8. La dialogicità è una
azione in relazione alla reazione dell’altro
9. Nella “conversazione di gesti” ciò che noi diciamo sol-
lecita una certa risposta da parte di un altro soggetto,
e questa a sua volta modifica la nostra azione, così che
ci allontaniamo da quello che avevamo incominciato
a fare in seguito alla risposta che l’altro ci dà. La “con-
versazione di gesti” è l’inizio della comunicazione.
— George H. Mead
11. SOCRATE: È tuo costume e cosa preferibile per te espor-
re ciò che vuoi dichiarare a qualcuno parlando da solo
e per mezzo di un ampio discorso continuato o invece
sulla base di domande e risposte?
— Platone, Il sofista
23. L’uomo individuale, dato che la sua esistenza separata
si manifesta soltanto attraverso l’ignoranza e l’errore,
nella misura in cui egli è qualcosa di scisso sia dai suoi
compagni sia da ciò che egli ed essi sono destinati a
essere, è soltanto negazione.
— Charles S. Peirce
25. Noi, come singoli individui, non possiamo ragionevol-
mente sperare di raggiungere la filosofia definitiva che
perseguiamo; possiamo soltanto cercarla, dunque, at-
traverso la comunità dei filosofi. […] Il ragionamento
filosofico non dovrebbe formare una catena, che non
è mai più forte del suo anello più debole, ma una fune
le cui fibre possono anche essere molto sottili, purché
siano abbastanza numerose e intimamente connesse.
— Charles S. Peirce
27. L’individuo ha esperienza di sé stesso in quanto tale
non direttamente, bensì solo in modo indiretto, in
base alle particolari opinioni degli altri individui dello
stesso gruppo sociale, o in base all’opinione genera-
le del gruppo sociale in quanto totalità alla quale egli
appartiene.
— George H. Mead
29. ... si può intendere con contratto il fatto di stabilire,
di“contrarre” una relazione intersoggettiva che ha per
effetto di modificare lo statuto di ciascuno dei soggetti
in presenza.
Conviene, in effetti, riconoscere, sotto il nome di con-
tratto, quella“comunione fàtica” che costituisce il pre-
liminare sotteso a ogni comunicazione e che sembra
fatta di una tensione (aspettativa benevola o sospet-
tosa) e da una distensione (che ne è come la risposta).
— Algirdas J. Greimas
30. 5. La dialogicità sta alla base di ogni
trasformazione individuale e sociale
31. In ogni forma di comunicazione, e soprattutto in
quella terapeutica, l’io si confronta con un tu nell’o-
rizzonte di un noi che fonde, e trascende, l’io e il tu in
una nuova dimensione dalla quale si esce cambiati, e
non si è più quelli di prima.
— Eugenio Borgna
32. 6. La dialogicità sta alla base di ogni
intenzionalità/progettualità
33. È solo nel gioco linguistico del domandare e del ri-
spondere – quale è quello che è perfettamente inseri-
to in una situazione di interazione e di interlocuzio-
ne – che il concetto di intenzione prende senso […].
È in questo genere di gioco in cui domande e risposte
si rendono reciprocamente significanti che la parola
“intenzione” prende senso.
— Paul Ricoeur
35. Se gli scienziati potessero dedicarsi al dialogo, sarebbe
una rivoluzione radicale per la scienza – proprio per la
natura stessa della scienza.
Ma scoprono di non poterlo fare, perché la stessa idea
che definisce la scienza oggi è che stiamo per ottenere
la verità.
Pochi scienziati mettono in discussione l’assunto che
il pensiero sia capace di arrivare a conoscere “tutto”.
— David Bohm
36. Secondo lo scienziato David Bohm,
la conoscenza può procedere solo
dal momento in cui siamo grado di passare
dal pensiero invididuale al pensiero
collettivo.
37. I limiti del pensiero individuale stanno
nel fatto che questo è pur sempre il risultato
di un’attività di pensiero passata: contiene
solo ciò che già sappiamo, le opinioni che già
abbiamo, gli assunti che già crediamo veri.
Bisogna imparare a dialogare dicendo
ciò che non sappiamo
38. Il pensiero collettivo è più potente
di quello individuale.
Il pensiero individuale si forma
sempre a partire da un sapere collettivo.
39. Il ruolo del dialogo è quindi quello di
far emergere le diverse opinioni e i diversi
assunti. Ma senza difenderli né giudicarli.
Affinché il dialogo porti frutti, occorre
imparare a sospendere i propri assunti.
40. Questo fa parte di ciò che io considero dialogo:
rendersi conto reciprocamente di che cosa vi sia nelle
rispettive menti, senza arrivare ad alcuna conclusione
o giudizio.
— David Bohm