La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
Il Futuro Come Minaccia
1. IL FUTURO COME MINACCIA L’individuo nel mondo complesso, tra disagio del vivere e ricerca di nuovi equilibri Liceo classico L.Ariosto Ferrara Indirizzo di Scienze Sociali A. S. 2006-2007 Classe 5 ª sez. R Esame di stato Percorso per il colloquio orale di Laura Aguiari
2. “ Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta.” Baruch Spinoza
3.
4. LE RADICI DEL “MALE DI VIVERE” Il pensiero sociologico Sigmund Freud [1856-1939] Il disagio della civiltà diventa disagio di vivere nel mondo Scuola di Francoforte [1930-1970] La vita è una serie di stimoli slegati tra loro, ma non possiamo limitarci ad accettare ciò che ci succede: dobbiamo ricostruire la nostra storia Georg Simmel [1858-1918] L’esperienza metropolitana: la città si sta modificando, e con essa la vita delle persone. La modernità non prevede più emozioni, ma solo passioni effimere Max Weber [1864-1920] Il capitalismo, mentre richiede all’uomo presenza attiva nel mondo, lo obbliga a rinunciare al godimento dello stesso, per consentire lo sviluppo economico Karl Marx [1818-1883] Il capitalismo crea alienazione Il pensiero sociologico
5. LE RADICI DEL “MALE DI VIVERE” L’arte figurativa Marcel Duchamp [1887-1968] Il nichilismo dell’arte? La “morte” dell’arte del passato, e la necessità di crearne una nuova, diversa. M. Duchamp, Perché non starnutire? , 1921
6. LE RADICI DEL “MALE DI VIVERE” La letteratura James Joyce Eugenio Montale Eveline Spesso il male di vivere ho incontrato Il sogno del prigioniero
7. Eveline is a girl in conflict with the world, but still before with herself. She is tired, by now, of all that is accustoms: « felt in the nostrils the smell of the dusty cretonne » , the smell of that is by now old, monotone. Eveline wishes one new life, together with the man whom she loves, Frank… « was good and strong, Frank, and of generous heart … » EVELINE Dubliners , is a penetrating analysis of the stagnation and paralysis of Dublin society.
8. OSSI DI SEPPIA Il male di vivere è quel senso di angoscia dell’uomo moderno (esteso, in termini di sofferenza, ad ogni fibra dell’universo), che si sente come abbandonato in un mondo destituito di significato e di valore. Montale ne è consapevole: riconosce i segni di una condizione umana votata allo scacco e all’assurdo FILOSOFIA ESISTENZIALISTA (Europa 1930) Crisi profonda dei valori intellettuali, sociali ed etici tradizionalmente associati all’Ottocento (ottimismo, progressismo, spiritualismo ecc.) La vita è assurda, perché non c’è più niente che possa darle un senso. “ L’assurdo è la posizione su cui costruire nuovi valori” Albert Camus Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. MA Non ha ancora messo da parte la speranza per un ottimismo nei riguardi del futuro: cerca instancabilmente il “miracolo” impossibile che apra un “varco” al di là dei limiti dell’uomo. Spesso il male di vivere ho incontrato
9. Albe e notti qui variano per pochi segni. Il zigzag degli storni sui battifredi nei giorni di battaglia, mie sole ali, un filo d'aria polare, l'occhio del capoguardia dello spioncino, crac di noci schiacciate, un oleoso sfrigolio dalle cave, girarrosti veri o supposti - ma la paglia é oro, la lanterna vinosa é focolare se dormendo mi credo ai tuoi piedi. La purga dura da sempre, senza un perché. Dicono che chi abiura e sottoscrive puo salvarsi da questo sterminio d'oche ; che chi obiurga se stesso, ma tradisce e vende carne d'altri, affera il mestolo anzi che terminare nel patée destinato agl'Iddii pestilenziali. Il sogno del prigioniero LA BUFERA E ALTRO Tardo di mente, piagato dal pungente giaciglio mi sono fuso col volo della tarma che la mia suola sfarina sull'impiantito, coi kimoni cangianti delle luci scironate all'aurora dai torrioni, ho annusato nel vento il bruciaticcio dei buccellati dai forni, mi son guardato attorno, ho suscitato iridi su orizzonti di ragnateli e petali sui tralicci delle inferriate, mi sono alzato, sono ricaduto nel fondo dove il secolo e il minuto - e i colpi si ripetono ed i passi, e ancora ignoro se saro al festino farcitore o farcito. L'attesa é lunga, il mio sogno di te non e finito. Sullo sfondo dell’esistenza individuale si profila la tragedia collettiva della guerra , vista non tanto come il risultato di circostanze storiche e politiche, quanto come una catastrofe cosmica: l’uomo diviene ostaggio di una condizione storica senza vie d’uscita . Anche se il sogno del valore (che deve incarnarsi nella storia) non è finito, tuttavia la sua realizzazione appare difficile, se non impossibile. il declino della civiltà occidentale (causato dalla meccanizzazione, dalla massificazione, dal consumismo e dall’anonimato) sembra al poeta ormai inevitabile , ed esso è destinato a travolgere ogni significato , compreso quello che sino ad allora aveva avuto la poesia. INFATTI
10. Oggi c’è un clima diffuso di pessimismo che evoca un domani oscuro, minaccioso La promessa - di un futuro migliore e inalterabile - diventa minaccia VIVIAMO IN UN EPOCA DOMINATA DALLE PASSIONI TRISTI Impotenza Disgregazione La fede nel progresso è stata ormai sostituita dal futuro cupo, dalla brutalità che identifica la libertà con il dominio di sé, del proprio ambiente, degli altri. Inquinamenti di ogni tipo, disuguaglianze sociali, disastri economici, comparsa di nuove malattie… E in questo contesto si è imposto uno stile di vita che mira soltanto ad “usare e gettare”. Tutto è entrato in crisi: la politica, l'etica, i rapporti umani, il rispetto della vita e della morte, centrifugati in un teatro dell'assurdo dove si vive soltanto nell'"attimo presente" senza curarsi minimamente del futuro. LA CONTEMPORANEIT À: UN’EPOCA DI “PASSIONI TRISTI”
11. Ma è anche vero che le passioni tristi sono una costruzione , un modo di interpretare la realtà, non la realtà stessa , che ancora serba delle risorse se solo non ci facciamo irretire da quel significante oggi dominante che è l'insicurezza.
12.
13. LA CARTA DEL NUOVO MUNICIPIO La rivendicazione di una globalizzazione dal basso, solidale, non gerarchica ATTIVARE DI NUOVE FORME DI ESERCIZIO DELLA DEMOCRAZIA Il superamento della logica di una rappresentanza definita una tantum al momento del voto, ritrovabile nei concetti di partecipazione e di democrazia diretta, permette di produrre politiche pubbliche più efficaci VALORIZZARE IL LOCALE Trasformare gli enti locali da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno, in grado di progettare e costruire autonomamente il proprio futuro VS Globalizzazione dall’alto Documento che, da un lato, ridefinisce gli ambiti di competenza della comunità locale, e dall’altro, richiama la necessità di sperimentare nuove forme di governo locale, più partecipate e più democratiche.
14. Il pessimismo di oggi è esagerato almeno tanto quanto l’ottimismo di ieri La configurazione del futuro dipende da ciò che sapremo fare nel presente. Se pensiamo prima di agire e se agiamo confrontandoci con i nostri valori, possiamo mettere in ginocchio il sistema . La società è il risultato di regole e comportamenti e se tutti ci comportassimo in maniera consapevole, responsabile, equa, solidale, sobria, non solo daremmo un altro volto al nostro mondo, ma obbligheremmo il sistema a cambiare le sue regole, perché nessun potere riesce a sopravvivere di fronte ad una massa che pensa e fa trionfare la coerenza sopra la codardia, l’impegno sopra il quieto vivere, l’equità sopra le piccole avidità. Tocca a noi riaccendere l’entusiasmo per il sogno, dimostrando con i fatti che un altro stile di vita è possibile, che un altro modo di consumare è possibile, che un’altra impresa è possibile, che un’altra economia pubblica è possibile, che un altro modo di lavorare è possibile MA DOBBIAMO DIVENTARE UN MOVIMENTO DI MASSA, che sappia coniugare globale e locale, difesa e riforma, presente e futuro. Un movimento che sappia ascoltare la gente, che si faccia interprete dei suoi bisogni.
15. “ Ce la faremo? Non ci è dato saperlo. A noi è solo chiesto di provarci.” Gesualdi F., Sobrietà. Dallo spreco di pochi ai diritti per tutti , Feltrinelli, Milano 2005