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La Pesca a Brolo - STORIA E TECNICHE - Classe Quinta Primaria - Brolo Via Trento
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Tecnica nel canyon fishing
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Manuale del canyon fishing
Fabrizio Borri, Marco Borri, Andrea Parravicini
ANNO EDIZIONE: 2016
GENERE: Libro
ISBN: 9788860284709
PAGINE: 78
http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/manuale-del-canyon-fishing-borri-parravicini
MANUALEDELCANYONFISHINGF.Borri-M.Borri-A.Parravicini
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I punti cardine di questa tecnica, sfruttando le parole di Matteo De Falco
“Canyon Fisher per un giorno” nella puntata dedicata su “Passione Artificiale”
(SKY- canale 236), sono: rispetto, passione, divertimento e sicurezza, quest’ul-
tima in particolare è fondamentale ed è da ottemperare sin dall’avvicinamen-
to al torrente, anche con l’uso del casco se il canyon è particolarmente ripido,
stretto e franoso.
Il Canyon Fishing nell’espressione più classica consiste nel risalire o discendere
un torrente con un natante e/o guadarlo, tramite l’ausilio di corde, pagaia,
ancoraggi e soste per agevolare il recupero dei materiali e dei compagni. In
questo modo è possibile pescare in luoghi difficilmente raggiungibili, alla ri-
cerca di predatori, quali i salmonidi, a spinning.
L’azione di pesca sulla carta avviene in modo
semplice, ma prima di iniziare bisogna rag-
giungere il punto di partenza o punto base
dell’orrido, e per fare questo bisogna pre-
stare molta attenzione. Una volta raggiunto
il punto base (PB), si gonfia il gommone e si
prepara tutto il materiale per la pesca e la
sua sicurezza. Dove non è possibile guadare
o superare gli ostacoli arrampicando, attra-
verserete, se consentito dalla legge, il ripido
torrente con il gommone. Considerando un
gruppo di quattro persone, il primo pescato-
re vi sale e, contrastando la corrente o sfrut-
tandola, raggiunge un punto comodo per
allestire la prima sosta (P1), adoperando se
necessario cordini e moschettoni, sfruttando
alberi e rocce. Una volta in sicurezza, si lega
una cima al gommone che verrà recuperato
dalla cima opposta, precedentemente legata
dai compagni rimasti al PB.
LA TECNICA
MANUALEDELCANYONFISHINGF.Borri-M.Borri-A.Parravicini
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Tutti i pescatori con il medesimo procedimento vengono recuperati dal “pe-
scatore pioniere” ritrovandosi tutti al P1- P2- P3 e così via. Cosi facendo e
rimanendo in contatto, dov’è possibile, con le radioline, potrete scovare bu-
che e correntoni da favola dove ingaggiare combattimenti con splendide trote
autoctone o inselvatichite dai colori fantastici, dalla pinna caudale importante,
e in taluni casi dalle dimensioni considerevoli. Vi ritroverete immersi tra pa-
reti levigate dai secoli, da vegetazione “preistorica” nel periodo primaverile,
ovattati da echi o rumori naturali a tratti assordanti che talvolta impediscono
la comunicazione. Per il ritorno la procedura è la medesima.
Non tutti gli orridi sono percorribili con un gommone e, quindi, l’approccio di
pesca varia in relazione alla morfologia e alla portata d’acqua. Ci sono periodi
o condizioni dell’anno in cui alcuni tratti del torrente si guadano, in altri si
adopera il natante, oppure ancora, è necessario utilizzare corde, chiodi o altri
dispositivi per agevolare il passaggio.
La tecnica di pesca che meglio si sposa
con il Canyon Fishing è lo spinning, vasta
e creativa. La praticità e l’azione di ricerca
tipiche di questa tecnica la rendono idea-
le ed emozionante nei canyon.
Certamente, in termini di quantità di cat-
ture, altre tecniche, come “il tocco”, per
esempio, possono essere più redditizie,
ma risulterebbero poco pratiche e dina-
miche, togliendo avventura, sportività,
oltre che fascino. Paradossalmente, infat-
ti, ciò che stimola il Canyon Fisher non è
la trota in sè, ma la sua ricerca e il luogo
suggestivo dove poterla catturare.
MANUALEDELCANYONFISHINGF.Borri-M.Borri-A.Parravicini
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Nel caso si usi il gommone, i movimenti devono essere ancora più cauti, in
quanto, la sua presenza potrebbe allertare le trote facendole scappare. Que-
sto tipo di problematica si evidenzia ancor di più quando si tenta di risalire la
corrente, dove pagaiate e spinte sulle rocce sono mediamente più vigorose.
Nonostante siano rare le volte in cui si pesca lanciando a valle, nel secondo
caso si entra in pieno campo visivo dei salmonidi (i quali tengono il muso con-
trocorrente).
L’approccio a spinning può essere suddiviso in due macrocategorie: spinning
in corrente e spinning controcorrente. Il secondo è più efficace, in quanto i
salmonidi, per indole e comportamento, oltre a nascondersi dietro massi o
ostacoli per ricercare correnti più delicate e ridurre così il dispendio energeti-
co, si posizionano tendenzialmente contro corrente (testa a monte) in attesa
del cibo da essa trasportato; ecco quindi che questo tipo di approccio risulta
naturalmente redditizio. Si suddivide l’azione di pesca in tre macrofasi: lancio,
recupero e ferrata.
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La tecnica di lancio, invece, prevede tre tipologie, a seconda della finalità e
dello spazio a disposizione: a frusta, a balestra e a pendolo.
Lancio a frusta
Ottimo per lanci di medio-lunga distanza, la sua prerogativa è la git-
tata del lancio, a discapito della precisione dello stesso, peculiarità
invece delle altre due tecniche. Questo tipo di lancio è sconsigliabile
dal gommone per motivi di sicurezza generale, in quanto potrebbe
ferire il compagno o bucare i tubolari in pvc.
Si effettua con la punta della canna perpendicolare all’asse del pesca-
tore o, se necessario, leggermente in diagonale; con un movimento
dell’avambraccio accompagnato da un movimento secco del polso
(“frustata”).
In questo modo si sfrut-
ta l’elasticità della canna
per raggiungere il punto
prefisso. È probabilmen-
te la tecnica più comune,
semplice e generalmen-
te efficace, ma se non si
rallenta la caduta dell’e-
sca in acqua, limitando la
fuoriuscita del filo dalla
bobina, si rischia di spa-
ventare i pesci, in modo
particolare le piccole tro-
te che sono delle vere e
proprie “sentinelle” per
quelle più grosse che, a
loro volta, scapperebbe-
ro.