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G Ital Nefrol 2011; 28 (3): 305-313	 RASSEGNA
305© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
IPONATRIEMIE: APPROCCIO PRATICO ALLA DIAGNOSI E
ALLA TERAPIA
Alessandro Naticchia, Pietro Manuel Ferraro, Silvia D’Alonzo, Giovanni Gambaro
Divisione di Nefrologia e Dialisi, Complesso Integrato Columbus-Policlinico Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
Hyponatremia: practical approach to diagnosis and treatment
Hyponatremia is one of the most frequent ion and water disorders. It is ge-
nerally due to disproportionate renal water retention. Severe hyponatremia
(<125 mEq/L) is associated with well-known clinical symptoms and manifesta-
tions. However, even mild reductions in sodium blood levels have been shown
to be associated with increased mortality and with the risk of falls and frac-
tures. The diagnosis of hyponatremia, although requiring simple clinical and
laboratory tests, may be complex and difficult. Treatment should be tailored
to the clinical manifestations and severity of hyponatremia. Vaptans may be
used in euvolemic or hypervolemic hyponatremia and particularly in SIADH.
Conflict of interest: None
KEY WORDS:
Cerebral
salt wasting,
Inappropriate
antidiuresis
syndrome,
Vaptans,
Volemia
PAROLE CHIAVE:
Sindrome
cerebrale di
perdita di sali,
Sindrome da
inappropriata
antidiuresi,
Vaptani,
Volemia
Indirizzo degli Autori:
Dr. Alessandro Naticchia
Divisione di Nefrologia e Dialisi
Dipartimento di Medicina Interna e
Scienze Mediche Specialistiche
Università Cattolica del Sacro Cuore
Complesso Integrato Columbus
Via Moscati 34-38
00176 Roma
e-mail: anaticchia@gmail.com
Introduzione
Tradizionalmente, si definisce iponatriemia una
concentrazione plasmatica di sodio inferiore a 135
mEq/L, sebbene studi clinici recenti, correlando i
suoi valori con quelli di rischio di morte, abbiano
proposto la riconsiderazione di tale cut-off (p. es.,
suggerendo natriemie di 138 mEq/L) (1). Iponatrie-
mie severe sono quelle con sodiemia inferiore a 125
mEq/L.
La sua importanza clinica risiede nel fatto che essa
è la determinante principale dell’osmolalità plasma-
tica, spiegandone oltre il 95%, e nel fatto che l’ipo-
tonicità determina l’edema cerebrale.
Valori di sodiemia <136 mEq/L sono molto fre-
quenti nell’anziano e possono essere riscontrati an-
che nel 10% degli ultrasettantacinquenni nella popo-
lazione generale (2).
Due ne sono le cause: la perdita di sodio e la ri-
tenzione di acqua (iponatriemia da diluizione). Le
riduzioni del pool del sodio dell’organismo sono
possibili e spesso sono presenti nei casi di iponatrie-
mia; tuttavia, il meccanismo prevalente è la spropor-
zionata ritenzione di acqua.
La concentrazione di sodio plasmatico, o meglio
l’osmolalità plasmatica, è finemente regolata dall’in-
crezione di ormone antidiuretico (ADH) e dalla rego-
lazione esercitata da quest’ultimo a livello del tubulo
collettore sul cosiddetto “riassorbimento facoltativo”
dell’acqua (acqua libera, da elettroliti). Pertanto, a
una riduzione dell’osmolalità plasmatica fisiologica-
mente si associano la riduzione del riassorbimento
facoltativo di acqua e, quindi, una maggiore dilu-
izione urinaria e diuresi. Poiché questa capacità è
molto spiccata (fino a 12 L al giorno), l’iponatriemia
da diluizione potrà verificarsi solo nei rarissimi casi
di gravissima polidipsia primaria, nei quali l’introito
idrico superi la capacità escretoria renale massimale
di acqua libera, oppure nelle non infrequenti condi-
zioni di deficit funzionale renale di formazione e di
escrezione dell’acqua libera (Fig. 1).
Molto spesso, però, l’iponatriemia è secondaria a
entrambi questi meccanismi. Consideriamo, infatti,
che l’assunzione orale di acqua o di liquidi ipotonici
o contenenti osmoli metabolizzabili (glucosio) op-
pure l’infusione di soluzioni glucosate equivalgono
GIN
FAD
Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia
306 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
Ciò spesso è la conseguenza del trattamento con tia-
zidici oppure con farmaci che stimolano l’increzione
di ADH, di interventi chirurgici o, infine, dell’incon-
grua somministrazione di soluzioni ipotoniche. È de-
gno di nota che queste iponatriemie intraospedaliere
vengono spesso diagnosticate tardivamente (proba-
bilmente per la sottoutilizzazione del dosaggio della
sodiemia), prolungano la durata dei ricoveri e sono
gravate da una maggiore mortalità (7, 8).
Una patologia descritta per la prima volta nel 1950
e spesso considerata una variante clinica della SIA-
DH è la CSW (cerebral salt wasting, sindrome cere-
all’introduzione nell’organismo di acqua libera (da
soluti). In presenza di un deficit di formazione renale
dell’acqua libera, per esempio nel caso di insuffi-
cienza renale avanzata, il rene non sarà in grado
di formare abbastanza acqua libera da eliminare
con le urine e di far fronte, così, a un eccesso, anche
molto relativo, di introito di acqua libera. La conse-
guenza sarà un’iponatriemia.
Cause e fisiopatologia
In casistiche non selezionate per età, le cause di
iponatriemia sono riconducibili, in ordine decre-
scente di frequenza, a sindrome da inappropriata
antidiuresi (SIAD), che include anche le forme da
inappropriata increzione di ADH (SIADH) (35%), a
ipovolemia (30%), a ipervolemia (20%), a forme in-
dotte da diuretici (8%), a polidipsia primaria (5%) e
a insufficienza surrenalica (2%) (3). Quest’ultima è
appannaggio delle età adulte, mentre più anziani
sono i pazienti con le forme indotte da diuretici, da
SIADH e da ipervolemia (4, 5).
Alcuni studi suggeriscono che, nelle fasce dei più
anziani, la prevalenza della SIADH aumenti fino a
oltre il 50% dei casi dopo gli 80 anni di età (6). È in-
teressante che oltre un terzo di questi casi di SIADH
sembra essere idiopatico. Inoltre, va ricordato che
l’impiego degli inibitori selettivi della ricaptazione
della serotonina (SSRI) negli anziani è gravato, fin
nel 30% dei casi, dallo sviluppo di iponatriemia. In
genere, si tratta di iponatriemie croniche, modeste e
asintomatiche, che sono, però, a maggior rischio di
sviluppare forme sintomatiche nel corso di malattie
intercorrenti (3).
L’iponatriemia non infrequentemente si sviluppa nel
corso di ricoveri ospedalieri dovuti ad altre cause.
TABELLA I - SINDROME DA INAPPROPRIATA INCREZIONE DI
ADH (SIADH) vs SINDROME CEREBRALE DI PERDI-
TA DI SALI (CSW)
Parametri clinico-laboratoristici	 SIADH	 CSW
Volume extracellulare	 normale/aumentato	 ridotto
Sodiuria	 40 mEq/L	 40 mEq/L
Uricemia	 bassa	 bassa
FeU iniziale	 bassa	 bassa
FeU dopo correzione	 normale	 alta
Osmolalità urinaria	 alta	 alta
Osmolalità sierica	 bassa	 bassa
BUN/creatinina	 normale/basso	 alto
Potassiemia	 normale	 normale/alto
Pressione venosa centrale	 normale/alta	 bassa
Pressione di incuneamento 	 normale/alta	 bassa
polmonare	
BNP	 normale	 alto
Terapia	 restrizione idrica	 liquidi e/o 	
		 mineralcorticoidi
Fig. 1 - Iponatriemia da diluizione.
Naticchia et al
307© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
patologia viene anche chiamata renal salt wasting),
i cui meccanismi patogenetici ipotizzati sono: 1) un
danno all’afferenza simpatica renale, 2) una natriu-
resi indotta dai peptici natriuretici (ANP e BNP).
Come già accennato, perché l’iponatriemia si veri-
fichi deve coesistere una certa incapacità del rene di
eliminare l’acqua libera nonostante il continuo introi-
to idrico. Ciò può verificarsi in 3 condizioni definite
in base allo stato dei liquidi corporei.
a) Ipovolemia: in questi casi, qualunque ne sia la
causa (diarrea, vomito, diuretici, ecc.), per il ripristi-
no e il mantenimento del volume extracellulare si ha
l’increzione di ADH. Ciò consente il riassorbimento
(facoltativo) distale di acqua. Parallelamente, per la
riduzione della perfusione renale, si ha l’attivazione
del sistema renina-angiotensina che induce la riten-
zione sodica renale. Si avranno, quindi, una sodiuria
30 mEq/L e, frequentemente, la contrazione della
diuresi. Le perdite gastrointestinali di fluidi sono le
cause più comuni. Esse potranno determinare iper- o
iponatriemia a seconda del tipo di fluidi perduti e
dell’introito di liquidi del paziente. Infatti, l’introdu-
zione di acqua o di tè o di una soluzione glucosata
favorisce l’iponatriemia.
b) Euvolemia: in questa condizione vi sono un ec-
cessivo rilascio di ADH o un’eccessiva sensibilità del
tubulo all’ADH, sproporzionati rispetto alla tonicità
e al volume dei liquidi extracellulari. Questa è la
condizione nota come SIADH, le cui cause sono ri-
portate nella Tabella II.
c) Ipervolemia: la riduzione della volemia efficace
induce un’eccessiva increzione (volume-dipendente)
di ADH, che è superiore rispetto all’inibizione dell’in-
crezione dovuta all’ipotonicità.
Manifestazioni cliniche
Accanto alle manifestazioni tipiche delle condizio-
ni che hanno determinato l’iposodiemia, per esem-
pio i segni dell’ipovolemia o dell’espansione dei
liquidi extracellulari, a dominare il quadro sono le
manifestazioni neurologiche da ipotonicità dei liqui-
di corporei e, quindi, da edema cerebrale, manife-
stazioni tanto più severe quanto più rapidamente si è
sviluppata l’iponatriemia e quanto più è marcata (9).
Le manifestazioni cliniche sono aspecifiche ed in-
sorgono generalmente con valori di sodiemia inferio-
ri a 125 mEq/L e si possono presentare come ma-
lessere generalizzato, che può associarsi a cefalea,
letargia ed ottundimento per valori di sodiemia com-
presi tra 115mEq/L e 120 mEq/L. Per valori inferiori
a 115 mEq/L si possono avere convulsioni e coma.
Come si è accennato precedentemente, anche
iponatriemie lievi sono gravate da problemi clinici.
brale di perdita di sali), che oggi viene considerata
da numerosi esperti una patologia a sé stante con
caratteristiche distintive rispetto alla SIADH e con un
trattamento terapeutico che è differente da quello di
quest’ultima. Entrambe le patologie sono frequenti in
pazienti con patologie cerebrali e si caratterizzano
per la presenza di ipo-osmolalità sierica, di elevata
osmolalità urinaria e di elevata escrezione urinaria
di sodio. Mentre, però, nella SIADH si ha uno stato
di eu/ipervolemia, nella CSW si è in presenza di
ipovolemia (Tab. I).
Nella CSW si ha un quadro di deplezione del
volume extracellulare dovuta a un’alterazione del
trasporto renale del sodio (per questo motivo tale
TABELLA II - CAUSE DI SIAD
NEOPLASIE
Polmonari-mediastiniche
• (Bronchi, mesotelio, timo)
Gastrointestinali
• (Faringe, stomaco, duodeno, pancreas)
Genitourinarie
• (Prostata, urotelio, utero)
BRONCOPNEUMOPATIE
Polmoniti, ascessi, TBC, aspergillosi, BPCO, insufficienza respiratoria
acuta, ventilazione a pressione positiva
PATOLOGIE NEUROLOGICHE
Encefaliti, meningiti, traumi, ictus, emorragie subaracnoidee, emato-
mi subdurali, neoplasie, ascessi, sindrome di Guillain Barré, sclerosi
multipla, lesioni spinali, infezioni da HIV, psicosi acute, astinenza da
alcol/delirium tremens
POSTCHIRURGICHE
(dopo interventi chirurgici importanti, da dolore, nausea, vomito e
somministrazione soluzioni ipotoniche)
IATROGENE
ADH esogeno: ossitocina, desmopressina
Rilascio di ADH: clorpropamide, clofibrato, carbamazepina, vincristi-
na, vinblastina, ciclofosfamide, oppiacei
Potenziamento attività tubulare dell’ADH: clorpropamide, ciclofosfa-
mide, FANS, acetaminofene
Meccanismo sconosciuto: aloperidolo, amitriptilina, fluexetina e altri
SSRI, flufenazina, ecstasy
ALTRO
Pericardite, tamponamento cardiaco
Porfiria intermittente acuta
Idiopatica
Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia
308 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
Fig. 2 - Iter diagnostico dell’iponatrie-
mia in 5 domande.A) C’è ipo-osmolarità plasmatica?
Misura l’osmolarità: V.N. 270-285 mOsm/L
Questa domanda può avere due risposte
	 1) No → Iponatriemia non ipotonica
	 Cause:
	 1. Iperproteinemia
	 2. Iperlipidemia
	 3. Iperglicemia severa
	 4. Infusione di mannitolo
	 2) Si → Iponatriemia vera
In tal caso:
B) La capacità del rene di diluire le urine è alterata? L’escrezione di acqua libera è compromessa?
Misura l’osmolarità urinaria (o il PS)
Questa domanda può avere tre risposte
	 1) 200 mOsm/L (PS 1005) → No, l’escrezione di acqua libera è normale
	 Cause:
	 1. Polidipsia primaria
	 2. Reintegrazione di liquidi con soluzioni ipotoniche (dopo sudorazione profusa, nutrizione enterale-parenterale, post-interventi
chirurgici)
	 2) 200 mOsm/L (PS 1005) → Sì, l’escrezione di acqua libera è ridotta
	La valutazione dell’osmolarità urinaria “fallisce”, nelle situazioni cliniche indicate di seguito, nell’individuare i casi con normale
formazione di acqua libera. In tal caso, la ridotta osmolarità urinaria, cioè la bassa escrezione di soluti (da ridotto introito di soluti)
è il fattore eziologico primario che limita il volume urinario massimale e che, perciò, può indurre iponatriemia diluizionale, qualora
il ridotto introito di soluti sia associato a un elevato introito di liquidi.
	 Cause:
	 1. Diete (anche nutrizione enterale) a basso contenuto di soluti (sodio, potassio)
	 2. Digiuno prolungato, anoressia
	 3. Malnutrizione
	 4. Tea-and-toast diet degli anziani indigenti nella letteratura anglosassone
	 5. Potomania di birra
	 3) 200 mOsm/L (1005) → Sì, l’escrezione di acqua libera è ridotta; le urine sono inappropriatamente concentrate
In tal caso:
C) C’è deplezione o espansione della volemia?
Valutazione clinica poco affidabile; può essere d’aiuto determinare la Clearance Frazionale dell’urato
Questa domanda può avere tre risposte
1) Espansione (stati edemigeni)
Cause:
1. Insufficienza cardiaca
2. Cirrosi epatica
3. Sindrome nefrosica
4. Insufficienza renale severa
2) Apparente ipovolemia
In tal caso:
D) Le perdite di sodio sono renali?
Misura la sodiuria (o la FENa%) su un campione estemporaneo di urine
Questa domanda può avere due risposte
2.1) 30 mEq/L (0.5%) → No, perdite extrarenali
Cause:
1. Vomito, diarrea, lassativi
2. Ustioni
3. Occlusione intestinale
4. Pancreatite
5. Traumi muscolari
2.2) 30 mEq/L (0.5%) → Sì, perdite renali
Cause:
1. Uso di diuretici (prevalentemente tiazidici)
2. Malattia di Addison
3. Cerebral salt wasting (sindrome cerebrale della perdita di sali)
4. Nefropatie con perdite di sali
5. Diuresi osmotica (diabete scompensato, nutrizione parenterale iperproteica, somministrazione di mannitolo)
3) Apparente euvolemia
In tal caso:
E) Ci sono ipotiroidismo o iposurrenalismo o ipopituitarismo?
Considera che SIADH è diagnosi di esclusione; misura TSH, ACTH, aldosterone
Cause:
1. Ipocorticosurrenalismo
2. Ipotiroidismo
3. SIADH
Naticchia et al
309© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
fatto che essa può portare a definire non corretta-
mente fino al 50% dei casi di ipo- e di euvolemia (8).
Può essere d’aiuto associare la determinazione della
clearance frazionale dell’urato che sembra essere
una parametro ben correlato alla volemia efficace
(18). In condizioni normali, essa è pari al 10%, nelle
condizioni di ipovolemia si riduce, mentre nell’iper-
volemia aumenta.
Vanno considerate criticamente le diagnosi di se-
condarietà all’uso di diuretici, in considerazione del
fatto che, specialmente negli anziani, l’assunzione di
questi farmaci è molto frequente. D’altra parte, anche
le forme realmente dovute ai diuretici possono non
essere correttamente diagnosticate, poiché i pazienti
non appaiono ipovolemici come ci si attenderebbe,
bensì euvolemici e, persino, ipervolemici.
Nei pazienti in trattamento con diuretici, inoltre, la
sodiuria e la determinazione dell’escrezione frazio-
nale del sodio (FENa) hanno un valore diagnostico
limitato, poiché i diuretici riducono il riassorbimento
tubulare del sodio. In questi casi, la diagnosi poggia,
in larga misura, sulla valutazione della volemia effi-
cace, eventualmente avvalorata dalla determinazio-
ne della clearance frazionale dell’urato.
La diagnosi di SIADH è quella posta più frequen-
temente, ma va considerato che fin nel 40% dei
casi si ha una diagnosi falsa positiva, spesso legata
all’errata valutazione dello stato volemico. Questa,
quindi, deve essere una diagnosi di esclusione dopo
che altre forme endocrine (iposurrenalismo, ipopitu-
itarismo, ipotiroidismo) siano stata scartate (19). A
proposito di queste, va detto che le forme endocrine
sono spesso trascurate nella diagnostica dell’ipona-
triemia. Tuttavia, sebbene esse siano effettivamente
le forme più rare, la loro importanza e la specificità
del trattamento richiesto ne rende fondamentale il ri-
conoscimento.
La Tabella III elenca alcuni elementi anamnesti-
Infatti, iponatriemie ridotte anche di pochi mEq/L ri-
spetto al range di normalità sono risultate associate
a instabilità nel cammino, cadute e aumentato rischio
di fratture (10, 11), problemi particolarmente seri in
età geriatrica. Il rischio di fratture (in particolare del
femore) è superiore di circa 4 volte nel paziente an-
ziano iponatriemico rispetto al normonatriemico (12).
Recenti studi mettono in evidenza una correlazione
diretta tra iponatriemia (l’osso contiene circa un terzo
del sodio di deposito dell’organismo) e ridotta den-
sità ossea, sia in un modello animale di SIADH che
nell’uomo, come risulta dalla valutazione dei dati del
NHANES III. L’iponatriemia stimolerebbe, infatti, l’at-
tivazione degli osteoclasti con riassorbimento della
matrice ossea (13).
Infine, accanto alle numerose analisi che dimostra-
no l’associazione tra iponatriemia severa e aumentate
morbilità e mortalità, vanno citate anche quelle che
mettono in luce come già valori di sodiemia inferio-
ri a 138 mEq/L si associno a un maggiore rischio di
morte (1). Mentre, per le iponatriemie più gravi, l’as-
sociazione con la mortalità è probabilmente sia la
conseguenza delle patologie sottostanti che un effetto
direttamente correlato all’iponatriemia (p. es., all’ede-
ma cerebrale nelle iponatriemie acute) o alla sindrome
da demielinizzazione pontina dopo una correzione ec-
cessivamente rapida dell’iposodiemia, per le forme più
lievi sono stati ipotizzati ancora effetti cardiovascolari
non chiariti dell’iponatriemia stessa e/o dell’associata
ipotonicità e/o degli elevati livelli di ADH (1).
Diagnosi
L’anamnesi, come di consueto, può offrire elementi
importanti per interpretare il quadro di iponatriemia
(Tab. III). Indagini essenziali per la diagnosi delle
iponatriemie sono le seguenti: osmolalità plasmatica
e urinaria (da effettuarsi a non più di 12 ore di di-
stanza l’una dall’altra) e sodiuria. Talora, possono
rendersi necessari il dosaggio degli ormoni tiroidei
dell’aldosteronemia e un test di stimolazione rapida
con ACTH. Le cause di iponatriemia sono numerose
e spesso elusive. Il dosaggio dell’ADH non è quasi
mai necessario.
La diagnosi eziologica può non essere ovvia, come
indirettamente dimostrato dai numerosi iter diagno-
stici via via proposti in letteratura (14-17). Un iter
diagnostico in 5 domande è illustrato nella Figura 2.
Benché queste flow-chart tendano tutte a identificare
una sola causa, una quota consistente di casi di ipo-
natriemia è, in realtà, multifattoriale.
Uno degli aspetti più critici nella diagnostica della
condizione è la valutazione clinica dello stato di re-
plezione dei liquidi corporei, in considerazione del
TABELLA III - ELEMENTI DA RICERCARE NELL’ANAMNESI DEL
PAZIENTE IPONATRIEMICO
Precedenti lesioni craniocerebrali
Irradiazione cerebrale
Chirurgia ipofisaria
Patologie neurologiche
Assunzione di farmaci che stimolano l’increzione o l’attività dell’ADH
Assunzione di diuretici
Assunzione di lassativi
Somministrazione di liquidi ipotonici
Patologie neoplastiche
Patologie respiratorie
Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia
310 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
ci che vanno ricercati e adeguatamente valorizzati
nell’anamnesi del paziente iponatriemico.
In alcuni casi, la diagnosi resta indefinita. In que-
sti casi, può essere indicata l’infusione di soluzione
fisiologica 0.9%, 1 L in 24 ore, valutando la risposta
sulla natriemia. Il test sarà condotto facendo attenzio-
ne al rischio di sovraccarico volemico e alle variazio-
ni sia in aumento che in riduzione della natriemia,
rispettando le regole generali. Mentre, nelle forme
ipovolemiche, si assisterà a un miglioramento clinico
e della natriemia, nelle forme euvolemiche si avrà un
aggravamento dell’iponatriemia.
Terapia
Il successo del trattamento dell’iponatriemia dipen-
de dalla risoluzione della causa e del meccanismo
che l’ha determinata. Il trattamento ottimale dell’ipo-
natriemia severa è controverso, dovendosi confron-
tare, da una parte, con il rischio della mielinolisi
pontina, caratterizzata da quadriplegia, paralisi
pseudobulbare, convulsioni, coma e possibile morte,
se la correzione è troppo rapida, e, dall’altra, con
una significativa riduzione della mortalità (20).
Devono essere sospese tutte le terapie (farmaci,
infusioni) potenzialmente responsabili dell’iponatrie-
mia. Qualora siano note carenze ormonali, va ini-
ziata la terapia ormonale. Se presenti, le convulsioni
vanno trattate con farmaci anticomiziali.
Generalmente le forme croniche, lievi e asintomati-
che non richiedono un intervento immediato.
In generale, si ritiene che le forme croniche di ipo-
natriemia richiedano una correzione più lenta del-
le forme acute. Se un’iposodiemia 125 mEq/L si
è sviluppata in meno di 48 ore, in genere si tratta
di forme postoperatorie di intossicazione da acqua
(infusione di soluzioni ipotoniche o contenenti osmo-
li metabolizzabili oppure irrigazione vescicale con
soluzioni sodium-free in corso di prostatectomia tran-
suretrale), vi è la necessità di una correzione rapida
con soluzione salina ipertonica per prevenire danni
neurologici irreversibili da edema cerebrale che pos-
sono insorgere in breve tempo e portare a erniazio-
ne cerebrale.
Queste forme acute si associano ai sintomi e alle
manifestazioni neurologiche dell’iposodiemia, talvol-
ta particolarmente allarmanti. Al contrario, se il pa-
ziente è asintomatico, molto probabilmente si ha a
che fare con una forma cronica e la correzione potrà
essere, perciò, lenta. Rapida, invece, dovrà essere
la correzione anche nelle forme croniche associate a
convulsioni e/o coma.
Nelle correzioni rapide, l’obbiettivo è quello di
raggiungere valori di sodiemia di 120 mEq/L o suf-
ficienti alla risoluzione delle manifestazioni neuro-
logiche maggiori (in genere, già incrementi di 4-5
mEq/L ottenuti in 3-4 ore sono in grado di ridurre
acutamente l’edema cerebrale) con soluzione iperto-
nica (NaCl 3%, 513 mEq/L), 25 mL/ora (a questa
velocità di infusione la correzione dovrebbe essere
di circa 10 mEq/L nelle 24 ore).
Nelle prime 24 ore e 48 ore, quando la corre-
zione della sodiemia deve essere più rapida e im-
portante, comunque, non dovrebbero essere superati
rispettivamente gli 8-10 mEq/L/die e i 18 mEq/L/
die di correzione per il rischio di mielinolisi pontina.
In presenza di fattori di rischio per la mielinolisi
pontina (ipokaliemia, malnutrizione, etilismo croni-
co, epatopatie severe, forme postchirurgiche di ipo-
sodiemia), la correzione sarà di 4-6 mEq/L al gior-
no, ma non inferiore, perché correzioni inferiori si
associano a una maggiore mortalità dei pazienti con
iponatriemie acute o postoperatorie.
Successivamente, la correzione fino a 130 mEq/L
potrà essere condotta con più gradualità utilizzan-
do della fisiologica (NaCl 0.9%, 154 mEq/L), con
aumenti della sodiemia di circa 0.5 mEq/L/ora. Un
litro di isotonica corregge la sodiemia all’incirca di
1-2 mEq/L.
La quantità di sodio da somministrare globalmente
può essere stimata molto approssimativamente con
la formula:
Sodio da somministrare (Deficit di sodio) = 50%
P.C.Kg * [125 – Sodiemia attuale]
La velocità di infusione di una soluzione ipertonica
(3%) può essere stimata con la formula:
Velocità di infusione sol. 3% mL/ora = P.C.Kg *
[Incremento desiderato sodiemia/ora]
La correzione dell’iponatriemia è, però, empirica.
La velocità di infusione richiede adattamenti in base.
Sono state proposte formule per determinarla, ma
sono complesse e di non facile uso (14) e i risultati
non sono affidabili (21). La velocità di infusione ne-
cessita di essere adattata in base ai valori raggiunti
di sodiemia, valori che dovranno essere monitorati
frequentemente (almeno ogni 4 ore). Anche la diure-
si va controllata frequentemente poiché, per l’effetto
della terapia, il possibile venir meno dei meccanismi
che avevano compromesso l’eliminazione dell’ac-
qua libera può provocare un eccesso di diuresi con
sovracorrezione della sodiemia. Ciò può accadere
nelle iponatriemie ipovolemiche una volta che sia
stata corretta l’ipovolemia (22) oppure nelle forme
da diuretici o da desmopressina a seguito della loro
sospensione o, infine, nelle forme endocrine, con la
Naticchia et al
311© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
somministrazione della terapia ormonale. Nei casi
di sovracorrezione potrebbero, talora, rendersi ne-
cessari interventi per contrastarla, per esempio infon-
dendo soluzioni ipotoniche per pareggiare la diuresi
o la somministrazione di desmopressina, 1-2 μg per
via endovenosa.
Le iponatriemie ipovolemiche possono richiedere
la somministrazione di notevoli quantità di soluzione
fisiologica (0.9%). Si richiama nuovamente l’atten-
zione sul fatto che, finché l’ipovolemia non viene cor-
retta, gli incrementi della sodiemia possono essere
piuttosto modesti; in seguito, invece, la correzione
può avvenire molto rapidamente, con il rischio di
superare i ritmi di incremento massimali fino a condi-
zioni francamente rischiose per lo sviluppo della mie-
linolisi pontina. Va corretta la frequente ipokaliemia
associata, tenendo presente che tale correzione può
accelerare la correzione dell’iponatriemia.
Tra le condizioni di iponatriemia ipovolemica rien-
tra anche la CSW, il cui trattamento consiste nella
somministrazione di una soluzione iso o ipertonica,
con l’eventuale aggiunta di sodio per via orale. An-
che in tal caso la correzione dell’iponatriemia non
deve avvenire troppo rapidamente. A queste misure
può essere associata anche la somministrazione di
fludrocortisone (non disponibile in Italia), un potente
mineralcorticoide, alla dose di 0.1-1 mg/die, il cui
effetto collaterale più frequente è l’ipokaliemia.
Nelle forme euvolemiche o ipervolemiche con urine
concentrate (osmolalità urinaria 200 mOsm/L), se
la correzione deve essere rapida, oltre alla limitazio-
ne dell’introito di liquidi ipotonici, acqua e bevande,
la somministrazione di furosemide (1 mg/Kg P.C.
per via endovenosa in dosi ripetute ogni 1-2 ore) vie-
ne generalmente associata alla soluzione ipertonica
per limitare l’espansione dei liquidi extracellulari (e
ridurre, quindi, il rischio di sovraccarico volemico,
specialmente negli anziani) e per eliminare con le
urine una quantità di acqua in eccesso rispetto al
sodio. La diuresi indotta dalla furosemide equivale,
infatti, all’incirca, all’escrezione di un pari volume di
una soluzione emitonica.
Quando non sono necessari interventi rapidi, sarà
sufficiente la limitazione dell’introito di liquidi (in ge-
nere, 800 mL/die oppure un introito inferiore di
500 mL rispetto alla diuresi), tale da determinare un
bilancio idrico negativo eventualmente associando
furosemide per via orale e farmaci inibitori del siste-
ma renina-angiotensina.
Nelle forme di SIADH in cui la causa non sia risol-
vibile, alla restrizione idrica e ai diuretici dell’ansa
verrà associata la somministrazione di sale. Se ciò
non fosse sufficiente, si può utilizzare demeclocicli-
na 600-1200 mg/die (non disponibile in Italia), che
induce un diabete insipido. Recentemente, l’AIFA ha
approvato per l’uso in Italia l’inibitore dei recettori
V2
della vasopressina tolvaptan, da 15 a 60 mg in
un’unica somministrazione giornaliera, per il tratta-
mento di pazienti adulti con iponatriemia seconda-
ria a SIADH.
Il blocco dei recettori V2
che si ottiene con i vaptani
induce una diuresi acquosa che, se non è compen-
sata da un maggiore introito di liquidi (possibile per
l’effetto di induzione della sete osservato con questi
farmaci), riduce il volume di acqua corporea e au-
menta la sodiemia.
I vaptani si sono dimostrati efficaci nel trattamento
dell’iponatriemia ipervolemica associata all’insuffi-
cienza cardiaca congestizia e alla cirrosi epatica.
Il loro impiego dovrebbe essere riservato alle forme
croniche e poco sintomatiche di iponatriemia euvole-
mica da SIADH. Tuttavia, in considerazione dell’an-
cora scarsa conoscenza del profilo di efficacia e di
sicurezza, è stato anche detto che, in questi pazienti,
è comunque preferibile l’approccio non farmacolo-
gico (23). Certamente, nelle forme acute e severe
di iponatriemia (da SIADH), data l’imprevedibilità
dell’effetto indotto dal farmaco nel singolo paziente,
il trattamento con soluzione salina ipertonica resta il
trattamento principe (24). I vaptani sono inefficaci
nelle forme di SIAD (ADH-indipendenti) da mutazioni
attivanti i recettori V2
.
Infine, possono presentarsi casi di iposodiemia
che non rispondono al trattamento standard descrit-
to precedentemente; in tali situazioni deve essere
considerata l’ipotesi di un’insufficienza surrenalica
e, nell’attesa di raggiungere la conferma diagnosti-
ca, può essere ragionevole iniziare ex juvantibus un
trattamento con idrocortisone, 100 mg per via endo-
venosa ogni 8 ore.
Test di verifica
1)	 Nelle casistiche non selezionate per età,
qual è la causa più frequente di iponatriemia?
a.	Insufficienza surrenalica
b.	Sindrome da inappropriata secrezione di
ormone antidiuretico
c.	 Ipervolemia
d.	Diuretici.
2)	 Tra i farmaci ad alto rischio di iponatriemia
annoveriamo:
a.	Benzodiazepine
b.	Barbiturici
c.	 Inibitori del reuptake della serotonina (SSRI)
d.	Inibitori delle monoaminossidasi (i-MAO).
Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia
312 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590
3)	 Nella diagnosi differenziale tra SIADH e CSW
un elemento importante di differenziazione è:
a.	La sodiuria
b.	L’uricemia
c.	 L’osmolalità urinaria
d.	La frazione di escrezione dell’acido urico
dopo correzione.
4)	 Nella CSW si ha:
a.	Aumento del volume extracellulare
b.	Riduzione del volume extracellulare
c.	 Dipende dalle patologie concomitanti
d.	Dipende dalla presenza o meno di insuffi-
cienza renale.
5)	 Nell’iponatriemia ipovolemica la sodiuria è:
a.	Minore di 30 mEq/L
b.	Maggiore di 30 mEq/L
c.	 Minore di 50 mEq/L
d.	Maggiore di 50 mEq/L.
6)	 Quale sarebbe la patogenesi di uno dei mec-
canismi di aumentato rischio di fratture nell’ipona-
triemia?
a.	Ipoattivazione degli osteoblasti
b.	Un’ipocalcemia
c.	 Un deficit secondario di vitamina D
d.	Attivazione degli osteoclasti.
7)	 Nel paziente in terapia con diuretici, per de-
terminare lo stato volemico è più utile determinare:
a.	La clearance dell’urea
b.	L’escrezione frazionale del sodio
c.	 Il rapporto creatininuria/sodiuria
d.	L’escrezione frazionale dell’acido urico.
8)	 Qual è una complicanza temibile della cor-
rezione troppo rapida della sodiemia?
a.	Edema cerebrale
b.	Coma iperosmolare
c.	 Mielinolisi pontina
d.	Emolisi.
9)	 Il Tolvaptan è:
a.	Un antagonista del recettore V2
della vaso-
pressina
b.	Un agonista del recettore V2
della vasopressina
c.	 Un ADH simile
d.	Un antagonista della democlociclina.
Riassunto
Le iponatriemie sono uno dei più frequenti disturbi
idroelettrolitici. Sono generalmente la conseguenza
della sproporzionata ritenzione renale di acqua. Le
gravi iposodiemie (125 mEq/L) si accompagnano a
ben noti sintomi e a manifestazioni talora mortali. Tut-
tavia, anche riduzioni lievi della sodiemia sembrano
associarsi a una maggiore mortalità, nonché al rischio
di cadute spontanee e di fratture.
La diagnostica dell’iponatriemia, pur avvalendosi di
semplici valutazioni cliniche e laboratoristiche, è com-
plessa e spesso difficile. La terapia va modulata sulla
base della sintomatologia e della severità dell’iponatri-
emia. I vaptani trovano nelle forme eu/ipervolemiche
dell’iponatriemia e specialmente nella SIADH una pos-
sibile indicazione.
Dichiarazione di conflitto di interessi
Gli Autori dichiarano di non avere conflitto di interessi.
tion. J Am Geriatr Soc 1996; 44 (4): 404-8.
5.	 Rosholm JU, Nybo H, Andersen Ranberg K, et al. Hypona-
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drug use. Drugs Aging 2002; 19 (9): 685-93.
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secretion (SIADH) possibly related to aging. J Am Geriatr
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hyponatraemia in hospitalized patients: treatment-related
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SIADH? Prescrire Int 2010; 19 (109): 197-200.
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fracture occurrence. Clin J Am Soc Nephrol 2010; 5 (2): 275-80.
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approach to hyponatremia. CMAJ 2004; 170 (3): 365-9.
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a patient with hyponatraemia: traditional versus physiology-
based options. QJM 2005; 98 (7): 529-40.

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Gin iposodiemeia rassegna

  • 1. G Ital Nefrol 2011; 28 (3): 305-313 RASSEGNA 305© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 IPONATRIEMIE: APPROCCIO PRATICO ALLA DIAGNOSI E ALLA TERAPIA Alessandro Naticchia, Pietro Manuel Ferraro, Silvia D’Alonzo, Giovanni Gambaro Divisione di Nefrologia e Dialisi, Complesso Integrato Columbus-Policlinico Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Hyponatremia: practical approach to diagnosis and treatment Hyponatremia is one of the most frequent ion and water disorders. It is ge- nerally due to disproportionate renal water retention. Severe hyponatremia (<125 mEq/L) is associated with well-known clinical symptoms and manifesta- tions. However, even mild reductions in sodium blood levels have been shown to be associated with increased mortality and with the risk of falls and frac- tures. The diagnosis of hyponatremia, although requiring simple clinical and laboratory tests, may be complex and difficult. Treatment should be tailored to the clinical manifestations and severity of hyponatremia. Vaptans may be used in euvolemic or hypervolemic hyponatremia and particularly in SIADH. Conflict of interest: None KEY WORDS: Cerebral salt wasting, Inappropriate antidiuresis syndrome, Vaptans, Volemia PAROLE CHIAVE: Sindrome cerebrale di perdita di sali, Sindrome da inappropriata antidiuresi, Vaptani, Volemia Indirizzo degli Autori: Dr. Alessandro Naticchia Divisione di Nefrologia e Dialisi Dipartimento di Medicina Interna e Scienze Mediche Specialistiche Università Cattolica del Sacro Cuore Complesso Integrato Columbus Via Moscati 34-38 00176 Roma e-mail: anaticchia@gmail.com Introduzione Tradizionalmente, si definisce iponatriemia una concentrazione plasmatica di sodio inferiore a 135 mEq/L, sebbene studi clinici recenti, correlando i suoi valori con quelli di rischio di morte, abbiano proposto la riconsiderazione di tale cut-off (p. es., suggerendo natriemie di 138 mEq/L) (1). Iponatrie- mie severe sono quelle con sodiemia inferiore a 125 mEq/L. La sua importanza clinica risiede nel fatto che essa è la determinante principale dell’osmolalità plasma- tica, spiegandone oltre il 95%, e nel fatto che l’ipo- tonicità determina l’edema cerebrale. Valori di sodiemia <136 mEq/L sono molto fre- quenti nell’anziano e possono essere riscontrati an- che nel 10% degli ultrasettantacinquenni nella popo- lazione generale (2). Due ne sono le cause: la perdita di sodio e la ri- tenzione di acqua (iponatriemia da diluizione). Le riduzioni del pool del sodio dell’organismo sono possibili e spesso sono presenti nei casi di iponatrie- mia; tuttavia, il meccanismo prevalente è la spropor- zionata ritenzione di acqua. La concentrazione di sodio plasmatico, o meglio l’osmolalità plasmatica, è finemente regolata dall’in- crezione di ormone antidiuretico (ADH) e dalla rego- lazione esercitata da quest’ultimo a livello del tubulo collettore sul cosiddetto “riassorbimento facoltativo” dell’acqua (acqua libera, da elettroliti). Pertanto, a una riduzione dell’osmolalità plasmatica fisiologica- mente si associano la riduzione del riassorbimento facoltativo di acqua e, quindi, una maggiore dilu- izione urinaria e diuresi. Poiché questa capacità è molto spiccata (fino a 12 L al giorno), l’iponatriemia da diluizione potrà verificarsi solo nei rarissimi casi di gravissima polidipsia primaria, nei quali l’introito idrico superi la capacità escretoria renale massimale di acqua libera, oppure nelle non infrequenti condi- zioni di deficit funzionale renale di formazione e di escrezione dell’acqua libera (Fig. 1). Molto spesso, però, l’iponatriemia è secondaria a entrambi questi meccanismi. Consideriamo, infatti, che l’assunzione orale di acqua o di liquidi ipotonici o contenenti osmoli metabolizzabili (glucosio) op- pure l’infusione di soluzioni glucosate equivalgono GIN FAD
  • 2. Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia 306 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 Ciò spesso è la conseguenza del trattamento con tia- zidici oppure con farmaci che stimolano l’increzione di ADH, di interventi chirurgici o, infine, dell’incon- grua somministrazione di soluzioni ipotoniche. È de- gno di nota che queste iponatriemie intraospedaliere vengono spesso diagnosticate tardivamente (proba- bilmente per la sottoutilizzazione del dosaggio della sodiemia), prolungano la durata dei ricoveri e sono gravate da una maggiore mortalità (7, 8). Una patologia descritta per la prima volta nel 1950 e spesso considerata una variante clinica della SIA- DH è la CSW (cerebral salt wasting, sindrome cere- all’introduzione nell’organismo di acqua libera (da soluti). In presenza di un deficit di formazione renale dell’acqua libera, per esempio nel caso di insuffi- cienza renale avanzata, il rene non sarà in grado di formare abbastanza acqua libera da eliminare con le urine e di far fronte, così, a un eccesso, anche molto relativo, di introito di acqua libera. La conse- guenza sarà un’iponatriemia. Cause e fisiopatologia In casistiche non selezionate per età, le cause di iponatriemia sono riconducibili, in ordine decre- scente di frequenza, a sindrome da inappropriata antidiuresi (SIAD), che include anche le forme da inappropriata increzione di ADH (SIADH) (35%), a ipovolemia (30%), a ipervolemia (20%), a forme in- dotte da diuretici (8%), a polidipsia primaria (5%) e a insufficienza surrenalica (2%) (3). Quest’ultima è appannaggio delle età adulte, mentre più anziani sono i pazienti con le forme indotte da diuretici, da SIADH e da ipervolemia (4, 5). Alcuni studi suggeriscono che, nelle fasce dei più anziani, la prevalenza della SIADH aumenti fino a oltre il 50% dei casi dopo gli 80 anni di età (6). È in- teressante che oltre un terzo di questi casi di SIADH sembra essere idiopatico. Inoltre, va ricordato che l’impiego degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) negli anziani è gravato, fin nel 30% dei casi, dallo sviluppo di iponatriemia. In genere, si tratta di iponatriemie croniche, modeste e asintomatiche, che sono, però, a maggior rischio di sviluppare forme sintomatiche nel corso di malattie intercorrenti (3). L’iponatriemia non infrequentemente si sviluppa nel corso di ricoveri ospedalieri dovuti ad altre cause. TABELLA I - SINDROME DA INAPPROPRIATA INCREZIONE DI ADH (SIADH) vs SINDROME CEREBRALE DI PERDI- TA DI SALI (CSW) Parametri clinico-laboratoristici SIADH CSW Volume extracellulare normale/aumentato ridotto Sodiuria 40 mEq/L 40 mEq/L Uricemia bassa bassa FeU iniziale bassa bassa FeU dopo correzione normale alta Osmolalità urinaria alta alta Osmolalità sierica bassa bassa BUN/creatinina normale/basso alto Potassiemia normale normale/alto Pressione venosa centrale normale/alta bassa Pressione di incuneamento normale/alta bassa polmonare BNP normale alto Terapia restrizione idrica liquidi e/o mineralcorticoidi Fig. 1 - Iponatriemia da diluizione.
  • 3. Naticchia et al 307© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 patologia viene anche chiamata renal salt wasting), i cui meccanismi patogenetici ipotizzati sono: 1) un danno all’afferenza simpatica renale, 2) una natriu- resi indotta dai peptici natriuretici (ANP e BNP). Come già accennato, perché l’iponatriemia si veri- fichi deve coesistere una certa incapacità del rene di eliminare l’acqua libera nonostante il continuo introi- to idrico. Ciò può verificarsi in 3 condizioni definite in base allo stato dei liquidi corporei. a) Ipovolemia: in questi casi, qualunque ne sia la causa (diarrea, vomito, diuretici, ecc.), per il ripristi- no e il mantenimento del volume extracellulare si ha l’increzione di ADH. Ciò consente il riassorbimento (facoltativo) distale di acqua. Parallelamente, per la riduzione della perfusione renale, si ha l’attivazione del sistema renina-angiotensina che induce la riten- zione sodica renale. Si avranno, quindi, una sodiuria 30 mEq/L e, frequentemente, la contrazione della diuresi. Le perdite gastrointestinali di fluidi sono le cause più comuni. Esse potranno determinare iper- o iponatriemia a seconda del tipo di fluidi perduti e dell’introito di liquidi del paziente. Infatti, l’introdu- zione di acqua o di tè o di una soluzione glucosata favorisce l’iponatriemia. b) Euvolemia: in questa condizione vi sono un ec- cessivo rilascio di ADH o un’eccessiva sensibilità del tubulo all’ADH, sproporzionati rispetto alla tonicità e al volume dei liquidi extracellulari. Questa è la condizione nota come SIADH, le cui cause sono ri- portate nella Tabella II. c) Ipervolemia: la riduzione della volemia efficace induce un’eccessiva increzione (volume-dipendente) di ADH, che è superiore rispetto all’inibizione dell’in- crezione dovuta all’ipotonicità. Manifestazioni cliniche Accanto alle manifestazioni tipiche delle condizio- ni che hanno determinato l’iposodiemia, per esem- pio i segni dell’ipovolemia o dell’espansione dei liquidi extracellulari, a dominare il quadro sono le manifestazioni neurologiche da ipotonicità dei liqui- di corporei e, quindi, da edema cerebrale, manife- stazioni tanto più severe quanto più rapidamente si è sviluppata l’iponatriemia e quanto più è marcata (9). Le manifestazioni cliniche sono aspecifiche ed in- sorgono generalmente con valori di sodiemia inferio- ri a 125 mEq/L e si possono presentare come ma- lessere generalizzato, che può associarsi a cefalea, letargia ed ottundimento per valori di sodiemia com- presi tra 115mEq/L e 120 mEq/L. Per valori inferiori a 115 mEq/L si possono avere convulsioni e coma. Come si è accennato precedentemente, anche iponatriemie lievi sono gravate da problemi clinici. brale di perdita di sali), che oggi viene considerata da numerosi esperti una patologia a sé stante con caratteristiche distintive rispetto alla SIADH e con un trattamento terapeutico che è differente da quello di quest’ultima. Entrambe le patologie sono frequenti in pazienti con patologie cerebrali e si caratterizzano per la presenza di ipo-osmolalità sierica, di elevata osmolalità urinaria e di elevata escrezione urinaria di sodio. Mentre, però, nella SIADH si ha uno stato di eu/ipervolemia, nella CSW si è in presenza di ipovolemia (Tab. I). Nella CSW si ha un quadro di deplezione del volume extracellulare dovuta a un’alterazione del trasporto renale del sodio (per questo motivo tale TABELLA II - CAUSE DI SIAD NEOPLASIE Polmonari-mediastiniche • (Bronchi, mesotelio, timo) Gastrointestinali • (Faringe, stomaco, duodeno, pancreas) Genitourinarie • (Prostata, urotelio, utero) BRONCOPNEUMOPATIE Polmoniti, ascessi, TBC, aspergillosi, BPCO, insufficienza respiratoria acuta, ventilazione a pressione positiva PATOLOGIE NEUROLOGICHE Encefaliti, meningiti, traumi, ictus, emorragie subaracnoidee, emato- mi subdurali, neoplasie, ascessi, sindrome di Guillain Barré, sclerosi multipla, lesioni spinali, infezioni da HIV, psicosi acute, astinenza da alcol/delirium tremens POSTCHIRURGICHE (dopo interventi chirurgici importanti, da dolore, nausea, vomito e somministrazione soluzioni ipotoniche) IATROGENE ADH esogeno: ossitocina, desmopressina Rilascio di ADH: clorpropamide, clofibrato, carbamazepina, vincristi- na, vinblastina, ciclofosfamide, oppiacei Potenziamento attività tubulare dell’ADH: clorpropamide, ciclofosfa- mide, FANS, acetaminofene Meccanismo sconosciuto: aloperidolo, amitriptilina, fluexetina e altri SSRI, flufenazina, ecstasy ALTRO Pericardite, tamponamento cardiaco Porfiria intermittente acuta Idiopatica
  • 4. Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia 308 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 Fig. 2 - Iter diagnostico dell’iponatrie- mia in 5 domande.A) C’è ipo-osmolarità plasmatica? Misura l’osmolarità: V.N. 270-285 mOsm/L Questa domanda può avere due risposte 1) No → Iponatriemia non ipotonica Cause: 1. Iperproteinemia 2. Iperlipidemia 3. Iperglicemia severa 4. Infusione di mannitolo 2) Si → Iponatriemia vera In tal caso: B) La capacità del rene di diluire le urine è alterata? L’escrezione di acqua libera è compromessa? Misura l’osmolarità urinaria (o il PS) Questa domanda può avere tre risposte 1) 200 mOsm/L (PS 1005) → No, l’escrezione di acqua libera è normale Cause: 1. Polidipsia primaria 2. Reintegrazione di liquidi con soluzioni ipotoniche (dopo sudorazione profusa, nutrizione enterale-parenterale, post-interventi chirurgici) 2) 200 mOsm/L (PS 1005) → Sì, l’escrezione di acqua libera è ridotta La valutazione dell’osmolarità urinaria “fallisce”, nelle situazioni cliniche indicate di seguito, nell’individuare i casi con normale formazione di acqua libera. In tal caso, la ridotta osmolarità urinaria, cioè la bassa escrezione di soluti (da ridotto introito di soluti) è il fattore eziologico primario che limita il volume urinario massimale e che, perciò, può indurre iponatriemia diluizionale, qualora il ridotto introito di soluti sia associato a un elevato introito di liquidi. Cause: 1. Diete (anche nutrizione enterale) a basso contenuto di soluti (sodio, potassio) 2. Digiuno prolungato, anoressia 3. Malnutrizione 4. Tea-and-toast diet degli anziani indigenti nella letteratura anglosassone 5. Potomania di birra 3) 200 mOsm/L (1005) → Sì, l’escrezione di acqua libera è ridotta; le urine sono inappropriatamente concentrate In tal caso: C) C’è deplezione o espansione della volemia? Valutazione clinica poco affidabile; può essere d’aiuto determinare la Clearance Frazionale dell’urato Questa domanda può avere tre risposte 1) Espansione (stati edemigeni) Cause: 1. Insufficienza cardiaca 2. Cirrosi epatica 3. Sindrome nefrosica 4. Insufficienza renale severa 2) Apparente ipovolemia In tal caso: D) Le perdite di sodio sono renali? Misura la sodiuria (o la FENa%) su un campione estemporaneo di urine Questa domanda può avere due risposte 2.1) 30 mEq/L (0.5%) → No, perdite extrarenali Cause: 1. Vomito, diarrea, lassativi 2. Ustioni 3. Occlusione intestinale 4. Pancreatite 5. Traumi muscolari 2.2) 30 mEq/L (0.5%) → Sì, perdite renali Cause: 1. Uso di diuretici (prevalentemente tiazidici) 2. Malattia di Addison 3. Cerebral salt wasting (sindrome cerebrale della perdita di sali) 4. Nefropatie con perdite di sali 5. Diuresi osmotica (diabete scompensato, nutrizione parenterale iperproteica, somministrazione di mannitolo) 3) Apparente euvolemia In tal caso: E) Ci sono ipotiroidismo o iposurrenalismo o ipopituitarismo? Considera che SIADH è diagnosi di esclusione; misura TSH, ACTH, aldosterone Cause: 1. Ipocorticosurrenalismo 2. Ipotiroidismo 3. SIADH
  • 5. Naticchia et al 309© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 fatto che essa può portare a definire non corretta- mente fino al 50% dei casi di ipo- e di euvolemia (8). Può essere d’aiuto associare la determinazione della clearance frazionale dell’urato che sembra essere una parametro ben correlato alla volemia efficace (18). In condizioni normali, essa è pari al 10%, nelle condizioni di ipovolemia si riduce, mentre nell’iper- volemia aumenta. Vanno considerate criticamente le diagnosi di se- condarietà all’uso di diuretici, in considerazione del fatto che, specialmente negli anziani, l’assunzione di questi farmaci è molto frequente. D’altra parte, anche le forme realmente dovute ai diuretici possono non essere correttamente diagnosticate, poiché i pazienti non appaiono ipovolemici come ci si attenderebbe, bensì euvolemici e, persino, ipervolemici. Nei pazienti in trattamento con diuretici, inoltre, la sodiuria e la determinazione dell’escrezione frazio- nale del sodio (FENa) hanno un valore diagnostico limitato, poiché i diuretici riducono il riassorbimento tubulare del sodio. In questi casi, la diagnosi poggia, in larga misura, sulla valutazione della volemia effi- cace, eventualmente avvalorata dalla determinazio- ne della clearance frazionale dell’urato. La diagnosi di SIADH è quella posta più frequen- temente, ma va considerato che fin nel 40% dei casi si ha una diagnosi falsa positiva, spesso legata all’errata valutazione dello stato volemico. Questa, quindi, deve essere una diagnosi di esclusione dopo che altre forme endocrine (iposurrenalismo, ipopitu- itarismo, ipotiroidismo) siano stata scartate (19). A proposito di queste, va detto che le forme endocrine sono spesso trascurate nella diagnostica dell’ipona- triemia. Tuttavia, sebbene esse siano effettivamente le forme più rare, la loro importanza e la specificità del trattamento richiesto ne rende fondamentale il ri- conoscimento. La Tabella III elenca alcuni elementi anamnesti- Infatti, iponatriemie ridotte anche di pochi mEq/L ri- spetto al range di normalità sono risultate associate a instabilità nel cammino, cadute e aumentato rischio di fratture (10, 11), problemi particolarmente seri in età geriatrica. Il rischio di fratture (in particolare del femore) è superiore di circa 4 volte nel paziente an- ziano iponatriemico rispetto al normonatriemico (12). Recenti studi mettono in evidenza una correlazione diretta tra iponatriemia (l’osso contiene circa un terzo del sodio di deposito dell’organismo) e ridotta den- sità ossea, sia in un modello animale di SIADH che nell’uomo, come risulta dalla valutazione dei dati del NHANES III. L’iponatriemia stimolerebbe, infatti, l’at- tivazione degli osteoclasti con riassorbimento della matrice ossea (13). Infine, accanto alle numerose analisi che dimostra- no l’associazione tra iponatriemia severa e aumentate morbilità e mortalità, vanno citate anche quelle che mettono in luce come già valori di sodiemia inferio- ri a 138 mEq/L si associno a un maggiore rischio di morte (1). Mentre, per le iponatriemie più gravi, l’as- sociazione con la mortalità è probabilmente sia la conseguenza delle patologie sottostanti che un effetto direttamente correlato all’iponatriemia (p. es., all’ede- ma cerebrale nelle iponatriemie acute) o alla sindrome da demielinizzazione pontina dopo una correzione ec- cessivamente rapida dell’iposodiemia, per le forme più lievi sono stati ipotizzati ancora effetti cardiovascolari non chiariti dell’iponatriemia stessa e/o dell’associata ipotonicità e/o degli elevati livelli di ADH (1). Diagnosi L’anamnesi, come di consueto, può offrire elementi importanti per interpretare il quadro di iponatriemia (Tab. III). Indagini essenziali per la diagnosi delle iponatriemie sono le seguenti: osmolalità plasmatica e urinaria (da effettuarsi a non più di 12 ore di di- stanza l’una dall’altra) e sodiuria. Talora, possono rendersi necessari il dosaggio degli ormoni tiroidei dell’aldosteronemia e un test di stimolazione rapida con ACTH. Le cause di iponatriemia sono numerose e spesso elusive. Il dosaggio dell’ADH non è quasi mai necessario. La diagnosi eziologica può non essere ovvia, come indirettamente dimostrato dai numerosi iter diagno- stici via via proposti in letteratura (14-17). Un iter diagnostico in 5 domande è illustrato nella Figura 2. Benché queste flow-chart tendano tutte a identificare una sola causa, una quota consistente di casi di ipo- natriemia è, in realtà, multifattoriale. Uno degli aspetti più critici nella diagnostica della condizione è la valutazione clinica dello stato di re- plezione dei liquidi corporei, in considerazione del TABELLA III - ELEMENTI DA RICERCARE NELL’ANAMNESI DEL PAZIENTE IPONATRIEMICO Precedenti lesioni craniocerebrali Irradiazione cerebrale Chirurgia ipofisaria Patologie neurologiche Assunzione di farmaci che stimolano l’increzione o l’attività dell’ADH Assunzione di diuretici Assunzione di lassativi Somministrazione di liquidi ipotonici Patologie neoplastiche Patologie respiratorie
  • 6. Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia 310 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 ci che vanno ricercati e adeguatamente valorizzati nell’anamnesi del paziente iponatriemico. In alcuni casi, la diagnosi resta indefinita. In que- sti casi, può essere indicata l’infusione di soluzione fisiologica 0.9%, 1 L in 24 ore, valutando la risposta sulla natriemia. Il test sarà condotto facendo attenzio- ne al rischio di sovraccarico volemico e alle variazio- ni sia in aumento che in riduzione della natriemia, rispettando le regole generali. Mentre, nelle forme ipovolemiche, si assisterà a un miglioramento clinico e della natriemia, nelle forme euvolemiche si avrà un aggravamento dell’iponatriemia. Terapia Il successo del trattamento dell’iponatriemia dipen- de dalla risoluzione della causa e del meccanismo che l’ha determinata. Il trattamento ottimale dell’ipo- natriemia severa è controverso, dovendosi confron- tare, da una parte, con il rischio della mielinolisi pontina, caratterizzata da quadriplegia, paralisi pseudobulbare, convulsioni, coma e possibile morte, se la correzione è troppo rapida, e, dall’altra, con una significativa riduzione della mortalità (20). Devono essere sospese tutte le terapie (farmaci, infusioni) potenzialmente responsabili dell’iponatrie- mia. Qualora siano note carenze ormonali, va ini- ziata la terapia ormonale. Se presenti, le convulsioni vanno trattate con farmaci anticomiziali. Generalmente le forme croniche, lievi e asintomati- che non richiedono un intervento immediato. In generale, si ritiene che le forme croniche di ipo- natriemia richiedano una correzione più lenta del- le forme acute. Se un’iposodiemia 125 mEq/L si è sviluppata in meno di 48 ore, in genere si tratta di forme postoperatorie di intossicazione da acqua (infusione di soluzioni ipotoniche o contenenti osmo- li metabolizzabili oppure irrigazione vescicale con soluzioni sodium-free in corso di prostatectomia tran- suretrale), vi è la necessità di una correzione rapida con soluzione salina ipertonica per prevenire danni neurologici irreversibili da edema cerebrale che pos- sono insorgere in breve tempo e portare a erniazio- ne cerebrale. Queste forme acute si associano ai sintomi e alle manifestazioni neurologiche dell’iposodiemia, talvol- ta particolarmente allarmanti. Al contrario, se il pa- ziente è asintomatico, molto probabilmente si ha a che fare con una forma cronica e la correzione potrà essere, perciò, lenta. Rapida, invece, dovrà essere la correzione anche nelle forme croniche associate a convulsioni e/o coma. Nelle correzioni rapide, l’obbiettivo è quello di raggiungere valori di sodiemia di 120 mEq/L o suf- ficienti alla risoluzione delle manifestazioni neuro- logiche maggiori (in genere, già incrementi di 4-5 mEq/L ottenuti in 3-4 ore sono in grado di ridurre acutamente l’edema cerebrale) con soluzione iperto- nica (NaCl 3%, 513 mEq/L), 25 mL/ora (a questa velocità di infusione la correzione dovrebbe essere di circa 10 mEq/L nelle 24 ore). Nelle prime 24 ore e 48 ore, quando la corre- zione della sodiemia deve essere più rapida e im- portante, comunque, non dovrebbero essere superati rispettivamente gli 8-10 mEq/L/die e i 18 mEq/L/ die di correzione per il rischio di mielinolisi pontina. In presenza di fattori di rischio per la mielinolisi pontina (ipokaliemia, malnutrizione, etilismo croni- co, epatopatie severe, forme postchirurgiche di ipo- sodiemia), la correzione sarà di 4-6 mEq/L al gior- no, ma non inferiore, perché correzioni inferiori si associano a una maggiore mortalità dei pazienti con iponatriemie acute o postoperatorie. Successivamente, la correzione fino a 130 mEq/L potrà essere condotta con più gradualità utilizzan- do della fisiologica (NaCl 0.9%, 154 mEq/L), con aumenti della sodiemia di circa 0.5 mEq/L/ora. Un litro di isotonica corregge la sodiemia all’incirca di 1-2 mEq/L. La quantità di sodio da somministrare globalmente può essere stimata molto approssimativamente con la formula: Sodio da somministrare (Deficit di sodio) = 50% P.C.Kg * [125 – Sodiemia attuale] La velocità di infusione di una soluzione ipertonica (3%) può essere stimata con la formula: Velocità di infusione sol. 3% mL/ora = P.C.Kg * [Incremento desiderato sodiemia/ora] La correzione dell’iponatriemia è, però, empirica. La velocità di infusione richiede adattamenti in base. Sono state proposte formule per determinarla, ma sono complesse e di non facile uso (14) e i risultati non sono affidabili (21). La velocità di infusione ne- cessita di essere adattata in base ai valori raggiunti di sodiemia, valori che dovranno essere monitorati frequentemente (almeno ogni 4 ore). Anche la diure- si va controllata frequentemente poiché, per l’effetto della terapia, il possibile venir meno dei meccanismi che avevano compromesso l’eliminazione dell’ac- qua libera può provocare un eccesso di diuresi con sovracorrezione della sodiemia. Ciò può accadere nelle iponatriemie ipovolemiche una volta che sia stata corretta l’ipovolemia (22) oppure nelle forme da diuretici o da desmopressina a seguito della loro sospensione o, infine, nelle forme endocrine, con la
  • 7. Naticchia et al 311© 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 somministrazione della terapia ormonale. Nei casi di sovracorrezione potrebbero, talora, rendersi ne- cessari interventi per contrastarla, per esempio infon- dendo soluzioni ipotoniche per pareggiare la diuresi o la somministrazione di desmopressina, 1-2 μg per via endovenosa. Le iponatriemie ipovolemiche possono richiedere la somministrazione di notevoli quantità di soluzione fisiologica (0.9%). Si richiama nuovamente l’atten- zione sul fatto che, finché l’ipovolemia non viene cor- retta, gli incrementi della sodiemia possono essere piuttosto modesti; in seguito, invece, la correzione può avvenire molto rapidamente, con il rischio di superare i ritmi di incremento massimali fino a condi- zioni francamente rischiose per lo sviluppo della mie- linolisi pontina. Va corretta la frequente ipokaliemia associata, tenendo presente che tale correzione può accelerare la correzione dell’iponatriemia. Tra le condizioni di iponatriemia ipovolemica rien- tra anche la CSW, il cui trattamento consiste nella somministrazione di una soluzione iso o ipertonica, con l’eventuale aggiunta di sodio per via orale. An- che in tal caso la correzione dell’iponatriemia non deve avvenire troppo rapidamente. A queste misure può essere associata anche la somministrazione di fludrocortisone (non disponibile in Italia), un potente mineralcorticoide, alla dose di 0.1-1 mg/die, il cui effetto collaterale più frequente è l’ipokaliemia. Nelle forme euvolemiche o ipervolemiche con urine concentrate (osmolalità urinaria 200 mOsm/L), se la correzione deve essere rapida, oltre alla limitazio- ne dell’introito di liquidi ipotonici, acqua e bevande, la somministrazione di furosemide (1 mg/Kg P.C. per via endovenosa in dosi ripetute ogni 1-2 ore) vie- ne generalmente associata alla soluzione ipertonica per limitare l’espansione dei liquidi extracellulari (e ridurre, quindi, il rischio di sovraccarico volemico, specialmente negli anziani) e per eliminare con le urine una quantità di acqua in eccesso rispetto al sodio. La diuresi indotta dalla furosemide equivale, infatti, all’incirca, all’escrezione di un pari volume di una soluzione emitonica. Quando non sono necessari interventi rapidi, sarà sufficiente la limitazione dell’introito di liquidi (in ge- nere, 800 mL/die oppure un introito inferiore di 500 mL rispetto alla diuresi), tale da determinare un bilancio idrico negativo eventualmente associando furosemide per via orale e farmaci inibitori del siste- ma renina-angiotensina. Nelle forme di SIADH in cui la causa non sia risol- vibile, alla restrizione idrica e ai diuretici dell’ansa verrà associata la somministrazione di sale. Se ciò non fosse sufficiente, si può utilizzare demeclocicli- na 600-1200 mg/die (non disponibile in Italia), che induce un diabete insipido. Recentemente, l’AIFA ha approvato per l’uso in Italia l’inibitore dei recettori V2 della vasopressina tolvaptan, da 15 a 60 mg in un’unica somministrazione giornaliera, per il tratta- mento di pazienti adulti con iponatriemia seconda- ria a SIADH. Il blocco dei recettori V2 che si ottiene con i vaptani induce una diuresi acquosa che, se non è compen- sata da un maggiore introito di liquidi (possibile per l’effetto di induzione della sete osservato con questi farmaci), riduce il volume di acqua corporea e au- menta la sodiemia. I vaptani si sono dimostrati efficaci nel trattamento dell’iponatriemia ipervolemica associata all’insuffi- cienza cardiaca congestizia e alla cirrosi epatica. Il loro impiego dovrebbe essere riservato alle forme croniche e poco sintomatiche di iponatriemia euvole- mica da SIADH. Tuttavia, in considerazione dell’an- cora scarsa conoscenza del profilo di efficacia e di sicurezza, è stato anche detto che, in questi pazienti, è comunque preferibile l’approccio non farmacolo- gico (23). Certamente, nelle forme acute e severe di iponatriemia (da SIADH), data l’imprevedibilità dell’effetto indotto dal farmaco nel singolo paziente, il trattamento con soluzione salina ipertonica resta il trattamento principe (24). I vaptani sono inefficaci nelle forme di SIAD (ADH-indipendenti) da mutazioni attivanti i recettori V2 . Infine, possono presentarsi casi di iposodiemia che non rispondono al trattamento standard descrit- to precedentemente; in tali situazioni deve essere considerata l’ipotesi di un’insufficienza surrenalica e, nell’attesa di raggiungere la conferma diagnosti- ca, può essere ragionevole iniziare ex juvantibus un trattamento con idrocortisone, 100 mg per via endo- venosa ogni 8 ore. Test di verifica 1) Nelle casistiche non selezionate per età, qual è la causa più frequente di iponatriemia? a. Insufficienza surrenalica b. Sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico c. Ipervolemia d. Diuretici. 2) Tra i farmaci ad alto rischio di iponatriemia annoveriamo: a. Benzodiazepine b. Barbiturici c. Inibitori del reuptake della serotonina (SSRI) d. Inibitori delle monoaminossidasi (i-MAO).
  • 8. Iponatriemie: approccio pratico alla diagnosi e alla terapia 312 © 2011 Società Italiana di Nefrologia - ISSN 0393-5590 3) Nella diagnosi differenziale tra SIADH e CSW un elemento importante di differenziazione è: a. La sodiuria b. L’uricemia c. L’osmolalità urinaria d. La frazione di escrezione dell’acido urico dopo correzione. 4) Nella CSW si ha: a. Aumento del volume extracellulare b. Riduzione del volume extracellulare c. Dipende dalle patologie concomitanti d. Dipende dalla presenza o meno di insuffi- cienza renale. 5) Nell’iponatriemia ipovolemica la sodiuria è: a. Minore di 30 mEq/L b. Maggiore di 30 mEq/L c. Minore di 50 mEq/L d. Maggiore di 50 mEq/L. 6) Quale sarebbe la patogenesi di uno dei mec- canismi di aumentato rischio di fratture nell’ipona- triemia? a. Ipoattivazione degli osteoblasti b. Un’ipocalcemia c. Un deficit secondario di vitamina D d. Attivazione degli osteoclasti. 7) Nel paziente in terapia con diuretici, per de- terminare lo stato volemico è più utile determinare: a. La clearance dell’urea b. L’escrezione frazionale del sodio c. Il rapporto creatininuria/sodiuria d. L’escrezione frazionale dell’acido urico. 8) Qual è una complicanza temibile della cor- rezione troppo rapida della sodiemia? a. Edema cerebrale b. Coma iperosmolare c. Mielinolisi pontina d. Emolisi. 9) Il Tolvaptan è: a. Un antagonista del recettore V2 della vaso- pressina b. Un agonista del recettore V2 della vasopressina c. Un ADH simile d. Un antagonista della democlociclina. Riassunto Le iponatriemie sono uno dei più frequenti disturbi idroelettrolitici. Sono generalmente la conseguenza della sproporzionata ritenzione renale di acqua. Le gravi iposodiemie (125 mEq/L) si accompagnano a ben noti sintomi e a manifestazioni talora mortali. Tut- tavia, anche riduzioni lievi della sodiemia sembrano associarsi a una maggiore mortalità, nonché al rischio di cadute spontanee e di fratture. La diagnostica dell’iponatriemia, pur avvalendosi di semplici valutazioni cliniche e laboratoristiche, è com- plessa e spesso difficile. La terapia va modulata sulla base della sintomatologia e della severità dell’iponatri- emia. I vaptani trovano nelle forme eu/ipervolemiche dell’iponatriemia e specialmente nella SIADH una pos- sibile indicazione. Dichiarazione di conflitto di interessi Gli Autori dichiarano di non avere conflitto di interessi. tion. J Am Geriatr Soc 1996; 44 (4): 404-8. 5. Rosholm JU, Nybo H, Andersen Ranberg K, et al. Hypona- traemia in very old nonhospitalised people: association with drug use. Drugs Aging 2002; 19 (9): 685-93. 6. Anpalahan M. Chronic idiopathic hyponatremia in older pe- ople due to syndrome of inappropriate antidiuretic hormone secretion (SIADH) possibly related to aging. J Am Geriatr Soc 2001; 49 (6): 788-92. 7. Hoorn EJ, Lindemans J, Zietse R. Development of severe hyponatraemia in hospitalized patients: treatment-related risk factors and inadequate management. Nephrol Dial Tran- splant 2006; 21 (1): 70-6. Bibliografia 1. Wald R, Jaber BL, Price LL, Upadhyay A, Madias NE. Impact of hospital-associated hyponatremia on selected outcomes. Arch Intern Med 2010; 170 (3): 294-302. 2. Passare G, Viitanen M, Törring O, Winblad B, Fastbom J. So- dium and potassium disturbances in the elderly: prevalence and association with drug use. Clin Drug Investig 2004; 24 (9): 535-44. 3. Bissram M, Scott FD, Liu L, Rosner MH. Risk factors for sympto- matic hyponatraemia: the role of pre-existing asymptomatic hyponatraemia. Intern Med J 2007; 37 (3): 149-55. 4. Miller M, Hecker MS, Friedlander DA, Carter JM. Apparent idiopathic hyponatremia in an ambulatory geriatric popula-
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