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Prospettiva N (2012) - Alberto Cima Film Maker

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Prospettiva N (2012) - Alberto Cima Film Maker

PROSPETTIVA N
Ora dopo 19 anni, non so bene perché, mi sono trovato ad essere risospinto a San
Pietroburgo. Ho con me la piccola fotocamera. Piccola come un taccuino e una matita. Piccola e semplice, non mi piace che una macchina impegnativa abbia il ruolo d'una Svetlana e s'imponga sul mio vivere. Mi obblighi a tener conto della sua presenza e alla fine snaturi le mie giornate.
Sotto sotto riconosco che il fine della mia azione non è il prodotto, la fotografia.
Ciò che mi preme resta il bisogno di sempre. Esplorare il mistero del mio temporaneo esserci, insieme con tutti gli altri. E la fotocamera la uso come un medium che innesca il rapporto e lo fa speciale.

PERSPECTIVE N
Now after 19 years, not sure why, I found it to be driven back to Saint Petersburg. I also carry a small camera. Small as a notebook and a pencil. Small and simple, I do not like a heavy machine has the role of a Svetlana and imposes itself on my life. It forces me to care about its presence and after all distorts my days.
Deep down I recognize that the purpose of my action is not the product, the photograph.
What I want is the need of always. Exploring the mystery of my temporary be here, together with everyone else. And I use the camera as a medium that triggers the relationship and makes it special.

www.albertocima.it

PROSPETTIVA N
Ora dopo 19 anni, non so bene perché, mi sono trovato ad essere risospinto a San
Pietroburgo. Ho con me la piccola fotocamera. Piccola come un taccuino e una matita. Piccola e semplice, non mi piace che una macchina impegnativa abbia il ruolo d'una Svetlana e s'imponga sul mio vivere. Mi obblighi a tener conto della sua presenza e alla fine snaturi le mie giornate.
Sotto sotto riconosco che il fine della mia azione non è il prodotto, la fotografia.
Ciò che mi preme resta il bisogno di sempre. Esplorare il mistero del mio temporaneo esserci, insieme con tutti gli altri. E la fotocamera la uso come un medium che innesca il rapporto e lo fa speciale.

PERSPECTIVE N
Now after 19 years, not sure why, I found it to be driven back to Saint Petersburg. I also carry a small camera. Small as a notebook and a pencil. Small and simple, I do not like a heavy machine has the role of a Svetlana and imposes itself on my life. It forces me to care about its presence and after all distorts my days.
Deep down I recognize that the purpose of my action is not the product, the photograph.
What I want is the need of always. Exploring the mystery of my temporary be here, together with everyone else. And I use the camera as a medium that triggers the relationship and makes it special.

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Prospettiva N (2012) - Alberto Cima Film Maker

  1. 1. Copyright © 2012 Alberto Cima. Tutti i diritti riservati
  2. 2. Alberto Cima PROSPETTIVA N
  3. 3. Scendeva la prima delicata neve e le strade e i tetti di San Pietroburgo apparivano scintillanti di pakrov, il manto della Madonna. Era l'ottobre del 1993. Svetlana mi guidava di malavoglia verso i colossali edifici neoclassici, rischiando più volte di finire sotto le poderose noncuranti Lada dei potenti di Stato. Alloggiavo nel suo appartamento, dentro un oscuro palazzone sovietico. Levate le scarpe e infilati i pantofoloni, ci siamo accordati sul compenso. Lei conosceva discretamente l'italiano e abbiamo subito capito che non saremmo diventati amici. In Russia stavano accadendo eventi storici, il paese di ghiaccio si stava frantumando. Circolavano in tutto il mondo le foto di Eltsin che, salito su un carro armato, arringava la folla contro i comunisti che tentavano un colpo di Stato per riprendere il potere. Quattro anni prima era crollato il muro di Berlino e il comunismo era adesso aborrito come l'inferno. Sul giornale affisso a un tabellone stradale si glorificava l'Italia di Benito Mussolini. In Russia si presentavano inattese occasioni, ma la povera gente era confusa perché venivano a mancare consolidate certezze. Svetlana era ovviamente molto interessata ai miei pochi dollari e anche al mio 5
  4. 4. collutorio dentale. La sera allungava le sue tozze gambe sulla seggiola e si godeva la tetra televisione in bianconero. Le mie notti non erano tranquille, custodivo il mio limitato peculio sotto il cuscino, la videocamera accanto al letto. Le riprese del documentario su Giacomo Quarenghi, l'architetto italiano al quale a fine '700 Caterina II aveva commissionato la progettazione di grandiosi palazzi della nuova capitale, si erano improvvisamente rallentate. Le richieste al telefono di Svetlana non erano più efficaci, i permessi per poter girare slittavano di giorno in giorno. Era evidente che la mia ospite temeva la conclusione troppo rapida del mio lavoro e dei miei compensi. Prima di salire a bordo di un motoscafo sulla Neva, l'ho vista complottare con il barcaiolo per lucrare sottobanco sul prezzo del passaggio. Io non avevo alternativa, non conoscevo nessuno in città. Le scoraggianti scritte in cirillico mi impedivano di muovermi in autonomia. Di notte dalla finestra della mia prigione fissavo con rabbia l'orribile cortile illuminato da un faro giallastro. Inondato dal pensiero della stupidità umana. Se Svetlana mi avesse apertamente esposto la sua situazione economica, non avrei esitato a raddoppiare l'importo quotidiano dell'alloggio. Invece la reciproca diffidenza aumentava e produsse una clamorosa rottura. 6
  5. 5. Era presente Katia, una ragazza carina allieva d'italiano di Svetlana, che aveva partecipato alle riprese. Non ha retto alla tensione, e si è presto dileguata. E così mi sono trovato fuori dal palazzo con il trolley, il cavalletto e la videocamera, senza sapere dove andare. Non esistevano computer e telefonini, e non conoscevo una parola di russo. In fondo alla strada mi apparve Katia. Più luminosa della sacra cintura della Vergine. Non era vero che era fuggita. E non aveva perso tempo. Mi aveva già trovato una nuova sistemazione a duecento metri da casa sua. Un hotel russo per cittadini russi. All'esterno sembrava una sede statale di uffici, senza alcuna insegna. Il mio nuovo alloggio era una suite con ampi finestroni e pagavo la metà di quanto davo a Svetlana. Non rimpiangevo le deliziose bulochke dolci che una volta Svetlana mi ha offerto a colazione, piuttosto con Katia trovavo fantastico il borsch di una trattoria sulla Prospettiva Nevskij. Il giovane Igor ci trasferiva qua e là con la sua Opel probabilmente alimentata a fantasia perché procedeva a balzelloni. Igor la mattina si presentava all'appuntamento con le mani sporche di grasso, aveva dovuto ogni volta intervenire sul motore. La sera in casa di Katia si controllava il girato. Ero accolto dalla mamma con saluti alla francese e un lieve educatissimo inchino. Katia le intimava di andare di là e 7
  6. 6. chiudere la porta. Con il papà abbiamo cenato una volta sola, un interessante uomo di cinema. Era regista e allora stava realizzando un documentario in 35 millimetri sui nipotini di Puskin. Possedeva una stanza fuori casa, zeppa di libri. Katia me ne portava alcuni alla mia suite, dove riprendevamo le illustrazioni utili al filmato su Quarenghi. Dal finestrone appariva l'austera sagoma dello Smolny, edificio progettato dall'architetto Rastrelli. E filtrava una luce perfetta per le riprese. Un giorno d'improvviso nel silenzio della stanza si avvertiva un nuovo stupore di là del vetro. Un impercettibile agitarsi nel cielo che si scuriva. E poi la tensione cedeva a una profonda pace. Minuscole regolari cadevano le prime pelurie di neve. E poi fiocchi candidi ci regalavano il rinnovato miracolo. Ora dopo 19 anni, non so bene perché, mi sono trovato ad essere risospinto a San Pietroburgo. Ho con me la piccola fotocamera. Piccola come un taccuino e una matita. Piccola e semplice, non mi piace che una macchina impegnativa abbia il ruolo d'una Svetlana e s'imponga sul mio vivere. Mi obblighi a tener conto della sua presenza e alla fine snaturi le mie giornate. Sotto sotto riconosco che il fine della mia azione non è il prodotto, la fotografia. Ciò che mi preme resta il bisogno di sempre. Esplorare il mistero del mio temporaneo esserci, insieme con tutti gli altri. E la fotocamera la uso come un medium che innesca il rapporto e lo fa speciale. 8
  7. 7. Appoggiato al muretto, paziente attendo il momento. Il sole sta calando, sono le dieci di sera, una qualunque notte bianca del mese di giugno. A frotte scompaiono nel sottopassaggio lasciando dentro la fotocamera ombre cristallizzate. Ma lo scatto avviene in ritardo sull'emozione, quella è perduta. Uno, due secondi e non c'è più. Volata via, sciolta nell'insieme. È imbarazzante fare fotografie. Come un tempo chiedere a una bella ragazza sconosciuta se vuole ballare. Penoso accettare il rifiuto. Scattare di nascosto fa sentire vili. Puntare la camera è violenza, non si può negarlo. Come un intervento chirurgico non concordato. Non si asportano organi, ma si fa uso di corpi. È naturale che provochi allarme in chi viene fotografato, come se si frugasse nelle sue tasche. Ma talvolta scende un angelo. E si sprigiona un imprevisto complice sorriso. È la pace di un fiducioso eden, dove tutto sembra raggiunto per sempre e non è più possibile levare niente a nessuno. Vivere è aprire le braccia, accogliere e stringere a sé, consolare e sperare insieme. Chissà se è per questo che si fanno figli. I figli quando sono piccoli non si sottraggono mai agli abbracci. L'uomo irsuto dallo sguardo dolce vende giornali, anche giornali comunisti. Parla 9
  8. 8. volentieri con tutti e mi dice che il capitalismo è in crisi, la via d'uscita secondo lui è solidarietà. Alla vecchia triste che vende le sue misere cose do una manciata di monete. Ma mi sembra un gesto volgare, accorcio la distanza con una lieve carezza sul suo viso indurito. Mi sento nobile, ma lei non mi sorride, lo sguardo di pietra. Ci resto male, ma mi dico che forse è giusto così, non devo ricevere niente. Faccio qualche passo, e capisco di aver fatto la parte del turista idiota. Ciò che le ho dato non vale niente. Sono una manciata di rubli. Ci vogliono 40 rubli per fare un euro. Non le ho dato niente! Ecco perché la fioraia sul marciapiede aveva rifiutato le mie monete, voleva solo soldi di carta... San Pietroburgo è una moderna metropoli, niente a che vedere con quello che ho vissuto nel ‘93. Disperati non rubano più i tergicristalli delle auto in sosta. Igor quando lasciavamo la sua Opel, li staccava e se li metteva in borsa. L'acqua del rubinetto non è più marrone. Io non mi lavo più i denti con l'aranciata. Era l'unico liquido che trovavo nelle botteghe, non c'era acqua minerale. La notte è sicura, si può passeggiare senza pericolo anche da soli. I giovani ridono, vestono allegro, e si baciano lambiti dal fiume del turismo con flash. Inserisco nel telefonino la sim russa per non spendere un patrimonio e provo a 10
  9. 9. chiamare Katia. L'ultima volta che ci siamo sentiti e visti è stato a Grenoble nove anni fa. Lei doveva tenere in Francia alcune conferenze sull'arte russa. Mi risponde. È sul Volga con un gruppo di turisti, la motonave li porta da San Pietroburgo a Mosca. Tornerà sabato, sarà bello rivedersi. Sabato è tornata. Ma ho preferito non incontrarla. Le ho fatto una lunghissima telefonata dall'aeroporto, in attesa del volo. Ha una bambina di sette anni. Vive con lei nell'appartamento dove visionavamo il girato. L'arredamento è tutto nuovo, molto bello. I genitori sono in una dacia a 50 chilometri fuori città. D'estate la bambina è con loro, mentre Katia si sbatte come guida turistica per metter da parte più soldi possibile. Con le notti bianche fa anche giri turistici notturni in bus. Una vita a due tempi, lei dice. Nel periodo scolastico con la bambina nella vecchia casa. Il rapporto con il papà della bambina non ha funzionato, si sono lasciati due anni fa. Ne ha avuti parecchi di amori, ma adesso basta. Vorrebbe attivare un bed and breakfast ma occorrono tanti soldi. Si doveva fare dieci anni fa, allora le case costavano niente. La capisco, da sola deve farcela nel duro campo di battaglia dove il denaro è la misura di tutto. E sorridiamo insieme sulla magia della lenta nevicata. Nel silenzio dello Smolny mentre il tempo scivola via. 11
  10. 10. 1 TURISTI
  11. 11. 15
  12. 12. 16
  13. 13. 17
  14. 14. 18
  15. 15. 19
  16. 16. 20
  17. 17. 21
  18. 18. 22
  19. 19. 23
  20. 20. 24
  21. 21. 25
  22. 22. 26
  23. 23. 27
  24. 24. 28
  25. 25. 29
  26. 26. 30
  27. 27. 31
  28. 28. 32
  29. 29. 33
  30. 30. 34
  31. 31. 35
  32. 32. 36
  33. 33. 37
  34. 34. 38
  35. 35. 39
  36. 36. 40
  37. 37. 41
  38. 38. 42
  39. 39. 43
  40. 40. 44
  41. 41. 45
  42. 42. 46
  43. 43. 47
  44. 44. 48
  45. 45. 49
  46. 46. 50
  47. 47. 51
  48. 48. 2 A STAMPA
  49. 49. 55
  50. 50. 56
  51. 51. 57
  52. 52. 58
  53. 53. 59
  54. 54. 60
  55. 55. 61
  56. 56. 62
  57. 57. 63
  58. 58. 3 SILENZIO
  59. 59. 67
  60. 60. 68
  61. 61. 69
  62. 62. 70
  63. 63. 71
  64. 64. 4 PROSPETTIVA NEVSKIJ
  65. 65. 75
  66. 66. 76
  67. 67. 77
  68. 68. 78
  69. 69. 79
  70. 70. 80
  71. 71. 81
  72. 72. 82
  73. 73. 83
  74. 74. 84
  75. 75. 85
  76. 76. 86
  77. 77. 87
  78. 78. 88
  79. 79. 89
  80. 80. 90
  81. 81. 91
  82. 82. 92
  83. 83. 93
  84. 84. 94
  85. 85. 95
  86. 86. 96
  87. 87. 97
  88. 88. 98
  89. 89. 99
  90. 90. 100
  91. 91. 101
  92. 92. 102
  93. 93. 103
  94. 94. 104
  95. 95. 105
  96. 96. 106
  97. 97. 107
  98. 98. 108
  99. 99. 109
  100. 100. 110
  101. 101. 111
  102. 102. 112
  103. 103. 113
  104. 104. 5 AI MARGINI
  105. 105. 117
  106. 106. 118
  107. 107. 119
  108. 108. 120
  109. 109. 121
  110. 110. 122
  111. 111. 123
  112. 112. 6 TRAMONTI
  113. 113. 127
  114. 114. 128
  115. 115. 129
  116. 116. 130
  117. 117. 131
  118. 118. 132
  119. 119. 133
  120. 120. 134
  121. 121. 135
  122. 122. 136
  123. 123. 137
  124. 124. 7 FIORI
  125. 125. 141
  126. 126. 142
  127. 127. 143
  128. 128. 144
  129. 129. 145
  130. 130. 146
  131. 131. 147
  132. 132. 8 LE SPOSE
  133. 133. 151
  134. 134. 152
  135. 135. 153
  136. 136. 154
  137. 137. 155
  138. 138. 156
  139. 139. 157
  140. 140. 158
  141. 141. 159
  142. 142. 160
  143. 143. 161
  144. 144. 162
  145. 145. 163
  146. 146. 164
  147. 147. 165
  148. 148. 166
  149. 149. 167
  150. 150. 9 NOTTI BIANCHE
  151. 151. 171
  152. 152. 172
  153. 153. 173
  154. 154. 174
  155. 155. 175
  156. 156. 176
  157. 157. 177
  158. 158. 178
  159. 159. 179
  160. 160. 180
  161. 161. 181
  162. 162. 182
  163. 163. 183
  164. 164. 10 SPERANO
  165. 165. 187
  166. 166. 188
  167. 167. 189
  168. 168. 190
  169. 169. 191
  170. 170. 192
  171. 171. 193
  172. 172. 194
  173. 173. 195
  174. 174. 196
  175. 175. 197
  176. 176. 198
  177. 177. 199
  178. 178. 200
  179. 179. 201
  180. 180. 202
  181. 181. 203
  182. 182. 204
  183. 183. 205
  184. 184. 11 ABBRACCI
  185. 185. 209
  186. 186. 210
  187. 187. 211
  188. 188. 212
  189. 189. 213
  190. 190. 214
  191. 191. 215
  192. 192. 216
  193. 193. 217
  194. 194. 12 PIOGGIA
  195. 195. 221
  196. 196. 222
  197. 197. 223
  198. 198. 224
  199. 199. 225
  200. 200. 226
  201. 201. 227
  202. 202. 228
  203. 203. 229
  204. 204. 230
  205. 205. 231
  206. 206. 232
  207. 207. 233
  208. 208. 234
  209. 209. 235
  210. 210. 13 LE BELLE
  211. 211. 239
  212. 212. 240
  213. 213. 241
  214. 214. 242
  215. 215. 243
  216. 216. 244
  217. 217. 245
  218. 218. 246
  219. 219. 247
  220. 220. 248
  221. 221. 249
  222. 222. 250
  223. 223. 251
  224. 224. 252
  225. 225. 253
  226. 226. 254
  227. 227. 255
  228. 228. 256
  229. 229. 257
  230. 230. 258
  231. 231. 259
  232. 232. 260
  233. 233. 261
  234. 234. 262
  235. 235. 263
  236. 236. 264
  237. 237. 265
  238. 238. 266
  239. 239. 267
  240. 240. 268
  241. 241. 269
  242. 242. 270
  243. 243. 271
  244. 244. 272
  245. 245. 273
  246. 246. 274
  247. 247. 275
  248. 248. 276
  249. 249. 277
  250. 250. 278
  251. 251. 279
  252. 252. 280
  253. 253. 281
  254. 254. 282
  255. 255. 283
  256. 256. 284
  257. 257. 285
  258. 258. 286
  259. 259. 287
  260. 260. 288
  261. 261. 289
  262. 262. 290
  263. 263. 291
  264. 264. Indice 1 TURISTI 13 2 A STAMPA 53 3 SILENZIO 65 4 PROSPETTIVA NEVSKIJ 73 5 AI MARGINI 115 6 TRAMONTI 125 7 FIORI 139 8 LE SPOSE 149 9 NOTTI BIANCHE 169 10 SPERANO 185 11 ABBRACCI 207 12 PIOGGIA 219 13 LE BELLE 237
  265. 265. Stampato a Bergamo nel luglio 2012

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