2. Musica consigliata
C’era un tempo, lontano lontano
in cui le fattorie parlavano per slogan
Era un modo rapidissimo, e molto efficace
per far memorizzare i messaggi di rèclame
3. Ma per le tante magie di quel tempo
dopo pochi anni il millennio cambiò
In quella èra tutta nuova
la gente
che pure aveva così poco tempo per sé
comincio ad ascoltar le fattorie
che narravano loro
delle lunghe, interessanti, storie
4. Uno studioso vecchio vecchio
disse
con la sua voce
profonda e austera, che era
“una metodologia e disciplina
che, usando i principi
della retorica
e della narratologia
creava racconti influenzanti
in cui vari pubblici
potevano riconoscersi”
5. Egli conosceva
tutte le scienze
e sosteneva che le storie
sono nella natura dell’uomo
Fin dalla notte dei tempi infatti
l’uomo aveva sempre
raccontato delle storie
6. Le fattorie però usavano
lo Storytelling
Una cosa un po’ diversa
dalla narrazione:
esso infatti non racconta il passato
ma disegna i comportamenti
orientando i flussi di emozioni
portando gli individui
a identificarsi e a conformarsi
L’epica raccontava lezioni di
saggezza dall’esperienza
lo storytelling invece incolla sulla
realtà dei racconti artificiali
7. La narrazione infatti metteva d’accordo tutti:
secondo gli antropologi per esempio, fu proprio la narrazione
a permettere la trasmissione della conoscenza tra uomo e uomo
8. Secondo i sociologi invece
le persone vengono accomunate se si identificano in un racconto
Sviluppano senso di appartenenza
rendendosi quindi molto più disponibili a collaborare
9. E pure quei mattacchioni degli psicologi. Sì, la nostra mente è connaturata
alla creazione di storie. L’uomo, da sempre, naturalmente, crea storie
Pure i sogni son fatti di storie
10. Musica consigliata
La mente ragiona per immagini. Le storie sono immaginifiche, fanno descrivere
cioè delle figure nella mente. Perciò si ricordano, sono memorabili
La memoria vive di immagini. Proviamo a chiudere gli occhi e pensare a ieri
Subito, avrà inizio una sequenza di immagini
11. Le storie aiutano a spiegare i cambiamenti ed i loro motivi
Sono dinamiche, e suscitano riflessioni
12. Le storie spiegano le verità, le umane debolezze, le forze, le speranze, le paure
Tutti noi ci identifichiamo nel protagonista di una storia
13. Le storie descrivono le alternative, stimolano la fantasia
quindi fanno immaginare le conseguenze delle scelte
Ci aiutano a scegliere il prodotto più adatto
14. Tutte le storie narrano di conflitti
interiori o esteriori
E mostrano come il protagonista
l”eroe”, li affronti
svelandoci il significato
delle sue azioni positive e negative
Nel nostro caso l’eroe si deve avvalere
di uno strumento molto speciale:
il nostro prodotto
15. Un prodotto a cui ci si affeziona
pensiamo a quanti prodotti siamo affezionati, e anche a quante marche
Ma questo è più difficile, perché un prodotto è concreto e utile
mentre una marca è soltanto un nome, una filosofia, un’idea
16. In quello strano
millennio
lo storytelling divenne
veramente importante
La gente infatti era
ormai confusa
da troppi messaggi spot
Si preferiva ricevere
meno messaggi
ma più affascinanti
e coinvolgenti
proprio come le storie
17. E quando le storie sono belle e interessanti vengono ri-raccontate a loro volta
Noi proviamo molto piacere nel raccontare nuovamente le storie che ci piacciono
Pensiamo ad un aneddoto, o ad una barzelletta
Una marca che riesce a farsi raccontare raggiunge certo il successo
o comunque la notorietà. E pure, scusate l’espressione volgare, tutto gratis
18. Nel millennio precedente
si dava importanza all’immagine
In quello successivo invece
si badò alla reputazione
La differenza sta nel fatto che
l’immagine se la crea
la fattoria
la reputazione invece
è ciò che la gente
dice in giro di lei
Roba seria, molto seria
Ma niente affatto triste
19. Ci piace condividere…
Gli strumenti per diffondere la reputazione di una marca,
in quel millennio tutto nuovo,
non mancavano di sicuro
Musica consigliata
20. Ci piace condividere…
Il termine “condividere” divenne molto popolare
E si condivideva in un modo tutto nuovo
Nell’era dell’informazione si condivideva la conoscenza
E le storie sono conoscenza
22. Si chiamavano
“mezzi sociali”
ma i forestieri
li chiamavano
“social media”
Erano veramente tanti
ogni giorno se ne inventavano di nuovi, diversi
adatti alle rinnovate esigenze dei popolani che, invero
diventavano sempre più bizzarri e capricciosi
23. Qualcuno faceva
confusione
e pensava
con le storie
di potersi
prendere giuoco
della gente
Ma il millennio era cambiato davvero
ed erano ancora tanti i mercanti che, ancora
non avevano compreso che le storie le raccontavano
SOPRATTUTTO la gente
24. E la gente
che invece imparò tanto presto
ad usare tutti quei nuovi arnesi
quando si sentiva presa in giro
subito si vendicava:
bastava raccontarlo, e tutti i suoi amici
meglio, i suoi contatti
l’avrebbero raccontato a loro volta
25. Antichi opifici
popolani
Era tornato il passaparola
solo che stavolta era più
rapido, efficace, potente
Anche perché la gente non si fidava più di
quel mezzo ormai abusato che era la rèclame
Essa spesso dava fastidio, e poi si sapeva che diceva le bugie
26. I popolani
si fidavano invece
di ciò che dicevano
gli altri popolani
perché erano
disinteressati
e, spesso
anche molto
competenti
Certo, non sempre ma molto spesso
Era un rapporto da pari a pari, peer to peer, come dicevano i forestieri
E non costava nulla
27. In quel millennio
posmoderno infatti
la gente amava tanto
la tecnologia ma
per paradosso
riscopriva tante tante
belle cose
dei tempi antichi
Quasi si comportavano come se appartenessero a una medesima tribù
erano capaci di azioni collettive,
si muovevano tutti assieme, rapidamente, inaspettatamente
Essi erano mossi da uno scopo comune
che spesso era dovuto ad una semplice motivazione etica
28. Raccontare storie
sviluppa
il senso di
appartenenza
Un racconto
meglio di altri
freddi schemi
usati un tempo
riesce a far
immedesimare le
persone
Musica consigliata
29. Ancor più importante poi è far condividere le storie
E le emozioni se condivise sono ancor più belle
Condividere vuol dir moltiplicare
30. Le storie trovano l’individuo nella folla
E ciascuno le reinterpreta a modo suo. Aggiunge, toglie, modifica
Tutto dipende dalle sue personali emozioni
L’importante però e che rimanga intatta la trama della storia
31. Le storie creano connessione ed empatia
sono più facili da capirsi e stimolano
la creazione di nuove soluzioni
Sono molto più persuasive
Le storie sono belle
32. “Ma come
si costruisce una storia?”
chiese allora un bimbo curioso
Un signore dall’aria stralunata
gli rispose:
simula una situazione vera
poi dài un insegnamento
Ed infine invita
a metterlo in pratica
Musica consigliata
34. “Certo”
rispose il tipo allampanato
“ricordiamoci che le matrici delle
storie le abbiamo impresse nel
nostro inconscio
E queste storie primordiali si
chiamano archetipi”
35. La dinamica di una storia
le
fina
sfida
a
id
sf
Tranquillità
la
ce la
ta
L’ero più diffi
la lot
on
e vin
ffr
a
e affr
ta
Si
ce
onta ile
agis
Si re
c
I atto II atto III atto
I incidente II incidente
Una storia inizia di solito da uno stato d’animo tranquillo e positivo
Ma ecco l’imprevisto, che l’eroe affronta e supera. Ancora, quando sembra tutto
ormai passato, ecco una nuova minaccia, ancor più grave della precedente
Con maggior fatica, astuzia, coraggio fino all’eroismo
il protagonista affronta tutti i pericoli e, naturalmente, vince
36. Secondo il più grande studioso del tempo
che si chiamava Carl Jung
tutte le persone hanno
un comune “inconscio collettivo”
C’è un aspetto affettivo, simbolico, etico
Questo è l’archetipo
37. Mentre secondo un certo Booker, le storie
potevano seguire sette archetipi differenti
Battere il mostro l’integrità
sfidare sé stessi e la purezza
storie di le tragedie
saggezza e le
ezioni di ottimismo commedie
38. E gli eroi possono essere di tanti tipi diversi
Ma essi devono sempre insegnarci qualcosa, questa è la morale.
Nello storytellig la morale sta nella bellezza, nel fascino, nell’utilità
del prodotto. Meglio: nell’esperienza d’uso del prodotto
39. Le marche allora
(che poi erano i cognomi
dei prodotti) Questo era il fine
avevano bisogno di tempo dello storytelling
per spiegare
a tutti i popolani Il motivo
il motivo veniva rafforzato
della loro bellezza dal fatto che
dietro questa marca
vi fosse una lunga ed
In fondo, quando qualcuno avvincente storia
la sceglieva doveva avere un
buon motivo La morale
è sempre un argomento
Questo motivo forte
era la morale della favola
40. Gli studiosi dei mercati
la chiamavano
“Tessuto narrativo della marca”
In sostanza: cosa dovrebbe andare
a dire la gente di lei?
Perché dovrebbe sceglierla?
Riuscire non solo a dare un motivo
ma spingerla a dirlo in maniera
coinvolgente
Si prefigurava
un millennio difficile
41. Qualche eccentrico giullare
arrivò a dire:
“un bravo mercante, in questo
millennio, deve saper scrivere bene”
Chissà… magari aveva ragione
42. Per tutte queste cose, si scopri che lo storytelling era molto utile in tante altre
cose non solo per intrattenere i bambini piccoli ma anche tutti i bambini grandi
Li aiutava a diventare ancora più grandi e più forti dentro
Aiutava a risolvere problemi, a prender decisioni, a scambiarsi il sapere,
e soprattutto a cambiare, vero forte imperativo di quel difficile momento
43. … e fu così
che il rapporto
tra aziende
e clienti
si trasformò
in rapporto
tra persona
e persona
Musica consigliata
C’era un tempo, lontano lontano, in cui le fattorie parlavano per slogan. Era un modo rapidissimo, e molto efficace per far memorizzare i messaggi di rèclame
Ma, per le tante strane magie di quel tempo, dopo pochi anni il millennio cambiò. In quella èra tutta nuova, la gente, che pure aveva così poco tempo per sé, comincio ad ascoltar le fattorie che narravano loro delle lunghe, interessanti, storie
Uno studioso vecchio vecchio disse, con la sua voce profonda e austera, che era “una metodologia e disciplina che, usando i principi della retorica e della narratologia creava racconti influenzanti in cui vari pubblici potevano riconoscersi”
Egli conosceva tutte le scienze, e sosteneva che le storie erano nella natura dell’uomo. Fin dalla notte dei tempi, infatti, l’uomo aveva sempre raccontato delle storie.
Le fattorie però, usavano lo storytelling. Una cosa un po’ diversa dalla narrazione: infatti esso non racconta il passato, ma disegna i comportamenti, orientando i flussi di emozioni, portando gli individui a identificarsi e a conformarsi L’epica raccontava lezioni di saggezza dall’esperienza, lo storytelling invece incolla sulla realtà dei racconti artificiali http://gruppodilettura.wordpress.com/2008/10/31/storytelling-la-fabbrica-delle-storie-la-narrazione-come-strumento-di-manipolazione/
La narrazione infatti metteva d’accordo tutti: secondo gli antropologi, per esempio, fu proprio la narrazione a permettere la trasmissione della conoscenza tra uomo e uomo
Secondo i sociologi, invece, le persone vengono accomunate se si identificano in un racconto. Sviluppano senso di appartenenza rendendosi quindi molto più disponibili a collaborare.
E pure quei mattacchioni degli psicologi. Sì, la nostra mente è connaturata alla creazione di storie. L’uomo, da sempre, naturalmente, crea storie. Pure i sogni, son fatti di storie. Fine Selling england Inizio Imagine
La mente ragiona per immagini. Le storie sono immaginifiche, fanno descrivere cioè delle figure nella mente. Perciò si ricordano, sono memorabili. La memoria vive di immagini. Proviamo a chiudere gli occhi e pensare a ieri. Subito, avrà inizio una sequenza di immagini
Le storie aiutano a spiegare i cambiamenti ed i loro motivi. Sono dinamiche, e suscitano riflessioni
Le storie descrivono le alternative, stimolano la fantasia quindi aiutano ad immaginare le conseguenze delle scelte Ci aiutano a scegliere il prodotto più adatto
Tutte le storie contengono conflitti, interiori o esteriori. E mostrano come il protagonista, l”eroe”, le affronti, spiegandoci il significato delle sue azioni, positive e negative. Nel nostro caso l’eroe si deve avvalere di uno strumento molto speciale: il nostro prodotto.
Un prodotto a cui ci si affeziona. Pensiamo a quanti prodotti siamo affezionati. E anche a quante marche. E questo è più difficile, perché un prodotto è concreto e utile, mentre una marca è soltanto un nome, una filosofia, un’idea
In quello strano millennio lo storytelling divenne veramente importante. La gente infatti era ormai sommersa da troppi messaggi spot Si preferiva ricevere meno messaggi, ma più affascinanti e coinvolgenti, proprio come le storie
E quando le storie son belle e interessanti, vengono ri-raccontate a loro volta. Noi proviamo molto piacere nel raccontare nuovamente le storie che ci piacciono. Pensiamo ad un aneddoto, o ad una barzelletta. Una marca che riesce a farsi raccontare raggiunge certo il successo, o comunque la notorietà. E pure, scusate l’espressione volgare… tutto gratis
Nel millennio precedente si dava importanza all’immagine In quello successivo invece, si badò alla reputazione. La differenza stava nel fatto che l’immagine se la creava la fattoria, ma la reputazione era ciò che la gente diceva in giro di lei. Roba seria, molto seria. Ma niente affatto triste Fine Imagine
Gli strumenti per diffondere la reputazione di una marca, in quel millennio tutto nuovo, non mancavano di sicuro Come together
La parola “condividere” divenne molto popolare. E si condivideva in un modo tutto nuovo. Nell’era dell’informazione si condivideva la conoscenza. E le storie, sono conoscenza
Anche gli uccellini cinguettavano storie
Si chiamavano “Mezzi sociali”, qualche forestiero li chiamava “social neworks”. Erano veramente tanti, ogni giorno ne uscivano di nuovi, diversi, adatti alle rinnovate esigenze dei popolani che, invero, diventavano sempre più bizzarri e capricciosi
Qualcuno faceva confusione, e pensava, con le storie, di potersi prendere giuoco della gente. Ma il millennio era cambiato, ed erano ancora tanti i mercanti che, ancora, non avevano compreso che,le storie, le raccontava SOPRATTUTTO la gente, E la gente, che invece aveva imparato tanto presto ad usare tutti quei nuovi arnesi, quando si sentiva presa in giro allora subito si poteva vendicare: bastava raccontarlo, e tutti i suoi amici, meglio, i suoi contatti, l’avrebbero raccontato a loro volta. .
Era tornato il passaparola, solo che stavolta era più rapido, efficace, potente. Anche perché la gente non si fidava più di quel mezzo ormai abusato che era la rèclame. Essa spesso dava fastidio, e poi si sapeva che diceva le bugie. I popolani si fidavano invece di ciò che dicevano gli altri popolani, perché parlavano in maniera disinteressata, e, molto spesso erano molto competente. Certo, non sempre ma molto spesso Era un rapporto da pari a pari, peer to peer, come dicevano i forestieri e non costava nulla.
In quel millennio posmoderno infatti, la gente amava tanto la tecnologia ma, per paradosso, riscopriva tante tante belle cose dei tempi antichi. Quasi si comportavano come fossero appartenenti a una tribù: ed erano capaci di azioni collettive, si muovevano tutti assieme, rapidamente, inaspettatamente. Ma erano mossi da uno scopo comune, che spesso era dovuto ad una semplice motivazione etica
Raccontare storie sviluppa il senso di appartenenza. Un racconto, meglio di altri freddi schemi usati un tempo, riesce a far immedesimare le persone
E ciascuno le reinterpreta a modo suo. Aggiunge, toglie, modifica. Tutto dipende dalle sue personali emozioni. L’importante però e che rimanga intatta la trama della storia
Le storie creano connessione ed empatia, sono più facili da capirsi, e stimolano la creazione di nuove soluzioni. Sono molto più persuasive. Le storie sono belle
“ Ma come si costruisce una storia”? Chiese allora un bimbo curioso. Un signore dall’aria stralunata gli rispose: Simula una situazione vera; poi dai un insegnamento. Ed infine invita a metterlo in pratica
“ Può spiegarsi meglio”? Incalzò il bambino, un poco scettico.
Certo, rispose il tipo allampanato: ricordiamoci che le matrici delle storie le abbiamo impresse nel nostro inconscio. E queste storie primordiali si chiamano “archetipi”
E, per fare una buona storia, si partiva di solito da un certo stato d’animo, tranquillo e positivo. A un certo punto, ecco l’imprevisto, che l’eroe affronta e supera. Ma, quando sembra tutto ormai passato, ecco una nuova minaccia, ancor più grave della precedente. Ancora, con maggior fatica, astuzia, coraggio fino all’eroismo il protagonista affronta tutti i pericoli e, naturalmente, vince.
Secondo il più grande studioso del tempo, che si chiamava Carl Jung, tutte le persone hanno un comune “inconscio collettivo”. C’è un aspetto affettivo, simbolico, etico. Questo è l’archetipo
Mentre secondo un certo Booker, le storie potevano seguire sette archetipi differenti: battere il mostro, la sfida con sé stessi, le storie di saggezza, lezioni di ottimismo, l’integrità e la purezza, le tragedie e le commedie. Sarebbe molto interessante poterle esaminare, ma ora dobbiamo correre! Che peccato …
E gli eroi possono essere di tanti tipi diversi. Ma gli eroi devono sempre insegnarci qualcosa, questa è la morale. Nello storytellig la morale è la bellezza, il fascino, l’utilità dell’utilizzo del nostro prodotto
Le marche allora, che poi erano i cognomi dei prodotti, avevano bisogno di tempo, per spiegare a tutti i popolani il motivo della loro bellezza. In fondo, quando qualcuno la sceglieva, doveva avere un buon motivo. Questo era l’oggetto dello storytelling E questo motivo era molto rafforzato dal fatto che, dietro questa marca, vi fosse una lunga ed avvincente storia. http://blog.evoluzionetelematica.it/quale-la-vostra-storia/
Gli studiosi dei mercati la chiamavano: “Tessuto narrativo della marca”: in sostanza: cosa dovrebbe andare a dire la gente di me? Perché dovrebbe sceglierla? Riuscire non solo a dare un motivo, ma spingerla a dirlo in maniera coinvolgente. Si prefigurava un millennio difficile
E allora ci si domandava: ma cosa dovrebbe dire la gente, della nostra marca? Qualche eccentrico giullare arrivò a dire: un bravo mercante, in questo millennio, deve saper scrivere bene. Chissà… magari aveva ragione
Per tutte queste cose, si scopri che lo storytelling era molto utile in tante altre cose, non solo per intrattenere i bambini piccoli ma anche tutti i bambini grandi. E li aiutava a diventare ancora più grandi, e più forti dentro. Aiutava a risolvere problemi, a prender decisioni, a scambiarsi il sapere, e soprattutto a cambiare, vero forte imperativo di quel difficile momento