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In età adulta possono essere riscontrate molteplici cause di danno cerebrale: in letteratura sono state
individuate sofferenze fetali in gravidanza o alla nascita, traumi cranici, infezioni, tumori, ictus o altri
danni di tipo vascolare, demenze, interventi neurochirurgici.

Di conseguenza, più o meno evidenti possono essere le difficoltà a carico delle funzioni cognitive
(attenzione, memoria, linguaggio, funzioni esecutive, ragionamento) necessarie per mettere in atto
comportamenti quotidiani e meritevoli di essere precocemente rilevate attraverso specifiche
valutazioni neuropsicologiche.

La riabilitazione cognitiva è definita come un intervento sistematico, successivo alla
valutazione neuropsicologica, deputato al recupero o al mantenimento delle funzioni
cognitivo-comportamentali che possono risultare compromesse in seguito a lesione cerebrale,
al fine di favorire un adeguato svolgimento delle attività quotidiane [Ylvisaker et al., 1998].

Le funzioni cognitive, se compromesse, necessitano di adeguati e focalizzati interventi
riabilitativi poiché si tratta non di fenomeni unitari, ma di processi multidimensionali in grado
di modulare e regolare anche le altre abilità cognitive (memoria, apprendimento,
comunicazione, problem solving) [Sohlberg e Mateer, 1989].
Ad esempio, se la memoria viene generalmente intesa come l’acquisizione ed il recupero
delle informazioni [Loring e Meador, 1998], nello specifico si distinguono differenti modalità
con cui le informazioni vengono codificate e memorizzate (memoria a breve
termine visiva o uditiva) quindi recuperate (memoria a lungo termine episodica, relativa al
ricordo degli eventi personali con una precisa connotazione spazio-temporale, semantica,
relativa al ricordo di informazioni e conoscenze generali,procedurale, relativa allo
svolgimento di schemi motori e comportamentali) [Tulving, 1972].
Anche il linguaggio può essere generalmente definito come la forma di comunicazione
attraverso l’integrazione della respirazione e di movimenti articolatori complessi [Sharp e
Hillenbrand, 2008] mentre nel particolare si potrà considerare come l’insieme di
rappresentazioni simboliche scritte, uditive o verbali [Coelho e DeRuyter, 1996] che
richiedono abilità di produzione, comprensione,ripetizione, scrittura e lettura mediate dalle
strutture corticali superiori.
Stesso ragionamento spetta parlando di attenzione: si intende generalmente l’insieme di quei
processi che consentono a ciascuno di noi di impegnarsi in alcune attività ignorandone altre
non rilevanti [Loring e Meador, 1998].
Pertanto, gli interventi di riabilitazione cognitiva dovranno tener conto di queste e di molte
altre evidenze teorico-cliniche rendendo i trattamenti personalizzati per ciascun paziente
attraverso la costruzione, la selezione e la presentazione di esercizi che tengano
considerazione:
         del danno cerebrale (anamnesi clinica, eziologia, localizzazione anatomica);
         delle singole funzioni cognitive compromesse o preservate (in seguito ad
         approfondimento diagnostico mediante valutazioni neuropsicologiche standardizzate);
         del grado di collaborazione e motivazione al trattamento riabilitativo;
         del livello di consapevolezza del deficit che il paziente ha in merito alle difficoltà
         cognitive;
         dell’impatto che la compromissione determina sia nelle attività quotidiane (scuola,
         lavoro) sia nelle relazioni affettive-sociali (famiglia, società).

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Riabilitazione cognitiva

  • 1. In età adulta possono essere riscontrate molteplici cause di danno cerebrale: in letteratura sono state individuate sofferenze fetali in gravidanza o alla nascita, traumi cranici, infezioni, tumori, ictus o altri danni di tipo vascolare, demenze, interventi neurochirurgici. Di conseguenza, più o meno evidenti possono essere le difficoltà a carico delle funzioni cognitive (attenzione, memoria, linguaggio, funzioni esecutive, ragionamento) necessarie per mettere in atto comportamenti quotidiani e meritevoli di essere precocemente rilevate attraverso specifiche valutazioni neuropsicologiche. La riabilitazione cognitiva è definita come un intervento sistematico, successivo alla valutazione neuropsicologica, deputato al recupero o al mantenimento delle funzioni cognitivo-comportamentali che possono risultare compromesse in seguito a lesione cerebrale, al fine di favorire un adeguato svolgimento delle attività quotidiane [Ylvisaker et al., 1998]. Le funzioni cognitive, se compromesse, necessitano di adeguati e focalizzati interventi riabilitativi poiché si tratta non di fenomeni unitari, ma di processi multidimensionali in grado di modulare e regolare anche le altre abilità cognitive (memoria, apprendimento, comunicazione, problem solving) [Sohlberg e Mateer, 1989]. Ad esempio, se la memoria viene generalmente intesa come l’acquisizione ed il recupero delle informazioni [Loring e Meador, 1998], nello specifico si distinguono differenti modalità con cui le informazioni vengono codificate e memorizzate (memoria a breve termine visiva o uditiva) quindi recuperate (memoria a lungo termine episodica, relativa al ricordo degli eventi personali con una precisa connotazione spazio-temporale, semantica, relativa al ricordo di informazioni e conoscenze generali,procedurale, relativa allo svolgimento di schemi motori e comportamentali) [Tulving, 1972]. Anche il linguaggio può essere generalmente definito come la forma di comunicazione attraverso l’integrazione della respirazione e di movimenti articolatori complessi [Sharp e Hillenbrand, 2008] mentre nel particolare si potrà considerare come l’insieme di rappresentazioni simboliche scritte, uditive o verbali [Coelho e DeRuyter, 1996] che richiedono abilità di produzione, comprensione,ripetizione, scrittura e lettura mediate dalle strutture corticali superiori. Stesso ragionamento spetta parlando di attenzione: si intende generalmente l’insieme di quei processi che consentono a ciascuno di noi di impegnarsi in alcune attività ignorandone altre non rilevanti [Loring e Meador, 1998]. Pertanto, gli interventi di riabilitazione cognitiva dovranno tener conto di queste e di molte altre evidenze teorico-cliniche rendendo i trattamenti personalizzati per ciascun paziente attraverso la costruzione, la selezione e la presentazione di esercizi che tengano considerazione: del danno cerebrale (anamnesi clinica, eziologia, localizzazione anatomica); delle singole funzioni cognitive compromesse o preservate (in seguito ad approfondimento diagnostico mediante valutazioni neuropsicologiche standardizzate); del grado di collaborazione e motivazione al trattamento riabilitativo; del livello di consapevolezza del deficit che il paziente ha in merito alle difficoltà cognitive; dell’impatto che la compromissione determina sia nelle attività quotidiane (scuola, lavoro) sia nelle relazioni affettive-sociali (famiglia, società).