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La valle del drago

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I bambini hanno una memoria straordinaria. Quando ero bambino, mia nonna radunava me ed i miei fratelli e ci raccontava le favole che aveva ascoltato da una vecchietta, quando lei era bambina.

I bambini hanno una memoria straordinaria. Quando ero bambino, mia nonna radunava me ed i miei fratelli e ci raccontava le favole che aveva ascoltato da una vecchietta, quando lei era bambina.

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La valle del drago

  1. 1. Aldo PerrisAldo PerrisAldo PerrisAldo Perris LaLaLaLa ValleValleValleValle Del DragoDragoDragoDrago
  2. 2. PAGE 1 1 Nota dell’autoreNota dell’autoreNota dell’autoreNota dell’autore I bambini hanno una memoria straordinaria. Quando ero bambino, mia nonna radunava me ed i miei fratelli e ci raccontava le favole che aveva ascoltato da una vecchietta, quando lei era bambina. Mia nonna era cieca, pian piano che raccontava calava la sera e lei, non distinguendo il giorno dalla notte, non pensava ad accendere la luce, quindi restavamo, tutti i nipoti, nel buio più totale ma non osavamo dirglielo, un po’ per non offenderla ed un po’ per non interrompere il racconto; eppure, proprio grazie alla complicità del buio, aleggiava una strana magia intorno a noi. Quando sono diventato padre, ho cercato di ricreare la stessa magia che vivevo in quelle felici ore della mia infanzia, con i miei bambini: ho raccontato loro tutti i racconti di mia nonna, scoprendo di ricordarli quasi perfettamente, poi … ho dovuto cominciare ad inventarne di miei per non annoiare i miei figli ma, a quel punto, dovevo fare attenzione a ricordare tutto perfettamente perché, se avessi raccontato in un secondo momento la stessa storia, sarei stato sommerso da correzioni perché loro avrebbero ricordato tutti i particolari della prima
  3. 3. PAGE 2 2 versione. … allora … ho dovuto scriverli, improvvisandomi scrittore per amore loro. Mi sono reso conto che prima di dormire, c’è più magia nell’aria perché ci si prepara ad affrontare l’ignoto attraverso i sogni. Io, quindi chiedo ai bambini di chiudere gli occhi ed imito le voci dei varii personaggi, per stimolare al massimo la loro immaginazione. A seguire ho scritto i caratteri vocali dei protagonisti di questa fiaba, come suggerimento a chi avrà voglia di raccontarla ai propri bambini. Personaggi e voci 1) Re ClodoaldoRe ClodoaldoRe ClodoaldoRe Clodoaldo: Voce calda, usata con la gola un po’ chiusa . 2) Principessa AuroraPrincipessa AuroraPrincipessa AuroraPrincipessa Aurora: Voce acuta, ma dolce . 3) Drago SecolareDrago SecolareDrago SecolareDrago Secolare: Voce profonda e suadente . 4) Flavio di RenugalFlavio di RenugalFlavio di RenugalFlavio di Renugal: sarà la voce naturale di chi racconta . 5) GaspareGaspareGaspareGaspare: Voce roca usata con le guance sempre gonfie . 6) CiambellanoCiambellanoCiambellanoCiambellano: come i vecchietti del vecchio West . 7) Mastro ProcopioMastro ProcopioMastro ProcopioMastro Procopio: Voce cupa con le consonanti molto marcate . 8) Don PruDon PruDon PruDon Prudenziodenziodenziodenzio: Voce da cantore gregoriano, in falsetto . 9) Don Gilberto FoscoDon Gilberto FoscoDon Gilberto FoscoDon Gilberto Fosco: Voce a trombetta con le “S” nobili . 10) Erio MufoErio MufoErio MufoErio Mufo: Voce acquosa di saliva . 11) Messere AlfioMessere AlfioMessere AlfioMessere Alfio: “Z” napoletana al posto della “G” e della “S” . 12) Donna TildeDonna TildeDonna TildeDonna Tilde: voce acuta con inflessione dialettale a scelta . 13) IsidroIsidroIsidroIsidro: voce suadente, parlata lentamente con “R” debole . 14) Madama CleliaMadama CleliaMadama CleliaMadama Clelia: voce affettata con bocca stretta e collo dritto .
  4. 4. PAGE 3 3 Esiste un luogo, lontano nello spazio e nel tempo, quel luogo si chiama “Fantasia”. Si racconta che le fiabe siano tra le sue figlie predilette. Le fiabe non sono altro che bugie alle quali tutti vogliono credere ma, saranno poi veramente bugie? È probabile che le fiabe viaggino nell’aria, che vi si aggirino da sempre e che, colui che le racconta, altri non è che un fortunato, inciampato per caso in una di esse ed, a lui, esse si raccontano, parola per parola. È probabile, allora, che la nostra realtà, fatta di automobili, aerei, telefonini, computer e Play Station, non è altro che una fiaba vissuta, una fiaba che potrà essere raccontata soltanto quando sarà così lontana nello spazio e nel tempo da non essere più credibile. Con tutto l’amore e tutta la fantasia che mi bacia dedico questa fiaba a Lory ed ai piragna Fernando e Luca. Aldo Perris
  5. 5. PAGE 4 4
  6. 6. PAGE 5 5 Capitolo 1° La Valle che non c’è piùLa Valle che non c’è piùLa Valle che non c’è piùLa Valle che non c’è più C’era una volta una valle … una volta, però… anche perché se questa valle ci fosse ancora non potrebbe essere di certo raccontata, … eh si! perché se questa valle davvero ci fosse, non si potrebbe più dire: “c’era una volta” come in tutte le favole ma “c’è”…comunque c’era una volta una valle
  7. 7. PAGE 6 6 detta la “Valle del drago” perché, come appunto dice il nome, era difesa, ma solo per la parte Nord, da una gallina …!…no, scherzavo, era ovviamente protetta da un enorme drago secolare. In questa valle viveva un Re, Clodoaldo, un Re come si deve, con tanto di castello, servitù, cavalli armi, e ponte levatoio; e come tutti i Re delle favole aveva una figlia…bella come il sole. La principessina si chiamava Aurora ed era la persona alla quale il Re voleva bene più di tutti; il suo legame con la figlia era diventato ancora più forte da quando la sua adorata moglie, la Regina, era morta di polmonite al tempo in cui Aurora era ancora in fasce. Pensate che Re Clodoaldo, che aveva guidato armate di eroici soldati in campagne di guerra contro i tiranni di tutto il paese e che era dotato di una forza tale da poter abbattere un toro infuriato con un pugno, per rendere felice la sua bambina diventava un clown capace di inventare sempre nuovi giochi apposta per farla divertire ed, anche se di fronte ai suoi sudditi il suo aspetto severo metteva paura, in presenza della sua bambina
  8. 8. PAGE 7 7 diventava un agnellino al quale la bimba poteva fare ogni tipo di tortura senza che lui si lamentasse mai. L’ infanzia della principessa fu, perciò serena e felice ma si sa che, prima o poi, tutti i bambini crescono, e così, anche Aurora crebbe e raggiunse quell’età nella quale si comincia, in famiglia, a pensare che la bambina, che non è più bambina, deve prendere marito, cioè deve sposarsi. Ora, per un papà così affezionato alla sua figliuola, non esisteva un uomo abbastanza nobile e bello da poter meritare in sposa la bella Aurora ed il Re, forse per gelosia verso chi avrebbe allontanato da lui l’amata figliola, forse per paura che Aurora sposandosi avrebbe perso il suo dono più prezioso, … ossia … il sorriso, escogitò un trucco per scoraggiare i futuri corteggiatori. Mise l’obbligo al pretendente alla mano della ragazza, il quale doveva essere un nobile cavaliere pieno di coraggio, di portare in pegno un’unghia, appartenente al drago che viveva nelle grotte in fondo alla valle (lato Nord). Questo pegno d’amore significava, per il cavaliere, che Egli sarebbe stato costretto ad affrontare il drago, il famoso drago
  9. 9. PAGE 8 8 secolare che più di cento anni prima aveva sconfitto più di mille uomini proteggendo quel territorio per sempre da tutti gli invasori possibili. Non è che mancassero cavalieri tanto coraggiosi da tentare l’impresa per l’amore della bella Aurora: il primo, infatti, fu Lamberto di Fieralata del quale, però non si ebbe più notizia – a dire il vero, gli abitanti del vicino paese giurarono di avergli visto prendere la direzione opposta rispetto al sentiero che conduceva alle grotte. Poi fu il turno di Romulacre Astursi di Roccafalda che tornò al castello dopo tre giorni che era partito in missione ammazza-draghi con tutti i capelli bianchi e visibilmente terrorizzato. Infine anche il temibile Golfrano da Brincio, cavaliere delle sedici barde provò l’impresa – adesso vive in un monastero dove regna la regola del silenzio e, a chi volesse chiedergli cosa accadde alle grotte del drago, possiamo soltanto dire che è da allora che l’eroico Golfrano, che ora si chiama fratello Giacinto, non parla più. È ovvio pensare che di fronte a tutte queste difficoltà, ben presto in tutto il mondo antico circolò la voce che l’impresa più
  10. 10. PAGE 9 9 difficile da compiere per ogni cavaliere, di qualunque ordine fosse, era l’uccisione del drago della valle di Re Clodoaldo. Inoltre, quando non si può possedere qualcosa, le dicerie possono prendere due direzioni completamente opposte: o completamente in bene o completamente in male. Penso che abbiate sentito il proverbio che recita “La gatta, quando non può arrivare al lardo, dice che puzza”… bene, se fosse stato seguito questo proverbio, ben presto si sarebbe detto che la principessa Aurora era brutta come uno Scorfano (che è il pesce più brutto al mondo). Per fortuna della principessina invece, girò la voce che la sua bellezza era tale da spingere i più valorosi combattenti a buttarsi a capofitto in una lotta senza possibilità di vittoria, contro il drago secolare perché stregati dal suo dolce sorriso. Ma…qual è la verità riguardo la bellezza della principessa Aurora?…nessuna delle due! La ragazza non era una fata incantatrice, ma nemmeno uno scarafaggio; la bellezza sta negli occhi di chi ama, per cui solo chi avesse amato sinceramente la giovane principessa avrebbe potuto capire tutta la bellezza del suo cuore.
  11. 11. PAGE 10 10 Tutto ciò accadeva alla corte di Re Clodoaldo ma, nella valle al lato Sud, ossia dal lato opposto alle grotte del drago, nei pressi del fiume Sannaolo c’era un paesino di circa trecento abitanti, che si chiamava Peldana. Peldana era un posto tranquillo come la gente che lo abitava. Come tutti i paesi che si rispettino aveva il suo Borgomastro (Oggi si chiamerebbe sindaco) tal Mastro Procopio, il suo curato (oggi si chiamerebbe parroco) il buon Don Prudenzio, l’oste Gaspare e sua moglie Emma, la sarta donna Tilde ed altri personaggi di spicco che, tra le riunioni di parrocchia e quelle di cantina con qualche festa organizzata, di tanto in tanto da madama Clelia, la vecchia saggia del paese, riempivano le loro giornate, i loro anni, la loro vita. Tutta questa pace fatta di abitudini mai cambiate era destinata a non durare per sempre ed infatti gli eventi che accaddero alla valle del drago, di lì a poco tempo fecero vivere a quella brava gente, sebbene quasi solo da spettatori, una fantastica storia che fu poi raccontata per anni ed anni da genitori a figli e poi ai figli dei figli e così via fino a quando fu così lontana nel tempo che non si credeva più che fosse mai accaduta.
  12. 12. PAGE 11 11 Capitolo 2° Lo stranieroLo stranieroLo stranieroLo straniero In un paese di trecento abitanti come era Peldana, si sa, ci si conosce tutti e, se per caso vi capita uno straniero, è ovvio che tutti lo vengano a sapere in men che non si dica. È vero che negli ultimi tempi c’era stato un viavai di cavalieri che tentavano l’impresa della conquista della mano di Aurora, ma comunque si fermavano spesso non più di una
  13. 13. PAGE 12 12 notte per cenare e dormire al “Pellegrino” ossia alla locanda di Gaspare ed Emma. Fu così che una sera d’estate arrivò alla locanda , in groppa ad un cavallo nero, uno straniero, … ridotto un po’ male, a dire il vero. Aveva gli abiti strappati in molti punti e rattoppati alla bene e meglio, era un po’ sudicio come uno che avesse fatto un lungo viaggio senza riposare molto e, … una cosa che si notò subito fu che non aveva armi, e la cosa era insolita per un cavaliere a quei tempi. - Hei! C’è nessuno in questa stamberga che venga ad accogliere come si deve un cavaliere?- - Buonasera messere, e benvenuto nella mia umile dimora - fu la risposta di donna Emma allo straniero – desiderate cenare, oppure dormire? - - Entrambe le cose, buona donna. – disse lo straniero sfoderando un accattivante sorriso. - …a proposito, c’è qualcuno che si può prendere cura del mio cavallo, lì fuori? - - Mando subito mio marito a metterlo in stalla e a dargli dell’ottimo fieno… Gaspare!! Gaspare, pelandrone, vieni qui! - Arrivo, eccomi! -
  14. 14. PAGE 13 13 Gaspare era una specie di gigante, buono come il pane, ma con una forza tale da che avrebbe potuto abbattere un albero con una spallata. Aveva delle lunghe basette bionde cespugliose che facevano da contorno ad un viso rosso di vino e di sangue buono, gli occhi azzurri sotto due sopracciglia anch’esse cespugliose e due mani che sembravano le pale dei pizzaioli. Alla vista dell’ospite, istintivamente, Gaspare cerco di riordinarsi i capelli, lunghi e ricci col solo risultato di sembrare la Gioconda, il famoso quadro di Leonardo da Vinci, (che all’epoca, forse non era stato ancora dipinto), con la sola differenza che sembrava avesse avuto una specie di allergia gonfiante. - buonasera messere, e benvenuto nell’…. - - presto! - l’interruppe Emma - Vai fuori, troverai il cavallo di questo galantuomo, sistemalo nella stalla e dagli la migliore biada che abbiamo, … …intanto, cosa desiderate mangiare, signore? - - bhe! vorrei due polli, una teglia intera di patate, due grosse bistecche, una torta di mele, una caraffa di vino ed una pagnotta, tanto per cominciare… –
  15. 15. PAGE 14 14 - (accidenti che fame) - fu il pensiero di Emma che però disse - come desiderate, messere! - Emma fece accomodare lo straniero ed andò in cucina. Nella cantina c’erano sei persone, tutti uomini; tre di loro giocavano a carte seduti al tavolino vicino la finestra, uno mangiava una calda minestra seduto al tavolo più vicino alle cucine e gli altri due, che evidentemente avevano già cenato, erano seduti davanti al caminetto spento a raccontarsi storie. Lui si sistemò ad un tavolo in un angolo meno illuminato della sala. Dopo qualche minuto, Emma tornò dalle cucine con una caraffa di vino rosso e, quasi contemporaneamente, rientrò anche Gaspare che, una volta che aveva visto dove si era messo lo straniero, gli andò vicino. - Ho sistemato il vostro cavallo e, … state tranquillo, avrà un trattamento da re. – - Grazie buonuomo. – - Ehm! Pensate di fermarvi qui parecchio tempo? Qual è il vostro nome? Da dove venite? Perché… - Accidenti, quanto siete curiosi, da queste parti!
  16. 16. PAGE 15 15 - Oh! Scusate! …sapete com’è, … non è che passino molti stranieri da queste parti ed io… - Non scusarti, uomo! È normale essere curiosi…vabbè, ti risponderò!…mi chiamo Lorenzo di Selvarossa, vengo dalle pianure del Sud e conto di fermarmi il tempo necessario… - Necessario a cosa? – fece Gaspare - Non lo so, ma quando sarà il momento di andare, io lo saprò…intanto, volevo saperla io una cosa… - - Dite…- - Hai da dormire, una stanza comoda intendo?- - Bhe! Non è certo una reggia, il mio ostello, ma una stanza con un comodo letto ed una tinozza per lavarsi c’è e, se voi saprete accontentarvi… - Si vedrà, si vedrà…- - Bene, … col vostro permesso…- e dicendo ciò, Gaspare lasciò lo straniero al tavolo e si diresse in cucina. Gaspare aveva fatto forse troppe domande, ma le risposte dello straniero non l’avevano di certo tranquillizzato, perché in verità, c’era qualcosa che preoccupava non
  17. 17. PAGE 16 16 poco l’oste a proposito dello straniero che si era presentato come Lorenzo di Selvarossa ed era che, innanzitutto, a quanto lui ricordava, Lorenzo di Selvarossa avrebbe dovuto avere circa settant’anni e lo straniero ne dimostrava, si e no, venticinque, inoltre, aveva il sospetto che una persona con abiti così stracciati ed un aspetto da poveraccio, non possedesse abbastanza denaro per pagare il cibo e tutto il resto ed era andato in cucina col volto preoccupato per parlare delle sue preoccupazioni alla moglie. Emma, nel vederlo entrare in cucina, abbastanza scuro in volto capì subito le preoccupazioni del marito, anche perché aveva lei pure gli stessi timori. - pensi anche tu quello che penso io, vero?- - …e non so che fare- - lo so io! Ho ascoltato cosa ti diceva e mi sono ricordata che il nostro borgomastro, mastro Procopio, mi disse di aver conosciuto Lorenzo di Selvarossa qualche anno fa ad una fiera. Allora tu ora andrai da lui a chiedergli di venire qui e di riconoscerlo, portando con se due uomini.
  18. 18. PAGE 17 17 Senza perdere tempo, Gaspare corse a cercare il borgomastro uscendo dalla porta posteriore e, durante il viaggio di ritorno, essendo venuto a conoscenza che realmente Lorenzo di Selvarossa doveva avere circa settant’anni e che quindi lo straniero era un imbroglione, decise, d’accordo con gli altri, che lui sarebbe rientrato dal retro mentre, il borgomastro ed i suoi due uomini sarebbero entrati dalla porta principale fingendosi clienti e così fu fatto; i tre, individuato il tavolo dello straniero, con un sorriso tranquillizzante si diressero verso il suo tavolo ed il borgomastro con fare amichevole disse: - oh! Buonasera, buonuomo,…quale buon vento vi porta verso il nostro paese? Lo straniero lo guardò perplesso. - …ma, ohp! Scusate! Che sbadato…non mi sono presentato, io sono mastro Procopio Piccio, indegno rappresentante dei cittadini di Peldana ed i due signori con me sono don Pietro, il fabbro e don Gilberto il gendarme.- - ehm! Buonasera. –
  19. 19. PAGE 18 18 - ma…se la voce che mi è giunta è vera, ho l’onore di trovarmi al cospetto di Lorenzo di Selvarossa, vero? – - …ehm, proprio lui, cioè io, - alzandosi e facendo un goffo inchino - ai vostri servigi messere…- - devo dire, don Lorenzo che vi trovo in ottima salute…- Mentre don Procopio parlava, i suoi due compari si mettevano ai lati del tavolino dello straniero in modo da impedirgli ogni via di fuga. - dite? – lo straniero cominciava a sudare. - Certo! Visto che dal nostro ultimo incontro, voi siete ringiovanito di circa cinquant’anni …- - ??? -
  20. 20. PAGE 19 19 Capitolo 3° L’innocente fortunaL’innocente fortunaL’innocente fortunaL’innocente fortuna Fu una frazione di secondo, meno di un attimo che separarono l’ultima frase del borgomastro dalla reazione del giovane straniero; con un salto ed una capriola quasi impossibili per una persona normale si trovò da dietro il tavolo al centro della stanza. Va da se che subito gli si lanciarono addosso in nove, ossia il borgomastro, il fabbro, il gendarme e per solidarietà anche le sei persone che erano
  21. 21. PAGE 20 20 nell’osteria allo scopo di bloccare il fuggitivo, ma la cosa, contrariamente a quanto si possa pensare, non fu facile. Sembrava che fossero in nove contro venti, perché arrivavano calci dappertutto, lo straniero aveva un forza ed una agilità tale da sembrare una pantera ferita e se fuggendo verso l’uscita posteriore (che passava dalle cucine) non avesse urtato col muso contro qualcosa di duro e grosso (che, si scoprì poi, era la pancia di Gaspare) e donna Emma non avesse approfittato del momentaneo stordimento per dargli un bel colpo di matterello in testa e metterlo a dormire, probabilmente questa storia non avrebbe avuto un seguito, perché lo straniero sarebbe riuscito a fuggire. Per dovere di cronaca, va riportato l’ordine dei danni arrecati dal giovane straniero, durante la baruffa, all’ambiente circostante ed ai suoi avversari: 1) Il borgomastro riportò un taglio sul sopracciglio che gli fu ricucito con tre punti di ago e filo. 2) Il fabbro ebbe una testata sul naso che glie lo piegò su di un lato. 3) Al gendarme furono trovate due costole incrinate. 4) Agli altri clienti i colpi furono distribuiti in modo che ognuno avesse la propria parte,
  22. 22. PAGE 21 21 tra stritolamenti in zone intime, pestoni sui piedi e calci nel sedere. 5) Furono rotti dodici piatti, tre sedie (a dire il vero, ad una di queste mancava già da tempo la spalliera), un tavolo, un posacenere, quattro bicchieri, una lampada ed il famoso matterello di Emma. Tutte queste cose gli vennero imputate il giorno seguente, al suo risveglio nella cella della gendarmeria. - Hei! Svegliati pelandrone farabutto!- una secchiata d’acqua lo risvegliò mentre sognava un grosso banchetto con due belle ragazze che gli facevano vento con delle foglie di palme. - Do…dove sono?- - E dove potresti essere se non in gattabuia, furfante che non sei altro…… - Hei! Hei! Hei! modera le parole capito?- - Forse sei tu che non hai capito, ti sei messo in un brutto pasticcio, davvero. - - …ma voi chi siete?- - innanzitutto, le domande le faccio io,…comunque mi hai visto ieri sera alla taverna di Emma. – Si schiarì la voce. – ehm… sono Gilberto Fosco, tutore dell’ordine, al servizio dei cittadini di
  23. 23. PAGE 22 22 Peldana…tu, invece,…si può sapere chi sei, visto che sicuramente non puoi essere Lorenzo di Selvarossa?- - …hmf!… sono Flavio di Renugal, cavaliere…-poi, a mezza voce – di ventura. - Per chi non lo sapesse, i cavalieri di ventura non erano altro che combattenti per danaro, ossia abili soldati alla continua ricerca di un padrone che li pagasse per difendersi o per attaccare un rivale, quindi non erano certamente dei nobili, ne per discendenza ne per sentimenti, praticamente erano l’equivalente dei sicari di un boss moderno. Ecco perché Flavio di Renugal non andava certo fiero del suo titolo. - cavaliere di ventura…puah! Brutta razza, brutto mestiere. – fece il gendarme. - Bhe! Qualcuno dovrà pure farlo…- - Si! certo, … questo è pur vero. Tu, intanto ringrazia il cielo che non c’è Isidro. – - Isidro chi? - - Oh! Il nostro ospite si è finalmente svegliato!- In quel momento fece il suo ingresso in gendarmeria il borgomastro. Mastro Procopio, malgrado l’Estate stesse per finire, soffriva molto il calore e, a quell’ora del mattino era già visibilmente sudato; ciò non di meno indossava l’abito da
  24. 24. PAGE 23 23 borgomastro con quanta più dignità gli riuscisse e si rivolse ai presenti forte della sua autorità malgrado i tre punti al sopracciglio. - Allora! Si può sapere con chi abbiamo a che fare?- Subito, a dimostrazione che si era dato da fare con l’interrogatorio, intervenne il gendarme. - Lo straniero si chiama Flavio di Renugal ed è un cavaliere di ventura. – - Perché mai ti sei spacciato per Lorenzo di Selvarossa – fece Mastro Procopio rivolto a Flavio. - È un lunga storia- - Siamo qui apposta per ascoltarla…allora? – - Dopo il mio ultimo lavoro da cavaliere di ventura, era da circa due mesi che la mia spada non aveva un padrone da servire tanto che per fame avevo dovuto venderla, così girovagavo per il mondo aspettando un’occasione quando, a tre giorni di cavallo da qui, ad Ovest, dove c’è il picco della Montagna Arida, ho sentito i rumori di un combattimento alla spada e mi sono precipitato per istinto in direzione del rumore metallico a me familiare. Quando sono arrivato lì era troppo tardi, ho capito che si era trattato di un agguato, perché
  25. 25. PAGE 24 24 c’erano cinque uomini di cui quattro vestiti come soldati ed un signore che, ho scoperto poi, era il loro padrone ed erano a terra in un bagno di sangue e circa venticinque briganti che gli stavano ripulendo le tasche di tutti i loro averi e portavano via persino le armi. Venticinque uomini sono troppi anche per me visto che non ero armato e, quindi, ho dovuto aspettare che se ne andassero prima di avvicinarmi al luogo dell’agguato. A quel punto ho cominciato a scavare una fossa per dare una degna sepoltura ai poveretti quando mi sono sentito chiamare dal signore che non era ancora spirato. - Interessante, …continua pure…ma, attento a quello che dici, …perché se è un’altra bugia, stavolta non te la caverai così bene- - …hmpf! … quel signore mi ha chiesto di non lasciarlo come cibo per le belve della Montagna Arida che, essendo appunto “arida”, non offre molto da mangiare e lui sarebbe stato un boccone troppo succulento per loro. Io, allora ho sepolto le guardie, ho preparato una lettiga, ho dato da bere a quel signore, l’ ho caricato su e sono partito in questa direzione. -
  26. 26. PAGE 25 25 - … ancora non riesco a capire cosa c’entra tutto ciò con le menzogne con cui ti sei presentato, ma, comunque, mi sembra nobile da parte tua, prestare soccorso al prossimo. - - molto meno di quel che può sembrare. Vedete, … speravo che, salvandogli la vita sarei riuscito a guadagnarmi un nuovo padrone da servire e, ovviamente, una borsa di denari. - …bhe! Effettivamente…- - …ma le cose non sono andate come speravo, perché a un giorno di cammino da qui, il signore non ce l’ ha fatta, … è morto. Così gli ho dato una degna sepoltura ed ho continuato il mio cammino. - … … … bella storia, ma ancora non capisco cosa c’entra tutto ciò con la bugia…- - ma è chiaro! Il signore che ho sepolto era Lorenzo di Selvarossa ed io ho diviso gli ultimi miei viveri con lui rimanendo senza alcunché da mangiare…mi spettava avere un abbondante pasto a nome suo, … che ne potevo sapere che quel signore era così famoso da queste parti al punto che conoscevate addirittura il suo aspetto?-
  27. 27. PAGE 26 26 Il borgomastro cominciò ad andare avanti indietro nella prigione, evidentemente a riflettere sul da farsi, di tanto in tanto si fermava incastrando il pollice tra le pieghe del doppio mento sudaticcio e l’indice nell’incavo tra il mento ed il labbro inferiore. - Allora? – - SSsst! – - …Bene! Manderò qualcuno alla montagna Arida per scoprire se ciò che mi hai detto corrisponde al vero e se avrai detto la verità verrai scarcerato ma resterai al servizio di donna Emma e Gaspare finché non li avrai ripagati dei danni che gli hai procurato… …ma se per caso hai mentito…verrai appeso per i pollici in piazza per tre giorni dopodiché sarai condotto alle grotte di fondo valle e, dopo essere stato legato ad un albero, penserà il drago secolare a prendersi cura di te … e comunque sempre meglio che cadere nelle grinfie di Isidro. – - ma, Isidro chi è? – - è il capitano delle guardie del Re, ed è meglio che tu non gli capiti mai sotto le grinfie -
  28. 28. PAGE 27 27 Dopo tre giorni ritornò il vicegendarme, Erio Mufo, che era stato spedito col medico, Alterio Beltrame, a controllare la veridicità del racconto di Flavio e confermò di aver trovato una tomba che, come disse lui: -“dopo attenta ispezione della salma da parte del qui presente esimio dottor Beltrame, si conferma il sopravvenuto decesso in seguito a ferite antecedenti di qualche giorno, ferite che per quanto siano state curate, sebbene da mano maldestra, di individuo inesperto, erano tali da non lasciare scampo alla vittima delle suddette ferite, vittima identificata quale Don Lorenzo di Selvarossa”- (è necessario spiegare che il racconto del vicegendarme si poteva spiegare con un minor numero di parole, ed anche meno complicate, ma lui aveva una vocetta talmente brutta, sgradevole da sentire, che tutti evitavano di farlo parlare, per cui egli non vedeva l’ora di poter parlare senza che nessuno scappasse e, quindi, allungando il discorso, prolungava la tortura agli ascoltatori di proposito per sfogare la propria frustrazione). Sta di fatto che la conferma al racconto di Flavio gli fece scontare la pena minore, ed anche questa favorì il suo destino.
  29. 29. PAGE 28 28 Capitolo 4° InnamoratoInnamoratoInnamoratoInnamorato …E fu così che Flavio rimase bloccato a Peldana per coprire col proprio lavoro i danni che aveva creato al “Pellegrino” e questo era un debito non facile da estinguersi perché, mentre col suo lavoro pagava il debito, dall’altra parte il dormire ed il mangiare alla taverna di Emma e Gaspare gli faceva aumentare la cifra da risarcire…. forse avrebbe pagato il suo debito e avrebbe proseguito per la sua strada se
  30. 30. PAGE 29 29 non fosse arrivata, anche al suo orecchio, la storia della principessa Aurora. Fu una sera, la taverna del “Pellegrino” era già semivuota quando, chiacchierando del più e del meno, uscì fuori la storia del castello, della principessa Aurora e del drago. Questo era un argomento di cui, di tanto in tanto si parlava, specie quando in paese non accadeva nulla di particolarmente eccitante per parecchio tempo, ma per Flavio, il racconto era molto interessante. - …come, come? Messere Alfio, volete dire che ci troviamo vicino al castello … quello della principessa del drago? … cioè … quella del drago non sarebbe una leggenda? No, perché anche io ho sentito di questa storia in tanti posti dove sono stato ma non credevo che fosse vera…- - certo che è vera (Messere Alfio era uno di quelli che aveva dato una mano nell’arrestare Flavio e se l’era cavata solo con un paio di pestoni sui piedi) e ti dirò di più, … secondo me la bella Aurora resterà zitella di questo passo …- - ma non dire sciocchezze Alf – intervenne Emma – vedrai che, prima o poi qualcuno farà fuori quel drago e sposerà Aurora .-
  31. 31. PAGE 30 30 - Sarà, ma io comincio ad essere preoccupato, … non tanto per me quanto per i nostri figli, e tu sai perché…- - Perché? – intervenne Flavio - Ah! Già, tu non sei di qui – Alfio accavallò le gambe dandosi l’aspetto di una persona che deve dire una cosa molto seria – il Re di questa vallata, Re Clodoaldo, ci ha sempre regnato con giustizia ed è in virtù di questa giustizia che pretende la prova del drago da parte di chi vorrà sposare sua figlia Aurora, anche perché, narra la leggenda, solo un giusto avrà ragione sul drago,… - … e allora?- - se nessuno dovesse ammazzare il drago e, quindi , sposare Aurora, quando morirà il Re Clodoaldo c’è il rischio che possa prendere il potere Isidro, il capitano delle guardie ed allora, … in questa valle nessuno sarebbe più al sicuro. - Flavio non se lo fece dire due volte; saltò sul tavolo, prese il nuovo matterello di Emma in una mano, un coperchio di pentola nell’altra e, agitandoli come se fossero una spada ed uno scudo gridò. - FATE LARGO o vili, fate passare colui che sconfiggerà il drago secolare, fate passare il vostro futuro Re.
  32. 32. PAGE 31 31 Nella taverna del “Pellegrino” in quel momento risero tutti pensando alla frase di Flavio come ad una battuta, ma nei giorni che seguirono, il giovane cominciò ad allenarsi in maniera davvero maniacale. - Insomma, Dio buono, hai davvero intenzione di uccidere il Drago secolare?- - …ma chi? Oh! Buongiorno don Prudenzio, bhè…non è detto che ci riuscirò, ma sicuramente, quando l’affronterò sarò più forte che mai ed il drago dovrà essere mostruosamente forte per battermi. - - …ehm! Ti posso chiedere una cosa, figliuolo? - Tutto quello che volete padre (intanto continuava a fare le flessioni su una sola mano, in verticale) – - Perché fai tutto questo? Per la gloria tua, per la fame di potere o perché sei semplicemente un pazzo? – - …forse perché sono un pazzo…- - e se tu dovessi battere il drago sposerai una principessa che non hai ancora visto in faccia? – - non è detto! – - come, “non è detto” Dio buono?
  33. 33. PAGE 32 32 - Se la principessa non dovesse piacermi, … bhè! … tanti saluti e chi si è visto si è visto! Non sposerei mai una cozza– - COME! Dio buono, tu rinunceresti al regno per così poco? – - Scusate padre, ma questo non è poco, …(intanto alle flessioni aveva aggiunto anche un saltello) una cosa è combattere per soldi, un’altra è scegliere la persona con cui dividere la propria vita… - - Cavaliere! Quello che voi avete detto vi rende nobile nella maniera più regale – Alle spalle di Flavio una voce femminile aveva pronunciato quest’ultima frase e Flavio, colto alla sprovvista dal fatto di essere ascoltato a sua insaputa, perse l’equilibrio e cadde. - Ah! Ah! Ah! – risero contemporaneamente Don Prudenzio ed una fanciulla che Flavio non aveva mai visto prima d’allora. Flavio, era senza parole, anche perché non aveva mai visto una ragazza che, in vita sua, gli fosse piaciuta più di quella che aveva avanti in questo momento e l’espressione che fece dovette essere così buffa e da stupido che, per levarlo dall’imbarazzo, prese la parola don Prudenzio.
  34. 34. PAGE 33 33 - Dio buono, giovanotto! Spero che tu non me ne abbia a male se ti ho tirato un piccolo ed innocente scherzetto – Flavio si rialzò e scrollò la polvere di dosso con i palmi delle mani poi tossì per prendere tempo e decidere cosa dire ma dovette tossire un po’ troppo a lungo perché la fanciulla disse: - Signore! Ma come credete di poter abbattere il drago secolare se siete così cagionevole di salute? – - chi? Io? … ehm … - allora, tirandosi dritto come una lancia ed impostando la voce un po’ da uomo duro – madamigella! Se al mondo esiste una persona che può abbattere quel drago, ebbene, quello sono io! …- poi, in tono più spavaldo: - … intanto, … potrei sapere con chi sto parlando? – - Principessa Aurora della valle, signora della contea del Piddisio e Granduchessa di Peldana – Il volto di Flavio divenne rosso fuoco dalla vergogna, cominciò a sudare freddo e , per cercare di uscire dall’imbarazzo, abbozzò il migliore inchino che sapeva fare, col risultato di farsi lo sgambetto da solo e di ritrovarsi con il sedere a terra.
  35. 35. PAGE 34 34 - Dio buono! Figliolo, ma non ne combini una giusta oggi. – - Lasciatelo stare, padre – intervenne Aurora, poi rivolta a Flavio – Cavaliere! Vi auguro di poter dimostrare le vostre capacità alla lotta quando sarà il momento e che siano migliori di quelle che ora avete dimostrato nell’ inchinarvi– e con un cenno della mano andò via. Flavio la osservò allontanarsi ancora seduto a terra finché Aurora non svoltò l’angolo di una delle case di Peldana, …poi, rivolto a don Prudenzio che era rimasto lì compiaciuto dello scherzetto da prete (appunto) che gli aveva tirato: - Ma, … come mai una principessa va in giro senza guardie? – - le guardie sono tutte dietro quell’angolo – indicando il punto dove Aurora era scomparsa – ma lei era con me che sono il suo padre spirituale ed ha chiesto di restare sola, … altrimenti lo scherzo non sarebbe riuscito … … - ! …Bhè? Allora, … che ne dici, figliolo? Vale la pena affrontare il drago secolare per la principessa Aurora? – - Ne affronterei cento! … ehm! …padre?… - Si? – - Cosa significa questa sensazione che ho? –
  36. 36. PAGE 35 35 - Quale? – - Mi sento come se avessi inghiottito un pezzo di ghiaccio – - Ma, Dio buono, ragazzo, non ti era mai capitato prima? – - No! Cos’è padre, ditemi… – - Ma, … io dovrei essere il meno indicato per questo genere di cose. – - Quali cose? – - Queste! – - Scusate padre, ma non capisco. – - Uffa! Ma è semplicissimo.- - ? – - d’accordo! Sei pronto? – - a cosa? – - a qualunque cosa. – - va bene! – - e allora … tieniti forte ragazzo … perché per la prima volta in vita tua .. sei innamorato!!innamorato!!innamorato!!innamorato!! ––––
  37. 37. PAGE 36 36 Capitolo 5° La PropostaLa PropostaLa PropostaLa Proposta Se, prima di allora Flavio si era allenato molto seriamente per combattere contro il drago, dopo aver conosciuto Aurora, i suoi allenamenti erano triplicati: si allenava un po’ fuori dal paese perché era costretto ad allenarsi di notte visto che di giorno doveva lavorare per Gaspare ed Emma per pagare il vecchio debito, in più svolgeva anche dei lavoretti per don Pietro, il fabbro, che gli doveva forgiare l’elmo, la spada, lo scudo e la
  38. 38. PAGE 37 37 lancia e per donna Tilde, la sarta, in modo di ripagarla del drappo per il suo cavallo e dell’abito, che la buona donna gli stava confezionando. Donna Tilde era un personaggio molto singolare, era una donna molto grossa ed alta, con un faccione rotondo ed il naso aquilino, i capelli raccolti in una crocchia erano ricci ed incontrollabili, aveva le labbra sottili ed i denti piccoli e quando parlava le usciva una voce sottile e nasale in contrasto con il suo aspetto elefantiaco ma la cosa più divertente di questa donna era l’uso che faceva dei verbi e dei vocaboli in genere, ed inoltre, la sua abitudine di provare a ricordare i vecchi motti, che quando cominciava a confondersi nel parlare si arrivava ad un punto morto nel quale occorreva un traduttore; a quel punto lei si salvava dicendo “Perlappuntoecco, o no?”. Quella mattina Flavio stava dalla sarta a misurare la giacca e donna Tilde, concentratissima, gli stava collegando le maniche al corpetto. - Ahia! – - Oh! Scusami bel giovanottone! Vabbè, non fa niente, eh si! Perché questo è un buon
  39. 39. PAGE 38 38 segno, … come si dice … “Pungitura d’ascella … … aiutami a dire oh! Si! Pungitura d’ascella bacerai la donzella Perlappuntoecco, o no? – - Veramente non conosco questo proverbio. – - Ah! Bel giovine, quanta acqua ti dovrà scorrere dentro le funtane prima che tu avrebbi la mia sapientità! – - … donna Tilde … siete mai stata innamorata?- - Certo che si! … e come si campa senza li sentimenti, eh! Purtroppo la malignitudine della gente che non si fanno i fatti suoi mi hanno fatto rimanere zitella perché io ‘nce lo avrei lo moroso, se non fusse che li paesani mi parlano dietro e lui, l’uomo, non se propone … come si dice … “Tanto ci ha la gatta il lardo che non ci guarda in bocca” ed io non ci avrei guardato se mi lo chiedeva e invece lui si fa irr… ehm irro… no! Irrecc…ah … Perlappuntoecco, o no? – - Bhè! Si, certamente…ahia! – A Peldana, tutti avevano preso a cuore l’impresa di Flavio da Renugal, tanto che Emma e Gaspare cominciarono a diminuirgli il lavoro per lasciargli più tempo per gli allenamenti ed, in più, gli davano da mangiare pasti più nutrienti perché un
  40. 40. PAGE 39 39 combattente, a dir loro, doveva “nutrire i muscoli” ed anche il cavallo, da scheletrico che era, ora aveva un bell’aspetto, era, come dire, pieno di salute, Don Pietro aveva utilizzato tutta la sua maestria per forgiare il più bell’elmo e le più belle armi che si fossero mai viste da quelle parti, Donna Tilde aveva confezionato un vestito che non avrebbe sfigurato indossato da un Re ed i giovani del paese presero l’abitudine di dargli un aiuto negli allenamenti. Il tempo era volato via velocemente così che, dopo un rigido inverno (come chiamarlo altrimenti? Se lo chiamavo tiepido inverno, non faceva la stessa figura)… dicevo, dopo un rigido inverno, ai primi di aprile il nostro eroe era pronto per fare visita al Re Clodoaldo e chiedergli la mano di Aurora. Il castello distava dal paese solo due ore a cavallo e, volendo presentarsi lì non troppo tardi, alle prime luci del mattino Flavio era già pronto sul suo cavallo, vestito ed armato di tutto punto per la sua impresa. Era la prima volta che Peldana aveva un suo eroe, bhè è vero che Flavio di Renugal non era un peldanese d.o.c. ma la sua permanenza in quel paese aveva dato ad ogni cittadino peldanese il diritto di sentirsi parte di un evento storico di grosse proporzioni e, così, quella mattina c’erano davvero tutti a salutare la partenza del bel cavaliere: Mastro
  41. 41. PAGE 40 40 Procopio Piccio in prima fila con tanto di abito da cerimonia, dietro di lui Messere Alfio, Don Pietro, Don Gilberto ed Erio, un po’ insonnoliti perché la sera prima erano usciti dal “Pellegrino” ubriachi fradici, perché avevano festeggiato l’evento della mattina dopo, Gaspare ed Emma abbracciati come due genitori che vedono partire il loro unico figlio per la guerra, Don Prudenzio che mandava benedizioni come se fosse il Papa e Donna Tilde che ancora sistemava l’orlo del mantello di Flavio orgogliosa del suo lavoro, dietro di loro, praticamente tutti gli abitanti di Peldana. Il viaggio, sembrò a Flavio che non finisse mai ma quando fu davanti al ponte levatoio del castello, il sole era appena tiepido per cui si era ancora lontani dal mezzogiorno (ora di pranzo, a quei tempi) eppure, lo stomaco del giovane cavaliere brontolava come se ci fosse dentro tanta acqua. - AltolàAltolàAltolàAltolà! Non un passo di più, o darò ordine agli arcieri! – - ??? ma…chi parla? – Flavio sentiva una voce roca ma non riusciva a capire da dove provenisse. - Le domande le faccio io! Chi siete? – - …hm! – Si schiarì la voce – Cavaliere FlavioCavaliere FlavioCavaliere FlavioCavaliere Flavio di Renugal !di Renugal !di Renugal !di Renugal ! –––– - Chi???Chi???Chi???Chi??? ––––
  42. 42. PAGE 41 41 - …ehm! – perse un po’ di voce – Flavio di Renugal .-Ritrovando il coraggio – Cavaliere!Cavaliere!Cavaliere!Cavaliere! – - …e …cosa volete? – - Sono venuto a parlare con Re Clodoaldo, per chiedergli la mano della principessa Aurora! – Sentì qualcuno ridere, qualcun altro borbottare: – Uffa! Eccone un altro! – Poi la voce roca: - Bene! Abbassate il ponte levatoio!!!Abbassate il ponte levatoio!!!Abbassate il ponte levatoio!!!Abbassate il ponte levatoio!!!- Non era la prima volta che Flavio entrava in un castello, ma fino ad allora, al massimo aveva parlato col capitano delle guardie per essere assoldato come mercenario per imprese difficili (tipo la polizia privata di oggi). Adesso era tutt’altra cosa, ed il solo pensiero di dover parlare direttamente col Re gli faceva venire la pelle d’oca, “per fortuna” pensava “che da sotto gli abiti, la pelle non si vede”. Era evidente che al castello avevano un po’ fatto l’abitudine ai varii cavalieri che si presentavano a richiedere la mano della principessa, perché i soldati, come seguendo un rito, gli presero il cavallo, aiutandolo a scendere, poi, senza dire nulla, lo accompagnarono in quattro, mettendosi due avanti e due dietro, dal cortile del castello su per delle scale di pietra fino ad un salone ed, una volta che lui era
  43. 43. PAGE 42 42 entrato, lo lasciarono lì e chiusero il portone alle sue spalle. Al principio, Flavio rimase immobile di spalle alla porta appena chiusa, poi però cominciò a muoversi per il salone ed a guardarsi intorno. Il salone era rettangolare, e doveva essere lungo cinquanta metri, largo venticinque ed alto altrettanto, aveva tre ampi balconi a destra e tre a sinistra e, tra un balcone e l’altro, degli specchi enormi, il pavimento era rosso pompeiano con una cornice in marmo scuro, in fondo al salone, dall’altra parte c’era un trono rosso sovrastato da un’aquila d’oro alta tre metri ed, in un angolo a sinistra, una porta simile a quella dalla quale era entrato e proprio da quella porta fece il suo ingresso un uomo molto basso di statura che con una voce squillante annunciò: - SUA MAESTA’ RE CLODOALDO, SIGNORE DELLA VALLE DEL DRAGO, SOVRANO DI PELDANA E DI TUTTE LE TERRE DALLA MONTAGNA ARIDA AL FIUME SANNAOLO, DALLE GROTTE DEL DRAGO A…- - Va bene così, vai pure ciambellano! – echeggiò una voce alle sue spalle, poi quasi tra se e se – debbo fare un editto per il quale i nomi vanno accorciati -…e così dicendo prese posto sul trono. - Venite avanti, cavaliere e presentatevi! –
  44. 44. PAGE 43 43 Sebbene gli tremassero le gambe, Flavio riuscì a nascondere l’emozione camminando molto velocemente e, quando fu a tre metri dal Re, si tolse l’elmo mantenendolo con la mano destra, fece un inchino con la sola testa, restando dritto col corpo e si presentò. - Cavaliere Flavio di Renugal! – - …Renugal…Renugal …uhm ah, si! Renugal …mai sentito!…è molto lontano?- - ehm! si maestà! Si trova ad un mese di cavallo da qui in direzione ovest, molto vicino al grande mare. - - uhm bene! …mi hanno riferito che siete venuto a chiedere la mano di mia figlia la principessa Aurora. - - è così! – - e…cosa vi fa credere di esserne degno? – - il mio cuore maestà! Ed il mio coraggio! – - …ecco! A proposito di coraggio,…sapete a quale prova sarà esposto il pretendente alla mano della principessa? – - Si, signore! Dovrà affrontare il drago secolare e portare in dono alla principessa un unghia del drago- - E…voi lo sapete che a questa impresa hanno già provato cavalieri come Lamberto di Fieralata, Romulacre Astursi di Roccafalda
  45. 45. PAGE 44 44 e Golfrano da Brincio, senza per altro riuscirci. – - Ehm! Con tutto il rispetto, maestà, io non conosco questi cavalieri, forse anche perché vengo da molto lontano. – - Com’è possibile che voi non li conoscete? Tutti i cavalieri sanno chi sono…- In quel momento si riaprì la porta e rientrò il ciambellano: - - CHIEDE DI ESSERE AMMESSA ALLA PRESENZA DI SUA MAESTA’ LA PRINCIPESSA AURORA DELLA VALLE SIGNORA DELLA CONTEA DEL PIDDISIO E GRANDUCHESSA DI …– - D’accordo! D’accordo, taci ciambellano e falla entrare! – Quando Flavio aveva incontrato la principessa Aurora a Peldana durante l’inverno, un po’ per la sorpresa, un po’ per l’imbarazzo non l’aveva osservata bene, …insomma, solo quanto basta per innamorarsene. Ora, però, che poteva osservarla più da vicino, mentre lei s’avvicinava al padre, poté godere a pieno della sua bellezza: i lunghi e lisci capelli erano di un nero talmente lucente che mandava riflessi blu, di un blu che faceva risaltare ancora di più i suoi occhi; la pelle era molto chiara, come andava di moda a quei tempi, era non molto alta ma, comunque, la sua figura esile la slanciava facendola sembrare più
  46. 46. PAGE 45 45 alta di quanto non fosse; indossava delle scarpe basse di stoffa, completamente ricamate con fili d’oro, un abito celeste col punto vita alto e, dello stesso colore aveva un fermaglio di stoffa tra i capelli. Flavio rimase talmente incantato che, senza toglierle gli occhi di dosso e senza nemmeno accorgersene, spalancò la bocca, tanto che dovette prendere la parola la stessa principessa. - Bhè!…Cavaliere, avete per caso dimenticato l’educazione fuori dalle mura di questo castello, o cosa? – - Eh? Come? … oh! Scusate, altezza! – e, così dicendo, si risistemò prontamente l’elmo sull’avambraccio destro e s’inginocchiò sulla stessa gamba, chinando anche la testa e disse come se stesse recitando un copione scritto (ed, in verità, davvero se l’era scritto e ripetuto centinaia di volte): - Io, cavaliere Flavio di Renugal, dalle terre poste in ginocchio di fronte al grande mare, mi prostro in egual guisa di fronte a cotanta bellezza per chiedere la sua mano, conscio della prova d’amore richiestami e consapevole del rischio…– - ACCIDENTI!- esplose il Re - Giovanotto, voi potreste fare a gara col nostro buon ciambellano in quanto a parlare
  47. 47. PAGE 46 46 pomposamente. – poi, a voce più bassa – Noi (e dicendo “noi” indicò se stesso) qui siamo gente pratica e, se mia figlia sarà disposta ad accettarvi come pretendente alla sua mano, bhè, …allora io non avrò nulla in contrario,…purché ovviamente voi siate in grado di sconfiggere il drago - poi, rivolto alla figlia - …e allora? – Flavio, che dopo l’interruzione di Re Clodoaldo aveva alzato lo sguardo verso di lui, ora girò gli occhi verso quelli di Aurora e lei prolungò l’attesa della sua risposta il più a lungo possibile, un po’ per scherzo ed un po’ per poter più a lungo possibile osservare il bel giovanotto che aveva davanti e, quando i nervi ed il ginocchio destro di Flavio stavano per cedere, rispose: - …e sia! –
  48. 48. PAGE 47 47 Capitolo 6° Dal DragoDal DragoDal DragoDal Drago Flavio fece un inchino al Re, poi prese la mano della principessa per baciarla e fu così che si sentì infilare in mano un bigliettino da Aurora. Lui nascose la sorpresa, quindi si inchinò al Re e si diresse verso la porta dalla quale era entrato. Appena uscito, aprì il biglietto e lesse: “andate all’ultima stanza a
  49. 49. PAGE 48 48 sinistra di questo corridoio. Vi aspetto lì. Aurora”. Così fece e, arrivato davanti alla porta dell’ultima stanza a sinistra, la spinse ed entrò. Si trovò in una stanza quadrata molto piccola con finestroni in alto, uno specchio di fronte e nessuna altra uscita a parte quella dalla quale era appena entrato. Dopo due minuti si mosse lo specchio dalla parete di fronte e, da dietro, vi sbucò Aurora. A vederla, Flavio si inginocchiò nuovamente ma lei gli si avvicinò e, con fare molto pratico, gli prese le mani e lo fece alzare. - lascia perdere l’etichetta adesso. – - ma…principessa…- - niente ma! Ho poco tempo e …- aggiunse a bassa voce -in questo castello, anche le mura hanno orecchie. – - ai vostri ordini! – - io ho seguito le tue vicende, mi sono tenuta informata su di te grazie a don Prudenzio e so che sei un bravo ragazzo ed un validissimo combattente. – - grazie. – - di niente, ed è per questo che voglio dirti una cosa … sta attento!sta attento!sta attento!sta attento! – - a cosa? –
  50. 50. PAGE 49 49 - non a cosa ma a chi; … Isidro, il capo delle guardie, credo che stia tramando qualcosa, perché negli ultimi tempi è diventato con me, sempre più arrogante …- - quando ucciderò il drago, saprò come sistemare anche lui. – - non scherzare! … ho sentito dire, anche se non l’ ho mai vista, che nelle segrete del castello Isidro ha una stanza per le torture e io … io … ecco … non vorrei che ti capitasse qualcosa … e poi … ho anche paura per mio padre. – - …capisco ma, cosa posso fare per te 0h! scusate, … cosa posso fare per voi, principessa? – - per prima cosa, chiamami Aurora e dammi del tu, … poi, stai attento ad Isidro, … e infine … … sconfiggi il drago! – e, così dicendo, gli diede un bacio sulla fronte. - Sarà fatto, maestà … …Aurora… - Era appena arrivato al cavallo e stava per montarlo, quando una voce alle sue spalle disse: - ah! E questo, secondo voi, sarebbe capace di abbattere un drago secolare? – Un soldato, tutto vestito di nero, alto circa due metri, con una barba riccioluta ma senza baffi guardava Flavio, con un sorriso sprezzante dipinto sul
  51. 51. PAGE 50 50 volto; aveva la mano sinistra appoggiata all’elsa della spada e con la destra lo indicava volgendo il palmo verso l’alto (come un direttore d’orchestra che chiede ai suoi musicisti un crescendo). I soldati ridacchiavano. - con chi ho il dispiacere di parlare? – fece Flavio. - Dispiacere? Non hai la più pallida idea di cosa possa essere il dispiacere se non sei un mio nemico. … comunque, io sono Isidro, capo delle guardie del castello e tu … piccoletto? – - Io sono Flavio di Renugal, ma tu non abituarti a chiamarmi così, sennò ti sarà più doloroso dopo, chiamarmi maestà. – - Ah! Ah! Ah! Ma sentitelo- - Sai – fece allora Flavio – in te c’è qualcosa di prodigioso. – - …alludi alla mia statura? – - non proprio! … pensavo che è incredibile che uno scimpanzé come te sappia parlare; sono sicuro che, al circo, sono tutti preoccupati per la tua scomparsa. – Con queste parole, Flavio girò il cavallo e s’incamminò verso il ponte levatoio per uscire dal castello. I soldati, ovviamente, non risero per paura che il loro capitano li punisse ma, si vedeva, godevano
  52. 52. PAGE 51 51 che qualcuno l’aveva saputo mettere a posto. Isidro, allora per ristabilire la sua autorità fece per impugnare la spada ma, non era ancora riuscito ad estrarla dal fodero che, un pugnale gli si era conficcato sul dorso della mano e l’aveva bloccata sul fodero impedendogli ogni movimento. - ahi! Aiutatemi! Soldati, a me! – I soldati corsero ad aiutarlo a sfilarsi la lama dal dorso della mano mentre lui imprecava. Allora Flavio gli disse: - ritieniti fortunato, perché in un altro momento t’avrei ucciso, ma oggi sono di buon umore. Ah! Il pugnale tienilo tu … per ricordo. - - maledetto!!! – Flavio si rimise subito in viaggio, perché sapeva che le grotte del drago si trovavano a mezza giornata dal castello e lui voleva arrivarci prima che imbrunisse. Andando via dal castello aveva il cuore più leggero che mai, aveva parlato a Re Clodoaldo e si era dichiarato alla principessa Aurora e lei sembrava interessata a lui. Nulla gli poteva sembrare più difficile di quello che aveva affrontato quella mattina ma, quando arrivò ai piedi delle grotte del Drago, cominciò a rendersi conto che stava a giocarsi la vita, che
  53. 53. PAGE 52 52 rischiava di morire lì quella notte e, … per un attimo, ma solo per un attimo, rifletté sulla possibilità di andarsene via e di lasciar perdere tutto quanto, ma poi, il pensiero di Aurora e quello spirito di avventura degli uomini come lui, vinsero tutte le sue paure e quindi legò il cavallo ad un albero, sguainò la spada, inforcò l’alabarda, e si diresse verso le grotte. Oh! Per chi non lo sapesse, l’alabarda era una specie di lancia di legno molto leggero ma anche molto resistente lunga circa tre metri. Flavio l’aveva accuratamente limata alla punta al punto che, si raccontava, lui poteva appoggiarla ad una roccia durissima e bucarla come se fosse burro … … ma la gente, si sa, esagera sempre nei racconti … … meno male che noi, invece, no! Il giovane, nell’attesa che scendesse la notte, si mise sotto un albero a riposare. L’idea di vestirsi completamente di nero gli era venuta pensando che, una volta scesa la notte non lo si sarebbe distinto nel buio, ed era una scelta indovinata; infatti, pian piano che cercava la grotta del Drago tra le tante grotte di quella zona, l’oscurità lo rendeva praticamente invisibile e fu così, che nel buio più totale, Flavio capì che non era
  54. 54. PAGE 53 53 facile trovare la grotta del drago tra tante grotte. Si dice che “La fortuna aiuta gli audaci”, infatti, quando oramai disperava che per quella notte avrebbe trovato il suo avversario, vide sott’occhio un lieve bagliore proveniente da una caverna leggermente in alto. I nervi erano tesi al massimo mentre Flavio saliva verso quella luce ed era così silenzioso che sentiva i battiti del suo cuore, forse anche perché gli batteva fortissimo; sussultò quando sentì provenire dalla grotta una specie di ruggito come se a farlo fossero dieci leoni insieme e, questo ruggito, cominciò a ripetersi ritmicamente: - GROHAARR!- - GROHAARR!- - GROHAARR!- Quando, finalmente si affacciò alla grotta, capì cos’era quel ruggito: il Drago Secolare, un enorme drago verde così grosso che il dito più piccolo della zampa superiore era grande quanto Flavio era steso a terra e … … …RUSSAVA! Flavio ebbe così, modo di studiare tutta la caverna: era enorme, così enorme che
  55. 55. PAGE 54 54 ci sarebbero entrati dentro due campi di calcio in larghezza ed un grattacielo di trenta piani in altezza; il bagliore che Flavio aveva notato da fuori la caverna era dovuto ad una decina di alberi che il drago aveva raccolto da parte ed incendiato per illuminare la grotta; accatastati in un angolo c’erano carcasse di buoi, di capre e qualche mulo che dovevano essere la sua scorta di cibo; il drago dormiva supino agitando di tanto in tanto nel sonno l’enorme coda che terminava con un aculeo lungo quasi quattro metri, aveva delle ali un po’ piccole rispetto alla mole del suo corpo e nella bocca semiaperta per russare ci sarebbe entrato tranquillamente un T.i.R. con rimorchio senza nemmeno fare manovra. Poi, finalmente lo vide: uno spuntone di roccia che si trovava proprio sopra la testa del mostro e che era l’ideale per potersi lanciare, alabarda alla mano, e colpirlo in mezzo agli occhi sperando così di dargli un colpo mortale. Si arrampicò fin su con grande fatica, anche perché doveva far attenzione a non fare rumore, in più doveva fare in modo di non farsi scappare l’alabarda che aveva legato saldamente dietro la schiena.
  56. 56. PAGE 55 55 Più di una volta fu sul punto di perdere l’equilibrio e di cadere anche perché la salita verso quello spuntone di roccia, in alcuni punti, era da arrampicata libera e davvero non facile per uno così vestito e così armato ma, alla fine, dopo quasi un ora ci riuscì. Il momento era arrivato: adesso non c’era che quel mostro dormiente a separarlo dalla sua amata e Flavio sapeva perfettamente che, se quel colpo non riusciva ad uccidere il drago, per lui, esposto su quello spuntone di roccia, sarebbe stata la fine. Allora ricordò della leggenda di quel pescatore greco che, una volta catturato da un orribile ciclope, ossia un gigante con un solo occhio, aspettò che lui dormisse e con un tronco infuocato lo accecò riuscendo poi a sfuggirgli. Così accese un piccolo fuoco “tanto” pensò “un drago non dovrebbe accorgersi di un fuocherello rispetto a quelli che lui, di solito, provoca”. Poi, mentre scaldava la punta della sua alabarda si ricordò che il ciclope aveva un solo occhio mentre, il drago, due…ma…bhè…oramai era lì e, seppure quella poteva essere l’ultima cosa che faceva in vita sua, si! L’avrebbe fatta! … quindi alzò l’alabarda il più che poté,
  57. 57. PAGE 56 56 inquadrò un punto preciso in mezzo agli occhi chiusi del rettile, e quando stava oramai per scagliare il colpo sentì - OH! MA INSOMMA! … e quanto ci metti a scagliare questo colpo? Hombre! …e tu si che sei lento!-
  58. 58. PAGE 57 57 Capitolo 7° L’antico codiceL’antico codiceL’antico codiceL’antico codice È immaginabile lo stupore di Flavio di fronte a questa voce; poi, il giovane cominciò a chiedersi da dove provenisse, guardava il drago e questo non si muoveva, anche se aveva smesso di russare, allora cominciò a guardarsi attorno pensando che forse c’era qualcun altro con lui dentro la caverna. Si voltò a guardare verso l’ingresso della grotta
  59. 59. PAGE 58 58 ma non c’era anima viva, guardò verso il fuoco ed anche lì non si muoveva una foglia (a parte quelle che bruciavano), si affacciò verso il percorso che lui stesso aveva fatto per arrivare sullo spuntone di roccia nel dubbio che ci fosse qualcuno alla base del percorso stesso e, vedendo che non c’erano altre persone gli venne il dubbio di aver immaginato quella voce, quindi strinse con più forza l’alabarda e si girò verso il drago deciso più che mai a colpirlo mortalmente ma non lo trovò più steso supino sotto lo spuntone. Infatti, il drago era in piedi col mento appoggiato alla sporgenza rocciosa dov’era Flavio. - Carramba, muchacho! Ma tu davvero sei moscio! – - Ma… ma … ma – - E si! …ci mancava solo il cavaliere balbuziente! – - Ma tu parli…- - Si, parlo! …e lo faccio sicuramente meglio di te!- - Ma …ma ..- - Por todos los diablos! Di nuovo! Ma che? …hai forse pensato di uccidermi provocandomi un esaurimento nervoso? –
  60. 60. PAGE 59 59 - …ma tu non dovresti parlare, perché sei un mostro. - - Senti chi parla, il signor “Settebellezze” …ah! Ho capito! … mi vuoi demoralizzare al punto da farmi suicidare…eh! eh! … mica male come tecnica… - A questo punto, Flavio si sedette su di una roccia lasciando perdere l’alabarda, che cadde giù dallo spuntone di roccia dove era salito, ed afferrò la testa tra le mani, un bel po’ demoralizzato. Allora il drago passò dal tono burlone a quello consolatorio. - Su, su, non fare così, … guarda! Cerco di venirti incontro… esperame (aspettami)- e, così dicendo sparì per pochi secondi dalla vista di Flavio e, quando ricomparve, aveva ripreso tra i denti, l’alabarda e glie la riconsegnava. – toh! Tieni! Mira, … io sto fermo qui, … tu, basta che mi colpisci giusto in mezzo agli occhi ed è fatta, … … se lo fai in fretta, manco sentirò il dolore. – - Eh? … cosa? Ah si!– Rinvigorito per un attimo, si lanciò sull’alabarda, l’afferrò e la puntò verso il volto del drago pronto a colpirlo. - difenditi mostro!!! – - Aaah! E che rottura che sei! Innanzitutto non sono un mostro, … anzi in passato le
  61. 61. PAGE 60 60 draghette mi trovavano piuttosto belloccio e ti dirò di più, … 130 anni fa ho vinto un concorso di bellezza come il più bel Colloacuminato Ispanico dell’anno e poi … e poi non ho nessuna intenzione di difendermi!- - Ah, si? … Bene! Cosi ti ammazzerò senza fatica. – - Appunto! – - Appunto! – e gli appoggiò l’alabarda in mezzo agli occhi- … ! … ma … perché non vuoi difenderti?- - Oooh!! Santa Virgen de Pilar ! muchacho, pensavo che fosse difficile vivere, ma con te è difficile pure morire, scaglia ‘sto maledetto colpo e facciamola finita. – - Non se ne parla proprio! Io non uccido un avversario inerme! – - Toh! Ma guarda che faccia tosta! Non eri tu quello che mi voleva colpire nel sonno? – - …beh! …hm … si! Ma quella era un’altra faccenda. Non sapevo che eri un essere intelligente. – - perché intelligente? – - perché parli! … parli bene …e parli anche la mia lingua. –
  62. 62. PAGE 61 61 - guarda che non tutti coloro che parlano, sono intelligenti … voi esseri umani siete dotati di un cervello piccolissimo. Per tua informazione, tutte le creature del creato parlano: insetti, pesci, rettili, mammiferi, uccelli e piante … ma per il solo fatto che non parlano la vostra lingua, voi li considerate inferiori … e invece, …gli unici esseri viventi che hanno abbandonato l’antico codice, siete proprio e soltanto voi umani. – - antico codice? – - si! Il codice che insegna a tutte le creature il rispetto per la vita, un codice che ti lascia il marchio nel cuore e che tra gli esseri umani, soltanto in pochi ne portano il marchio impresso dentro… ma, scusa … non mi sono ancora presentato, vorrai pur sapere il nome del mostro che ucciderai … hm, hm … io sono il drago Doriano, secolare custode dell’antico codice e guardiano della valle, appartengo alla stirpe dei colloacuminati ispanici e … sono … sono … sono stufo. – - Stufo di cosa? – - Sono stufo di combattere, sono stufo che ogni tanto arrivi qui un cavaliere con l’idea
  63. 63. PAGE 62 62 di ammazzarmi per non so quale ideale cretino, sono stufo di dover spaventare a morte la gente al solo scopo di potermi poi godere la vecchiaia in santa pace … perciò, ammazzami e leviamoci ‘sto pensiero… a proposito, come ti chiami hombre? – - Io sono Flavio di Renugal cavaliere… … di ventura. – - Ah! … ah, ah! … … ah, ah, ah, ah, ah. – - Beh? Cosa c’è da ridere adesso? – - Ma come? Con tanti nobili cavalieri che sono venuti a tentare di uccidermi, proprio con un cavaliere di ventura dovevo decidere di salire al parnaiso de los dragones? - ? – - il paradiso dei draghi. – - se è per questo, puoi stare tranquillo, non ci sarà nessun drago ucciso… credo che un essere importante come te non può essere e non deve essere ucciso … … anche se … …anche se poi…- - se poi cosa? – - anche se questo significa che non potrò mai sposare la principessa Aurora. – - ma.. Aurora chi? … forse la figlia di Clodoaldo? – - la conosci? –
  64. 64. PAGE 63 63 - certo che la conosco… ma spiegami un po’ … che c’entra la mia uccisione con la richiesta della mano della piccola Aurora? – Flavio allora raccontò al drago Doriano del pegno d’amore che Re Clodoaldo aveva richiesto a chi avesse voluto la mano di sua figlia ed, una volta ascoltato il racconto, il rettile cominciò a percorrere la caverna a grandi passi (e nel caso suo non è un modo di dire) riflettendo su tutto ciò che aveva sentito. Poi, improvvisamente, come chi ha capito tutto, si fermò davanti a Flavio e…. - Ah! … ah, ah! … … ah, ah, ah, ah, ah. – - Bhè? Cosa c’è da ridere adesso? - Por todos los diablos amigo! Il caro Clodoaldo ha tirato un brutto scherzo a tutti. – - In che senso? – - Lui sapeva benissimo che non esiste un solo essere umano capace, da solo, di battermi ed ha messo apposta questa prova come pegno di coraggio e di amore nei confronti di sua figlia così che nessuno vincesse mai. Ma tu guarda che Hijo de Perro! – - Hijo che? - - Hijo de perro, figlio di cane! … ed io, … sono stato disturbato nella mia quiete, per tutto questo tempo… sono stato vittima di
  65. 65. PAGE 64 64 agguati, … sono stato insultato ed offeso … solo per lo scherzo di quel maldito zorron de Rey? (volpone di un Re) Ah! Ma questa me la paga. … E ricominciò a percorrere la caverna in su ed in giù (ecco! Questo, nel suo caso, è un modo di dire) finché, questa volta fu Flavio a cominciare a ridere. - Ah! … ah, ah! … … ah, ah, ah, ah, ah. – - ??? cos’è che ti fa tanto ridere, muchacho? – - mi è venuto in mente un piano che, se mi darai un’ aiuto, farà in modo che tu ti possa vendicare del brutto tiro che ti ha fatto il Re Clodoaldo, ed io potrò comunque sposare la principessa Aurora.- - Davvero? … racconta un po’…-
  66. 66. PAGE 65 65 Capitolo 8° La promessa del ReLa promessa del ReLa promessa del ReLa promessa del Re Erano pressappoco le nove del mattino del giorno dopo, quando Flavio si presentò ai piedi del ponte levatoio. - Altolà! Chi è? – - Soldato, abbassa il ponte a colui che sarà il tuo futuro Re! – - Ah! Ah! … e chi te lo fa credere? – - Questo! – e, così dicendo gli mostrò una cosa che aveva appeso alla sella del suo cavallo.
  67. 67. PAGE 66 66 - Bhè! Non capisco perché un lungo corno da caccia mi debba far abbassare il ponte. – - Non è un corno da caccia … è un unghia di drago, del drago secolare … che io ho ucciso ieri notte, perciò apri e non farmi perdere tempo. – A queste parole, il soldato sparì dalla sua posizione e, dopo un minuto, Flavio vide abbassarsi il ponte levatoio. Questa volta entrava nel castello con un animo diverso, perché sapeva di entrarvi da vincitore ed, infatti, passò sotto lo sguardo ammirato di tutti i soldati del castello che, a bocca aperta, guardavano non tanto lui, quanto il trofeo che si tirava appresso: l’unghia di dragol’unghia di dragol’unghia di dragol’unghia di drago, incredibile! Flavio di Renugal aveva battuto il drago secolare. Si fermò nel piazzale del castello ed attese. Comparve il ciambellano: - SUA MAESTA’ RE CLODOALDO, SIGNORE DELLA VALLE DEL DRAGO, SOVRANO DI PELDANA E DI TUTTE LE TERRE DALLA MONTAGNA ARIDA AL FIUME SANNAOLO, DALLE GROTTE DEL DRAGO A…- - Taci, ciambellano! – Si presentò il Re in cima alle scale, era evidente che aveva corso perché era sudato e, per la fretta, non aveva nemmeno messo la corona in testa.
  68. 68. PAGE 67 67 - Cavaliere, mi hanno detto che voi avete sconfitto il drago secolare e che vi presentate con la sua unghia come pegno d’amore per la principessa Aurora, mia figlia. – - Così è, maestà! – - Posso vedere il trofeo? – - Certamente! – Il Re si avvicinò al cavallo e guardò l’unghia; dapprima con il dubbio dipinto sul volto, poi (era chiaro che quella era per davvero un’unghia di drago anche perché Flavio aveva fatto il pedicure a Doriano) cominciò ad osservarla sempre più attentamente e sempre più preoccupato, al punto che si fece portare una lente d’ingrandimento. Dopo circa dieci minuti di studio, durante i quali, ad ogni particolare che confermava la veridicità (era vero) del racconto di Flavio, si rabbuiava sempre più in volto, poi finalmente decretò: - Soldati, uomini, … avete davanti a voi un prode cavaliere, l’uomo che ha sconfitto il drago secolare, … rendetegli onore. AT- TENTI!!!- …E tutti i soldati alzarono le lance verso il cielo e batterono con forza la base sul terreno. - Cavaliere! Avete diritto ad un bagno caldo in modo da essere riposato per il sontuoso
  69. 69. PAGE 68 68 banchetto che organizzerò in vostro onore per questa sera. Ciambellano! … provvedete a tutto! - e, così dicendo diede le spalle a Flavio, risalì le scale, a dire il vero un bel po’ adombrato (nervoso), e sparì dalla porta che conduceva alle stanze reali. Il ciambellano accompagnò Flavio in una delle stanze che si trovavano nel corridoio dove l’ultima volta si era incontrato con la principessa Aurora e lì, vi trovò una grossa vasca da bagno dalla quale usciva un vapore denso di profumi, quattro servitori con: 1) una brocca d’acqua fredda per stemperare quella nella vasca 2) uno spazzolone per strofinare dietro la schiena 3) degli asciugamani 4) abiti puliti … intanto il ciambellano era uscito, …probabilmente per organizzare il banchetto. Flavio si svestì (a dire il vero, un po’ si vergognava dei servitori che stavano lì a guardarlo, ma sapeva che i nobili fanno sempre così e ci teneva a non far capire che lui era solo un cavaliere di ventura) … dicevo, si svestì e si infilò nella vasca da bagno e, in quel momento, fece il suo ingresso la principessa. I servitori si inchinarono abbassando il capo e lui raccolse quanta più schiuma dall’acqua per coprire
  70. 70. PAGE 69 69 le sue nudità, lasciando fuori dall’acqua solo la testa. - A … Aurora! … ma che fai? – - Non preoccuparti, una principessa deve essere superiore alle piccolezze terrene. – - Boh! Se lo dici tu…- - Dovevo parlarti adesso – poi, rivolgendosi ai servitori – voi uscite, ed aspettate fuori la porta, … vi richiamerò io stessa. – Aspettò che i servi fossero usciti, poi, rivolgendosi a Flavio a bassa voce: - sono contenta ti ritrovarti sano e salvo, specialmente dopo quello che hai fatto ad Isidro ieri, prima di andare via. – - Grazie, ma … a proposito, quando sono entrato nel castello, non mi pare di averlo visto in giro, dov’era? … a leccarsi le ferite? … così almeno avrebbe usato meglio la sua lingua anziché utilizzarla per sparare sciocchezze. – - Non scherzare, … dopo poco che sei andato via, anche Isidro è uscito dal castello ed io, credendo che volesse tenderti un’imboscata, sono salita sulla torre più alta per vedere in che direzione andava… - - Allora? … Mi ha seguito? –
  71. 71. PAGE 70 70 - Niente affatto! Ha preso la direzione opposta. – - Verso Peldana? – - Al principio si, … ma poi ha deviato verso le montagne Aride. – - Non preoccuparti, Aurora. Ho tenuto a bada avversari molto più temibili di quello sbruffone di Isidro e, qualunque cosa lui ha in mente, saprò cavarmela, non ho nulla da tem… ma cos’hai? – - Oh no! Niente scusa … vado via. – - Ma … aspetta! – - No no, …ciao. – …E, così dicendo, a dire il vero anche un po’ rossa in viso, corse via. Solo allora, Flavio si accorse che si era esaurita tutta la schiuma dalla vasca da bagno. Aveva cominciato da poco a scendere la sera, quando il ciambellano andò a bussare alla porta della stanza dove avevano fatto accomodare Flavio, il quale, essendo pronto e vestito già da due ore, uscì subito e lo seguì. Il ciambellano lo accompagnò fino all’ingresso di un ampio salone e lo presentò a coloro che erano già seduti ad un lungo tavolo posto al centro della sala.
  72. 72. PAGE 71 71 - Signori! Colui che ha vinto contro il drago secolare, ed ha vinto dove altri nobili suoi pari hanno fallito: Il nobile cavaliere Flavio di Renugal- I presenti si alzarono ed applaudirono. Due camerieri in livrea accompagnarono Flavio al suo posto e lì, lui si accorse che non conosceva nessuno dei sorridenti signori seduti a quel tavolo, anche perché mancavano ancora il Re e la principessa. Flavio, aveva un posto vuoto alla sua destra, poi finiva l’angolo del tavolo e c’era il posto di capotavola, anch’esso vuoto e, sulla destra del capotavola, ancora un altro posto vuoto; tutti gli altri posti erano occupati. Lui avrebbe voluto scambiare due chiacchiere con i suoi vicini di posto più prossimi ma, aveva alla sua sinistra un cavaliere che parlava con la sua dama in una lingua che lui non conosceva e, di fronte una coppia di vecchietti, anch’essi sicuramente nobili, ma evidentemente rincitrulliti, perché non facevano altro che sghignazzare. Ne approfittò per guardare la stanza dove si trovava. Ere uno stanzone col soffitto a cupola alto circa dieci metri, c’era un caminetto grande quanto la stalla della locanda del “Pellegrino”, (ci sarebbero entrati tre cavalli) dove, dentro, bruciava un intero albero di faggio, sul camino c’era un ritratto che doveva appartenere sicuramente ad un antenato del
  73. 73. PAGE 72 72 Re e sulle altre pareti c’erano varii ritratti di scene di caccia e di tavole imbandite, a parte l’ingresso principale dal quale Flavio era entrato, c’era una porticina in ogni angolo, vicino alle quali erano fermi due camerieri, ai lati del caminetto c’erano due finestroni a due metri da terra ed alti cinque metri, le mura erano di roccia nuda coperta in più punti da arazzi di colore rosso. Rientrò il ciambellano: - SIGNORI! SUA MAESTA’ RE CLODOALDO, SIGNORE DELLA VALLE DEL DRAGO, SOVRANO DI PELDANA E DI TUTTE LE TERRE DALLA MONTAGNA ARIDA AL FIUME SANNAOLO, DALLE GROTTE DEL DRAGO A…a … a…- - Bhè! Perché non continui, ciambellano? – - Scusate, maestà. L’ ho dimenticato…- era vero. A furia di essere interrotto tutte le volte che presentava il Re, aveva dimenticato il resto dei titoli nobiliari di Clodoaldo; allora, la principessa Aurora gli si avvicinò: - …pssst, pssst, …- - ah, si! DALLE GROTTE DEL DRAGO AL CONFINE ULTIMO DELLA CONTEA DEL PIDDISIO E SUA FIGLIA, LA PRINCIPESSA AURORA DELLA VALLE SIGNORA DELLA CONTEA DEL PIDDISIO E GRANDUCHESSA DI PELDANA–
  74. 74. PAGE 73 73 Gli ospiti si alzarono in piedi ed applaudirono coprendo ciò che il Re disse a bassa voce al ciambellano (“ciambellano, per questo tuo errore, trova una punizione atroce e infliggitela da solo…grazie”). Con l’arrivo del Re e della principessa si diede inizio al banchetto. Fu riempita la tavola di ogni ben di Dio e, tutti si servirono da soli, mangiando con le mani (vabbè, a quei tempi si usava fare così). Flavio era felicissimo anche perché, con Aurora al suo fianco, aveva finalmente qualcuno con cui parlare sebbene, a causa dell’emozione, adesso non sapeva cosa dire. Fu quindi il Re che, a dire il vero non sembrava molto felice, che gli rivolse la parola. - Raccontami, giovanotto! Come hai fatto ad uccidere il drago secolare? – - Bhè … è stato più facile di quello che si può immaginare. – Una ruga segnò la fronte del Re. - Ebbene? – - Il mostro dormiva quando sono entrato nella sua grotta ed io ho notato subito che, a picco sulla sua testa, c’era uno spuntone di roccia; quindi mi sono arrampicato ed ho preso la mira con la mia alabarda. – Due rughe segnarono la fronte del Re.
  75. 75. PAGE 74 74 - …e lui non si è svegliato? – - per niente! Dormiva come un sasso … a quel punto, sono saltato giù dallo spuntone di roccia e, con tutto il peso del mio corpo, gli ho conficcato la lama della mia alabarda giusto in mezzo agli occhi. – Tre rughe segnarono la fronte del Re. - … ed ha sofferto molto? – - per niente, credo sia passato dal sonno alla morte senza nemmeno accorgersene. – Una ruga in meno segnò la fronte del Re il quale riprese a mangiare così che Flavio si rivolgesse ad Aurora chiedendole: - di chi è quel posto vuoto, alla destra di tuo padre? – - di Isidro, ma Isidro non è ancora tornato da quando è partito ieri. – La cena era ormai terminata quando il Re si alzò dal suo posto per annunciare pubblicamente le prossime nozze della principessa Aurora e del cavaliere Flavio di Renugal. Nel momento stesso che Egli s’alzava dal suo posto tutti i commensali tacquero. - Signori! È giunto per me il momento di dare un annuncio che cambierà per sempre la storia di questa valle ed ho voluto che tutti i nobili delle terre confinanti con le mie fossero presenti a tale avvenimento. Come
  76. 76. PAGE 75 75 vi è stato già annunciato, ho qui accanto a me l’uomo che ha sconfitto il drago secolare, quel drago garante della pace tra i nostri popoli, quel drago che, più di cento anni fa difese i nostri popoli da un’orda di oltre mille invasori. Come può essere definito un nobile cavaliere capace di tanta forza e di tanto coraggio da affrontare da solo un essere così forte? …- - IMPOSTORE!!! –
  77. 77. PAGE 76 76 Capitolo 9° La vendetta di IsidroLa vendetta di IsidroLa vendetta di IsidroLa vendetta di Isidro Isidro entrò nella stanza, accompagnato dal mormorio degli invitati a quella mensa; era sudato, molto dimesso nell’aspetto e maltrattato negli abiti; stringeva nella mano sinistra (visto che la destra era fasciata) un foglio di pergamena. Si avvicinò al Re con passo sicuro. Clodoaldo, imbarazzato di fronte ai suoi ospiti si rivolse al suo capitano: - Capitano! Per quale motivo voi interrompete il discorso del vostro sovrano in un momento così solenne? – - Maestà! – e, così dicendo, gli si inginocchiò davanti –gravi motivi di stato mi costringono ad interrompere il mio signore
  78. 78. PAGE 77 77 … ma è per il bene di tutti ed è perché possa essere evitato un imbroglio ai danni delle loro maestà!!! – - Alzatevi, capitano Isidro e dite tutto ciò che c’è da dire. – - Quest’uomo – indicando Flavio - … dico, quest’uomo è un impostore! – - Ciò che voi dite è grave ma se …- - Leggete maestà! – gli porse la pergamena. Re Clodoaldo srotolò il plico e lesse attentamente tutto ciò che vi era scritto sopra, guardando di tanto in tanto Flavio, di sbieco(sott’occhio), da sotto le folte sopracciglia ed intervallando l’attenta lettura a qualche pensieroso “uhm” finché non si rivolse a Flavio con un poco rassicurante cipiglio: - giovanotto! Il mio fidato capitano Isidro, qui presente, mi ha recato questa pergamena, dove risulta la testimonianza di un tale capitano Zefferi il quale dice che tu sei stato ai suoi ordini, quale cavaliere di ventura. È vero? – - … … … si! – ( Oooooh!!!) - maestà …- intervenne Isidro – consegnatelo a me, … saprò come punire adeguatamente la sua tracotanza. –
  79. 79. PAGE 78 78 - Padre! – intervenne Aurora – però ha ucciso il drago, … ha superato la prova. – Il Re allargò le braccia ed aprì le mani rivolgendole verso il basso per avere assoluto silenzio intorno a se, così poteva riflettere sul da farsi. In realtà, nella sua testa lottavano pensieri contrastanti tra loro: A) Era triste che un cavaliere di ventura, aveva sconfitto il suo vecchio amico drago e, secondo il suo editto, avrebbe avuto diritto alla mano della principessa. B) Era arrabbiato perché un cavaliere non nobile e quindi senza soldi e possedimenti, non sarebbe stato capace di dare nulla in dote alla principessa. C) Era imbarazzato di fronte ai suoi ospiti e valutava cosa dire per dimostrare la sua capacità a risolvere secondo giustizia, la faccenda. D) Sapeva di dover dare conto ad Isidro che, all’interno delle mura del castello, diventava sempre più potente. E) Sapeva che, secondo legge (visto che le leggi le aveva stilate egli stesso), un traditore meritava la morte ma … … Flavio gli stava simpatico.
  80. 80. PAGE 79 79 … … …quindi, si decise a parlare: - non c’è dubbio che questo cavaliere ha nascosto alla mia maestà di non avere origini nobili e, secondo l’editto che io stesso proclamai e che recitava così “La mano della principessa Aurora sarà concessa a quel nobile cavaliere che porterà quale pegno d’amore un unghia appartenente al drago secolare della valle …ecc…ecc…” dicevo, secondo quell’editto, Flavio di Renugal non essendo un cavaliere “nobile”, non ha diritto a sposare mia figlia, la principessa. – - Giusto! – fece Isidro, allora intervenne Aurora: - Ma,…padre, lui ha ucciso il drago. – - Però – e così dicendo, alzò la voce – non vi è dubbio alcuno che questo cavaliere sia un valoroso sul campo, … perché, seppiatelo! … non è impresa da tutti uccidere il drago secolare. – Isidro aggrottò le sopracciglia, Flavio era a testa bassa, Aurora, molto rossa in viso, stropicciava con le mani il tovagliolo, Clodoaldo attese qualche secondo, … quindi parlò: - perciò, …considerando che la bilancia della giustizia resta, malgrado tutto, in
  81. 81. PAGE 80 80 equilibrio… - qui impostò la voce – Io! Re Clodoaldo,… non punisco quest’uomo con la morte per aver mentito alla mia maestà MA …non concedo la mano di mia figlia, la principessa Aurora, malgrado Egli abbia ucciso il drago secolare e portato in pegno una sua unghia ed ordino che venga scortato nelle stalle, dove salirà sul suo cavallo e lascerà per sempre questo castello e questa valle… ho detto! – - me ne occupo io personalmente – fece Isidro. Il capitano, accompagnato da quattro guardie, prese in consegna Flavio il quale, a testa bassa e senza salutare (per la vergogna), abbandonò la stanza del banchetto e si avviò verso le stalle. Pensava alla differenza tra quella mattina, dove era stato accolto come il più grande degli eroi, ed ora, che con disonore lasciava il castello e, con esso, tutti i suoi sogni. Eh si! Alla lunga le bugie non pagano. Qualcosa adesso però lo scuoteva dai suoi tristi pensieri: aveva percorso due corridoi poi, attraverso un passaggio segreto che si azionava movendo un candeliere a muro verso sinistra, era entrato in un corridoio in discesa ed ora, sempre in discesa, ne percorreva un altro. - ma … di qui non si va alle stalle. – fece lui, ed Isidro rispose:
  82. 82. PAGE 81 81 - ma certo che si va alle stalle, questa è una scorciatoia. – - ah! Va bene, avevo creduto che Aaah!!! – Un dolore fortissimo dietro la nuca gli fece perdere i sensi. Quando si risvegliò, era legato con le mani ad una catena agganciata al soffitto, sospeso a mezz’aria in una stanza illuminata soltanto da quattro torce e piena di torchi, pungoli, fruste, flagelli ed altri oggetti che … oh mio Dio! Era la camera delle Torture! Sentì un rumore di chiavi, la porta si aprì ed entrò Isidro, accompagnato da un uomo, ancora più alto del capitano, ma largo il doppio, a torso nudo ed incappucciato. - Bene, bene! Il nostro campione della bugia s’è svegliato. – - liberami, maledetto! – - da qui potrà liberarti solo la morte. – - quando lo scoprirà Clodoaldo …- - Quello sciocco scoprirà un bel niente! …visto che non sa nulla riguardo l’esistenza di questa camera. - - dove sono? – - sei in un posto che non esiste e dove, quindi, nessuno ti verrà a cercare. – - possa tu bruciare all’inferno! –
  83. 83. PAGE 82 82 - questo è l’inferno! … questo è l’ultimo posto dove si svolgerà la tua vita. Boia! È tutto tuo! – … ed uscì da quella stanza. Non si può raccontare tutto ciò che Flavio subì in quella stanza perché lo sa solo il boia, ed il nostro eroe, scampato per miracolo a quella orrenda fine che gli era stata riservata da Isidro(e, tra poco saprete in che modo riuscì a salvarsi), oggi non ama ricordare quei momenti. Il boia aveva avuto l’ordine di ucciderlo lentamente ed egli, (il boia)per seguire alla lettera l’ordine ricevuto, gli avrebbe inflitto una tortura al giorno, senza alcuna fretta di terminare il proprio compito. Era passato un solo giorno da quando Flavio era stato chiuso nelle segrete del castello e la principessa Aurora, alla quale nulla interessava delle origini nobili o meno dell’uomo del quale si era innamorata, decise di andare a Peldana per avere notizie del suo amato e per parlare col suo padre spirituale, don Prudenzio. Il prete aveva finito da poco la messa di mezzogiorno, era l’una e un quarto ed era in sacrestia quando la principessa vi fece il suo ingresso dalla porta della canonica. - Padre, oh padre! – gli corse incontro in lacrime e lo abbracciò.
  84. 84. PAGE 83 83 - Su, su! Figliuola, Dio buono, ma cosa è successo?- - Flavio, -si scostò da quell’abbraccio- è stato cacciato dal castello, perché si è scoperto che non è nobile e mio padre, anche se non l’ ha fatto uccidere, come prevede la legge, lo ha esiliato per sempre da questa valle. – - Dio buono, se vuoi, vengo al castello e provo a convincere il Re … - - È inutile, … credo che con questa azione, lui voglia mostrare ai soldati la sua forza, anche perché gli uomini si stanno facendo manovrare sempre di più da Isidro. – - Quella belva maledetta? Oh Dio buono! … Gesù, Giuseppe e Maria, perdonatemi per le cattiverie che penso … - - Padre! – - Si? – - …è … è qui? – - chi? – - Flavio! – - No, Dio buono, non si è visto …- - Eppure, … pensavo che si sarebbe diretto a Peldana prima di abbandonare la valle. - In quel momento entrò, rosso in viso, sudato ed ansimante, Gaspare.
  85. 85. PAGE 84 84 - Padre!!! Oh, poffarbacco! scusi principessa …ah! Bene, … è un bene che lei sia qui. – - Dio buono! Cosa ti è successo? – - A me, nulla, padre…ma molto, almeno quanto basta a poterlo uccidere è successo a Flavio di Renugal! – - Flavio??? –
  86. 86. PAGE 85 85 Capitolo 10° La fuga dalle prigioniLa fuga dalle prigioniLa fuga dalle prigioniLa fuga dalle prigioni Don Prudenzio fece sedere Gaspare e, mentre l’oste cominciava a raccontare, si versò un bicchiere di Cordiale e lo bevve tutto di un fiato, poi prese altri due bicchieri, li riempì, li offrì ad Aurora e Gaspare e ne versò altri due per se stesso. Gaspare raccontò: - Oggi è giorno di riposo per una delle dodici guarnigioni dell’esercito del Re e, com’è usanza tra loro, vengono qui a Peldana, si presentano alla mia osteria di buon’ora e, fino a che non fa buio, non fanno altro che bere, giocare a carte, mangiare e raccontare storie. –
  87. 87. PAGE 86 86 - Questa non è una novità, quei peccatori, … mai una volta che venissero da me, in chiesa, per una bella confessione.- - Appunto! …è proprio di confessioni che voglio parlarvi. – - ??? – - come ben sapete, nel castello non è che accadano tante di quelle novità…e, negli ultimi tempi, è stata l’impresa di Flavio a movimentare un po’ la storia…- - ebbene? – fece don Prudenzio - ebbene… Cohuf! Cohuf! … don Prudenzio, mi versate un altro bicchierino di cordiale? – - certamente, ma tu, Dio buono! … tu continua pure, intanto. - …e versò un altro bicchierino a Gaspare e, naturalmente, uno per se. - Dicevo, … stamattina, avevo da poco cominciato a servire il vino, quando mi sono fermato per sentire, per la ventesima volta il racconto dell’impresa di Flavio, che avevo già ascoltato ieri dall’undicesima guarnigione che, per l’appunto ieri, a causa dell’arrivo al castello del mio eroe, era venuta da me in ritardo. - Va bene, ma che c’entra? – - …c’entra! Oggi ho saputo del fatto che, purtroppo, erano state scoperte le sue origini non nobili e che era stato esiliato dal castello e dalla valle. –
  88. 88. PAGE 87 87 - Dio buono, questo l’ ho saputo anch’io ora dalla principessa. – - Si, ma il peggio deve ancora arrivare. Ad un certo punto, a riprova della bontà del mio vino, uno di loro ha detto la classica parola di troppo. – - E cioè? – - Quando i suoi colleghi facevano supposizioni su dove era andato a nascondersi quel “bugiardo di un Renugal” … si! Proprio così l’ hanno chiamato il mio ragazzo … uno di loro, con l’aria di quello che la sa lunga ha detto così: “ma che nascondersi! Il cavaliere di ventura è ancora al castello, imprigionato nelle segrete ed affidato da Isidro al boia” – - NO!!!- - Si! Ed è stata una fortuna che io, in quel momento, gli stessi servendo il vino così che ho potuto sentire tutto. – - Ed ora? – chiese don Prudenzio. Aurora rispose: - Lo andrò a dire subito a mio padre! - Ma siete impazzita? – fecero in coro don Prudenzio e Gaspare, al che lei: - Perché? – allora prese la parola il curato: - Dio buono, figliuola, non è prudente, in questo momento per vostro padre, mettersi apertamente contro Isidro, visto l’influenza che egli ha sulle truppe. –
  89. 89. PAGE 88 88 - Verissimo padre! – disse Gaspare – ma qualcosa bisognerà pur fare. – - Certamente, Dio buono …eh si! Credo sia arrivato il momento di rivolgersi a madama Clelia, lei ha sempre una soluzione a tutto. – Partirono subito alla volta dell’abitazione di madama Clelia. Madama Clelia era una donna di un’età compresa tra i 55 ed i 75 anni; la sua età precisa nessuno la conosceva e lei si guardava bene dal rivelarla ma, sta di fatto che, praticamente da sempre, tutti gli abitanti di Peldana e non solo di Peldana, si rivolgevano a lei per le questioni più scabrose. Ella vestiva sempre di nero, coperta da grandi scialli color ruggine, i lisci capelli bianchi raccolti in una crocchia dietro la nuca, era magra e abbastanza alta, con una pelle bianca come latte e, con una voce calda e soave, scrutandoti con dei profondi occhi azzurri, ti accoglieva nella sua piccola casa, piena di bambole di stoffa. Era sulla sua sedia a dondolo a leggere un libro da dietro i suoi occhiali a mezza luna, quando bussarono alla porta. - oh, che onore ricevere delle visite così illustri nella mia umile dimora, a cosa debbo l’onore? – - possiamo accomodarci? – disse don Prudenzio. - Ma, certamente! – Nello spazio davanti al caminetto, madama Clelia aveva un divanetto con una bella fantasia di fiori di campo, la sua
  90. 90. PAGE 89 89 sedia a dondolo ed un paio di sedie, indice del fatto che era abituata a ricevere visite molto spesso. Fece accomodare gli ospiti, tornò da loro con un vassoio con quattro bicchierini di rosolio e qualche biscottino, quindi si accomodò sulla sua sedia e chiese: - ditemi, qual è il problema? – I suoi tre ospiti non si fecero pregare più di tanto a raccontare tutti gli avvenimenti di quegli ultimi giorni, buona parte dei quali, lei già conosceva. Don Prudenzio, nella veemenza del racconto, si alzava di tanto in tanto dal suo posto, percorreva la stanza in lungo e in largo e … si versava un altro bicchiere di rosolio. Quando il racconto fu terminato, madama Clelia afferrò il suo mento tra il polpastrello del pollice ed il laterale dell’indice (come se, da quel punto, potesse spingere le idee verso il cervello), si girò a guardare, per qualche secondo, il cielo attraverso la finestra di fianco al camino, poi parlò: - La cosa è piuttosto complicata ma, forse, c’è un modo per fare uscire il giovanotto dalle segrete del castello. Principessa! Avrò necessariamente bisogno del vostro aiuto. – - Tutto quello che volete, madama Clelia. – - È necessario che voi ritorniate subito al castello e che ordiniate al ciambellano di venire urgentemente da me.– - Lo farò sicuramente ma, … se vi aspettate qualche gesto eroico dal ciambellano, sappiate che
  91. 91. PAGE 90 90 quell’uomo non ha nemmeno il coraggio di affrontare una formichina. – - Conosco molto bene il coraggio del ciambellano, ma so anche di essere l’unica persona per la quale il vostro servitore farebbe di tutto. – - Dio buono, e perché? – - Perché? …perché! … ehm! Parecchi anni or sono, il ciambellano ed io …ehm… insomma…- - Dio buono! Il ciambellano e voi? – - Poffarbacco, cosa? – - Non ha importanza, Gaspare. – disse Aurora - Infatti, non ha importanza, … l’importante è che, quando verrà, io gli darò un filtro che provoca la morte apparente per due ore, lui troverà sicuramente il modo di farlo bere a Flavio, avviserà il boia della avvenuta morte ed aspetterà fuori dal castello che portino il cadavere… fuori ci saranno anche Gaspare e don Prudenzio con vanghe e pale nel caso lo sotterrassero, ma è più probabile che lo gettino tra i rifiuti, che attirano i corvi e gli sciacalli e, portandosi appresso dei vestiti puliti, dovranno essere pronti a raccogliere il corpo del giovane cavaliere da dove sarà gettato, quindi lo porteranno al “Pellegrino” per prestargli le prime cure, intanto il ragazzo si sarà sicuramente risvegliato. – - Diabolico! –
  92. 92. PAGE 91 91 - Dio buono, vorrai dire divino! – - Poffarbacco, muoviamoci subito! – Il ciambellano, per davvero non era un leone in quanto a coraggio ma, vista la sua antica passione per madama Clelia e, tenuto conto che a madama Clelia era difficile dire di no, il buon uomo, la sera stessa era davanti all’ingresso delle segrete con il filtro di morte apparente bellamente nascosto in una tasca. Egli era l’unica persona, anche più del Re stesso e di Isidro, a conoscere gli angoli più nascosti del castello perciò, quando il boia lo vide fuori alla porta della camera delle torture, non si meravigliò più di tanto del fatto che lui fosse lì ma, ovviamente gli chiese: - Perché sei venuto qui? – - Io … ehm …(a pensarci adesso, si rendeva conto di dover inventare un motivo valido per la sua venuta alle prigioni, anche perché la scusa della gita di piacere non avrebbe certamente convinto il boia; poi gli venne l’idea) io…ehm…sono venuto a darmi dieci frustate per ordine del Re a causa del fatto di aver dimenticato tutti i suoi titoli nobiliari davanti ai suoi ospiti. – (si era ricordato giusto in tempo che il Re, la sera prima, gli aveva detto: “ciambellano, per questo tuo errore, trova una punizione atroce e infliggitela da solo”). - Uhm! … vabbè, aspetta un attimo – lo sentì armeggiare qualcosa all’interno, poi tornò. - Ora puoi entrare. -
  93. 93. PAGE 92 92 A questo punto, il ciambellano doveva farlo per forza; intanto, si guardò intorno. In un angolo buio della camera delle torture c’era un tizio incappucciato (ecco che cosa aveva armeggiato il boia! L’aveva incappucciato per non farlo riconoscere). Quel tizio non poteva essere altri che Flavio. Era svenuto, appeso per i polsi e a torso nudo. Si vedevano sul suo corpo, segni di frustate, bruciature e piccoli tagli col coltello sui quali doveva essere stato messo del sale, perché ogni taglietto era gonfio tutt’intorno. Lui, il ciambellano, si mise ad un metro dallo sventurato cavaliere e si scoprì la schiena; poi si girò verso il boia e disse, a bassa voce, quasi come se parlasse tra se e se: - ho bisogno di rimanere solo. – - Perché? – fece il boia con la sua vociona. - Non è corretto che un mio sottomesso mi guardi in questa situazione poco decorosa. – stavolta parlò con voce ferma forte del fatto che lui era, pur sempre, il ciambellano del Re. - Oh, vabbè, ora vado. – Con, a dire il vero, non molta felicità, il boia abbandonò la stanza (anche perché lui godeva a vedere ed a partecipare alle torture, ma non per cattiveria, … era il suo mestiere). Una volta sicuro che il boia si fosse allontanato, il ciambellano si avvicinò a Flavio e gli scoprì il capo. : - cavaliere, cavaliere! Svegliatevi! – - oh, chi è? Ah, ciambellano, siete voi? Liberatemi, vi prego. –
  94. 94. PAGE 93 93 - non è possibile ma,…voi ascoltatemi, non c’è molto tempo. – - dite. – - bevete questa pozione, vi farà sembrare morto e… e una volta fuori dal castello, sarete libero. – - va bene! – bevve tutto d’un fiato, anche perché aveva sete. Una volta bevuto aggiunse: - come sta Aurora? – - è in pena per voi. Avrebbe voluto avvisare suo padre, il quale non sa che quel maiale di Isidro vi ha portato qui, ma io, Gaspare e…- - Gaspare? – - Si! Gaspare, si deve a lui il fatto che noi si sappia che siete chiuso qui, prigioniero e …ma … cavaliere? Cavaliere? – Aveva ragione madama Clelia: l’effetto della pozione era quasi immediata ed indolore. Ora Flavio aveva appeso la testa da un lato ed aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Il ciambellano si affrettò a rimettergli il cappuccio e chiamò a tutta voce il boia. - Boia! Boia, presto! – - Cosa c’è? – - Questo prigioniero appeso, ha cominciato a gridare forte, poi l’ ho sentito come soffocare ed ora è rigido e sembra morto. – Il boia si avvicinò al corpo di Flavio e mise l’orecchio sul cuore. Fece una espressione di delusione e guardò sotto il
  95. 95. PAGE 94 94 cappuccio scostandolo quel poco che serviva a non farlo riconoscere dal ciambellano. - Si, è morto! Che peccato! – - Sei dispiaciuto per lui? – - No! È solo che ho finito di divertirmi! Ti dispiace se ti do qualcuna delle frustate che dovevi darti? – - No , proprio no! Grazie, sarà per un’altra volta, sai … con un morto in stanza mi è passata la voglia … almeno per oggi. – e, così dicendo si infilò di nuovo i suoi abiti ed uscì dalla camera delle torture, diretto ovviamente sulla torre frontale del castello a fare un segnale luminoso a Gaspare e don Prudenzio che aspettavano fuori dal castello. Non c’è mai stata, a memoria d’uomo un’attesa più lunga di quella di Gaspare e di don Prudenzio. Il tempo, pareva, fosse rallentato,…ma “ del resto…” si dicevano i due “…lo si sa che le attese sono il ferro da stiro per i minuti” …(era uno dei proverbi di donna Tilde) era normale … da un momento all’altro si sarebbe aperta la porticina laterale che conduceva fuori dal castello tutti i rifiuti, come le ossa avanzate dai banchetti, le interiora degli animali uccisi, la frutta marcita e … i morti e, da lì, sarebbe uscito il finto cadavere di Flavio. La porta si aprì, era passata un’ ora e mezza dal segnale del ciambellano… ma, invece di uscirvi un cadavere trasportato da due soldati, uscì solo il ciambellano stesso, …e pure di corsa; era pallido come un ricordo lontano.
  96. 96. PAGE 95 95 - Dio buono! Cos’è successo? Dov’è Flavio? – - Seguitemi! Forse riusciamo ad evitare una tragedia - - Poffarbacco! Una tragedia? – Intanto, a passo veloce, andavano verso la parte posteriore del castello. - si, una tragedia! Mentre venivo a farvi il segnale convenuto, è andato Isidro alla camera delle torture e, quando ha scoperto che Flavio era morto, anziché farlo uscire dalla porta di servizio, dove noi scarichiamo i rifiuti solidi, … bhè …l’ ha fatto gettare via dalla porta dei rifiuti liquidi! – - Dio buono! – - Poffarbacco! … ma, … cosa significa? – - … la porta dei rifiuti liquidi affaccia direttamente sull’ acqua del fossato, che scarica, molto più a valle … nel Sannaolo! – - Poffar… … e, allora? – - Ma come, non capite? – - Dio buono, no! Spiegacelo ciambellano! – - Se non lo ripeschiamo, … e se non si è ripreso dal filtro di morte apparente, … insomma potrebbe essere annegato nel fiume. - OH, NOOO! –
  97. 97. PAGE 96 96 Capitolo 11° Doriano dell’antico codiceDoriano dell’antico codiceDoriano dell’antico codiceDoriano dell’antico codice Erano passate tre ore da quando il sole era spuntato ad Est e, malgrado i tre uomini avessero controllato le rive del Sannaolo per diversi chilometri, di Flavio non c’era la benché minima traccia; i poveretti erano arrivati fino ai piedi dei monti dove c’erano le grotte del drago, … erano stanchissimi, sfiatati, (anche perché non avevano risparmiato la voce per chiamare il loro amico), fradici (perché più volte, credendo di scorgerlo, si erano lanciati in acqua) e, peggio di tutto, cominciavano a perdere le speranze… … … quando: - Eccolo! – - Si, vabbè, …-

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