioni impossibili.
Ma è proprio una costruzione impossibile la
realizzazione di questo rapporto?
• Sono anni che esso viene analizzato
e
• che si sviluppano tentativi di
utilizzare le tecnologie nella scuola,
• ma sembra di essere sempre al
punto iniziale.
Si ha l’impressione di andare contro un muro di gomma che
costantemente respinge.
• Il docente prova, ma i suoi sforzi
sembrano assorbiti; sono sforzi che
non incidono.
• Se tutto ciò è vero, occorre chiedersi:
–la responsabilità è solo del docente?
–e le istituzioni?
• Da sempre si afferma:
– il docente deve dedicarsi all’uso didattico delle
tecnologie;
– non deve essere un tecnologo;
• Ma cosa si intende per tecnologo?
– colui che deve interessarsi delle operazioni di riparazione
a fronte di malfunzionamenti, di rotture hardware, …?
– oppure colui che fa funzionare i dispositivi collegati, che
aggiorna il software di sistema, ..., che, in definitiva, sa
operare con un pc e gestisce la sua manutenzione?
Forse un approccio da rivedere?
• Se ci si riferisce al primo, è ovvio che
deve esserci un tecnico ed è, altresì,
ovvio che non deve essere il docente; ma
si è fuori dal rapporto fra didattica e
tecnologie;
• se ci si riferisce al secondo, forse non si
percepisce lo spessore delle tecnologie:
non è pensabile che un tecnologo sia
colui che svolga le operazioni elencate.
• Non occorre impostare analisi per
rivendicare che il ruolo di un docente
non è quello di fare manutenzione;
• però, svolgere quei compiti, non è
neppure la mansione principale di un
vero tecnologo; quei compiti non ne
esauriscono il profilo.
• Un tecnologo in campo digitale è un
professionista che sa costruire con le
tecnologie, in particolare con quelle software
(anche se a livello funzionale occorrerebbe
avere delle conoscenze hardware);
• se è così, forse è un po’ sbrigativo dire: “Io
sono un docente, non un tecnologo” (quasi si
delineasse, per il secondo, una figura di altro
spessore).
• Se il “concorrente” è un
tecnologo di questo tipo,
allora il docente pecca se non
si impegna sul fronte
caratteristico del profilo di
questo tecnologo.
• C’è del vero in quanto detto e ciò
è ratificato spesso in ambito
accademico e anche ministeriale
(progetti su progetti che, con
denominazioni diverse, insistono
sempre sul dire “applicazioni
didattiche delle tecnologie ……”).
• Ma costruire cosa significa?
• Per anni ha significato:
–multimedialitàipertestualità,
–web.
• Il web ha rappresentato e rappresenta
tuttora il campo maggiormente
frequentato per quanto riguarda l’uso
delle tecnologie nella scuola.
• fondamentalmente il web è uno
“strumento” per presentare e distribuire:
–presentare proprio materiale,
–presentare propri interventi in un blog,
–presentare propri tweet, propri post in
Facebook;
• nei fatti facilita il dialogo, non lo crea.
• Se è vero che il web può essere gestito in
modalità dialogica, tuttavia i costruttori
del dialogo sono le persone che
dialogano;
• una discussione online, ad esempio con
un web forum, è costruita dai
partecipanti; è il loro approccio alla
discussione che ne decreta il successo o
l’insuccesso.
• Il web ha contribuito allo sviluppo della
conoscenza della tecnologie;
• ha contribuito a quanto c’è di diffuso, su
questo versante, nella scuola;
• però il web non esaurisce l’approccio alle
tecnologie nella didattica.
• E allora, cosa fare?
ci si allontana dal punto iniziale per poi tornarci
Escher M.C., Metamorfosi, litografia, 1939/40
• «In the 2012, the UK Government announced that their
national ICT (Information and Communication Technology)
curriculum was being scrapped (rottamare, smantellare)
because it is harmful (dannoso!!) and dull (noioso!!) and
recommended that it be replaced by computer science K–
121
. […].
https://www.gov.uk/government/news/harmful-ict-curriculum-set-to-be-dropped-to-make-way-for-rigorous-computer-science
• In recent days, President Obama, Mark Zuckerberg, and
Microsoft have all advocated for kids to learn coding. […].
Programming is the nervous system of the maker
revolution. Not only can new virtual products be invented,
but programming is required to bring life and intelligence
to the physical artifacts a tinkerer or engineer makes»
(Libow Martinez S., Stager G., 2013).
Obama: “Progettate un applicazione, non scaricatela”
In Italia
• «[…] il nostro è il secolo
dell’alfabetizzazione digitale: la scuola ha
il dovere di stimolare i ragazzi a capire il
digitale oltre la superficie. A non limitarsi
ad essere “consumatori di digitale”. A
non accontentarsi di utilizzare un sito
web, una app, un videogioco, ma a
progettarne uno».
(https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
In Italia
• «[…] programmare […] significa
applicare la logica per capire,
controllare, sviluppare contenuti e
metodi per risolvere i problemi […]».
(https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
In Italia
• «Serve quindi un piano nazionale che
consenta di introdurre il coding (la
programmazione) nella scuola italiana.
• […]. A partire dalla primaria, […] nei
prossimi tre anni in ogni classe gli alunni
[impareranno] a risolvere problemi
complessi applicando la logica del
paradigma informatico. […]».
(https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
In Italia
• «A partire dall’autunno, dopo Stati
Uniti e Inghilterra, lanceremo in
Italia l’iniziativa Code.org. […].
• Il punto di arrivo sarà promuovere
l’informatica per ogni indirizzo
scolastico. Fin dal prossimo anno,
vogliamo attivare un programma
per “Digital Makers”».
(https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
• Quindi in Italia si vuole iniziare a introdurre la
programmazione a partire dalla primaria.
• Quali caratteristiche:
–creatività,
–rigore e flessibilità,
–progettazione dinamica,
–decentralizzazione,
–approccio alla complessità.
creatività rigore flessibilità
progettazione dinamica
complessità
dialogico
ricorsivo
ologrammatico
principi:
decentralizzazione
• «Anche la scienza obbedisce alla dialogica». Il
dialogo avviene fra quattro istanze che sono le
quattro zampe con le quali cammina: dell’empirismo
e della razionalità, dell’immaginazione e del
controllo.
• Esiste una contrapposizione fra gli approcci empirici
e quelli razionalistici1
; i primi sono strettamente
pragmatici e i secondi, con la loro convinzione
razionalizzatrice, non prendono in considerazione
tutto ciò che non è a sistematizzabile. (Morin E.,
2007, pp. 33-34, in Bocchi G., Ceruti M.)
1.Realta retta da principi razionali e quindi completamente intellegibile; è analizzabile attraverso la ragione e procedimenti dimostrativi
• Altresì, fra immaginazione,
delle ipotesi, e controllo, di
queste, esiste una
contrapposizione ma, anche,
un proficuo rapporto di
complementarità.
• Immaginazione, controllo rimandano alle due zampe
impiegate nella costruzione di un programma;
•immaginazione delle ipotesi risolutive
•rigore nell’impostazione del
procedimento risolutivo
•controllo prove
immaginazione
rigore
controllo
Popper
• «Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può
riassumere dicendo che esso consiste in questi tre
passi: inciampiamo in qualche problema; tentiamo di
risolverlo, ad esempio, proponendo qualche nuova
teoria; impariamo dai nostri sbagli, specialmente da
quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica
dei nostri tentativi di risoluzione. O, per dirla in tre
parole: problemi-teorie-critiche. Credo che in queste
tre parole, problemi-teorie-critiche, si possa
riassumere tutto quanto il modo di procedere della
scienza razionale» (Popper K.R, 1969, pag. 146).
• si ha
immaginazione
rigore
controllo
problema
soluzione
confutazione
• principi ologrammatico e ricorsivo:
– nella progettazione di un programma ogni singolo
passo porta dentro la visione dello studente sulla sua
modalità di progettazione, di creatività, di riflessione
– è una modalità continua, ricorsiva, di richiamare se
stessi nel lavoro che si compie;
• ma la ricorsione è anche un approccio alla
soluzione dei problemi in informatica;
• e i principi ologrammatico e ricorsivo sono
sperimentabili, ad esempio, nella realizzazione di
frattali.
La curva di Van Koch
Decentralizzazione
• Per simulazione si intende il ricreare un segmento di mondo
reale per studiarne i fenomeni.
• Significa realizzare un’applicazione software per studiare
questo segmento.
• Spesso le simulazioni studiano domini nei quali vivono
diversi soggetti (agenti) che interagiscono fra loro e con
l’ambiente.
• Le relative applicazioni software sono
strutturate secondo criteri di
decentralizzazione: ciascun agente ha una
propria programmazione;
• la conoscenza che ciascun agente ha della
situazione che sta vivendo è limitata e
non esiste un’autorità centralizzata che
controlla i comportamenti dei singoli.
• Le interazioni che si sviluppano tra essi possono
determinare lo sviluppo di comportamenti emergenti.
• Applicazioni software decentralizzate permettono di
studiare molti fenomeni naturali; ad esempio: colonie di
formiche e termiti, banchi di pesci, stormi di uccelli.
• Nella didattica con gli studenti, è possibile utilizzare degli
strumenti che permettono la costruzione di artefatti
attraverso la programmazione; ad esempio:
–realizzare animazioni,
–creare simulazioni,
–costruire dei robot e farli “vivere” nel
mondo.
animazioni
simulazioni
simulazioni
robot
robot
Perché la programmazione
Attraverso la programmazione si può raggiungere una
maggiore consapevolezza sulle tecnologie, arrivando a
percepirne e capirne la struttura:
•Merieu (2005):
– parla della necessità di approfondire la conoscenza
della struttura per evitare di credere alla “magia”
delle tecnologie;
– altresì, è importante capire come e perché quella
determinata scoperta scientifica o tecnologica sia
avvenuta in un certo periodo.
Un nuovo digital divide
• Oggi, paradossalmente, a una sempre maggiore
diffusione delle tecnologie corrisponde un
progressivo e profondo distacco da esse.
• Esiste una generale tendenza ad identificare la
tecnologia con un’interfaccia e
• sempre più la tecnologia si fa sottile: un esempio
è il tablet, che sempre più tende ad assomigliare
a fogli, suggerendo con le proprie dimensioni la
stessa sottigliezza della pagina di giornale.
Perché la programmazione
• L’essere sottile del tablet rappresenta una metafora del
corrispondente sottile spessore della conoscenza e della
competenza sull’uso delle tecnologie.
• Infatti, accanto alla tendenza a impadronirsi delle
funzionalità dell’interfaccia, si riscontra un interesse
sempre minore circa le modalità di funzionamento di un
qualsivoglia dispositivo.
Perché la programmazione
• Questa deriva, purtroppo, sta coinvolgendo anche l’ambito
scolastico: l’emergere di un nuovo, più significativo e profondo
digital divide, si può far risalire, oggi, non tanto alle diverse
possibilità di accesso alle tecnologie quanto, piuttosto, a
diversi livelli di qualità nell’utilizzo delle stesse, laddove, la
scuola dovrebbe essere il luogo in cui è possibile raggiungere
lo stesso spessore competenziale.
Perché la programmazione
• Pierre Bourdieu (1964, pagg. 103-109) conduce una
significativa critica alla riproposizione della disuguaglianza
sociale da parte della scuola del suo tempo.
• L’autore spiega che i giovani delle classi popolari nel
frequentare la scuola ritrovavano una riproduzione della
selezione che già patiscono nella società.
• La scuola avalla i dislivelli sociali riproponendoli in forme di
ineguaglianze scolastiche; così facendo ratifica e riproduce la
suddivisione classista esistente nel tessuto sociale. La scuola,
piuttosto che facilitare la liberazione e quindi
l’emancipazione, diviene custode della suddivisione della
società in classi.
• Prendendo ad esempio l’analisi di Bourdieu, applicandola
alla diffusione delle tecnologie, la scuola attualmente
mantiene e anzi perpetua la suddivisione in classi delle
competenze digitali. Invece di proporre un uso significativo
delle tecnologie, spesso si interroga ancora se usarle
oppure no e, comunque, troppo spesso nell’ottica di
strumenti facilitatori nei vari ambiti disciplinari.
DidatticaTecnologi
e
codingcoding
• grazie
http://www.didafor.com
• Bourdieu P., Passeron J. C., 1964, Les héritiers. Les étudiants et la culture, Minuit,
Paris; trad. it. Bourdieu P., Passeron J. C., 1971, I delfini. Gli studenti e la cultura,
Guaraldi, Bologna.
• Libow Martinez S., Stager G., 2013, Invent to learn. Making, Tinkering, and
Engineering in the Classroom, Constructing Modern Knowledge Press, Torrance,
California, USA
• Meirieu P., Liesenborghs J., 2005, L’enfant, l’éducateur et la télécommande,
Éditions Labot, Bruxelles; trad. it. Meirieu P., Liesenborghs J., 2008, Infanzia
educazione e nuovi media, Erickson, Trento.
• Morin E., 2007, Le vie della complessità, in Bocchi G., Ceruti M. (a cura), La sfida
della complessità, Bruno Mondadori, Milano
• Meirieu (2008) sostiene che lo sviluppo delle conoscenze
scientifiche e tecniche potrebbe affrancare l’umanità
dall’influenza regressiva e penalizzante del pensiero
magico.
• Sul versante delle tecnologie una consapevolezza
dell’evoluzione scientifica fa capire che non esistono
sistemi magici all’interno: tutto funziona secondo
dispositivi e meccanismi progettati e realizzati dall’uomo.
• Ciò non significa che sia necessario conoscere l’intima
struttura delle tecnologie, ma capire cosa avviene
internamente ad esse per evitare un effetto straniante.
• “Nessuno può essere privato del diritto di comprendere ciò
che gli uomini hanno creato” (pag. 70).
• «Trasmettiamo le conoscenze come se fossero delle
essenze eterne e immutabili, dimenticando che è stato
necessario battersi per imporle contro i pregiudizi! Galileo
si è battuto […]» (Meirieu P., Liesenborghs J., 2008, pag.
71). Occorre far percepire agli alunni che si propongono
loro conoscenze prodotte dalla mobilitazione di “esseri in
carne e ossa”.
• Presentare i personaggi con la loro quotidianità, i loro
problemi, le loro manie e le loro vicissitudini sociali; solo
così si può dare un senso al determinarsi della cultura e si
potrà capire il significato vero della scoperta.
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Didattica e tecnologie: il coding

  • 1. Didattica e tecnologie il coding Giuseppe Alessandri Dipartimento di Scienze dell'Educazione, dei Beni culturali, del Turismo Università degli studi di Macerata Convegno Le vie della Pedagogia tra linguaggi, ambienti e tecnologie Macerata 14, 15 novembre 2015 http://www.didafor.com
  • 2. Escher M.C., Salita e discesa, litografia, 1960
  • 4. • Monaci che si aggirano in eterni anelli evocano un senso di alienazione, un “girare a vuoto”. • Docenti che si aggirano in eterni anelli evocano un senso di alienazione, un “girare a vuoto”.
  • 5. • Un cercare di raggiungere una meta che non si raggiunge mai. • Ma quale meta? Quella dell’integrazione fra didattica e tecnologie.
  • 6. Ancora ESCHER Escher M.C., Cascata, litografia, 1961
  • 7. • Le due opere di Escher sembrano emanare un ulteriore significato che va oltre l’interpretazione di ciò che è raffigurato e trasmette un senso di disagio relativo al significato di costruzioni impossibili. Ma è proprio una costruzione impossibile la realizzazione di questo rapporto?
  • 8. • Sono anni che esso viene analizzato e • che si sviluppano tentativi di utilizzare le tecnologie nella scuola, • ma sembra di essere sempre al punto iniziale.
  • 9. Si ha l’impressione di andare contro un muro di gomma che costantemente respinge.
  • 10. • Il docente prova, ma i suoi sforzi sembrano assorbiti; sono sforzi che non incidono. • Se tutto ciò è vero, occorre chiedersi: –la responsabilità è solo del docente? –e le istituzioni?
  • 11. • Da sempre si afferma: – il docente deve dedicarsi all’uso didattico delle tecnologie; – non deve essere un tecnologo; • Ma cosa si intende per tecnologo? – colui che deve interessarsi delle operazioni di riparazione a fronte di malfunzionamenti, di rotture hardware, …? – oppure colui che fa funzionare i dispositivi collegati, che aggiorna il software di sistema, ..., che, in definitiva, sa operare con un pc e gestisce la sua manutenzione? Forse un approccio da rivedere?
  • 12. • Se ci si riferisce al primo, è ovvio che deve esserci un tecnico ed è, altresì, ovvio che non deve essere il docente; ma si è fuori dal rapporto fra didattica e tecnologie; • se ci si riferisce al secondo, forse non si percepisce lo spessore delle tecnologie: non è pensabile che un tecnologo sia colui che svolga le operazioni elencate.
  • 13. • Non occorre impostare analisi per rivendicare che il ruolo di un docente non è quello di fare manutenzione; • però, svolgere quei compiti, non è neppure la mansione principale di un vero tecnologo; quei compiti non ne esauriscono il profilo.
  • 14. • Un tecnologo in campo digitale è un professionista che sa costruire con le tecnologie, in particolare con quelle software (anche se a livello funzionale occorrerebbe avere delle conoscenze hardware); • se è così, forse è un po’ sbrigativo dire: “Io sono un docente, non un tecnologo” (quasi si delineasse, per il secondo, una figura di altro spessore).
  • 15. • Se il “concorrente” è un tecnologo di questo tipo, allora il docente pecca se non si impegna sul fronte caratteristico del profilo di questo tecnologo.
  • 16. • C’è del vero in quanto detto e ciò è ratificato spesso in ambito accademico e anche ministeriale (progetti su progetti che, con denominazioni diverse, insistono sempre sul dire “applicazioni didattiche delle tecnologie ……”).
  • 17. • Ma costruire cosa significa? • Per anni ha significato: –multimedialitàipertestualità, –web. • Il web ha rappresentato e rappresenta tuttora il campo maggiormente frequentato per quanto riguarda l’uso delle tecnologie nella scuola.
  • 18. • fondamentalmente il web è uno “strumento” per presentare e distribuire: –presentare proprio materiale, –presentare propri interventi in un blog, –presentare propri tweet, propri post in Facebook; • nei fatti facilita il dialogo, non lo crea.
  • 19. • Se è vero che il web può essere gestito in modalità dialogica, tuttavia i costruttori del dialogo sono le persone che dialogano; • una discussione online, ad esempio con un web forum, è costruita dai partecipanti; è il loro approccio alla discussione che ne decreta il successo o l’insuccesso.
  • 20. • Il web ha contribuito allo sviluppo della conoscenza della tecnologie; • ha contribuito a quanto c’è di diffuso, su questo versante, nella scuola; • però il web non esaurisce l’approccio alle tecnologie nella didattica.
  • 21. • E allora, cosa fare? ci si allontana dal punto iniziale per poi tornarci Escher M.C., Metamorfosi, litografia, 1939/40
  • 22. • «In the 2012, the UK Government announced that their national ICT (Information and Communication Technology) curriculum was being scrapped (rottamare, smantellare) because it is harmful (dannoso!!) and dull (noioso!!) and recommended that it be replaced by computer science K– 121 . […]. https://www.gov.uk/government/news/harmful-ict-curriculum-set-to-be-dropped-to-make-way-for-rigorous-computer-science
  • 23. • In recent days, President Obama, Mark Zuckerberg, and Microsoft have all advocated for kids to learn coding. […]. Programming is the nervous system of the maker revolution. Not only can new virtual products be invented, but programming is required to bring life and intelligence to the physical artifacts a tinkerer or engineer makes» (Libow Martinez S., Stager G., 2013). Obama: “Progettate un applicazione, non scaricatela”
  • 24. In Italia • «[…] il nostro è il secolo dell’alfabetizzazione digitale: la scuola ha il dovere di stimolare i ragazzi a capire il digitale oltre la superficie. A non limitarsi ad essere “consumatori di digitale”. A non accontentarsi di utilizzare un sito web, una app, un videogioco, ma a progettarne uno». (https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
  • 25. In Italia • «[…] programmare […] significa applicare la logica per capire, controllare, sviluppare contenuti e metodi per risolvere i problemi […]». (https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
  • 26. In Italia • «Serve quindi un piano nazionale che consenta di introdurre il coding (la programmazione) nella scuola italiana. • […]. A partire dalla primaria, […] nei prossimi tre anni in ogni classe gli alunni [impareranno] a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico. […]». (https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
  • 27. In Italia • «A partire dall’autunno, dopo Stati Uniti e Inghilterra, lanceremo in Italia l’iniziativa Code.org. […]. • Il punto di arrivo sarà promuovere l’informatica per ogni indirizzo scolastico. Fin dal prossimo anno, vogliamo attivare un programma per “Digital Makers”». (https://labuonascuola.gov.it/documenti/La%20Buona%20Scuola.pdf).
  • 28. • Quindi in Italia si vuole iniziare a introdurre la programmazione a partire dalla primaria. • Quali caratteristiche: –creatività, –rigore e flessibilità, –progettazione dinamica, –decentralizzazione, –approccio alla complessità.
  • 29. creatività rigore flessibilità progettazione dinamica complessità dialogico ricorsivo ologrammatico principi: decentralizzazione
  • 30. • «Anche la scienza obbedisce alla dialogica». Il dialogo avviene fra quattro istanze che sono le quattro zampe con le quali cammina: dell’empirismo e della razionalità, dell’immaginazione e del controllo. • Esiste una contrapposizione fra gli approcci empirici e quelli razionalistici1 ; i primi sono strettamente pragmatici e i secondi, con la loro convinzione razionalizzatrice, non prendono in considerazione tutto ciò che non è a sistematizzabile. (Morin E., 2007, pp. 33-34, in Bocchi G., Ceruti M.) 1.Realta retta da principi razionali e quindi completamente intellegibile; è analizzabile attraverso la ragione e procedimenti dimostrativi
  • 31. • Altresì, fra immaginazione, delle ipotesi, e controllo, di queste, esiste una contrapposizione ma, anche, un proficuo rapporto di complementarità.
  • 32. • Immaginazione, controllo rimandano alle due zampe impiegate nella costruzione di un programma; •immaginazione delle ipotesi risolutive •rigore nell’impostazione del procedimento risolutivo •controllo prove
  • 34. Popper • «Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può riassumere dicendo che esso consiste in questi tre passi: inciampiamo in qualche problema; tentiamo di risolverlo, ad esempio, proponendo qualche nuova teoria; impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica dei nostri tentativi di risoluzione. O, per dirla in tre parole: problemi-teorie-critiche. Credo che in queste tre parole, problemi-teorie-critiche, si possa riassumere tutto quanto il modo di procedere della scienza razionale» (Popper K.R, 1969, pag. 146).
  • 36. • principi ologrammatico e ricorsivo: – nella progettazione di un programma ogni singolo passo porta dentro la visione dello studente sulla sua modalità di progettazione, di creatività, di riflessione – è una modalità continua, ricorsiva, di richiamare se stessi nel lavoro che si compie; • ma la ricorsione è anche un approccio alla soluzione dei problemi in informatica; • e i principi ologrammatico e ricorsivo sono sperimentabili, ad esempio, nella realizzazione di frattali. La curva di Van Koch
  • 37. Decentralizzazione • Per simulazione si intende il ricreare un segmento di mondo reale per studiarne i fenomeni. • Significa realizzare un’applicazione software per studiare questo segmento. • Spesso le simulazioni studiano domini nei quali vivono diversi soggetti (agenti) che interagiscono fra loro e con l’ambiente.
  • 38. • Le relative applicazioni software sono strutturate secondo criteri di decentralizzazione: ciascun agente ha una propria programmazione; • la conoscenza che ciascun agente ha della situazione che sta vivendo è limitata e non esiste un’autorità centralizzata che controlla i comportamenti dei singoli.
  • 39. • Le interazioni che si sviluppano tra essi possono determinare lo sviluppo di comportamenti emergenti. • Applicazioni software decentralizzate permettono di studiare molti fenomeni naturali; ad esempio: colonie di formiche e termiti, banchi di pesci, stormi di uccelli.
  • 40. • Nella didattica con gli studenti, è possibile utilizzare degli strumenti che permettono la costruzione di artefatti attraverso la programmazione; ad esempio: –realizzare animazioni, –creare simulazioni, –costruire dei robot e farli “vivere” nel mondo.
  • 44. robot
  • 45. robot
  • 46. Perché la programmazione Attraverso la programmazione si può raggiungere una maggiore consapevolezza sulle tecnologie, arrivando a percepirne e capirne la struttura: •Merieu (2005): – parla della necessità di approfondire la conoscenza della struttura per evitare di credere alla “magia” delle tecnologie; – altresì, è importante capire come e perché quella determinata scoperta scientifica o tecnologica sia avvenuta in un certo periodo.
  • 47. Un nuovo digital divide • Oggi, paradossalmente, a una sempre maggiore diffusione delle tecnologie corrisponde un progressivo e profondo distacco da esse. • Esiste una generale tendenza ad identificare la tecnologia con un’interfaccia e • sempre più la tecnologia si fa sottile: un esempio è il tablet, che sempre più tende ad assomigliare a fogli, suggerendo con le proprie dimensioni la stessa sottigliezza della pagina di giornale. Perché la programmazione
  • 48. • L’essere sottile del tablet rappresenta una metafora del corrispondente sottile spessore della conoscenza e della competenza sull’uso delle tecnologie. • Infatti, accanto alla tendenza a impadronirsi delle funzionalità dell’interfaccia, si riscontra un interesse sempre minore circa le modalità di funzionamento di un qualsivoglia dispositivo. Perché la programmazione
  • 49. • Questa deriva, purtroppo, sta coinvolgendo anche l’ambito scolastico: l’emergere di un nuovo, più significativo e profondo digital divide, si può far risalire, oggi, non tanto alle diverse possibilità di accesso alle tecnologie quanto, piuttosto, a diversi livelli di qualità nell’utilizzo delle stesse, laddove, la scuola dovrebbe essere il luogo in cui è possibile raggiungere lo stesso spessore competenziale. Perché la programmazione
  • 50. • Pierre Bourdieu (1964, pagg. 103-109) conduce una significativa critica alla riproposizione della disuguaglianza sociale da parte della scuola del suo tempo. • L’autore spiega che i giovani delle classi popolari nel frequentare la scuola ritrovavano una riproduzione della selezione che già patiscono nella società. • La scuola avalla i dislivelli sociali riproponendoli in forme di ineguaglianze scolastiche; così facendo ratifica e riproduce la suddivisione classista esistente nel tessuto sociale. La scuola, piuttosto che facilitare la liberazione e quindi l’emancipazione, diviene custode della suddivisione della società in classi.
  • 51. • Prendendo ad esempio l’analisi di Bourdieu, applicandola alla diffusione delle tecnologie, la scuola attualmente mantiene e anzi perpetua la suddivisione in classi delle competenze digitali. Invece di proporre un uso significativo delle tecnologie, spesso si interroga ancora se usarle oppure no e, comunque, troppo spesso nell’ottica di strumenti facilitatori nei vari ambiti disciplinari.
  • 54. • Bourdieu P., Passeron J. C., 1964, Les héritiers. Les étudiants et la culture, Minuit, Paris; trad. it. Bourdieu P., Passeron J. C., 1971, I delfini. Gli studenti e la cultura, Guaraldi, Bologna. • Libow Martinez S., Stager G., 2013, Invent to learn. Making, Tinkering, and Engineering in the Classroom, Constructing Modern Knowledge Press, Torrance, California, USA • Meirieu P., Liesenborghs J., 2005, L’enfant, l’éducateur et la télécommande, Éditions Labot, Bruxelles; trad. it. Meirieu P., Liesenborghs J., 2008, Infanzia educazione e nuovi media, Erickson, Trento. • Morin E., 2007, Le vie della complessità, in Bocchi G., Ceruti M. (a cura), La sfida della complessità, Bruno Mondadori, Milano
  • 55. • Meirieu (2008) sostiene che lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e tecniche potrebbe affrancare l’umanità dall’influenza regressiva e penalizzante del pensiero magico. • Sul versante delle tecnologie una consapevolezza dell’evoluzione scientifica fa capire che non esistono sistemi magici all’interno: tutto funziona secondo dispositivi e meccanismi progettati e realizzati dall’uomo. • Ciò non significa che sia necessario conoscere l’intima struttura delle tecnologie, ma capire cosa avviene internamente ad esse per evitare un effetto straniante. • “Nessuno può essere privato del diritto di comprendere ciò che gli uomini hanno creato” (pag. 70).
  • 56. • «Trasmettiamo le conoscenze come se fossero delle essenze eterne e immutabili, dimenticando che è stato necessario battersi per imporle contro i pregiudizi! Galileo si è battuto […]» (Meirieu P., Liesenborghs J., 2008, pag. 71). Occorre far percepire agli alunni che si propongono loro conoscenze prodotte dalla mobilitazione di “esseri in carne e ossa”. • Presentare i personaggi con la loro quotidianità, i loro problemi, le loro manie e le loro vicissitudini sociali; solo così si può dare un senso al determinarsi della cultura e si potrà capire il significato vero della scoperta.