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L’impossibilità di studiare
Katia Provantini
Molti bambini passano gli anni della scuola elementare in completa serenità.
Hanno ricevuto molte gratificazioni dagli insegnanti, ma anche dai genitori, convincendosi di
essere intelligenti e particolarmente dotati. L'uscita dall'infanzia può mettere profondamente
in discussione le posizioni raggiunte e può capitare che bambini "prodigio" si trasformino, in
adolescenza, in studenti mediocri e limitati. A volte si tratta di cambiamenti solo temuti, tanto
che lo scoprirsi "poco intelligenti" è, per molti ragazzi, l'incubo per eccellenza che li
accompagna durante gli anni delle medie e delle superiori.
Le difficoltà scolastiche in adolescenza sono in aumento negli ultimi anni e sembrano
connesse con:
- un blocco nel processo di separazione in cui lo sviluppo della mente è interferito dalla paura
di affrontare le frustrazioni connesse con l'esperienza del limite e dell'errore ma anche dal
timore di venire invasi da sentimenti negativi come il senso di solitudine o di precarietà
- il timore di scoprirsi deludenti
- la scarsa consapevolezza dell'esistenza di tecniche di studio (il classico metodo di studio di
cui parlavano tutte le maestre) che garantiscono un buon risultato nello studio e soprattutto
che impediscono di interpretare ciascuna défaillance come espressione di un fallimento
assoluto o di uno scarso valore del sé.
Per i genitori i compiti e lo studio dei figli possono trasformarsi in questi anni in un lungo
incubo. Per alcuni è tangibile il timore che possano emergere e strutturarsi fragilità e limiti. È
così che infatti molti si arruolano in turni di studio estenuanti, continuando a sostituirsi ai figli
che non possono mai veramente appropriarsi del proprio percorso di studi.
Per altri le fatiche sostenute dai figli sono inaccettabili e vengono spiegate solo con
l'incompetenza degli insegnanti. La famosa alleanza scuola-famiglia diviene una chimera e al
contrario prevalgono sentimenti di offesa e persecuzione.
Per altri ancora i sentimenti prevalenti hanno più il sapore della tristezza, connessa ad antichi
presentimenti che sembrano avverarsi. Molti genitori avevano segretamente temuto difetti
sin dai primi anni di vita del proprio figlio; lo hanno osservato e studiato in ogni momento
della sua vita senza farne parola con nessuno, nella dolorosa consapevolezza che prima o poi
anche altri se ne sarebbero accorti. È evidente in questi casi il rischio di cadere in profezie che
si autoavverano.