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Università degli Studi di Torino
DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA
Corso di Laurea Magistrale in
Psicologia del Lavoro e del Benessere nelle Organizzazioni
L’INTENZIONE IMPRENDITORIALE
TRA LA PROPENSIONE AL RISCHIO E LA RESILIENZA.
UN PRIMO STUDIO.
Candidata
Alice Marchisio
Relatore
Prof.ssa Chiara Ghislieri
Anno Accademico 2013 - 2014
INTRODUZIONE
L’imprenditore potenziale: l’intenzione
Intenzione
imprenditoriale
PRE - LANCIO
Creazione
d’impresa
START UP
Crescita e successo
imprenditoriale
POST - LANCIO
Le fasi del ciclo imprenditoriale (Battistelli e Odoardi, 2008)
La DETERMINANTE CHIAVE dell’azione imprenditoriale.
Fattori
personali
Fattori
ambientali
Fattori
Socio-economici INTENZIONE+ =
Quali CARATTERISTICHE PERSONALI possono favorire lo
sviluppo dell’intenzione di fondare un’impresa?
La prospettiva interazionista (Battistelli e Odoardi, 2008; Gordini, 2013)
+
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
L’IMPRENDITORIALITÀ IN ITALIA
Global Entrepreneurship Monitor (GEM) 2013
TEA - Total early stage Entrepreneurial Activity
Imprenditorialità nascente +
Nuove attività imprenditoriali
Tratto da: Rapporto GEM Italia 2013.
PERCEZIONI IMPRENDITORIALI
• Elevata paura di fallire
• Bassa percezione delle opportunità offerte dal
contesto
• Bassa fiducia nelle proprie capacità imprenditoriali
ATTITUDINI IMPRENDITORIALI
• Il 10% della popolazione in età lavorativa esprime
intenzioni imprenditoriali, collocando il paese in
una posizione concorrenziale nel confronto con gli
altri paesi europei.
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
1. ANALISI DELLA LETTERATURA
Imprenditorialità e propensione al rischio
Risk-taking = «accepting a challenging task that
simultaneously involves potential for failure as
well as for accomplishment or personal benefit».
(APA, 2007)
Il rischio rappresenta un tratto univoco
della figura dell’imprenditore?
DUE POSIZIONI TEORICHE CONTRASTANTI (Stewart e Roth, 2001)
1. Gli imprenditori possiedono una propensione al rischio maggiore di quella dei manager
(Carland et al., 1995; Amit et al., 1993; Hull et al., 1980; Mc Grath et al., 1992)
2. Gli imprenditori non possiedono una propensione al rischio significativamente diversa da
quella dei manager o del resto della popolazione (Brockhaus, 1980)
Approccio del processo imprenditoriale (Battistelli e Odoardi, 2008)
• Gli imprenditori sono più propensi al rischio durante la prima fase del ciclo
imprenditoriale.
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
2. ANALISI DELLA LETTERATURA
Imprenditorialità e resilienza
Resilience = «the process and outcome of
succesfully adapting to difficult or challenging
life experiences, especially through mental,
emotional and behavioural flexibility and
adjustment to external and internal demands»
(APA, 2007)
La creazione e la gestione di imprese
espone gli imprenditori a potenziali
fattori di stress (Ben Tahar, 2012)
UN NUOVO INTERESSE DI RICERCA
• Esiste un legame tra resilienza e successo imprenditoriale
(Ayala e Manzano, 2014; Cortese et al.,2013; Stoltz, 2000)
• La resilienza rappresenta una misura appropriata del successo imprenditoriale
specificamente nelle prime fasi del processo di costruzione di una venture
(Markman et al., 2005)
• La resilienza può influenzare positivamente la formazione di un’intenzione
imprenditoriale in circostanze avverse (Bullogh e Renko, 2013; Mangundjaya, 2009)
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
LA RICERCA
Obiettivi e ipotesi
Propensione al rischio e resilienza possono essere considerate caratteristiche
distintive degli aspiranti imprenditori?
Ipotesi 1 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di
propensione al rischio maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione
imprenditoriale.
Ipotesi 2 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di
resilienza maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione imprenditoriale.
Ipotesi 3 Esiste una relazione lineare positiva tra la propensione al rischio e l’intenzione
imprenditoriale.
Ipotesi 4 Esiste una relazione lineare positiva tra la resilienza e l’intenzione imprenditoriale.
Propensione al rischio e resilienza sono legate allo sviluppo delle intenzioni
imprenditoriali?
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
1. METODO
Strumento
• CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE
E OBIETTIVI PROFESSIONALI
• LIVELLI DI INTENZIONE IMPRENDITORIALE
• MISURE DI VARIABILI DI PERSONALITÀ
SCALA INTENZIONE IMPRENDITORIALE
Item 16
• Misura intenzione imprenditorialeeffettiva
• Gradodi accordo/disaccordoad unaserie di
8 affermazionisu scalaLikert 1 - 7
• Attendibilità:alpha di Cronbach= .93
SCALA PROPENSIONE AL RISCHIO
Declared risk-taking scale
(Dahlback , 1990)
Validazione italiana a cura di Vecchione e Barbaranelli (2005)
• Misura inclinazionegeneralealrischiodi tipo
razionaleo non impulsivo
• 10 item
• Gradodi auto-descrizionesu scalaLikert 1 - 7
• Attendibilità:alpha di Cronbach= .77
SCALA RESILIENZA
Connor-Davidson Resilience Scale
(Connor e Davidson, 2003)
Versione italiana a cura di Fabio e Palazzeschi (2012)
• Misura livello di reazionepositivaa cambiamenti,
sentimentidolorosi e problemipersonali
• 10 item
• Gradodi auto-descrizionesu scalaLikert1 - 7
• Attendibilità:alpha di Cronbach= .83
Questionario strutturato self-report
1 2
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
Inviti contenenti link al questionario on-line tramite e-mail e social network
+ versione cartacea a studenti dell’Università di Torino (Psicologia) e del
Politecnico di Torino (Ingegneria Gestionale e della Produzione)
2. METODO
Procedure e partecipanti
Procedura
Partecipanti N = 525
19 – 62 anni (M = 28)
64% donne
98% nazionalità italiana
Titolo di studio
53% laurea breve/triennale
Continuare
l'attività che
svolgo
30%
Trovare
impiego come
lavoratore
dipendente
41%
Prendere le
redini
dell'azienda
di famiglia
3%
Fondare
un'impresa
19%
Altro
7%
Quale attività le piacerebbe svolgere ora o in un futuro?
Occupazione attuale
57% studenti
21% lavoratori dipendenti
9% non lavoratori
11% lavoratori autonomi Titolo di studio in corso
84% laurea magistrale
Analisi dei dati
• Software SPSS (Statistical Package
for Social Sciences) per il sistema
operativo Windows.
• t-test per campioni indipendenti;
correlazioni bivariate (r di Pearson);
analisi di regressione multipla.
• Test statistici:
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
Coloro che dichiarano
un’intenzione imprenditoriale
mostrano livelli più marcati in
entrambe le dimensioni e tale
differenza è statisticamente
significativa.
Ipotesi 1 e Ipotesi 2
CONFERMATE
1. RISULTATI
Il confronto
Numerosità del campione, valori medi e t-test per Propensione al rischio e
Resilienza, con riferimento a Intenzione imprenditoriale futura.
Ipotesi 1 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di propensione al
rischio maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione imprenditoriale.
Ipotesi 2 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di resilienza
maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione imprenditoriale.
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
Tutte le variabili utilizzate
presentano una relazione
significativa e positiva con
l’intenzione imprenditoriale.
2. RISULTATI
La relazione
Ipotesi 3 e Ipotesi 4
CONFERMATE
Analisi di regressione multipla.
Criterio: Intenzione imprenditoriale. Predittori: Genere maschile; Impresa
di proprietà in famiglia; Propensione al rischio; Resilienza.
Ipotesi 3 Esiste una relazione lineare positiva tra la propensione al rischio e l’intenzione imprenditoriale.
Ipotesi 4 Esiste una relazione lineare positiva tra la resilienza e l’intenzione imprenditoriale.
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
• I risultati si rivelano in linea con la letteratura che considera:
a) la propensione al rischio un fattore influente durante la fase iniziale del ciclo imprenditoriale;
b) la resilienza una determinante chiave dell’intenzione imprenditoriale in circostanze avverse.
• Lo studio considera per la prima volta l’azione congiunta di queste due variabili
psicologiche in relazione all’intenzione imprenditoriale.
• Non si riscontrano in Italia precedenti ricerche che hanno ipotizzato un legame tra
intenzione imprenditoriale e resilienza.
1. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI
Commenti ai risultati
Propensione al rischio e resilienza potrebbero essere considerate caratteristiche
distintive degli aspiranti imprenditori.
Propensione al rischio e resilienza potrebbero essere legate allo
sviluppo delle intenzioni imprenditoriali.
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
2. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI
Limiti e implicazioni
LIMITI PRINCIPALI
• Campione non rappresentativo;
• Assenza di un’osservazione di tipo longitudinale;
• Utilizzo esclusivo di una modalità di auto-valutazione.
IMPLICAZIONI PER LA RICERCA
• Studi di tipo longitudinale per indagare
sulla relazione causale tra le variabili;
• Estensione del focus di ricerca alle altre
variabili individuali (disposizionali e
biografiche), ambientali e socio-culturali
che lo stumento in uso ha consentito di
rilevare.
IMPLICAZIONI PER LA PRATICA
• Attività di selezione, orientamento e
formazione, finalizzate a:
a) identificare i potenziali imprenditori;
b) stimolare la propensione
imprenditoriale.
• Strategie di valutazione del profilo
personale atte alla costruzione di un
team imprenditoriale efficiente.
Alice Marchisio A.A. 2013-2014
Università degli Studi di Torino
DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA
Corso di Laurea Magistrale in
Psicologia del Lavoro e del Benessere nelle Organizzazioni
GRAZIE PER L’ATTENZIONE.
L’intenzione imprenditoriale tra la propensione al rischio e la resilienza.
Un primo studio.
di Alice Marchisio
12 Novembre 2014, Torino

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Intenzione imprenditoriale tra Propensione al rischio e Resilienza.

  • 1. Università degli Studi di Torino DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA Corso di Laurea Magistrale in Psicologia del Lavoro e del Benessere nelle Organizzazioni L’INTENZIONE IMPRENDITORIALE TRA LA PROPENSIONE AL RISCHIO E LA RESILIENZA. UN PRIMO STUDIO. Candidata Alice Marchisio Relatore Prof.ssa Chiara Ghislieri Anno Accademico 2013 - 2014
  • 2. INTRODUZIONE L’imprenditore potenziale: l’intenzione Intenzione imprenditoriale PRE - LANCIO Creazione d’impresa START UP Crescita e successo imprenditoriale POST - LANCIO Le fasi del ciclo imprenditoriale (Battistelli e Odoardi, 2008) La DETERMINANTE CHIAVE dell’azione imprenditoriale. Fattori personali Fattori ambientali Fattori Socio-economici INTENZIONE+ = Quali CARATTERISTICHE PERSONALI possono favorire lo sviluppo dell’intenzione di fondare un’impresa? La prospettiva interazionista (Battistelli e Odoardi, 2008; Gordini, 2013) + Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 3. L’IMPRENDITORIALITÀ IN ITALIA Global Entrepreneurship Monitor (GEM) 2013 TEA - Total early stage Entrepreneurial Activity Imprenditorialità nascente + Nuove attività imprenditoriali Tratto da: Rapporto GEM Italia 2013. PERCEZIONI IMPRENDITORIALI • Elevata paura di fallire • Bassa percezione delle opportunità offerte dal contesto • Bassa fiducia nelle proprie capacità imprenditoriali ATTITUDINI IMPRENDITORIALI • Il 10% della popolazione in età lavorativa esprime intenzioni imprenditoriali, collocando il paese in una posizione concorrenziale nel confronto con gli altri paesi europei. Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 4. 1. ANALISI DELLA LETTERATURA Imprenditorialità e propensione al rischio Risk-taking = «accepting a challenging task that simultaneously involves potential for failure as well as for accomplishment or personal benefit». (APA, 2007) Il rischio rappresenta un tratto univoco della figura dell’imprenditore? DUE POSIZIONI TEORICHE CONTRASTANTI (Stewart e Roth, 2001) 1. Gli imprenditori possiedono una propensione al rischio maggiore di quella dei manager (Carland et al., 1995; Amit et al., 1993; Hull et al., 1980; Mc Grath et al., 1992) 2. Gli imprenditori non possiedono una propensione al rischio significativamente diversa da quella dei manager o del resto della popolazione (Brockhaus, 1980) Approccio del processo imprenditoriale (Battistelli e Odoardi, 2008) • Gli imprenditori sono più propensi al rischio durante la prima fase del ciclo imprenditoriale. Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 5. 2. ANALISI DELLA LETTERATURA Imprenditorialità e resilienza Resilience = «the process and outcome of succesfully adapting to difficult or challenging life experiences, especially through mental, emotional and behavioural flexibility and adjustment to external and internal demands» (APA, 2007) La creazione e la gestione di imprese espone gli imprenditori a potenziali fattori di stress (Ben Tahar, 2012) UN NUOVO INTERESSE DI RICERCA • Esiste un legame tra resilienza e successo imprenditoriale (Ayala e Manzano, 2014; Cortese et al.,2013; Stoltz, 2000) • La resilienza rappresenta una misura appropriata del successo imprenditoriale specificamente nelle prime fasi del processo di costruzione di una venture (Markman et al., 2005) • La resilienza può influenzare positivamente la formazione di un’intenzione imprenditoriale in circostanze avverse (Bullogh e Renko, 2013; Mangundjaya, 2009) Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 6. LA RICERCA Obiettivi e ipotesi Propensione al rischio e resilienza possono essere considerate caratteristiche distintive degli aspiranti imprenditori? Ipotesi 1 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di propensione al rischio maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione imprenditoriale. Ipotesi 2 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di resilienza maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione imprenditoriale. Ipotesi 3 Esiste una relazione lineare positiva tra la propensione al rischio e l’intenzione imprenditoriale. Ipotesi 4 Esiste una relazione lineare positiva tra la resilienza e l’intenzione imprenditoriale. Propensione al rischio e resilienza sono legate allo sviluppo delle intenzioni imprenditoriali? Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 7. 1. METODO Strumento • CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE E OBIETTIVI PROFESSIONALI • LIVELLI DI INTENZIONE IMPRENDITORIALE • MISURE DI VARIABILI DI PERSONALITÀ SCALA INTENZIONE IMPRENDITORIALE Item 16 • Misura intenzione imprenditorialeeffettiva • Gradodi accordo/disaccordoad unaserie di 8 affermazionisu scalaLikert 1 - 7 • Attendibilità:alpha di Cronbach= .93 SCALA PROPENSIONE AL RISCHIO Declared risk-taking scale (Dahlback , 1990) Validazione italiana a cura di Vecchione e Barbaranelli (2005) • Misura inclinazionegeneralealrischiodi tipo razionaleo non impulsivo • 10 item • Gradodi auto-descrizionesu scalaLikert 1 - 7 • Attendibilità:alpha di Cronbach= .77 SCALA RESILIENZA Connor-Davidson Resilience Scale (Connor e Davidson, 2003) Versione italiana a cura di Fabio e Palazzeschi (2012) • Misura livello di reazionepositivaa cambiamenti, sentimentidolorosi e problemipersonali • 10 item • Gradodi auto-descrizionesu scalaLikert1 - 7 • Attendibilità:alpha di Cronbach= .83 Questionario strutturato self-report 1 2 Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 8. Inviti contenenti link al questionario on-line tramite e-mail e social network + versione cartacea a studenti dell’Università di Torino (Psicologia) e del Politecnico di Torino (Ingegneria Gestionale e della Produzione) 2. METODO Procedure e partecipanti Procedura Partecipanti N = 525 19 – 62 anni (M = 28) 64% donne 98% nazionalità italiana Titolo di studio 53% laurea breve/triennale Continuare l'attività che svolgo 30% Trovare impiego come lavoratore dipendente 41% Prendere le redini dell'azienda di famiglia 3% Fondare un'impresa 19% Altro 7% Quale attività le piacerebbe svolgere ora o in un futuro? Occupazione attuale 57% studenti 21% lavoratori dipendenti 9% non lavoratori 11% lavoratori autonomi Titolo di studio in corso 84% laurea magistrale Analisi dei dati • Software SPSS (Statistical Package for Social Sciences) per il sistema operativo Windows. • t-test per campioni indipendenti; correlazioni bivariate (r di Pearson); analisi di regressione multipla. • Test statistici: Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 9. Coloro che dichiarano un’intenzione imprenditoriale mostrano livelli più marcati in entrambe le dimensioni e tale differenza è statisticamente significativa. Ipotesi 1 e Ipotesi 2 CONFERMATE 1. RISULTATI Il confronto Numerosità del campione, valori medi e t-test per Propensione al rischio e Resilienza, con riferimento a Intenzione imprenditoriale futura. Ipotesi 1 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di propensione al rischio maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione imprenditoriale. Ipotesi 2 I soggetti che dichiarano di avere un’intenzione imprenditoriale presentano livelli di resilienza maggiori dei soggetti che dichiarano di NON avere un’intenzione imprenditoriale. Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 10. Tutte le variabili utilizzate presentano una relazione significativa e positiva con l’intenzione imprenditoriale. 2. RISULTATI La relazione Ipotesi 3 e Ipotesi 4 CONFERMATE Analisi di regressione multipla. Criterio: Intenzione imprenditoriale. Predittori: Genere maschile; Impresa di proprietà in famiglia; Propensione al rischio; Resilienza. Ipotesi 3 Esiste una relazione lineare positiva tra la propensione al rischio e l’intenzione imprenditoriale. Ipotesi 4 Esiste una relazione lineare positiva tra la resilienza e l’intenzione imprenditoriale. Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 11. • I risultati si rivelano in linea con la letteratura che considera: a) la propensione al rischio un fattore influente durante la fase iniziale del ciclo imprenditoriale; b) la resilienza una determinante chiave dell’intenzione imprenditoriale in circostanze avverse. • Lo studio considera per la prima volta l’azione congiunta di queste due variabili psicologiche in relazione all’intenzione imprenditoriale. • Non si riscontrano in Italia precedenti ricerche che hanno ipotizzato un legame tra intenzione imprenditoriale e resilienza. 1. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI Commenti ai risultati Propensione al rischio e resilienza potrebbero essere considerate caratteristiche distintive degli aspiranti imprenditori. Propensione al rischio e resilienza potrebbero essere legate allo sviluppo delle intenzioni imprenditoriali. Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 12. 2. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI Limiti e implicazioni LIMITI PRINCIPALI • Campione non rappresentativo; • Assenza di un’osservazione di tipo longitudinale; • Utilizzo esclusivo di una modalità di auto-valutazione. IMPLICAZIONI PER LA RICERCA • Studi di tipo longitudinale per indagare sulla relazione causale tra le variabili; • Estensione del focus di ricerca alle altre variabili individuali (disposizionali e biografiche), ambientali e socio-culturali che lo stumento in uso ha consentito di rilevare. IMPLICAZIONI PER LA PRATICA • Attività di selezione, orientamento e formazione, finalizzate a: a) identificare i potenziali imprenditori; b) stimolare la propensione imprenditoriale. • Strategie di valutazione del profilo personale atte alla costruzione di un team imprenditoriale efficiente. Alice Marchisio A.A. 2013-2014
  • 13. Università degli Studi di Torino DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA Corso di Laurea Magistrale in Psicologia del Lavoro e del Benessere nelle Organizzazioni GRAZIE PER L’ATTENZIONE. L’intenzione imprenditoriale tra la propensione al rischio e la resilienza. Un primo studio. di Alice Marchisio 12 Novembre 2014, Torino

Editor's Notes

  1. Secondo l’approccio del processo imprenditoriale, ogni nuova impresa nasce e si sviluppa nel tempo sulla base di un complesso evolversi di fasi che, seppur di difficile definizione, possono essere per comodità fatte coincidere al pre-lancio, al lancio o start up e, infine, al post-lancio Approfondire il tema dell’intenzionalità imprenditoriale significa quindi considerare come il processo imprenditoriale abbia inizio ben prima della fase di creazione vera e propria, trovando origine in una fase di preparazione e predisposizione, in cui fattori psicologici e fattori sociali assumono un’importanza primaria. Nella ricerca psicologica sull’imprenditorialità il concetto di intenzione ha assunto in tempi recenti un particolare rilievo. Tra tutti gli elementi che strutturano il processo di scelta professionale, le intenzioni imprenditoriali vengono infatti annoverate come le determinanti chiave per l’avvio e lo sviluppo di ogni nuova attività economica. Secondo la teoria interazionista, l’incontro e la combinazione costante di diversi fattori, personali e contestuali, rappresenterebbe la più probabile origine dell’intenzione e della conseguente azione imprenditoriale. Lo studio da me svolto si focalizza sulle caratteristiche personali e disposizionali che si porrebbero alla base della propensione imprenditoriale e quindi dell’intenzione di fondare un’impresa, considerando tali processi in relazione all’attuale contesto italiano. Sebbene in Italia (dove le piccole e medie imprese, costituendo oltre il 95% delle aziende attive, sono considerate la struttura portante del sistema economico e produttivo del paese) l’imprenditorialità rappresenti tuttora un grande punto di forza per l’economia dal 2001 ad oggi risulta essersi indebolita la propensione a “fare” impresa…..  
  2. …ciò emerge con chiarezza dai dati provenienti dalGlobal Entrepreneurship Monitor (GEM), riconosciuta come la più vasta e autorevole ricerca a livello mondiale sull’imprenditorialità. Il principale indicatore elaborato ed utilizzato da GEM è il tasso di nuova imprenditorialità che tiene conto del livello dell’attività imprenditoriale, considerando nel contempo l’incidenza dell’imprenditorialità nascente (ovvero la percentuale della popolazione che sta avviando un’attività imprenditoriale) e delle nuove imprese nate (monitorate fino a tre anni e mezzo dall’inizio dell’attività) all’interno della popolazione adulta in età lavorativa. Come si può vedere nella tabella, considerando il TEA dei paesi più sviluppati l’Italia confermando e rafforzando la scarsa propensione a fare impresa che pesiste ormai, tra leggeri recuperi e ulteriori cali, dal 2007. Tra gli indici più rilevanti di tale scompenso si trovano la bassa percezione delle opportunità offerte dal contesto, la sfiducia nelle proprie capacità imprenditoriali e, soprattutto, l’elevata e diffusa paura di fallire. Un dato attitudinale, quest’ultimo, che stando a quanto riportato sul rapporto GEM, assume sempre un ruolo di primo piano nella nascita di nuove attività imprenditoriali. E’ interessante evidenziare che, in contrapposizione alle forti criticità appena riportate, sono decisamente più positivi i valori relativi all’intenzione a intraprendere (corrispondenti, cioè, alla percentuale di persone che prevedono di dar vita ad una nuova impresa nei 3 anni successivi alla rilevazione): nel 2013 è infatti il 9.8% della popolazione italiana in età lavorativa ad aver espresso l’intenzione di avviare un’attività imprenditoriale, collocando il paese in una posizione migliore rispetto a potenze economiche come la Germania e la Gran Bretagna. L’approfondimento delle determinanti che sostengono e animano la scelta imprenditoriale, soprattutto in fasi recessive e critiche come quella attualmente in corso, rappresenta dunque un ambito di ricerca di grande rilevanza. Il mio interesse è stato quello di indagare il ruolo che due specifiche caratteristiche di personalità potrebbero assumere rispetto alle intenzioni dei soggetti di diventare imprenditori.
  3. La prima variabile che ho considerato è la propensione al rischio. L’APA (Dictionary of Psychology, 2007, p. 802), la definisce come un orientamento decisionale verso l’accettazione di un compito impegnativo che comporta contemporaneamente il rischio di fallimento e la possibilità di trarne realizzazione o beneficio personale. Il risk-taking è sin dal passato e ancora oggi comunemente e intuitivamente associato alla figura dell’imprenditore, professionista che per antonomasia deve essere capace di misurare e sopportare il rischio naturalmente connesso alla creazione e gestione di un’attività in proprio. Ad oggi, l’accordo raggiunto sull’argomento è però tutt’altro che unanime; tra le altre, una questione risulta essere particolarmente dibattuta: il rischio rappresenta un tratto univoco della figura dell’imprenditore, in grado cioè di distinguerlo dalla popolazione generale o da altre figure professionali? In letteratura è possibile individuare due principali tra loro contrastanti. Il primo approccio attribuisce agli imprenditori una propensione al rischio maggiore rispetto a quella dei manager, ritenendo che, pur correndo entrambi dei rischi, solo la funzione imprenditoriale viene esercitata in circostanze caratterizzate da alta incertezza, comportando nel contempo l’assunzione personale di responsabilità nella presa di decisioni. Il secondo approccio, non individua invece significative differenze in termini di propensione al rischio tra gli imprenditori e i manager, nè tra i primi e il resto della popolazione nè tra imprenditori di successo e non. Il focus in questo caso è posto sulla motivazione alla realizzazione personale, sul desiderio e sul bisogno di successo, nonché sulla concomitante paura del fallimento, tutti fattori che accomunano imprenditori e manager, che si presuppone pertanto debbano avere la medesima predisposizione nei confronti del rischio. A fronte di tali difficoltà persistenti nel trovare un accordo tra le due impostazioni, è possibile adottare una nuova prospettiva di indagine, di stampo cognitivista, in cui la nozione di propensione viene sostituita con quella di percezione. Secondo questo nuovo approccio gli imprenditori non avrebbero di per sé una maggiore propensione al rischio ma, semplicemente, lo percepirebbero in modo differente dagli altri, cogliendo le opportunità laddove altri le tralasciano o non le vedono (Bakker et al., 2007). Battistelli e Odoardi (2008) ritengono invece che tali divergenze dipendano dal fatto che le varie ricerche abbiano misurato la propensione al rischio di imprenditori che si trovavano in diverse fasi del processo imprenditoriale. Tendenzialmente gli studi avrebbero infatti dimostrato che essi siano più propensi al rischio durante la prima fase del processo, in cui sono richiesti maggiormente la tolleranza e l’accettazione del rischio, per poi tendere a ridimensionarsi durante la fase del post lancio, quando diviene cioè necessario gestire il rischio perlopiù al fine di preservare le risorse impiegate. Una prospettiva di processo consentirebbe quindi di supporre che la propensione al rischio svolga un ruolo centrale nella formazione dell’intenzione imprenditoriale.  
  4. La seconda variabile che vado a considerare è la resilienza. L’APA la definisce come il processo e l'esito di un adattamento di successo alle esperienze di vita difficili o di cambiamento, raggiunto primariamente attraverso flessibilità mentale, emotiva e comportamentale, nonché tramite adeguamento alle richieste sia esterne che interne. In termini generali, la resilienza psicologica si riferisce quindi a tutti quei comportamenti di adattamento positivo che consentono alla persona di affrontare e superare difficoltà rilevanti, tali da minacciare la sua incolumità fisica e/o psicologica. Come evidenziato in letteratura, nei loro sforzi atti alla creazione e alla gestione delle proprie attività, gli imprenditori si trovano ad affrontare una serie scoraggiante di potenziali fattori di stress. Pensiamo ad esempio agli intensi carichi di lavoro, alle responsabilità sia nei confronti dell’azienda e dei dipendenti sia nei confronti della famiglia, ai problemi finanziari… considerando peraltro l’ambiente imprevedibile e mutevole con cui oggi gli imprenditori si trovano a fare i conti, si ritiene che la capacità di fronteggiare gli eventi avversi e di controllare lo stress che da essi deriva, possa rappresentare un prerequisito di grande importanza per quanti intendano misurarsi con la sfida imprenditoriale. Seppur la ricerca empirica in questo campo sia ancora molto carente e, ad oggi, non abbia fornito risultati conclusivi e soddisfacenti, recenti contributi in psicologia dell’imprenditorialità suggeriscono che la resilienza sia effettivamente legata al successo imprenditoriale. In letteratura, inoltre, emergono alcune evidenze a supporto del fatto che la resilienza rappresenti una misura appropriata del successo imprenditoriale, non in generale, ma specificamente nelle prime fasi del processo di costruzione e sviluppo di una venture, quando cioè gli indicatori finanziari circa il suo rendimento non sono ancora disponibili o appropriati. Ciò ha portato alcuni autori ad indagare sul fatto che tale costrutto possa svolgere un ruolo centrale già nel processo decisionale alla base della scelta imprenditoriale e che possa, nello specifico, influenzare positivamente la formazione di un’intenzione imprenditoriale in circostanze avverse.
  5. Il confronto tra coloro che detengono intenzioni imprenditoriali e coloro che non detengono tali intenzioni, considerati per i rispettivi livelli di propensione al rischio e di resilienza, ha messo innanzitutto in luce l’esistenza di differenze tra i due gruppi. In particolare, sono coloro che hanno dichiarato un’intenzione imprenditoriale a mostrare livelli più marcati in entrambe le dimensioni rispetto agli altri. Come riportato nella Tabella 8 (p. 74), il t-test ha consentito di dimostrare che tali differenze sono statisticamente significative: t(476) = 4.21, con p < .001, per quanto riguarda la propensione al rischio; t(476) = 3.42, con p < .000, per quanto riguarda la resilienza. A conferma rispettivamente di H1 e di H2, è pertanto possibile affermare che propensione al rischio e resilienza siano tratti più evidenti nei soggetti del campione che esprimono un’intenzione imprenditoriale rispetto a quelli che esprimono propositi differenti.
  6. È stata quindi condotta un’analisi di regressione multipla con il metodo “a blocchi” atta ad approfondire la direzione e l’intensità della relazione esistente tra le variabili oggetto di indagine. Il modello di regressione ha previsto come varabile dipendente l’intenzione imprenditoriale e ha incluso come variabili indipendenti, oltre a propensione al rischio e resilienza, anche il genere e il possesso di un’impresa di proprietà da parte della famiglia d’origine. Il genere (essere maschio) sembra essere legato all’intenzione imprenditoriale (p = .000; beta = .21; R2 = .24,) così come il fatto che la famiglia di origine abbia un’impresa di proprietà (p = .004; beta = .12 ; R2 = .24). Inoltre, sia la propensione al rischio (p = .000; beta = .26; R2 = .24) sia la resilienza (p = .000; beta = .24; R2 = .24) presentano una relazione significativa e positiva con l’intenzione imprenditoriale. Sulla base dei risultati ottenuti ai test di correlazione e di regressione appena presentati, H1 e H2 risultano confermate.    
  7. Pur essendo di certo necessarie ulteriori ricerche per investigare sulla natura del legame tra propensione al rischio/resilienza ed intenzione imprenditoriale, quella legata all’analisi delle variabili disposizionali si conferma, con questo lavoro, uno stimolante campo di ricerca negli studi sull’imprenditorialità. In risposta agli obiettivi di ricerca, una prima informazione rilevante è derivata dal confronto tra i soggetti che si sono dichiarati intenzionati a fondare un’impresa rispetto a coloro che hanno manifestato differenti progetti professionali. I primi sono infatti risultati più propensi al rischio. Ad un livello intuitivo, tale risultato può considerarsi in accordo con quanto sostenuto dagli autori aderenti alla prospettiva che vede l’assunzione di rischio come un atteggiamento univoco e peculiare della figura dell’imprenditore (cfr. ad esempio Carland et al., 1995; Glosten e Muller, 1993; Hull et al., 1980; Mc Grath et al., 1992) e, d’altra parte, in disaccordo con gli autori che al contrario non hanno individuato significative differenze in termini di propensione al rischio tra imprenditori e non-imprenditori (cfr. ad esempio Brockhous, 1980). Successivamente è stato possibile confermare l’esistenza di una relazione positiva tra il livello di propensione al rischio dei partecipanti e la relativa intenzione imprenditoriale Questo porta a supporre che studi futuri, preferenzialmente di tipo longitudinale, potrebbero mettere in luce un’influenza esercitata dalla propensione al rischio sul costituirsi di un proposito imprenditoriale. A fronte della mancanza di univocità circa l’effettiva rilevanza del legame tra propensione al rischio ed imprenditorialità riscontrata in letteratura, questo studio fornisce già di per sé un certo supporto all’approccio che vede tale propensione come una caratteristica tipicamente imprenditoriale, confermando soprattutto la posizione di chi ritiene che tale caratteristica svolga un ruolo centrale durante le primissime fasi del ciclo imprenditoriale, associate quindi primariamente ai processi di sviluppo delle intenzioni imprenditoriali. Per quanto riguarda la resilienza, sono state compiute le medesime osservazioni, a partire quindi da una comparazione tra i soggetti che hanno manifestato intenzioni imprenditoriali e i soggetti che non hanno invece espresso tali intenzioni. Tale confronto ha permesso di mettere in luce l’esistenza di una differenza significativa tra i due gruppi, dove sono proprio coloro che possiedono un intento imprenditoriale ad essere caratterizzati da un maggior livello di resilienza, in accordo con l’ipotesi di partenza (H2). I risultati relativi alla resilienza possono essere considerati dei contributi significativi alle recenti prospettive che, seppur ancora scarsamente supportate da evidenze incisive, vedono nella resilienza un tratto caratteristico della personalità imprenditoriale e, soprattutto, di quelle che più specificatamente la considerano una delle determinanti chiave dell’intenzione a fondare un’impresa, specie in tempo di crisi. Anche in questo caso, ulteriori ricerche, perlopiù di tipo longitudinale, potrebbero offrire un’evidenza effettiva della relazione di causalità tra resilienza ed intenzione imprenditoriale.
  8. Questo studio presenta alcuni limiti, riferiti in primo luogo al campione. In contrasto con l’eterogeneità dei destinatari cui l’indagine intendeva inizialmente rivolgersi, il gruppo dei partecipanti risulta infatti costituito per la maggior parte da studenti universitari, provenienti perlopiù da corsi di laurea magistrale propri di due specifici contesti accademici. Sebbene il campione sia abbastanza numeroso, esso non può pertanto considerarsi rappresentativo dell’intera popolazione, non permettendo quindi di generalizzare i risultati di questo studio a tutto il contesto nazionale. Per eventuali ricerche future, si potrebbe quindi provvedere ad ampliare e differenziare il campione, estendendo l’indagine ad ulteriori ambienti universitari (diversi sia per il campo di studi che per la localizzazione geografica) e, soprattutto, ricercando una più cospicua partecipazione da parte di diverse tipologie di soggetti, rispetto a fattori quali età, professione attuale e livello di istruzione. L’assenza di un’osservazione longitudinale, così come l’utilizzo esclusivo di una modalità di auto-valutazione in merito ai costrutti indagati, rappresentano ulteriori punti di debolezza della ricerca. Per contro, il presente lavoro contribuisce ad ampliare la riflessione sul tema dell’intenzione imprenditoriale, ormai diffusamente considerata quale determinante chiave per l’avvio e lo sviluppo di ogni nuova attività economica, ma, tuttavia, lasciata ancora un po’ a margine nell’ambito della ricerca psicologica sull’imprenditorialità, tuttora focalizzata perlopiù sulla fase di creazione vera e propria. Un significativo punto di forza di tale studio è inoltre dato dall’aver preso in esame due dimensioni di personalità rispetto alle quali non si riscontrano in Italia precedenti ricerche (nel caso della resilienza) o non sono ancora state raccolte evidenze certe ed univoche (nel caso della propensione al rischio) L’aspetto di maggiore originalità è rappresentato dall’aver ipotizzato un legame tra l’intenzione imprenditoriale e la resilienza, concetto in generale ancora poco studiato e su cui esiste tutt’oggi una limitata bibliografia in italiano. La ricerca sulla resilienza in relazione all’imprenditorialità è, non solo in Italia, ulteriormente carente e i risultati di tale studio possono rappresentare uno stimolo al proseguimento in questa direzione da parte delle ricerche future. La propensione al rischio è invece da tempo considerata da molti ricercatori come una delle più influenti caratteristiche dell’uomo imprenditore. Non esistendo però tutt’oggi evidenze certe circa l’effettiva rilevanza del legame tra propensione al rischio ed imprenditorialità, questo studio può rappresentare, in riferimento allo specifico caso dell’intenzione imprenditoriale, un ulteriore contributo verso una migliore comprensione del fenomeno.