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Desiderio sessuale e aggressività

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Desiderio sessuale e aggressività

  1. 1. Convegno TIMIDEZZA D’AMORE E ANSIA SESSUALE Desiderio sessuale e aggressività il Sex Offender Ancona 20 Novembre 2010 dott.ssa Selloni Francesca psicologa esperto in psicologia giuridica
  2. 2. • Il desiderio sessuale non sempre possiede i connotati di normalità • ci sono situazioni in cui per motivazioni diverse si tinge di aggressività a volte sconfinando nell’atto • Una timidezza ed un’ansia eccessiva possono sfociare in aggressione? • Quali aspetti caratterizzano la personalità del sex offender ?
  3. 3. • Il sex offender è colui o colei che agisce l’impulso sessuale nonostante il divieto o il rifiuto del soggetto oggetto del suo desiderio
  4. 4. • Il primo a parlare di perversioni in ambito sessuologico, fu lo psichiatra tedesco Richard Von Krafft-Ebing (1840-1902) che scrisse il famoso trattato “Psychopatia Sexualis” nel 1986. • Definisce le perversioni, con il termine “aberrazioni sessuali”, “processo di degenerazione ereditaria, che porterebbe nel tempo all’estinzione della linea evolutiva”.
  5. 5. • Teoria ambientale – Iwan Bloch (1872- 1922), esprime il concetto che in ciascun essere umano sono presenti componenti “normali” e perverse e lo sviluppo di un disturbo dipende esclusivamente da fattori ambientali.
  6. 6. Freud (1927): • “Ciò che più di tutto ci autorizza a giudicare la perversione un sintomo patologico sono la sua esclusività e fissazione, vale a dire i casi in cui la perversione non compare accanto a ciò che è normale, ma approfitta di tutte le circostanze per rimuovere ciò che è normale e prenderne il posto”.
  7. 7. • La Klein (1945) e Winnicott (1953) • all’origine delle perversioni, vi collegarono l’aggressività pregenitale • intesa dalla prima come innata e da Winnicott come reazione alla frustrazione.
  8. 8. • Jung (1875-1961) spiega la perversione a partire dagli Archetipi dell’Inconscio Collettivo. • l’Ombra - l’insieme dei caratteri negativi che presiedono l’inconscio - irrompendo nella coscienza può indurre all’atto perverso. • Ogni Archetipo è responsabile di una possibile perversione.
  9. 9. Stoller (1975): • Perversione = aberrazione, “tecnica erotica o costellazioni di tecniche erotiche che un individuo usa come proprio atto sessuale completo e che si discostano dalla definizione di normalità tradizionalmente confessata dalla cultura della persona che la utilizza”. • Perversioni come forme erotiche dell’odio, oppure tentativo di convertire il trauma dell’infanzia.
  10. 10. Louise J. Kaplan • Le perversioni non devono considerarsi semplicemente aberrazioni sessuali; l’eccitamento erotico è agito per regolare affetti dolorosi come l’ansia, l’aggressività e la depressione altrimenti insopportabili. • La perversione ha uno scopo manifesto e cosciente che serve a tenere nascosti aspetti dolorosi e vergognosi della vita psichica. • Fu la prima a parlare anche delle perversioni femminili
  11. 11. • Simonelli, Petruccelli, (1999) • Trasmissione transgenerazionale del modello abusante • L’aggressore sessuale, dal punto di vista strettamente clinico, avrebbe delle caratteristiche tipiche di alcuni disturbi di personalità. • L’ipotesi è che alcuni dei criteri diagnostici appartenenti a questi disturbi sono determinanti ne comportamento deviante del sex offender.
  12. 12. DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’ CRITERI DIAGNOSTICI (DSM-IV-TR) Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque o più dei seguenti elementi: • ha un senso grandioso di autostima; • è assorbito da fantasie di illimitato successo, potere, fascino e amore ideale; • crede di essere “speciale” ed unico e di poter essere capito solo da persone ugualmente speciali o di classe elevata;. • richiede eccessiva ammirazione • ha la sensazione che tutto gli sia dovuto • sfruttamento interpersonale • manca di empatia • è spesso invidioso degli altri e/o crede che gli altri lo invidino; • mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi
  13. 13. • Elementi come la mancanza di empatia, il sentirsi speciale rispetto agli altri e sentire, di conseguenza, le proprie esigenze come speciali e maggiormente importanti rispetto a quelle altrui, sono elementi che potrebbero, in parte, motivare l’agire sessualmente deviante. • L’esigenza di eccessiva ammirazione può nascondere una forte insicurezza e una bassa autostima e una profonda timidezza che, per essere vinte, vengono trasformate in un atteggiamento prepotente e pretenzioso. Quello che desiderano deve essere a tutti i cosi ottenuto anche a scapito di altre persone. • Questi ultimi aspetti possono essere riscontrati nelle personalità di alcuni sex offenders, in particolare di quei soggetti più inclini a rivolgere la loro azione deviante nei confronti dei minori. Questo perchè il “confronto sessuale” con un adulto non permetterebbe loro di controllare la propria insicurezza e di fronteggiare la bassa autostima.
  14. 14. DISTURBO DELLA PERSONALITA’ ANTISOCIALE DSM-IV-TR CRITERI DIAGNOSTICI • incapacità di conformarsi alle norme sociali • disonestà; • impulsività o incapacità di pianificare • irritabilità ed aggressività • inosservanza spericolata della sicurezza propria e/o degli altri • irresponsabilità abituale • mancanza di rimorso – L’individuo ha almeno 18 anni – Presenza di un disturbo della condotta con esordio prima dei 15 anni – Il comportamento antisociale non si manifesta esclusivamente durante il decorso della schizofrenia o di un episodio maniacale
  15. 15. • Le caratteristiche diagnostiche di questo disturbo sembrano accomunare, in generale, un soggetto colpevole di un’azione deviante non necessariamente a sfondo sessuale. • Il criterio relativo all’aggressività sembrerebbe caratterizzare quelle tipologie di abuso sessuale che, in qualche modo, utilizzano violenza e costrizione nella messa in atto del comportamento. • Il criterio relativo alla mancanza di rimorso sembrerebbe essere alla base non solo dell’azione deviante, quanto piuttosto della reiterazione di questa. • L’incapacità di “sentire” lo stato d’animo dell’altro e, quindi, di percepire un proprio senso di colpa per il dolore provocato ad un altro, ostacolerebbero la piena comprensione della realtà accaduta e la conseguente assunzione di responsabilità.
  16. 16. Pedofilia • Attività sessuale con bambini pre-puberi. • L’aggressore deve avere almeno 16 anni e deve essere di almeno 5 anni più grande della vittima • In genere preferiscono una determinata fascia di età, un determinato sesso o entrambi. • Alcuni non arrivano al rapporto sessuale, altri arrivano al rapporto sessuale (genitale, orale o anale). • Sostengono che tali attività hanno un valore educativo, che la vittima ne riceve piacere sessuale o che era sessualmente provocante. • Possono abusare di figli, parenti o estranei.
  17. 17. Pedofilia • Minacciano la vittima per evitare che parli • Si guadagnano la fiducia della madre • Scambiano la vittima con altri Sex offender. • Tranne i casi in cui il disturbo è associato a Sadismo Sessuale, il Sex offender è attento ai bisogni del b. per ottenerne affetto, interesse, fedeltà.
  18. 18. Sadismo Sessuale • Azioni reali in cui l’aggressore ricava eccitazione sessuale dalla sofferenza psicologica o fisica (inclusa l’umiliazione) della vittima. • Partner consenziente (Masochismo Sessuale) o vittime non consenzienti (è la sofferenza della vittima che è sessualmente eccitante). • Gli atti sono gli stessi del Masochismo Sessuale in forma attiva, con in più: strangolare, torturare, uccidere. • Può essere associato a Disturbo Antisociale di Personalità.
  19. 19. Fattori eziologici del comportamento abusante • socioculturali (miseria, isolamento sociale, disoccupazione, mancanza di un alloggio o sovraffollamento in abitazioni inadeguate, povertà culturale), • storia individuale (abusi subiti nell’infanzia, abuso di sostanze, solitudine, atteggiamenti negativi verso le donne, problemi nelle relazioni intime, ecc.), • relazionali (livello di attivazione sessuale disturbato, fantasie sessuali perverse, distorsioni cognitive, deficit di modelli sociali), • psicologici (disturbo della struttura caratteriale o vero e proprio disturbo di personalità, comportamenti nevrotici o psicotici; solo il più violento degli adulti abusanti ha una personalità francamente schizofrenica, depressione, bassa autostima, eccetera). • situazionali (lungo periodo di tensione e come la conseguenza di un’incapacità a far fronte agli stress della vita quotidiana).
  20. 20. Il modello della precondizione • Finkelhor e Araji (1986) • E’ una classificazione dei fattori che caratterizzano i sex offenders di vittime minorenni e delle condizioni che facilitano la messa in atto del comportamento sessualmente deviante.
  21. 21. Il modello della precondizione • "corrispondenza emotiva" esprime un bisogno emotivo di avere rapporti con i bambini, presenta un arresto dello sviluppo, un basso livello di autostima, un'identificazione con l'aggressore, un'identificazione narcisistica; è caratterizzato da un tipo di socializzazione tendente al dominio del maschio; • "eccitazione sessuale" si eccita con i bambini, ha subito esperienze sessuali traumatiche nell'infanzia; è attratto dalla pornografia infantile; • “blocco” non avrebbe alternative di gratificazione sessuale, è caratterizzato da un complesso edipico irrisolto, ansia di castrazione, paura delle donne adulte, esperienze traumatiche con la sessualità adulta, compiti sociali inadeguati, disturbi relazionali; vittima di norme eccessivamente repressive sulla masturbazione, tende ad avere rapporti extraconiugali; • “disinibizione” non subisce l'influenza deterrente delle normali proibizioni per il comportamento deviante, soffre di disturbi dell'impulsività, problemi di alcolismo, psicosi, stress situazionale, fallimento dei meccanismi di difesa; incline alla pornografia e all'atteggiamento patriarcale.
  22. 22. Modello sociobiologico di Ellis (1989, 1991) • Il sex offender è motivato dalle spinte sessuali e da un impulso a possedere e controllare coloro da cui ci si sente attratti sessualmente, entrambe le spinte sono innate, cioè non apprese; • la selezione naturale avrebbe favorito lo stabilirsi nei maschi di una spinta sessuale più forte e decisiva rispetto alle donne, e avrebbe favorito quei maschi che, pur di riprodursi, hanno imparato ad usare la forza per accoppiarsi, là dove non trovano femmine disposte all’accoppiamento con un uomo che non risponde ai criteri da esse desiderati; • l’aggressione sessuale sarebbe dovuta ad una predisposizione innata e ad una modalità appresa tramite esperienza, attraverso rinforzi positivi in base ai risultati gratificanti;
  23. 23. Modello multivariato quadripartito di Nagayama e Hirschman (1991) 4 precursori motivazionali possono incidere significativamente sull’aumento della probabilità della messa in atto del comportamento di abuso • l’eccitazione fisiologica sessuale • le cognizioni che giustificano l’abuso sessuale • lo scarso controllo emotivo • specifici problemi evolutivi correlati alla personalità
  24. 24. Ward ed Hudson (1998) Questo modello distingue fra aggressori che manifestano “obiettivi di approccio o di fuga” e fra soggetti che usano prevalentemente strategie attive o passive. 4 tipologie di percorsi: • fuga-passivo: desidera fuggire dalle trasgressioni sessuali, ma manca di strategie comportamentali per prevenire che ciò accada; • fuga-attivo: ha capacità diretta di controllo di pensieri e fantasie deviate, ma utilizza strategie inefficaci e controproducenti; • approccio-automatico: ha avuto esperienze precedenti di abusi sessuali, manifesta comportamenti impulsivi e scarsamente pianificati; • approccio-esplicito: desidera intraprendere un’attività sessuale deviante tramite l’uso di pianificazioni accurate per mettere in atto il crimine, ha obiettivi dannosi diretti al reato sessuale.
  25. 25. Modello delle distorsioni cognitive di Ward, Gannon e Keown (2006) Le distorsioni cognitive hanno origine dalla combinazione di • credenze; • valori e scopi ad essi associati; • azioni. Ci sono 7 temi tipici 1. incontrollabilità, 2. mondo pericoloso 3. autorizzazione (intesa come il diritto di compiere l’abuso) 4. bambini come esseri sessuali 5. natura del danno (ovvero la minimizzazione del danno arrecato) 6. donne impossibili da conoscere 7. donne come oggetti
  26. 26. Schema cognitivo del sex offender • Contiene particolari immagini di sé, dell’atto sessuale e della vittima. • L’abusante percepisce se stesso e interagisce con gli altri in modo rigidamente egocentrico. • L’abusante considera l’atto sessuale come un mezzo utile per il raggiungimento della felicità e per affrontare e gestire lo stress. • L’abusante identifica una vittima legittimata e predestinata: essa lo provoca oppure deve essere punita sessualmente.
  27. 27. Tipologie di s.o. (Knight e Prentky, 1990): 1. “criminale opportunista”, scarso controllo degli impulsi, storia di comportamenti criminali, scarsa empatia, uso strumentale impulsivo della violenza, non premeditazione; 1. “non criminale-sessuale non sadico”, cognizioni distorte sulle donne e sulla sessualità, inadeguatezza sulla propria sessualità e sull’immagine di sé, fantasie sessuali non aggressive, scarse esperienze di aggressioni non sessuali, eccitazione sessuale durante l’abuso; sottomissione della vittima; 1. “criminale con rabbia pervasiva” disinibizione permanente nell’attuare l’abuso sessuale, la sua rabbia e la sua ostilità non permettono sentimenti socio-affettivi, livello di eccitazione sessuale della stessa entità sia durante la visione di scene di violenza sessuale, sia durante la visione di scene di attività sessuali consenzienti, senso di rabbia non diretta esclusivamente verso le donne, assenza di fantasie sessuali durante l’abuso, uso della violenza sempre; tale tipo di stupratore non prova un vero e proprio piacere sessuale nel compiere l’abuso, ma riesce a liberare la rabbia repressa attraverso l’azione violenta;
  28. 28. Tipologie di s.o. (Knight e Prentky, 1990) 4. “non criminale vendicativo”, rabbia non erotizzata diretta elusivamente verso le donne, uso di minacce verbali, volontà di umiliare e denigrare la vittima; lesioni fisiche alla vittima; 5. “criminale palesemente sadico”, premeditazione all’abuso sessuale guidato da fantasie sessuali violente, aspetto belligerante e rabbioso, propensione ad infliggere gravi lesioni fisiche alla vittima; si eccita brutalizzando la propria vittima; la personalità del serial killer a sfondo sessuale; 6. “non criminale sadico latente” è caratterizzato dagli stessi aspetti del tipo precedente, ma senza avvertire l’esigenza di brutalizzare la propria vittima.
  29. 29. Deficit della capacità empatica • Empatia = capacità di “sentirsi dentro l’altro”, caratterizzata da 3 componenti: • 1) la presa di prospettiva, la capacità di identificare accuratamente lo stato emotivo e di percepire come le altre persone potrebbero rispondere ad una certa situazione, questa abilità è primariamente cognitiva; • 2) la risposta emotiva agli altri. Le risposte emozionali empatiche rispecchiano le emozioni percepite, sebbene ci sia una gamma di sensazioni complementari che dovrebbero essere considerate empatiche; • 3) la premura, cioè il desiderio di aiutare, non è inclusa in nessuna definizione di empatia, ma è importante nella considerazione dei deficits degli autori di abuso sessuale.
  30. 30. Marshall e coll. (1995), identificò l’empatia come un processo stadiale: • Riconoscimento delle emozioni: discriminazioni dei propri e altrui stati emozionali; • Presa di prospettiva: assunzione da parte di chi osserva della prospettiva dell’altro; • Replicazione delle emozioni: risposta emozionale che replica l’emozione dell’altro; • Decisione di risposta: riflettere sui sentimenti espressi dall’altro e decidere di agire tenendo conto di questi o ignorandoli.
  31. 31. CARENTI CAPACITA’ EMPATICHE • La capacità empatica costituirebbe il maggior mediatore del comportamento prosociale e con il processo evolutivo crescerebbe anche questa capacità, dovuta ad una maggior comprensione della differenziazione Sé-altro; ne conseguirebbe, quindi, un livello più alto di consapevolezza empatica (Fortuna, Tiberio, 1999).
  32. 32. • Diversi studi confermano l’ipotesi secondo cui difficoltà e/o deficit al livello empatico sarebbero una caratteristica comune a diverse tipologie di criminali, tra le quali il criminale sessuale. • Autori come Marshall e Barbaree (1993), Hudson e Hodkinson (1993) sostengono che la mancanza di empatia sia uno dei fattori principali che permettono all’aggressore sessuale di abusare delle sue vittime; in effetti, l’empatia sembrerebbe servire ad inibire il comportamento aggressivo, permettendo il riconoscimento delle sofferenza altrui, che a sua volta provocherebbe sofferenza nell’aggressore stesso.
  33. 33. LA VALUTAZIONE IN AMBITO PERITALE Nell’ambito della valutazione della personalità dell’aggressore sessuale possiamo trovare quesiti finalizzati a stabilire: • l’eventuale esistenza di un vizio totale o parziale di mente nell’indagato o nell’imputato al momento del fatto, ex art. 88 e 89 c.p., • la maturità o meno del minorenne infraquattrodicenne, ex art. 97 e 98 c.p. e art. 9 D.P.R. 448/88; nonché l’eventuale presenza di un vizio di mente, come per l’adulto; • le condizioni di mente dell’autore di reato durante la fase delle indagini preliminari, fino al rinvio a giudizio e durante il dibattimento, ex artt. 70 e segg. c.p.p.; • la presenza e la persistenza di pericolosità sociale.
  34. 34. Per quanto riguarda le indagini peritali, il consulente psicologo potrà prevedere diverse metodologie e fasi: • esame degli atti contenuti nel fascicolo; • osservazione clinica; • colloqui clinici con il periziando, con la sua famiglia e con gli operatori che hanno seguito o che seguono il caso (assistenti sociali, psicologi o altre figure sanitarie dei servizi territoriali o della giustizia, educatori, eccetera); • osservazione ambientale dell’abitazione del periziando; • somministrazione di test psicodiagnostici; • rielaborazione dei dati ottenuti attraverso le indagini condotte; • spiegazione in termini psicologici; • traduzioni in termini giuridici per rispondere al quesito.
  35. 35. IL TRATTAMENTO Esaminando i diversi programmi di trattamento, è possibile evidenziare le seguenti finalità di trattamento • Modificare i fattori disfunzionali, legati all’individuo e al suo contesto associati al comportamento deviante; • Permettere alla vittima e all’autore di superare l’evento traumatico; lavorare su eventuali rischi di recidiva. L’obiettivo finale del trattamento consiste dunque nel cambiamento dei vissuti e dei comportamenti dell’autore, ma anche degli assetti relazionali del sistema familiare in cui l’abuso si è verificato, per evitare la ricaduta e il recidivismo

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