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Il Vaiolo
Una malattia scomparsa dal mondo grazie al vaccino
CHE COS’ERA
Il vaiolo è stato una delle malattie virali più gravi che abbiano mai afflitto l’umanità.
Faceva parte della famiglia dei cosiddetti poxvirus, cui appartengono diversi altri virus,
umani e animali. Nessun virus però è stato altrettanto pericoloso per l’uomo.
Il vaiolo esisteva in due forme, variola minor e variola major, ma di queste la seconda, di gran
lunga più grave, era anche la più diffusa.
Il virus si trasmetteva solo tra esseri umani, attraverso goccioline di saliva o tramite l’uso
condiviso di biancheria, utensili e stoviglie. Era estremamente resistente, perché poteva
sopravvivere sugli oggetti, essiccato, anche per un anno.
COME SI MANIFESTAVA
Il periodo di incubazione della malattia era di circa 12 giorni durante i quali il virus, entrato
nell'organismo, di solito, attraverso la bocca, si trasmetteva dall'apparato respiratorio
superiore agli organi interni e al sangue.
I primi sintomi erano febbre molto alta, dolore muscolare, malessere generale, cefalea,
nausea, vomito e mal di schiena. Dopo circa dieci giorni comparivano le prime lesioni
esantematiche. Il virus del vaiolo attaccava infatti le cellule della cute, causando lesioni
simili a quelle della varicella ma molto più pronunciate e gravi, tanto che la maggior
parte delle persone che guarivano riportavano cicatrici profonde, e molte rimanevano
cieche. Esistevano anche forme fulminanti, che conducevano rapidamente a morte. Nei
paesi occidentali moriva quasi un malato su tre.
LA STORIA DEL VAIOLO
Il vaiolo ha una storia tra le più interessanti della medicina: la malattia risale certamente a
tempi molto antichi, perché la mummia di Ramsete V, datata a circa 3000 anni fa, porta
segni che corrispondono alle cicatrici del vaiolo. Molti testi di epoca immediatamente
successiva, in India e in Cina, la descrivono. Si pensa che la malattia si diffuse in Europa
in epoca più tarda, perché non se ne trovano resoconti nella letteratura greca né in quella
romana. Nel 1500 il vaiolo era certamente arrivato in Europa e alla fine del 1700 era
diventato la prima causa di morte, con circa 400.000 morti l’anno. Il vaiolo, del resto, fu
una delle cause principali dello sterminio dei nativi americani (sia nell'America del
sud, portato dagli Spagnoli, sia nell'America del Nord). Nel 1520 nel continente americano
in territorio messicano il vaiolo colpì gli indigeni con una tale durezza da essere il più
importante fattore nella conquista degli Aztechi e degli Incas da parte degli
Spagnoli. Gli imperi Aztechi, Maya, Inca crolleranno ionfatti più per le epidemie che per le
armi da fuoco e le lotte interne. Anche nelle popolazioni di nativi australiani, che venivano
a contatto per la prima volta con un virus contro cui non avevano alcuna immunità, la
malattia determinava una mortalità altissima, che raggiungeva il 70%, cioè sette malati
su dieci morivano
Il vaiolo è stato anche la prima malattia ad avere un vaccino e a dimostrare, quindi, la validità
del principio che l’immunizzazione mediante vaccino può proteggere dalle malattie infettive.
La prima procedura utilizzata nella prevenzione del vaiolo è stata la variolizzazione.
Praticata in India nel I millennio a.C., questa consisteva nell'inoculazione, tramite
1
insufflazione nasale, di croste vaiolose polverizzate o di materiale ottenuto dal grattamento
delle lesioni cutanee di malati lievi[
Durante il suo soggiorno nell'impero ottomano, Lady Mary Wortley Montagu, scrittrice, poetessa e
aristocratica inglese,  osservò il processo di variolizzazione, descrivendone in modo
particolareggiato la tecnica e promuovendone entusiasticamente l'introduzione nel Regno
Unito al suo ritorno nel 1718.
Pochi anni dopo, il medico britannico Edward Jenner notò che le mungitrici infettate con il vaiolo
bovino (un virus strettamente imparentato col vaiolo umano, che si trasmette all'uomo causando
una malattia simile al vaiolo, ma molto più lieve), non si ammalavano poi del ben più grave vaiolo
umano. Così, nel 1796 Jenner prelevò la secrezione dalle lesioni presenti sulle mani di una
mungitrice affetta da vaiolo bovino, Sarah Nelmes, e l’inoculò in un bambino di otto anni, James
Phipps, figlio del suo giardiniere. Il bambino sviluppò una febbre leggera dalla quale si riprese
rapidamente. Quando più tardi Jenner gli inoculò il vaiolo umano, il bambino non si ammalò: in
questo modo Jenner riuscì a dimostrare che il vaiolo bovino poteva essere usato per
proteggere dall'infezione del vaiolo umano.
La vaccinazione col vaiolo bovino si diffuse rapidissimamente, tanto grande era il terrore della
malattia, e presto il numero di malati e di morti per vaiolo cominciò a diminuire nel mondo. Il nome
stesso dei vaccini deriva da quel primo preparato ottenuto dal vaiolo bovino (o delle vacche, quindi
vaccino).
Nella seconda metà del ventesimo secolo, un enorme sforzo congiunto dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità con i governi di vari paesi per promuovere la vaccinazione di massa riuscì a
portare alla scomparsa del virus: l’ultimo caso di trasmissione umana di vaiolo si verificò in
Somalia nel 1977.
Nel 1980, il vaiolo venne dichiarato ufficialmente eliminato (eradicato). Negli anni successivi, la
vaccinazione contro il vaiolo è stata abolita in tutti i paesi del mondo: in Italia a partire dal 1981.
Attualmente, alcuni campioni di virus del vaiolo sono conservati in condizioni di sicurezza, a scopo
di ricerca, soltanto in due laboratori al mondo: uno negli Stati Uniti e uno in Russia.
In considerazione del rischio di un ritorno del virus, sia pur minimo e del tutto ipotetico, per
esempio per un attacco bioterroristico, oppure a causa di un qualche imprevisto serbatoio (come
potrebbe essere un cadavere di un malato rimasto congelato in un’epoca più lontana), vengono
comunque conservate delle scorte di vaccino presso organizzazioni internazionali e singoli paesi,
tra i quali anche l’Italia.
Brani tratti da
https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/v/vaiolo
2

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  • 1. Il Vaiolo Una malattia scomparsa dal mondo grazie al vaccino CHE COS’ERA Il vaiolo è stato una delle malattie virali più gravi che abbiano mai afflitto l’umanità. Faceva parte della famiglia dei cosiddetti poxvirus, cui appartengono diversi altri virus, umani e animali. Nessun virus però è stato altrettanto pericoloso per l’uomo. Il vaiolo esisteva in due forme, variola minor e variola major, ma di queste la seconda, di gran lunga più grave, era anche la più diffusa. Il virus si trasmetteva solo tra esseri umani, attraverso goccioline di saliva o tramite l’uso condiviso di biancheria, utensili e stoviglie. Era estremamente resistente, perché poteva sopravvivere sugli oggetti, essiccato, anche per un anno. COME SI MANIFESTAVA Il periodo di incubazione della malattia era di circa 12 giorni durante i quali il virus, entrato nell'organismo, di solito, attraverso la bocca, si trasmetteva dall'apparato respiratorio superiore agli organi interni e al sangue. I primi sintomi erano febbre molto alta, dolore muscolare, malessere generale, cefalea, nausea, vomito e mal di schiena. Dopo circa dieci giorni comparivano le prime lesioni esantematiche. Il virus del vaiolo attaccava infatti le cellule della cute, causando lesioni simili a quelle della varicella ma molto più pronunciate e gravi, tanto che la maggior parte delle persone che guarivano riportavano cicatrici profonde, e molte rimanevano cieche. Esistevano anche forme fulminanti, che conducevano rapidamente a morte. Nei paesi occidentali moriva quasi un malato su tre. LA STORIA DEL VAIOLO Il vaiolo ha una storia tra le più interessanti della medicina: la malattia risale certamente a tempi molto antichi, perché la mummia di Ramsete V, datata a circa 3000 anni fa, porta segni che corrispondono alle cicatrici del vaiolo. Molti testi di epoca immediatamente successiva, in India e in Cina, la descrivono. Si pensa che la malattia si diffuse in Europa in epoca più tarda, perché non se ne trovano resoconti nella letteratura greca né in quella romana. Nel 1500 il vaiolo era certamente arrivato in Europa e alla fine del 1700 era diventato la prima causa di morte, con circa 400.000 morti l’anno. Il vaiolo, del resto, fu una delle cause principali dello sterminio dei nativi americani (sia nell'America del sud, portato dagli Spagnoli, sia nell'America del Nord). Nel 1520 nel continente americano in territorio messicano il vaiolo colpì gli indigeni con una tale durezza da essere il più importante fattore nella conquista degli Aztechi e degli Incas da parte degli Spagnoli. Gli imperi Aztechi, Maya, Inca crolleranno ionfatti più per le epidemie che per le armi da fuoco e le lotte interne. Anche nelle popolazioni di nativi australiani, che venivano a contatto per la prima volta con un virus contro cui non avevano alcuna immunità, la malattia determinava una mortalità altissima, che raggiungeva il 70%, cioè sette malati su dieci morivano Il vaiolo è stato anche la prima malattia ad avere un vaccino e a dimostrare, quindi, la validità del principio che l’immunizzazione mediante vaccino può proteggere dalle malattie infettive. La prima procedura utilizzata nella prevenzione del vaiolo è stata la variolizzazione. Praticata in India nel I millennio a.C., questa consisteva nell'inoculazione, tramite 1
  • 2. insufflazione nasale, di croste vaiolose polverizzate o di materiale ottenuto dal grattamento delle lesioni cutanee di malati lievi[ Durante il suo soggiorno nell'impero ottomano, Lady Mary Wortley Montagu, scrittrice, poetessa e aristocratica inglese,  osservò il processo di variolizzazione, descrivendone in modo particolareggiato la tecnica e promuovendone entusiasticamente l'introduzione nel Regno Unito al suo ritorno nel 1718. Pochi anni dopo, il medico britannico Edward Jenner notò che le mungitrici infettate con il vaiolo bovino (un virus strettamente imparentato col vaiolo umano, che si trasmette all'uomo causando una malattia simile al vaiolo, ma molto più lieve), non si ammalavano poi del ben più grave vaiolo umano. Così, nel 1796 Jenner prelevò la secrezione dalle lesioni presenti sulle mani di una mungitrice affetta da vaiolo bovino, Sarah Nelmes, e l’inoculò in un bambino di otto anni, James Phipps, figlio del suo giardiniere. Il bambino sviluppò una febbre leggera dalla quale si riprese rapidamente. Quando più tardi Jenner gli inoculò il vaiolo umano, il bambino non si ammalò: in questo modo Jenner riuscì a dimostrare che il vaiolo bovino poteva essere usato per proteggere dall'infezione del vaiolo umano. La vaccinazione col vaiolo bovino si diffuse rapidissimamente, tanto grande era il terrore della malattia, e presto il numero di malati e di morti per vaiolo cominciò a diminuire nel mondo. Il nome stesso dei vaccini deriva da quel primo preparato ottenuto dal vaiolo bovino (o delle vacche, quindi vaccino). Nella seconda metà del ventesimo secolo, un enorme sforzo congiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità con i governi di vari paesi per promuovere la vaccinazione di massa riuscì a portare alla scomparsa del virus: l’ultimo caso di trasmissione umana di vaiolo si verificò in Somalia nel 1977. Nel 1980, il vaiolo venne dichiarato ufficialmente eliminato (eradicato). Negli anni successivi, la vaccinazione contro il vaiolo è stata abolita in tutti i paesi del mondo: in Italia a partire dal 1981. Attualmente, alcuni campioni di virus del vaiolo sono conservati in condizioni di sicurezza, a scopo di ricerca, soltanto in due laboratori al mondo: uno negli Stati Uniti e uno in Russia. In considerazione del rischio di un ritorno del virus, sia pur minimo e del tutto ipotetico, per esempio per un attacco bioterroristico, oppure a causa di un qualche imprevisto serbatoio (come potrebbe essere un cadavere di un malato rimasto congelato in un’epoca più lontana), vengono comunque conservate delle scorte di vaccino presso organizzazioni internazionali e singoli paesi, tra i quali anche l’Italia. Brani tratti da https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/v/vaiolo 2