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Numero 1
GLI APPUNTI DELMISTER

INDICE
Articolo n°1
di Angelo Iervolino
La trasmissione della palla
Articolo n°2
di Alessandro Gelmi
Allenare la velocità e la rapidità
Articolo n°3
di Angelo Iervolino
L’elastico difensivo
Articolo n°4
di Alessandro Gelmi
Il riscaldamento pregara

- Numero 1
Articolo n° 1 – Gli appunti del mister

LA TRASMISSIONE DI PALLA
di Angelo Iervolino
In una partita di medio alto livello si effettuato tra
i 300 e i 400 passaggi. Il passaggio però non deve
solo coinvolgere chi esegue il gesto ma anche
coloro che muovendosi senza palla lasciano spazi
per il nostro fine, un gioco collettivo al fine di
siglare una rete o impedire agli avversari di
siglarne una.
Il passaggio più veloce lo si riesce a fare più è
efficace. La squadra in possesso sarà soggetta a
pressing avversario e per questo dovrà passare il
pallone nel minor tempo possibile. Basti pensare
che nel numero di passaggi totali di una squadra
professionistica circa il 30% è effettuato di prima.
Prima di tutto il passaggio è il gesto che ci porta
alla costruzione del gioco per un’azione offensiva,
in media il 55% delle reti segnate sono ottenute
su passaggi.
In fine si può tranquillamente affermare che la
trama di passaggi può essere uno dei metodi
efficaci al fine di siglare una rete e vincere una
partita, ma certamente il solo passaggio come
gesto tecnico non è una condizione sufficiente per
vincere una partita
Per definizione il passaggio è il gesto tecnico che
prevede la trasmissione della palla ad un
compagno di squadra. Questo è efficace solo
tramite un contatto visivo tra giocatore che
trasmette e giocatore che riceve. L’esecuzione del
passaggio è più efficace quanto maggiore è il
dialogo senza parole tra i due giocatori. Maggiore
è l’intesa tra i due maggiori saranno le possibilità
che il passaggio vada a buon fine.
Questo gesto tecnico, forse il più importante, può
avere diverse finalità come mantenere il possesso
della
palla,
avanzare
per
occupare
uno
spazio,portare palla dietro il blocco difensivo.
Per far si che un passaggio vada a buon fine c’è
bisogno di una corretta azione simultanea di
diversi fattori, sia di chi effettua il passaggio sia di
chi deve riceverlo.
Innanzitutto non vi può essere passaggio senza
smarcamento dei compagni: giocatori marcati o in
ombra non possono ricevere il passaggio, o
almeno non facilmente.
Il calciatore in possesso deve avere chiara
l’azione, chiara la posizione dei compagni chiara la
posizione degli avversari (lo stesso vale per chi
riceve) quindi raccogliere il maggior numero di
informazioni visive nel minor tempo possibile.
Infine, ma non per ordine di importanza, il
giocatore che trasmette deve anche curare la
propria postura e il proprio equilibrio al fine di non
commettere errori grossolani.
Il passaggio può essere effettuato con diverse
parti anatomiche del corpo, oltre che del piede:
interno piede, collo piede, esterno piede, testa,
petto,ecc.
In base a dove vogliamo trasmettere palla e in
che situazione ci troviamo sceglieremo la parte
anatomica migliore e più efficace in quel
momento.
La domanda che più frequentemente ci si fa
quando bisogna trasmettere palla è: dove la
passo?
Possiamo effettuare il passaggio:
•

In avanti: sostanzialmente è la prima idea
che ci viene in mente, al fine di avvicinarci
alla porta avversaria nel tempo più rapido
possibile per cercare il gol

•

In diagonale: Per dare profondità e peso ad
una verticalizzazione.

•

In orizzontale: è usato per mantenere il possesso palla
vista l’impossibilità di avanzare. Sicuramente è uno dei
passaggi più rischiosi specie se eseguito dalle fasce al
centro
•

Indietro: è usato in situazioni di pericolo, in
caso di pressing avversario ci si rifugia
all’indietro per poi ricominciare l’azione .

Metodologie di insegnamento
In ambito motorio si conoscono due precise
modalità metodologiche. Una, caratterizzata da
forme di apprendimento costruite sulla base di
esperienze indotte nell’allievo, nell’intento di
stimolare il suo coinvolgimento, a livello cognitivo,
di determinate espressioni di movimento. L’altra,
invece,
realizzata
mediante
la
direttiva
dell’insegnante, impiegata esclusivamente alla
trasmissione di certe informazioni aventi il solo
fine di determinare esecuzioni corrette. Il primo
viene definito Metodo induttivo e si può realizzare
in quattro forme diverse, denominate:
1. libera esplorazione
2. scoperta guidata
3. problem-solving
4. mappe concettuali
Il secondo intervento è conosciuto come Metodo
deduttivo ed anch’esso può realizzarsi attraverso
tre modalità con caratteristiche diverse:
1. direttivo prescrittivo
2. misto
3. per assegnazione di compiti
La metodologia di tipo induttivo centra il proprio
obiettivo primario nel coinvolgere nel processo di
apprendimento in prima persona l’allievo, il quale
diventa soggetto dell’apprendimento, stimolando
una partecipazione attiva dei sistemi nervosi
primari.
Questa fase, molto adatta per i bambini delle
scuola elementare, si può definire anche fase
delle esperienze quantitative (polivalenza e
multilateralità), con arricchimento continuo della
sfera esperenziale.
Al contrario, attraverso il metodo deduttivo
l’insegnante effettuerà il suo intervento educativo
finalizzandolo esclusivamente alla ricerca di
obiettivi
tecnici
anche
senza
coinvolgere
attivamente l’allievo. L’allievo diventa oggetto del
processo di apprendimento.
Il Metodo deduttivo si adatta meglio ad alunni
della scuola media, già adeguatamente recettivi
nei confronti delle informazioni trasmesse dal
docente.
Articolo n° 2 – Gli appunti del mister

L’ALLENAMENTO DELLA VELOCITÀ E
DELLA RAPIDITÀ
di Alessandro Gelmi
DEFINIZIONE DEI DUE TERMINI
RAPIDITÀ: tra le definizioni che vari autori
danno al termine rapidità, una abbastanza chiara
è quella che la definisce come la capacità organica
e muscolare di compiere nel minor tempo
possibile e con la massima intensità possibile, un
gesto motorio.
Essa non dipende solo qualità organiche,
energetiche
e/o
muscolari,
ma
anche
e
soprattutto da componenti nervose, dal momento
che per rapidità si intende anche la capacità di
saper reagire in brevissimo tempo ad un segnale
di ogni natura (visivo, acustico, ecc..); per questo
tale capacità è spesso inserita sia tra le capacità
condizionali che tra quelle coordinative.
VELOCITÀ: in fisica la velocità è la risultante di
due parametri, spazio e tempo, rapportati nel
seguente modo: v=s/t; da questa formula si
arriva alla banale conclusione che per velocità si
intende la capacità dell’organismo di compiere
uno spazio nel minor tempo possibile.
Ciò che caratterizza le prime fasi (i primi metri) di
uno sprint, è l’accelerazione, una componente di
fondamentale importanza poiché è quella fase
che, partendo da fermo, ti permette di
raggiungere la massima velocità; da questo si
capisce
chiaramente
come
una
buona
accelerazione permetta di raggiungere in minor
tempo
un’alta
velocità.
CARATTERISTICHE DELLA RAPIDITÀ
Premesso che la rapidità è una capacità
scarsamente allenabile, poiché essa, come detto
precedentemente, è influenzata da parametri
principalmente nervosi,
ci sono degli aspetti
coordinativi che la caratterizzano;
• Innanzitutto la rapidità di reazione è la
capacità del sistema neuromuscolare di
reagire più velocemente possibile ad uno
stimolo, sia esso visivo, acustico o tattile
(esempio: lettura della traiettoria di un
pallone, partenza data dallo starter,
partenza data dal semaforo ecc);
• La capacità di percezione: è importante
poter capire e prevedere con un anticipo
temporale rispetto ad un avversario come la
situazione si evolve, al fine di attuare in
anticipo le soluzioni più efficaci. La quasi
totalità
di
questa
capacità
deriva
dall’esperienza individuale che ogni atleta
ha nel proprio vissuto motorio e sportivo;
• Rapidità di anticipazione: anche questa,
come la capacità di percezione, dipende
dall’esperienza del giocatore e si riferisce
alla previsione rispetto a quanto un
compagno
e/o
un
avversario
fanno
all’interno di una situazione di gioco.
Dal punto di vista fisiologico invece le componenti
che determinano una rapidità di azione sono:
• Rapidità di azione con il pallone: si intende
la capacità di muoversi più velocemente
possibile
mantenendo
il
controllo
dell’attrezzo di gioco;
• Rapidità di movimento ciclica (corsa) e
aciclica (salti); ossia saper eseguire
determinati gesti motori impiegando il
minor tempo possibile.
• Rapidità di azione complessa; si riferisce
alla possibilità di muoversi in maniera
veloce ed efficace nel minor tempo possibile
sfruttando le proprie abilità tecniche e
condizionali.
CARATTERISTICHE
VELOCITÀ

FISIOLOGICHE

DELLA

La velocità dipende da parametri:
• Genetici: corredo di fibre lente rispetto a
fibre veloci;
• Metabolici: capacità d smaltire velocemente
il lattato prodotto;
• Neuromuscolari: maggiore è il diametro
delle fibre, maggiore è la forza che esse
estrinsecano e quindi maggiore è la velocità.
Inoltre maggiore è la velocità di conduzione
dello stimolo nervoso e prima si attiva il
muscolo scheletrico ed infine maggiore è la
capacità di reclutamento delle fibre e
migliore è la coordinazione intra ed
intermuscolare e migliori sono le espressioni
di velocità.
DIFFERENZIAZIONE TRA LAVORI SPECIFICI
ED ASPECIFICI NEL CALCIO
Personalmente distinguo i lavori specifici da quelli
non specifici: nella prima categoria rientrano tutte
quelle
esercitazioni
che,
implicando
delle
componenti di velocità e/o di rapidità, sono
specifiche dello sport in questione (nel nostro caso
il calcio) e si ritrovano poi in situazione di gara,
mentre della seconda categoria fanno parte gli
esercizi che si possono proporre in maniera
“standard” indipendentemente dallo sport con cui
ci si torva a lavorare.
CAMPO DI APPLICAZIONE E METODOLOGIA
DI ALLENAMENTO
QUANDO ALLENARE LA VELOCITÀ E LA
RAPIDITÀ: età d’intervento
Osservando la teoria delle fasi sensibili, quella
secondo la quale per ogni capacità condizionale e
coordinativa appartiene un’età ottimale di
intervento al fine di uno suo sviluppo, la velocità e
la rapidità trovano il suo maggior grado di
predisposizione al miglioramento tra gli 8 ed i 13
anni sia per un discorso muscolare che per un
discorso nervoso; infatti in questa fascia d’età lo
sviluppo
fisiologico
e
la
volontà
e
la
predisposizione ad apprendere sono notevoli.
METODI DI ALLENAMENTO “INDIRETTI”
Dal momento che, come detto sopra, una maggior
quantità di forza estrinsecata permette una
velocità di esecuzione e/o di corsa migliore, deriva
che un aumento della componente forza, sia essa
massimale o esplosiva , migliora di conseguenza
pure la velocità.
IN
CHE
FASE
DELL’ALLENAMENTO
SI
PROPONE ED IN CHE GIORNO DELLA
SETTIMANA
L’allenamento della velocità affinché avvenga in
maniera efficace deve svolgersi in condizioni di
non affaticamento neuro-muscolare, per questo
va proposto dopo un buon riscaldamento
composto da una fase di attivazione blanda,
esercizi di mobilità articolare, andature, e
proposte con un’intensità sempre maggiore fino al
momento di raggiungere il massimo durante le
esercitazioni specifiche di velocità e/o rapidità.
Gli altri parametri fondamentali da rispettare
affinché sia utile tale allenamento devono essere:
• La massima intensità di esecuzione;
• Una concentrazione mentale massima;
• Il numero di ripetute (non maggiori di 1520, ovviamente adattabili alla distanza della
singola ripetuta);
• Il tempo di recupero sia tra ripetute che tra
serie; esso deve essere completo e l’atleta
prima di compiere la ripetuta successiva
deve aver recuperato totalmente sia dal
punto di vista muscolare che, soprattutto
nervoso, da quella precedente.
Per quanto riguarda il giorno della settimana in
cui inserire un lavoro di questo genere,
sostanzialmente sono tutti d’accordo sul fatto che
quello precedente alla gara sia il più indicato per
la somministrazione di questo genere di stimoli,
nonostante non si deve dimenticare (e spesso
qualcuno non considera questo fatto) che durante
un allenamento, i nostri giocatori sono sempre
coinvolti in gesti compiuti alla massima velocità e
devono essere sempre con un grado di attenzione
e concentrazione tale da vivere le situazioni di
allenamento con una capacità di percezione e di
anticipazione massima.
Per questo in ogni allenamento si stimolano le
componenti di velocità e di rapidità e il compito
del preparatore, secondo il mio parere, deve
essere quello di creare delle esercitazioni a secco
ed in situazione, di comune accordo col mister,
che rispettino all’interno del ciclo settimanale, la
quantità e l’intensità richiesta dal giorno di
allenamento (ovviamente il martedì non avrà la
stessa intensità del venerdì).
In conclusione ritengo opportuno proporre, nelle
più svariate forme possibili ed adattandole alle
categorie con cui si ha a che fare, in ogni
allenamento degli stimoli da svolgere alla
massima intensità al fine di mantenere sempre un
alto grado di “reattività neuromuscolare”
nei
nostri giocatori, concentrando e dedicando
maggior tempo e spazio a questo obiettivo
nell’allenamento precedente alla partita.
ESEMPI DI ESERCITAZIONI specifiche e
aspecifiche
Aspecifiche:
VELOCITÀ’:
• sprint su varie distanze (10-20-30mt)
• con componente di forza esplosiva:
• sprint brevi in salita (15 mt)
• sprint con sovraccarichi (traini, ecc) su 1020 mt
• tecnica di accelerazione: lavorare sul
concetto di progressività della lunghezza dei
passi (attraverso i cerchi o i cinesini),
appoggio del piede, spinta della gamba,
movimento alternato arti superiori ed
inferiori.
• Cambi di direzione
• Frenate
RAPIDITÀ:
• Slalom stretto
• Andature in frequenza (skip, calciata,doppio
impulso, ecc..)
• Scaletta (agility ladder)
•

Proposta di varie forme di skip (tra gli
ostacoli bassi, tra i cerchi, movimento ad
8).
Specifiche:
• 1 vs 1 alla massima intensità partendo da
diverse distanze rispetto alla porta
• 1 vs PORTIERE conducendo palla alla
massima velocità possibile
• Serie di sprint (5-10 mt) abbinando allo
scatto un gesto tecnico
Articolo n° 3 – Gli appunti del mister

L’ELASTICO DIFENSIVO
di Angelo Iervolino
Uno dei movimenti cardine della difesa , di ogni
singolo membro e di tutta la difesa come
collettivo, è senza dubbio l’elastico difensivo.
Questo
prevede
l’avanzamento
e
l’indietreggiamento della difesa in situazioni e
momenti determinati.
La prima esercitazione allenante a tale movimento
prevede il solo utilizzo dei due difensori centrali e
del mister che dà ritmo all’esercitazione.
Si forma un triangolo che ha come vertice alto il
centro dell’area di rigore fino ad allargarsi ai lati
del cerchio di centrocampo. Questo triangolo sarà
utile sia nell’avanzamento per dare ampiezza e sia
nell’indietreggiamento per dare protezione alla
porta. Fig.1

Fig. 1
Il mister posizionato a centrocampo si muove
prima avanti (verso la porta) per allenare
l’indietreggiamento, fig. 2, e poi all’indietro (verso
il centrocampo) per allenare l’avanzamento in
ampiezza,fig.3.
Fig.2

Fig. 3
Da tenere sotto osservazione la posizione del
corpo
dei
due
difensori
durante
l’indietreggiamento: devono essere frontali tra di
loro , quasi a guardarsi, ovviamente tenendo
sotto controllo l’azione.
La stessa esercitazione può essere svolta per gli
esterni difensivi, lavorando solo con loro nella loro
posizione di gioco , con gli stessi movimenti di
avanzamento e indietreggiamento. Fig. 4 – 5 – 6
.

Fig. 4
Fig. 5

Fig. 6
Gli esterni difensivi devono prestare maggiore
attenzione alla linea difensiva, perché coloro che
danno la linea sono i centrali , e come abbiamo
detto per il loro indietreggiamento, loro non
possono vedere la posizione dei compagni sugli
esterni perché sono in posizione quasi frontale tra
di loro, per cui gli esterni devono rapportarsi ai
centrali per mantenere la linea difensiva.
Ovviamente tutto il reparto dovrà fare attenzione
alla linea e ad avere come rifermenti il trittico
palla-compagno-porta.
Entrambe le esercitazioni devono essere svolte
per un tempo minimo di quattro minuti.
Esercitati prima i centrali e poi gli esterni difensivi
, successivamente è possibile attuare la
medesima esercitazione ma con tutta la difesa
schierata. Fig. 7
Fig. 7
È importante che la difesa riesca a mantenere una
distanza tra essa e il mister di non oltre 20m. Fig.
8 –9.

Fig. 8

Fig. 9

Importante fare attenzione a:
• Che la difesa resti in linea
• La posizione dei centrali
• Gli esterni che facciano riferimento ai
centrali per la linea
• Mantenere la distanza massima di 20m tra
mister e linea difensiva.
Un altro aspetto da no sottovalutare è il
movimento
della
difesa
su
spostamento
orizzontale dell’avversario.
Possiamo allenare tale aspetto con i medesimi
esercizi visti in precedenza ma con movimenti
orizzontali Fig.10.

Fig.10
In quest’esercitazione il mister si muove
orizzontalmente e la linea difensiva deve muoversi
insieme a lui mantenendo sia le distanze tra i
giocatori che da dal mister. Ovviamente la linea
asseconda i movimenti del mister, quindi nel caso
il mister salisse leggermente la difesa indietreggia
e viceversa se il mister indietreggerebbe. Fig. 11
– 12 .

Fig. 11
Fig.12
L’esercitazione può essere ripetuta per cinque
minuti consecutivi per tre serie intervallate da
altre esercitazioni.
Articolo n° 4 – Gli appunti del mister

IL RISCALDAMENTO PRE-PARTITA:
UNA VISIONE PERSONALE SUL
COME FARLO
di Alessandro Gelmi

Riscaldamento pre-partita, A.C. Mezzocorona campionato Berretti 2008/2009, partita
Mezzocorona – Milan

CENNI FISIOLOGICI E PSICOLOGICI APPLICATI AL
RISCALDAMENTO…
Dalla letteratura e dagli studi effettuati è risaputo quali sono gli
obiettivi e gli effetti del riscaldamento nel determinare una
performance sportiva; per questo mi limito ad una breve e sintetica
descrizione degli aggiustamenti (che è diverso da adattamenti)
PRINCIPALI fisiologici che con esso si ottengono:
- Aumento dell’apporto di sangue ai muscoli
- Aumento della temperatura che determina:
o Aumento dell’elasticità dell’unità muscolo tendinea;
o Aumento del liquido sinoviale all’interno delle
articolazione con conseguente aumento della
lubrificazione articolare;
- Diminuzione del ischio di infortuni muscolari ed articolari,
dovuti ad una maggior predisposizione dell’organismo alla
prestazione.
Oltre agli aggiustamenti, e di conseguenza agli obiettivi, a carattere
fisiologico, il riscaldamento ha anche lo scopo di preparare i
giocatori dal punto di vista psicologico: in questo caso la bravura
dello staff tecnico è quella di avere un comportamento, verso i
propri giocatori, diverso a seconda di come il singolo vive l’attesa
della partita. Per questo ci sarà chi ha bisogno di essere caricato
emotivamente, chi invece ha bisogno di concentrarsi da solo e chi
ancora necessita di parole di fiducia e di tranquillità perché “sente
troppo” il match.

…. CHE PORTANO AD UNA VISIONE PERSONALE DI COME
AFFRONTARE UN RISCALDAMENTO PRE-GARA
Personalmente, quando mi trovo ad affrontare un riscaldamento
pre-gara ritengo che, perché esso sia svolto in maniera corretta,
devo rispettare determinati principi:
- Innanzitutto rispetto il principio della progressività per
quanto riguarda l’intensità; è fondamentale cominciare in
maniera blanda e aumentare gradualmente l’intensità,
parallelamente alla diminuzione della durata delle
esercitazioni che propongo. In questo senso volume e
intensità hanno un rapporto indiretto, poiché all’aumentare
dell’uno, diminuisce l’altra.
- Concettualmente differenzio il riscaldamento generale da
quello specifico; comincio l’attivazione con dei lavori a
carattere globale (corsa, mobilità articolare, ecc) al fine di
preparare fisiologicamente l’organismo alle successive
esercitazioni specifiche della disciplina con cui si lavora (nel
caso del calcio, possessi palla, esercitazioni tecniche, ecc..).
- Devo rispettare i tempi di recupero tra le esercitazioni,
stando molto attento affinché questo non sia né troppo
corto né troppo lungo; ritengo che il tempo di recupero non
debba essere determinato da un cronometro ma dalla
sensazione del preparatore (o chi per esso) nel vedere come
i suoi giocatori reagiscono durante l’intervallo che c’è tra le
proposte. Per questo la bravura si trova nel capire quando
riprendere, e ciò dipende da una moltitudine di fattori
(condizione dei giocatori, temperatura, ora della giornata,
condizioni atmosferiche, condizione del campo, ecc..).
Lo stesso discorso è valido per la durata delle esercitazioni;
a mio parere il cronometro serve per monitorare il tempo
totale a disposizione mentre la durata delle singole
proposte, siano esse la corsa, le andature o i possessi palla,
è funzione dell’intensità e della reazione dei giocatori a
-

quanto stanno facendo. È comunque ovvio che ogni
proposta rientra all’interno di un range temporale (per
esempio un possesso palla 5vs5 non durerà più di 2’, ma
neanche meno di 30’’. I tempi indicati sono volutamente
esagerati, per far capire il concetto).
Infine cerco di riprendere la maggior parte dei gesti, sia
motori sia tecnici, che vengono effettuati in partita; per
questo è giusto, rispettando la quantità necessaria e con la
corretta intensità, inserire dei cambi di direzione, frenate,
ripartenze, balzi (o colpi di testa), passaggi, lanci, tiri in
porta, ecc…

Di seguito un esempio di riscaldamento pre-partita svolto da una
prima squadra.
Per prima cosa si deve preparare il campo disponendo il materiale
che si utilizza e consegnando le casacche a 5 dei 10 titolari, prima
del loro ingresso sul terreno di gioco, come mostrato in figura:

Premessa: come detto sopra, i tempi sono indicativi e usati per dare
dei riferimenti; è la sensazione e l’osservazione personale a
determinare il tempo effettivo di durata delle esercitazioni, e dei
rispettivi recuperi.
L’uscita sul campo, in condizioni standard (temperatura gradevole,
assenza precipitazioni, campo in discrete condizioni, nessun
giocatore con problemi), avviene 35 minuti prima del fischio d’inizio
ed è caratterizzata da pochi minuti liberi (2-3), nei quali i giocatori
scelgono autonomamente cosa fare (posture, passaggi, corsa…..); in
seguito, alla chiamata del preparatore o del mister si forma un
cerchio (cerchio rosa in figura) al centro della metà campo dove si
eseguono 3-4 minuti di stretching dinamico e di andature su posto
(corsa calciata, skip, aperture, chiusure, slanci, torsioni del busto,
circonduzioni caviglia, mobilità per ginocchio ecc..).
A questo punto comincia la fase di attivazione in corsa blanda di
circa 8-10 minuti; i primi 3 minuti sono caratterizzati da corsa libera
nello spazio (tra area e metà campo, su tutta la larghezza) facendo
girare 2-3 palloni con passaggi corti e rasoterra. I successivi minuti,
con i giocatori schierati a scacchiera (3 righe da 3 più uno centrale
dietro, le X nere in figura), sono composti da esercizi sincronizzati di
mobilità articolare e andature tra i cinesini blu (in figura) con uscita
di 3-4 metri fino ai cinesini gialli (in figura) e ritorno al punto di
partenza in corsa blanda.
Dal momento che l’intensità è ancora bassa si passa subito,
all’interno del campo delimitato dai cinesini rossi (in figura),
all’esecuzione di esercitazioni psicocinetiche, per un totale di 3-4
minuti, del tipo:
- Passaggio al colore diverso con mani (40”, il tempo
necessario per capire e dare ritmo all’esercitazione)
- Passaggio al colore diverso con piedi (circa 1’)
- Passaggio al colore diverso con piedi, chiamando “uomo” o
“solo”; se chiama “uomo” la si scarica al compagno che l’ha
passata, se chiama “solo” si passa la palla ad un giocatore
del colore opposto (circa 1’).
La seconda parte del riscaldamento (totale 10’-12’), caratterizzata
da un’intensità maggiore, è composta da una prima parte,
nuovamente a secco, di andature brevi (5 metri, dai cinesini gialli a
quelli blu in figura) con allunghi di distanza e intensità sempre
crescenti, per un totale di 4-5 allunghi.
Il recupero, svolto in cerchio e caratterizzato ancora da esercizi
dinamici, precede due blocchi (di circa 1’ l’uno) di possesso palla a
due squadre (5 contro 5), prima con mani e poi con piedi, dove si
vanno a ricercare situazioni di gara (contrasti, attacco palla,
copertura, uscite in pressing ecc) ad alta intensità.
I pochi minuti che rimangono prima dell’appello vengono utilizzati
per lasciare ai giocatori alcuni attimi liberi per lanciare e/o calciare
e, ultimissima cosa, per svolgere 5-6 passaggi di rapidità sul breve
(6-8
mt
in
tutto).
Qui i giocatori si dispongono in cerchio al centro della metà campo
(cerchio rosa in figura) con il preparatore disposto nel mezzo; al suo
via la squadra, eseguendo l’andatura richiesta, si compatta verso il
centro del cerchio per poi, al battito di mano del preparatore,
compiere un cambio di direzione di 180° e sprintare nel campo per
circa 5-6 metri.
Entrando nello specifico, le andature possono essere:
- Skip;
- Corsa calciata;
- Doppio impulso;
- Piccoli balzi laterali o frontali;
- Corsa a gambe tese;
- Corsa scivolata rapida;
- Scivolamenti laterali rapidi;
A questo punto la squadra è pronta per affrontare la partita con le
giuste condizioni psicologiche e fisiologiche.
Variazioni nella durata delle proposte si possono verificare, con i
giusti adattamenti, nel caso di:
- Temperatura molto alta o molto bassa;
- Campo pesante;
- Pioggia intensa;
- Giocatori in dubbio (in questo caso l’intervento è
individuale);
- Orario di gara (le condizioni fisiologiche alla mattina sono
diverse rispetto al pomeriggio, le quali sono diverse rispetto
alle condizioni presenti alla sera).
DIFFERENZE NELLA PROPOSTA SE SI PARLA DI SETTORE GIOVANILE
(GIOVANISSIMI-ALLIEVI-JUNIORES/BERRETTI/PRIMAVERA)
Rispetto a quello della prima squadra, il riscaldamento del settore
giovanile, che comunque si differenzia all’interno di ogni categoria
che lo va a comporre, tendenzialmente prevede una più breve fase
“a secco” per lasciare maggior spazio alle esercitazioni con palla (in
cerchio, a coppie, a terne ecc..).
In più spesso ci si trova a dover lavorare più sull’aspetto mentale e
sulla concentrazione che su quello organico, dal momento che i
ragazzini non sempre entrano in campo con il giusto approccio e la
giusta determinazione.
Tutto questo non deve comunque non rispettare i principi che il
riscaldamento, indipendentemente dalla categoria, deve avere,
poiché è fondamentale che prima di entrare in campo un giocatore,
sia esso bambino, ragazzo o adulto, sia pronto dal punto di vista
fisico e mentale per potersi esprimere al meglio riducendo il più
possibile il rischio di infortuni; in questo caso ciò che cambia è il
tempo che l’organismo necessità per essere pronto, il quale è
diverso a seconda dell’età.
IL RUOLO DELLO STRETCHING ALL’INTERNO DELLA FASE DI
RISCALDAMENTO
Da quanto scritto nell’esempio di riscaldamento pre-partita si può
osservare che è assente lo stretching statico; questo perché
personalmente ritengo più utile utilizzare esercizi dinamici di
stretching, o di mobilità articolare, da inserire dopo la corsa o nelle
fasi di recupero tra le esercitazioni.
Se comunque, nei momenti in cui ai giocatori vengono concessi
istanti di recupero libero, c’è qualche giocatore che esegue un
esercizio di allungamento statico, nulla e nessuno vieta loro di farlo,
ma nel momento in cui il recupero lo gestisce il preparatore (o il
mister) credo sia giusto ottimizzare il tempo a disposizione per
lavorare in altri modi.
Questa idea deriva dalla consapevolezza che un programma di
stretching statico, per ottenere adattamenti muscolari, richiede la
somministrazione dello stimolo per almeno 30 secondi, ripetuta in
più cicli (3-4 per ogni distretto); questo implica molto tempo, cosa
che in un riscaldamento pre-partita non si ha assolutamente.
DIFFERENZE DA ALLENAMENTO A PARTITA
Rispetto al riscaldamento pre-partita quello previsto nella fase
iniziale di una seduta di allenamento può essere molto vario; oltre
alla proposta di esercizi nuovi, sconosciuti ai ragazzi e per i quali ci
vuole più tempo per acquisirli, spesso si fanno eseguire esercitazioni
con palla al fine di sviluppare la tecnica individuale o si propongono
delle situazioni tattiche da sviluppare in maniera didattica
(frequentemente si utilizzano prima le mani e poi i piedi); il tutto è
sicuramente corretto ed in linea con la filosofia di una seduta anche
se, a mio parere, una parte “a secco” di tipo preventivo ed/o
integrativo è necessaria al fine di evitare o ridurre il rischio di
problemi (sia immediati che in prospettiva futura).
Per questo inserisco sempre, variandone la forma e i contenuti,
lavori di mobilità articolare, stretching dinamico, andature per il
rinforzo delle caviglie e per stimolare la propriocezione, esercizi di
forza isometrica od eccentrica, un programma di tonificazione del
tronco, ecc…
Il tempo di questa parte specifica, rispetto al tempo degli esercizi
con palla, va adattato, sia come forma che come quantità, alla
categoria con cui si lavora e ritengo tali proposte utili a partire dai
giovanissimi (consigliati degli interventi anche negli esordienti).
CONCLUSIONI: ben sapendo che le strade e gli esercizi per arrivare
ad una condizione fisiologica che rende il nostro giocatore pronto ad
affrontare una partita sono molteplici, ciò che fa la differenza dal
punto di vista qualitativo è la cura delle piccole cose. La disposizione
del materiale prima che la squadra esca dallo spogliatoio, il fatto di
tenere i giocatori il più possibile in campo per evitare poi di
rimanere fermi a lungo prima dell’appello dell’arbitro,
l’ottimizzazione del tempo a disposizione, l’eliminazione di tempi
morti, la gestione del volume, dell’intensità e dei recuperi delle
esercitazioni, sono tutti fattori che, se presenti, trasmettono a chi
deve affrontare il riscaldamento un senso di organizzazione e di
professionalità che per i giocatori è necessario avere affinché
abbiano fiducia in colui che li riscalda.
In linea con questo non si deve dimenticare come la specificità di
ogni esercitazione sia importante per aiutare gli atleti ad entrare in
partita già dal riscaldamento e ad immedesimarsi il prima possibile
nelle situazioni che poco tempo dopo troveranno in campo.
In questo modo tali condizioni permettono, nella mezzora a
disposizione, di preparare un giocatore a giocare la partita con la
giusta intensità psico-fisica e ciò che essa comporta (contrasti,
scontri, ecc).
Gli autori di questo numero – Gli appunti del mister

Angelo Iervolino è nato ad Ischia (NA)
il 03/09/1984. È laureando in Biologia
della Nutrizione presso l’Università
Federico II di Napoli. Da sempre
appassionato di calcio e dell’allenare il
calcio, inizia la sua attività di allenatore
contemporaneamente
alla
pratica
sportiva
agonistica
nelle
categorie
dilettantistiche. Dal 2005, dopo un
infortunio, si dedica solo all’attività di
allenatore. Autore di vari articoli
pubblicati da vari siti del settore e del libro “Scuola calcio:dalla
programmazione mirata all’esercitazione efficace” edito da
www.allenatore.net . Dal 2008 è Responsabile Tecnico dell’ A. S.
D. Mondo Sport. Ha frequentato vari corsi d’aggiornamento, tra cui
anche corsi d’aggiornamento on-line, in lingua Inglese, organizzati
dalla FA England - The FA Learning (Federazione calcio Inglese).
Ha iniziato con la società S.C.J.T. Junior Team dove ha collaborato
e allenato per la stagione 2004/2005 la categoria Pulcini.
Dalla stagione 2005/2006 passa alla società S.S. Futura Isola
d’Ischia affiliata Empoli F.C. dove allena per due anni ( 2005/2006
e 2006/2007) consecutivi la categoria Esordienti. Nella stagione
2007/2008 allena i Giovanissimi S.S. Futura Isola d’Ischia affiliata
Empoli F.C. . Nella stagione 2008/2009 passa alla categoria Allievi
della S.S. Futura Isola d’Ischia affiliata Empoli F.C. Dalla stagione
2009/2010 alla guida della Juniores Regionale dell’ A.S. Barano
calcio.Dalla stagione 2010/2011 è responsabile della categoria
Pulcini dell’ASD Mondo Sport. Ha collaborato inoltre con varie
società di LND come collaboratore tecnico.
Gli autori di questo numero – Gli appunti del mister
Alessandro Gelmi ,laureato presso l’università degli studi di
Verona, facoltà di Scienze Motorie, corso di
laurea triennale in scienze delle attività
motorie e sportive, con votazione 95/110
nell’ottobre 2009; da 5 anni preparatore
atletico
di
calcio
presso
società
professionistiche (A.C. Mezzocorona), su
tutto il settore giovanile (Beretti, Juniores
Nazionale, Allievi nazionali e Giovanissimi
Nazionali) e con qualche presenza in prima
squadra
(lega
pro
II
divisione,
nel
campionato 2009/2010); preparatore atletico
anche di più squadre di Eccellenza del Trentino Alto adige, ha
acquisito il titolo di preparatore fisico di tennis di primo grado nel
2011, corso organizzato dalla federtennis.
Ha collaborato inoltre con società di volley, sempre in qualità di
preparatore fisico, per la categoria serie D femminile.
Infine collabora, attraverso la stesura di articoli inerenti la
preparazione atletica nel calcio, con più siti internet dedicati alla
metodologia
dell’allenamento
(www.alleniamo.com,
www.allenatore.net ecc).

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Gli appunti del mister numero 1

  • 2. GLI APPUNTI DELMISTER INDICE Articolo n°1 di Angelo Iervolino La trasmissione della palla Articolo n°2 di Alessandro Gelmi Allenare la velocità e la rapidità Articolo n°3 di Angelo Iervolino L’elastico difensivo Articolo n°4 di Alessandro Gelmi Il riscaldamento pregara - Numero 1
  • 3. Articolo n° 1 – Gli appunti del mister LA TRASMISSIONE DI PALLA di Angelo Iervolino In una partita di medio alto livello si effettuato tra i 300 e i 400 passaggi. Il passaggio però non deve solo coinvolgere chi esegue il gesto ma anche coloro che muovendosi senza palla lasciano spazi per il nostro fine, un gioco collettivo al fine di siglare una rete o impedire agli avversari di siglarne una. Il passaggio più veloce lo si riesce a fare più è efficace. La squadra in possesso sarà soggetta a pressing avversario e per questo dovrà passare il pallone nel minor tempo possibile. Basti pensare che nel numero di passaggi totali di una squadra professionistica circa il 30% è effettuato di prima. Prima di tutto il passaggio è il gesto che ci porta alla costruzione del gioco per un’azione offensiva, in media il 55% delle reti segnate sono ottenute su passaggi. In fine si può tranquillamente affermare che la trama di passaggi può essere uno dei metodi efficaci al fine di siglare una rete e vincere una partita, ma certamente il solo passaggio come gesto tecnico non è una condizione sufficiente per vincere una partita Per definizione il passaggio è il gesto tecnico che prevede la trasmissione della palla ad un compagno di squadra. Questo è efficace solo tramite un contatto visivo tra giocatore che trasmette e giocatore che riceve. L’esecuzione del
  • 4. passaggio è più efficace quanto maggiore è il dialogo senza parole tra i due giocatori. Maggiore è l’intesa tra i due maggiori saranno le possibilità che il passaggio vada a buon fine. Questo gesto tecnico, forse il più importante, può avere diverse finalità come mantenere il possesso della palla, avanzare per occupare uno spazio,portare palla dietro il blocco difensivo. Per far si che un passaggio vada a buon fine c’è bisogno di una corretta azione simultanea di diversi fattori, sia di chi effettua il passaggio sia di chi deve riceverlo. Innanzitutto non vi può essere passaggio senza smarcamento dei compagni: giocatori marcati o in ombra non possono ricevere il passaggio, o almeno non facilmente. Il calciatore in possesso deve avere chiara l’azione, chiara la posizione dei compagni chiara la posizione degli avversari (lo stesso vale per chi riceve) quindi raccogliere il maggior numero di informazioni visive nel minor tempo possibile. Infine, ma non per ordine di importanza, il giocatore che trasmette deve anche curare la propria postura e il proprio equilibrio al fine di non commettere errori grossolani. Il passaggio può essere effettuato con diverse parti anatomiche del corpo, oltre che del piede: interno piede, collo piede, esterno piede, testa, petto,ecc. In base a dove vogliamo trasmettere palla e in che situazione ci troviamo sceglieremo la parte anatomica migliore e più efficace in quel momento.
  • 5. La domanda che più frequentemente ci si fa quando bisogna trasmettere palla è: dove la passo? Possiamo effettuare il passaggio: • In avanti: sostanzialmente è la prima idea che ci viene in mente, al fine di avvicinarci alla porta avversaria nel tempo più rapido possibile per cercare il gol • In diagonale: Per dare profondità e peso ad una verticalizzazione. • In orizzontale: è usato per mantenere il possesso palla vista l’impossibilità di avanzare. Sicuramente è uno dei passaggi più rischiosi specie se eseguito dalle fasce al centro
  • 6. • Indietro: è usato in situazioni di pericolo, in caso di pressing avversario ci si rifugia all’indietro per poi ricominciare l’azione . Metodologie di insegnamento In ambito motorio si conoscono due precise modalità metodologiche. Una, caratterizzata da forme di apprendimento costruite sulla base di esperienze indotte nell’allievo, nell’intento di stimolare il suo coinvolgimento, a livello cognitivo, di determinate espressioni di movimento. L’altra, invece, realizzata mediante la direttiva dell’insegnante, impiegata esclusivamente alla trasmissione di certe informazioni aventi il solo fine di determinare esecuzioni corrette. Il primo viene definito Metodo induttivo e si può realizzare in quattro forme diverse, denominate: 1. libera esplorazione 2. scoperta guidata 3. problem-solving 4. mappe concettuali Il secondo intervento è conosciuto come Metodo deduttivo ed anch’esso può realizzarsi attraverso tre modalità con caratteristiche diverse: 1. direttivo prescrittivo 2. misto 3. per assegnazione di compiti La metodologia di tipo induttivo centra il proprio obiettivo primario nel coinvolgere nel processo di apprendimento in prima persona l’allievo, il quale diventa soggetto dell’apprendimento, stimolando una partecipazione attiva dei sistemi nervosi primari. Questa fase, molto adatta per i bambini delle scuola elementare, si può definire anche fase
  • 7. delle esperienze quantitative (polivalenza e multilateralità), con arricchimento continuo della sfera esperenziale. Al contrario, attraverso il metodo deduttivo l’insegnante effettuerà il suo intervento educativo finalizzandolo esclusivamente alla ricerca di obiettivi tecnici anche senza coinvolgere attivamente l’allievo. L’allievo diventa oggetto del processo di apprendimento. Il Metodo deduttivo si adatta meglio ad alunni della scuola media, già adeguatamente recettivi nei confronti delle informazioni trasmesse dal docente.
  • 8. Articolo n° 2 – Gli appunti del mister L’ALLENAMENTO DELLA VELOCITÀ E DELLA RAPIDITÀ di Alessandro Gelmi DEFINIZIONE DEI DUE TERMINI RAPIDITÀ: tra le definizioni che vari autori danno al termine rapidità, una abbastanza chiara è quella che la definisce come la capacità organica e muscolare di compiere nel minor tempo possibile e con la massima intensità possibile, un gesto motorio. Essa non dipende solo qualità organiche, energetiche e/o muscolari, ma anche e soprattutto da componenti nervose, dal momento che per rapidità si intende anche la capacità di saper reagire in brevissimo tempo ad un segnale di ogni natura (visivo, acustico, ecc..); per questo tale capacità è spesso inserita sia tra le capacità condizionali che tra quelle coordinative. VELOCITÀ: in fisica la velocità è la risultante di due parametri, spazio e tempo, rapportati nel seguente modo: v=s/t; da questa formula si arriva alla banale conclusione che per velocità si intende la capacità dell’organismo di compiere uno spazio nel minor tempo possibile. Ciò che caratterizza le prime fasi (i primi metri) di uno sprint, è l’accelerazione, una componente di fondamentale importanza poiché è quella fase che, partendo da fermo, ti permette di raggiungere la massima velocità; da questo si capisce chiaramente come una buona accelerazione permetta di raggiungere in minor tempo un’alta velocità.
  • 9. CARATTERISTICHE DELLA RAPIDITÀ Premesso che la rapidità è una capacità scarsamente allenabile, poiché essa, come detto precedentemente, è influenzata da parametri principalmente nervosi, ci sono degli aspetti coordinativi che la caratterizzano; • Innanzitutto la rapidità di reazione è la capacità del sistema neuromuscolare di reagire più velocemente possibile ad uno stimolo, sia esso visivo, acustico o tattile (esempio: lettura della traiettoria di un pallone, partenza data dallo starter, partenza data dal semaforo ecc); • La capacità di percezione: è importante poter capire e prevedere con un anticipo temporale rispetto ad un avversario come la situazione si evolve, al fine di attuare in anticipo le soluzioni più efficaci. La quasi totalità di questa capacità deriva dall’esperienza individuale che ogni atleta ha nel proprio vissuto motorio e sportivo; • Rapidità di anticipazione: anche questa, come la capacità di percezione, dipende dall’esperienza del giocatore e si riferisce alla previsione rispetto a quanto un compagno e/o un avversario fanno all’interno di una situazione di gioco. Dal punto di vista fisiologico invece le componenti che determinano una rapidità di azione sono: • Rapidità di azione con il pallone: si intende la capacità di muoversi più velocemente possibile mantenendo il controllo dell’attrezzo di gioco; • Rapidità di movimento ciclica (corsa) e aciclica (salti); ossia saper eseguire determinati gesti motori impiegando il minor tempo possibile. • Rapidità di azione complessa; si riferisce alla possibilità di muoversi in maniera
  • 10. veloce ed efficace nel minor tempo possibile sfruttando le proprie abilità tecniche e condizionali. CARATTERISTICHE VELOCITÀ FISIOLOGICHE DELLA La velocità dipende da parametri: • Genetici: corredo di fibre lente rispetto a fibre veloci; • Metabolici: capacità d smaltire velocemente il lattato prodotto; • Neuromuscolari: maggiore è il diametro delle fibre, maggiore è la forza che esse estrinsecano e quindi maggiore è la velocità. Inoltre maggiore è la velocità di conduzione dello stimolo nervoso e prima si attiva il muscolo scheletrico ed infine maggiore è la capacità di reclutamento delle fibre e migliore è la coordinazione intra ed intermuscolare e migliori sono le espressioni di velocità.
  • 11. DIFFERENZIAZIONE TRA LAVORI SPECIFICI ED ASPECIFICI NEL CALCIO Personalmente distinguo i lavori specifici da quelli non specifici: nella prima categoria rientrano tutte quelle esercitazioni che, implicando delle componenti di velocità e/o di rapidità, sono specifiche dello sport in questione (nel nostro caso il calcio) e si ritrovano poi in situazione di gara, mentre della seconda categoria fanno parte gli esercizi che si possono proporre in maniera “standard” indipendentemente dallo sport con cui ci si torva a lavorare. CAMPO DI APPLICAZIONE E METODOLOGIA DI ALLENAMENTO QUANDO ALLENARE LA VELOCITÀ E LA RAPIDITÀ: età d’intervento Osservando la teoria delle fasi sensibili, quella secondo la quale per ogni capacità condizionale e coordinativa appartiene un’età ottimale di intervento al fine di uno suo sviluppo, la velocità e la rapidità trovano il suo maggior grado di predisposizione al miglioramento tra gli 8 ed i 13 anni sia per un discorso muscolare che per un discorso nervoso; infatti in questa fascia d’età lo sviluppo fisiologico e la volontà e la predisposizione ad apprendere sono notevoli. METODI DI ALLENAMENTO “INDIRETTI” Dal momento che, come detto sopra, una maggior quantità di forza estrinsecata permette una velocità di esecuzione e/o di corsa migliore, deriva che un aumento della componente forza, sia essa massimale o esplosiva , migliora di conseguenza pure la velocità.
  • 12. IN CHE FASE DELL’ALLENAMENTO SI PROPONE ED IN CHE GIORNO DELLA SETTIMANA L’allenamento della velocità affinché avvenga in maniera efficace deve svolgersi in condizioni di non affaticamento neuro-muscolare, per questo va proposto dopo un buon riscaldamento composto da una fase di attivazione blanda, esercizi di mobilità articolare, andature, e proposte con un’intensità sempre maggiore fino al momento di raggiungere il massimo durante le esercitazioni specifiche di velocità e/o rapidità. Gli altri parametri fondamentali da rispettare affinché sia utile tale allenamento devono essere: • La massima intensità di esecuzione; • Una concentrazione mentale massima; • Il numero di ripetute (non maggiori di 1520, ovviamente adattabili alla distanza della singola ripetuta); • Il tempo di recupero sia tra ripetute che tra serie; esso deve essere completo e l’atleta prima di compiere la ripetuta successiva deve aver recuperato totalmente sia dal punto di vista muscolare che, soprattutto nervoso, da quella precedente. Per quanto riguarda il giorno della settimana in cui inserire un lavoro di questo genere, sostanzialmente sono tutti d’accordo sul fatto che quello precedente alla gara sia il più indicato per la somministrazione di questo genere di stimoli, nonostante non si deve dimenticare (e spesso qualcuno non considera questo fatto) che durante un allenamento, i nostri giocatori sono sempre coinvolti in gesti compiuti alla massima velocità e devono essere sempre con un grado di attenzione e concentrazione tale da vivere le situazioni di allenamento con una capacità di percezione e di anticipazione massima. Per questo in ogni allenamento si stimolano le componenti di velocità e di rapidità e il compito
  • 13. del preparatore, secondo il mio parere, deve essere quello di creare delle esercitazioni a secco ed in situazione, di comune accordo col mister, che rispettino all’interno del ciclo settimanale, la quantità e l’intensità richiesta dal giorno di allenamento (ovviamente il martedì non avrà la stessa intensità del venerdì). In conclusione ritengo opportuno proporre, nelle più svariate forme possibili ed adattandole alle categorie con cui si ha a che fare, in ogni allenamento degli stimoli da svolgere alla massima intensità al fine di mantenere sempre un alto grado di “reattività neuromuscolare” nei nostri giocatori, concentrando e dedicando maggior tempo e spazio a questo obiettivo nell’allenamento precedente alla partita. ESEMPI DI ESERCITAZIONI specifiche e aspecifiche Aspecifiche: VELOCITÀ’: • sprint su varie distanze (10-20-30mt) • con componente di forza esplosiva: • sprint brevi in salita (15 mt) • sprint con sovraccarichi (traini, ecc) su 1020 mt • tecnica di accelerazione: lavorare sul concetto di progressività della lunghezza dei passi (attraverso i cerchi o i cinesini), appoggio del piede, spinta della gamba, movimento alternato arti superiori ed inferiori. • Cambi di direzione • Frenate RAPIDITÀ: • Slalom stretto • Andature in frequenza (skip, calciata,doppio impulso, ecc..) • Scaletta (agility ladder)
  • 14. • Proposta di varie forme di skip (tra gli ostacoli bassi, tra i cerchi, movimento ad 8). Specifiche: • 1 vs 1 alla massima intensità partendo da diverse distanze rispetto alla porta • 1 vs PORTIERE conducendo palla alla massima velocità possibile • Serie di sprint (5-10 mt) abbinando allo scatto un gesto tecnico
  • 15. Articolo n° 3 – Gli appunti del mister L’ELASTICO DIFENSIVO di Angelo Iervolino Uno dei movimenti cardine della difesa , di ogni singolo membro e di tutta la difesa come collettivo, è senza dubbio l’elastico difensivo. Questo prevede l’avanzamento e l’indietreggiamento della difesa in situazioni e momenti determinati. La prima esercitazione allenante a tale movimento prevede il solo utilizzo dei due difensori centrali e del mister che dà ritmo all’esercitazione. Si forma un triangolo che ha come vertice alto il centro dell’area di rigore fino ad allargarsi ai lati del cerchio di centrocampo. Questo triangolo sarà utile sia nell’avanzamento per dare ampiezza e sia nell’indietreggiamento per dare protezione alla porta. Fig.1 Fig. 1 Il mister posizionato a centrocampo si muove prima avanti (verso la porta) per allenare l’indietreggiamento, fig. 2, e poi all’indietro (verso il centrocampo) per allenare l’avanzamento in ampiezza,fig.3.
  • 16. Fig.2 Fig. 3 Da tenere sotto osservazione la posizione del corpo dei due difensori durante l’indietreggiamento: devono essere frontali tra di loro , quasi a guardarsi, ovviamente tenendo sotto controllo l’azione. La stessa esercitazione può essere svolta per gli esterni difensivi, lavorando solo con loro nella loro posizione di gioco , con gli stessi movimenti di avanzamento e indietreggiamento. Fig. 4 – 5 – 6 . Fig. 4
  • 17. Fig. 5 Fig. 6 Gli esterni difensivi devono prestare maggiore attenzione alla linea difensiva, perché coloro che danno la linea sono i centrali , e come abbiamo detto per il loro indietreggiamento, loro non possono vedere la posizione dei compagni sugli esterni perché sono in posizione quasi frontale tra di loro, per cui gli esterni devono rapportarsi ai centrali per mantenere la linea difensiva. Ovviamente tutto il reparto dovrà fare attenzione alla linea e ad avere come rifermenti il trittico palla-compagno-porta. Entrambe le esercitazioni devono essere svolte per un tempo minimo di quattro minuti. Esercitati prima i centrali e poi gli esterni difensivi , successivamente è possibile attuare la medesima esercitazione ma con tutta la difesa schierata. Fig. 7
  • 18. Fig. 7 È importante che la difesa riesca a mantenere una distanza tra essa e il mister di non oltre 20m. Fig. 8 –9. Fig. 8 Fig. 9 Importante fare attenzione a: • Che la difesa resti in linea • La posizione dei centrali • Gli esterni che facciano riferimento ai centrali per la linea • Mantenere la distanza massima di 20m tra mister e linea difensiva.
  • 19. Un altro aspetto da no sottovalutare è il movimento della difesa su spostamento orizzontale dell’avversario. Possiamo allenare tale aspetto con i medesimi esercizi visti in precedenza ma con movimenti orizzontali Fig.10. Fig.10 In quest’esercitazione il mister si muove orizzontalmente e la linea difensiva deve muoversi insieme a lui mantenendo sia le distanze tra i giocatori che da dal mister. Ovviamente la linea asseconda i movimenti del mister, quindi nel caso il mister salisse leggermente la difesa indietreggia e viceversa se il mister indietreggerebbe. Fig. 11 – 12 . Fig. 11
  • 20. Fig.12 L’esercitazione può essere ripetuta per cinque minuti consecutivi per tre serie intervallate da altre esercitazioni.
  • 21. Articolo n° 4 – Gli appunti del mister IL RISCALDAMENTO PRE-PARTITA: UNA VISIONE PERSONALE SUL COME FARLO di Alessandro Gelmi Riscaldamento pre-partita, A.C. Mezzocorona campionato Berretti 2008/2009, partita Mezzocorona – Milan CENNI FISIOLOGICI E PSICOLOGICI APPLICATI AL RISCALDAMENTO… Dalla letteratura e dagli studi effettuati è risaputo quali sono gli obiettivi e gli effetti del riscaldamento nel determinare una performance sportiva; per questo mi limito ad una breve e sintetica descrizione degli aggiustamenti (che è diverso da adattamenti) PRINCIPALI fisiologici che con esso si ottengono: - Aumento dell’apporto di sangue ai muscoli - Aumento della temperatura che determina: o Aumento dell’elasticità dell’unità muscolo tendinea; o Aumento del liquido sinoviale all’interno delle articolazione con conseguente aumento della lubrificazione articolare; - Diminuzione del ischio di infortuni muscolari ed articolari, dovuti ad una maggior predisposizione dell’organismo alla prestazione.
  • 22. Oltre agli aggiustamenti, e di conseguenza agli obiettivi, a carattere fisiologico, il riscaldamento ha anche lo scopo di preparare i giocatori dal punto di vista psicologico: in questo caso la bravura dello staff tecnico è quella di avere un comportamento, verso i propri giocatori, diverso a seconda di come il singolo vive l’attesa della partita. Per questo ci sarà chi ha bisogno di essere caricato emotivamente, chi invece ha bisogno di concentrarsi da solo e chi ancora necessita di parole di fiducia e di tranquillità perché “sente troppo” il match. …. CHE PORTANO AD UNA VISIONE PERSONALE DI COME AFFRONTARE UN RISCALDAMENTO PRE-GARA Personalmente, quando mi trovo ad affrontare un riscaldamento pre-gara ritengo che, perché esso sia svolto in maniera corretta, devo rispettare determinati principi: - Innanzitutto rispetto il principio della progressività per quanto riguarda l’intensità; è fondamentale cominciare in maniera blanda e aumentare gradualmente l’intensità, parallelamente alla diminuzione della durata delle esercitazioni che propongo. In questo senso volume e intensità hanno un rapporto indiretto, poiché all’aumentare dell’uno, diminuisce l’altra. - Concettualmente differenzio il riscaldamento generale da quello specifico; comincio l’attivazione con dei lavori a carattere globale (corsa, mobilità articolare, ecc) al fine di preparare fisiologicamente l’organismo alle successive esercitazioni specifiche della disciplina con cui si lavora (nel caso del calcio, possessi palla, esercitazioni tecniche, ecc..). - Devo rispettare i tempi di recupero tra le esercitazioni, stando molto attento affinché questo non sia né troppo corto né troppo lungo; ritengo che il tempo di recupero non debba essere determinato da un cronometro ma dalla sensazione del preparatore (o chi per esso) nel vedere come i suoi giocatori reagiscono durante l’intervallo che c’è tra le proposte. Per questo la bravura si trova nel capire quando riprendere, e ciò dipende da una moltitudine di fattori (condizione dei giocatori, temperatura, ora della giornata, condizioni atmosferiche, condizione del campo, ecc..). Lo stesso discorso è valido per la durata delle esercitazioni; a mio parere il cronometro serve per monitorare il tempo totale a disposizione mentre la durata delle singole proposte, siano esse la corsa, le andature o i possessi palla, è funzione dell’intensità e della reazione dei giocatori a
  • 23. - quanto stanno facendo. È comunque ovvio che ogni proposta rientra all’interno di un range temporale (per esempio un possesso palla 5vs5 non durerà più di 2’, ma neanche meno di 30’’. I tempi indicati sono volutamente esagerati, per far capire il concetto). Infine cerco di riprendere la maggior parte dei gesti, sia motori sia tecnici, che vengono effettuati in partita; per questo è giusto, rispettando la quantità necessaria e con la corretta intensità, inserire dei cambi di direzione, frenate, ripartenze, balzi (o colpi di testa), passaggi, lanci, tiri in porta, ecc… Di seguito un esempio di riscaldamento pre-partita svolto da una prima squadra. Per prima cosa si deve preparare il campo disponendo il materiale che si utilizza e consegnando le casacche a 5 dei 10 titolari, prima del loro ingresso sul terreno di gioco, come mostrato in figura: Premessa: come detto sopra, i tempi sono indicativi e usati per dare dei riferimenti; è la sensazione e l’osservazione personale a determinare il tempo effettivo di durata delle esercitazioni, e dei rispettivi recuperi. L’uscita sul campo, in condizioni standard (temperatura gradevole, assenza precipitazioni, campo in discrete condizioni, nessun giocatore con problemi), avviene 35 minuti prima del fischio d’inizio ed è caratterizzata da pochi minuti liberi (2-3), nei quali i giocatori scelgono autonomamente cosa fare (posture, passaggi, corsa…..); in seguito, alla chiamata del preparatore o del mister si forma un cerchio (cerchio rosa in figura) al centro della metà campo dove si eseguono 3-4 minuti di stretching dinamico e di andature su posto
  • 24. (corsa calciata, skip, aperture, chiusure, slanci, torsioni del busto, circonduzioni caviglia, mobilità per ginocchio ecc..). A questo punto comincia la fase di attivazione in corsa blanda di circa 8-10 minuti; i primi 3 minuti sono caratterizzati da corsa libera nello spazio (tra area e metà campo, su tutta la larghezza) facendo girare 2-3 palloni con passaggi corti e rasoterra. I successivi minuti, con i giocatori schierati a scacchiera (3 righe da 3 più uno centrale dietro, le X nere in figura), sono composti da esercizi sincronizzati di mobilità articolare e andature tra i cinesini blu (in figura) con uscita di 3-4 metri fino ai cinesini gialli (in figura) e ritorno al punto di partenza in corsa blanda. Dal momento che l’intensità è ancora bassa si passa subito, all’interno del campo delimitato dai cinesini rossi (in figura), all’esecuzione di esercitazioni psicocinetiche, per un totale di 3-4 minuti, del tipo: - Passaggio al colore diverso con mani (40”, il tempo necessario per capire e dare ritmo all’esercitazione) - Passaggio al colore diverso con piedi (circa 1’) - Passaggio al colore diverso con piedi, chiamando “uomo” o “solo”; se chiama “uomo” la si scarica al compagno che l’ha passata, se chiama “solo” si passa la palla ad un giocatore del colore opposto (circa 1’). La seconda parte del riscaldamento (totale 10’-12’), caratterizzata da un’intensità maggiore, è composta da una prima parte, nuovamente a secco, di andature brevi (5 metri, dai cinesini gialli a quelli blu in figura) con allunghi di distanza e intensità sempre crescenti, per un totale di 4-5 allunghi. Il recupero, svolto in cerchio e caratterizzato ancora da esercizi dinamici, precede due blocchi (di circa 1’ l’uno) di possesso palla a due squadre (5 contro 5), prima con mani e poi con piedi, dove si vanno a ricercare situazioni di gara (contrasti, attacco palla, copertura, uscite in pressing ecc) ad alta intensità. I pochi minuti che rimangono prima dell’appello vengono utilizzati per lasciare ai giocatori alcuni attimi liberi per lanciare e/o calciare e, ultimissima cosa, per svolgere 5-6 passaggi di rapidità sul breve (6-8 mt in tutto). Qui i giocatori si dispongono in cerchio al centro della metà campo (cerchio rosa in figura) con il preparatore disposto nel mezzo; al suo via la squadra, eseguendo l’andatura richiesta, si compatta verso il centro del cerchio per poi, al battito di mano del preparatore, compiere un cambio di direzione di 180° e sprintare nel campo per circa 5-6 metri. Entrando nello specifico, le andature possono essere: - Skip;
  • 25. - Corsa calciata; - Doppio impulso; - Piccoli balzi laterali o frontali; - Corsa a gambe tese; - Corsa scivolata rapida; - Scivolamenti laterali rapidi; A questo punto la squadra è pronta per affrontare la partita con le giuste condizioni psicologiche e fisiologiche. Variazioni nella durata delle proposte si possono verificare, con i giusti adattamenti, nel caso di: - Temperatura molto alta o molto bassa; - Campo pesante; - Pioggia intensa; - Giocatori in dubbio (in questo caso l’intervento è individuale); - Orario di gara (le condizioni fisiologiche alla mattina sono diverse rispetto al pomeriggio, le quali sono diverse rispetto alle condizioni presenti alla sera). DIFFERENZE NELLA PROPOSTA SE SI PARLA DI SETTORE GIOVANILE (GIOVANISSIMI-ALLIEVI-JUNIORES/BERRETTI/PRIMAVERA) Rispetto a quello della prima squadra, il riscaldamento del settore giovanile, che comunque si differenzia all’interno di ogni categoria che lo va a comporre, tendenzialmente prevede una più breve fase “a secco” per lasciare maggior spazio alle esercitazioni con palla (in cerchio, a coppie, a terne ecc..). In più spesso ci si trova a dover lavorare più sull’aspetto mentale e sulla concentrazione che su quello organico, dal momento che i ragazzini non sempre entrano in campo con il giusto approccio e la giusta determinazione. Tutto questo non deve comunque non rispettare i principi che il riscaldamento, indipendentemente dalla categoria, deve avere, poiché è fondamentale che prima di entrare in campo un giocatore, sia esso bambino, ragazzo o adulto, sia pronto dal punto di vista fisico e mentale per potersi esprimere al meglio riducendo il più possibile il rischio di infortuni; in questo caso ciò che cambia è il tempo che l’organismo necessità per essere pronto, il quale è diverso a seconda dell’età. IL RUOLO DELLO STRETCHING ALL’INTERNO DELLA FASE DI RISCALDAMENTO
  • 26. Da quanto scritto nell’esempio di riscaldamento pre-partita si può osservare che è assente lo stretching statico; questo perché personalmente ritengo più utile utilizzare esercizi dinamici di stretching, o di mobilità articolare, da inserire dopo la corsa o nelle fasi di recupero tra le esercitazioni. Se comunque, nei momenti in cui ai giocatori vengono concessi istanti di recupero libero, c’è qualche giocatore che esegue un esercizio di allungamento statico, nulla e nessuno vieta loro di farlo, ma nel momento in cui il recupero lo gestisce il preparatore (o il mister) credo sia giusto ottimizzare il tempo a disposizione per lavorare in altri modi. Questa idea deriva dalla consapevolezza che un programma di stretching statico, per ottenere adattamenti muscolari, richiede la somministrazione dello stimolo per almeno 30 secondi, ripetuta in più cicli (3-4 per ogni distretto); questo implica molto tempo, cosa che in un riscaldamento pre-partita non si ha assolutamente. DIFFERENZE DA ALLENAMENTO A PARTITA Rispetto al riscaldamento pre-partita quello previsto nella fase iniziale di una seduta di allenamento può essere molto vario; oltre alla proposta di esercizi nuovi, sconosciuti ai ragazzi e per i quali ci vuole più tempo per acquisirli, spesso si fanno eseguire esercitazioni con palla al fine di sviluppare la tecnica individuale o si propongono delle situazioni tattiche da sviluppare in maniera didattica (frequentemente si utilizzano prima le mani e poi i piedi); il tutto è sicuramente corretto ed in linea con la filosofia di una seduta anche se, a mio parere, una parte “a secco” di tipo preventivo ed/o integrativo è necessaria al fine di evitare o ridurre il rischio di problemi (sia immediati che in prospettiva futura). Per questo inserisco sempre, variandone la forma e i contenuti, lavori di mobilità articolare, stretching dinamico, andature per il rinforzo delle caviglie e per stimolare la propriocezione, esercizi di forza isometrica od eccentrica, un programma di tonificazione del tronco, ecc… Il tempo di questa parte specifica, rispetto al tempo degli esercizi con palla, va adattato, sia come forma che come quantità, alla categoria con cui si lavora e ritengo tali proposte utili a partire dai giovanissimi (consigliati degli interventi anche negli esordienti). CONCLUSIONI: ben sapendo che le strade e gli esercizi per arrivare ad una condizione fisiologica che rende il nostro giocatore pronto ad affrontare una partita sono molteplici, ciò che fa la differenza dal punto di vista qualitativo è la cura delle piccole cose. La disposizione
  • 27. del materiale prima che la squadra esca dallo spogliatoio, il fatto di tenere i giocatori il più possibile in campo per evitare poi di rimanere fermi a lungo prima dell’appello dell’arbitro, l’ottimizzazione del tempo a disposizione, l’eliminazione di tempi morti, la gestione del volume, dell’intensità e dei recuperi delle esercitazioni, sono tutti fattori che, se presenti, trasmettono a chi deve affrontare il riscaldamento un senso di organizzazione e di professionalità che per i giocatori è necessario avere affinché abbiano fiducia in colui che li riscalda. In linea con questo non si deve dimenticare come la specificità di ogni esercitazione sia importante per aiutare gli atleti ad entrare in partita già dal riscaldamento e ad immedesimarsi il prima possibile nelle situazioni che poco tempo dopo troveranno in campo. In questo modo tali condizioni permettono, nella mezzora a disposizione, di preparare un giocatore a giocare la partita con la giusta intensità psico-fisica e ciò che essa comporta (contrasti, scontri, ecc).
  • 28. Gli autori di questo numero – Gli appunti del mister Angelo Iervolino è nato ad Ischia (NA) il 03/09/1984. È laureando in Biologia della Nutrizione presso l’Università Federico II di Napoli. Da sempre appassionato di calcio e dell’allenare il calcio, inizia la sua attività di allenatore contemporaneamente alla pratica sportiva agonistica nelle categorie dilettantistiche. Dal 2005, dopo un infortunio, si dedica solo all’attività di allenatore. Autore di vari articoli pubblicati da vari siti del settore e del libro “Scuola calcio:dalla programmazione mirata all’esercitazione efficace” edito da www.allenatore.net . Dal 2008 è Responsabile Tecnico dell’ A. S. D. Mondo Sport. Ha frequentato vari corsi d’aggiornamento, tra cui anche corsi d’aggiornamento on-line, in lingua Inglese, organizzati dalla FA England - The FA Learning (Federazione calcio Inglese). Ha iniziato con la società S.C.J.T. Junior Team dove ha collaborato e allenato per la stagione 2004/2005 la categoria Pulcini. Dalla stagione 2005/2006 passa alla società S.S. Futura Isola d’Ischia affiliata Empoli F.C. dove allena per due anni ( 2005/2006 e 2006/2007) consecutivi la categoria Esordienti. Nella stagione 2007/2008 allena i Giovanissimi S.S. Futura Isola d’Ischia affiliata Empoli F.C. . Nella stagione 2008/2009 passa alla categoria Allievi della S.S. Futura Isola d’Ischia affiliata Empoli F.C. Dalla stagione 2009/2010 alla guida della Juniores Regionale dell’ A.S. Barano calcio.Dalla stagione 2010/2011 è responsabile della categoria Pulcini dell’ASD Mondo Sport. Ha collaborato inoltre con varie società di LND come collaboratore tecnico.
  • 29. Gli autori di questo numero – Gli appunti del mister Alessandro Gelmi ,laureato presso l’università degli studi di Verona, facoltà di Scienze Motorie, corso di laurea triennale in scienze delle attività motorie e sportive, con votazione 95/110 nell’ottobre 2009; da 5 anni preparatore atletico di calcio presso società professionistiche (A.C. Mezzocorona), su tutto il settore giovanile (Beretti, Juniores Nazionale, Allievi nazionali e Giovanissimi Nazionali) e con qualche presenza in prima squadra (lega pro II divisione, nel campionato 2009/2010); preparatore atletico anche di più squadre di Eccellenza del Trentino Alto adige, ha acquisito il titolo di preparatore fisico di tennis di primo grado nel 2011, corso organizzato dalla federtennis. Ha collaborato inoltre con società di volley, sempre in qualità di preparatore fisico, per la categoria serie D femminile. Infine collabora, attraverso la stesura di articoli inerenti la preparazione atletica nel calcio, con più siti internet dedicati alla metodologia dell’allenamento (www.alleniamo.com, www.allenatore.net ecc).