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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA
FACOLTÀ DI ECONOMIA
Corso di Laurea in Economia Aziendale
PROVA FINALE
“Gli sviluppi della finanza islamica: il caso della zakat”
Anno Accademico 2013-2014
LAUREANDO
Hajar Charkaoui
RELATORE
Prof. Paola Musile Tanzi
“E quando uno dona dei suoi beni sulla via di Dio è come un granello che fa germinare sette
spighe, ognuna delle quali contiene cento granelli, così Dio darà il doppio a chi vuole, e Dio è
ampio sapiente.”
Corano, Surah II, verso 261
3
INDICE
Introduzione…………………………………………………………………………………….5
CAPITOLO PRIMO – LA FINANZA ISLAMICA E I PRINCIPI BASE
I. Introduzione alla Finanza Islamica………………………………………………………....7
1.1.1. La moral economy islamica……………………………………………………………...9
II. Il concetto di Riba e Gharar……………………………………………………………….16
1.2.1. Il divieto del Riba………………………………………………………………………16
1.2.2. Il divieto di Gharar…………………………………………………………………….20
CAPITOLO SECONDO – L’ISTITUTO DELLA ZAKAT
I. Zakat………………………………………………………………………………………..23
2.1.1. La teoria di Zakat……………………………………………………………………… 24
2.1.2. L’applicazione della Zakat……………………………………………………………..25
2.1.3. Le caratteristiche della Zakat…………………………………………………………. 27
2.1.4. Le categorie della Zakat………………………………………………………………. 28
2.1.5. I beneficiari della Zakat………………………………………………………………...30
II. Gli effetti della Zakat……………………………………………………………………....31
III. La differenza tra Zakat e tassazione………………………………………………………35
CAPITOLO TERZO – I CASI PRATICI DELLA ZAKAT
I. I casi della Zakat istituzionalizzata…………………............................................................37
II. La Zakat volontaria………………………………………………………………………...43
Conclusioni……………………………………………………………………………………46
4
Bibliografia…………………………………………………………………………………... 47
Sitografia……………………………………………………………………………………....51
5
INTRODUZIONE
La Finanza Islamica, nonostante il nome, non è un prodotto religioso ai giorni nostri. Si tratta
di una seria crescente di prodotti finanziari sviluppati per soddisfare le esigenze di uno
specifico gruppo di persone. Mentre la Finanza convenzionale include elementi (interessi e
rischio) considerati proibiti dalla Sharia, ossia la legge derivante dal Corano che regola tutti
gli aspetti di vita dei fedeli.
Gli sviluppi nella Finanza Islamica sono sorti per consentire ai musulmani di investire
risparmi e ottenere finanziamenti in modo da non compromettere le loro convinzioni ma
soprattutto per permettere una collaborazione e reciprocità economica tra i soggetti al fine di
realizzare un circolo virtuoso economico retto da principi di giustizia e generosità, evitando
ogni forma di usura ( la cosiddetta riba) e incertezze. Tra le fondamenta della finanza islamica
e l’economia in termini generali vi è l’istituto della zakat, componente della giustizia socio-
economica1
. Tra valori etici, l’applicazione della zakat si configura in modo decisivo sia sul
piano economico sia in quello delle scelte di politica sociale. Così la trasformazione della
zakat (beneficienza) in solidarietà appare destinata a diventare uno stile di vita al fine di
migliorare il tessuto sociale delle comunità.
Nel presente lavoro viene effettuata un’analisi dell’istituto della zakat, fonte di una equa
distribuzione e circolazione della ricchezza, antitesi dell’accumulo di denaro.
In particolare, nel primo capitolo vengono introdotti i concetti chiave della finanza islamica,
definendo i valori che contraddistinguono la moral economy, ed infine il concetto di riba
(divieto dell’interesse) e gharar (divieto all’incertezza).
L’analisi prosegue nel secondo capitolo, in cui sono approfondite tutte le caratteristiche
dell’istituto della zakat e i campi della sua applicazione. Vengono poi messe in evidenza egli
effetti della zakat in merito alle varie imponibili.
1
QURAISHI M.A., “The Institution of Zakat and Its Economic Impact on Society”, in Proceedings of the Second
Harvard University Forum on Islamic Finance: Islamic Finance into the 21st Century
Cambridge, Massachusetts. Center for Middle Eastern Studies, Harvard University., cit., pp. 77-81.
6
Infine, il terzo capitolo contiene un’analisi a riguardo alle differenze fra gli effetti della zakat
in Stati in cui è ufficialmente istituzionalizzata e quelli dovuti alla raccolta e la distribuzione
della stessa da parte di organismi autonomi internazionali su base volontaria.
7
CAPITOLO PRIMO
LA FINANZA ISLAMICA E I PRINCIPI BASE
I. INTRODUZIONE ALLA FINANZA ISLAMICA
La finanza islamica riflette la struttura finanziaria che non è in contraddizione con i
principi della shari’ah2
, la legge islamica. La shari’ah fornisce le linee giuda in
termini di convinzioni personali, condotta morale e pratiche commerciali e giudiziarie.
Pertanto, i valori morali sono stati incorporati in requisiti di legge e in alcuni specifici
contratti come Al-Amanah3
(onestà) e nella Murabaha4
(mark-up) di finanziamento.
Altri principi della Shari’ah investono nelle operazioni commerciali come la
tempestività nel pagamento del debito o la consegna di un bene, la tolleranza in
termini di contrattazione (in cui le parti sono incoraggiate a esseri leali dalle
reciproche esigenze e circostanze), la revoca reciproca di un contratto su richiesta di
una parte se si trova a disagio con l’esito della transazione, l’onestà in tutte le
dichiarazioni e garanzie. La valutazione e l’analisi della finanza islamica e
dell’economia in generale non possono escludere la conoscenza della materia religiosa
dell’islam, della sua storia e delle relative fonti. Le fonti principali sono il Quraan 5
e
la Sunnah6
.
2
I precetti dalla shari’ah, “via maestra per giungere alla salvezza”, non hanno una valenza limitata alla sola
sfera intima del rapporto uomo-Dio ma costituiscono anche i principi di condotta validi in ogni settore della vita
pubblica della comunità dei credenti la cosiddetta ’umma.
3
Al-Amanah: onestà, fiducia ha significati associati all’affidabilità e la fedeltà. La Amanah, come importante
significato secondario, identifica una transazione nella quale una parte conserva i finanziamenti o i beni di un
altro soggetto in “trust”. Questo processo ci fa risalire alla più saggia e profonda intesa del termine stesso e
ricalca nella lunga storia del diritto commerciale islamico. Per estensione, il termine è usato per descrivere
diverse attività finanziarie e commerciali, come i depositi bancari, la custodia o merci in conto depositi. Fonte:
“Introdution to Islamic Investing: For professional clients only.”, HSBC Ammanah, Islamic Financial Solutions,
HSBC, The world’s local bank, p. 10.
4
La Murabaha insieme alla Mudaraba e la Musharaka costituiscono i contratti di scambio di cui si prestano gli
istituti bancari nel concedere i prestiti. La Murabaha è un termine arabo che designa un contratto tra la banca
ed il suo cliente per la vendita di beni ad un prezzo più un margine di profitto stabilito per la banca; la banca
finanzia il compratore che diventa proprietario del bene e restituisce il prestito in maniera rateale. Fonte:
“Introdution to Islamic Investing: For professional clients only.”, HSBC Ammanah, Islamic Financial Solutions,
HSBC, The world’s local bank, p. 08.
5
Quraan: Corano, il testo sacro della religione Islamica rivelato al Profeta Muhammad in Mecca (nell’attuale
Arabia Saudita) circa nel 622 a.C. e fonte primaria della Shari’ah.
6
Sunnah: gli atti e detti del Profeta, fonte della legge islamica.
8
La pratica della finanza islamica è basata su versi del Corano, che vieta ai musulmani
di impegnarsi in attività economiche proibite, come l’usura e il gharar, fattore di
incertezza7
. I prodotti islamici sono offerti da tre grandi categorie di banche: banche
nei paesi con sistema finanziario completamente islamizzato, banche completamente
islamiche che operano a livello internazionale accanto alle banche tradizionali e infine
banche convenzionali che offrono prodotti islamici.
Pakistan e Sudan hanno ufficialmente islamizzato il loro sistema finanziario. Banche
completamente islamiche operano in Medio Oriente e in Asia. Invece, finestre
islamiche sono gestite da banche convenzionali in aree in cui una rilevante
popolazione di fede islamica esige tali servizi, tra cui il Medio Oriente, Sud-Est
asiatico, gli Stati Uniti e l’Europa occidentale.8
Tuttavia, la finanza islamica e le pratiche economiche in generale si fondano sul
divieto del tasso d’interesse (riba), dell’incertezza (gharar), della speculazione
(maysir), sulla distinzione tra haram (il proibito) e halal (il legale) e sulla pratica del
zakat9
.
La proibizione del gharar e del maysir implica che ogni transazione o contratto debba
essere esonerata da qualsiasi forma di rischio, incertezza e ambiguità.
È chiaro che l’economia islamica riguarda lo studio della scelta. A causa di scarsità,
l’uomo si trova nel dover fare delle scelte, così come non può avere tutto ciò che
desidera. Per compiere la scelta giusta, l’essere umano deve essere guidato dalla
conoscenza. Di conseguenza, secondo Rosly S.A10
, vi sono due tipologie di
7
HERSH E.S., Islamic Finance and International Financial Regulation, Journal of International Service, USA 2011,
p.52.
8
HERSH E.S., Islamic Finance and International Financial Regulation, Journal of International Service, USA 2011,
p.52.
9
NEL LIBRO “FIST PRINCIPLES OF ISLAMIC ECONOMICS” , l’autore afferma che il termine zakat o zakah nella
lingua araba significa purezza e sviluppo. Con questi attributi insiti nel suo significato, zakat può essere definito
come un atto finanziario di culto, reso obbligatorio per ogni “Sahib al-nasib” ( colui che alla chiusura del suo
anno finanziario detiene un bilancio della quantità minima di proprietà del valore di 612.360 grammi di
argento o di 81.48 grammi di oro, esclusi i suoi effetti ed oggetti mobili, il luogo di residenza e oggetti di uso
personale, diversi da oro o goielli in argento). I giuristi hanno definito zakat variamente:
“Zakat è un dovere reso obbligatorio nella propria fortuna.” ( IBN QUDAMAH, Al-Mughni, vol.2, p.433)
“Zakat significa versare o pagare un qualcosa dal “Sahib al-nasib” ai poveri e ai bisognosi, che sono
esplicitamente qualificati nel riscuoterla secondo la Shari’ah.” (Nayl al-Awtar, vol.4, p.98)
“To transfer to the deserving the ownership of a certain amount of money according to certain conditions.” (Al-
Fiqh ‘ala al-Madhahib al-Arab’ah, vol.1, p-590).
10
ROSLY S.A., Critical Issues on Islamic Banking and Financial Markets. Islamic Economics, Banking and Finance,
Investments, Takaful and Financial Planning, United States of America-Bloomington, Indiana, Author House,
2005.
9
conoscenza che l’uomo può usare nelle sue scelte economiche. La prima tipologia è la
conoscenza derivante dal Corano e dalla tradizione profetica la sunnah (la conoscenza
divina che s’incarna nel sistema economico). Il secondo forma di conoscenza discende
dalla ragione e dall’esperienza, nota come teoria economica.
Le banche islamiche e la finanza sono una specializzazione nell’economia islamica.
La finanza islamica affronta il problema della scelta, la gestione della domanda e
dell’offerta di capitale come fattore di produzione.11
A titolo di esempio, nei depositi,
una banca islamica non può usare interessi (la cosiddetta riba) per pagare i depositanti.
Al fine di capire la finanza islamica occorre risalire alla moral economy islamica.
1.1.1. LA MORAL ECONOMY ISLAMICA
La moral economy islamica propone un’idea degli uomini come profondamente
dipendenti gli uni dagli altri per la loro stessa sopravvivenza e per il loro vero e
proprio essere. L’uomo esiste al di fuori di un attaccamento simpatetico agli altri che è
intrinseco alla sua natura. L’islam dimostra che il benessere anche economico della
comunità può essere sostanzialmente arricchito dal prestare una maggiore attenzione
all’etica e dal creare un più stretto contatto tra etica ed economia.
Ai giorni nostri, sono molte le voci di pensatori ed economisti che da più versanti
criticano le teorie economiche comunemente accettate, sottolineando, ad esempio, che
il benessere di una persona può non dipendere unicamente dai suoi consumi, che i suoi
obiettivi possono comportare scopi diversi dalla sola massimizzazione del benessere
sociale. 12
Si assiste, di conseguenza, una maturazione e un accrescimento di teorie alternative
riguardo al comportamento economico idoneo al fine di pervenire il successo
economico, e per quanto concerne il senso stesso di sviluppo economico, fondate su
studi comparativi di società diverse, con diversi sistemi di valori predominanti.
Lo stesso economista Amartya Sen13
sostiene l’esigenza di avvicinare particolarmente
l’economia all’etica. Proprio in questo filone che l’economia islamica trova posto.
11
ROSLY S.A., Critical Issues on Islamic Banking and Financial Markets. Islamic Economics, Banking and Finance,
Investments, Takaful and Financial Planning, United States of America-Bloomington, Indiana, Author House,
2005
12
ERSILIA F., Economia, religione e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, pp. 157-158.
13
Amartya Sen, economista indiano, prese il Premio Nobel per l’economia nel 1998.
AMARTYA S., Etica ed economia, Laterza, Roma-Bari 2005. (edizione originale 1987).
10
La finanza islamica è il risultato dell’interdipendenza tra etica e attività economica.
Mawdudi S.A., nel suo libro “FIRST PRINCIPLES OF ISLAMIC ECONOMICS”,
sostiene che l’economia islamica offre la “terza via o soluzione” per i problemi
economici dell’umanità.
Mawdudi S.A, considerato il padre intellettuale del sistema bancario islamico, dichiara
che l’islam segue tutte le questioni della vita umana e tra le regole basilari vi sono quel
mantenimento e conservazione di quei principi (considerati naturali). Il secondo
precetto su cui si basano tutte le riforme sociali è quello di mettere un forte accento
sulla riforma dei comportamenti e la mentalità per colpire alla radice ciò che è
sbagliato nella psiche umana, invece di limitarsi con le precauzioni esterne a
introdurre alcune norme e regolamenti sociali di set-up della società. La terza regola,
che si trova ovunque nel codice giuridico islamico, è che il potere coercitivo dello
Stato e la forza della legge devono essere utilizzati solo quando lo si ritiene
essenziale.14
Khurshid A., nella sua rielaborazione di un discorso di Mawdudi S.A.15
, precisa che la
nascita e lo sviluppo dell’economia e della finanza islamica non possono prescindere
dai valori fondamentali della filosofia economica dell’Islam, quelli che egli indica con
“basic values of the economic philosophy of Islam”. Tali valori sono i seguenti:
a. Giustizia sociale
La connotazione esatta della “social justice” è che il nostro sistema sociale
dovrebbe essere pienamente in equilibrio per quanto concerne il rapporto tra i
diritti e gli obblighi degli individui e della società. L’individuo deve avere la
certezza dei diritti garantiti dalla società e degli obblighi che egli deve a
quest’ultima (il corrispondente principio di certezza del diritto
nell’ordinamento Italiano). Entrambe le serie di diritti e obblighi devono essere
ben definiti e tutelati. Le attività economiche dei soggetti non devono
pregiudicare l’interesse collettivo. L’individuo deve essere convinto che il suo
benessere si trova nel benessere della società senza conflittualità degli interessi
e ciò è possibile solo quando i suoi diritti sono tutelati dalla società.
14
MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION,
2013, pp. 17-18
15
Based on Sayyid Mawdudi’s speech delivered at a specially convened moot of The Economic Society of the
Universtity of the Punjab, Lahore, 9 February, 1951. Tradotto.
MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION, 2013,
pp. 81-90.
11
b. Sistema economico equo
Tale valore si rende concreto nel fatto che ogni individuo dovrebbe avere pari
opportunità per la sua crescita personale, sociale e materiale. In altre termini, la
società deve essere in grado di offrire le chance necessarie ai suoi membri al
fine di proteggere e promuovere il loro potenziale al meglio e al contempo
raggiungere la “nobiltà” di carattere e di eccellenza morale.
c. Sistema politico “people-friendly”
Si tratta del terzo valore richiedente un sistema economico basato su una
struttura politica democratica. Il sistema dovrebbe essere tale da impedire alla
società l’adozione di un ordine politico anti-democratico, dove gli individui
trovano negati i loro diritti fondamentali e quelli di libertà. All’opposto, il
sistema deve supportare le persone e ottenere il loro sostegno. Un sistema ove
gli individui hanno libertà di pensiero e di espressione.
d. Pari opportunità
Uno dei quattro valori fondamentali della filosofia economica islamica è quello
delle pari opportunità. La crescita di un sistema economico dovrebbe fornire
adeguate vie di progresso materiale e morale ad ogni membro della comunità. I
mezzi, adottati dalla società, devono essere essenti da ogni forma di “usura”
(riba) che danneggia il progresso e lo sviluppo. Diversamente i mezzi hanno
l’obiettivo di garantire la sostenibilità e l’ulteriore rafforzamento di tali
principi.
Inoltre, la shari’ah favorisce una parità imposta dalla natura, ma vieta tutti i
modi artificiali per giungere questo obiettivo. Ciascun individuo vorrebbe
godere di pari opportunità e crescere in un campo di sua scelta basandosi sulle
proprie capacità. La shari’ah non consente alcun tentativo di creare ostacoli
indesiderabili per avvantaggiare un individuo rispetto all’altro.
Pur consentendo la libertà per ogni individuo, il sistema economico secondo la legge
della shari’ah specifica delle restrizioni per quanto riguarda la libertà economica:
12
i. In primo luogo, la legge della shari’ah espressamente stabilisce che cosa è
lecito (halal) e cosa è illecito (haram) nei settori di commercio, industria,
agricoltura ed altre risorse generatrici di ricchezza. Secondo Khurshid A.16
:
“Today the world is groaning under the impact of social injustice and
economic disparity due mainly to the fact that most of the means declared
unlawful by Islam is lawful elsewhere. The Shari’ah has attached more
importance to the social, moral, economic, cultural and civilizational health of
the society than an unchecked economic exploitation of the resources of wealth
regardless of fair or foul means.”
Secondo la shari'ah, ogni mezzo anti-sociale è illecito (haram) . Inoltre il vino
e tutte le sostanze intossicanti non solo sono illegali in sé, ma la loro
produzione, la vendita, l’acquisto e lo stoccaggio sono haram. Sono proibiti
tutti mezzi di sussistenza come il furto, il gioco d’azzardo, la corruzione, la
speculazione, le scommesse, tutte le offerte fraudolenti, il monopolio e i
cartelli. Le forme di transazioni commerciali che portano a contenzioso, o dove
il profitto e la perdita dipendono interamente sul caso e sulla fortuna, così
come quei rapporti giuridici in cui i diritti delle parti restano indefiniti (così
come il codice civile italiano riconosce tra le cause d’invalidità dei contratti
l’incertezza nei rapporti giuridici tra i soggetti di diritto).
ii. In secondo luogo, la shari’ah scoraggia l’accumulo di ricchezza al fine di
lasciare che l’eccesso (surplus) raggiunga i poveri e i bisognosi e di
conseguenza favorire la circolazione della ricchezza. Precisamente l’istituto
della zakat è prelevato sulla quantità di denaro risparmiato e prodotti agricoli al
di là di un bisogno. Se si vuole investire il proprio reddito in un business, la
legge della shari’ah definisce le modalità lecite e illecite di farlo. Sono
assolutamente vietati l’interesse (riba) e l’uso del denaro extra per investire in
attività basate sugli interessi. L’interesse collettivo di una società prevale su
quello individuale.
16
MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION,
2013, pp. 85.
13
Proprio partendo dal Corano è possibile tracciare un quadro dell’homo oeconomicus
islamico. Il libro sacro condanna l’usura, l’alea, i guadagni smodati, le frodi e indica
l’elemosina, rituale o spontanea, come pratica fondamentale del credente17
.
La proibizione dell’usura (contrapposta alla zakat) è dovuta al fatto che l’avarizia ha la
triste dote di non manifestarsi mai da sola: la meticolosa concentrazione dell’avaro nel
conservare i propri beni si accompagna al desiderio di accrescerne il possesso18
. Più
precisamente il Corano (fonte primaria della shari’ah), come afferma Ersilia F. nel suo
libro “Economia, religione e morale nell’Islam”, si propone di vietare il mutuo
usuraio in cui il debitore inabile a pagare deve accettare interessi esorbitanti pur di
avere una dilazione. Un comportamento opposto alla morale islamica, che induce a
una cooperazione fondato sul principio di solidarietà sociale tra gli individui e
all’interesse della comunità.
Detto ciò, solo agli inizi degli anni settanta si assiste a una trasformazione nell’ambito
degli studi: gli economisti islamici escono dalla genericità ideologica per trovare
soluzioni più articolate, in uno sforzo di riflessione della natura, i metodi e gli scopi
dell’economia islamica, volto a fornire solide basi alla disciplina19
. Secondo Umar
Chapra20
, uno tra i più conosciuti economisti islamici dei nostri tempi, il sistema, oltre
a rimuovere le disuguaglianze, garantire il benessere economico e le esigenze di
fratellanza e giustizia, deve essere capace di incentivare i soggetti a osservare i suoi
principi e agire quindi non solo nel proprio interesse ma anche in quello della
collettività. E’ necessario puntare l’attenzione sugli stessi umani e non sul mercato e
sullo Stato. Gli esseri umani non possono diventare emittenti e strumenti di un sistema
economico salvo che quest’ultimo non sia basato su una visione d’insieme
(Weltanschauung) che restituisca loro un posto primario. Di fatti, l’islam ha una
Weltanschauung, una strategia armonica con i suoi principi (della shari’ah), in grado
di provvedere una soluzione giusta e attuabile dei problemi, partendo dal presupposto
che ci sia la volontà politica di adottare gli insegnamenti islamici e implementare delle
17
ERSILIA F., Economia, religione e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, p. 19.
18
ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, p.27.
19
ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, p. 168.
20
Umar Chapra è un Senior Research Advisor nel Islamic Research and Training Institute (IRTI) of the Islamic
Development Bank, Jeddah. Umar Chapra scrisse molto sui temi dell’economia islamica e sulla finanza islamica.
14
riforme coerenti con tali principi. L’autore, pertanto, sostiene che dato le economie di
molti paesi islamici sono in via di sviluppo non sarà dunque difficile adottare un
nuovo progetto e riorientare i sistemi economici e finanziari21
. Lo sviluppo non è un
fenomeno puramente economico, anzi, svolgono un ruolo rilevante anche fede ed
etica. Ebbene, uno studio comparativo da parte di alcuni studiosi, tra cui al-Ghazali
A.H., rileva come la riuscita delle “Tigre asiatiche” abbia la stretta dipendenza col
confucianesimo. I paesi islamici si trovano, invece, in una posizione arretrata avendo
imitato il modello socialista o liberista di sviluppo che li ha tenuti lontano dalla propria
eredità culturale. Fede, solidarietà e una forte morale possono fare da volano per lo
sviluppo economico poiché creano unità e spirito di sacrificio22
.
L’etica si propone come guida per scelte adeguate sotto il profilo della razionalità e
per l’individuazione di modelli idonei a risolvere problemi sociali ed economici.
Per quanto concerne l’attività finanziaria islamica, questa comincia su scala ridotta nei
primi anni sessanta in Egitto e Malesia, ma conosce una decisiva accelerazione solo
nel decennio successivo grazie alle iniziative di alcuni Stati islamici. In particolare nel
1973 (boom del prezzo del petrolio) l’Arabia Saudita e altri paesi arabi produttori
hanno avuto l’esigenza di trovare una nuova fonte d’investimento per le rendite
petrolifere moltiplicatesi. Difatti nel dicembre 1973 a Jedda (Arabia Saudita) fu
firmato un accordo da ventisette paesi islamici. Un accordo avente l’obiettivo di creare
un istituto finanziario intergovernativo avente la funzione di promuovere lo sviluppo
tramite strumenti finanziari islamici. Nel 1974 nasce la Banca islamica per lo sviluppo
ovvero The Islamic Development Bank (IDB). Dai report annuali pubblicati sul sito
dell’IDB23
, sembra che oggi la mission dell’Islamic Development Bank orientata
particolarmente verso la cooperazione allo sviluppo nei paesi islamici più poveri, pur
sempre mantenendo grande concentrazione per la sviluppo del commercio e
dell’integrazione economica tra i cinquantasei Stati membri24
.
21
CHAPRA U., Islam and the Economics Challenge, cit., pp. 199-201, 251-261.
22
UTVIK, Islamist Economics in Egypt, cit., pp. 191-195.
23
Si vedano i report annuali pubblicati sul sito dell’Islamic Development Bank (IDB), www.isdb.org.
24
L’Organizzazione della Conferenza islamica (Oic) è nata nel 1969 a seguito della riunione degli stati fondatori
e della redazione della Carta costitutiva, avvenute nella capitale marocchina Rabat. L’Oic si rifà alla umma, ossia
la comunità dei credenti musulmani, concetto che trascende dall’appartenenza nazionale. I paesi fondatori
dell’organizzazione furono inizialmente 25, mentre oggi sono 57, facenti parte di tutti i contenenti del globo
15
“Today, Islamic financing transactions are not only offered by Islamic banks
(financial institutions that claim to transact only Sharia-compliant business) but also
by many, if not most, international banks which either have established Islamic
banking subsidiaries (such as Noriba of UBS) or offer an Islamic product line through
an Islamic “window” (such as Deutsche Bank, for example). Moreover, in
geographical terms Islamic finance is no longer confined to the original strongholds
in the Arab Gulf and Southeast Asia. Sharia-compliant transactions have spread
across the globe, with multiple regional hubs including Dubai, Bahrain, and Kuala
Lumpur. In addition, Islamic finance has spread to international financial centers
such as New York and London (with the latter making substantial efforts to attract
Sharia-compliant transactions).”25
In particolare, dal settembre del 2008, si è assistito come i mercati finanziari di tutto il
mondo hanno cominciato ad avere una drammatica parabola decrescente. La causa
partì da alcuni istituti finanziari per poi ampliarsi sempre di più tanto che si cominciò a
usare parole come " la grande recessione " o anche "depressione". Banche in difficoltà
e imprese d’investimento, che detengono "asset tossici", sono stati individuati come
principali fonti di crisi economica che stava attanagliando il mondo. I cittadini di molti
paesi hanno cominciato a sentire parole come "cartolarizzazione ", "credit default
swap " e altri termini che sono stati utilizzati per descrivere le cause della crisi
economica. Potrebbe essere apparso a molti che il sistema finanziario era diventato
troppo complesso, non trasparente. Negli Stati Uniti, molti prestiti sono stati concessi
a mutuatari non qualificati, e tali prestiti sono stati poi raggruppati e venduti ad altri
investitori. Quando il mercato immobiliare stava facendo la sua ascesa sorprendente, i
problemi erano mascherati, tuttavia, una volta che il mercato ha cominciato a
correggere, la casa finanziaria di schede basate su valori gonfiati e prestiti discutibili
con la sola eccezione dell’Oceania. Tale numero rende l’Oic la seconda più grande tra gli osservatori delle
Nazioni Unite.
I membri sono: Afghanistan, Albania, Algeria, Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrain, Bangladesh, Benin, Brunei,
Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Costa d’Avorio, Emirati Arabi Uniti, Gibuti, Egitto, Gabon, Gambia,
Guinea, Guinea-Bissau, Guyana, Indonesia, Iran, Iraq, Giordania, Kazakistan, Kuwait, Kirghizistan, Libano, Libia,
Malesia, Maldive, Mali, Mauritania, Marocco, Mozambico, Niger, Nigeria, Oman, Pakistan, Palestina, Qatar,
Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Suriname, Siria, Tagikistan, Togo, Tunisia, Turchia, Turkmenistan,
Uganda, Uzbekistan, Yemen.
Membri osservatori: Bosnia-Erzegovina, Repubblica Centrafricana, Repubblica Turca di Cipro Nord, Russia,
Tailandia. (Atlante Geopolitico 2013, Organization of the Islamic Conference).
25
KILIAN B., “Sharia Risk? How Islamic Finance Has Transformed Islamic Contract Law”, cit., prefazione.
16
ha cominciato a cadere. Il sistema finanziario sembrava essere implodere. Come
investitori e altri cominciarono a cercare risposte, la finanza islamica è apparsa come
una possibile panacea e rimedio per il sistema finanziario globale. Termini come riba,
sukuk26
, e mudaraba cominciarono a essere ascoltati in ambienti finanziari tradizionali
come fautori della finanza islamica, essendo promosso il loro modello di
finanziamento asset-based come un approccio più sicuro e più duraturo 27
.
Nel seguente paragrafo sono analizzati ulteriori concetti chiave della finanza islamica
come il riba e il gharar .
II. IL CONCETTO DI RIBA E GHARAR
Come già menzionato la legge islamica della shari’ah richiede fondi per investire nel
Shari’ah Compliant. Il principio fondamentale della finanza islamica è vietare gli
investimenti fruttiferi, detti anche riba. La Shari’ah Compliant e altre strutture di
governo decidono se una transazione, uno strumento, o un’istituzione è conforme o
meno alla legge islamica. Convenzioni di titoli a reddito fisso sono, per definizione, gli
strumenti finanziari che offrono un rendimento costante in conformità a un tasso
d’interesse, e pertanto non sarebbero considerati dalla Shari’ah Compliant. Invece, gli
strumenti finanziari islamici sono strutturati per produrre un utile di un rendimento
fisso legato al loro valore nominale. Di conseguenza in conformità con la legge della
shari’ah, i fondi possono investire solo in attività della Shari’ah Compliant28
.
1.2.1. IL DIVIETO DEL RIBA
La pratica del “riba” è stata severamente proibita dalla shari’ah. Nonostante che il
Corano non abbia specificato alcun particolare tipo di riba, gli studiosi distinguono
due tipologie della stessa:
1) Riba al-nasi’ah
26
Sukuk: avente caratteristiche simile a quelle delle obbligazioni convenzionali, ma a differenza di quest’ultime,
i sukuk devono corrispondere ad un progetto determinato (solitamente progetto immobiliare o
infrastrutturale). I sukuk sono costituiti dalla proprietà di una quota parte di un debito (sukuk murabaha), di un
asset (sukuk al ijara), di un progetto (sukuk istisna’), di un affare (sukuk musharaka)o di un investimento (sukuk
al istitmar). Per ulteriori dettagli vedere: http://it.wikipedia.org/wiki/Sukuk .
27
HAN T., RARICK C.A., “Islamic Finance: Panacea for the Global Financial System?”, Purdue University Calumet,
Journal of Applied Business and Economics, vol.11(3).
28
MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION,
2013.
17
2) Riba al-fadl
Riba al-nasi’ah si riferisce agli interessi sui prestiti. La proibizione implica la
fissazione in via anticipata di un return di profitto positivo su un prestito come
ricompensa per l’attesa, e ciò non è permesso nella legge islamica.
Riba al-fadl è considerata l’eccesso oltre il prestito di beni in natura. Si trova nel
pagamento di un supplemento da parte del debitore al creditore in cambio di merci
dello stesso tipo.
La shari’ah desidera eliminare, non solo lo sfruttamento (considerato intrinseco
nell’istituto dell’interesse), ma anche ciò che è inerente a tutte le forme di scambio
ingiuste nelle transazioni di business.
Nonostante che l’interesse occupa una posizione centrale nel moderno sistema
economico ed è diventato la stessa linfa vitale delle istituzioni finanziarie esistenti;
l’islam ritiene che il principio d’interesse sia del tutto opposto a quello di commercio e
di business riguardante lo spirito di condivisione e cooperazione e che il prestito sugli
interessi (interest-based loan) non è un business nel vero senso della parola. 29
Questo è dovuto al fatto che il concetto di finanza o meglio di Shari’ah Compilant si
basa sui principi fondamentali dell’islam in materia di diritti di proprietà, giustizia
economica, distribuzione della ricchezza e governance. Tra i concetti chiave vi è
quello del divieto del riba. Secondo Iqbal e Mirakhor (2010) il divieto d’interesse non
si riferisce all’usura, ma si limita agli interessi sul debito in qualsiasi forma.
La professoressa e ricercatrice Ersilia F. afferma che nella formazione della teoria dei
contratti, in particolar modo dei contrati di compravendita, i giuristi islamici applicano
molto rigorosamente il principio del divieto dell’usura (e il corrispondente divieto di
alea), stabilendo una serie di norme al fine di evitare che il contratto nasconda un
prestito usuraio o configuri un indebito vantaggio per una delle parti contraenti.
L’applicazione dei divieti coranici di usura e alea comporta, nei contratti di scambio,
prestazione, controprestazione non devono presentare elementi d’incertezza e devono
uguagliarsi, al fine che ciascun soggetto tragga un beneficio proporzionato, equo e
giustificato riguardo alle attività attuate e allo scopo che essi intendono realizzare30
.
29
Le informazioni relative al concetto della proibizione del riba sono state prese dal seguente sito:
www.financialislam.com .
30
ERSILIA F., “Economia, religione e morale nell’Islam”, Roma, Carocci editore, 2013, p. 44.
18
Nell’Islam, il denaro è solo un potenziale capitale che deve essere messo in uso
produttivo, con un determinato rischio per poter giustificare un ritorno degli
investimenti31
.
Pertanto, la soluzione per il divieto dell’interesse si trova nel commercio o nella
partnership o altre attività produttive. Il Corano si occupa del divieto del riba in ben
quattro capitoli:
 Ar-Roum (I Romani), verso 39: “ Ciò che concedete in usura, affinché aumenti
a detrimento dei beni altrui, non li aumenta affatto presso Allah.”32
 An-Nisaa’ (Le Donne), verso 161: “perché praticano l'usura - cosa che era loro
vietata - e divorano i beni altrui…”33
 Al-Imran (La famiglia di Imran), verso 130: “ O voi che credete, non
consumate l’usura che aumenta di doppio in doppio.”34
 Al-Baqarah (La Giovenca),
verso 275 : “...E questo perché dicono: “Il commercio è come la usura!”. Ma
Allah ha permesso il commercio e ha proibito l'usura…”
verso 276: “Allah vanifica l'usura e fa decuplicare l'elemosina…”
verso 278: “O voi che credete, temete Allah e rinunciate ai profitti dell'usura se
siete credenti.”
verso 280: “Chi è nelle difficoltà, abbia una dilazione fino a che si risollevi.
Ma è meglio per voi se rimetterete il debito, se solo lo sapeste!”
verso 281: “E temete il giorno in cui sarete ricondotti verso Allah. Allora ogni
anima avrà quello che si sarà guadagnata. Nessuno subirà un torto.”35
Riba, pertanto, sarebbe “ogni incremento di ricchezza che non abbia come base, e
dunque non derivi, da un’azione produttiva” (Piccinelli, 1996, pp. 22-26). Nel caso
dell’interesse, in sostanza, non si avrebbe equivalenza tra la remunerazione percepita
dal creditore e il costo opportunità sopportato a causa del prestito accordato.
Trattandosi di remunerazione relativamente certa, garantita e di ammontare noto
mentre, per il prestatore, il “sacrificio” del rendimento dell’eventuale investimento che
31
DARYANANI N., “A deeper understanding on the Prohibition of Riba”, Nothingham University Business School,
2008, cit.. Tradotto.
32
Il Corano, Ar-Roum (I Romani), verso 39, versione in lingua italiana. Vedi: www.corano.it
33
Il Corano, An-Nisaa’ (Le Donne), verso 161, versione in lingua italiana.
34
Il Corano, Al-Imran (La famiglia Imran), verso 130, versione in lingua italiana.
35
Il Corano, Al-Baqarah (La Giovenca), versi 275-81, versione in lingua italiana.
19
egli avrebbe potuto effettuare con la somma prestata è soltanto probabile e, quando
pure si realizzasse, il suo ammontare non è noto a priori (El-Gamal, 2001).
Nel verso 275 di surah Al-Baqarah : “...E questo perché dicono: “Il commercio è
come la usura!”. Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l'usura…”, è
evidente che vi sono delle differenze tra il commercio e il riba. Le principali
differenze possono essere così descritte36
:
 Il commercio:
a1
. Nel commercio, la proprietà dei beni è trasferita all’acquirente.
b1
. Il venditore ottiene il beneficio solo una volta, ad esempio durante la
vendita.
c1
. Il profitto è guadagnato nel commercio. Ossia, il venditore produce i suoi
beni o li acquista e dunque in entrambi i casi egli spende il suo tempo, denaro e
sforzi dimostrando le sue abilità nel posizionamento dei suoi prodotti.
 Il riba:
a2
. Con l’applicazione del riba, la proprietà non è trasferita e il debitore
restituisce il bene al proprietario. Il debitore si trova nella situazione di
restituire il doppio di quanto ha preso inizialmente in prestito.
b2
. Il creditore continua a trarre profitti e beneficio finché non incasso tutto il
denaro prestato. Il tasso d’interesse è legato alla durata e ulteriori interessi
possono maturare sugli eventuali interessi non pagati,
c2
. Gli interessi non sono guadagnati. Con la pratica del riba, il creditore non
assume nessun rischio, né spende il suo tempo, né la sua fatica o le sue
capacità per creare reddito dal denaro. Egli incassa il suo interesse garantito
senza impiegare alcuno sforzo.
Nelle transazioni basate sugli interessi (interest-based transaction) non vi è alcuna
divisione equa del profitto tra l’acquirente (che realizza un profitto sulla vendita del
bene acquistato) e il venditore ( che trae un utile tenendo conto del lavoro e tempo
trascorso nel procurare la merce).
La razionalità per il divieto d’interesse nel quadro economico islamico evidenza come
la ripartizione del rischio-rendimento sarebbe più adeguata alla realizzazione
dell’equità e lo sviluppo dell’imprenditorialità. Difatti, il sistema bancario basato sugli
36
RAZI M., “Riba in Islam-paper-Fiqh of Contemporary issues”, Toronto, Canada, maggio 2008. Tabella.
20
interessi tende a far valere l’ineguale distribuzione del capitale destinando risorse
finanziarie principalmente ai ricchi, aventi la garanzia e il flusso di cassa.
Inoltre, l’elevato grado di volatilità dei tassi d’interessi per le economie moderne
inietta grande incertezza nei mercati d’investimento e rende difficile per gli
imprenditori avere una visione d’investimenti a lungo termine e di prendere le loro
decisioni con fiducia e sicurezza. Tale turbolenza nei mercati finanziari e l’incremento
delle attività fittizie tendono ad aggravare ulteriormente l’instabilità economica.37
1.2.2. IL DIVIETO DI GHARAR38
Gharar, nella finanza islamica, descrive una vendita rischiosa o pericolosa, dove i
dettagli inerenti alla vendita sono assolutamente sconosciuti o incerti. Difatti, il
termine arabo “gharar” ha un ampio concetto che letteralmente significa: inganno,
rischio, frode, incertezza o rischio che potrebbe portare alla distruzione o alla perdita,
incertezza ingannevole.
La shari’ah ha chiaramente vietato le operazioni commerciali che portano allo
sfruttamento e l’ingiustizia in ogni sua forma a una delle parti di un contratto. Il
divieto mira a proteggere le varie parti dagli inganni e dall’ignoranza, proibendo il
gharar in tutti i contratti di scambi commerciali che non sono essenti da pericoli,
rischi, speculazione circa gli elementi essenziali della transazione per una delle
controparti, o d’incertezza della capacità di un soggetto di adempiere i propri obblighi
e quindi ledere l’avente diritto.
Tuttavia, si richiede che tutte le transazioni finanziarie e commerciali islamiche
debbano basarsi sulla trasparenza, la precisione e la divulgazione di tutte le
informazioni necessarie in modo che nessuna parte ha vantaggi rispetto all’altra.
La logica alla base del divieto del gharar è di garantire il pieno consenso e la
soddisfazione dei soggetti di un contratto. Tale proibizione “protegge” contro le
perdite inattese e i possibili disaccordi in materia di qualità o incompletezza delle
informazioni (asimmetria informativa). La legge della shari’ah promuove il principio
della condivisione dei profitti e delle perdite (Profit-Loss Sharing) tra le banche e
37
www.financialislami.com .
38
I concetti del divieto di gharar sono stati presi dai siti: www.islamic-finance.com , www.financialislam.com .
21
imprenditori come approccio per incoraggiare lo spirito di fratellanza e di
cooperazione nelle relazioni commerciali (business relationships).
Nel mondo della finanza islamica, il gharar si presenta soprattutto nelle operazioni in
strumenti derivati. Alcuni esempi sono le vendite allo scoperto, contratti a termine, la
speculazione, i futures e le options. La maggior parte di questi contratti derivati nella
finanza islamica sono considerati proibiti, e quindi invalidi semplicemente a causa
dell’incertezza presente. 39
A differenza del riba, il gharar non è definito con precisione. Esso è anche
considerato d’importanza minore rispetto al riba.40
. Mentre il divieto del riba è
assoluto, un certo grado di gharar o incertezza è accettabile nel contesto islamico.
Devono essere evitati solo le condizioni di eccessiva incertezza e rischio esistente.
Oltre alla definizione semplicistica sopra citata di gharar, alcune definizioni di gharar
sembrano avere un parallelo nel concetto d’incertezza nella finanza convenzionale. Il
termine è definito dal giurista Hanafi al-Sarakhsi come ogni forma di affare in cui il
suo risultato è nascosto.
La reciproca condivisione del rischio (the mutual risk-sharing) potrebbe aiutare ad
assorbire il peso della perdita, condividendola equamente tra le parti. Tuttavia, il
rischio e l’incertezza sono condizionati dalla sufficiente adeguatezza e accuratezza
delle informazioni per attuare stime ragionevoli degli esiti.41
Un altro divieto che è fermamente proibito in tutte le sue forme è il gioco d’azzardo. Il
“maysir” e il “qimar” sono forme di transazioni di gioco che sono considerate
totalmente inique con la shari’ah. Il maysir si riferisce alla semplice acquisizione di
ricchezza in modo casuale, anche se non priva altri diritti. Sebbene, il gioco d’azzardo
consista in una forma di speculazione e che non dovrebbe avere posto nelle operazioni
di business, così com’è considerata dalla legge della shari’ah puramente speculativa.
La speculazione proibita dalla legge islamica si basa sull’analisi di una grande quantità
39
Vedi sito: www.ijaraloans.com .
40
Vedi sito: www.wordpress.com .
41
www.wordpress.com .
22
di dati economici e finanziari e che comporta l’investimento di attività, competenze e
lavoro. Invece, il guadagno senza sforzo è un’attività di gioco d’azzardo42
.
La ricerca svolta in questo capitolo è orientata a conoscere i concetti chiave della
finanza islamica e della moral economy islamica, focalizzandosi con maggiore
attenzione, in seconda istanza, al divieto di riba e gharar. Nel capitolo secondo si
esamina l’istituto del zakat, il centro di analisi del presente lavoro, che cosa è, i suoi
benefici e il ruolo dello stesso nella finanza islamica.
42
www.ijaraloans.com
23
CAPITOLO SECONDO
L’ISTITUTO DELLA ZAKAT
I. ZAKAT
Per capire cosa s’intende per zakat è necessario tener presente che il divieto all’usura,
analizzato nel presente lavoro, è l’antitesi dell’istituto della zakat, sinonimo di
solidarietà sociale. Tale solidarietà inizia verso i membri della famiglia: l’amore e il
soccorso che i figli devono ai genitori, che l’uomo deve alla moglie e ai figli, un
cerchio che si allarga e comprende i parenti poveri, i vicini poveri e poi tutti i poveri
della comunità.
La società islamica medievale è governata da un forte senso della comunità e la carità
fraterna è impronta tangibile di compassione. Si tratta della cosiddetta “economia del
dono” che divenne una peculiarità del sistema del pensiero e dell’ordine sociale
dell’islam medievale. L’economia del dono dimostra il rapporto esistente tra il potere
e la grazia: i “potenti” si fanno benefattori dei poveri mediante la distribuzione delle
elemosine, offrendo alloggio, alimenti, istruzione che offrono alloggio, cibo, istruzione
ai bisognosi, e così facendo acquisiscono meriti dinanzi a Dio. Esiste un rapporto
funzionale tra benefattore e beneficiario. Tramite la carità, da un verso, il ricco
dimostra la propria gratitudine verso Dio per le ricchezze che gli ha concesso, mentre
il povero consolida i suoi legami all’interno della collettività. Tra i due soggetti
scaturisce una funzione di uguaglianza, sebbene asimmetrica. La religione permea
l’economia offrendo una veste etica al circolo virtuoso dei beni. In tal contesto, gli atti
di carità si distinguono in sadaqa e zakat. La sadaqa è un atto di liberalità volontario,
che scaturisce dalla generosità del credente, la zakat è una forma atto dovuto e
istituzionalizzato, che tramite l’elaborazione giurisprudenziale costituì un vero e
proprio sistema di tassazione. Nonostante questa distinzione tra zakat e sadaqa, gli
studiosi proseguono nell’interrogarsi sul valore delle une e delle altre (quelle
pubbliche e segrete). Il valore dell’atto della carità, peraltro, si concentra nelle
intenzioni del donatore. Difatti, le elemosine (zakat e sadaqa) rappresentano una
qualità simbolica di mezzo idoneo a rafforzare i rapporti all’interno della società: ciò
24
rende preferibile che i sentimenti di amore di chi dona e quelli di gratitudine di chi
riceve non restino segrete, ma servano da buon esempio per tutti43
. In ogni caso,
l’elemosina (versata pubblicamente o in segreto) deve scaturire da un atto d’amore
verso l’altro, in caso contrario è incoerente con il connotato stesso di zakat e sadaqa.
2.1.1. LA TEORIA DI ZAKAT
La zakat riveste particolare importanza in quanto è uno dei cinque pilastri della
religione, insieme all’attestazione di fede, alla preghiera, al digiuno e al
pellegrinaggio. La zakat riveste il ruolo imposta-elemosina prelevata dal patrimonio
dei fedeli benestanti e destinata essenzialmente a favore dei poveri e dei diseredati
della comunità. Il verbo zaka (essere puto, ma anche prosperare) e i suoi derivati sono
usati sia per indicare il retto comportamento che segnare per un passaggio semantico
dell’elemosina e la decima44
.
La zakat45
trova giustificazione della sua esistenza nel Corano. Il Corano tutela con
particolare vigilanza al problema della povertà e relativa, spingendo i fedeli a donare
ai poveri, agli orfani e altre categorie di beneficiari. Sulla base delle prescrizioni
coraniche e della tradizione profetica (entrambe fonti della legge della shari’ah) fu
fondata la teoria della zakat; precisando i beni soggetti all’aliquota della stessa, il
minimo imponibile, la varianza dell’aliquota prevista, il sistema di esazione e le
disposizioni per la distribuzione. La teoria della zakat ricalca quella della circolazione
della ricchezza, entro la quale si afferma il principio di mutuo soccorso. In questi
termini si è espresso Christian Décorbet in “Le mendiant et le combattant”, definendo
l’economia islamica “une economie aumônière”, ovvero, un’economia basata sulla
costante circolazione delle elemosine nella comunità46
.
La shari’ah individua due categorie di poveri: coloro che per ragioni di età o salute
mentale o fisica sono assolutamente incapaci di provvedere a sé stessi e coloro che,
43
Al-Ghazali, Ihya’, I, cit., pp. 188-207.
44
Il Corano, Surah 7, verso 156.
45
Per lunghi secoli la gestione della zakat era affidata al potere califfale o ai sostituti funzionari politici locali e
la percezione della stessa aveva luogo tramite degli intermediari/agenti ( denominati ‘ulama’) i quali
applicavano precisi tabellari nel richiedere quanto dovuto o in numerario o in beni. Nonostante il fatto che tale
riscossione divenne volontario, con il fine del califfato, essa non venne meno. I fedeli calcolano da sé il
versamento da corrispondere e provvedono a destinare la somma a organizzazioni di beneficienza. È preferibile
che il versamento della zakat avvenga direttamente.
46
Dècobert C., “Le mendiant et le combattant”, Èditions du Seuil, Parigi, 1991, pp. 238-251.
25
pur essendo in grado di lavorare, si trovano (per diverse ragioni) in uno stato di
bisogno non avendo mezzi sufficienti per mantenere sé stessi e la propria famiglia.
Mentre per la prima categoria l’elemosina soddisfa i bisogni primari (cibo, un minimo
di vestiario), nella seconda ipotesi si deve rimettere il povero nelle condizioni di
tornare a essere un elemento produttivo della comunità tale da uscire dalla cerchia dei
destinatari della zakat. Pertanto, possiamo paragonare la funzione della zakat, in un
certo senso, a quella attribuita al microcredito.
Si può affermare che, la zakat è il contributo islamico per la giustizia sociale con la
creazione di circolo virtuoso della ricchezza, permettendo a chi è uscito dal circolo di
produzione di rientravi. Questa è l'istituzione della zakat in della finanza islamica per
eliminazione della povertà nella comunità47
.
2.1.2. L’APPLICAZIONE DELLA ZAKAT
Secondo la legge della shari’ah, una persona che soddisfi i seguenti criteri è
considerata obbligata al pagamento della zakat:
1) Il fedele;
2) L’adulto, il sano di mente, il libero (non uno schiavo).
3) Colui in possesso di una certa quantità minima di patrimonio supplementare (il
minimo imponibile, denominato nisab).
Per capire l’attuale applicazione della zakat non si può trascurare l’applicazione della
stessa ai tempi della sua prima diffusione. La giurisprudenza stabilì che la zakat è
pagabile dai soggetti i cui beni sono in grado di incrementarsi (in arabo al-mal al-
nami). Tale capacità può essere tanto potenziale, come nel caso dell’oro e dell’argento
tenuti in serbo, tanto effettiva, come nel caso del bestiame, dei capitali finanziari
investiti in attività commerciali. Per quanto concerne il bestiame, è soggetta alla zakat
quello appartenente a tre specie (cammelli, bovini e ovini), a condizione che il
proprietario ne fosse in possesso per un tempo ininterrotto di un anno, a decorrere dal
47
DHAR P., AKHAN J.A., “The Role of Zakat in Islamic Accounting and Finance: An Overview”, Journal of Business
Economic Issues, vol. 2, no. 1, 210, abstaract.
26
raggiungimento del minimo imponibile prescritto, e che si tratti di bestiame tenuto al
pascolo48
.
La prima testimonianza storica riguardante il minimo imponibile in questione, e delle
aliquote dovute a partire da esso, è fornita dalle lezioni impartite dal Profeta
Muhammad a Muadh B.Jabal, prima di inviare quest’ultimo nello Yemen in qualità di
esattore della zakat. Da tali ed altre istruzioni, la giurisprudenza ha ricavato le norme
per la riscossione della zakat sul bestiame. Ciascuna specie di bestiame è tassabile e il
proprietario è obbligato a dare capi di media qualità.
Un aliquota fissa del 2,5% a partire da un minimo imponibile di 20 dinar d’oro e di
200 dirham d’argento era versata sui capitali d’oro e argento alla fine di ogni anno di
possesso ininterrotto49
.
Si esige la zakat nella misura del 2,5% solo se l’oggetto tassabile presenta determinate
condizioni:
1) Deve essere un bene lecito;
2) il prezzo d’acquisto o il valore di stima devono aver raggiunto il minimo
imponibile;
3) deve essere stato acquistato e posseduto con l’intenzione di rivenderlo, ossia
l’intenzione di ricavarne in prima istanza un utile e poi rivenderlo.
Verificate tali condizioni, la zakat si preleva in base al valore delle merci, calcolato da
un perito alla fine dell’anno di possesso50
, o in base al loro prezzo d’acquisto. Nel
primo caso il computo dell’anno di possesso si fa partire dal momento in cui il valore
delle merci raggiunge il minimo imponibile, nel secondo (che non tiene conto di
eventuali oscillazioni dei prezzi nel corso dell’anno) dal momento in cui il
commerciante sborsa il denaro: ciò vale a anche per le merci acquistate con il contratto
di salam (vendita con anticipazione del prezzo) oppure date in prestito (qard). La
48
Vengono esclusi gli animali da lavoro o allevati a foraggio, le femmine di latte, gravide o che allevano i piccoli.
Affinché il bestiame possa essere tassato si richiede il possesso di numero minimo di capi.
49
Il dinar aureo islamico fu una moneta, coinata fin dall’età omayyade, del peso di 4,25 grammi di oro a 22
carati. Sulla scorta del valore del dinar, il dirham argenteo doveva essere di 2,97 grammi di argento puro.
Fonte: Wikipedia). L’oro e l’argento vengono tassati sia se si tratto di numerario (controverso è il caso delle
monete false o coniate con metallo a bassa caratura), sia se si tratta di metallo non coniato. All’oro e l’argento
vengono equiparati i capitali commerciali (nota: la tassazione viene introdotto nel califfo di Omar.
50
Il calendario islamico è lunare e non solare e dura 354 o 355 giorni.
27
decorrenza dell’anno si interrompe se le merci vengono rubate o danneggiate da agenti
esterni in modo irreversibile, riducendosi il loro valore al di sotto del minimo
imponibile (nisab). La decorrenza fissata rimane valida se il commerciante rivende le
merci, acquistandone altre con il ricavato.
C’è una controversia tra i giuristi circa i prodotti su cui effettuare il prelevamento,
benché tutti concordino nell’escludere quelli deperibili (frutti freschi, verdure, ecc.).
Corano e sunna non danno sufficienti indicazioni al riguardo. In entrambe le fonti
della shari’ah i prodotti tassabili sono citati in modo generico. Ai tempi del Profeta la
zakat era pagata anche su grano, orzo, uva e datteri essiccati. Per i prodotti agricoli
non si richiede l’anno di possesso ininterrotto, poiché è prevalsa l’opinione secondo
cui il minimo imponibile basti ad assicurare che la zakat colpisca il superfluo. Come
scadenza della loro tassabilità viene fissato il momento in cui, giunti a maturazione, i
prodotti vengono raccolti e immagazzinati. Se il contribuente perde, per furto o
calamità naturale, i prodotti maturi, prima che ne sia stata accertata l’imponibilità, la
tendenza generale è di limitare il prelevamento dell’imposta alla parte residua, se
questa raggiunge il minimo imponibile. Quanto tale perdita avviene dopo di che si è
accertata l’imponibilità dei prodotti, la maggioranza dei giuristi ritiene che il
contribuente debba pagare l’imposta anche sulla parte andata distrutta, specialmente se
la perdita è da imputarsi a un suo comportamento doloso o negligente.
Un problema essenziale nell’elaborazione giurisprudenziale della teoria dell’anno di
possesso risiede nello stabilire se l’incremento sia da considerare o meno un
accessorio al capitale e pertanto destinato a seguire le sorti giuridiche.
Alla regola dell’anno di possesso ininterrotto si può derogare nel caso in cui il
contribuente, sovvenendo a un grave stato di necessità dei poveri, paghi la sua zakat in
anticipo di uno o due mesi. Il decorso dell’anno può essere interrotto da vari fattori, a
titolo di esempio a causa della riduzione patrimonio al di sotto del minimo imponibile
per perdita o furto51
.
2.1.3. LE CARATTERISTICHE DELLA ZAKAT
51
Un espediente usato per evadere la zakat consisteva appunto nello scambiare beni tassabili con altri di
genere diverso prima dello spirare dell’anno, così da iniziare il computo di una nuova decorrenza.
28
Prima di analizzare nel dettaglio la zakat, alcune importanti osservazioni sono degne
di nota52
:
1) Mentre l’oro, il denaro (carta, monete e depositi bancari), e i debiti sono inclusi
nel patrimonio netto imponibile, i terreni agricoli non lo sono;
2) La proprietà pubblica non è soggetta a zakat, poiché è progettata esclusivamente
per servire gli interessi pubblici di tutta la comunità compresi gli obiettivi di
benessere sociale;
3) La percentuale dell’aliquota è stata fissata dal Profeta Muhammad, è del 2,5 %
per tutti i tipi di patrimoni netti, tranne per il flusso dei prodotti agricoli, dove la
percentuale è pari al 5 % o al 10 % (a seconda che la terra è stata irrigata dalla
pioggia o a mano); la zakat sull’estrazione industriale è del 20 %;
4) La percentuale della zakat è indipendente dal reddito, che possa essere positivo o
negativo, salvo che il valore netto alla fine dell'esercizio è superiore al livello
minimo imponibile (nisab);
5) La zakat è destinata a prescritti soggetti;
6) Il pagamento della zakat è obbligatorio sul patrimonio netto e non sulla ricchezza
totale, vale a dire, i debiti dovuti ad altri soggetti sono deducibili così come lo
sono le perdite subite nel corso dell'anno.
2.1.4. LE CATEGORIE DELLA ZAKAT
La zakat si distingue in due categorie principali; zakat al fitrah e zakat al mal. La
prima è un obbligo per tutti i musulmani e deve essere pagata al termine del mese di
Ramadan. La quantità di zakat è di circa 3 kg di alimenti di base nel paese in questione
o una somma di denaro equivalente al prezzo del cibo. Per zakat al mal s’intende la
zakat per la ricchezza e i possedimenti. Questa, a sua volta, si classifica in:
1) Zakat per il reddito e lo stipendio.
Il calcolo fondamentale per la zakat sulla ricchezza e i possedimenti prende il nome di
nisab. Per la zakat riguardante il reddito e il salario vi sono due modi di calcolo:
52
http://monzer.kahf.com/papers/english/zakah_and_prohibition_of_Riba_in_the_Isl_econ_system.pdf.
29
i) Reddito annuo lordo x 2,5% (se l’importo supera il minimo imponibile)
ii) Proventi adeguati per la zakat x 2.5%
2) Zakat per le imprese.
La zakat riguardante le imprese è obbligataria sulla ricchezza generata dalle stesse.
Include tutte le tipologie di attività come le imprese individuali, le imprese a
responsabilità limitata, le business partnership, e le cooperative. In questi casi
l’aliquota della zakat è sempre il 2.5% sulla ricchezza aziendale e sui beni in base al
nisab. Vi sono due metodi di calcolo della zakat per le imprese:
i) Metodo I: il capitale di funzionamento [Attività correnti – Passività
correnti] x Gestione x 2.5%. Tale metodo è utilizzato per le società
proprietarie di attività e passività correnti dichiarate.
ii) Metodo II: il capitale di funzionamento [Owners equity + Passività a
lungo termine – Attività immobilizzate – Semi-fixed assets] x % delle
azioni di proprietà dei musulmani x 2,5%. La presente metodica è
applicata per le istituzioni finanziarie e le banche islamiche che non
hanno specifici attività correnti e passività correnti.
3) Zakat per il risparmio.
Il tasso è del 2,5% della quantità di risparmio. Per i risparmi sul conto corrente, se i
risparmi di un soggetto hanno raggiunta la durata di un anno, dove i saldi più bassi
superano il minimo imponibile (nisab), allora il titolare del c/c è obbligato a pagare la
zakat .
4) Zakat per le azioni.
Guida generale per il calcolo zakat è del 2,5% sul valore più basso delle azioni intere o
titoli che sono di proprietà per un anno dopo aver dedotto l'importo del finanziamento
erogato per l'acquisto dei titoli. Per le azioni che il proprietario possiede ancora fino
alla fine del hau53
l, il calcolo zakat è del 2,5% sulla base del prezzo più basso costo/
mercato. Per la quota che si trova sotto il processo di vendita e di acquisto per un anno
53
periodo di possesso in genere un anno. L’anno non è solare, ma lunare.
30
intero / haul, il calcolo è del 2,5% sulla base del valore di vendita dopo l'acquisto
deduzione dei costi.
5) Zakat per l’oro e l’argento.
6) Zakat per l’agricoltura.
La Zakat per l’agricoltura è effettuata sui prodotti agricoli che sono la base alimentare
per un paese una volta raggiunta la nisab e il haul (periodo di possesso in genere un
anno).
2.1.5. I BENEFICIARI DELLA ZAKAT
Sono otto le categorie di persone che si qualificano come beneficiari della zakat54
:
1) i poveri: le persone che sono in completa povertà e non hanno nulla;
2) gli indigenti o bisognosi: persone che hanno una certa ricchezza, ma non
abbastanza per soddisfare i loro bisogni primari,
3) esattori: coloro che raccolgono la zakat da distribuire a coloro che la meritano55
;
4) coloro i cui cuori devono essere conciliati, allocuzione coranica con cui si fa
riferimento a coloro che dopo la conquista di Mecca nel 630 e l’amnistia
proclamata dal Profeta si convertirono in massa all’Islam. A costoro il Profeta
faceva donazioni dai fondi della zakat per rinsaldarne la fede e ripagarli delle
ristrettezze sofferta nella lunga lotta tra qurayshiti e musulmani;
5) i riqab : i fondi della zakat venivano utilizzati per liberare una persona dalla stato
di schiavitù;
6) i debitori: essi ricevono la zakat a condizioni che il debito non sia stato contratto a
causa di prodigalità, sperpero, ovvero per fine illegale; che siano insolventi e non
possiedano beni che possano essere venduti per saldare il debito; che il creditore
non possa concedere alcuna dilazione.
54
Si veda il sito: http://islamic-relief.org.my/ .
55
Rimane controverso se l’esattore possa ricevere una quoto di zakat solo se si trovi in ristrettezze economiche
o se possa riceverla in ogni caso, a titolo di ricompensa per il lavoro svolto
31
7) Coloro che lavorano in via di Dio e si sforzano a svolgere un’attività considerata
vitale per il bene dell’islam, come i giudici, i giureconsulti ecc.
8) I viandanti: i viaggiatori hanno diritto di usufruire dei fondi di zakat se si trovano
privi di mezzi in un paese straniero, purché il motivo del viaggio sia lecito (studio,
affari, pellegrinaggio). Non ha importanza se il soggetto nel suo paese sia ricco.
II. GLI EFFETTI DELLA ZAKAT
Gli effetti dell’istituto della zakat sono vari principalmente quattro:
a) Effetto della zakat relativa alla ripartizione della ricchezza produttiva:
La redditività marginale del capitale (MPK) per il settore privato non dovrebbe di
norma scendere al di sotto della percentuale effettiva necessaria per mantenere il
patrimonio netto non decrescente. La percentuale è 2.56456
. Il livello di equilibrio
del capitale investito dal settore privato è a Ke con MPK pari Z. A tale livello di
capitale qualsiasi incremento dello stesso non porta il ritorno sufficiente a
giustificare la sua aggiunta allo stock di K e di conseguenza una appropriata
forma di investimento deve essere scelta se il proprietario del capitale non
vorrebbe tenere la sua disponibilità in declino. In altre parole, tali settori il cui
MPK è al disotto di Z non sono considerati una scelta efficiente per gli investitori.
Investitori razionali preferiscono cercare altre settori i cui MPK è ancora al di
sopra Z.
Nell’ipotesi in cui MPK si troverebbe sotto Z in alcuni settori, in primo luogo,
nuovi fondi di investimento si situerebbero in altri settori in cui MPK è ancora al
di sopra del tasso effettivo di zakat, Z. Tali aumenti di K fanno sì che il MPK si
riduce a Z. Il processo può continuare finché il MPK è sopra lo zero, in quanto
tutti i punti in cui MPK > 0 promettono agli investitori un più alto patrimonio
netto, se questi decideranno di investire. Supponendo che ogni altra variabile sia
costante compresa la tecnologia (che colpisce la redditività del capitale)e qualora
56
Tale percentuale Z è così ricavata:
(1 + Z) - 0.025 (1 + Z) = 1
0,975 Z = 0,025
Z = 0.025/0.975 = 0,02564 (2.564%)
32
tali condizioni continuano gli investimenti perdureranno fino a che MPK diventa
uguale a zero in tutti i settori. A questo punto, l'onere della zakat sui fondi
investiti recentemente diventa pari al suo peso per fondi inattivi. Conseguemente,
la scelta a disposizione dei percettori di reddito diventa tra il consumo e il
risparmio poiché ci sarà indifferenza tra investire i loro risparmi o lasciarli
inattivi.
L’osservazione di tale riflessione è che il settore pubblico incoraggia investimenti
in progetti meno redditizi, sia perché il governo non è un profit-seeker sia perché
espande il pagamento della zakat.
b) Effetti della zakat sulla ricchezza improduttiva:
Il Profeta Muhammad ha invitato la sua comunità ad investire la ricchezza degli
orfani e ha giustificato la sua raccomandazione con l'argomento che la zakat
consumerebbe la ricchezza se non è produttivamente investita57
. Questo punto ha
rivendicato l'attenzione di molti scrittori musulmani dalla fine del 1940 fino ai
giorni nostri. Irshad M.S.A. commenta "Le monde n'apa connu d'autre systeme
Economique lequel un dissout le probleme de l'argent accumule qui demeur
stérile et rifiutano le bien etre qu'il peut fournire a la société"58
. Abdul Mannan
considera la zakat come la sanzione senza compromessi per l’accumulo in quanto
“it checks the tendency to hoard idle cash resources and provides a powerful
stimulus for investing these idle stocks”59
.
Si può aggiungere che la zakat penalizza non solo "l'argent sterile" o "idle cash
resources", ma tutti i mezzi inattivi di produzione. In questo modo la zakat
riguarda le attese e le risorse inutilizzate e cerca di metterli di nuovo circolazione
in attività economiche sia in termini di mezzi di produzione come un aumento di
capacità sia in termini di trasferimento ai fini di consumi (come un aumento della
domanda di beni di consumo). In entrambi i casi la società trae notevole beneficio.
c) Effetto della zakat sulla distribuzione del reddito:
57
Majma’ al-Buhuth al-Islamiyah, Ibid, p.159.
58
Mo’tamar al-‘Alam al-Islami, cit., p. 68. Irshad con la citazione intende dire che : "Il mondo non ha mai
conosciuto un altro sistema economico che possa risolve il problema dei fondi che rimangono improduttivi e si
rifiutano di contribuire al benessere della società" .
59
MANNAN M.A., cit., pp. 220-201. Manna considera la zakat come una sorta di pena per l’accumulo perché
controlla la tendenza ad accumulare risorse liquide inattive e fornisce un potente stimolo per investire questi
stock di inattività.
33
L’effetto della zakat sulla distribuzione del reddito può essere facilmente
osservabile. A titolo di un esempio eccessivamente semplificato: Supponiamo che
l'APK in una data impresa è il 10 %, ciò significa che la zakat dovuta ai
proprietari dell'impresa è 2,75 % del capitale, vale a dire il 2,5 % x 1,1 in quanto
la zakat viene riscossa sul capitale e il suo ritorno . Di conseguenza , è necessario
un tasso di risparmio del 27,5 % rispetto al reddito dei proprietari dell’ imprese al
fine di mantenere un patrimonio non decrescente. Lo spirito egoista di mantenere
la propria ricchezza in aumento o almeno non decrescente richiede che ogni
individuo dovrebbe unire la decisione di ripartizione dei proventi con l'utilizzo del
risparmio, perché il passaggio di qualsiasi intervallo di tempo tra queste due
decisioni è penalizzato su base proporzionale. Pertanto, l'opportunità di investire
diventa un elemento diretto nel processo di allocazione del reddito.
Per chiarire meglio ci si può ausiliare di un esempio riguardante l'effetto della
fusione della zakat sul risparmio e sulle decisioni d’investimento: si può astenersi
dal consumo al tempo oggi, al fine di aumentare la propria ricchezza. Per
aumentare la ricchezza netta alla fine dell’anno, ci si dovrebbe aspettare un
aumento della propria ricchezza lorda (prima dell’applicazione della zakat) pari
almeno a Z più di una preferenza di oggi su domani60
. La prevenzione di salvare
la zakat dal fenomeno dell’erosione non significa cercare un alto tasso d’interesse,
semplicemente perché l'interesse non può, per legge, superare lo zero. Per evitare
una riduzione della ricchezza netta, i percettori di reddito potrebbero pensare alle
opportunità d’investimento al momento della ripartizione del loro reddito tra
consumo e risparmio. Al contempo, essi cercano di minimizzare l'intervallo di
tempo tra risparmio e investimenti.
Partendo dal fatto che tutti i percettori di reddito sono soggetti alla zakat, ciò
rende la decisione se per risparmiare e investire la preoccupazione di ciascun
salariato nella società .
L’analisi fino ad ora attuata può essere così sintetizzata:
1) spostamento verso l'alto della funzione di risparmio del singolo;
2) ulteriore spostamento verso l'alto con l’ aggregazione ;
3) stretta relazione tra risparmio e decisioni d'investimento.
60
Se i prezzi dovrebbero essere costanti: L’anticipata inflazione aumenterebbe il risparmio attuale, ridurrebbe
il lasso di tempo che intercorre tra il risparmio e gli investimenti e l'inclinazione degli investimenti verso
l’inflazione delle attività produttive.
34
Sono quattro le categorie alle quali la zakat è destinata sotto forma di
assicurazione socio-economica. Questi sono: i poveri, i viaggiatori e chi è in
debito. Una quinta categoria è abbastanza generale, da includere ogni attività che
possa essere classificata come buona o benefica per la società secondo i criteri
islamici. La sesta categoria ha l’obiettivo di migliorare la morale e il
comportamento degli individui che sono deboli o hanno tendenze aggressive; e la
settima è una traduzione della libertà personale, intesa come l’atto di spendere per
il riscatto dei prigionieri o degli “schiavi”. L'ottava categoria è il finanziamento di
dell'amministrazione zakat e dei suoi dipendenti.
La gestione della zakat non si limita a provvedere i destinatari prescritti dalla
shari’ah nel breve termine. La zakat fornisce ai poveri e i bisognosi i mezzi di
produzione e il capitale circolante, le competenze e le abilità, la formazione e
l’occupazione (al fine di aumentare il loro reddito da lavoro) insieme con i beni di
necessità primaria di consumo (nel b/t), i trasporti, le strutture residenziali ecc.
La zakat può essere distribuita sotto forma di denaro contante, titoli per i beni di
consumo come i buoni pasto, oi beni reali ed i servizi.
L'unico limite che si può osservare è quello imposto dal livello minimo di esenti.
La regola generale stabilisce che colui che paga la zakat non è idoneo a ricevere la
stessa.
Tutti i beni durevoli non di lusso utilizzati da una famiglia sono esclusi dalla
definizione di patrimonio netto per quanto riguarda l'imposizione della zakat. Il
livello di minimo imponibile è rappresentato dal cosiddetto “nisab”. Qualsiasi
delle prime quattro categorie di destinatari perde l’idoneità alla ricezione della
zakat se risulta in possesso di un nisab (minimo imponibile) nel corso di un anno
in modo ininterrotto. Non importa quanto alto è reddito che un soggetto può
essere in possesso, al fine di qualificarsi come destinatario di zakat, l’individuo
dovrebbe aver speso tutto ciò che si colloca al di sopra del minimo imponibile.
La discussione precedente porta a concludere che la zakat non diminuisce la
domanda aggregata e può anche aumentare, a seconda della forma della funzione
di consumo adottiamo e sulla ripartizione dei fondi zakat. L'assegnazione della
domanda aggregata creata dalla zakat, tra investimento e beni di consumo, è
35
affidata al potere esecutivo di gestione, secondo le condizioni economiche
effettive al momento e gli obiettivi della politica economica .
d) Effetti della zakat sulla distribuzione della ricchezza e del reddito nel lungo
termine:
La zakat influenza la distribuzione della ricchezza e del reddito nel lungo periodo
vero condizioni di equità. Pertanto, affari su qualsiasi micro livello micro sono
soggetti a perdite e guadagni.
Gli effetti positivi sulla redistribuzione della ricchezza sono significativi. Tale
risultato sarà evidente se si ricordano due caratteristiche della zakat. In primis, i
fondi saranno distribuiti tra le categorie meritevoli e quindi non conservati nel
fondo zakat61
. Secondariamente, l'importo concesso a ciascun soggetto non è
limitato dal nisab ovvero al ricevente può essere concesso un dato importo che
soddisfi le sue necessità secondo l'attuale standard di vita della società, con
l'intento di migliorare le sue capacità al fine di permettergli di uscire dal gruppo di
destinatari della zakat. È quindi dimostrato che la zakat tende verso una
distribuzione egualitaria della ricchezze e mantiene la stessa sempre in
circolazione. Si tratta di una caratterizza dinamica dell'economia islamica ed è
profondamente radicata nella concezione del benessere sociale.
La distribuzione del reddito nel breve termine è più evidente e si ha ogni qualvolta
che l’erogazione della zakat è realizzata per mezzo di denaro contante, beni di
consumo o beni capitali.
III. LA DIFFERENZA TRA ZAKAT E TASSAZIONE
La differenza tra zakat e tasse consiste nel fatto che la zakat è parte integrante del
sistema islamico, mentre la tassazione è solo una disposizione per la politica del
settore pubblico.
61
Alcuni autori hanno sostenuto che il fondo zakat è autorizzato ad avviare progetti produttivi, mantenendo la
loro proprietà in suo possesso e fornendo occupazione e reddito per i poveri ei bisognosi. Ciò che questi
scrittori hanno perso di conto, a parere di Kahf Monzer, è che un tale processo causerà il possesso di tutti i
mezzi di produzione nel lungo periodo, il che non è affatto l'intenzione di sistema islamico. Il processo
comporterà anche l'eliminazione di quella parte del denaro stesso della zakat, prelevata dal patrimonio del
fondo zakat (zakat funds).
36
Da un articolo62
del Dr. Badawi Z., emergono chiaramente tali differenze. In
primo luogo, la tassazione è imposta dalle autorità civili, la zakat ha natura
spirituale e ha radici nella Rivelazione. In secondo luogo, la zakat è
esplicitatamene destinata alle otto categorie di beneficiari, le imposte hanno un
raggio di applicazione molto più ampio. Da ultimo, mentre il gettito fiscale
dipende dall’abilità delle autorità che cerca di limitare gli effetti di evasione ed
erosione, la zakat è considerata un dovere religioso e la coscienza del credente
forma un incentivo per il suo versamento.
Il dottor Badawi Zaki, consulente della shari’ah delle banche islamiche, evidenzia
che l’istituzione della zakat dovrebbe essere utilizzata per finanziare progetti di
sviluppo per alleviare la povertà, obiettivo richiedente una maggiore trasparenza
nella raccolta ed erogazione della zakat.
La zakat è considerata sinonimo di giustizia sociale. I poveri e i bisognosi sono
garantiti “partecipando” alla ricchezza dei ricchi, in tal senso si cerca di aiutare e
armonizzare il rapporto tra gli abbienti riducendo nello stesso tempo le possibilità
di disordine sociale. Il Dr. Badawi afferma che: “Se un sistema sociale si
misurasse dalla sua cura e assistenza dei deboli e dei bisognosi, allora l’islam
supera la prova a pieni voti”.
Dall’analisi teorica della zakat, si passa alla valutazione dei casi pratici della stessa
confrontando in merito le differenze fra le conseguenze della zakat nel sistema fiscale
di alcuni Stati islamici e la raccolta e la contestuale distribuzione dell’istituto
attraverso organismi autonomi internazionali.
62
Dr. BADAWI Z., “Zakat: A NEW SOURCE OF DEVELOPMENT FINANCE?”, dal sito web:
http://www.iol.ie/~afifi/Articles/zakat.htm .
37
CAPITOLO TERZO
I CASI PRATICI DELLA ZAKAT
Nel sistema ridistributivo proposto dalla finanza islamica, la zakat è gestita a livello statale,
parastatale o tramite organizzazioni umanitarie locali ed internazionali indipendenti come la
Islamic Relief Worldwide, la Muslim Aid, la Northen American Islamic Trust, la Muslim
Hand, la Human Care Foundation Worldwide, la Human Relief Foundation, la Human
Appeal International e la Muslim Youth Helpline. Dalla prospettiva dell’etica economica
islamica, la società è considerata un sistema cooperativo in cui l’individuo (agente
responsabile) soddisfatti i propri bisogni, tende a prendersi cura dei bisogni degli altri tenendo
conte delle proprie capacità. Storicamente, l’istituto della zakat (elemosina legale), sadaqa
(elemosina volontaria), il waqf (fondazione pia) hanno contribuito in maniera considerevole
alla conservazione del benessere socio-economico della comunità. Oggi essi hanno subìto un
profondo processo di trasformazione e ibridazione, che ne ha modificato molti aspetti formali
lasciandone però intatto lo spirito, e si propongono come un’altra alternativa islamica ai
tradizionali impianti di welfare, con l’intento a volte di sostituirli del tutto a volte di
integrarle.63
I. I CASI DELLA ZAKAT ISTITUZIONALIZZATA
La zakat ha un preciso fine economico: mettere in circolazione la ricchezza
accumulata, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi socio-economici
considerati prioritari, garantire un livello minimo di esistenza a tutti e assicurare l’uso
produttivo delle risorse economiche per il benessere materiale della società. Prendendo
spunto dagli insegnamenti coranici, dalla tradizione profetica64
e giurisprudenziale
dell’islam classico, gli economisti islamici contemporanei cercano di sviluppare un
modello macroeconomico basato sullo spirito cooperativo nei rapporti tra gli agenti
economici. Essi enfatizzano che l’islam incoraggia la giustizia distributiva e assicura
un dignitoso standard di vita a tutti i membri della società attraverso l’istruzione, la
formazione, un lavoro decoroso, un giusto salario, la sicurezza sociale e l’assistenza a
63
ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013, pag. 189.
64
La Sunna .
38
poveri tramite la zakat65
. Per raggiungere questi obiettivi non si può prescindere
dall’introduzione di un moderno sistema fiscale in cui la zakat deve occupare un posto
centrale. Prestigiosi economisti islamici pongono l’accento come una profonda
comprensione degli obiettivi della zakat, alla luce dell’analisi economica
contemporanea, renda possibile il suo utilizzo come strumento di politica fiscale colto
a promuovere la spesa per la sicurezza sociale, le funzioni di giusta allocazione della
ricchezza nazionale e la lotta contro la povertà. La zakat assume dunque un grande
valore, anche simbolico, nella costruzione di un welfare state islamico.
La zakat è stata introdotta come imposta obbligatoria nella legislazione di alcuni paesi:
Arabia Saudita (decreto del 13/5/1951), Libia (legge n. 89 del 1971), Pakistan (Zakat
and Ushr Ordinance n. 18 del 1980) e Sudan (legge n.3 del 1984 e n. 1389 del
1986).66
In Yemen (legge n.9 del 1996), la zakat è stata prelevata dai prodotti agricoli, dal
bestiame, dalle merci e dai capitali liquidi. L’istituto è ridistribuito ai bisognosi,
vedove, orfani. In Malaysia, dove è stata istituzionalizzata nel 1974, la zakat è
disciplinata e amministrata dai singoli Stati federali tramite i Consigli islamici. Solo lo
Stato del Kedah ha un consiglio indipendente, chiamato Comitato della zakat, che
opera separatamente. Dal 1990 è stato istituito un centro per la raccolta della zakat,
sotto la supervisione del Consiglio islamico di Kuala Lumpur con funzioni di
raccordo e coordinamento. Tuttavia gli Stati continuano ad agire autonomamente per
cui esistono alcune differenza tra l’uno e l’altro. Esistono due iter mediante i quali la
comunità può pagare la zakat: per mezzo di esattori o direttamente attraverso gli uffici
dei Consigli islamici. Gli Stati malesi prevedono la raccolta della zakat sui cereali
(principalmente riso), sui capitali finanziari e sul commercio. In alcuni Stati si preleva
anche sul bestiame, mentre nel Negeri Sembila si preleva sull’oro.67
65
CHAPRA M.U., “The Islamic Welfare State and Its Role in the Economy”, Islamic Foundation, Leicester, 1980,
p.159.
66
per un compendio delle leggi sulla zakat si vedano: Al-Misri R., “Kitab al-zakat”, Center for Research in
Islamic Economics, Jedda, 1984, pp.9-83; Abdallah U.H., “ Al-Zakat: al-daman al-ijtima’i al-islami”, al-Mansura,
1989, pp. 199-213. Si veda anche Kahf M., “Zakat management in Some Muslim Societies”, IDB Publications,
Jedda, 2000, in www.irtipms.org/OpenSave.asp?pub=84.pdf.
67
AL-GHAZALI A., “L’amministrazione della zakat in Malaysia”, a cura di PACINI ., in “Tasse religiose e
filantropia nell’Islam del sud-est asiatico”, Dossier Mondo Islamico 3, 2006,, pp. 141-174.
39
Alcuni paesi islamici hanno creato organi parastatali per la raccolta e la distribuzione
della zakat, come la Giordania (legge n.35 del 1944, abrogata nel 1978 e sostituita nel
medesimo anno dallo Zakat Fund Act), il Bahrain (legge n.8 del 1979), il Kuwait
(legge n.5 del 1982), gli Emirati (legge n.37 del 1984). In Egitto e in Marocco esistono
proposte di legge per l’introduzione obbligatoria della zakat. In Egitto, in base alla
legge n. 66 del 1971, la Banca sociale Nasir raccoglie e distribuisce le offerte
volontarie. L’art. 3 della legge n.48 del 1988 ha autorizzato anche le banche islamiche
e gli sportelli banca islamica alla raccolta della zakat (prelevata dai c/c dei clienti o
proveniente da donazione) che è distribuita in collaborazione con l’Università
dell’Azhar e il ministero degli Awqaf 68
. Con i fondi della zakat sono finanziati
ospedali, centri di assistenza, nonché concessi crediti alle categorie bisognose69
.
Un interessante esperimento di raccolta volontaria e distribuzione della zakat tramite
un organo parastatale è quello della Zakat House (Dar al-zakat) del Kuwait,
formalmente sotto le dipendenze del ministero degli Awqaf, ma con una propria
autonomia amministrativa e finanziaria. Si occupa di pubblicizzare e sponsorizzare in
vario modo la raccolta della zakat, coordina una serie di comitati e associazioni che
operano a livello locale, elabora e gestisce i progetti cui sono destinati i fondi raccolti.
Le zakat raccolte vanno in un fondo comune, ma il contribuente può anche decidere di
devolvere la propria donazione a uno specifico progetto (ad esempio la campagna a
favore degli orfani raccoglie circa il 10% delle entrate). Le entrate complessive sono in
costante aumento, come mostrano i report annuali pubblicati sul sito
dell’organizzazione del Zakat House, e sono destinate per lo più (l’ottanta % circa) ad
aiuti sociali70
. La distribuzione interna ha ancora la priorità e solo il 23% dei fondi
raccolti è destinato ad aiuti allo sviluppo nei paesi musulmani più svantaggiati. In linea
generale, gli organismi autonomi (fondi, comitati, banche) e semiautonomi (agenzie
parastatali) si dimostrano molto più efficacie nella raccolta e distribuzione della zakat
rispetto ai casi in cui ciò avviene a livello di amministrazione centrale dello Stato
(Arabia Saudita, Pakistan, Sudan), sia per la loro maggiore capacità di raggiungere il
68
Il Ministero degli Awqaf è il Ministero delle fondazioni pie. Nella lingua araba, il termine Awqaf indica il
plurale di Waqf (fondazione pia). L’istituto del waqf risponde a un principio, quello della beneficienza e
dell’assistenza delle categorie più svantaggiate ed diminuisce la dipendenza dagli aiuti internazionali e alla
capacità di convogliare la beneficienza verso progetti sociali di ampio respiro.
69
BEN-NEFISSA S., “Zakat officielle et zakat non officielle aujourd’hui en Egypte”, in “Egypte. Monde arabe.”,
VII, 1991, pp. 105-120.
70
Per l’ultimo report si veda www.zakathouse.org.kw sezione pubblications.
40
possibile contribuente attraverso campagne pubblicitarie mirate e l’uso di Internet (l’e-
zakat), sia per la maggiore trasparenza e affidabilità che il pubblico riconosce.
L’Arabia Saudita costituisce il primo esempio di paese in cui la zakat è stata introdotta
come imposta obbligatoria (è l’unica imposta sul reddito delle persone fisiche) nel
1951. Fino al 1966 erano soggetti a zakat solo i cittadini sauditi (persone fisiche,
società saudite e partner sauditi in società straniere), in seguita essa è stata estesa a
tutti i cittadini (persone fisiche e persone giuridiche) del Consiglio di cooperazione del
Golfo titolari di un reddito in Arabia Saudita. Si paga in base ad una dichiarazione dei
redditi presentata dal contribuente o in conformità a una stima del patrimonio. Molto
complesso è il pagamento della stessa sui prodotti agricoli e sul bestiame, settori in cui
a cause delle resistenze della parte beduina della popolazione l’evasione è alta. Un
risultato si è raggiunto nel 1974, quando il governo saudita, introducendo dei sussidi
per gli allevatori (con l’obiettivo di aumentare la produzione di carne nel paese), ha
sottoposto il diritto a ricevere il sussidio al pagamento della zakat. Dal 1979 (Decreto
ministeriale n.393 del 6 agosto), l’amministrazione della zakat è stata affidata al
Dipartimento per la zakat e le imposte sul reddito, alle dipendenze del ministero delle
Finanze che si occupa in particolare del prelevamento della zakat sui capitali finanziari
e sulle merci; viceversa, la raccolta della zakat pagabile in natura (bestiami e prodotti
agricoli) e l’intera distribuzione avviene tramite comitati pertinenti ai ministeri del
Lavoro, degli Interni e delle Finanze71
. Secondo la legislazione saudita, la zakat si
paga sulla produzione agricola (cereali, alcuni tipi di legumi, zucchero, olio di oliva),
sul bestiame, sui capitali, sulle rendite delle persone fisiche e giuridiche da attività
commerciali o industriali così come da partecipazioni azionarie e investimenti
finanziari di vario tipo.
In Pakistan il prelevamento della zakat è regolato in base al decreto noto come Zakat
and Ushr Ordinance n. 18 del 1980, che istituisce un organismo centrale di controllo e
coordinamento, il Consiglio centrale della Zakat (composto di sedici membri che
restano in carica per tre anni), e comitati locali e distrettuali (sono presenti 115 distretti
della zakat corrispondenti ai distretti amministrativi) cui è affidata l’amministrazione e
la riscossione a livello locale, e l’individuazione dei beneficiari. La zakat è imposta
71
Decreti e regolamenti relativi alla zakat per l’Arabia Saudita sono pubblicati sul sito del Department of Zakat
and Icome Tax, www.dzit.gov.sa/en .
41
solo ai cittadini del Pakistan musulmani sunniti; gli sciti e le altre minoranze del paese
sono esentati dal pagamento della zakat. Le società sono soggette al pagamento della
zakat. Ne sono esenti: le imprese statali, gli Zakat Funds, le organizzazioni e
istituzioni caritatevoli, le fondazioni pie, le scuole religiose, le moschee e gli
orfanotrofi. In base alla normativa pakistana una zakat del 2,5% è prelevata su: i
depositi bancari, fondi governativi, partecipazioni azionarie, polizze assicurative, fondi
previdenziali. Sui prodotti agricoli viene prelevata un imposta del 5% chiamata ushr. I
fondi della zakat sono tenuti distinti dalle altre entrate statali e destinati ai fini
prescritti dalla shari’ah. Così la zakat funziona da sistema di sicurezza sociale per gli
strati più vulnerabili della popolazione fornendo assistenza diretta, cure mediche,
istruzione primaria religiosa. Tuttavia, sul funzionamento della zakat pesano in
particolare il costo dell’apparato burocratico e l’alto tasso di evasione a causa della
scarsità dei controlli e del “moral hazard”. Anche il ruolo riabilitativo della zakat si
mostra scarsamente incisivo: i beneficiari preferiscono usare i fondi ricevuti per
soddisfare le necessità più impellenti piuttosto che per costruire attività durature, sia
perché i fondi si rilevano il più delle volte insufficienti a tale scopo, sia perché lo Stato
non fornisce loro anche un’adeguata formazione imprenditoriale72
.
In Sudan la zakat è dovuta su: capitali finanziari, salari, stipendi, compensi per
l’esercizio di arti e professioni, merci, prodotti agricoli, bestiame. Si paga direttamente
sui beni “occulti” (denaro e capitali finanziari). Tra i beneficiari si considera decaduta
la categoria dei “coloro i cui cuori devono essere conciliati”. Nella categoria “riqab”
sono incluse le popolazioni musulmane oppresse, la cui lotta di liberazione può essere
finanziata tramite la zakat. Nonostante l’ampio ambito impositivo ricoperto dalla
zakat, la sua incidenza nella lotta della povertà è stata minima sia per l’insufficienza
numerica e la mancanza di preparazione del personale addetto alla riscossione, sia per
l’alto tasso di evasione riguardante la zakat dovuta sul bestiame, che costituisce
principale risorsa del paese. La guerra civile ha influenzato sensibilmente la
72
Zakat and Ushr Ordinance n.18 del 1980, in WAQAR UL-HAQQ M., “Manual off Zakat and Ushr Law”,
Nadeem Law Book House, Lahore, 1994, pp. 9-49; NAZIR K., “Zakat and ‘Ushr System in Pakistan”, in “Islamic
Studies”, XXXV/3, 1996, pp. 333-343; KHAN K.A., “An Evalutation of Zakat Control System in Pakistan”, in
“Islamic Studies”, XXXII/4, 1993, pp. 413-426; Id., “Elimination of Poverty in the Islamic Framework”, in “Islamic
Studies”, XXIX/2, 1990, pp. 143-162; TOSSEF A., UMAR B., “The Role of Zakat Fund in an Islamic Economy: An
Empirical Evidence”, in “Hamdard Islamicus”, XX/2, 1997, PP. 83-88.
42
distribuzione della zakat: solo il 27% del gettito è servito a coprire le spese di
riscossione e distribuzione, inclusi gli stipendi degli addetti73
.
È evidente che l’introduzione della zakat nei moderni Stati islamici deve essere
preceduta dall’adattamento di alcune norme74
.
Secondo gli economisti, un’efficiente e corretta applicazione della zakat assicura un
costante effetto redistributivo sulla ricchezza nazionale, costituendo uno dei migliori
baluardi contro le forze disgreganti delle differenze sociali. Tuttavia, nonostante il suo
notevole potenziale, nei paesi islamici si è ben lontani da un suo corretto
funzionamento. Il sistema di raccolta è spesso inefficacie, con il risultato che buona
parte di potenziale zakat sfugge al prelievo, mentre sul piano della distribuzione si è
ben lontani dal raggiungere tutti i beneficiari. L’intera struttura dell’esistenza andrebbe
migliorata e le procedure di versamento semplificate. Il reale impatto della zakat sul
benessere della comunità dipende da vari fattori: pianificazione adeguata dei
programmi di assistenza per evitare sprechi di fondi, continuità nella realizzazione dei
programmi e controllo sulla loro efficacia. In assenza di politiche efficaci in grado di
affrontare il problema della povertà, l’incremento del reddito tramite un sussidio ha
solo la funzione di garantire una maggior capacità di consumo per i beneficiari e non
permette l’accumulo di capitale né il suo investimento in attività produttive. La zakat
sale non può funzionare se non supportata da altri strumenti di sicurezza sociale. In
una congiuntura negativa del ciclo economico, infatti, il numero degli aventi diritto
alla zakat sale mentre quello dei possibili contribuenti scende, rendendola così
inefficacie come strumento di riequilibrio75
.
Più efficacie, invece, sembra la raccolta e distribuzione della zakat attraverso
organismi in parte autonomi o su base volontaristica: nei paesi in cui non è stata
istituzionalizzata, la società civile ha prodotto inizialmente da basso con vari progetti
di riscossione e utilizzo della zakat. Un efficace esempio al riguardo è dato dal Sud-est
asiatico, un’area molto diversificata che include paesi come l’Indonesia dove i
musulmani arrivano al 95% della popolazione, ma il sistema del pancasila (ovvero i
73
ZEIN AL-ABIDIN T., “Zakat and the Alleviation of Poverty in the Muslim World”, in “Hamdard Islamicus”, XX, 2,
1997, pp. 78-80.
74
ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013.
75
NIENHAUS V., “Islam and moderne Wirtshaft. Einfuhrung in Positionen, Probleme und Perspektiven”, Verlag
Styria, Graz-Wien-Koln, 1983, pp. 183-204.
43
cinque principi su cui si fonda lo Stato indonesiano) opera una chiara distinzione tra
religione e Stato. Oppure come in Filippine, Singapore, Tailandia dove i musulmani
costituiscono gruppi minori. In questi ultimi tre paesi la raccolta della zakat è
orientata a reperire fondi per mantenere attive le istituzioni islamiche locali, mosche,
scuole, fondazioni ecc., diventando così una fonte privilegiata per ottenere contributi
finalizzati a mantenere in vita le istituzioni più tradizionali e più legate alla vita
religiosa e culturale della comunità. In Indonesia la zakat è percepita come uno dei
modi più importanti con cui i musulmani possono contribuire allo sviluppo economico
e sociale del paese. Un certo filone del pensiero economico islamico sostiene che una
corretta politica redistributiva farà in modo da integrare attività assistenziale statale e
volontario al fine di correggere le distorsioni nella distribuzione dei redditi e della
ricchezza. Benché l’intervento correttivo statale risulti sempre necessario, il
volontariato è ritenuto più efficiente dello Stato nel trasferire risorse dal ricco al
povero, in quanto i costi di trasferimento sono minori e l’individuazione dei
beneficiari, specialmente a livello locale, più precisa76
.
II. LA ZAKAT VOLONTARIA
La zakat raccolta da organizzazioni umanitarie locali ed internazionali indipendenti
risulta avere grande successo. L’attività delle maggiori charities per la raccolta di
zakat in Europa è stata avviata dalla Gran Bretagna, dove hanno sede legale: Islamic
Relief, Muslim Aid e Muslim Hands.
Islamic Relief è considerata tra le più grandi organizzazioni umanitarie internazionali
islamiche. Nata nel 1984, Islamic Relief opera con progetti a favore dello sviluppo
sostenibile, della scolarizzazione, della diffusione dell’accesso all’acqua potabile,
della protezione dell’infanzia abbandonata, della cura degli orfani e della lotta alle
malattie. Inoltre la stessa organizzazione interviene in casi di calamità naturali e
disastri naturali, concede iniziative di microcredito per avviare attività di piccole
dimensione.
Muslim Aid , un’altra grande organizzazione umanitaria islamica, è nata nel 1985 e si
occupa della lotta alla povertà a livello mondiale, progetti a favore di donne e bambini,
76
SIDDIQI M.N., “Il ruolo del volontariato nell’Islam: inquadramento concettuale”, in Tasse religiose e
filantropia nell’Islam del sud-est asiatico, a cura di PACINI, Dossier Mondo Islamico, Fondazione Agnelli, Torino,
1997, cit., pp. 1-21.
44
per l’educazione, interventi in casi di emergenza umanitaria (uno dei recenti casi è
quello delle Filippine e della Siria) e la lotta alle malattie.
Muslim Hands è un’organizzazione internazionale islamica che opera e sostiene
progetti umanitari dal 1993.
L’operato di questi organizzazioni risulta di maggior efficienza rispetto ai casi degli
Stati con zakat istituzionalizzata. Uno dei maggiori motivi è lo spirito di volontariato e
costanza presente in esse e l’anonimato delle donazioni.
Difatti, ciascuna organizzazione un sistema di raccolta della zakat volontaria
riconducibile a versamenti Paypal nei rispettivi siti internet. Si tratta della cosiddetta
“e-zakat”. In base allo zakat calculator in italiano zakat calcolatore 77
, la zakat si paga
sempre in base all’anno lunare, il minimo imponibile si stima a seconda del valore
dell’oro che il calcolatore automaticamente qualifica in base della valuta scelta per la
donazione (euro, dollari, sterline ecc.). lo zakat calcolatore del caso dell’Islamic Relief
Italia, che si rivolge a qualsiasi soggetto, fornisce la possibilità di donare e versare la
zakat in modo volontario e semplificato via Internet. Tale calcolo di zakat online si
computa solo sul denaro e sui beni a esso assimilati, quindi su depositi, investimenti
finanziari, merci e accantonamenti.
L’e-zakat sta acquistando sempre maggior importanza per finanziare le attività
filantropiche e assistenziali in Occidente.78
Alcuni esempi possono essere della Zakat
Foundation of America o del Council of Islamic Organizations of Greater Chicago
(CIOGC). La prima è un’organizzazione non governativa79
si occupa esclusivamente
nella gestione della zakat distribuita sia a livello locale sia internazionali (tra i recenti
interventi vi è lo stato di emergenza dei rifugiati siriani). Il CIOGC sostiene in
particolare la comunità locale con programmi d’istruzione, assistenza alle famiglie,
sostegno agli immigrati e ai poveri, e promuove il dialogo e la cooperazione con altre
associazioni umanitarie. 80
77
Zakat calcolatore dell’Islamic Relief Italia:
http://www.islamic-relief.it/chi-siamo/cosa-facciamo/zakat/zakat-calcolatore/
78
ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013, cit., p. 202.
79
La ZAKAT FOUNDATION OF AMERICA è registrata come charity in base alla legge n. 501, c.3, con sede a
Worth nell’Illinois.
80
ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013, cit., p. 203.
45
In base agli zakat calcolatori della CIOGC e della Zakat Foundation of America, la
zakat si paga sul denaro (comprese azioni, fondi pensioni ecc.) e sui redditi derivanti
da attività commerciale e d’impresa (esclusi sono bestiame e prodotti agricoli.)81
.
L’operato di queste organizzazioni a base volontaria sia a livello locale che
internazionale risulta di gran lunga efficiente rispetto alla raccolta e distribuzione della
zakat da parte di organi statali o parastatali.
81
Il calcolatore della zakat della Zakat Foundation of America è disponibile su :
http://www.zakat.org/donate/zakat-calculator/.
Il calcolatore della zakat del Council of Islamic Organization of Greater Chicago è disponibile su:
www.zakatchicago.com.
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  • 1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA FACOLTÀ DI ECONOMIA Corso di Laurea in Economia Aziendale PROVA FINALE “Gli sviluppi della finanza islamica: il caso della zakat” Anno Accademico 2013-2014 LAUREANDO Hajar Charkaoui RELATORE Prof. Paola Musile Tanzi
  • 2. “E quando uno dona dei suoi beni sulla via di Dio è come un granello che fa germinare sette spighe, ognuna delle quali contiene cento granelli, così Dio darà il doppio a chi vuole, e Dio è ampio sapiente.” Corano, Surah II, verso 261
  • 3. 3 INDICE Introduzione…………………………………………………………………………………….5 CAPITOLO PRIMO – LA FINANZA ISLAMICA E I PRINCIPI BASE I. Introduzione alla Finanza Islamica………………………………………………………....7 1.1.1. La moral economy islamica……………………………………………………………...9 II. Il concetto di Riba e Gharar……………………………………………………………….16 1.2.1. Il divieto del Riba………………………………………………………………………16 1.2.2. Il divieto di Gharar…………………………………………………………………….20 CAPITOLO SECONDO – L’ISTITUTO DELLA ZAKAT I. Zakat………………………………………………………………………………………..23 2.1.1. La teoria di Zakat……………………………………………………………………… 24 2.1.2. L’applicazione della Zakat……………………………………………………………..25 2.1.3. Le caratteristiche della Zakat…………………………………………………………. 27 2.1.4. Le categorie della Zakat………………………………………………………………. 28 2.1.5. I beneficiari della Zakat………………………………………………………………...30 II. Gli effetti della Zakat……………………………………………………………………....31 III. La differenza tra Zakat e tassazione………………………………………………………35 CAPITOLO TERZO – I CASI PRATICI DELLA ZAKAT I. I casi della Zakat istituzionalizzata…………………............................................................37 II. La Zakat volontaria………………………………………………………………………...43 Conclusioni……………………………………………………………………………………46
  • 5. 5 INTRODUZIONE La Finanza Islamica, nonostante il nome, non è un prodotto religioso ai giorni nostri. Si tratta di una seria crescente di prodotti finanziari sviluppati per soddisfare le esigenze di uno specifico gruppo di persone. Mentre la Finanza convenzionale include elementi (interessi e rischio) considerati proibiti dalla Sharia, ossia la legge derivante dal Corano che regola tutti gli aspetti di vita dei fedeli. Gli sviluppi nella Finanza Islamica sono sorti per consentire ai musulmani di investire risparmi e ottenere finanziamenti in modo da non compromettere le loro convinzioni ma soprattutto per permettere una collaborazione e reciprocità economica tra i soggetti al fine di realizzare un circolo virtuoso economico retto da principi di giustizia e generosità, evitando ogni forma di usura ( la cosiddetta riba) e incertezze. Tra le fondamenta della finanza islamica e l’economia in termini generali vi è l’istituto della zakat, componente della giustizia socio- economica1 . Tra valori etici, l’applicazione della zakat si configura in modo decisivo sia sul piano economico sia in quello delle scelte di politica sociale. Così la trasformazione della zakat (beneficienza) in solidarietà appare destinata a diventare uno stile di vita al fine di migliorare il tessuto sociale delle comunità. Nel presente lavoro viene effettuata un’analisi dell’istituto della zakat, fonte di una equa distribuzione e circolazione della ricchezza, antitesi dell’accumulo di denaro. In particolare, nel primo capitolo vengono introdotti i concetti chiave della finanza islamica, definendo i valori che contraddistinguono la moral economy, ed infine il concetto di riba (divieto dell’interesse) e gharar (divieto all’incertezza). L’analisi prosegue nel secondo capitolo, in cui sono approfondite tutte le caratteristiche dell’istituto della zakat e i campi della sua applicazione. Vengono poi messe in evidenza egli effetti della zakat in merito alle varie imponibili. 1 QURAISHI M.A., “The Institution of Zakat and Its Economic Impact on Society”, in Proceedings of the Second Harvard University Forum on Islamic Finance: Islamic Finance into the 21st Century Cambridge, Massachusetts. Center for Middle Eastern Studies, Harvard University., cit., pp. 77-81.
  • 6. 6 Infine, il terzo capitolo contiene un’analisi a riguardo alle differenze fra gli effetti della zakat in Stati in cui è ufficialmente istituzionalizzata e quelli dovuti alla raccolta e la distribuzione della stessa da parte di organismi autonomi internazionali su base volontaria.
  • 7. 7 CAPITOLO PRIMO LA FINANZA ISLAMICA E I PRINCIPI BASE I. INTRODUZIONE ALLA FINANZA ISLAMICA La finanza islamica riflette la struttura finanziaria che non è in contraddizione con i principi della shari’ah2 , la legge islamica. La shari’ah fornisce le linee giuda in termini di convinzioni personali, condotta morale e pratiche commerciali e giudiziarie. Pertanto, i valori morali sono stati incorporati in requisiti di legge e in alcuni specifici contratti come Al-Amanah3 (onestà) e nella Murabaha4 (mark-up) di finanziamento. Altri principi della Shari’ah investono nelle operazioni commerciali come la tempestività nel pagamento del debito o la consegna di un bene, la tolleranza in termini di contrattazione (in cui le parti sono incoraggiate a esseri leali dalle reciproche esigenze e circostanze), la revoca reciproca di un contratto su richiesta di una parte se si trova a disagio con l’esito della transazione, l’onestà in tutte le dichiarazioni e garanzie. La valutazione e l’analisi della finanza islamica e dell’economia in generale non possono escludere la conoscenza della materia religiosa dell’islam, della sua storia e delle relative fonti. Le fonti principali sono il Quraan 5 e la Sunnah6 . 2 I precetti dalla shari’ah, “via maestra per giungere alla salvezza”, non hanno una valenza limitata alla sola sfera intima del rapporto uomo-Dio ma costituiscono anche i principi di condotta validi in ogni settore della vita pubblica della comunità dei credenti la cosiddetta ’umma. 3 Al-Amanah: onestà, fiducia ha significati associati all’affidabilità e la fedeltà. La Amanah, come importante significato secondario, identifica una transazione nella quale una parte conserva i finanziamenti o i beni di un altro soggetto in “trust”. Questo processo ci fa risalire alla più saggia e profonda intesa del termine stesso e ricalca nella lunga storia del diritto commerciale islamico. Per estensione, il termine è usato per descrivere diverse attività finanziarie e commerciali, come i depositi bancari, la custodia o merci in conto depositi. Fonte: “Introdution to Islamic Investing: For professional clients only.”, HSBC Ammanah, Islamic Financial Solutions, HSBC, The world’s local bank, p. 10. 4 La Murabaha insieme alla Mudaraba e la Musharaka costituiscono i contratti di scambio di cui si prestano gli istituti bancari nel concedere i prestiti. La Murabaha è un termine arabo che designa un contratto tra la banca ed il suo cliente per la vendita di beni ad un prezzo più un margine di profitto stabilito per la banca; la banca finanzia il compratore che diventa proprietario del bene e restituisce il prestito in maniera rateale. Fonte: “Introdution to Islamic Investing: For professional clients only.”, HSBC Ammanah, Islamic Financial Solutions, HSBC, The world’s local bank, p. 08. 5 Quraan: Corano, il testo sacro della religione Islamica rivelato al Profeta Muhammad in Mecca (nell’attuale Arabia Saudita) circa nel 622 a.C. e fonte primaria della Shari’ah. 6 Sunnah: gli atti e detti del Profeta, fonte della legge islamica.
  • 8. 8 La pratica della finanza islamica è basata su versi del Corano, che vieta ai musulmani di impegnarsi in attività economiche proibite, come l’usura e il gharar, fattore di incertezza7 . I prodotti islamici sono offerti da tre grandi categorie di banche: banche nei paesi con sistema finanziario completamente islamizzato, banche completamente islamiche che operano a livello internazionale accanto alle banche tradizionali e infine banche convenzionali che offrono prodotti islamici. Pakistan e Sudan hanno ufficialmente islamizzato il loro sistema finanziario. Banche completamente islamiche operano in Medio Oriente e in Asia. Invece, finestre islamiche sono gestite da banche convenzionali in aree in cui una rilevante popolazione di fede islamica esige tali servizi, tra cui il Medio Oriente, Sud-Est asiatico, gli Stati Uniti e l’Europa occidentale.8 Tuttavia, la finanza islamica e le pratiche economiche in generale si fondano sul divieto del tasso d’interesse (riba), dell’incertezza (gharar), della speculazione (maysir), sulla distinzione tra haram (il proibito) e halal (il legale) e sulla pratica del zakat9 . La proibizione del gharar e del maysir implica che ogni transazione o contratto debba essere esonerata da qualsiasi forma di rischio, incertezza e ambiguità. È chiaro che l’economia islamica riguarda lo studio della scelta. A causa di scarsità, l’uomo si trova nel dover fare delle scelte, così come non può avere tutto ciò che desidera. Per compiere la scelta giusta, l’essere umano deve essere guidato dalla conoscenza. Di conseguenza, secondo Rosly S.A10 , vi sono due tipologie di 7 HERSH E.S., Islamic Finance and International Financial Regulation, Journal of International Service, USA 2011, p.52. 8 HERSH E.S., Islamic Finance and International Financial Regulation, Journal of International Service, USA 2011, p.52. 9 NEL LIBRO “FIST PRINCIPLES OF ISLAMIC ECONOMICS” , l’autore afferma che il termine zakat o zakah nella lingua araba significa purezza e sviluppo. Con questi attributi insiti nel suo significato, zakat può essere definito come un atto finanziario di culto, reso obbligatorio per ogni “Sahib al-nasib” ( colui che alla chiusura del suo anno finanziario detiene un bilancio della quantità minima di proprietà del valore di 612.360 grammi di argento o di 81.48 grammi di oro, esclusi i suoi effetti ed oggetti mobili, il luogo di residenza e oggetti di uso personale, diversi da oro o goielli in argento). I giuristi hanno definito zakat variamente: “Zakat è un dovere reso obbligatorio nella propria fortuna.” ( IBN QUDAMAH, Al-Mughni, vol.2, p.433) “Zakat significa versare o pagare un qualcosa dal “Sahib al-nasib” ai poveri e ai bisognosi, che sono esplicitamente qualificati nel riscuoterla secondo la Shari’ah.” (Nayl al-Awtar, vol.4, p.98) “To transfer to the deserving the ownership of a certain amount of money according to certain conditions.” (Al- Fiqh ‘ala al-Madhahib al-Arab’ah, vol.1, p-590). 10 ROSLY S.A., Critical Issues on Islamic Banking and Financial Markets. Islamic Economics, Banking and Finance, Investments, Takaful and Financial Planning, United States of America-Bloomington, Indiana, Author House, 2005.
  • 9. 9 conoscenza che l’uomo può usare nelle sue scelte economiche. La prima tipologia è la conoscenza derivante dal Corano e dalla tradizione profetica la sunnah (la conoscenza divina che s’incarna nel sistema economico). Il secondo forma di conoscenza discende dalla ragione e dall’esperienza, nota come teoria economica. Le banche islamiche e la finanza sono una specializzazione nell’economia islamica. La finanza islamica affronta il problema della scelta, la gestione della domanda e dell’offerta di capitale come fattore di produzione.11 A titolo di esempio, nei depositi, una banca islamica non può usare interessi (la cosiddetta riba) per pagare i depositanti. Al fine di capire la finanza islamica occorre risalire alla moral economy islamica. 1.1.1. LA MORAL ECONOMY ISLAMICA La moral economy islamica propone un’idea degli uomini come profondamente dipendenti gli uni dagli altri per la loro stessa sopravvivenza e per il loro vero e proprio essere. L’uomo esiste al di fuori di un attaccamento simpatetico agli altri che è intrinseco alla sua natura. L’islam dimostra che il benessere anche economico della comunità può essere sostanzialmente arricchito dal prestare una maggiore attenzione all’etica e dal creare un più stretto contatto tra etica ed economia. Ai giorni nostri, sono molte le voci di pensatori ed economisti che da più versanti criticano le teorie economiche comunemente accettate, sottolineando, ad esempio, che il benessere di una persona può non dipendere unicamente dai suoi consumi, che i suoi obiettivi possono comportare scopi diversi dalla sola massimizzazione del benessere sociale. 12 Si assiste, di conseguenza, una maturazione e un accrescimento di teorie alternative riguardo al comportamento economico idoneo al fine di pervenire il successo economico, e per quanto concerne il senso stesso di sviluppo economico, fondate su studi comparativi di società diverse, con diversi sistemi di valori predominanti. Lo stesso economista Amartya Sen13 sostiene l’esigenza di avvicinare particolarmente l’economia all’etica. Proprio in questo filone che l’economia islamica trova posto. 11 ROSLY S.A., Critical Issues on Islamic Banking and Financial Markets. Islamic Economics, Banking and Finance, Investments, Takaful and Financial Planning, United States of America-Bloomington, Indiana, Author House, 2005 12 ERSILIA F., Economia, religione e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, pp. 157-158. 13 Amartya Sen, economista indiano, prese il Premio Nobel per l’economia nel 1998. AMARTYA S., Etica ed economia, Laterza, Roma-Bari 2005. (edizione originale 1987).
  • 10. 10 La finanza islamica è il risultato dell’interdipendenza tra etica e attività economica. Mawdudi S.A., nel suo libro “FIRST PRINCIPLES OF ISLAMIC ECONOMICS”, sostiene che l’economia islamica offre la “terza via o soluzione” per i problemi economici dell’umanità. Mawdudi S.A, considerato il padre intellettuale del sistema bancario islamico, dichiara che l’islam segue tutte le questioni della vita umana e tra le regole basilari vi sono quel mantenimento e conservazione di quei principi (considerati naturali). Il secondo precetto su cui si basano tutte le riforme sociali è quello di mettere un forte accento sulla riforma dei comportamenti e la mentalità per colpire alla radice ciò che è sbagliato nella psiche umana, invece di limitarsi con le precauzioni esterne a introdurre alcune norme e regolamenti sociali di set-up della società. La terza regola, che si trova ovunque nel codice giuridico islamico, è che il potere coercitivo dello Stato e la forza della legge devono essere utilizzati solo quando lo si ritiene essenziale.14 Khurshid A., nella sua rielaborazione di un discorso di Mawdudi S.A.15 , precisa che la nascita e lo sviluppo dell’economia e della finanza islamica non possono prescindere dai valori fondamentali della filosofia economica dell’Islam, quelli che egli indica con “basic values of the economic philosophy of Islam”. Tali valori sono i seguenti: a. Giustizia sociale La connotazione esatta della “social justice” è che il nostro sistema sociale dovrebbe essere pienamente in equilibrio per quanto concerne il rapporto tra i diritti e gli obblighi degli individui e della società. L’individuo deve avere la certezza dei diritti garantiti dalla società e degli obblighi che egli deve a quest’ultima (il corrispondente principio di certezza del diritto nell’ordinamento Italiano). Entrambe le serie di diritti e obblighi devono essere ben definiti e tutelati. Le attività economiche dei soggetti non devono pregiudicare l’interesse collettivo. L’individuo deve essere convinto che il suo benessere si trova nel benessere della società senza conflittualità degli interessi e ciò è possibile solo quando i suoi diritti sono tutelati dalla società. 14 MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION, 2013, pp. 17-18 15 Based on Sayyid Mawdudi’s speech delivered at a specially convened moot of The Economic Society of the Universtity of the Punjab, Lahore, 9 February, 1951. Tradotto. MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION, 2013, pp. 81-90.
  • 11. 11 b. Sistema economico equo Tale valore si rende concreto nel fatto che ogni individuo dovrebbe avere pari opportunità per la sua crescita personale, sociale e materiale. In altre termini, la società deve essere in grado di offrire le chance necessarie ai suoi membri al fine di proteggere e promuovere il loro potenziale al meglio e al contempo raggiungere la “nobiltà” di carattere e di eccellenza morale. c. Sistema politico “people-friendly” Si tratta del terzo valore richiedente un sistema economico basato su una struttura politica democratica. Il sistema dovrebbe essere tale da impedire alla società l’adozione di un ordine politico anti-democratico, dove gli individui trovano negati i loro diritti fondamentali e quelli di libertà. All’opposto, il sistema deve supportare le persone e ottenere il loro sostegno. Un sistema ove gli individui hanno libertà di pensiero e di espressione. d. Pari opportunità Uno dei quattro valori fondamentali della filosofia economica islamica è quello delle pari opportunità. La crescita di un sistema economico dovrebbe fornire adeguate vie di progresso materiale e morale ad ogni membro della comunità. I mezzi, adottati dalla società, devono essere essenti da ogni forma di “usura” (riba) che danneggia il progresso e lo sviluppo. Diversamente i mezzi hanno l’obiettivo di garantire la sostenibilità e l’ulteriore rafforzamento di tali principi. Inoltre, la shari’ah favorisce una parità imposta dalla natura, ma vieta tutti i modi artificiali per giungere questo obiettivo. Ciascun individuo vorrebbe godere di pari opportunità e crescere in un campo di sua scelta basandosi sulle proprie capacità. La shari’ah non consente alcun tentativo di creare ostacoli indesiderabili per avvantaggiare un individuo rispetto all’altro. Pur consentendo la libertà per ogni individuo, il sistema economico secondo la legge della shari’ah specifica delle restrizioni per quanto riguarda la libertà economica:
  • 12. 12 i. In primo luogo, la legge della shari’ah espressamente stabilisce che cosa è lecito (halal) e cosa è illecito (haram) nei settori di commercio, industria, agricoltura ed altre risorse generatrici di ricchezza. Secondo Khurshid A.16 : “Today the world is groaning under the impact of social injustice and economic disparity due mainly to the fact that most of the means declared unlawful by Islam is lawful elsewhere. The Shari’ah has attached more importance to the social, moral, economic, cultural and civilizational health of the society than an unchecked economic exploitation of the resources of wealth regardless of fair or foul means.” Secondo la shari'ah, ogni mezzo anti-sociale è illecito (haram) . Inoltre il vino e tutte le sostanze intossicanti non solo sono illegali in sé, ma la loro produzione, la vendita, l’acquisto e lo stoccaggio sono haram. Sono proibiti tutti mezzi di sussistenza come il furto, il gioco d’azzardo, la corruzione, la speculazione, le scommesse, tutte le offerte fraudolenti, il monopolio e i cartelli. Le forme di transazioni commerciali che portano a contenzioso, o dove il profitto e la perdita dipendono interamente sul caso e sulla fortuna, così come quei rapporti giuridici in cui i diritti delle parti restano indefiniti (così come il codice civile italiano riconosce tra le cause d’invalidità dei contratti l’incertezza nei rapporti giuridici tra i soggetti di diritto). ii. In secondo luogo, la shari’ah scoraggia l’accumulo di ricchezza al fine di lasciare che l’eccesso (surplus) raggiunga i poveri e i bisognosi e di conseguenza favorire la circolazione della ricchezza. Precisamente l’istituto della zakat è prelevato sulla quantità di denaro risparmiato e prodotti agricoli al di là di un bisogno. Se si vuole investire il proprio reddito in un business, la legge della shari’ah definisce le modalità lecite e illecite di farlo. Sono assolutamente vietati l’interesse (riba) e l’uso del denaro extra per investire in attività basate sugli interessi. L’interesse collettivo di una società prevale su quello individuale. 16 MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION, 2013, pp. 85.
  • 13. 13 Proprio partendo dal Corano è possibile tracciare un quadro dell’homo oeconomicus islamico. Il libro sacro condanna l’usura, l’alea, i guadagni smodati, le frodi e indica l’elemosina, rituale o spontanea, come pratica fondamentale del credente17 . La proibizione dell’usura (contrapposta alla zakat) è dovuta al fatto che l’avarizia ha la triste dote di non manifestarsi mai da sola: la meticolosa concentrazione dell’avaro nel conservare i propri beni si accompagna al desiderio di accrescerne il possesso18 . Più precisamente il Corano (fonte primaria della shari’ah), come afferma Ersilia F. nel suo libro “Economia, religione e morale nell’Islam”, si propone di vietare il mutuo usuraio in cui il debitore inabile a pagare deve accettare interessi esorbitanti pur di avere una dilazione. Un comportamento opposto alla morale islamica, che induce a una cooperazione fondato sul principio di solidarietà sociale tra gli individui e all’interesse della comunità. Detto ciò, solo agli inizi degli anni settanta si assiste a una trasformazione nell’ambito degli studi: gli economisti islamici escono dalla genericità ideologica per trovare soluzioni più articolate, in uno sforzo di riflessione della natura, i metodi e gli scopi dell’economia islamica, volto a fornire solide basi alla disciplina19 . Secondo Umar Chapra20 , uno tra i più conosciuti economisti islamici dei nostri tempi, il sistema, oltre a rimuovere le disuguaglianze, garantire il benessere economico e le esigenze di fratellanza e giustizia, deve essere capace di incentivare i soggetti a osservare i suoi principi e agire quindi non solo nel proprio interesse ma anche in quello della collettività. E’ necessario puntare l’attenzione sugli stessi umani e non sul mercato e sullo Stato. Gli esseri umani non possono diventare emittenti e strumenti di un sistema economico salvo che quest’ultimo non sia basato su una visione d’insieme (Weltanschauung) che restituisca loro un posto primario. Di fatti, l’islam ha una Weltanschauung, una strategia armonica con i suoi principi (della shari’ah), in grado di provvedere una soluzione giusta e attuabile dei problemi, partendo dal presupposto che ci sia la volontà politica di adottare gli insegnamenti islamici e implementare delle 17 ERSILIA F., Economia, religione e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, p. 19. 18 ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, p.27. 19 ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell’ Islam, Roma, Carocci editore, 2013, p. 168. 20 Umar Chapra è un Senior Research Advisor nel Islamic Research and Training Institute (IRTI) of the Islamic Development Bank, Jeddah. Umar Chapra scrisse molto sui temi dell’economia islamica e sulla finanza islamica.
  • 14. 14 riforme coerenti con tali principi. L’autore, pertanto, sostiene che dato le economie di molti paesi islamici sono in via di sviluppo non sarà dunque difficile adottare un nuovo progetto e riorientare i sistemi economici e finanziari21 . Lo sviluppo non è un fenomeno puramente economico, anzi, svolgono un ruolo rilevante anche fede ed etica. Ebbene, uno studio comparativo da parte di alcuni studiosi, tra cui al-Ghazali A.H., rileva come la riuscita delle “Tigre asiatiche” abbia la stretta dipendenza col confucianesimo. I paesi islamici si trovano, invece, in una posizione arretrata avendo imitato il modello socialista o liberista di sviluppo che li ha tenuti lontano dalla propria eredità culturale. Fede, solidarietà e una forte morale possono fare da volano per lo sviluppo economico poiché creano unità e spirito di sacrificio22 . L’etica si propone come guida per scelte adeguate sotto il profilo della razionalità e per l’individuazione di modelli idonei a risolvere problemi sociali ed economici. Per quanto concerne l’attività finanziaria islamica, questa comincia su scala ridotta nei primi anni sessanta in Egitto e Malesia, ma conosce una decisiva accelerazione solo nel decennio successivo grazie alle iniziative di alcuni Stati islamici. In particolare nel 1973 (boom del prezzo del petrolio) l’Arabia Saudita e altri paesi arabi produttori hanno avuto l’esigenza di trovare una nuova fonte d’investimento per le rendite petrolifere moltiplicatesi. Difatti nel dicembre 1973 a Jedda (Arabia Saudita) fu firmato un accordo da ventisette paesi islamici. Un accordo avente l’obiettivo di creare un istituto finanziario intergovernativo avente la funzione di promuovere lo sviluppo tramite strumenti finanziari islamici. Nel 1974 nasce la Banca islamica per lo sviluppo ovvero The Islamic Development Bank (IDB). Dai report annuali pubblicati sul sito dell’IDB23 , sembra che oggi la mission dell’Islamic Development Bank orientata particolarmente verso la cooperazione allo sviluppo nei paesi islamici più poveri, pur sempre mantenendo grande concentrazione per la sviluppo del commercio e dell’integrazione economica tra i cinquantasei Stati membri24 . 21 CHAPRA U., Islam and the Economics Challenge, cit., pp. 199-201, 251-261. 22 UTVIK, Islamist Economics in Egypt, cit., pp. 191-195. 23 Si vedano i report annuali pubblicati sul sito dell’Islamic Development Bank (IDB), www.isdb.org. 24 L’Organizzazione della Conferenza islamica (Oic) è nata nel 1969 a seguito della riunione degli stati fondatori e della redazione della Carta costitutiva, avvenute nella capitale marocchina Rabat. L’Oic si rifà alla umma, ossia la comunità dei credenti musulmani, concetto che trascende dall’appartenenza nazionale. I paesi fondatori dell’organizzazione furono inizialmente 25, mentre oggi sono 57, facenti parte di tutti i contenenti del globo
  • 15. 15 “Today, Islamic financing transactions are not only offered by Islamic banks (financial institutions that claim to transact only Sharia-compliant business) but also by many, if not most, international banks which either have established Islamic banking subsidiaries (such as Noriba of UBS) or offer an Islamic product line through an Islamic “window” (such as Deutsche Bank, for example). Moreover, in geographical terms Islamic finance is no longer confined to the original strongholds in the Arab Gulf and Southeast Asia. Sharia-compliant transactions have spread across the globe, with multiple regional hubs including Dubai, Bahrain, and Kuala Lumpur. In addition, Islamic finance has spread to international financial centers such as New York and London (with the latter making substantial efforts to attract Sharia-compliant transactions).”25 In particolare, dal settembre del 2008, si è assistito come i mercati finanziari di tutto il mondo hanno cominciato ad avere una drammatica parabola decrescente. La causa partì da alcuni istituti finanziari per poi ampliarsi sempre di più tanto che si cominciò a usare parole come " la grande recessione " o anche "depressione". Banche in difficoltà e imprese d’investimento, che detengono "asset tossici", sono stati individuati come principali fonti di crisi economica che stava attanagliando il mondo. I cittadini di molti paesi hanno cominciato a sentire parole come "cartolarizzazione ", "credit default swap " e altri termini che sono stati utilizzati per descrivere le cause della crisi economica. Potrebbe essere apparso a molti che il sistema finanziario era diventato troppo complesso, non trasparente. Negli Stati Uniti, molti prestiti sono stati concessi a mutuatari non qualificati, e tali prestiti sono stati poi raggruppati e venduti ad altri investitori. Quando il mercato immobiliare stava facendo la sua ascesa sorprendente, i problemi erano mascherati, tuttavia, una volta che il mercato ha cominciato a correggere, la casa finanziaria di schede basate su valori gonfiati e prestiti discutibili con la sola eccezione dell’Oceania. Tale numero rende l’Oic la seconda più grande tra gli osservatori delle Nazioni Unite. I membri sono: Afghanistan, Albania, Algeria, Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrain, Bangladesh, Benin, Brunei, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Costa d’Avorio, Emirati Arabi Uniti, Gibuti, Egitto, Gabon, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Guyana, Indonesia, Iran, Iraq, Giordania, Kazakistan, Kuwait, Kirghizistan, Libano, Libia, Malesia, Maldive, Mali, Mauritania, Marocco, Mozambico, Niger, Nigeria, Oman, Pakistan, Palestina, Qatar, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Suriname, Siria, Tagikistan, Togo, Tunisia, Turchia, Turkmenistan, Uganda, Uzbekistan, Yemen. Membri osservatori: Bosnia-Erzegovina, Repubblica Centrafricana, Repubblica Turca di Cipro Nord, Russia, Tailandia. (Atlante Geopolitico 2013, Organization of the Islamic Conference). 25 KILIAN B., “Sharia Risk? How Islamic Finance Has Transformed Islamic Contract Law”, cit., prefazione.
  • 16. 16 ha cominciato a cadere. Il sistema finanziario sembrava essere implodere. Come investitori e altri cominciarono a cercare risposte, la finanza islamica è apparsa come una possibile panacea e rimedio per il sistema finanziario globale. Termini come riba, sukuk26 , e mudaraba cominciarono a essere ascoltati in ambienti finanziari tradizionali come fautori della finanza islamica, essendo promosso il loro modello di finanziamento asset-based come un approccio più sicuro e più duraturo 27 . Nel seguente paragrafo sono analizzati ulteriori concetti chiave della finanza islamica come il riba e il gharar . II. IL CONCETTO DI RIBA E GHARAR Come già menzionato la legge islamica della shari’ah richiede fondi per investire nel Shari’ah Compliant. Il principio fondamentale della finanza islamica è vietare gli investimenti fruttiferi, detti anche riba. La Shari’ah Compliant e altre strutture di governo decidono se una transazione, uno strumento, o un’istituzione è conforme o meno alla legge islamica. Convenzioni di titoli a reddito fisso sono, per definizione, gli strumenti finanziari che offrono un rendimento costante in conformità a un tasso d’interesse, e pertanto non sarebbero considerati dalla Shari’ah Compliant. Invece, gli strumenti finanziari islamici sono strutturati per produrre un utile di un rendimento fisso legato al loro valore nominale. Di conseguenza in conformità con la legge della shari’ah, i fondi possono investire solo in attività della Shari’ah Compliant28 . 1.2.1. IL DIVIETO DEL RIBA La pratica del “riba” è stata severamente proibita dalla shari’ah. Nonostante che il Corano non abbia specificato alcun particolare tipo di riba, gli studiosi distinguono due tipologie della stessa: 1) Riba al-nasi’ah 26 Sukuk: avente caratteristiche simile a quelle delle obbligazioni convenzionali, ma a differenza di quest’ultime, i sukuk devono corrispondere ad un progetto determinato (solitamente progetto immobiliare o infrastrutturale). I sukuk sono costituiti dalla proprietà di una quota parte di un debito (sukuk murabaha), di un asset (sukuk al ijara), di un progetto (sukuk istisna’), di un affare (sukuk musharaka)o di un investimento (sukuk al istitmar). Per ulteriori dettagli vedere: http://it.wikipedia.org/wiki/Sukuk . 27 HAN T., RARICK C.A., “Islamic Finance: Panacea for the Global Financial System?”, Purdue University Calumet, Journal of Applied Business and Economics, vol.11(3). 28 MAWDUDI S.A.A., First principles of ISLAMIC ECONOMICS, Grande Bretagna, THE ISLAMIC FOUNDATION, 2013.
  • 17. 17 2) Riba al-fadl Riba al-nasi’ah si riferisce agli interessi sui prestiti. La proibizione implica la fissazione in via anticipata di un return di profitto positivo su un prestito come ricompensa per l’attesa, e ciò non è permesso nella legge islamica. Riba al-fadl è considerata l’eccesso oltre il prestito di beni in natura. Si trova nel pagamento di un supplemento da parte del debitore al creditore in cambio di merci dello stesso tipo. La shari’ah desidera eliminare, non solo lo sfruttamento (considerato intrinseco nell’istituto dell’interesse), ma anche ciò che è inerente a tutte le forme di scambio ingiuste nelle transazioni di business. Nonostante che l’interesse occupa una posizione centrale nel moderno sistema economico ed è diventato la stessa linfa vitale delle istituzioni finanziarie esistenti; l’islam ritiene che il principio d’interesse sia del tutto opposto a quello di commercio e di business riguardante lo spirito di condivisione e cooperazione e che il prestito sugli interessi (interest-based loan) non è un business nel vero senso della parola. 29 Questo è dovuto al fatto che il concetto di finanza o meglio di Shari’ah Compilant si basa sui principi fondamentali dell’islam in materia di diritti di proprietà, giustizia economica, distribuzione della ricchezza e governance. Tra i concetti chiave vi è quello del divieto del riba. Secondo Iqbal e Mirakhor (2010) il divieto d’interesse non si riferisce all’usura, ma si limita agli interessi sul debito in qualsiasi forma. La professoressa e ricercatrice Ersilia F. afferma che nella formazione della teoria dei contratti, in particolar modo dei contrati di compravendita, i giuristi islamici applicano molto rigorosamente il principio del divieto dell’usura (e il corrispondente divieto di alea), stabilendo una serie di norme al fine di evitare che il contratto nasconda un prestito usuraio o configuri un indebito vantaggio per una delle parti contraenti. L’applicazione dei divieti coranici di usura e alea comporta, nei contratti di scambio, prestazione, controprestazione non devono presentare elementi d’incertezza e devono uguagliarsi, al fine che ciascun soggetto tragga un beneficio proporzionato, equo e giustificato riguardo alle attività attuate e allo scopo che essi intendono realizzare30 . 29 Le informazioni relative al concetto della proibizione del riba sono state prese dal seguente sito: www.financialislam.com . 30 ERSILIA F., “Economia, religione e morale nell’Islam”, Roma, Carocci editore, 2013, p. 44.
  • 18. 18 Nell’Islam, il denaro è solo un potenziale capitale che deve essere messo in uso produttivo, con un determinato rischio per poter giustificare un ritorno degli investimenti31 . Pertanto, la soluzione per il divieto dell’interesse si trova nel commercio o nella partnership o altre attività produttive. Il Corano si occupa del divieto del riba in ben quattro capitoli:  Ar-Roum (I Romani), verso 39: “ Ciò che concedete in usura, affinché aumenti a detrimento dei beni altrui, non li aumenta affatto presso Allah.”32  An-Nisaa’ (Le Donne), verso 161: “perché praticano l'usura - cosa che era loro vietata - e divorano i beni altrui…”33  Al-Imran (La famiglia di Imran), verso 130: “ O voi che credete, non consumate l’usura che aumenta di doppio in doppio.”34  Al-Baqarah (La Giovenca), verso 275 : “...E questo perché dicono: “Il commercio è come la usura!”. Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l'usura…” verso 276: “Allah vanifica l'usura e fa decuplicare l'elemosina…” verso 278: “O voi che credete, temete Allah e rinunciate ai profitti dell'usura se siete credenti.” verso 280: “Chi è nelle difficoltà, abbia una dilazione fino a che si risollevi. Ma è meglio per voi se rimetterete il debito, se solo lo sapeste!” verso 281: “E temete il giorno in cui sarete ricondotti verso Allah. Allora ogni anima avrà quello che si sarà guadagnata. Nessuno subirà un torto.”35 Riba, pertanto, sarebbe “ogni incremento di ricchezza che non abbia come base, e dunque non derivi, da un’azione produttiva” (Piccinelli, 1996, pp. 22-26). Nel caso dell’interesse, in sostanza, non si avrebbe equivalenza tra la remunerazione percepita dal creditore e il costo opportunità sopportato a causa del prestito accordato. Trattandosi di remunerazione relativamente certa, garantita e di ammontare noto mentre, per il prestatore, il “sacrificio” del rendimento dell’eventuale investimento che 31 DARYANANI N., “A deeper understanding on the Prohibition of Riba”, Nothingham University Business School, 2008, cit.. Tradotto. 32 Il Corano, Ar-Roum (I Romani), verso 39, versione in lingua italiana. Vedi: www.corano.it 33 Il Corano, An-Nisaa’ (Le Donne), verso 161, versione in lingua italiana. 34 Il Corano, Al-Imran (La famiglia Imran), verso 130, versione in lingua italiana. 35 Il Corano, Al-Baqarah (La Giovenca), versi 275-81, versione in lingua italiana.
  • 19. 19 egli avrebbe potuto effettuare con la somma prestata è soltanto probabile e, quando pure si realizzasse, il suo ammontare non è noto a priori (El-Gamal, 2001). Nel verso 275 di surah Al-Baqarah : “...E questo perché dicono: “Il commercio è come la usura!”. Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l'usura…”, è evidente che vi sono delle differenze tra il commercio e il riba. Le principali differenze possono essere così descritte36 :  Il commercio: a1 . Nel commercio, la proprietà dei beni è trasferita all’acquirente. b1 . Il venditore ottiene il beneficio solo una volta, ad esempio durante la vendita. c1 . Il profitto è guadagnato nel commercio. Ossia, il venditore produce i suoi beni o li acquista e dunque in entrambi i casi egli spende il suo tempo, denaro e sforzi dimostrando le sue abilità nel posizionamento dei suoi prodotti.  Il riba: a2 . Con l’applicazione del riba, la proprietà non è trasferita e il debitore restituisce il bene al proprietario. Il debitore si trova nella situazione di restituire il doppio di quanto ha preso inizialmente in prestito. b2 . Il creditore continua a trarre profitti e beneficio finché non incasso tutto il denaro prestato. Il tasso d’interesse è legato alla durata e ulteriori interessi possono maturare sugli eventuali interessi non pagati, c2 . Gli interessi non sono guadagnati. Con la pratica del riba, il creditore non assume nessun rischio, né spende il suo tempo, né la sua fatica o le sue capacità per creare reddito dal denaro. Egli incassa il suo interesse garantito senza impiegare alcuno sforzo. Nelle transazioni basate sugli interessi (interest-based transaction) non vi è alcuna divisione equa del profitto tra l’acquirente (che realizza un profitto sulla vendita del bene acquistato) e il venditore ( che trae un utile tenendo conto del lavoro e tempo trascorso nel procurare la merce). La razionalità per il divieto d’interesse nel quadro economico islamico evidenza come la ripartizione del rischio-rendimento sarebbe più adeguata alla realizzazione dell’equità e lo sviluppo dell’imprenditorialità. Difatti, il sistema bancario basato sugli 36 RAZI M., “Riba in Islam-paper-Fiqh of Contemporary issues”, Toronto, Canada, maggio 2008. Tabella.
  • 20. 20 interessi tende a far valere l’ineguale distribuzione del capitale destinando risorse finanziarie principalmente ai ricchi, aventi la garanzia e il flusso di cassa. Inoltre, l’elevato grado di volatilità dei tassi d’interessi per le economie moderne inietta grande incertezza nei mercati d’investimento e rende difficile per gli imprenditori avere una visione d’investimenti a lungo termine e di prendere le loro decisioni con fiducia e sicurezza. Tale turbolenza nei mercati finanziari e l’incremento delle attività fittizie tendono ad aggravare ulteriormente l’instabilità economica.37 1.2.2. IL DIVIETO DI GHARAR38 Gharar, nella finanza islamica, descrive una vendita rischiosa o pericolosa, dove i dettagli inerenti alla vendita sono assolutamente sconosciuti o incerti. Difatti, il termine arabo “gharar” ha un ampio concetto che letteralmente significa: inganno, rischio, frode, incertezza o rischio che potrebbe portare alla distruzione o alla perdita, incertezza ingannevole. La shari’ah ha chiaramente vietato le operazioni commerciali che portano allo sfruttamento e l’ingiustizia in ogni sua forma a una delle parti di un contratto. Il divieto mira a proteggere le varie parti dagli inganni e dall’ignoranza, proibendo il gharar in tutti i contratti di scambi commerciali che non sono essenti da pericoli, rischi, speculazione circa gli elementi essenziali della transazione per una delle controparti, o d’incertezza della capacità di un soggetto di adempiere i propri obblighi e quindi ledere l’avente diritto. Tuttavia, si richiede che tutte le transazioni finanziarie e commerciali islamiche debbano basarsi sulla trasparenza, la precisione e la divulgazione di tutte le informazioni necessarie in modo che nessuna parte ha vantaggi rispetto all’altra. La logica alla base del divieto del gharar è di garantire il pieno consenso e la soddisfazione dei soggetti di un contratto. Tale proibizione “protegge” contro le perdite inattese e i possibili disaccordi in materia di qualità o incompletezza delle informazioni (asimmetria informativa). La legge della shari’ah promuove il principio della condivisione dei profitti e delle perdite (Profit-Loss Sharing) tra le banche e 37 www.financialislami.com . 38 I concetti del divieto di gharar sono stati presi dai siti: www.islamic-finance.com , www.financialislam.com .
  • 21. 21 imprenditori come approccio per incoraggiare lo spirito di fratellanza e di cooperazione nelle relazioni commerciali (business relationships). Nel mondo della finanza islamica, il gharar si presenta soprattutto nelle operazioni in strumenti derivati. Alcuni esempi sono le vendite allo scoperto, contratti a termine, la speculazione, i futures e le options. La maggior parte di questi contratti derivati nella finanza islamica sono considerati proibiti, e quindi invalidi semplicemente a causa dell’incertezza presente. 39 A differenza del riba, il gharar non è definito con precisione. Esso è anche considerato d’importanza minore rispetto al riba.40 . Mentre il divieto del riba è assoluto, un certo grado di gharar o incertezza è accettabile nel contesto islamico. Devono essere evitati solo le condizioni di eccessiva incertezza e rischio esistente. Oltre alla definizione semplicistica sopra citata di gharar, alcune definizioni di gharar sembrano avere un parallelo nel concetto d’incertezza nella finanza convenzionale. Il termine è definito dal giurista Hanafi al-Sarakhsi come ogni forma di affare in cui il suo risultato è nascosto. La reciproca condivisione del rischio (the mutual risk-sharing) potrebbe aiutare ad assorbire il peso della perdita, condividendola equamente tra le parti. Tuttavia, il rischio e l’incertezza sono condizionati dalla sufficiente adeguatezza e accuratezza delle informazioni per attuare stime ragionevoli degli esiti.41 Un altro divieto che è fermamente proibito in tutte le sue forme è il gioco d’azzardo. Il “maysir” e il “qimar” sono forme di transazioni di gioco che sono considerate totalmente inique con la shari’ah. Il maysir si riferisce alla semplice acquisizione di ricchezza in modo casuale, anche se non priva altri diritti. Sebbene, il gioco d’azzardo consista in una forma di speculazione e che non dovrebbe avere posto nelle operazioni di business, così com’è considerata dalla legge della shari’ah puramente speculativa. La speculazione proibita dalla legge islamica si basa sull’analisi di una grande quantità 39 Vedi sito: www.ijaraloans.com . 40 Vedi sito: www.wordpress.com . 41 www.wordpress.com .
  • 22. 22 di dati economici e finanziari e che comporta l’investimento di attività, competenze e lavoro. Invece, il guadagno senza sforzo è un’attività di gioco d’azzardo42 . La ricerca svolta in questo capitolo è orientata a conoscere i concetti chiave della finanza islamica e della moral economy islamica, focalizzandosi con maggiore attenzione, in seconda istanza, al divieto di riba e gharar. Nel capitolo secondo si esamina l’istituto del zakat, il centro di analisi del presente lavoro, che cosa è, i suoi benefici e il ruolo dello stesso nella finanza islamica. 42 www.ijaraloans.com
  • 23. 23 CAPITOLO SECONDO L’ISTITUTO DELLA ZAKAT I. ZAKAT Per capire cosa s’intende per zakat è necessario tener presente che il divieto all’usura, analizzato nel presente lavoro, è l’antitesi dell’istituto della zakat, sinonimo di solidarietà sociale. Tale solidarietà inizia verso i membri della famiglia: l’amore e il soccorso che i figli devono ai genitori, che l’uomo deve alla moglie e ai figli, un cerchio che si allarga e comprende i parenti poveri, i vicini poveri e poi tutti i poveri della comunità. La società islamica medievale è governata da un forte senso della comunità e la carità fraterna è impronta tangibile di compassione. Si tratta della cosiddetta “economia del dono” che divenne una peculiarità del sistema del pensiero e dell’ordine sociale dell’islam medievale. L’economia del dono dimostra il rapporto esistente tra il potere e la grazia: i “potenti” si fanno benefattori dei poveri mediante la distribuzione delle elemosine, offrendo alloggio, alimenti, istruzione che offrono alloggio, cibo, istruzione ai bisognosi, e così facendo acquisiscono meriti dinanzi a Dio. Esiste un rapporto funzionale tra benefattore e beneficiario. Tramite la carità, da un verso, il ricco dimostra la propria gratitudine verso Dio per le ricchezze che gli ha concesso, mentre il povero consolida i suoi legami all’interno della collettività. Tra i due soggetti scaturisce una funzione di uguaglianza, sebbene asimmetrica. La religione permea l’economia offrendo una veste etica al circolo virtuoso dei beni. In tal contesto, gli atti di carità si distinguono in sadaqa e zakat. La sadaqa è un atto di liberalità volontario, che scaturisce dalla generosità del credente, la zakat è una forma atto dovuto e istituzionalizzato, che tramite l’elaborazione giurisprudenziale costituì un vero e proprio sistema di tassazione. Nonostante questa distinzione tra zakat e sadaqa, gli studiosi proseguono nell’interrogarsi sul valore delle une e delle altre (quelle pubbliche e segrete). Il valore dell’atto della carità, peraltro, si concentra nelle intenzioni del donatore. Difatti, le elemosine (zakat e sadaqa) rappresentano una qualità simbolica di mezzo idoneo a rafforzare i rapporti all’interno della società: ciò
  • 24. 24 rende preferibile che i sentimenti di amore di chi dona e quelli di gratitudine di chi riceve non restino segrete, ma servano da buon esempio per tutti43 . In ogni caso, l’elemosina (versata pubblicamente o in segreto) deve scaturire da un atto d’amore verso l’altro, in caso contrario è incoerente con il connotato stesso di zakat e sadaqa. 2.1.1. LA TEORIA DI ZAKAT La zakat riveste particolare importanza in quanto è uno dei cinque pilastri della religione, insieme all’attestazione di fede, alla preghiera, al digiuno e al pellegrinaggio. La zakat riveste il ruolo imposta-elemosina prelevata dal patrimonio dei fedeli benestanti e destinata essenzialmente a favore dei poveri e dei diseredati della comunità. Il verbo zaka (essere puto, ma anche prosperare) e i suoi derivati sono usati sia per indicare il retto comportamento che segnare per un passaggio semantico dell’elemosina e la decima44 . La zakat45 trova giustificazione della sua esistenza nel Corano. Il Corano tutela con particolare vigilanza al problema della povertà e relativa, spingendo i fedeli a donare ai poveri, agli orfani e altre categorie di beneficiari. Sulla base delle prescrizioni coraniche e della tradizione profetica (entrambe fonti della legge della shari’ah) fu fondata la teoria della zakat; precisando i beni soggetti all’aliquota della stessa, il minimo imponibile, la varianza dell’aliquota prevista, il sistema di esazione e le disposizioni per la distribuzione. La teoria della zakat ricalca quella della circolazione della ricchezza, entro la quale si afferma il principio di mutuo soccorso. In questi termini si è espresso Christian Décorbet in “Le mendiant et le combattant”, definendo l’economia islamica “une economie aumônière”, ovvero, un’economia basata sulla costante circolazione delle elemosine nella comunità46 . La shari’ah individua due categorie di poveri: coloro che per ragioni di età o salute mentale o fisica sono assolutamente incapaci di provvedere a sé stessi e coloro che, 43 Al-Ghazali, Ihya’, I, cit., pp. 188-207. 44 Il Corano, Surah 7, verso 156. 45 Per lunghi secoli la gestione della zakat era affidata al potere califfale o ai sostituti funzionari politici locali e la percezione della stessa aveva luogo tramite degli intermediari/agenti ( denominati ‘ulama’) i quali applicavano precisi tabellari nel richiedere quanto dovuto o in numerario o in beni. Nonostante il fatto che tale riscossione divenne volontario, con il fine del califfato, essa non venne meno. I fedeli calcolano da sé il versamento da corrispondere e provvedono a destinare la somma a organizzazioni di beneficienza. È preferibile che il versamento della zakat avvenga direttamente. 46 Dècobert C., “Le mendiant et le combattant”, Èditions du Seuil, Parigi, 1991, pp. 238-251.
  • 25. 25 pur essendo in grado di lavorare, si trovano (per diverse ragioni) in uno stato di bisogno non avendo mezzi sufficienti per mantenere sé stessi e la propria famiglia. Mentre per la prima categoria l’elemosina soddisfa i bisogni primari (cibo, un minimo di vestiario), nella seconda ipotesi si deve rimettere il povero nelle condizioni di tornare a essere un elemento produttivo della comunità tale da uscire dalla cerchia dei destinatari della zakat. Pertanto, possiamo paragonare la funzione della zakat, in un certo senso, a quella attribuita al microcredito. Si può affermare che, la zakat è il contributo islamico per la giustizia sociale con la creazione di circolo virtuoso della ricchezza, permettendo a chi è uscito dal circolo di produzione di rientravi. Questa è l'istituzione della zakat in della finanza islamica per eliminazione della povertà nella comunità47 . 2.1.2. L’APPLICAZIONE DELLA ZAKAT Secondo la legge della shari’ah, una persona che soddisfi i seguenti criteri è considerata obbligata al pagamento della zakat: 1) Il fedele; 2) L’adulto, il sano di mente, il libero (non uno schiavo). 3) Colui in possesso di una certa quantità minima di patrimonio supplementare (il minimo imponibile, denominato nisab). Per capire l’attuale applicazione della zakat non si può trascurare l’applicazione della stessa ai tempi della sua prima diffusione. La giurisprudenza stabilì che la zakat è pagabile dai soggetti i cui beni sono in grado di incrementarsi (in arabo al-mal al- nami). Tale capacità può essere tanto potenziale, come nel caso dell’oro e dell’argento tenuti in serbo, tanto effettiva, come nel caso del bestiame, dei capitali finanziari investiti in attività commerciali. Per quanto concerne il bestiame, è soggetta alla zakat quello appartenente a tre specie (cammelli, bovini e ovini), a condizione che il proprietario ne fosse in possesso per un tempo ininterrotto di un anno, a decorrere dal 47 DHAR P., AKHAN J.A., “The Role of Zakat in Islamic Accounting and Finance: An Overview”, Journal of Business Economic Issues, vol. 2, no. 1, 210, abstaract.
  • 26. 26 raggiungimento del minimo imponibile prescritto, e che si tratti di bestiame tenuto al pascolo48 . La prima testimonianza storica riguardante il minimo imponibile in questione, e delle aliquote dovute a partire da esso, è fornita dalle lezioni impartite dal Profeta Muhammad a Muadh B.Jabal, prima di inviare quest’ultimo nello Yemen in qualità di esattore della zakat. Da tali ed altre istruzioni, la giurisprudenza ha ricavato le norme per la riscossione della zakat sul bestiame. Ciascuna specie di bestiame è tassabile e il proprietario è obbligato a dare capi di media qualità. Un aliquota fissa del 2,5% a partire da un minimo imponibile di 20 dinar d’oro e di 200 dirham d’argento era versata sui capitali d’oro e argento alla fine di ogni anno di possesso ininterrotto49 . Si esige la zakat nella misura del 2,5% solo se l’oggetto tassabile presenta determinate condizioni: 1) Deve essere un bene lecito; 2) il prezzo d’acquisto o il valore di stima devono aver raggiunto il minimo imponibile; 3) deve essere stato acquistato e posseduto con l’intenzione di rivenderlo, ossia l’intenzione di ricavarne in prima istanza un utile e poi rivenderlo. Verificate tali condizioni, la zakat si preleva in base al valore delle merci, calcolato da un perito alla fine dell’anno di possesso50 , o in base al loro prezzo d’acquisto. Nel primo caso il computo dell’anno di possesso si fa partire dal momento in cui il valore delle merci raggiunge il minimo imponibile, nel secondo (che non tiene conto di eventuali oscillazioni dei prezzi nel corso dell’anno) dal momento in cui il commerciante sborsa il denaro: ciò vale a anche per le merci acquistate con il contratto di salam (vendita con anticipazione del prezzo) oppure date in prestito (qard). La 48 Vengono esclusi gli animali da lavoro o allevati a foraggio, le femmine di latte, gravide o che allevano i piccoli. Affinché il bestiame possa essere tassato si richiede il possesso di numero minimo di capi. 49 Il dinar aureo islamico fu una moneta, coinata fin dall’età omayyade, del peso di 4,25 grammi di oro a 22 carati. Sulla scorta del valore del dinar, il dirham argenteo doveva essere di 2,97 grammi di argento puro. Fonte: Wikipedia). L’oro e l’argento vengono tassati sia se si tratto di numerario (controverso è il caso delle monete false o coniate con metallo a bassa caratura), sia se si tratta di metallo non coniato. All’oro e l’argento vengono equiparati i capitali commerciali (nota: la tassazione viene introdotto nel califfo di Omar. 50 Il calendario islamico è lunare e non solare e dura 354 o 355 giorni.
  • 27. 27 decorrenza dell’anno si interrompe se le merci vengono rubate o danneggiate da agenti esterni in modo irreversibile, riducendosi il loro valore al di sotto del minimo imponibile (nisab). La decorrenza fissata rimane valida se il commerciante rivende le merci, acquistandone altre con il ricavato. C’è una controversia tra i giuristi circa i prodotti su cui effettuare il prelevamento, benché tutti concordino nell’escludere quelli deperibili (frutti freschi, verdure, ecc.). Corano e sunna non danno sufficienti indicazioni al riguardo. In entrambe le fonti della shari’ah i prodotti tassabili sono citati in modo generico. Ai tempi del Profeta la zakat era pagata anche su grano, orzo, uva e datteri essiccati. Per i prodotti agricoli non si richiede l’anno di possesso ininterrotto, poiché è prevalsa l’opinione secondo cui il minimo imponibile basti ad assicurare che la zakat colpisca il superfluo. Come scadenza della loro tassabilità viene fissato il momento in cui, giunti a maturazione, i prodotti vengono raccolti e immagazzinati. Se il contribuente perde, per furto o calamità naturale, i prodotti maturi, prima che ne sia stata accertata l’imponibilità, la tendenza generale è di limitare il prelevamento dell’imposta alla parte residua, se questa raggiunge il minimo imponibile. Quanto tale perdita avviene dopo di che si è accertata l’imponibilità dei prodotti, la maggioranza dei giuristi ritiene che il contribuente debba pagare l’imposta anche sulla parte andata distrutta, specialmente se la perdita è da imputarsi a un suo comportamento doloso o negligente. Un problema essenziale nell’elaborazione giurisprudenziale della teoria dell’anno di possesso risiede nello stabilire se l’incremento sia da considerare o meno un accessorio al capitale e pertanto destinato a seguire le sorti giuridiche. Alla regola dell’anno di possesso ininterrotto si può derogare nel caso in cui il contribuente, sovvenendo a un grave stato di necessità dei poveri, paghi la sua zakat in anticipo di uno o due mesi. Il decorso dell’anno può essere interrotto da vari fattori, a titolo di esempio a causa della riduzione patrimonio al di sotto del minimo imponibile per perdita o furto51 . 2.1.3. LE CARATTERISTICHE DELLA ZAKAT 51 Un espediente usato per evadere la zakat consisteva appunto nello scambiare beni tassabili con altri di genere diverso prima dello spirare dell’anno, così da iniziare il computo di una nuova decorrenza.
  • 28. 28 Prima di analizzare nel dettaglio la zakat, alcune importanti osservazioni sono degne di nota52 : 1) Mentre l’oro, il denaro (carta, monete e depositi bancari), e i debiti sono inclusi nel patrimonio netto imponibile, i terreni agricoli non lo sono; 2) La proprietà pubblica non è soggetta a zakat, poiché è progettata esclusivamente per servire gli interessi pubblici di tutta la comunità compresi gli obiettivi di benessere sociale; 3) La percentuale dell’aliquota è stata fissata dal Profeta Muhammad, è del 2,5 % per tutti i tipi di patrimoni netti, tranne per il flusso dei prodotti agricoli, dove la percentuale è pari al 5 % o al 10 % (a seconda che la terra è stata irrigata dalla pioggia o a mano); la zakat sull’estrazione industriale è del 20 %; 4) La percentuale della zakat è indipendente dal reddito, che possa essere positivo o negativo, salvo che il valore netto alla fine dell'esercizio è superiore al livello minimo imponibile (nisab); 5) La zakat è destinata a prescritti soggetti; 6) Il pagamento della zakat è obbligatorio sul patrimonio netto e non sulla ricchezza totale, vale a dire, i debiti dovuti ad altri soggetti sono deducibili così come lo sono le perdite subite nel corso dell'anno. 2.1.4. LE CATEGORIE DELLA ZAKAT La zakat si distingue in due categorie principali; zakat al fitrah e zakat al mal. La prima è un obbligo per tutti i musulmani e deve essere pagata al termine del mese di Ramadan. La quantità di zakat è di circa 3 kg di alimenti di base nel paese in questione o una somma di denaro equivalente al prezzo del cibo. Per zakat al mal s’intende la zakat per la ricchezza e i possedimenti. Questa, a sua volta, si classifica in: 1) Zakat per il reddito e lo stipendio. Il calcolo fondamentale per la zakat sulla ricchezza e i possedimenti prende il nome di nisab. Per la zakat riguardante il reddito e il salario vi sono due modi di calcolo: 52 http://monzer.kahf.com/papers/english/zakah_and_prohibition_of_Riba_in_the_Isl_econ_system.pdf.
  • 29. 29 i) Reddito annuo lordo x 2,5% (se l’importo supera il minimo imponibile) ii) Proventi adeguati per la zakat x 2.5% 2) Zakat per le imprese. La zakat riguardante le imprese è obbligataria sulla ricchezza generata dalle stesse. Include tutte le tipologie di attività come le imprese individuali, le imprese a responsabilità limitata, le business partnership, e le cooperative. In questi casi l’aliquota della zakat è sempre il 2.5% sulla ricchezza aziendale e sui beni in base al nisab. Vi sono due metodi di calcolo della zakat per le imprese: i) Metodo I: il capitale di funzionamento [Attività correnti – Passività correnti] x Gestione x 2.5%. Tale metodo è utilizzato per le società proprietarie di attività e passività correnti dichiarate. ii) Metodo II: il capitale di funzionamento [Owners equity + Passività a lungo termine – Attività immobilizzate – Semi-fixed assets] x % delle azioni di proprietà dei musulmani x 2,5%. La presente metodica è applicata per le istituzioni finanziarie e le banche islamiche che non hanno specifici attività correnti e passività correnti. 3) Zakat per il risparmio. Il tasso è del 2,5% della quantità di risparmio. Per i risparmi sul conto corrente, se i risparmi di un soggetto hanno raggiunta la durata di un anno, dove i saldi più bassi superano il minimo imponibile (nisab), allora il titolare del c/c è obbligato a pagare la zakat . 4) Zakat per le azioni. Guida generale per il calcolo zakat è del 2,5% sul valore più basso delle azioni intere o titoli che sono di proprietà per un anno dopo aver dedotto l'importo del finanziamento erogato per l'acquisto dei titoli. Per le azioni che il proprietario possiede ancora fino alla fine del hau53 l, il calcolo zakat è del 2,5% sulla base del prezzo più basso costo/ mercato. Per la quota che si trova sotto il processo di vendita e di acquisto per un anno 53 periodo di possesso in genere un anno. L’anno non è solare, ma lunare.
  • 30. 30 intero / haul, il calcolo è del 2,5% sulla base del valore di vendita dopo l'acquisto deduzione dei costi. 5) Zakat per l’oro e l’argento. 6) Zakat per l’agricoltura. La Zakat per l’agricoltura è effettuata sui prodotti agricoli che sono la base alimentare per un paese una volta raggiunta la nisab e il haul (periodo di possesso in genere un anno). 2.1.5. I BENEFICIARI DELLA ZAKAT Sono otto le categorie di persone che si qualificano come beneficiari della zakat54 : 1) i poveri: le persone che sono in completa povertà e non hanno nulla; 2) gli indigenti o bisognosi: persone che hanno una certa ricchezza, ma non abbastanza per soddisfare i loro bisogni primari, 3) esattori: coloro che raccolgono la zakat da distribuire a coloro che la meritano55 ; 4) coloro i cui cuori devono essere conciliati, allocuzione coranica con cui si fa riferimento a coloro che dopo la conquista di Mecca nel 630 e l’amnistia proclamata dal Profeta si convertirono in massa all’Islam. A costoro il Profeta faceva donazioni dai fondi della zakat per rinsaldarne la fede e ripagarli delle ristrettezze sofferta nella lunga lotta tra qurayshiti e musulmani; 5) i riqab : i fondi della zakat venivano utilizzati per liberare una persona dalla stato di schiavitù; 6) i debitori: essi ricevono la zakat a condizioni che il debito non sia stato contratto a causa di prodigalità, sperpero, ovvero per fine illegale; che siano insolventi e non possiedano beni che possano essere venduti per saldare il debito; che il creditore non possa concedere alcuna dilazione. 54 Si veda il sito: http://islamic-relief.org.my/ . 55 Rimane controverso se l’esattore possa ricevere una quoto di zakat solo se si trovi in ristrettezze economiche o se possa riceverla in ogni caso, a titolo di ricompensa per il lavoro svolto
  • 31. 31 7) Coloro che lavorano in via di Dio e si sforzano a svolgere un’attività considerata vitale per il bene dell’islam, come i giudici, i giureconsulti ecc. 8) I viandanti: i viaggiatori hanno diritto di usufruire dei fondi di zakat se si trovano privi di mezzi in un paese straniero, purché il motivo del viaggio sia lecito (studio, affari, pellegrinaggio). Non ha importanza se il soggetto nel suo paese sia ricco. II. GLI EFFETTI DELLA ZAKAT Gli effetti dell’istituto della zakat sono vari principalmente quattro: a) Effetto della zakat relativa alla ripartizione della ricchezza produttiva: La redditività marginale del capitale (MPK) per il settore privato non dovrebbe di norma scendere al di sotto della percentuale effettiva necessaria per mantenere il patrimonio netto non decrescente. La percentuale è 2.56456 . Il livello di equilibrio del capitale investito dal settore privato è a Ke con MPK pari Z. A tale livello di capitale qualsiasi incremento dello stesso non porta il ritorno sufficiente a giustificare la sua aggiunta allo stock di K e di conseguenza una appropriata forma di investimento deve essere scelta se il proprietario del capitale non vorrebbe tenere la sua disponibilità in declino. In altre parole, tali settori il cui MPK è al disotto di Z non sono considerati una scelta efficiente per gli investitori. Investitori razionali preferiscono cercare altre settori i cui MPK è ancora al di sopra Z. Nell’ipotesi in cui MPK si troverebbe sotto Z in alcuni settori, in primo luogo, nuovi fondi di investimento si situerebbero in altri settori in cui MPK è ancora al di sopra del tasso effettivo di zakat, Z. Tali aumenti di K fanno sì che il MPK si riduce a Z. Il processo può continuare finché il MPK è sopra lo zero, in quanto tutti i punti in cui MPK > 0 promettono agli investitori un più alto patrimonio netto, se questi decideranno di investire. Supponendo che ogni altra variabile sia costante compresa la tecnologia (che colpisce la redditività del capitale)e qualora 56 Tale percentuale Z è così ricavata: (1 + Z) - 0.025 (1 + Z) = 1 0,975 Z = 0,025 Z = 0.025/0.975 = 0,02564 (2.564%)
  • 32. 32 tali condizioni continuano gli investimenti perdureranno fino a che MPK diventa uguale a zero in tutti i settori. A questo punto, l'onere della zakat sui fondi investiti recentemente diventa pari al suo peso per fondi inattivi. Conseguemente, la scelta a disposizione dei percettori di reddito diventa tra il consumo e il risparmio poiché ci sarà indifferenza tra investire i loro risparmi o lasciarli inattivi. L’osservazione di tale riflessione è che il settore pubblico incoraggia investimenti in progetti meno redditizi, sia perché il governo non è un profit-seeker sia perché espande il pagamento della zakat. b) Effetti della zakat sulla ricchezza improduttiva: Il Profeta Muhammad ha invitato la sua comunità ad investire la ricchezza degli orfani e ha giustificato la sua raccomandazione con l'argomento che la zakat consumerebbe la ricchezza se non è produttivamente investita57 . Questo punto ha rivendicato l'attenzione di molti scrittori musulmani dalla fine del 1940 fino ai giorni nostri. Irshad M.S.A. commenta "Le monde n'apa connu d'autre systeme Economique lequel un dissout le probleme de l'argent accumule qui demeur stérile et rifiutano le bien etre qu'il peut fournire a la société"58 . Abdul Mannan considera la zakat come la sanzione senza compromessi per l’accumulo in quanto “it checks the tendency to hoard idle cash resources and provides a powerful stimulus for investing these idle stocks”59 . Si può aggiungere che la zakat penalizza non solo "l'argent sterile" o "idle cash resources", ma tutti i mezzi inattivi di produzione. In questo modo la zakat riguarda le attese e le risorse inutilizzate e cerca di metterli di nuovo circolazione in attività economiche sia in termini di mezzi di produzione come un aumento di capacità sia in termini di trasferimento ai fini di consumi (come un aumento della domanda di beni di consumo). In entrambi i casi la società trae notevole beneficio. c) Effetto della zakat sulla distribuzione del reddito: 57 Majma’ al-Buhuth al-Islamiyah, Ibid, p.159. 58 Mo’tamar al-‘Alam al-Islami, cit., p. 68. Irshad con la citazione intende dire che : "Il mondo non ha mai conosciuto un altro sistema economico che possa risolve il problema dei fondi che rimangono improduttivi e si rifiutano di contribuire al benessere della società" . 59 MANNAN M.A., cit., pp. 220-201. Manna considera la zakat come una sorta di pena per l’accumulo perché controlla la tendenza ad accumulare risorse liquide inattive e fornisce un potente stimolo per investire questi stock di inattività.
  • 33. 33 L’effetto della zakat sulla distribuzione del reddito può essere facilmente osservabile. A titolo di un esempio eccessivamente semplificato: Supponiamo che l'APK in una data impresa è il 10 %, ciò significa che la zakat dovuta ai proprietari dell'impresa è 2,75 % del capitale, vale a dire il 2,5 % x 1,1 in quanto la zakat viene riscossa sul capitale e il suo ritorno . Di conseguenza , è necessario un tasso di risparmio del 27,5 % rispetto al reddito dei proprietari dell’ imprese al fine di mantenere un patrimonio non decrescente. Lo spirito egoista di mantenere la propria ricchezza in aumento o almeno non decrescente richiede che ogni individuo dovrebbe unire la decisione di ripartizione dei proventi con l'utilizzo del risparmio, perché il passaggio di qualsiasi intervallo di tempo tra queste due decisioni è penalizzato su base proporzionale. Pertanto, l'opportunità di investire diventa un elemento diretto nel processo di allocazione del reddito. Per chiarire meglio ci si può ausiliare di un esempio riguardante l'effetto della fusione della zakat sul risparmio e sulle decisioni d’investimento: si può astenersi dal consumo al tempo oggi, al fine di aumentare la propria ricchezza. Per aumentare la ricchezza netta alla fine dell’anno, ci si dovrebbe aspettare un aumento della propria ricchezza lorda (prima dell’applicazione della zakat) pari almeno a Z più di una preferenza di oggi su domani60 . La prevenzione di salvare la zakat dal fenomeno dell’erosione non significa cercare un alto tasso d’interesse, semplicemente perché l'interesse non può, per legge, superare lo zero. Per evitare una riduzione della ricchezza netta, i percettori di reddito potrebbero pensare alle opportunità d’investimento al momento della ripartizione del loro reddito tra consumo e risparmio. Al contempo, essi cercano di minimizzare l'intervallo di tempo tra risparmio e investimenti. Partendo dal fatto che tutti i percettori di reddito sono soggetti alla zakat, ciò rende la decisione se per risparmiare e investire la preoccupazione di ciascun salariato nella società . L’analisi fino ad ora attuata può essere così sintetizzata: 1) spostamento verso l'alto della funzione di risparmio del singolo; 2) ulteriore spostamento verso l'alto con l’ aggregazione ; 3) stretta relazione tra risparmio e decisioni d'investimento. 60 Se i prezzi dovrebbero essere costanti: L’anticipata inflazione aumenterebbe il risparmio attuale, ridurrebbe il lasso di tempo che intercorre tra il risparmio e gli investimenti e l'inclinazione degli investimenti verso l’inflazione delle attività produttive.
  • 34. 34 Sono quattro le categorie alle quali la zakat è destinata sotto forma di assicurazione socio-economica. Questi sono: i poveri, i viaggiatori e chi è in debito. Una quinta categoria è abbastanza generale, da includere ogni attività che possa essere classificata come buona o benefica per la società secondo i criteri islamici. La sesta categoria ha l’obiettivo di migliorare la morale e il comportamento degli individui che sono deboli o hanno tendenze aggressive; e la settima è una traduzione della libertà personale, intesa come l’atto di spendere per il riscatto dei prigionieri o degli “schiavi”. L'ottava categoria è il finanziamento di dell'amministrazione zakat e dei suoi dipendenti. La gestione della zakat non si limita a provvedere i destinatari prescritti dalla shari’ah nel breve termine. La zakat fornisce ai poveri e i bisognosi i mezzi di produzione e il capitale circolante, le competenze e le abilità, la formazione e l’occupazione (al fine di aumentare il loro reddito da lavoro) insieme con i beni di necessità primaria di consumo (nel b/t), i trasporti, le strutture residenziali ecc. La zakat può essere distribuita sotto forma di denaro contante, titoli per i beni di consumo come i buoni pasto, oi beni reali ed i servizi. L'unico limite che si può osservare è quello imposto dal livello minimo di esenti. La regola generale stabilisce che colui che paga la zakat non è idoneo a ricevere la stessa. Tutti i beni durevoli non di lusso utilizzati da una famiglia sono esclusi dalla definizione di patrimonio netto per quanto riguarda l'imposizione della zakat. Il livello di minimo imponibile è rappresentato dal cosiddetto “nisab”. Qualsiasi delle prime quattro categorie di destinatari perde l’idoneità alla ricezione della zakat se risulta in possesso di un nisab (minimo imponibile) nel corso di un anno in modo ininterrotto. Non importa quanto alto è reddito che un soggetto può essere in possesso, al fine di qualificarsi come destinatario di zakat, l’individuo dovrebbe aver speso tutto ciò che si colloca al di sopra del minimo imponibile. La discussione precedente porta a concludere che la zakat non diminuisce la domanda aggregata e può anche aumentare, a seconda della forma della funzione di consumo adottiamo e sulla ripartizione dei fondi zakat. L'assegnazione della domanda aggregata creata dalla zakat, tra investimento e beni di consumo, è
  • 35. 35 affidata al potere esecutivo di gestione, secondo le condizioni economiche effettive al momento e gli obiettivi della politica economica . d) Effetti della zakat sulla distribuzione della ricchezza e del reddito nel lungo termine: La zakat influenza la distribuzione della ricchezza e del reddito nel lungo periodo vero condizioni di equità. Pertanto, affari su qualsiasi micro livello micro sono soggetti a perdite e guadagni. Gli effetti positivi sulla redistribuzione della ricchezza sono significativi. Tale risultato sarà evidente se si ricordano due caratteristiche della zakat. In primis, i fondi saranno distribuiti tra le categorie meritevoli e quindi non conservati nel fondo zakat61 . Secondariamente, l'importo concesso a ciascun soggetto non è limitato dal nisab ovvero al ricevente può essere concesso un dato importo che soddisfi le sue necessità secondo l'attuale standard di vita della società, con l'intento di migliorare le sue capacità al fine di permettergli di uscire dal gruppo di destinatari della zakat. È quindi dimostrato che la zakat tende verso una distribuzione egualitaria della ricchezze e mantiene la stessa sempre in circolazione. Si tratta di una caratterizza dinamica dell'economia islamica ed è profondamente radicata nella concezione del benessere sociale. La distribuzione del reddito nel breve termine è più evidente e si ha ogni qualvolta che l’erogazione della zakat è realizzata per mezzo di denaro contante, beni di consumo o beni capitali. III. LA DIFFERENZA TRA ZAKAT E TASSAZIONE La differenza tra zakat e tasse consiste nel fatto che la zakat è parte integrante del sistema islamico, mentre la tassazione è solo una disposizione per la politica del settore pubblico. 61 Alcuni autori hanno sostenuto che il fondo zakat è autorizzato ad avviare progetti produttivi, mantenendo la loro proprietà in suo possesso e fornendo occupazione e reddito per i poveri ei bisognosi. Ciò che questi scrittori hanno perso di conto, a parere di Kahf Monzer, è che un tale processo causerà il possesso di tutti i mezzi di produzione nel lungo periodo, il che non è affatto l'intenzione di sistema islamico. Il processo comporterà anche l'eliminazione di quella parte del denaro stesso della zakat, prelevata dal patrimonio del fondo zakat (zakat funds).
  • 36. 36 Da un articolo62 del Dr. Badawi Z., emergono chiaramente tali differenze. In primo luogo, la tassazione è imposta dalle autorità civili, la zakat ha natura spirituale e ha radici nella Rivelazione. In secondo luogo, la zakat è esplicitatamene destinata alle otto categorie di beneficiari, le imposte hanno un raggio di applicazione molto più ampio. Da ultimo, mentre il gettito fiscale dipende dall’abilità delle autorità che cerca di limitare gli effetti di evasione ed erosione, la zakat è considerata un dovere religioso e la coscienza del credente forma un incentivo per il suo versamento. Il dottor Badawi Zaki, consulente della shari’ah delle banche islamiche, evidenzia che l’istituzione della zakat dovrebbe essere utilizzata per finanziare progetti di sviluppo per alleviare la povertà, obiettivo richiedente una maggiore trasparenza nella raccolta ed erogazione della zakat. La zakat è considerata sinonimo di giustizia sociale. I poveri e i bisognosi sono garantiti “partecipando” alla ricchezza dei ricchi, in tal senso si cerca di aiutare e armonizzare il rapporto tra gli abbienti riducendo nello stesso tempo le possibilità di disordine sociale. Il Dr. Badawi afferma che: “Se un sistema sociale si misurasse dalla sua cura e assistenza dei deboli e dei bisognosi, allora l’islam supera la prova a pieni voti”. Dall’analisi teorica della zakat, si passa alla valutazione dei casi pratici della stessa confrontando in merito le differenze fra le conseguenze della zakat nel sistema fiscale di alcuni Stati islamici e la raccolta e la contestuale distribuzione dell’istituto attraverso organismi autonomi internazionali. 62 Dr. BADAWI Z., “Zakat: A NEW SOURCE OF DEVELOPMENT FINANCE?”, dal sito web: http://www.iol.ie/~afifi/Articles/zakat.htm .
  • 37. 37 CAPITOLO TERZO I CASI PRATICI DELLA ZAKAT Nel sistema ridistributivo proposto dalla finanza islamica, la zakat è gestita a livello statale, parastatale o tramite organizzazioni umanitarie locali ed internazionali indipendenti come la Islamic Relief Worldwide, la Muslim Aid, la Northen American Islamic Trust, la Muslim Hand, la Human Care Foundation Worldwide, la Human Relief Foundation, la Human Appeal International e la Muslim Youth Helpline. Dalla prospettiva dell’etica economica islamica, la società è considerata un sistema cooperativo in cui l’individuo (agente responsabile) soddisfatti i propri bisogni, tende a prendersi cura dei bisogni degli altri tenendo conte delle proprie capacità. Storicamente, l’istituto della zakat (elemosina legale), sadaqa (elemosina volontaria), il waqf (fondazione pia) hanno contribuito in maniera considerevole alla conservazione del benessere socio-economico della comunità. Oggi essi hanno subìto un profondo processo di trasformazione e ibridazione, che ne ha modificato molti aspetti formali lasciandone però intatto lo spirito, e si propongono come un’altra alternativa islamica ai tradizionali impianti di welfare, con l’intento a volte di sostituirli del tutto a volte di integrarle.63 I. I CASI DELLA ZAKAT ISTITUZIONALIZZATA La zakat ha un preciso fine economico: mettere in circolazione la ricchezza accumulata, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi socio-economici considerati prioritari, garantire un livello minimo di esistenza a tutti e assicurare l’uso produttivo delle risorse economiche per il benessere materiale della società. Prendendo spunto dagli insegnamenti coranici, dalla tradizione profetica64 e giurisprudenziale dell’islam classico, gli economisti islamici contemporanei cercano di sviluppare un modello macroeconomico basato sullo spirito cooperativo nei rapporti tra gli agenti economici. Essi enfatizzano che l’islam incoraggia la giustizia distributiva e assicura un dignitoso standard di vita a tutti i membri della società attraverso l’istruzione, la formazione, un lavoro decoroso, un giusto salario, la sicurezza sociale e l’assistenza a 63 ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013, pag. 189. 64 La Sunna .
  • 38. 38 poveri tramite la zakat65 . Per raggiungere questi obiettivi non si può prescindere dall’introduzione di un moderno sistema fiscale in cui la zakat deve occupare un posto centrale. Prestigiosi economisti islamici pongono l’accento come una profonda comprensione degli obiettivi della zakat, alla luce dell’analisi economica contemporanea, renda possibile il suo utilizzo come strumento di politica fiscale colto a promuovere la spesa per la sicurezza sociale, le funzioni di giusta allocazione della ricchezza nazionale e la lotta contro la povertà. La zakat assume dunque un grande valore, anche simbolico, nella costruzione di un welfare state islamico. La zakat è stata introdotta come imposta obbligatoria nella legislazione di alcuni paesi: Arabia Saudita (decreto del 13/5/1951), Libia (legge n. 89 del 1971), Pakistan (Zakat and Ushr Ordinance n. 18 del 1980) e Sudan (legge n.3 del 1984 e n. 1389 del 1986).66 In Yemen (legge n.9 del 1996), la zakat è stata prelevata dai prodotti agricoli, dal bestiame, dalle merci e dai capitali liquidi. L’istituto è ridistribuito ai bisognosi, vedove, orfani. In Malaysia, dove è stata istituzionalizzata nel 1974, la zakat è disciplinata e amministrata dai singoli Stati federali tramite i Consigli islamici. Solo lo Stato del Kedah ha un consiglio indipendente, chiamato Comitato della zakat, che opera separatamente. Dal 1990 è stato istituito un centro per la raccolta della zakat, sotto la supervisione del Consiglio islamico di Kuala Lumpur con funzioni di raccordo e coordinamento. Tuttavia gli Stati continuano ad agire autonomamente per cui esistono alcune differenza tra l’uno e l’altro. Esistono due iter mediante i quali la comunità può pagare la zakat: per mezzo di esattori o direttamente attraverso gli uffici dei Consigli islamici. Gli Stati malesi prevedono la raccolta della zakat sui cereali (principalmente riso), sui capitali finanziari e sul commercio. In alcuni Stati si preleva anche sul bestiame, mentre nel Negeri Sembila si preleva sull’oro.67 65 CHAPRA M.U., “The Islamic Welfare State and Its Role in the Economy”, Islamic Foundation, Leicester, 1980, p.159. 66 per un compendio delle leggi sulla zakat si vedano: Al-Misri R., “Kitab al-zakat”, Center for Research in Islamic Economics, Jedda, 1984, pp.9-83; Abdallah U.H., “ Al-Zakat: al-daman al-ijtima’i al-islami”, al-Mansura, 1989, pp. 199-213. Si veda anche Kahf M., “Zakat management in Some Muslim Societies”, IDB Publications, Jedda, 2000, in www.irtipms.org/OpenSave.asp?pub=84.pdf. 67 AL-GHAZALI A., “L’amministrazione della zakat in Malaysia”, a cura di PACINI ., in “Tasse religiose e filantropia nell’Islam del sud-est asiatico”, Dossier Mondo Islamico 3, 2006,, pp. 141-174.
  • 39. 39 Alcuni paesi islamici hanno creato organi parastatali per la raccolta e la distribuzione della zakat, come la Giordania (legge n.35 del 1944, abrogata nel 1978 e sostituita nel medesimo anno dallo Zakat Fund Act), il Bahrain (legge n.8 del 1979), il Kuwait (legge n.5 del 1982), gli Emirati (legge n.37 del 1984). In Egitto e in Marocco esistono proposte di legge per l’introduzione obbligatoria della zakat. In Egitto, in base alla legge n. 66 del 1971, la Banca sociale Nasir raccoglie e distribuisce le offerte volontarie. L’art. 3 della legge n.48 del 1988 ha autorizzato anche le banche islamiche e gli sportelli banca islamica alla raccolta della zakat (prelevata dai c/c dei clienti o proveniente da donazione) che è distribuita in collaborazione con l’Università dell’Azhar e il ministero degli Awqaf 68 . Con i fondi della zakat sono finanziati ospedali, centri di assistenza, nonché concessi crediti alle categorie bisognose69 . Un interessante esperimento di raccolta volontaria e distribuzione della zakat tramite un organo parastatale è quello della Zakat House (Dar al-zakat) del Kuwait, formalmente sotto le dipendenze del ministero degli Awqaf, ma con una propria autonomia amministrativa e finanziaria. Si occupa di pubblicizzare e sponsorizzare in vario modo la raccolta della zakat, coordina una serie di comitati e associazioni che operano a livello locale, elabora e gestisce i progetti cui sono destinati i fondi raccolti. Le zakat raccolte vanno in un fondo comune, ma il contribuente può anche decidere di devolvere la propria donazione a uno specifico progetto (ad esempio la campagna a favore degli orfani raccoglie circa il 10% delle entrate). Le entrate complessive sono in costante aumento, come mostrano i report annuali pubblicati sul sito dell’organizzazione del Zakat House, e sono destinate per lo più (l’ottanta % circa) ad aiuti sociali70 . La distribuzione interna ha ancora la priorità e solo il 23% dei fondi raccolti è destinato ad aiuti allo sviluppo nei paesi musulmani più svantaggiati. In linea generale, gli organismi autonomi (fondi, comitati, banche) e semiautonomi (agenzie parastatali) si dimostrano molto più efficacie nella raccolta e distribuzione della zakat rispetto ai casi in cui ciò avviene a livello di amministrazione centrale dello Stato (Arabia Saudita, Pakistan, Sudan), sia per la loro maggiore capacità di raggiungere il 68 Il Ministero degli Awqaf è il Ministero delle fondazioni pie. Nella lingua araba, il termine Awqaf indica il plurale di Waqf (fondazione pia). L’istituto del waqf risponde a un principio, quello della beneficienza e dell’assistenza delle categorie più svantaggiate ed diminuisce la dipendenza dagli aiuti internazionali e alla capacità di convogliare la beneficienza verso progetti sociali di ampio respiro. 69 BEN-NEFISSA S., “Zakat officielle et zakat non officielle aujourd’hui en Egypte”, in “Egypte. Monde arabe.”, VII, 1991, pp. 105-120. 70 Per l’ultimo report si veda www.zakathouse.org.kw sezione pubblications.
  • 40. 40 possibile contribuente attraverso campagne pubblicitarie mirate e l’uso di Internet (l’e- zakat), sia per la maggiore trasparenza e affidabilità che il pubblico riconosce. L’Arabia Saudita costituisce il primo esempio di paese in cui la zakat è stata introdotta come imposta obbligatoria (è l’unica imposta sul reddito delle persone fisiche) nel 1951. Fino al 1966 erano soggetti a zakat solo i cittadini sauditi (persone fisiche, società saudite e partner sauditi in società straniere), in seguita essa è stata estesa a tutti i cittadini (persone fisiche e persone giuridiche) del Consiglio di cooperazione del Golfo titolari di un reddito in Arabia Saudita. Si paga in base ad una dichiarazione dei redditi presentata dal contribuente o in conformità a una stima del patrimonio. Molto complesso è il pagamento della stessa sui prodotti agricoli e sul bestiame, settori in cui a cause delle resistenze della parte beduina della popolazione l’evasione è alta. Un risultato si è raggiunto nel 1974, quando il governo saudita, introducendo dei sussidi per gli allevatori (con l’obiettivo di aumentare la produzione di carne nel paese), ha sottoposto il diritto a ricevere il sussidio al pagamento della zakat. Dal 1979 (Decreto ministeriale n.393 del 6 agosto), l’amministrazione della zakat è stata affidata al Dipartimento per la zakat e le imposte sul reddito, alle dipendenze del ministero delle Finanze che si occupa in particolare del prelevamento della zakat sui capitali finanziari e sulle merci; viceversa, la raccolta della zakat pagabile in natura (bestiami e prodotti agricoli) e l’intera distribuzione avviene tramite comitati pertinenti ai ministeri del Lavoro, degli Interni e delle Finanze71 . Secondo la legislazione saudita, la zakat si paga sulla produzione agricola (cereali, alcuni tipi di legumi, zucchero, olio di oliva), sul bestiame, sui capitali, sulle rendite delle persone fisiche e giuridiche da attività commerciali o industriali così come da partecipazioni azionarie e investimenti finanziari di vario tipo. In Pakistan il prelevamento della zakat è regolato in base al decreto noto come Zakat and Ushr Ordinance n. 18 del 1980, che istituisce un organismo centrale di controllo e coordinamento, il Consiglio centrale della Zakat (composto di sedici membri che restano in carica per tre anni), e comitati locali e distrettuali (sono presenti 115 distretti della zakat corrispondenti ai distretti amministrativi) cui è affidata l’amministrazione e la riscossione a livello locale, e l’individuazione dei beneficiari. La zakat è imposta 71 Decreti e regolamenti relativi alla zakat per l’Arabia Saudita sono pubblicati sul sito del Department of Zakat and Icome Tax, www.dzit.gov.sa/en .
  • 41. 41 solo ai cittadini del Pakistan musulmani sunniti; gli sciti e le altre minoranze del paese sono esentati dal pagamento della zakat. Le società sono soggette al pagamento della zakat. Ne sono esenti: le imprese statali, gli Zakat Funds, le organizzazioni e istituzioni caritatevoli, le fondazioni pie, le scuole religiose, le moschee e gli orfanotrofi. In base alla normativa pakistana una zakat del 2,5% è prelevata su: i depositi bancari, fondi governativi, partecipazioni azionarie, polizze assicurative, fondi previdenziali. Sui prodotti agricoli viene prelevata un imposta del 5% chiamata ushr. I fondi della zakat sono tenuti distinti dalle altre entrate statali e destinati ai fini prescritti dalla shari’ah. Così la zakat funziona da sistema di sicurezza sociale per gli strati più vulnerabili della popolazione fornendo assistenza diretta, cure mediche, istruzione primaria religiosa. Tuttavia, sul funzionamento della zakat pesano in particolare il costo dell’apparato burocratico e l’alto tasso di evasione a causa della scarsità dei controlli e del “moral hazard”. Anche il ruolo riabilitativo della zakat si mostra scarsamente incisivo: i beneficiari preferiscono usare i fondi ricevuti per soddisfare le necessità più impellenti piuttosto che per costruire attività durature, sia perché i fondi si rilevano il più delle volte insufficienti a tale scopo, sia perché lo Stato non fornisce loro anche un’adeguata formazione imprenditoriale72 . In Sudan la zakat è dovuta su: capitali finanziari, salari, stipendi, compensi per l’esercizio di arti e professioni, merci, prodotti agricoli, bestiame. Si paga direttamente sui beni “occulti” (denaro e capitali finanziari). Tra i beneficiari si considera decaduta la categoria dei “coloro i cui cuori devono essere conciliati”. Nella categoria “riqab” sono incluse le popolazioni musulmane oppresse, la cui lotta di liberazione può essere finanziata tramite la zakat. Nonostante l’ampio ambito impositivo ricoperto dalla zakat, la sua incidenza nella lotta della povertà è stata minima sia per l’insufficienza numerica e la mancanza di preparazione del personale addetto alla riscossione, sia per l’alto tasso di evasione riguardante la zakat dovuta sul bestiame, che costituisce principale risorsa del paese. La guerra civile ha influenzato sensibilmente la 72 Zakat and Ushr Ordinance n.18 del 1980, in WAQAR UL-HAQQ M., “Manual off Zakat and Ushr Law”, Nadeem Law Book House, Lahore, 1994, pp. 9-49; NAZIR K., “Zakat and ‘Ushr System in Pakistan”, in “Islamic Studies”, XXXV/3, 1996, pp. 333-343; KHAN K.A., “An Evalutation of Zakat Control System in Pakistan”, in “Islamic Studies”, XXXII/4, 1993, pp. 413-426; Id., “Elimination of Poverty in the Islamic Framework”, in “Islamic Studies”, XXIX/2, 1990, pp. 143-162; TOSSEF A., UMAR B., “The Role of Zakat Fund in an Islamic Economy: An Empirical Evidence”, in “Hamdard Islamicus”, XX/2, 1997, PP. 83-88.
  • 42. 42 distribuzione della zakat: solo il 27% del gettito è servito a coprire le spese di riscossione e distribuzione, inclusi gli stipendi degli addetti73 . È evidente che l’introduzione della zakat nei moderni Stati islamici deve essere preceduta dall’adattamento di alcune norme74 . Secondo gli economisti, un’efficiente e corretta applicazione della zakat assicura un costante effetto redistributivo sulla ricchezza nazionale, costituendo uno dei migliori baluardi contro le forze disgreganti delle differenze sociali. Tuttavia, nonostante il suo notevole potenziale, nei paesi islamici si è ben lontani da un suo corretto funzionamento. Il sistema di raccolta è spesso inefficacie, con il risultato che buona parte di potenziale zakat sfugge al prelievo, mentre sul piano della distribuzione si è ben lontani dal raggiungere tutti i beneficiari. L’intera struttura dell’esistenza andrebbe migliorata e le procedure di versamento semplificate. Il reale impatto della zakat sul benessere della comunità dipende da vari fattori: pianificazione adeguata dei programmi di assistenza per evitare sprechi di fondi, continuità nella realizzazione dei programmi e controllo sulla loro efficacia. In assenza di politiche efficaci in grado di affrontare il problema della povertà, l’incremento del reddito tramite un sussidio ha solo la funzione di garantire una maggior capacità di consumo per i beneficiari e non permette l’accumulo di capitale né il suo investimento in attività produttive. La zakat sale non può funzionare se non supportata da altri strumenti di sicurezza sociale. In una congiuntura negativa del ciclo economico, infatti, il numero degli aventi diritto alla zakat sale mentre quello dei possibili contribuenti scende, rendendola così inefficacie come strumento di riequilibrio75 . Più efficacie, invece, sembra la raccolta e distribuzione della zakat attraverso organismi in parte autonomi o su base volontaristica: nei paesi in cui non è stata istituzionalizzata, la società civile ha prodotto inizialmente da basso con vari progetti di riscossione e utilizzo della zakat. Un efficace esempio al riguardo è dato dal Sud-est asiatico, un’area molto diversificata che include paesi come l’Indonesia dove i musulmani arrivano al 95% della popolazione, ma il sistema del pancasila (ovvero i 73 ZEIN AL-ABIDIN T., “Zakat and the Alleviation of Poverty in the Muslim World”, in “Hamdard Islamicus”, XX, 2, 1997, pp. 78-80. 74 ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013. 75 NIENHAUS V., “Islam and moderne Wirtshaft. Einfuhrung in Positionen, Probleme und Perspektiven”, Verlag Styria, Graz-Wien-Koln, 1983, pp. 183-204.
  • 43. 43 cinque principi su cui si fonda lo Stato indonesiano) opera una chiara distinzione tra religione e Stato. Oppure come in Filippine, Singapore, Tailandia dove i musulmani costituiscono gruppi minori. In questi ultimi tre paesi la raccolta della zakat è orientata a reperire fondi per mantenere attive le istituzioni islamiche locali, mosche, scuole, fondazioni ecc., diventando così una fonte privilegiata per ottenere contributi finalizzati a mantenere in vita le istituzioni più tradizionali e più legate alla vita religiosa e culturale della comunità. In Indonesia la zakat è percepita come uno dei modi più importanti con cui i musulmani possono contribuire allo sviluppo economico e sociale del paese. Un certo filone del pensiero economico islamico sostiene che una corretta politica redistributiva farà in modo da integrare attività assistenziale statale e volontario al fine di correggere le distorsioni nella distribuzione dei redditi e della ricchezza. Benché l’intervento correttivo statale risulti sempre necessario, il volontariato è ritenuto più efficiente dello Stato nel trasferire risorse dal ricco al povero, in quanto i costi di trasferimento sono minori e l’individuazione dei beneficiari, specialmente a livello locale, più precisa76 . II. LA ZAKAT VOLONTARIA La zakat raccolta da organizzazioni umanitarie locali ed internazionali indipendenti risulta avere grande successo. L’attività delle maggiori charities per la raccolta di zakat in Europa è stata avviata dalla Gran Bretagna, dove hanno sede legale: Islamic Relief, Muslim Aid e Muslim Hands. Islamic Relief è considerata tra le più grandi organizzazioni umanitarie internazionali islamiche. Nata nel 1984, Islamic Relief opera con progetti a favore dello sviluppo sostenibile, della scolarizzazione, della diffusione dell’accesso all’acqua potabile, della protezione dell’infanzia abbandonata, della cura degli orfani e della lotta alle malattie. Inoltre la stessa organizzazione interviene in casi di calamità naturali e disastri naturali, concede iniziative di microcredito per avviare attività di piccole dimensione. Muslim Aid , un’altra grande organizzazione umanitaria islamica, è nata nel 1985 e si occupa della lotta alla povertà a livello mondiale, progetti a favore di donne e bambini, 76 SIDDIQI M.N., “Il ruolo del volontariato nell’Islam: inquadramento concettuale”, in Tasse religiose e filantropia nell’Islam del sud-est asiatico, a cura di PACINI, Dossier Mondo Islamico, Fondazione Agnelli, Torino, 1997, cit., pp. 1-21.
  • 44. 44 per l’educazione, interventi in casi di emergenza umanitaria (uno dei recenti casi è quello delle Filippine e della Siria) e la lotta alle malattie. Muslim Hands è un’organizzazione internazionale islamica che opera e sostiene progetti umanitari dal 1993. L’operato di questi organizzazioni risulta di maggior efficienza rispetto ai casi degli Stati con zakat istituzionalizzata. Uno dei maggiori motivi è lo spirito di volontariato e costanza presente in esse e l’anonimato delle donazioni. Difatti, ciascuna organizzazione un sistema di raccolta della zakat volontaria riconducibile a versamenti Paypal nei rispettivi siti internet. Si tratta della cosiddetta “e-zakat”. In base allo zakat calculator in italiano zakat calcolatore 77 , la zakat si paga sempre in base all’anno lunare, il minimo imponibile si stima a seconda del valore dell’oro che il calcolatore automaticamente qualifica in base della valuta scelta per la donazione (euro, dollari, sterline ecc.). lo zakat calcolatore del caso dell’Islamic Relief Italia, che si rivolge a qualsiasi soggetto, fornisce la possibilità di donare e versare la zakat in modo volontario e semplificato via Internet. Tale calcolo di zakat online si computa solo sul denaro e sui beni a esso assimilati, quindi su depositi, investimenti finanziari, merci e accantonamenti. L’e-zakat sta acquistando sempre maggior importanza per finanziare le attività filantropiche e assistenziali in Occidente.78 Alcuni esempi possono essere della Zakat Foundation of America o del Council of Islamic Organizations of Greater Chicago (CIOGC). La prima è un’organizzazione non governativa79 si occupa esclusivamente nella gestione della zakat distribuita sia a livello locale sia internazionali (tra i recenti interventi vi è lo stato di emergenza dei rifugiati siriani). Il CIOGC sostiene in particolare la comunità locale con programmi d’istruzione, assistenza alle famiglie, sostegno agli immigrati e ai poveri, e promuove il dialogo e la cooperazione con altre associazioni umanitarie. 80 77 Zakat calcolatore dell’Islamic Relief Italia: http://www.islamic-relief.it/chi-siamo/cosa-facciamo/zakat/zakat-calcolatore/ 78 ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013, cit., p. 202. 79 La ZAKAT FOUNDATION OF AMERICA è registrata come charity in base alla legge n. 501, c.3, con sede a Worth nell’Illinois. 80 ERSILIA F., Economia, religion e morale Nell ‘Islam, Roma, Carocci editore, 2013, cit., p. 203.
  • 45. 45 In base agli zakat calcolatori della CIOGC e della Zakat Foundation of America, la zakat si paga sul denaro (comprese azioni, fondi pensioni ecc.) e sui redditi derivanti da attività commerciale e d’impresa (esclusi sono bestiame e prodotti agricoli.)81 . L’operato di queste organizzazioni a base volontaria sia a livello locale che internazionale risulta di gran lunga efficiente rispetto alla raccolta e distribuzione della zakat da parte di organi statali o parastatali. 81 Il calcolatore della zakat della Zakat Foundation of America è disponibile su : http://www.zakat.org/donate/zakat-calculator/. Il calcolatore della zakat del Council of Islamic Organization of Greater Chicago è disponibile su: www.zakatchicago.com.