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Fin dalle prime pubblicazioni di Francis Galton,
la natura del talento umano è stata oggetto di
una costante indagine da parte di numerosi ri-
cercatori e analisti in vari settori scientifici e cul-
turali. L’idea generale che natura ed educazione,
in misura diversa, ne predeterminino le caratte-
ristiche di base e lo sviluppo in un determinato
campo ha acquisito una grandissima popolarità
ed è stata ampiamente discussa dagli studiosi
e dai professionisti in varie branche della forma-
zione e gestionali. Le principali direzioni di questi
dibattiti erano associate alla definizione e alla
spiegazione del fenomeno del talento, alle possi-
bilità di una sua precoce scoperta e alla strategia
per il suo ulteriore sviluppo fino al raggiungimen-
to dell’autentica eccellenza in un dato ambito.
Naturalmente, sarebbe un errore considerare il
problema del Talento Atletico prescindendo dal
suo legame con un ampio corpus di conoscenze
relative al talento umano in sé.
A seguire, pertanto, si propone una breve
panoramica sul talento.
1.1 Posizioni di base relative al fenomeno
del talento umano
Naturalmente, non essendoci unanimità nella
comprensione della natura del talento, di quest’ul-
timo vengono date definizioni sostanzialmente
differenti. Partendo da questo presupposto, è
possibile offrirne la citazione più onnicompren-
siva e inequivocabile: una speciale abilità che
permette a qualcuno di raggiungere l’eccellenza in
una qualche attività in un dato campo. Un ulteriore
chiarimento di questa asserzione generale richie-
de l’attribuzione di cinque sostanziali proprietà
del talento (Howe et al., 1998):
1. esistenza di strutture trasmesse per via ere-
ditaria e che determinano la sua natura inna-
ta;
2. disponibilità di indicatori precoci che permet-
tano agli esperti di identificare la sua presen-
za (sebbene possa non essere evidente du-
rante un’osservazione preliminare);
3. gli indicatori precoci del talento consentono
di predire il futuro successo dell’individuo in
quel dato campo;
4. gli individui che ne sono dotati costituisco-
no una porzione relativamente piccola della
sub-popolazione sottoposta a valutazione;
5. I talenti sono solitamente specifici in relazio-
ne a campi determinati.
Si considerino le summenzionate proprietà
dell’autentico talento sulla base delle idee e degli
argomenti generali tratti dalla letteratura disponi-
bile. È convinzione comune che i veri talenti rice-
vono un cospicuo contributo dalle caratteristiche
di tipo ereditario e che queste ultime costituisco-
no la base di un “dono” o un’attitudine speciale nei
confronti una certa attività. Queste caratteristi-
che umane geneticamente predeterminate pos-
sono essere ragionevolmente qualificate come
una sua componente innata.
Esperti autorevoli enfatizzano la natura biologica
dei talenti trasmessi geneticamente e affermano
che termini come “plusdotazione” e “predisposi-
zione” vengono frequentemente utilizzati nella
caratterizzazione nei primi stadi della sua indivi-
duazione (Cagne, 1993; Eysenck, 1995).
Le indicazioni precoci che lo rivelano nei bam-
bini sono sempre state al centro dell’atten-
zione degli esperti di biologia e formazione.
IL TALENTO UMANO:
UN QUADRO GENERALE
9
Il talento umano: un quadro generale - Capitolo 1
Il presupposto comunemente condiviso è che i
talenti siano solitamente identificati dai genitori e
dagli insegnanti ma è anche possibile individuarli
accidentalmente (Howe et al., 1998). Natural-
mente, varie attività forniscono diverse opportu-
nità per scoprirlo; bambini prodigio nel campo
della musica possono essere già riconosciuti
come tali a 3-5 anni laddove capacità straordina-
rie negli scacchi o in matematica necessitano di
un periodo di formazione preliminare e possono
rivelarsi un po’ più tardi. Ad ogni modo, le indica-
zioni precoci sono utilizzate attivamente per una
ragionevole previsione di un grande successo
professionale nel futuro.
Il riconoscimento obiettivo di bambini particolar-
mente dotati è associato a serie difficoltà. Quella
della quantità di bambini talentuosi nella popo-
lazione normale è una questione dibattuta, seb-
bene numerosi esperti in diversi campi abbiano
specificato un valore pari al 10% (Carroll, 1993).
Presumibilmente, la manifestazione di doti stra-
ordinarie in un bambino è un caso eccezionale la
cui probabilità di incidenza corrisponde a circa
l’1%. La logica e le esperienze generali suppor-
tano l’affermazione che il talento è legato a un
ambito specifico. Questo genere di specificità
può essere parzialmente spiegato dall’alta con-
centrazione di prodigi in attività relative all’ambi-
to specifico della loro dotazione, sebbene non si
possano escludere prerequisiti neurofisiologici di
tale selettività.
Un concetto originale, denominato Modello Diffe-
renziato di Dotazione e Talento (DMGT¹), è stato
recentemente elaborato da Gagné (2005). L’au-
tore ha avanzato l’idea che talenti specifici nei
campi della matematica, dell’arte, della musica,
delle scienze ecc. si verificano sulla base di doti
trasmesse per via ereditaria come prodotto di
influenze ambientali determinate dalla famiglia,
dalla scuola e da attività formali e informali. Te-
nendo a mente che le capacità straordinarie di un
individuo sono quanto meno parzialmente prede-
terminate da un background biologico, è probabi-
le che questi fattori neurologici e psicosomatici
possano predeterminare un potenziale unico in
un ambito ma non in un altro. Due delle domande
più controverse in merito al talento sono: quan-
to è forte e decisivo l’impatto di fattori ereditari
innati sulla futura concretizzazione di esso?
E in che misura il modo in cui si viene cresciuti
svolge un ruolo decisivo nell’acquisizione di abi-
lità e competenze eccezionali? Si considerino,
dunque, due versioni diametralmente opposte
dell’interpretazione di questo dualismo.
1.2 Argomenti e conclusioni a sostegno
del concetto di “talento naturale”
La posizione generale che riscuote consensi
presso numerosi studiosi e analisti asserisce che
il “talento naturale” è fermamente determinato da
caratteristiche innate, trasmesse geneticamen-
te, e che queste hanno un’importanza primaria
e decisiva nel raggiungimento dell’eccellenza in
un certo ambito. Tale posizione è argomentata
sulla base di prove raccolte o raggruppate in tre
direzioni, precisamente: 1) manifestazione mol-
to precoce di abilità e competenze straordinarie;
2) raggiungimento di un’eccezionale maestria
in un certo campo in assenza di insegnamento,
istruzione e assistenza esterna; 3) disponibilità
di tratti biologici e indicatori che influiscono sul
raggiungimento di una prestazione eccellente.
Questi tre gruppi di prove sono esaminati qui di
seguito.
1.2.1 Scoperta precoce di abilità e competenze
eccezionali
La maggior parte delle scoperte precoci di abilità
e competenze straordinarie appartiene al campo
della musica. La letteratura presenta numerosi
esempi di manifestazioni molto precoci di talento
musicale da parte di bambini prodigio; un caso
classico è quello di Mozart. Questo geniale com-
positore iniziò a suonare il pianoforte a tre anni e
mostrò una notevole maestria nel clarinetto e nel
violino a cinque, quando creò la sua prima com-
posizione.
Un altro esempio è quello di un compositore del
ventesimo secolo celebre in tutto il mondo, Igor
Stravinskij (Russia, USA). Parlando di sé, questo
grande musicista riferì di avere iniziato a suonare
il piano all’età di due anni, quando sapeva a sten-
to camminare.
Un esempio più recente riguarda Midori Gotō:
americana, nata in Giappone, è una virtuosa del
violino di fama mondiale. La sua incredibile mu-
sicalità venne scoperta all’età di due anni, quan-
do la madre, una violinista professionista, notò
che Midori canticchiava a bocca chiusa un’aria
1 - L’acronimo è dell’inglese Differentiated Model of Giftedness and Talent (n.d.t.).
10
Il talento atletico - identificazione e sviluppo
di Bach, che le aveva sentito suonare durante le
prove. A undici anni, Midori Gotō debuttò con l’Or-
chestra Filarmonica di New York nel prestigioso
programma del Gala di San Silvestro. Attualmen-
te riveste una posizione di primo piano nella co-
munità musicale mondiale.
Anche gli scacchi rappresentano un dominio che
vanta numerosi esempi di scoperte precoci di ta-
lento innato. Forse, uno dei più eclatanti riguarda
Robert Fischer, undici volte campione del mondo
e uno dei più famosi geni del gioco degli scac-
chi. Fischer iniziò a praticare il gioco degli scac-
chi con la sorella o da solo, senza un insegnante
né un supporto esterno. Successivamente, entrò
a far parte di un club locale di scacchi dove fu
allievo di un grande professionista, il gran mae-
stro William Lombardy. All’età di 14 anni Bobby
Fischer divenne il più giovane vincitore del Cam-
pionato Open Usa. Da quel momento prese par-
te, con successo, a numerosi eventi di estremo
prestigio e rimane uno dei giocatori più grandi e
creativi nella storia degli scacchi.
La scacchista ungherese Judit Polgár è un altro
esempio di bambino prodigio in questo gioco. A
differenza del leggendario Robert Fischer, costei
ha iniziato ricevendo insieme alle sue due sorel-
le, anche loro divenute giocatrici riconosciute a
livello mondiale, un insegnamento formale da
parte del padre László Polgár. All’epoca Judit
aveva circa tre anni. Ha cominciato a partecipare
ai tornei a sei anni e ha raggiunto il primo posto
nella classifica mondiale femminile a dodici. Ha
mantenuto questa posizione di supremazia fino
al suo ritiro, avvenuto 26 anni dopo. Judit è stata
insignita del prestigiosissimo status di gran ma-
estro all’età di 15 anni, addirittura prima di Bobby
Fischer. È stata dunque lei la più giovane giocatri-
ce di scacchi a ricevere tale titolo onorifico.
L’elenco dei bambini prodigio dotati di straordi-
narie abilità matematiche potrebbe cominciare
con il grande personaggio storico Evariste Galois
(1811-1832). Da adolescente Galois risolse un
problema rimasto insoluto per 350 anni. Il pro-
blema riguardava le condizioni necessarie e suffi-
cienti per le funzioni polinomiali, che furono suc-
cessivamente implementate nella chimica, nella
fisica e nell’economia fondamentali (Livio, 2006).
La storia contemporanea annovera numerosi gio-
vani matematici dotati di un talento unico, che
possono essere rappresentati da due ragguarde-
voli esempi. Jason Levy (nato nel 1972) è stato
ammesso alla York University di Toronto a soli 10
anni e ha concluso l’intero corso di laurea a 14
laureandosi con il massimo dei voti in Matema-
tica. Ha poi conseguito un Master of Science a
15 e ha completato il programma di dottorato di
ricerca a 20.
Anche Promethea Olympia Kyrene Pythaitha
(nata nel 1991) si è rivelata un piccolo genio del-
la matematica. La sua famiglia ha rivelato che la
ragazza ha cominciato a leggere a 1 anno e ha ot-
tenuto un QI pari a 173. A 7 anni ha intrapreso un
programma di calcolo a livello universitario e a 13
anni era già laureata in Matematica alla Montana
State University.
Le biografie dei vincitori del premio Nobel per la
fisica Enrico Fermi e Wolfgang Pauli forniscono
ulteriori esempi di una rivelazione precoce di doti
e creatività eccezionali.
Un altro premio Nobel, l’indiano Rabindranath Ta-
gore, il primo asiatico a conseguire il Nobel per
la Letteratura, compose la sua prima poesia a 8
anni e a 16 già pubblicava opere teatrali.
La storia dell’arte annovera molti esempi di sco-
perta precoce di un talento naturale. Uno dei più
eclatanti si riferisce alla biografia del grande
pittore Pablo Picasso. All’età di 8 anni Picasso
realizzò l’eccellente dipinto Picador, che è stato
riconosciuto a livello internazionale come il primo
capolavoro di un grande artista spagnolo.
Ricapitolando le testimonianze succitate, è possi-
bile concludere che le scoperte precoci di abilità
e competenze superiori sostengono in modo con-
vincente la tesi dell’esistenza di un talento natu-
rale. Questo assunto può essere supportato dai
risultati di numerosi studi che includono ricerche
a lungo termine che abbracciano l’intera durata
della vita, dall’infanzia all’età adulta. È stato dimo-
strato che la memoria misurata in neonati di età
compresa fra i 2 e i 4 mesi è in grado di predire il
futuro QI dell’individuo (Freeman, 2001). Inoltre, i
neonati capaci di adattarsi più rapidamente han-
no maggiori probabilità di ottenere un QI più ele-
vato (Colombo, 1993).
Quanto riportato sopra e numerosi altri dati han-
no rivelato scoperte molto precoci di incredibili
competenze e abilità umane senz’altro associate
a un apporto ereditario.
11
Il talento umano: un quadro generale - Capitolo 1
Comunque, gli analisti orientati in modo critico
affermano che tutti gli esempi succitati si ma-
nifestano e si sviluppano in condizioni ambien-
tali propizie e non possono essere considerati
espressione di un talento naturale in quanto tale.
Infatti, condizioni famigliari favorevoli e il soste-
gno dei genitori svolgono un ruolo importante
nelle storie di vita dei bambini prodigio. Esistono,
però, casi ben documentati in cui il più alto livel-
lo di eccellenza professionale è stato raggiunto
in assenza di qualsiasi supporto o istruzione di
base. Tali casi verranno qui di seguito esaminati.
1.2.2 Raggiungimento di un’eccezionale mae-
stria in assenza di assistenza e supporto profes-
sionale
Sono stati riportati numerosi dati relativi a bam-
bini che hanno acquisito perfette competenze
e/o abilità in un certo campo senza avere avuto
l’opportunità di studiare e senza aver ricevuto al-
cuna assistenza né istruzione preliminare. La sto-
ria della matematica annovera esempi classici di
talenti innati di questo tipo. In particolare, Srini-
vasa Ramanujan, genio indiano della matematica
(1887-1920), che nacque in una famiglia povera e
non ricevette alcuna istruzione formale in questa
disciplina. Cominciò da autodidatta dall’età di 15
anni utilizzando un libro che conteneva un elenco
di 6.000 teoremi. Sulla scia di questi sforzi crea-
tivi, Ramanujan creò dei propri teoremi originali
che pubblicò in riviste scientifiche. Infine, questo
grande genio autodidatta fece importantissime
scoperte nella teoria dei numeri, nell’analisi ma-
tematica, nelle serie infinite e nelle frazioni con-
tinue. Il contributo fornito alla scienza mondiale
da Srinivasa Ramanujan ha ottenuto il riconosci-
mento della comunità matematica internazionale
(Zohar, 2001).
Uno degli esempi più rappresentativi di talen-
to creativo in persone che non hanno ricevuto
né una preparazione professionale preliminare
né un’istruzione esterna è rappresentato dalla
comparsa di scultori africani di identità regiona-
le Shona nello Zimbabwe. Un agricoltore bianco
poco meno che sessantenne, proprietario di una
fattoria chiamata Tengenenge, scoprì un gran-
de deposito di pietra malleabile che gli indigeni
utilizzavano per le incisioni. L’agricoltore reclutò
vari abitanti del luogo che si dimostrarono rapidi
nell’acquisire competenze nell’incisione e nella
scultura della pietra. Tali volontari beneficiarono
di condizioni di base minime per la creazione ar-
tistica, ovvero un luogo in cui lavorare e strumenti
e materiali di lavoro. In un certo arco di tempo,
questi neofiti dell’arte acquisirono competenze
adeguate e crearono delle originalissime sculture
di stile africano, autentici capolavori, che furono
molto apprezzate dagli esperti della Zimbabwe
National Gallery. Un po’ più tardi, i capolavori de-
gli scultori Shona sono divenuti celebri presso gli
esperti d’arte di status mondiale e hanno fatto il
loro ingresso nelle mostre e nelle gallerie di Euro-
pa, Australia e Stati Uniti. I professionisti dell’arte
hanno notato una somiglianza fra i capolavori
africani e i dipinti di Picasso e Modigliani; natural-
mente, gli scultori di Shona non hanno mai visto
né sentito parlare delle opere di questi geniali ma-
estri (Kasfir, 2007).
I due esempi succitati dimostrano ampiamente
che un grande talento può manifestarsi ed essere
sviluppato esclusivamente in un contesto natura-
le, essendo fortemente associato a predisposi-
zioni innate.
1.2.3 Disponibilità di tratti e marcatori biologici
Fra i molteplici studi dedicati all’analisi dei prere-
quisiti biologici del talento naturale, è possibile
individuarne due gruppi: 1) studi di vari tratti bio-
logici, principalmente neurologici, che influiscono
sulla comparsa e lo sviluppo di competenze e/o
abilità straordinarie; 2) progetti di ricerca realizzati
nell’ambito della genetica umana.
Il primo gruppo include precise misurazioni elettro-
fisiologiche di funzioni, organizzazioni strutturali
e attività cerebrali. Diversi tratti neurologici sono
stati menzionati come possibili fonti di influenza
associate ad abilità “eccessivamente” elevate,
vale a dire il mancinismo, la lateralità emisferica,
un alto livello di metabolismo glucidico, varie sti-
me del flusso sanguigno, l’esposizione prenatale
a un più elevato contenuto di testosterone (Howe
et al., 1998). È stato scoperto che idonee caratteri-
stiche cerebrali sembrano contribuire a grandi abi-
lità in diversi, specifici ambiti. È interessante os-
servare come la rappresentazione corticale delle
dita della mano sinistra negli strumentisti ad arco,
come i violinisti, sia molto più grande rispetto alla
popolazione generale. Si noti che la mano sinistra
è specificamente responsabile della diteggiatura
sulle corde quando si suona (Schlaug et al., 1995).
12
Il talento atletico - identificazione e sviluppo
Infatti, varie funzioni visive, uditive e somatosen-
soriali hanno appropriate rappresentazioni cere-
brali e potrebbero riflettere le differenze fra per-
sone più o meno talentuose.
Il secondo gruppo include quanto dimostrato da
studi condotti sulla genetica molecolare, attraver-
so i quali sono stati scoperti numerosi marcatori
genetici che consentono di identificare una predi-
sposizione verso una certa modalità di attività. Per
esempio, le abilità cognitive costituiscono la base
dell’intelligenza generale e delle attività creative in
diverse branche della scienza e della tecnologia.
Si considerino le scoperte della genetica moleco-
lare che hanno esaminato il ruolo e il potenziale
predittivo di vari marcatori genetici della dotazione
cognitiva.
In uno studio di Plomin et al. (1994) sono stati
indagati gli indicatori di QI ereditari. I genotipi di
persone con livelli alti, medi e bassi di QI sono stati
messi a confronto in relazione all’espressione dei
marcatori genetici del DNA, indicati come regola-
tori del funzionamento neurale. Gli autori hanno ri-
velato due indicatori, fra molti altri, che predicono
in maniera significativa la differenza fra le persone
con un alto o un basso QI.
Un altro progetto di genetica molecolare è stato
dedicato all’identificazione di marcatori del DNA
associati all’abilità cognitiva generale di bambini
in età scolare (Fisher et al., 1999). Gli autori han-
no confrontato il DNA aggregato di 51 bambini
con elevate abilità cognitive e di 51 bambini, ap-
partenenti al gruppo di controllo, con abilità rien-
tranti nella norma. Sono stati rilevati 11 marcatori
significativamente diversi nei due sottogruppi di
bambini. Inoltre, tre degli 11 marcatori indicati
hanno confermato di possedere una maggiore
capacità di predizione e informazione. Gli auto-
ri hanno ragionevolmente concluso che queste
scoperte aprono nuove prospettive nel campo
delle neuroscienze cognitive.
Un’altra indagine genetica è stata condotta sull’e-
ziologia dell’Orecchio Assoluto (AP1
) come indi-
catore di straordinaria musicalità (Theusch et al.,
2009). I ricercatori hanno analizzato 73 famiglie
in ciascuna delle quali almeno due membri pos-
siedono l’AP; in totale, 220 persone. Sono stati
raccolti campioni di DNA per ulteriori analisi. Gli
autori hanno scoperto che almeno un gene pro-
muove la genesi dell’AP, sebbene parecchi fattori
genetici varino all’interno e fra popolazioni diver-
se. Nondimeno, hanno localizzato una regione
in cui l’AP ha un legame significativo con il cro-
mosoma 8q24.21. Dunque, i risultati dello studio
supportano la tesi che i fattori genetici fornisco-
no un rilevante apporto all’eziologia del talento
musicale.
Un’ulteriore osservazione può essere fatta in
merito al ruolo dell’educazione precoce negli in-
dividui dotati di talento. È molto probabile che i
bambini con eccezionali abilità in un certo cam-
po, come la musica, l’arte ecc., abbiano suscita-
to lo spiccato interesse di genitori e insegnanti
e abbiano intrapreso un percorso fatto di lezio-
ni private intensive, una speciale istruzione ed
esercitazioni, al fine di potenziare il loro talento
(Rutter, 1998). In questo caso, le ragioni primarie
di un’educazione precoce risiedono nel talento in
sé e nel suo riconoscimento da parte di persone
competenti.
Ricapitolando la presente sezione, può sugge-
rirsi che l’esistenza di un talento innato e il suo
ruolo decisivo nel raggiungimento di abilità stra-
ordinarie e di un livello di eccellenza in un dato
campo sono supportati da numerosi risultati e
conclusioni tratti da diverse branche di attività
umane. Ciononostante, una seria disamina della
letteratura disponibile rivela un corposo numero
di pubblicazioni in cui gli autori hanno riscontrato
molti argomenti contrari al concetto di “talento in-
nato”. Costoro enfatizzano il ruolo e l’importanza
dei fattori educativi e considerano la formazio-
ne e una pratica intensa e costante quali fattori
determinanti del talento. Tali argomenti contrari
vengono qui di seguito presentati.
1.3 Prove e concetti che smentiscono
il paradigma del talento naturale
Una disamina della letteratura disponibile rivela nu-
merose pubblicazioni in cui l’esistenza di un talento
naturale è messa in dubbio o è considerata perfino
illusoria. I sostenitori di queste posizioni critiche
generalmente attribuiscono le abilità e competenze
straordinarie di vari individui a una pratica e a un eser-
cizio intensi, tenaci e costanti. Costoro propongono
una serie di argomenti che sembrerebbero ridurre
l’importanza dei fattori innati nel raggiungimento
dell’eccellenza in un dato campo. Gli argomenti e le
prove in questione verranno ora presi in esame.
1 - Acronimo dell’inglese Absolute Pitch (n.d.t.).
13
Il talento umano: un quadro generale - Capitolo 1
1.3.1 Argomenti contrari all’esistenza
del talento naturale
Gli argomenti critici a sostegno del ruolo domi-
nante della pratica nel conseguimento di com-
petenze e abilità superiori fanno leva sulla man-
canza di elementi predittivi del talento oggettivi e
affidabili, sull’assenza di differenze nella capacità
di apprendimento di bambini ipoteticamente do-
tati e meno dotati e sulla scarsa precisione degli
elementi predittivi dei suddetti. Si considerino,
quindi, tali argomenti critici.
Esistenza di elementi precoci predittivi della co-
siddetta plusdotazione. Vi sono numerose prove
a favore della mancanza di elementi precoci pre-
dittivi della plusdotazione e del talento. Per esem-
pio, Manturzewska (1986) ha studiato le biografie
di 165 musicisti professionisti polacchi trovando
pochissimi riscontri di una straordinaria musicali-
tà nella prima infanzia. Risultati simili sono emer-
si da studi retrospettivi su grandissimi artisti (Slo-
ane & Sosniak 1985) e matematici (Gustin 1985).
I citati autori hanno attribuito le superiori abilità
delle persone di maggior successo al sostegno
parentale e a una pratica precoce e deliberata da
parte degli individui oggetto dello studio.
Ad oggi, gli autori hanno confrontato i trend di
performance degli individui superiori con quelli di
individui di minor successo ma che, comunque,
hanno raggiunto un alto livello professionale, sug-
gerendo che tali controparti abbiano conseguito
un alto status professionale grazie al valido con-
tributo di prerequisiti innati, sebbene l’influenza di
questi ultimi sia minore rispetto agli individui più
talentuosi.
Capacità di apprendimento dei bambini ipoteti-
camente dotati. È provato che i giovani musicisti
di grande successo non dimostrano alcun van-
taggio nell’acquisizione di abilità professionali
rispetto agli altri bambini, a parità di tempo di
esercitazione (Sloboda et al., 1996).
Peraltro, numerosi analisti hanno affermato che
perfino illustri musicisti hanno impiegato un pe-
riodo sufficientemente lungo per raggiungere
un’adeguata padronanza nel loro ambito di com-
petenza. Ci sono voluti loro 10 anni o più perché
conseguissero un alto livello nella propria profes-
sione (Simonton, 1991).
Un altro argomento riguarda l’esistenza di perio-
di di sensibilità più spiccata in cui un individuo
esprime un’accresciuta ricettività a qualsiasi nuo-
va informazione, il che gli consente una maggio-
re facilità e riuscita nell’acquisizione e nello svi-
luppo di nuove competenze e abilità. L’esempio
classico di un tale accrescimento di sensibilità
consiste nell’apprendimento di una nuova lingua
da parte dei bambini piccoli, che imparano facil-
mente e rapidamente varie forme e costruzioni
linguistiche; per gli adulti, questo processo è as-
sociato a sforzi e difficoltà maggiori. Ciò sembra
suggerire che un appropriato sfruttamento dei
periodi cosiddetti di maggiore sensibilità rafforzi
l’impatto ambientale ma non i fattori innati.
Insufficiente precisione della predizione e dell’i-
dentificazione del talento. Parecchi autori hanno
notato che i metodi disponibili per la misurazione
e la predizione del talento sono tutt’altro che pre-
cisi. È stato specificato che tutta una serie di cir-
costanze di rilievo non viene solitamente presa in
considerazione. Si tratta di: età della valutazione
precoce; volume, contenuto e qualità della pratica
preliminare; motivazione esterna; supporto della
famiglia (Tesch-Romer, 1998). L’autore ha sottoli-
neato che fattori così importanti non sono di soli-
to valutati oggettivamente, ma si basano su reso-
conti retrospettivi di genitori o parenti. Inoltre, le
probabilità che il successo venga predetto sono
spesso molto scarse, perché questo ai massimi
livelli è raro e influenzato da numerose circostan-
ze imprevedibili.
La precisione di vari programmi predittivi è stata
frequentemente esaminata da analisti di feno-
meni sportivi di tutto rispetto. In particolare, Li-
dor et al. (2009) hanno esaminato l’applicabilità
di variabili, ampiamente utilizzate, fisiologiche e
antropologiche come elementi predittivi di una
futura eccellenza in ambito sportivo. Basandosi
sui dati ricavati da un’ampia serie di studi, costoro
non hanno rilevato prove plausibili di una preco-
ce differenziazione fra giovani molto talentuosi e
giovani meno talentuosi.
La letteratura scientifico-sportiva annovera rari
esempi di studi longitudinali in cui dati relativi ad
atleti di classe mondiale sono stati confrontati
con dati relativi ad atleti di alto livello professio-
nale ma inferiore rispetto ai primi. Tali dati saran-
no presentati nella sezione 2.3.2.
14
Il talento atletico - identificazione e sviluppo
1.3.2 La teoria di 10 anni di pratica deliberata
Questa teoria fu proposta circa vent’anni fa e si
basava inizialmente su una vasta mole di dati rac-
colti fra gli studenti di un’accademia musicale e
musicisti professionisti di alto livello (Ericsson et
al., 1993). Successivamente, gli autori hanno tro-
vato un sostegno a questa teoria raccogliendo dati
riguardanti matematici di elevato status professio-
nale e atleti di alto livello, principalmente scacchisti
e tennisti. La struttura di questa teoria presuppone
che per ottenere il più alto livello di prestazione (la
cosiddetta performance esperta) occorrono 10.000
ore o 10 anni di pratica deliberata nel campo scelto.
La pratica deliberata è stata definita come pratica di
alta qualità che richiede un’elevata dose di concen-
trazione e che generalmente non è in sé piacevole;
le attività in essa contemplate devono diventare
sempre più complesse col passare del tempo e la
pratica deve essere svolta con l’obiettivo primario
di migliorare la prestazione. Il fondatore di questa
teoria, il Prof. Ericsson (1998), enfatizza il ruolo
della motivazione; questo fattore incide profonda-
mente sull’efficacia della pratica deliberata nella
maggior parte degli individui di successo. L’autore
asserisce che le attività ordinarie presuppongono
facili adempimenti che non stimolano l’avanzata
verso la performance esperta.
Al contrario, gli individui fortemente motivati pia-
nificano, controllano e monitorano un più elevato
livello delle loro attività, inducendo un più spicca-
to perfezionamento di prestazioni e abilità rispetto
ai performer di minor successo. In base a questa
premessa, è una grande applicazione nel persegui-
mento della più alta competenza, e non fattori in-
nati, a determinare il raggiungimento dell’eccellen-
za, ossia il talento. I fautori della priorità dei fattori
ambientali e della pratica deliberata sostengono, ad
esempio, che la fenomenale musicalità di Mozart
fu predeterminata dalla sua precoce dedizione alla
pratica deliberata, non da abilità superiori innate
(Howe et al., 1998).
Un ulteriore contributo alla teoria della pratica deli-
berata è stato fornito da Simonton (1999), che ha ri-
conosciuto la natura multidimensionale del talento,
contenente componenti fisiologiche, psicologiche e
fisiche. Ad ogni modo, nel suo modello concettuale,
l’Autore ha enfatizzato il ruolo dei fattori ambientali,
distinguendo l’importanza e la specificità dei fattori
determinanti della performance e di quelli determi-
nanti per l’acquisizione di competenze.
Secondo il modello di performance di Simonton,
questi fattori determinanti costituiscono la base
della capacità di un individuo in un ambiente com-
petitivo, laddove i fattori determinanti per l’acqui-
sizione di competenze influiscono sulla riuscita
del processo di apprendimento. Come sostenuto
dall’Autore, l’interazione di tali fattori produce un
effetto moltiplicativo laddove l’impatto ambientale
è trascurato rispetto all’input ereditario.
La “regola dei 10 anni” si è imposta e ha ottenuto
grande considerazione presso gli esperti di pre-
parazione atletica; la sua applicabilità alla realtà
dello sport di alta prestazione verrà discussa nel
Capitolo 5 [del testo da cui è tratto questo signifi-
cativo capitolo, NdC].
Riepilogo
Riepilogando i contenuti del presente capitolo, è
opportuno soffermarsi su una serie di osservazioni
conclusive sulla comprensione e l’interpretazione
generale del problema relativo al talento innato. I
dati suesposti sono prevalentemente associati a ri-
cerche in cui il talento è stato studiato in relazione
a varie branche di attività umane. Si può sostenere
che la maggioranza dei ricercatori e degli anali-
sti ha tratto la conclusione che i fattori trasmes-
si per via ereditaria sono decisivi nel determinare
l’espressione di abilità straordinarie e di un livello
cosiddetto di eccellenza, il che si qualifica come
talento. Significativamente, i difensori convinti del
talento naturale non negano la necessità e l’im-
portanza di una rilevante formazione, di una pra-
tica costante e di un continuo allenamento. D’altro
canto, i fautori della priorità dei fattori ambientali
nel talento umano non sempre ammetteranno un
contributo delle caratteristiche innate al raggiun-
gimento della pura eccellenza in un dato settore.
Queste posizioni generali e questi argomenti con-
trari incidono senz’altro sulla comprensione dell’at-
tuale situazione relativa alla scienza e alla pratica
sportive.
Comunque, una certa specificità, e perfino unici-
tà, della realtà sportiva fornisce un considerevole
privilegio nel riconoscimento e nell’identificazione
ultima del talento. Infatti, la competitività intrinse-
ca allo sport e la disponibilità di indicatori oggettivi
di eccellenza forniscono agli analisti la chiave per
la definitiva qualificazione di un individuo come ta-
lentuoso sulla base dei risultati e dei record otte-
nuti nello sport a livello mondiale.
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Il talento atletico Vladimir Issurin

  • 1. 8 Fin dalle prime pubblicazioni di Francis Galton, la natura del talento umano è stata oggetto di una costante indagine da parte di numerosi ri- cercatori e analisti in vari settori scientifici e cul- turali. L’idea generale che natura ed educazione, in misura diversa, ne predeterminino le caratte- ristiche di base e lo sviluppo in un determinato campo ha acquisito una grandissima popolarità ed è stata ampiamente discussa dagli studiosi e dai professionisti in varie branche della forma- zione e gestionali. Le principali direzioni di questi dibattiti erano associate alla definizione e alla spiegazione del fenomeno del talento, alle possi- bilità di una sua precoce scoperta e alla strategia per il suo ulteriore sviluppo fino al raggiungimen- to dell’autentica eccellenza in un dato ambito. Naturalmente, sarebbe un errore considerare il problema del Talento Atletico prescindendo dal suo legame con un ampio corpus di conoscenze relative al talento umano in sé. A seguire, pertanto, si propone una breve panoramica sul talento. 1.1 Posizioni di base relative al fenomeno del talento umano Naturalmente, non essendoci unanimità nella comprensione della natura del talento, di quest’ul- timo vengono date definizioni sostanzialmente differenti. Partendo da questo presupposto, è possibile offrirne la citazione più onnicompren- siva e inequivocabile: una speciale abilità che permette a qualcuno di raggiungere l’eccellenza in una qualche attività in un dato campo. Un ulteriore chiarimento di questa asserzione generale richie- de l’attribuzione di cinque sostanziali proprietà del talento (Howe et al., 1998): 1. esistenza di strutture trasmesse per via ere- ditaria e che determinano la sua natura inna- ta; 2. disponibilità di indicatori precoci che permet- tano agli esperti di identificare la sua presen- za (sebbene possa non essere evidente du- rante un’osservazione preliminare); 3. gli indicatori precoci del talento consentono di predire il futuro successo dell’individuo in quel dato campo; 4. gli individui che ne sono dotati costituisco- no una porzione relativamente piccola della sub-popolazione sottoposta a valutazione; 5. I talenti sono solitamente specifici in relazio- ne a campi determinati. Si considerino le summenzionate proprietà dell’autentico talento sulla base delle idee e degli argomenti generali tratti dalla letteratura disponi- bile. È convinzione comune che i veri talenti rice- vono un cospicuo contributo dalle caratteristiche di tipo ereditario e che queste ultime costituisco- no la base di un “dono” o un’attitudine speciale nei confronti una certa attività. Queste caratteristi- che umane geneticamente predeterminate pos- sono essere ragionevolmente qualificate come una sua componente innata. Esperti autorevoli enfatizzano la natura biologica dei talenti trasmessi geneticamente e affermano che termini come “plusdotazione” e “predisposi- zione” vengono frequentemente utilizzati nella caratterizzazione nei primi stadi della sua indivi- duazione (Cagne, 1993; Eysenck, 1995). Le indicazioni precoci che lo rivelano nei bam- bini sono sempre state al centro dell’atten- zione degli esperti di biologia e formazione. IL TALENTO UMANO: UN QUADRO GENERALE
  • 2. 9 Il talento umano: un quadro generale - Capitolo 1 Il presupposto comunemente condiviso è che i talenti siano solitamente identificati dai genitori e dagli insegnanti ma è anche possibile individuarli accidentalmente (Howe et al., 1998). Natural- mente, varie attività forniscono diverse opportu- nità per scoprirlo; bambini prodigio nel campo della musica possono essere già riconosciuti come tali a 3-5 anni laddove capacità straordina- rie negli scacchi o in matematica necessitano di un periodo di formazione preliminare e possono rivelarsi un po’ più tardi. Ad ogni modo, le indica- zioni precoci sono utilizzate attivamente per una ragionevole previsione di un grande successo professionale nel futuro. Il riconoscimento obiettivo di bambini particolar- mente dotati è associato a serie difficoltà. Quella della quantità di bambini talentuosi nella popo- lazione normale è una questione dibattuta, seb- bene numerosi esperti in diversi campi abbiano specificato un valore pari al 10% (Carroll, 1993). Presumibilmente, la manifestazione di doti stra- ordinarie in un bambino è un caso eccezionale la cui probabilità di incidenza corrisponde a circa l’1%. La logica e le esperienze generali suppor- tano l’affermazione che il talento è legato a un ambito specifico. Questo genere di specificità può essere parzialmente spiegato dall’alta con- centrazione di prodigi in attività relative all’ambi- to specifico della loro dotazione, sebbene non si possano escludere prerequisiti neurofisiologici di tale selettività. Un concetto originale, denominato Modello Diffe- renziato di Dotazione e Talento (DMGT¹), è stato recentemente elaborato da Gagné (2005). L’au- tore ha avanzato l’idea che talenti specifici nei campi della matematica, dell’arte, della musica, delle scienze ecc. si verificano sulla base di doti trasmesse per via ereditaria come prodotto di influenze ambientali determinate dalla famiglia, dalla scuola e da attività formali e informali. Te- nendo a mente che le capacità straordinarie di un individuo sono quanto meno parzialmente prede- terminate da un background biologico, è probabi- le che questi fattori neurologici e psicosomatici possano predeterminare un potenziale unico in un ambito ma non in un altro. Due delle domande più controverse in merito al talento sono: quan- to è forte e decisivo l’impatto di fattori ereditari innati sulla futura concretizzazione di esso? E in che misura il modo in cui si viene cresciuti svolge un ruolo decisivo nell’acquisizione di abi- lità e competenze eccezionali? Si considerino, dunque, due versioni diametralmente opposte dell’interpretazione di questo dualismo. 1.2 Argomenti e conclusioni a sostegno del concetto di “talento naturale” La posizione generale che riscuote consensi presso numerosi studiosi e analisti asserisce che il “talento naturale” è fermamente determinato da caratteristiche innate, trasmesse geneticamen- te, e che queste hanno un’importanza primaria e decisiva nel raggiungimento dell’eccellenza in un certo ambito. Tale posizione è argomentata sulla base di prove raccolte o raggruppate in tre direzioni, precisamente: 1) manifestazione mol- to precoce di abilità e competenze straordinarie; 2) raggiungimento di un’eccezionale maestria in un certo campo in assenza di insegnamento, istruzione e assistenza esterna; 3) disponibilità di tratti biologici e indicatori che influiscono sul raggiungimento di una prestazione eccellente. Questi tre gruppi di prove sono esaminati qui di seguito. 1.2.1 Scoperta precoce di abilità e competenze eccezionali La maggior parte delle scoperte precoci di abilità e competenze straordinarie appartiene al campo della musica. La letteratura presenta numerosi esempi di manifestazioni molto precoci di talento musicale da parte di bambini prodigio; un caso classico è quello di Mozart. Questo geniale com- positore iniziò a suonare il pianoforte a tre anni e mostrò una notevole maestria nel clarinetto e nel violino a cinque, quando creò la sua prima com- posizione. Un altro esempio è quello di un compositore del ventesimo secolo celebre in tutto il mondo, Igor Stravinskij (Russia, USA). Parlando di sé, questo grande musicista riferì di avere iniziato a suonare il piano all’età di due anni, quando sapeva a sten- to camminare. Un esempio più recente riguarda Midori Gotō: americana, nata in Giappone, è una virtuosa del violino di fama mondiale. La sua incredibile mu- sicalità venne scoperta all’età di due anni, quan- do la madre, una violinista professionista, notò che Midori canticchiava a bocca chiusa un’aria 1 - L’acronimo è dell’inglese Differentiated Model of Giftedness and Talent (n.d.t.).
  • 3. 10 Il talento atletico - identificazione e sviluppo di Bach, che le aveva sentito suonare durante le prove. A undici anni, Midori Gotō debuttò con l’Or- chestra Filarmonica di New York nel prestigioso programma del Gala di San Silvestro. Attualmen- te riveste una posizione di primo piano nella co- munità musicale mondiale. Anche gli scacchi rappresentano un dominio che vanta numerosi esempi di scoperte precoci di ta- lento innato. Forse, uno dei più eclatanti riguarda Robert Fischer, undici volte campione del mondo e uno dei più famosi geni del gioco degli scac- chi. Fischer iniziò a praticare il gioco degli scac- chi con la sorella o da solo, senza un insegnante né un supporto esterno. Successivamente, entrò a far parte di un club locale di scacchi dove fu allievo di un grande professionista, il gran mae- stro William Lombardy. All’età di 14 anni Bobby Fischer divenne il più giovane vincitore del Cam- pionato Open Usa. Da quel momento prese par- te, con successo, a numerosi eventi di estremo prestigio e rimane uno dei giocatori più grandi e creativi nella storia degli scacchi. La scacchista ungherese Judit Polgár è un altro esempio di bambino prodigio in questo gioco. A differenza del leggendario Robert Fischer, costei ha iniziato ricevendo insieme alle sue due sorel- le, anche loro divenute giocatrici riconosciute a livello mondiale, un insegnamento formale da parte del padre László Polgár. All’epoca Judit aveva circa tre anni. Ha cominciato a partecipare ai tornei a sei anni e ha raggiunto il primo posto nella classifica mondiale femminile a dodici. Ha mantenuto questa posizione di supremazia fino al suo ritiro, avvenuto 26 anni dopo. Judit è stata insignita del prestigiosissimo status di gran ma- estro all’età di 15 anni, addirittura prima di Bobby Fischer. È stata dunque lei la più giovane giocatri- ce di scacchi a ricevere tale titolo onorifico. L’elenco dei bambini prodigio dotati di straordi- narie abilità matematiche potrebbe cominciare con il grande personaggio storico Evariste Galois (1811-1832). Da adolescente Galois risolse un problema rimasto insoluto per 350 anni. Il pro- blema riguardava le condizioni necessarie e suffi- cienti per le funzioni polinomiali, che furono suc- cessivamente implementate nella chimica, nella fisica e nell’economia fondamentali (Livio, 2006). La storia contemporanea annovera numerosi gio- vani matematici dotati di un talento unico, che possono essere rappresentati da due ragguarde- voli esempi. Jason Levy (nato nel 1972) è stato ammesso alla York University di Toronto a soli 10 anni e ha concluso l’intero corso di laurea a 14 laureandosi con il massimo dei voti in Matema- tica. Ha poi conseguito un Master of Science a 15 e ha completato il programma di dottorato di ricerca a 20. Anche Promethea Olympia Kyrene Pythaitha (nata nel 1991) si è rivelata un piccolo genio del- la matematica. La sua famiglia ha rivelato che la ragazza ha cominciato a leggere a 1 anno e ha ot- tenuto un QI pari a 173. A 7 anni ha intrapreso un programma di calcolo a livello universitario e a 13 anni era già laureata in Matematica alla Montana State University. Le biografie dei vincitori del premio Nobel per la fisica Enrico Fermi e Wolfgang Pauli forniscono ulteriori esempi di una rivelazione precoce di doti e creatività eccezionali. Un altro premio Nobel, l’indiano Rabindranath Ta- gore, il primo asiatico a conseguire il Nobel per la Letteratura, compose la sua prima poesia a 8 anni e a 16 già pubblicava opere teatrali. La storia dell’arte annovera molti esempi di sco- perta precoce di un talento naturale. Uno dei più eclatanti si riferisce alla biografia del grande pittore Pablo Picasso. All’età di 8 anni Picasso realizzò l’eccellente dipinto Picador, che è stato riconosciuto a livello internazionale come il primo capolavoro di un grande artista spagnolo. Ricapitolando le testimonianze succitate, è possi- bile concludere che le scoperte precoci di abilità e competenze superiori sostengono in modo con- vincente la tesi dell’esistenza di un talento natu- rale. Questo assunto può essere supportato dai risultati di numerosi studi che includono ricerche a lungo termine che abbracciano l’intera durata della vita, dall’infanzia all’età adulta. È stato dimo- strato che la memoria misurata in neonati di età compresa fra i 2 e i 4 mesi è in grado di predire il futuro QI dell’individuo (Freeman, 2001). Inoltre, i neonati capaci di adattarsi più rapidamente han- no maggiori probabilità di ottenere un QI più ele- vato (Colombo, 1993). Quanto riportato sopra e numerosi altri dati han- no rivelato scoperte molto precoci di incredibili competenze e abilità umane senz’altro associate a un apporto ereditario.
  • 4. 11 Il talento umano: un quadro generale - Capitolo 1 Comunque, gli analisti orientati in modo critico affermano che tutti gli esempi succitati si ma- nifestano e si sviluppano in condizioni ambien- tali propizie e non possono essere considerati espressione di un talento naturale in quanto tale. Infatti, condizioni famigliari favorevoli e il soste- gno dei genitori svolgono un ruolo importante nelle storie di vita dei bambini prodigio. Esistono, però, casi ben documentati in cui il più alto livel- lo di eccellenza professionale è stato raggiunto in assenza di qualsiasi supporto o istruzione di base. Tali casi verranno qui di seguito esaminati. 1.2.2 Raggiungimento di un’eccezionale mae- stria in assenza di assistenza e supporto profes- sionale Sono stati riportati numerosi dati relativi a bam- bini che hanno acquisito perfette competenze e/o abilità in un certo campo senza avere avuto l’opportunità di studiare e senza aver ricevuto al- cuna assistenza né istruzione preliminare. La sto- ria della matematica annovera esempi classici di talenti innati di questo tipo. In particolare, Srini- vasa Ramanujan, genio indiano della matematica (1887-1920), che nacque in una famiglia povera e non ricevette alcuna istruzione formale in questa disciplina. Cominciò da autodidatta dall’età di 15 anni utilizzando un libro che conteneva un elenco di 6.000 teoremi. Sulla scia di questi sforzi crea- tivi, Ramanujan creò dei propri teoremi originali che pubblicò in riviste scientifiche. Infine, questo grande genio autodidatta fece importantissime scoperte nella teoria dei numeri, nell’analisi ma- tematica, nelle serie infinite e nelle frazioni con- tinue. Il contributo fornito alla scienza mondiale da Srinivasa Ramanujan ha ottenuto il riconosci- mento della comunità matematica internazionale (Zohar, 2001). Uno degli esempi più rappresentativi di talen- to creativo in persone che non hanno ricevuto né una preparazione professionale preliminare né un’istruzione esterna è rappresentato dalla comparsa di scultori africani di identità regiona- le Shona nello Zimbabwe. Un agricoltore bianco poco meno che sessantenne, proprietario di una fattoria chiamata Tengenenge, scoprì un gran- de deposito di pietra malleabile che gli indigeni utilizzavano per le incisioni. L’agricoltore reclutò vari abitanti del luogo che si dimostrarono rapidi nell’acquisire competenze nell’incisione e nella scultura della pietra. Tali volontari beneficiarono di condizioni di base minime per la creazione ar- tistica, ovvero un luogo in cui lavorare e strumenti e materiali di lavoro. In un certo arco di tempo, questi neofiti dell’arte acquisirono competenze adeguate e crearono delle originalissime sculture di stile africano, autentici capolavori, che furono molto apprezzate dagli esperti della Zimbabwe National Gallery. Un po’ più tardi, i capolavori de- gli scultori Shona sono divenuti celebri presso gli esperti d’arte di status mondiale e hanno fatto il loro ingresso nelle mostre e nelle gallerie di Euro- pa, Australia e Stati Uniti. I professionisti dell’arte hanno notato una somiglianza fra i capolavori africani e i dipinti di Picasso e Modigliani; natural- mente, gli scultori di Shona non hanno mai visto né sentito parlare delle opere di questi geniali ma- estri (Kasfir, 2007). I due esempi succitati dimostrano ampiamente che un grande talento può manifestarsi ed essere sviluppato esclusivamente in un contesto natura- le, essendo fortemente associato a predisposi- zioni innate. 1.2.3 Disponibilità di tratti e marcatori biologici Fra i molteplici studi dedicati all’analisi dei prere- quisiti biologici del talento naturale, è possibile individuarne due gruppi: 1) studi di vari tratti bio- logici, principalmente neurologici, che influiscono sulla comparsa e lo sviluppo di competenze e/o abilità straordinarie; 2) progetti di ricerca realizzati nell’ambito della genetica umana. Il primo gruppo include precise misurazioni elettro- fisiologiche di funzioni, organizzazioni strutturali e attività cerebrali. Diversi tratti neurologici sono stati menzionati come possibili fonti di influenza associate ad abilità “eccessivamente” elevate, vale a dire il mancinismo, la lateralità emisferica, un alto livello di metabolismo glucidico, varie sti- me del flusso sanguigno, l’esposizione prenatale a un più elevato contenuto di testosterone (Howe et al., 1998). È stato scoperto che idonee caratteri- stiche cerebrali sembrano contribuire a grandi abi- lità in diversi, specifici ambiti. È interessante os- servare come la rappresentazione corticale delle dita della mano sinistra negli strumentisti ad arco, come i violinisti, sia molto più grande rispetto alla popolazione generale. Si noti che la mano sinistra è specificamente responsabile della diteggiatura sulle corde quando si suona (Schlaug et al., 1995).
  • 5. 12 Il talento atletico - identificazione e sviluppo Infatti, varie funzioni visive, uditive e somatosen- soriali hanno appropriate rappresentazioni cere- brali e potrebbero riflettere le differenze fra per- sone più o meno talentuose. Il secondo gruppo include quanto dimostrato da studi condotti sulla genetica molecolare, attraver- so i quali sono stati scoperti numerosi marcatori genetici che consentono di identificare una predi- sposizione verso una certa modalità di attività. Per esempio, le abilità cognitive costituiscono la base dell’intelligenza generale e delle attività creative in diverse branche della scienza e della tecnologia. Si considerino le scoperte della genetica moleco- lare che hanno esaminato il ruolo e il potenziale predittivo di vari marcatori genetici della dotazione cognitiva. In uno studio di Plomin et al. (1994) sono stati indagati gli indicatori di QI ereditari. I genotipi di persone con livelli alti, medi e bassi di QI sono stati messi a confronto in relazione all’espressione dei marcatori genetici del DNA, indicati come regola- tori del funzionamento neurale. Gli autori hanno ri- velato due indicatori, fra molti altri, che predicono in maniera significativa la differenza fra le persone con un alto o un basso QI. Un altro progetto di genetica molecolare è stato dedicato all’identificazione di marcatori del DNA associati all’abilità cognitiva generale di bambini in età scolare (Fisher et al., 1999). Gli autori han- no confrontato il DNA aggregato di 51 bambini con elevate abilità cognitive e di 51 bambini, ap- partenenti al gruppo di controllo, con abilità rien- tranti nella norma. Sono stati rilevati 11 marcatori significativamente diversi nei due sottogruppi di bambini. Inoltre, tre degli 11 marcatori indicati hanno confermato di possedere una maggiore capacità di predizione e informazione. Gli auto- ri hanno ragionevolmente concluso che queste scoperte aprono nuove prospettive nel campo delle neuroscienze cognitive. Un’altra indagine genetica è stata condotta sull’e- ziologia dell’Orecchio Assoluto (AP1 ) come indi- catore di straordinaria musicalità (Theusch et al., 2009). I ricercatori hanno analizzato 73 famiglie in ciascuna delle quali almeno due membri pos- siedono l’AP; in totale, 220 persone. Sono stati raccolti campioni di DNA per ulteriori analisi. Gli autori hanno scoperto che almeno un gene pro- muove la genesi dell’AP, sebbene parecchi fattori genetici varino all’interno e fra popolazioni diver- se. Nondimeno, hanno localizzato una regione in cui l’AP ha un legame significativo con il cro- mosoma 8q24.21. Dunque, i risultati dello studio supportano la tesi che i fattori genetici fornisco- no un rilevante apporto all’eziologia del talento musicale. Un’ulteriore osservazione può essere fatta in merito al ruolo dell’educazione precoce negli in- dividui dotati di talento. È molto probabile che i bambini con eccezionali abilità in un certo cam- po, come la musica, l’arte ecc., abbiano suscita- to lo spiccato interesse di genitori e insegnanti e abbiano intrapreso un percorso fatto di lezio- ni private intensive, una speciale istruzione ed esercitazioni, al fine di potenziare il loro talento (Rutter, 1998). In questo caso, le ragioni primarie di un’educazione precoce risiedono nel talento in sé e nel suo riconoscimento da parte di persone competenti. Ricapitolando la presente sezione, può sugge- rirsi che l’esistenza di un talento innato e il suo ruolo decisivo nel raggiungimento di abilità stra- ordinarie e di un livello di eccellenza in un dato campo sono supportati da numerosi risultati e conclusioni tratti da diverse branche di attività umane. Ciononostante, una seria disamina della letteratura disponibile rivela un corposo numero di pubblicazioni in cui gli autori hanno riscontrato molti argomenti contrari al concetto di “talento in- nato”. Costoro enfatizzano il ruolo e l’importanza dei fattori educativi e considerano la formazio- ne e una pratica intensa e costante quali fattori determinanti del talento. Tali argomenti contrari vengono qui di seguito presentati. 1.3 Prove e concetti che smentiscono il paradigma del talento naturale Una disamina della letteratura disponibile rivela nu- merose pubblicazioni in cui l’esistenza di un talento naturale è messa in dubbio o è considerata perfino illusoria. I sostenitori di queste posizioni critiche generalmente attribuiscono le abilità e competenze straordinarie di vari individui a una pratica e a un eser- cizio intensi, tenaci e costanti. Costoro propongono una serie di argomenti che sembrerebbero ridurre l’importanza dei fattori innati nel raggiungimento dell’eccellenza in un dato campo. Gli argomenti e le prove in questione verranno ora presi in esame. 1 - Acronimo dell’inglese Absolute Pitch (n.d.t.).
  • 6. 13 Il talento umano: un quadro generale - Capitolo 1 1.3.1 Argomenti contrari all’esistenza del talento naturale Gli argomenti critici a sostegno del ruolo domi- nante della pratica nel conseguimento di com- petenze e abilità superiori fanno leva sulla man- canza di elementi predittivi del talento oggettivi e affidabili, sull’assenza di differenze nella capacità di apprendimento di bambini ipoteticamente do- tati e meno dotati e sulla scarsa precisione degli elementi predittivi dei suddetti. Si considerino, quindi, tali argomenti critici. Esistenza di elementi precoci predittivi della co- siddetta plusdotazione. Vi sono numerose prove a favore della mancanza di elementi precoci pre- dittivi della plusdotazione e del talento. Per esem- pio, Manturzewska (1986) ha studiato le biografie di 165 musicisti professionisti polacchi trovando pochissimi riscontri di una straordinaria musicali- tà nella prima infanzia. Risultati simili sono emer- si da studi retrospettivi su grandissimi artisti (Slo- ane & Sosniak 1985) e matematici (Gustin 1985). I citati autori hanno attribuito le superiori abilità delle persone di maggior successo al sostegno parentale e a una pratica precoce e deliberata da parte degli individui oggetto dello studio. Ad oggi, gli autori hanno confrontato i trend di performance degli individui superiori con quelli di individui di minor successo ma che, comunque, hanno raggiunto un alto livello professionale, sug- gerendo che tali controparti abbiano conseguito un alto status professionale grazie al valido con- tributo di prerequisiti innati, sebbene l’influenza di questi ultimi sia minore rispetto agli individui più talentuosi. Capacità di apprendimento dei bambini ipoteti- camente dotati. È provato che i giovani musicisti di grande successo non dimostrano alcun van- taggio nell’acquisizione di abilità professionali rispetto agli altri bambini, a parità di tempo di esercitazione (Sloboda et al., 1996). Peraltro, numerosi analisti hanno affermato che perfino illustri musicisti hanno impiegato un pe- riodo sufficientemente lungo per raggiungere un’adeguata padronanza nel loro ambito di com- petenza. Ci sono voluti loro 10 anni o più perché conseguissero un alto livello nella propria profes- sione (Simonton, 1991). Un altro argomento riguarda l’esistenza di perio- di di sensibilità più spiccata in cui un individuo esprime un’accresciuta ricettività a qualsiasi nuo- va informazione, il che gli consente una maggio- re facilità e riuscita nell’acquisizione e nello svi- luppo di nuove competenze e abilità. L’esempio classico di un tale accrescimento di sensibilità consiste nell’apprendimento di una nuova lingua da parte dei bambini piccoli, che imparano facil- mente e rapidamente varie forme e costruzioni linguistiche; per gli adulti, questo processo è as- sociato a sforzi e difficoltà maggiori. Ciò sembra suggerire che un appropriato sfruttamento dei periodi cosiddetti di maggiore sensibilità rafforzi l’impatto ambientale ma non i fattori innati. Insufficiente precisione della predizione e dell’i- dentificazione del talento. Parecchi autori hanno notato che i metodi disponibili per la misurazione e la predizione del talento sono tutt’altro che pre- cisi. È stato specificato che tutta una serie di cir- costanze di rilievo non viene solitamente presa in considerazione. Si tratta di: età della valutazione precoce; volume, contenuto e qualità della pratica preliminare; motivazione esterna; supporto della famiglia (Tesch-Romer, 1998). L’autore ha sottoli- neato che fattori così importanti non sono di soli- to valutati oggettivamente, ma si basano su reso- conti retrospettivi di genitori o parenti. Inoltre, le probabilità che il successo venga predetto sono spesso molto scarse, perché questo ai massimi livelli è raro e influenzato da numerose circostan- ze imprevedibili. La precisione di vari programmi predittivi è stata frequentemente esaminata da analisti di feno- meni sportivi di tutto rispetto. In particolare, Li- dor et al. (2009) hanno esaminato l’applicabilità di variabili, ampiamente utilizzate, fisiologiche e antropologiche come elementi predittivi di una futura eccellenza in ambito sportivo. Basandosi sui dati ricavati da un’ampia serie di studi, costoro non hanno rilevato prove plausibili di una preco- ce differenziazione fra giovani molto talentuosi e giovani meno talentuosi. La letteratura scientifico-sportiva annovera rari esempi di studi longitudinali in cui dati relativi ad atleti di classe mondiale sono stati confrontati con dati relativi ad atleti di alto livello professio- nale ma inferiore rispetto ai primi. Tali dati saran- no presentati nella sezione 2.3.2.
  • 7. 14 Il talento atletico - identificazione e sviluppo 1.3.2 La teoria di 10 anni di pratica deliberata Questa teoria fu proposta circa vent’anni fa e si basava inizialmente su una vasta mole di dati rac- colti fra gli studenti di un’accademia musicale e musicisti professionisti di alto livello (Ericsson et al., 1993). Successivamente, gli autori hanno tro- vato un sostegno a questa teoria raccogliendo dati riguardanti matematici di elevato status professio- nale e atleti di alto livello, principalmente scacchisti e tennisti. La struttura di questa teoria presuppone che per ottenere il più alto livello di prestazione (la cosiddetta performance esperta) occorrono 10.000 ore o 10 anni di pratica deliberata nel campo scelto. La pratica deliberata è stata definita come pratica di alta qualità che richiede un’elevata dose di concen- trazione e che generalmente non è in sé piacevole; le attività in essa contemplate devono diventare sempre più complesse col passare del tempo e la pratica deve essere svolta con l’obiettivo primario di migliorare la prestazione. Il fondatore di questa teoria, il Prof. Ericsson (1998), enfatizza il ruolo della motivazione; questo fattore incide profonda- mente sull’efficacia della pratica deliberata nella maggior parte degli individui di successo. L’autore asserisce che le attività ordinarie presuppongono facili adempimenti che non stimolano l’avanzata verso la performance esperta. Al contrario, gli individui fortemente motivati pia- nificano, controllano e monitorano un più elevato livello delle loro attività, inducendo un più spicca- to perfezionamento di prestazioni e abilità rispetto ai performer di minor successo. In base a questa premessa, è una grande applicazione nel persegui- mento della più alta competenza, e non fattori in- nati, a determinare il raggiungimento dell’eccellen- za, ossia il talento. I fautori della priorità dei fattori ambientali e della pratica deliberata sostengono, ad esempio, che la fenomenale musicalità di Mozart fu predeterminata dalla sua precoce dedizione alla pratica deliberata, non da abilità superiori innate (Howe et al., 1998). Un ulteriore contributo alla teoria della pratica deli- berata è stato fornito da Simonton (1999), che ha ri- conosciuto la natura multidimensionale del talento, contenente componenti fisiologiche, psicologiche e fisiche. Ad ogni modo, nel suo modello concettuale, l’Autore ha enfatizzato il ruolo dei fattori ambientali, distinguendo l’importanza e la specificità dei fattori determinanti della performance e di quelli determi- nanti per l’acquisizione di competenze. Secondo il modello di performance di Simonton, questi fattori determinanti costituiscono la base della capacità di un individuo in un ambiente com- petitivo, laddove i fattori determinanti per l’acqui- sizione di competenze influiscono sulla riuscita del processo di apprendimento. Come sostenuto dall’Autore, l’interazione di tali fattori produce un effetto moltiplicativo laddove l’impatto ambientale è trascurato rispetto all’input ereditario. La “regola dei 10 anni” si è imposta e ha ottenuto grande considerazione presso gli esperti di pre- parazione atletica; la sua applicabilità alla realtà dello sport di alta prestazione verrà discussa nel Capitolo 5 [del testo da cui è tratto questo signifi- cativo capitolo, NdC]. Riepilogo Riepilogando i contenuti del presente capitolo, è opportuno soffermarsi su una serie di osservazioni conclusive sulla comprensione e l’interpretazione generale del problema relativo al talento innato. I dati suesposti sono prevalentemente associati a ri- cerche in cui il talento è stato studiato in relazione a varie branche di attività umane. Si può sostenere che la maggioranza dei ricercatori e degli anali- sti ha tratto la conclusione che i fattori trasmes- si per via ereditaria sono decisivi nel determinare l’espressione di abilità straordinarie e di un livello cosiddetto di eccellenza, il che si qualifica come talento. Significativamente, i difensori convinti del talento naturale non negano la necessità e l’im- portanza di una rilevante formazione, di una pra- tica costante e di un continuo allenamento. D’altro canto, i fautori della priorità dei fattori ambientali nel talento umano non sempre ammetteranno un contributo delle caratteristiche innate al raggiun- gimento della pura eccellenza in un dato settore. Queste posizioni generali e questi argomenti con- trari incidono senz’altro sulla comprensione dell’at- tuale situazione relativa alla scienza e alla pratica sportive. Comunque, una certa specificità, e perfino unici- tà, della realtà sportiva fornisce un considerevole privilegio nel riconoscimento e nell’identificazione ultima del talento. Infatti, la competitività intrinse- ca allo sport e la disponibilità di indicatori oggettivi di eccellenza forniscono agli analisti la chiave per la definitiva qualificazione di un individuo come ta- lentuoso sulla base dei risultati e dei record otte- nuti nello sport a livello mondiale.
  • 8. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri,videoerivisteperlosportlibri,videoerivisteperlosport