Elaborato questionario inaugurazione corso Sessismo e Razzismo
Tu quoque Nichi
1. Tu quoque Nichi?
Caro Nichi,
Dicci che non è vero e che è stato tutto un terribile equivoco. Non hai mai
descritto Israele come “un Paese che ha trasformato aree desertiche in luoghi
produttivi e in giardini”. Non ne hai mai parlato come di “un Paese che si
confronta col tema mondiale del governo del ciclo dell’acqua” senza dire che
nei territori occupati il ciclo dell’acqua consiste nel sottrarre l’acqua ai
palestinesi per annaffiare colonie illegali. E’ stato quel furbacchione
dell’Ambasciator Meir a “confondere un po’ le acque”? E allora perché non
pubblicare una bella smentita?
Ti hanno già scritto in molti e lo ha già fatto molto bene Myriam Marino, ci
siamo anche noi: un bel gruppo di persone le più diverse appena tornate da un
“viaggio di conoscenza” in Israele e Palestina, pensa. Uno di quei bei viaggi
organizzati dall’Associazione per la Pace di Luisa Morgantini, un viaggio che
nessuno di noi dimenticherà mai, che è appena cominciato e che vogliamo
continuare, anche con te se ne avrai voglia e curiosità.
Si dice che la Sinistra sia molto più brava a fare autocritica che a criticare i
propri avversari. E infatti eccoci qua, a esercitare la nostra critica, tanto forte
quanto forti sono le nostre aspettative nei tuoi confronti. Molti di noi sono “di
sinistra”, alcuni di noi militano nelle file di Sinistra, Ecologia e Libertà. C’è
anche chi non vede l’ora di vederti a capo di un governo che traduca sogni di
giustizia in realtà quotidiana.
Tutti noi crediamo che essere “radicali” non voglia dire essere “faziosi” e per
forza “oppositivi”, ma essere in grado di arrivare alle radici delle cose, per
capirle, interpretarle e tentare di dare risposte a questioni che sembrano
difficili da risolvere.
Siamo contrari a battaglie identitarie che servono solo a dare un’etichetta a chi
si sente perso senza un simbolo appiccicato addosso. Crediamo che oggi più
che mai sia necessario studiare e reinterpretare il mondo. Neanche a te
piacciono gli slogan vuoti e anche tu hai sempre voglia di imparare. E’ finita
l’epoca della fedeltà assoluta ad una “causa superiore”, bisogna coltivare il
dubbio, siamo d’accordo. Ma alcune battaglie vanno portate avanti con
convinzione. Per questo abbiamo superato i dubbi di Pasolini su Israele e il
mondo arabo e non abbiamo dubbi da che parte stare quando si parla dei
Territori Occupati. Ogni tanto fa anche bene sentirsi nel giusto.
A noi ha fatto bene manifestare contro il Muro a Bil’in insieme ai comitati
palestinesi di resistenza popalare, ballare a Sheik Jarrah con i giovani israeliani
strillando a una voce “One, two, three, four…occupation no more!”. Davanti a
noi, due coloni che facendo finta di niente leggevano il Talmud seduti sul
divano in cortile. Hanno ignorato noi come ogni giorno ignorano l’anziana
profuga palestinese, a cui hanno occupato la casa assegnata dall’UNRWA ma
che in quel cortile ha deciso di viverci lo stesso, sotto una tenda.
Ci ha fatto bene conoscere gli Human Supporters di Nablus che aiutano i
bambini a superare il dolore, e ci ha fatto bene vedere quel che riesce a fare il
Rehabilitation Centre di Hebron in una città militarizzata da 5000 soldati venuti
2. a proteggere i 400 coloni che hanno occupato il centro storico rendendo la vita
impossibile ai palestinesi. Tutto questo ci ha fatto bene, ma ci ha fatto anche
soffrire, perché l’ingiustizia fa soffrire, come fanno soffrire i racconti di violenza
inaudita che ci sono stati riferiti dalle stesse vittime, anime di un assurdo
purgatorio che chiedono di riportare in terra la loro verità.
Nichi, lo sai che nell’ “unico Stato democratico del Medio Oriente” esistono le
prigioni per i morti? Quelle dove i palestinesi marciscono, letteralmente, per
scontare pene di 250 anni?
Noi comprendiamo le ragioni diplomatiche che ti spingono a parlare anche con
l’Ambasciatore di uno Stato che pratica l’apartheid, ma è davvero necessario
sposarne e diffonderne la propaganda? Non dobbiamo dirti noi che già nella
Bibbia la Palestina è identificata come la terra dove scorrono latte e miele: non
è stato certo lo Stato di Israele a renderla fertile.
Semmai, lo Stato di Israele sta utilizzando i territori abitati dai palestinesi
come discariche.
E a proposito di tecniche d’avanguardia, lo sai che dalle belle oasi che si sono
costruiti in Cisgiordania i coloni aggrediscono i bambini palestinesi che per
andare a scuola senza fare deviazioni chilometriche osano avvicinarsi a loro? E
sai che non lontano dalle meravigliose palme piantate dai coloni nella Valle del
Giordano esistono villaggi di beduini dove l’acqua potabile non passa perché è
stata deviata? Siamo andati a conoscerli i bambini di questi villaggi, abbiamo
visto le loro scuolette fatte coi copertoni delle macchine (anche grazie all’aiuto
della cooperazione italiana), abbiamo visto le tende dove fanno lezione in
attesa che sia pronta la scuola di fango intitolata a Vittorio Arrigoni: qualche
mattone l’abbiamo messo pure noi, simbolicamente, per testimoniare la nostra
vicinanza. Giardinetti per loro non ce ne sono, e qualcuno vorrebbe che
neanche loro fossero lì.
Come a Gerusalemme, dove i palestinesi non possono costruire case nemmeno
sulla terra che appartiene a loro. E i figli devono arrangiarsi altrove, perdendo
in questo modo per sempre la residenza.
E allora Nichi, questa terra che in tutto sarà grande come la tua Puglia, bisogna
conoscerla tutta per saper distinguere gli orrori dalla speranza, per capire che
anche chi sta male a volte non si arrende. Per denunciare chi, nel nome di una
religione e di una cultura, fa terra bruciata intorno a sé, teorizzando e
riuscendo a far passare il messaggio che i suoi diritti valgono più dei diritti
degli altri.
Lo stato di Israele sarà pure denso della cultura ebraica che tutti apprezziamo,
ma cosa c’entra questa cultura con le prevaricazioni che subiscono i
palestinesi?
Infine, riguardo al tuo desiderio di “sviluppare reciprocamente le attività
turistiche”, ci chiediamo: è per difendere questa cultura che quegli uomini e
donne di ghiaccio del sistema di sicurezza israeliano hanno sottoposto noi
“turisti” italiani a un vero e proprio interrogatorio sulla via del ritorno,
3. all’aeroporto di Tel Aviv? Terrorismo psicologico, il loro, roba da farti venire la
tremarella. L’accusa, gravissima, quella di “essere dei volontari”.
Pensa che curioso, ci hanno accusati di essere venuti in Israele “solo” per
aiutare i palestinesi, e hanno voluto le prove che fossimo stati nei posti giusti:
posti, ad esempio, come i giardini di Haifa di cui sono (siete?) tanto orgogliosi.
Fra le tante foto “compromettenti” che hanno visto dopo averci requisito la
macchina fotografica è spuntata fuori anche quella dei giardini di Haifa. Meno
male, siamo particolarmente sensibili ai giardini.
Ci vuoi venire a vedere i giardini e le palme con noi? Noi ti ci portiamo
volentieri, ma poi facciamo anche un viaggio nei villaggi e nelle città
palestinesi.
Con la stima che non vogliamo perdere,
Giovanna Bagni
Giulia Bellandi
Sara Bellandi
Franca Bocci
Raffaele Boiano
Sergio Caldaretti
Bernardetta Casa
Carla Consonni
Davide Costa
Nicola Costa
Silvia Dal Piaz
Marco De Luca
Francesco Del Bove Orlandi
Rosa Di Glionda
Francesca Fanchiotti
Gabriella Fazzi
Ornella Fiore
Liana Gavelli
Isa Giudice
Valentina Loiero
Maria Grazia Lunghi
Giovanna Maniccia
Paola Marazziti
Marcello Musio
Mariella Pala
Cristiana Paternò
Marco Pecci
Elisabetta Schintu
Stefania Spiga
Massimo Tesei
Edvino Ugolini
Carolina Zincone
Biancamaria Zorzi