**Lang: IT**
The following paper is a master degree thesys developed with a workgroup of 4 colleagues. The main subject is the market analysis followed by a strategic guidelines to help Monnalisa's management developing their own business (retail shops, shop in shop and wholesale activities) in southern america.
The paper starts with an overview of Monnalisa's core business, continues with every local market analysis (market, competitors, PEST and SWOT analysis) and respectives guidelines to approach them and then it ends with a chart of the market ordered by business feasibility.
Monnalisa S.p.a. - A strategic guide to business development in latin america
1. 1
INDICE
Introduzione 5
CAPITOLO 1 - Monnalisa 7
1.1 Azienda 7
1.2 Prodotto 8
1.3 Promozioni 10
1.4 Analisi della strategia aziendale 12
1.5 Settore moda in Italia 13
1.5.1 Comparto bambino 14
1.5.2 Cenni mercato europeo e americano del comparto
bambino 18
1.5.3 Comparto bambino italiano nel 2010 19
1.6 Analisi di bilancio Monnalisa 20
1.7 Cinque forze di Porter 22
1.8 Posizionamento 24
CAPITOLO 2 – Analisi dei paesi del Sud America 27
2.1 Argentina 28
2.1.1 Informazioni generali 28
2.1.2 Geografia 29
2.1.3 Popolazione 31
2.1.4 Quadro macroeconomico e politico 32
2.2 Bolivia 43
2.2.1 Informazioni generali 43
2.2.2 Geografia 45
2.2.3 Popolazione 46
2.2.4 Quadro macroeconomico e politico 46
2. 2
2.3 Brasile 54
2.3.1 Informazioni generali 54
2.3.2 Geografia 56
2.3.3 Popolazione 58
2.3.4 Quadro macroeconomico e politico 58
2.4 Cile 63
2.4.1 Informazioni generali 63
2.4.2 Geografia 63
2.4.3 Popolazione 64
2.4.4 Quadro macroeconomico e politico 66
2.5 Colombia 78
2.5.1 Informazioni generali 78
2.5.2 Geografia 80
2.5.3 Popolazione 82
2.5.4 Quadro macroeconomico e politico 83
2.6 Ecuador 87
2.6.1 Informazioni generali 87
2.6.2 Geografia 87
2.6.3 Popolazione 88
2.6.4 Quadro macroeconomico e politico 89
2.7 Guyana 96
2.7.1 Informazioni generali 96
2.7.2 Geografia 98
2.7.3 Popolazione 99
2.7.4 Quadro macroeconomico e politico 99
2.8 Guyana Francese 102
2.8.1 Informazioni generali 102
2.8.2 Geografia 103
2.8.3 Popolazione 104
2.8.4 Quadro macroeconomico e politico 105
3. 3
2.9 Paraguay 107
2.9.1 Informazioni generali 107
2.9.2 Geografia 108
2.9.3 Popolazione 109
2.9.4 Quadro macroeconomico e politico 109
2.10 Perù 115
2.10.1 Informazioni generali 115
2.10.2 Geografia 115
2.10.3 Popolazione 116
2.10.4 Quadro macroeconomico e politico 118
2.11 Suriname 125
2.11.1 Informazioni generali 125
2.11.2 Geografia 125
2.11.3 Popolazione 125
2.11.4 Quadro macroeconomico e politico 125
2.12 Uruguay 127
2.12.1 Informazioni generali 127
2.12.2 Geografia 129
2.12.3 Popolazione 130
2.12.4 Quadro macroeconomico e politico 130
2.13 Venezuela 135
2.13.1 Informazioni generali 135
2.13.2 Geografia 137
2.13.3 Popolazione 138
2.13.4 Quadro macroeconomico e politico 139
CAPITOLO 3 – Analisi della strategia 143
3.1 Analisi di attrattività 143
3.2 Analisi PESTEL e dei concorrenti 149
3.2.1 Argentina 149
4. 4
3.2.2 Brasile 160
3.2.3 Cile 169
3.2.4 Guyana Francese 175
3.2.5 Uruguay 181
3.3 Strategia Guyana Francese 186
3.4 Strategia Cile 192
3.5 Strategia Brasile 206
3.5.1 Analisi della strategia intrapresa da Monnalisa 206
3.5.2 Analisi della domanda 210
3.5.3 Analisi dell’offerta 212
3.5.4 Tendenze 214
3.5.5 Perché il Brasile? 214
3.5.6 Proposte di intervento 215
CAPITOLO 4 - Conclusioni 228
Appendice A 231
A1 – Messico 231
A.1.1 Informazioni generali 231
A.1.2 Geografia 234
A.1.3 Popolazione 235
A.1.4 Quadro macroeconomico e politico 236
A2 – Analisi PESTEL e dei concorrenti 239
A3 – Strategia Messico 252
Sitografia 258
Ringraziamenti 261
5. 5
Introduzione
L‟azienda Monnalisa S.p.A. operante nel settore della moda e più
specificatamente nel comparto bambino, in accordo con Alma
Graduate School di Bologna e il Campus della Moda di Carpi, ha
istituito un gruppo di studio al fine di svolgere un‟analisi
approfondita delle reali possibilità di investimento nel mercato
sudamericano. Più in particolare l‟obiettivo di tale studio ha
riguardato l‟analisi comparativa dei territori del Sud America al
fine di individuare il mercato e conseguentemente le strategie
più adatte nel rispetto del posizionamento dei marchi e della
filosofia d‟impresa.
Il lavoro è stato svolto partendo dall‟analisi dell‟azienda aretina e
dal suo core business in modo da comprendere a pieno il
processo produttivo, l‟organizzazione, la mission e la vision oltre
ai valori cardine.
Questo è stato possibile grazie anche all‟opportunità di interagire
con il personale addetto, che ha supportato il lavoro attraverso
interviste nel corso delle visite guidate in azienda e
successivamente anche a distanza, con lo scambio di
documentazione in formato elettronico.
Il passo successivo, nell‟obiettivo di individuare i possibili mercati
di sbocco, è stato l‟analisi di ciascun paese latino – americano
senza esclusione degli stati minori.
Da una prima scrematura sono stati selezionati i cinque paesi più
appetibili e di questi è stato approfondito lo studio anche
attraverso una mappatura dei principali fattori economici, sociali,
politici e demografici dalla quale è stata ottenuta una sorta di
graduatoria di preferenza.
6. 6
A questo primo risultato è seguita la formulazione delle strategie
con riferimento ai tre paesi considerati più consoni
all‟investimento di Monnalisa.
Ognuna di esse ha messo in risalto pro e contro dell‟effettiva
convenienza economica e di business, permettendo di capire
quali potessero essere le soluzioni da adottare. Scendendo nei
particolari si è cercato di individuare possibili partner
commerciali che coadiuvassero l‟inserimento dell‟azienda in un
ambiente a lei quasi del tutto sconosciuto.
Inoltre, si è cercato di delineare anche l‟aspetto logistico, con un
focus sulle modalità di commercializzazione dei prodotti nei vari
paesi; è stato considerato anche il rapporto delle popolazioni con
la moda allo scopo di comprendere l‟attenzione riservata sia al
settore abbigliamento che al comparto lusso.
In conclusione, non si è giunti a una scelta univoca, ma
l‟impostazione adottata ha permesso di delineare per ogni paese
i passi necessari per il possibile “sbarco” nel continente
sudamericano.
7. 7
CAPITOLO 1 - Monnalisa
1.1 Azienda
Monnalisa SpA è stata fondata nel 1968 da Piero Iacomoni e
Barbara Bertocci, oggi rispettivamente Presidente del Consiglio di
Amministrazione e Direttore Creativo dell‟azienda.
Nel 1975 Monnalisa fa la sua prima partecipazione al Pitti.
Nel 1991 viene inaugurato il primo showroom “Il granaio“ ad
Arezzo e nello stesso anno Monnalisa partecipa per la prima volta
alla Mode Infantile.
Nel 2004 al Pitti bimbo Monnalisa fa la sua prima sfilata, mentre
nel 2006 inaugura un altro showroom a Milano in via della Spiga
e viene istituita la fondazione Monnalisa.
Nel 2009 vengono aperti due nuovi negozi a New York e a
Singapore.
Oggi, dopo oltre quaranta anni, Monnalisa SpA fa parte di un
Gruppo con struttura a stella, composto da cinque aziende
collegate, tutte con sede ad Arezzo, culla del Made in Italy e di
grandi tradizioni culturali e artistiche italiane.
La filosofia di Monnalisa è basata sulla combinazione unica di
attività imprenditoriale, innovazione, ricerca di nuovi mercati,
styling originale e particolare attenzione allo sviluppo delle
risorse e competenze aziendali.
Un mix di know-how e passione che fanno di Monnalisa SpA
un‟azienda leader tra le piccole e medie imprese, come dimostra
il riconoscimento “Label of the year 2007” ricevuto ad
Amsterdam in occasione degli European Kids Fashion Awards
8. 8
2007 e l‟assegnazione dell‟Oscar di Bilancio 2006 assegnato da
Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana).
Monnalisa SpA è leader mondiale nel mercato dell‟abbigliamento
e accessori per bambini. L‟azienda si posiziona in una fascia alta
di mercato.
Monnalisa è presente in oltre cinquanta Paesi grazie a una
qualificata distribuzione tramite flagship store (Milano – Firenze –
Arezzo – Roma – Catania – NewYork – Sydney - Baku), corner e
shop in shop nei più esclusivi Department Store e boutiques del
mondo. La ripartizione del fatturato è 74% Domestic (UE 17) e
26% Overseas.
Monnalisa, da sempre impegnata nel sociale soprattutto con
iniziative a sostegno del mondo dell‟infanzia, ha costituito nel
novembre 2006 la Fondazione Monnalisa Onlus.
Numerosi sono stati i progetti sino a oggi realizzati con il
patrocinio dei partner locali. La Fondazione credendo che il fine
umanitario e l‟utilità sociale siano valori assoluti da tutelare,
promuovere e valorizzare, continuerà a incoraggiare e sostenere
le attività legate a tali pietre angolari che rappresentano il bene
supremo della collettività.
1.2 Prodotto
L‟eccezionale sinergia tra spirito imprenditoriale, ricerca del
dettaglio, apertura globale e knowhow sfociano nel prodotto
Monnalisa. Capi ricercati nei dettagli e nelle finiture, prodotti con
la cura e la passione che collocano l‟azienda nella fascia alta del
mercato.
Rigidità del controllo qualità, forte componente simbolica ed il
contenuto moda sempre attuale e declinato secondo il gusto
9. 9
contemporaneo sono così i capisaldi delle sei linee offerte da
Monnalisa.
E‟ la linea per i più piccoli (da 0 a 36
mesi): le parole d‟ordine sono praticità
e allegria. I capi sono semplici, ricercati nella vestibilità in modo
da assecondare i movimenti del bambino pur sempre strizzando
un occhio alle fantasie più in voga e al contenuto moda.
Novità e carattere, questi valori dettano
le regole nell‟ideazione della linea
omonima dedicata alle teen, le preadolescenti (da 2 a 12 anni).
La creatività trova ora sfogo in tessuti innovativi dal forte
contenuto moda dotando così la linea di un grande e riconoscibile
carattere
La linea più romantica e delicata
dedicata alla cerimonia e a tutte quelle
occasioni raffinate (da 4 a 16 anni).
Capi sofisticati, eleganti e freschi.
Il prodotto adatto alle ragazze più
attente alle evoluzioni nel panorama
della moda (da 6 a 16 anni), i capi sono
studiati attentamente per assecondare l‟evoluzione dei gusti delle
teen più esigenti.
Il prodotto sportivo e glamour che ti
accompagna in ogni momento della
giornata (da 3 mesi a 16 anni): dalla
scuola al tempo libero, tutto per soli maschietti.
10. 10
Esclusivamente dedicato al maschio
(da 3 mesi a 12 anni), H3+ si propone
come linea dal retrogusto vintage
offrendoci capi che ricordano un viaggiatore scanzonato grazie ai
dettagli e alle finiture
1.3 Promozioni
A parte gli abituali sconti a fine delle due stagioni A/I e P/E,
Monnalisa ha un outlet ad Arezzo.
Il resto della produzione viene data alla fondazione Monnalisa
ONLUS, costituita nel novembre 2006.
La Fondazione Monnalisa non ha scopo di lucro e persegue
esclusivamente finalità d‟interesse collettivo e di solidarietà
sociale operando a favore di persone svantaggiate in ragione di
condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali e familiari nei
seguenti settori:
dell‟assistenza sociale e socio-sanitaria
dell‟educazione e formazione
della tutela, promozione e valorizzazione dell‟ambiente, del
territorio e della cultura
La Fondazione Monnalisa si pone alcuni obiettivi come
promuovere modelli di comunità responsabili e sostenibili,
costituire partnership tra profit-non profit, attuare logiche di
governance partecipata del territorio ed elaborare strategie di
fund raising a livello nazionale ed internazionale finalizzate al
raggiungimento delle proprie finalità.
Un grande progetto della fondazione è la realizzazione della
cittadella Aretina della sicurezza stradale cioè intesa come
struttura dotata di spazi aperti e coperti nei quali poter svolgere
11. 11
con continuità attività teorico-pratica di educazione e formazione
in materia di sicurezza stradale ad ampie fasce di popolazione.
La realizzazione di questa struttura si pone alcuni obiettivi come
la promozione di una cultura della sicurezza stradale e della
guida sicura ed il rispetto della propria vita e di quella altrui, la
promozione della cultura della sicurezza, la riduzione significativa
dell'incidentalità, la riduzione dell'accesso al pronto soccorso cioè
la riduzione dei ricoveri e la riduzione degli episodi di
aggressione alle forze dell'ordine e degli eventi di carattere
penale.
Una nuova iniziativa della fondazione per esempio è stata
l‟inaugurazione lo scorso 23 di giugno del mercatino solidale nel
centro storico di Arezzo, il ricavato servirà per sostenere i
progetti della comunità aretina tra cui quello di costruire un
ascensore per il circolo artistico.
Quindi ricapitolando le promozioni corrispondono a:
OUTLET
FONDAZIONE
SCONTI (riduzione prezzo)
Vendita INTERNET (es.Yoox).
12. 12
1.4 Analisi della strategia aziendale
L‟identità dell‟impresa rappresenta l‟anima dell‟azienda,
quell‟insieme di sensazioni ed emozioni che il brand ha il potere
di evocare perché connaturate in esso. Monnalisa si distingue
come azienda leader nel suo settore grazie a una forte identità di
prodotto, il mantenimento di questa riconoscibilità è il risultato di
un approccio che ha come punto di partenza un forte impianto
valoriale come guida per le decisioni e le scelte aziendali.
La Mission corrisponde all‟esplicitazione delle finalità aziendali
che motivano l‟essere e il divenire dell‟impresa; è lo scopo ultimo
dell‟organizzazione, la giustificazione stessa della sua esistenza e
al tempo stesso ciò che la contraddistingue da tutte le altre.
Monnalisa si pone come mission la creazione di valore e valori
nel tempo grazie a:
un prodotto di qualità, moda e forte identità per i clienti
servizio flessibile, affidabile e personalizzato
ambiente di lavoro dinamico e sfidante per i dipendenti
relazione proficua e continua con i fornitori
realtà aziendale sostenibile per i il territorio
La Vision indica la proiezione di uno scenario futuro che
rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi
e incentiva all‟azione.
La Vision di Monnalisa consiste in:
eccellere in innovazione, creatività e praticità d‟uso per
conquistare nuovi mercati
stimolare all‟interno una managerialità diffusa per affrontare
con successo le sfide della piccola e media impresa familiare
13. 13
espandersi nel mondo a livello produttivo e commerciale,
avendo sempre a cuore i valori aziendali e la propria identità
per diffondere una cultura della responsabilità sociale
I valori per Monnalisa sono: il rispetto, il dialogo e la
partecipazione, l‟equità, la responsabilità.
1.5 Settore moda in Italia
I dati più recenti disponibili agli utenti sul numero di imprese
operanti nel Sistema Moda in Italia derivano da uno studio della
Camera di commercio di Milano, la quale conta 107.231 imprese
attive al 2009 nel settore inteso come tessile, abbigliamento,
concia, pelletteria, calzature e gioielleria.
Fonte: Infocamere StockView
14. 14
Da come si può evincere dal precedente grafico, il settore che
conta il maggior numero d‟imprese attive è quello
dell‟abbigliamento (49%), seguito dal tessile (18%), gioielleria
(12%), calzature (12%), pelletteria (7%) e concia (3%).
Da ormai quarant‟anni l‟Italia è leader praticamente
incontrastato del Sistema Moda, tanto che anche i dati
dell‟andamento del saldo della bilancia commerciale mostrano
questa predominanza nonostante una fase di ristagno e flessione
nei primi cinque anni del 2000.
Fonte: rielaborazione The European House Ambrosetti su dati OCSE (Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo economico)
Non è presente nel grafico precedente l‟impatto che la crisi
economica del 2008 ha avuto nel settore.
1.5.1 Comparto bambino
Dal punto di vista “demografico” la moda bimbo italiana è
composta da oltre 8,4 milioni di unità di età compresa
nell‟intervallo 0 – 14 anni (I dati risalgono al 1 gennaio 2009)1
.
Rispetto all‟anno precedente si è registrato un +0,7%, anche se
1
Gli studi sono stati condotti da Centro Studi Federazione Tessile e Moda.
15. 15
bisogna dire che la maggior crescita è data dalla popolazione
straniera presente nel nostro territorio. Questa con più di
740.000 bambini rappresenta anche il 9% dei bimbi residenti in
Italia.
In Italia si contano oltre 1.200 operatori del settore
abbigliamento bambini e più di 7.000 addetti; la prevalenza di
questi sono aziende specializzate di piccole- medie dimensioni,
ma non mancano grandi realtà che con grande capacità
marketing e disponibilità di risorse commercializzano il proprio
brand.
Secondo le stime del Centro Studi di Milano, il 2009 si è
comunque chiuso con un calo del fatturato pari a un 5,5% e un
conseguente valore del venduto al di sotto dei 2,5 miliardi di
euro.
Il “reparto” bambino sembra aver attraversato la crisi con minori
difficoltà rispetto al comparto adulto e in generale alle altre aree
del settore moda; questo perché si tratta di un‟area
caratterizzata da una minore propensione all‟export e che si
aggira intorno al 30% (la media di settore risulta attorno al
54%).
Anche per quanto riguarda la domanda interna pur essendo
risultata negativa non ha visto un calo così vertiginoso, tanto che
è riuscita nell‟intento di contenere gli effetti della crisi globale.
La spesa delle famiglie italiane non viene di certo inalterata
quando si parla di figli, soprattutto per i più piccoli.
È proprio il segmento neonato quello in cui la crisi si è fatta
sentire di meno; questo è dovuto a un fatto di necessità e agli
alti tassi di sostituzione che fisiologicamente caratterizzano
questa parte del mercato.
16. 16
Più penalizzati invece sono i segmenti di abbigliamento sia
maschio che femmina e in particolar modo quelli di fascia alta
perché maggiormente comprimibili.
Se fino a qualche anno fa i genitori limitavano la propria spesa di
capi in tempi di magra, il pessimismo che ha caratterizzato gli
italiani ha visto una diminuzione anche nel guardaroba dei più
piccoli.
Dopo due stagioni Autunno / Inverno piuttosto dinamiche in
termini di consumi che hanno portato a un + 2,3% nel
2006/2007 e a un + 3,6% nel 2007/2008, come detto in
precedenza la crisi si è fatta sentire anche nel comparto bambini,
tanto che si è registrato un -1% a valore corrente.
Anche in termini di spesa si è avuta una battuta d‟arresto nell‟A/I
2009 con un - 0,2%.
Figura 1.5.1: la struttura del sell-out: analisi per fascia di mercato (% sui consumi
complessivi delle famiglie italiane in valore, scorte e consumi extra-familiari esclusi)
(stagione Autunno/Inverno 2008-2009).
Fonte: rielaborazione dati Centro Studi Federazione Tessile e Moda.
17. 17
L‟area che ha risentito maggiormente del calo di spesa (-1,3%) è
quella che detiene la maggior parte della quota, ovvero
l‟abbigliamento bambina.
Per quanto riguarda il bambino invece il calo rispetto ad una
quota di mercato del 38% è stata di -0,9%.
Nella parte riguardante il neonato (14%) il calo registrato è
inferiore allo 0,5%.
Nonostante questi dati, il Sistema Moda Italia, ha definito
l‟abbigliamento baby e junior come uno dei comparti più “strani”
di tutto il settore dell‟abbigliamento, in quanto è talvolta
caratterizzato da acquisti d‟impulso ed è facile il cambiamento di
segno in una stagione.
È bene precisare che sono cambiate nel corso degli anni anche le
abitudini delle mamme; infatti, per molto tempo sono state loro
stesse a preparare gli abiti per i propri figli, ma la sempre più
crescente occupazione femminile, ha cambiato via via la cultura
intrinseca e favorito le industrie di abbigliamento bambino.
Oggi per cercare il successo si deve considerare il
comportamento dei piccoli, ma anche quello degli adolescenti che
sono influenzati da televisione, internet, social network e si
evolvono talmente velocemente che i brand devono tentare di
anticipare le mode e non seguirle, perché il “dopo” è troppo
tardi.
Il senso di originalità, l‟anticipazione del trend e la praticità sono
una chiave essenziale per colpire il target di riferimento ossia il
binomio bambino - genitore.
18. 18
1.5.2 Cenni mercato europeo e americano del comparto bambino
Anche in ambito europeo e americano, nonostante la crisi
economica, il mercato del bambino si è dimostrato il più
resistente se paragonato alle altre categorie merceologiche
d‟abbigliamento.
Il mercato è oggi influenzato da differenti fattori, quali:
Preferenze dei consumatori;
Consumers profile;
Influenze dei bambini e dei rispettivi genitori sull‟acquisto
dei prodotti.
In futuro si pensa possa dipendere anche da:
Investimenti relativi al marchio;
Elementi di design;
Corporate Social Responsibility dell‟impresa.
L‟Europa e gli Stai Uniti d‟America sono i paesi nei quali
l‟abbigliamento del bambino è molto più sviluppato che altrove.
Infatti, con l‟incremento del reddito familiare e un lieve
innalzamento negli stipendi dei genitori, si arriva a concludere
che avendo più disponibilità, le famiglie siano più disponibili a
spendere nel mercato dell‟abbigliamento firmato.
L‟esplosione dei media, le pubblicità e i viaggi a cui sono
sottoposti fin da piccoli, stanno via via creando nei bambini una
consapevolezza riguardo al fashion, tanto che mostrano nei
propri acquisti sempre maggior indipendenza e attenzione.
Nonostante anche nella parte neonato ci siano stati dei
cambiamenti, il “vestitino” tradizionale va per la maggiore,
essendo studiato per la praticità; ovviamente può essere
19. 19
venduto in differenti forme e colori, ma l‟obiettivo principale
resta inalterato.
Il segmento dell‟abbigliamento per bambini è stato testimone
negli ultimi tempi di un alto profilo di designer che si sono
sbizzarriti nella creazione di capi presi dal guardaroba degli adulti
in modo tale che potessero colpire in un colpo solo sia i figli sia i
genitori.
1.5.3 Comparto bambino italiano nel 2010
“La ripresa del settore moda in Italia ha contagiato anche il
childrenswear che nel 2010 ha registrato una netta inversione di
tendenza. Secondo i dati raccolti ed elaborati da Pambianco
Strategie di Impresa, che ha preso in considerazione i fatturati
delle undici più importanti aziende italiane del settore bambino,
nel corso dell‟anno appena concluso il giro d‟affari è cresciuto del
10,4% passando da € 512 milioni a € 565 milioni”.
Nella classifica per dimensioni di fatturato:
20. 20
1.6 Analisi di bilancio Monnalisa
L‟analisi di bilancio effettuata si riferisce ai dati del triennio 2007-
2009 in quanto il bilancio 2010 non è ancora stato reso noto.
“La redditività rappresenta l’attitudine a generare in modo
durevole reddito adeguato ai capitali in essa investiti. E’
essenziale che nel tempo, in una prospettiva di medio lungo
termine, l’azienda sia in grado di generare ricchezza, risultando
così remunerativo e conveniente un investimento in essa”.
- ROI: Return On Investment
Il ROI è dato dal rapporto tra reddito operativo e capitale
investito netto in percentuale.
Esso indica la redditività operativa dell‟azienda, in rapporto ai
mezzi finanziari impiegati. La misura ottimale dell‟indice, oltre
che essere influenzato sensibilmente dal settore di riferimento,
dipenderà dal livello corrente dei tassi d‟interesse.
- ROE: Return On Equity
Il ROE si ottiene dal rapporto tra il risultato d‟esercizio e il
patrimonio netto in percentuale.
Il ROE indica la redditività del patrimonio netto, ovvero il ritorno
economico dell‟investimento effettuato dai soci dell‟azienda.
L‟indice è buono se supera almeno di 3-5 punti il tasso di
inflazione, essendo in ogni caso fortemente influenzato dal
settore di riferimento.
21. 21
- ROS: Return On Sales
Il ROS consiste nel rapporto tra reddito operativo e fatturato in
percentuale.
Esso misura la redditività delle vendite in termine di gestione
caratteristica. E‟ un indicatore chiaramente influenzato dal
settore in cui opera l‟azienda.
Inoltre il costo dei MEZZI DI TERZI (oneri finanziari su debiti
onerosi) è pari al 9%, notevolmente inferiore rispetto alla
capacità dell‟azienda di generare reddito (ROI), questo significa
che Monnalisa è in leva finanziaria positiva in pratica si genera
un effetto moltiplicatore sulla redditività dei mezzi propri.
L‟indice d‟indebitamento è dato dal rapporto tra passività
consolidate e correnti e il capitale di finanziamento.
L‟indice di autonomia finanziaria è costituito dal rapporto tra i
mezzi propri e il capitale di finanziamento.
I dati sul trend del fatturato delineano la crescita aziendale nel
corso degli anni, ad eccezione dell‟anno 2009 per la nota crisi
economico-finanziaria internazionale. Il dato 2011 è previsione
del risultato che l‟azienda stima di ottenere.
22. 22
1.7 Cinque forze di Porter
Nella formulazione di una strategia uno dei passi da compiere è
lo studio delle principali peculiarità del settore in cui si opera. In
particolare nello schema delle 5 forze di Porter elaborato nel
1982 si mettono in risalto quali sono i fattori strutturali e la
struttura competitiva all‟interno della quale l‟impresa si trova a
fare business.
Andando con ordine analizzeremo tutti i cinque fattori:
1) Concorrenti diretti: Essendo Monnalisa posizionata sia
agli occhi dei consumatori, che realmente in un mercato di
lusso, il mercato può considerarsi relativamente di nicchia.
I prezzi praticati sia dalla stessa impresa sia dai
competitors rispecchiano la reale posizione assunta e la
qualità del prodotto. Esso prevede uno studio nei minimi
dettagli dei particolari che possano rendere più
confortevole il capo, un arricchimento nei particolari in
modo tale da “distinguersi”, un‟attenta ricerca dei materiali
e una scrupolosa attività di produzione e confezione
dell‟abbigliamento. I concorrenti individuati nel mercato
domestico sono principalmente italiani: Pinco Pallino,
23. 23
Simonetta, Miss Blumarine, Armani junior, D&G junior.
Solo alcuni di questi si ritrovano come competitors anche
all‟estero nel mercato non domestico. Nel mercato
Sudamericano non esistono questi concorrenti.
2) Fornitori: Sono rappresentati da tutti coloro che offrono
servizi all‟azienda e tra essi si annoverano i façonisti, i
fornitori di materie prime, tessuti, accessori e prodotti
finiti, i fornitori di servizi dell‟azienda e i consulenti esterni.
il potere contrattuale dei fornitori dipende dalle dimensioni
dell‟impresa rispetto agli stessi.
3) Clienti: Per quanto riguarda i clienti di Monnalisa è
necessario fare una distinzione. Infatti, l‟azienda possiede
negozi retail e in questi vende al consumatore finale in
maniera diretta, senza alcun intermediario e nei quali
riesce a tenere sottocontrollo le vendite; ma vende anche a
negozi o per meglio dire grandi magazzini multimarca. È il
caso della Rinascente, di Harrods, della Gallerie Lafayette,
ecc…. In entrambi i casi il messaggio dell‟azienda è diretto
al proprio cliente finale in quanto deve fare breccia nel
cuore del bambino e anche in quello dei genitori. Come
24. 24
detto essendo Monnalisa un brand di lusso ovviamente la
capacità di spesa dei consumatori risulta essere medio alta.
4) Concorrenti potenziali: I potenziali concorrenti sono tutti
coloro che possono entrare a far parte del mercato in cui
Monnalisa opera. Le grandi griffe stanno lanciando anche la
linea bambini. Questo fatto è principalmente dovuto al
fatto che nonostante la crisi finanziaria del biennio 2008 –
2009 il mercato dell‟abbigliamento per bambini ha sì
sentito la crisi, ma in maniera molto più leggera rispetto
all‟abbigliamento adulti (soprattutto nei neonati).
5) Produttori di beni sostitutivi: Tra i prodotti sostitutivi di
un capo d‟abbigliamento bimbi, si possono annoverare:
giocattoli, parchi divertimenti (es. Gardaland, EuroDisney),
zoo ed eventi culturali (sportivi, musical, circo).
1.8 Posizionamento
Monnalisa è riuscita, nel corso degli anni, a posizionarsi nella
mente dei consumatori come una brand di lusso per bambine, e
più di recente, anche per bambini. Essa è leader mondiale nella
fascia alta di mercato in oltre 50 paesi. I suoi prodotti sono
distribuiti tramite flagship store di proprietà, corner e shop in
shop nei più esclusivi Department Store e boutiques.
Il prodotto Monnalisa viene percepito come un prodotto di
qualità, moda e forte identità. Ciò è ulteriormente rinforzato da
un servizio flessibile, affidabile e personalizzato al cliente.
Sicuramente da tenere in considerazione il fatto che il settore
dell‟abbigliamento per bambini è molto particolare: non deve
soddisfare solamente il cliente finale, cioè il bambino, ma anche
altre due generazioni con gusti differenti: i genitori e i nonni. Ed
25. 25
è proprio su queste ultime due categorie che Monnalisa deve
puntare, facendosi percepire come marchio raffinato e d‟elitè, in
quanto solo loro hanno la capacità di spesa necessaria per poter
acquistare i prodotti per i loro bambini.
Un altro fattore importante, oltre al target di riferimento, è
sicuramente il settore: quello del lusso. Il lusso è infatti un
mercato molto particolare, che più di tutti gli altri, deve avere un
posizionamento chiaro e distinto nella mente dei consumatori. I
consumatori sono disposti a pagare cifre più elevate per un
prodotto di lusso, a patto però che questo sia riconoscibile e che
offra al contempo qualità percepita. Monnalisa sin dalla sua
nascita nel 1968 ha lavorato in questo senso. Ha iniziato aprendo
negozi monomarca e showrooms dalla forte personalità,
continuando poi con la partecipazione a importanti sfilate del
settore, come Pitti Bimbo, e agli European Fashion Awards del
2004, dove ha vinto il primo premio. Ora l‟obiettivo è
sicuramente l‟espansione all‟estero, dove sono stati di recente
aperti nuove boutiques in luoghi prestigiosi, come ad esempio
New York.
I principali competitors italiani sono sostanzialmente due: Pinco
Pallino e Simonetta.
Pinco Pallino viene fondata a Bergamo nel 1980 e ad oggi vanta
30 flagship stores in tutto il mondo e più di 400 negozi
multimarca, molti dei quali nei più importanti Department
Stores, come Harrods e Sogo. Come Monnalisa, partecipa a
numerose iniziative umanitarie in collaborazione con enti
rinomanti come Unicef e WWF. Vanta inoltre una partnership con
Warner Bros, che le ha permesso di creare una collezione
dedicata ad Harry Potter e una dedicata a Tom e Jerry. La sua
espansione all‟estero è rivolta soprattutto alla Russia e ai mercati
26. 26
dell‟est, considerando anche Stati Uniti ed Emirati Arabi, ma non
il Sud America.
Simonetta nasce nella prima metà degli anni ‟50 a Jesi e prende
il nome da una delle figlie della fondatrice. Negli anni ‟90
incomincia ad espandersi nei mercati esteri, spingendo l‟azienda
ad operare un processo di differenziazione del prodotto e di
brand extension, creando così più linee differenti. Nel 1998
Simonetta decide di sviluppare un settore aziendale dedicato alla
gestione dei marchi su licenza. Lo stesso anno, dalla
collaborazione con la Mistral Spa, nasce la linea Brooksfield
Junior. Nel 2001 viene lanciata la linea Roberto Cavalli Angels
(Bambina 2-14 anni), prodotta e distribuita da Simonetta Spa su
licenza mondiale della Roberto Cavalli Spa. Nel 2003 è la volta di
Roberto Cavalli Devils (bambino 2-14 anni). Nel 2005 viene
siglato un accordo con il gruppo Tod‟s Spa per la produzione e
distribuzione di una linea bambino/a con marchio Fay Junior.
Simonetta è oggi presente negli Stati Uniti, negli Emirati Arabi e
in Giappone, ma non in Sudamerica.
I principali competitors esteri sono invece Baby Dior, Miss
Blumarine, Armani Junior e D&G Junior. Tutti questi marchi non
sono altro che linee per bambini del marchio principale, il cui
core bussiness riguarda la produzione di abbigliamento e
accessori per adulti. Essi sono molto forti sul mercato
internazionale grazie al posizionamento di cui godono le linee
principali, di cui sfruttano anche la brand awareness e le attività
promozionali. Al contempo però nessuno di questi marchi, ad
eccezione di D&G Junior che è presente a Caracas in Venezuela,
ha deciso di espandersi con la linea per bambini in America
Meridionale.
27. 27
CAPITOLO 2 – Analisi dei paesi del Sud America
L‟America Latina ha una superficie complessiva di 18.841.000
km2
ed è pertanto il quarto continente in termini di superficie e il
quinto in termini di popolazione. Al suo interno si trovano
quindici stati differenti:
Argentina
Bolivia
Brasile
Cile
Colombia
Ecuador
Isole Falkland
Georgia del Sud & Isole Sandwich meridionali
Guyana
Guyana Francese
Paraguay
Perù
Suriname
Uruguay
Venezuela
Di questi procediamo ora all‟analisi solo degli stati presenti sulla
terra ferma; infatti, le due isole hanno una superficie
decisamente ridotta e un numero di abitanti irrisorio e non di
cruciale importanza ai fini della nostra analisi.
28. 28
2.1 Argentina
2.1.1 Informazioni generali
L‟Argentina è una Repubblica Federale formata da ventitré
province e un distretto che fungono da stati federati. Essa ha
conquistato la propria indipendenza dalla Spagna il 9 luglio 1816,
ma la Costituzione è entrata per la prima volta in vigore nel
1860.
Dal 1860 al 1930 vi è stato un boom di immigrazione soprattutto
proveniente dall‟Italia e dalla Spagna in corrispondenza di una
sempre maggiore prosperità e crescita dal punto di vista
economico (economia volta all‟esportazione). Il positivo trend di
crescita continua anche dopo la metà del „900, quando però si
assiste a un cambiamento di linea politico – economico volto al
protezionismo. Contemporaneamente nascono conflitti a livello
politico che hanno generato una forte instabilità che favorì anche
l‟ingresso dei militari al governo; questo periodo è culminato nel
colpo di stato del 24 marzo 1976 quando il generale Videla prese
il posto dell‟allora Presidente Péron.
Questi furono gli anni della guerra sporca e del conseguente
fenomeno dei “Desaparecidos”. I dissidenti e gli oppositori del
governo militare furono fatti scomparire tramite sequestri, arresti
e occultamenti di cadavere che hanno portato problemi a livello
di opinione pubblica (abuso di potere, negazione delle libertà,
ecc…). Tutto ciò aggiunto alla sconfitta nel 1982 nella guerra
delle Falkland ha portato alla caduta del regime militare e al
ripristino della democrazia nel 1983.
Nei primi anni ‟90 per contrastare l‟iper inflazione il presidente
Menem adottò politiche basate sul mercato con l‟abbattimento
29. 29
delle barriere protezioniste e un programma di privatizzazioni.
Queste riforme contribuirono ad aumentare gli investimenti
privati internazionali e alla recessione. Il culmine si raggiunse
con la crisi del novembre 2001; nelle settimane successive si
susseguirono quattro presidenti differenti a testimonianza della
instabilità politico – economica. Il 2 gennaio 2002 l‟Argentina fu
costretta ad ammettere l‟impossibilità di far fronte agli impegni
economici presi con gli altri stati (default).
La crisi generò un blocco totale dell‟economia e una crisi di
liquidità dell‟intero sistema economico.
Verso la fine del 2002 l‟economia iniziò a stabilizzarsi grazie a
nuove politiche di re-industrializzazione, maggiori esportazioni e
consistenti surplus commerciali e fiscali: l‟anno successivo grazie
a un forte sconto su molte obbligazioni, riuscì a ristrutturare il
debito fino ad un parziale ripianamento con il Fondo Monetario
Internazionale.
Al giorno d‟oggi il paese gode di un periodo di alta crescita
economica accompagnato e supportato da un miglioramento
della stabilità politica.
È dal 2007 che a capo del governo vi è Cristina Elisabet
Fernández de Kirchner che con il 45,3% ha vinto le ultime
elezioni.
2.1.2 Geografia
L‟Argentina confina a ovest e a sud con il Cile, a nord con la
Bolivia e il Paraguay, a nord-est con il Brasile, a est con
l'Uruguay e l'Oceano Atlantico. È seconda solo al Brasile come
ampiezza del territorio e si colloca in una posizione strategica per
ciò che riguarda le coste, infatti, si trova tra l‟Oceano Sud
30. 30
Atlantico e Sud Pacifico (Stretto di Magellano, Canale di Beagle e
il Passaggio di Drake).
Il clima argentino è prevalentemente arido.
L‟estremità meridionale del paese è nevosa (in inverno gli
altopiani della Patagonia sono completamente ricoperti di neve) e
si caratterizza per una forte umidità e temperature che d‟estate
si attestano sui 9°C.
Nel nord (provincia di Misiones) il clima è piuttosto caldo ma
soprattutto d‟estate si registrano molte piogge.
La Pampa è la regione che presenta un clima più mite e
continentale.
La rete stradale si estende per 231.274 km di cui 69.412 km
asfaltati che comprendono anche le super strade che si
estendono per 734 km.
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, essa si protrae all‟incirca
per 36.966 km risultando uno dei paesi con più reti ferroviarie al
mondo. Nel ranking mondiale si piazza all‟ottavo posto secondo
la stima della Cia.
Gli aeroporti presenti nel paese sono 1.141 di cui 156 con la
pista asfaltata e 985 con pista erbosa.
La rete navigabile ammonta a oltre 11.000 km; i principali porti
sono : Arroyo Seco, Bahia Blanca, Buenos Aires, La Plata, Punta
Colorada, Rosario, San Lorenzo-San Martin, Ushuaia.
31. 31
2.1.3 Popolazione
Secondo una stima, la popolazione si attesterà nel luglio 2011 a
41.769.726 persone rispettivamente suddivise2
:
0 – 14 anni 25,4% (5.429.488 uomini/5.181.289 donne)
15 – 64 anni 63,6% (13.253.468 uomini/13.302.530
donne)
Oltre i 65 anni 11% (1.897.144 uomini/2.706.807
donne).
Il tasso di crescita previsto è dell‟1,017%; la stima riguardante il
tasso di natalità è di 17,54 nascite/1.000 abitanti, mentre il
tasso di fertilità previsto è di 2,31 bambini nati/donna.3
A tutto ciò è necessario aggiungere anche il dato (previsionale)
riguardante il tasso di mortalità infantile in quanto rappresenta
uno dei problemi a cui si vuole porre rimedio. Il totale medio è di
10,81 morti/1.000 nuove vite.4
La maggior parte della popolazione è concentrata nelle maggiori
città (in ordine decrescente)5
:
Buenos Aires (capitale) 12.988 milioni
Cordoba 1.493 milioni
Rosario 1.231 milioni
Mendoza 917.000
San Miguel de Tucuman 831.000
2
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
3
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
4
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
5
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
32. 32
C‟è da registrare purtroppo che una parte della popolazione
argentina, precisamente un 30% nel 2010, si colloca al di sotto
della linea di povertà. Questo dato è particolarmente alto nei
villaggi periferici e più degradati del paese.
2.1.4 Quadro macroeconomico e politico
L‟economia dell‟Argentina si caratterizza per la grande ricchezza
delle risorse naturali, una buona base agricola e una popolazione
perlopiù alfabetizzata che favorisce la “ricchezza”del paese.
Essa è uno dei primi paesi al mondo per produzione agricola
(mais, soia, frumento, ecc…) e allevamento (bovini, ovini); circa
il 15% di questi prodotti è destinata all‟esportazione, mentre il
restante è destinato alle industrie alimentari del paese. La
Pampa è in particolare la zona dove si concentra la produzione
agricola e bovina.
La pesca non ha molta rilevanza per l‟economia, al contrario
della produzione di gas e petrolio che insieme alla soia
costituiscono una consistente base per l‟economia.
Per ciò che riguarda il settore secondario, l‟industria
manifatturiera è quell‟attività che partecipa maggiormente alla
formazione del PIL.
Il settore terziario con specifico riferimento al turismo, è una
risorsa importante; i turisti provengono da tutto il mondo e in
particolare dall‟America settentrionale e dall‟Europa (Spagna e
Italia).
Nel primo semestre 2010 i principali indicatori economici
argentini mostrano che l‟economia locale ha superato gli effetti
33. 33
della crisi economica internazionale del 2008 che aveva
caratterizzato anche buona parte del 2009.
I dati ufficiali sull‟evoluzione reale del PIL relativi al primo
semestre del 2010 marcano un aumento del 9,4% rispetto al
primo semestre dell‟anno precedente. Il settore dei servizi
mostra una crescita del 7%, mentre la produzione di beni
evidenzia una crescita del 12%6
.
Da questi dati è stato possibile stimare un aumento complessivo
del 7 - 8%.
Sempre con riferimento ai primi sei mesi del 2010, anche gli
investimenti ed il consumo hanno avuto una marcata ripresa,
infatti sono cresciuti del 16% (investimenti fissi lordi). Le stime
afferenti all‟intero anno si attestano a un +10,8%.
Il consumo privato é incrementato del 7%, mentre la spesa
pubblica del 10%.
Per quanto riguarda l‟occupazione, il 2010 mostra un lieve
miglioramento rispetto allo stesso dato registrato l‟anno
precedente (46,1% nel 2010 vs 45,9% per il 2009).
Il tasso di disoccupazione invece, ha registrato un calo dall´8,8%
del II trimestre del 2009 al 7,9% nel II trimestre del 20107
,
quindi possiamo dire che anche se con un andamento lento, ma
si prospetta per il paese argentino un miglioramento di anno in
anno.
6
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/argentina.pdf
7
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/argentina.pdf
34. 34
Da una visione monetaria l‟Argentina ha cercato di aumentare lo
stock di riserve che possedeva a fine 2009 attuando una politica
di restrizione alle importazioni.
La maggiore preoccupazione per l‟economia del paese, è
l‟inflazione. Il crescente aumento dei prezzi è uno dei fattori di
incidenza negativa dell‟andamento economico negli ultimi anni.
Sono state adottate a questo proposito delle misure per
contrastare questo trend negativo; già alla fine del 2007 il
governo aveva tentato di rallentare il consistente aumento
attraverso accordi di prezzi siglati con le entità economiche e i
principali settori di produzione. L‟ agreement prevedeva
l‟impegno di non aumentare i prezzi dei prodotti pur garantendo
uno stesso range di offerta; questo ha funzionato per un periodo
limitato di tempo. Altri provvedimenti sono stati adottati quali
concessioni di sussidi per la produzione di generi alimentari,
sussidi ai prestatori di servizi pubblici, dazi mobili per
l‟esportazione di commodities, ecc…. L‟applicazione di queste
misure e la revisione del metodo di calcolo dell‟indice dei prezzi
al consumo, hanno dato come risultato un tasso di aumento dei
prezzi pari al 5,9% secondo i dati ufficiali INDEC (Istituto
National de Estatistica e Censos) alla chiusura del primo
semestre 20108
.
8
La nuova metodologia rileva la variazione dei prezzi in base a un paniere di beni (la
lista completa dei suddetti e le modalità di calcolo non sono state mai rese note)
limitatamente alla città di Buenos Aires e alle principali località della stessa Provincia di
Buenos Aires.
35. 35
Con l‟inizio degli anni ‟90 il paese ha deciso di adottare
provvedimenti di liberalizzazione economica e in particolare:
Riduzione del livello delle tariffe doganali (ad oggi variano
da uno 0% per i beni strumentali, fino ad un massimo di
35% per i beni di consumo).
Politica di integrazione regionale nell‟ambito dell‟accordo
Mercosur e rilancio di negoziati con l‟Unione Europea.
In tema di commercio estero, le esportazioni nel resto del
mondo, si attestano per il primo semestre 2010 a 32,2 miliardi di
dollari; questa corrisponde a un +18% rispetto alla stessa cifra
dell‟anno precedente.
Le importazioni nello stesso periodo considerato hanno toccato i
24,8 miliardi di dollari corrispondente a un incremento del 43%
comparato ai primi sei mesi del 2009.
Il saldo della bilancia commerciale resta comunque positivo (7,4
miliardi di dollari), marcando un‟importante diminuzione rispetto
al 2009 (10 miliardi di dollari) causata dall‟incremento delle
importazioni.
36. 36
Per quanto riguarda l‟export del paese, il 31% delle merci
riguarda prodotti di origine agricola, il 34% prodotti industriali, il
25% materie prime intese sia alimentari che non e il restante
10% da combustibili ed energia.
Per le importazioni invece, il 32% è formato da beni intermedi
industriali, il 21% da macchinari per l‟industria, il 19% da
componenti industriali, il 12% da beni di consumo e il restante
16% distribuito equamente tra autoveicoli e oli – combustibili.
Il Mercosur in questo ambito è stato il maggior partner
commerciale conquistando una quota di mercato rispettivamente
del 24% per le esportazioni e del 34% per le importazioni. In
particolare il Brasile si conferma al primo posto nello scambio
import – export.
I paesi Asean (Corea del Sud, Cina, Giappone, India) sono il
secondo blocco commerciale; al terzo posto si colloca l‟Unione
Europea dove si registra un saldo positivo per l‟Argentina pari a
0,5 miliardi di dollari.
37. 37
L‟interscambio Italia – Argentina ha registrato una flessione nel
2009, mentre un anno più tardi ha invertito la tendenza a causa
dell‟incremento delle importazioni di prodotti italiani. Se si
considera l‟interscambio negli ultimi dieci anni, si è passati da un
sostanziale equilibrio (2001) a un saldo negativo per l‟Italia.
Le importazioni e le esportazioni sono rispettivamente divise in
grandi comparti così come si può vedere dai grafici seguenti.
38. 38
Fonte: INDEC 2010
La quota italiana riguardo all‟import argentino è pari al 2,3% e si
colloca in terza posizione nei paesi dell‟Unione Europea, alle
spalle di Germania e Francia. Il primo paese con una quota del
30,7% è il Brasile seguito da Cina (12,4%), USA (11%),
Germania (5,5%) Francia (3,4%) e proprio Italia.
39. 39
Nella “classifica”dei paesi clienti dell‟Argentina l‟Italia si aggiudica
il nono posto alle spalle di Brasile, Cina, Cile, USA, Paesi Bassi,
Spagna, Germania e Svizzera e il quarto nell‟ambito della UE.
La ripresa economica internazionale post crisi economica globale
del 2008 in aggiunta a una fase positiva del mercato interno
hanno permesso al paese maggiori importazioni. Proprio per
questo è possibile fare il punto della situazione per cogliere le
maggiori opportunità per la penetrazione commerciale delle
imprese italiane in Argentina.
Le crescite più rilevanti nel 2010 si sono registrate nella
produzione di autoveicoli, acciaio e prodotti tessili.
40. 40
Secondo i dati INDEC il settore tessile ha registrato un
incremento del 24% (primo semestre 2010) rispetto al
medesimo periodo dell‟anno precedente. Anche i rispettivi
sottosettori hanno manifestato un trend positivo:
La produzione di tessuti è aumentata del 23,9%;
La produzione di filati di cotone è aumentata del 24,3%;
La produzione di fibre artificiali e sintetiche è aumentata del
99,6%. Questa però aveva avuto ingenti cali negli anni
precedenti.
Da qualche anno il settore mostra rilevanti progressi nella qualità
e tecnica di produzione; questo è avvenuto grazie ad
investimenti ad hoc che hanno sviluppato, modernizzato e
ampliato la capacità tecnico – produttiva.
Vista la previsione di un aumento della domanda, si prospetta
che saranno necessari ulteriori investimenti in telai, macchine
per la filatura, macchine per cucire e ecc… in modo tale da
raggiungere un equilibrio tra efficienza ed efficacia.
È dal 1992 che l‟Argentina ha adottato un sistema di tariffe
armonizzato che segue le direttive del GATT (General Agreement
Tariffs and Trade) Classification Code. Questo prevede dazi
doganali variabili a seconda del valore aggiunto (tra lo 0% e il
35%) sul valore del CIF (Cost Insurance Freight). Il livello media
si attesta circa al 17%.
Dal 1995 l‟Argentina ha adottato la tariffa esterna comune del
Mercosur all‟incirca per l‟85% delle voci doganali; è da registrare
che i dazi sono inferiori alla tariffa comune per tutti quei paesi
che hanno siglato l‟accordo Mercosur.
41. 41
Una tariffa pari allo 0% è già applicata a quei beni non prodotti
all‟interno del Mercosur e per altri articoli “dichiarati come
speciali” come libri, giornali, derivati petroliferi, ecc….
In alcuni settori (es. Elettrodomestici, calzature, ecc…) sia
l‟Argentina che il Brasile possono decidere di applicare la clausola
di salvaguardia denominata “Adattamento Competitivo” che
prevede di riprogrammare le riduzioni tariffarie previste in
origine e di limitare temporaneamente le quantità di beni.
La maggior parte delle tariffe viene applicata Ad valorem, ma per
i settori sensibili quali tessile, calzaturiero, giocattoli viene
applicato un dazio specifico (DIEM dazio minimo specifico
all‟importazione). Fanno eccezione le merci prodotte nell‟area
Mercosur.
Per le importazioni provenienti da qualsiasi paese d‟origine è
inoltre applicata sul valore CIF + dazio un‟ulteriore tassa di
statistica pari allo 0,5%.
Nel momento dello sdoganamento merci è previsto il pagamento
dell‟IVA (21%).
Sono assolutamente vietate le importazioni di capi
d‟abbigliamento usati ad esclusione delle donazioni (Resolución
Nº 635/2005).
I documenti richiesti per l‟importazione di prodotti
d‟abbigliamento in Argentina da un paese UE sono9
:
Dichiarazione doganale di importazione;
Dichiarazione di Valore in Dogana;
Fattura Commerciale;
9
http://mkaccdb.eu.int
42. 42
Fattura Pro Forma;
Certificato di origine;
Packing List;
Lettera di vettura;
Polizza di carico;
Registrazione dell‟importatore con la Direzione generale
delle dogane;
Tax Payer codice di registrazione.
Ultimamente le procedure burocratiche stanno causando
addizionali problemi agli importatori in quanto sono state
introdotte ulteriori normative quali ad esempio il “canale viola”
atto a controllare i prezzi dichiarati dei manufatti di largo
consumo e l‟obbligo di licenza non automatica per l‟importazione
di giocattoli, calzature, accessori di abbigliamento e altri
manufatti in pelle.
Molte di queste restrizioni sono state adottate come misure di
sicurezza per contenere l‟invasione commerciale cinese, ma in
realtà hanno danneggiato anche i flussi di merce provenienti
anche da altri paesi, creando una situazione di incertezza per gli
importatori che si sono visti rilasciare la licenza dopo sessanta
giorni.
43. 43
2.2 Bolivia
2.2.1 Informazioni generali
La Bolivia è una Repubblica presidenziale divisa in nove
dipartimenti a sua volta ulteriormente scomposti in province.
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Bolivia
Dal gennaio 2009, ovvero con l‟approvazione della nuova
costituzione boliviana, la capitale “unica” è Sucre10
(precedentemente lo era solo in veste costituzionale ma non
amministrativa); precedentemente la capitale amministrativa era
La Paz, dove tuttora ha sede il Governo.
L‟indipendenza dalla Spagna è stata conquistata il 6 agosto
1825, mentre di recente (2009) è stata modificata la costituzione
già precedentemente in vigore.
La situazione politica della Bolivia è cambiata in particolare dal
2006 con l‟elezione del Presidente della Repubblica Evo Morales.
10
República de Bolivia - Constitución de 2009 (art.6)
44. 44
Il suo governo si è distinto per la grande apertura verso la
popolazione indigena e le classi sociale storicamente emarginate,
la nazionalizzazione di numerose imprese nel campo tecnologico
e delle comunicazioni e l‟approvazione della nuova costituzione
(CPE) che è entrata in vigore nel 2009. I cambi nella politica
interna del paese sono stati fruttiferi, tanto che Morales anche
alle elezioni del 2009 è stato confermato Presidente dello Stato
Plurinazionale di Bolivia11
con un 64% di voti.
Sul fronte internazionale i rapporti con gli Stati Uniti12
sono
piuttosto tesi a causa dell‟atteggiamento di dialogo nei confronti
dei produttori di coca e delle strette relazioni che Morales ha
stretto con Cuba (Fidel Castro) e Venezuela (Hugo Chávez).
La Bolivia ha deciso di avere rapporti “privilegiati” con tutti i
paesi “ALBA” 13
oltre che alla Russia, sostenendo inoltre un
avvicinamento politico all‟ Iran dopo aver interrotto tutte le
relazioni con Israele.
Nei rapporti con l‟Unione Europea il paese si mostra critico verso
la decisione della UE di avviare negoziati commerciali
“multiparties” con i paesi della comunità Andina (CAN).
Una questione irrisolta è costituita dallo sbocco al mare con il
Cile: il governo vorrebbe almeno un trattamento preferenziale su
uno dei porti cileni (Arica o Iquique); questo per avere un canale
11
Questa denominazione ufficiale è stata introdotta con la nuova costituzione del
2009.
12
Gli stati uniti sono impegnati in Bolivia con un programma”Coca zero”che prevede la
distruzione delle coltivazioni di coca.
13
Alianza Bolivariana para América Latina y el Caribe (ALBA) è un progetto di
cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell'America Latina ed i paesi
caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba. L'aggettivo”Bolivariana”si riferisce al
generale Simon Bolivar, eroe della liberazione di diversi paesi sudamericani dal
colonialismo spagnolo.
45. 45
diretto per le esportazioni. Il governo boliviano ha deciso di
avviare comunque dei contatti per un eventuale sbocco
sull‟Atlantico attivandosi con l‟Uruguay per il Porto di Nueva
Palmira.
2.2.2 Geografia
La Bolivia confina sia a nord che ad est con il Brasile, a sud con
Argentina e Paraguay e a Ovest con Perù e Cile; è l‟unico paese
del Sud America a non avere sbocchi sul mare.
Il clima riflette la varietà morfologica del paese.
La regione andina, con i suoi rilievi montuosi non risente
dell‟influsso dell‟oceano e si caratterizza per temperature fredde
che variano dai 7 °C ai 10 °C.
Più temperato e caldo il clima verso est, dove avvicinandosi ai
bassopiani amazzonici la temperatura media annua è di circa
26°C.
La rete stradale si estende per 13.602 km di cui solamente 4.990
km asfaltate senza considerare le reti urbane.
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, essa si protrae all‟incirca
per 3.652 km.
Gli aeroporti presenti nel paese sono 881 di cui 16 con la pista
asfaltata e 865 con pista erbosa.
Le vie navigabili all‟interno del paese ammontano a 10.000 km
pur non avendo sbocchi diretti sul mare.
46. 46
2.2.3 Popolazione
La stima della CIA sulla popolazione boliviana per il luglio 2011 è
di 10.118.683 unità rispettivamente suddivise14
:
0 – 14 anni 28,5% (1.785.453 uomini/1.719.173 donne)
15 – 64 anni 65,1% (3.014.419 uomini/3.129.942 donne)
Oltre i 65 anni 6,4% (207.792 uomini /261.904 donne)
Il tasso di crescita previsto è dell‟1,694%; la stima riguardante il
tasso di natalità è di 24,71 nascite/1.000 abitanti, mentre il
tasso di fertilità previsto è di 3 bambini nati/donna15
.
La stima del tasso di mortalità infantile si attesta ad un
42,16/1.000 nuove nascite rispettivamente suddivisi tra maschi
(45,95) e femmine (38,18). Questo dato è molto alto comparato
ad altri paesi dell‟America Latina.
Altro dato non di certo confortante è rappresentato dal 30,3% di
popolazione (al 2009) sotto la soglia di povertà.
Le città più popolate (al 2009) sono (in ordine decrescente)16
:
La Paz 1.642 milioni
Santa Cruz 1.584 milioni
Sucre (capitale) 281.000
2.2.4 Quadro macroeconomico e politico
I primi anni dell‟era Morales sono stati caratterizzati da una
politica economica volta ad ottenere buoni risultati dal punto di
vista macro.
14
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
15
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
16
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
47. 47
Il rafforzamento della valuta (boliviano) rispetto al dollaro
americano (condotto fino a fine 2008) è stato usato in chiave
anti – inflazionistica; anche se ha avuto ripercussioni negative
per gli esportatori, il sacrificio è servito a stabilizzare il rapporto
di cambio tra le due monete.
Il timore di ulteriori nazionalizzazioni e la sospensione del regime
di preferenza tariffaria con gli States, abbinato a problemi irrisolti
e a rischi legati a scontri interni al paese hanno via via sfavorito
gli investimenti privati nel paese, causato anche dalla crisi
economica globale.
I piani prefissati dal governo mirati alla costruzione di
infrastrutture e di nuovi posti di lavoro e quindi di deficit –
spending si sono dovuti ridimensionare a causa di una riduzione
delle entrate fiscali in special modo derivante dagli idrocarburi
(riduzione del prezzo dovuta ad un calo della domanda). Per
capire le conseguenze delle variazioni dei prezzi delle attività di
estrazione sul PIL bisogna tenere in considerazione che il settore
industriale incide solo per un 12% nel PIL (nel 1994 16%)
mentre quello dell‟attività estrattiva è passato nello stesso
periodo da un 5% a un 9%.
Secondo le previsioni pubblicate da “The Economist Intellingence
Unit” nei prossimi due anni la carenza di investimenti privati
limiterà la crescita economica del paese e la creazione di nuovi
posti di lavoro.
48. 48
È da molto tempo che la politica monetaria della Bolivia subisce
mini svalutazioni e mini rivalutazioni della propria moneta. Con la
politica di Morales (caratterizzata da un apprezzamento del
boliviano sul dollaro) si è voluto sostenere una sorta di
“bolivianizzazione” dell‟economia in contrapposizione a una
“dollarizzazione”.
49. 49
Secondo “l‟Istituto boliviano de Comercio Exterior” (IBCE) la
bassa quotazione del dollaro ha solamente complicato le cose
perché all‟estero i prodotti di origine boliviana vengono pagati di
più e al contrario in Bolivia costa meno importare prodotti
dall‟estero.
Secondo i dati dell‟Istituto Nazionale di Statistica (INE)
l‟inflazione accumulata da gennaio a giugno 2010 è dello 0,43%,
in linea con quella dello scorso anno che era si era chiuso con un
indice dei prezzi al consumo (IPC) dello 0,26% (-97,8% rispetto
al 2008), il più basso di sempre ed insieme al Perù il più basso
del Sudamerica17
.
Si può dire che sono lontani gli anni ‟80 dove la Bolivia era
caratterizzata da iper inflazione (33%).
Sebbene la Bolivia stia cercando di rimettere in moto un sistema
di stabilità sociale – politico – economica, le complicanze
burocratiche e un eccessivo rigore in materia di lavoro, mettono
sull‟attenti molti imprenditori sulla vera convenienza di
investimento in questo paese.
17
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/bolivia.pdf
50. 50
La Bolivia esporta in maggiori quantità materie prime
(idrocarburi e minerali), mentre solo in maniera più graduale
manufatti; proprio per questo motivo nel primo semestre 2010
ha potuto godere dell‟aumento dei prezzi internazionali sulle
materie prime sebbene venisse rilevato un calo nei volumi
esportati.
Secondo il Ministero di Sviluppo Produttivo ed Economia Plurale
da gennaio a maggio del 2010 il valore delle esportazioni si è
incrementato del 28,42% rispetto allo stesso periodo del 2009,
ponendosi su livelli prossimi a quelli registrati nel 200818
.
I paesi verso cui sono rivolte le esportazioni (al 2009) sono:
Brasile 31,47%
Corea del Sud 9,34%
Argentina 8,15%
Ai piedi del podio si collocano USA (7,72%), Giappone (5,73%) e
Venezuela (5,64%).
Le importazioni provengono principalmente da Brasile, Argentina
Stati Uniti e Giappone; i beni oggetto di scambio invece
riguardano prodotti chimici, cuoio, pelli e prodotti alimentari.
Dal 2008 si sono verificati diversi cambiamenti nella politica
estera tanto che ad oggi la Bolivia sta rimanendo isolata a causa
della sua “chiusura” dalla maggior parte delle iniziative regionali
e dagli accordi internazionali19
.
18
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/bolivia.pdf
19
Il Paese ha dapprima rifiutato di negoziare un Trattato di Libero Commercio (TLC)
con gli Stati Uniti, come hanno fatto molti Paesi sudamericani (Colombia, Ecuador,
Perù), successivamente ha perso i vantaggi dell‟Accordo ATPDEA e poi ha opposto
riserve sulla possibilità di sottoscrivere un rapporto di Associazione CAN-UE, che
prevedeva al suo interno anche un parte commerciale.
51. 51
Dai dati ISTAT afferenti al primo quadrimestre 2010 l‟export
dell‟Italia verso la Bolivia è calato rispetto allo stesso periodo
dell‟anno precedente e principalmente riguardano macchinari e
autoveicoli.
Al contrario le esportazioni della Bolivia in direzione dell‟Italia
riguardano prodotti di nicchia come lupini, cuoio e macadamia.
Fonte: Elaborazione ICE su dati ISTAT
Dall‟aprile 2008 è entrato in vigore “Arancel Aduanero de
Importaciones” ovvero il testo che classifica le merci dei paesi
membri della Comunità Andina (CAN). La modifica è stata
apportata al fine di proteggere la produzione locale e omologare i
dazi doganali a quelli della CAN e del Mercosur.
È da sottolineare che tutti i beni che entrano sul territorio
boliviano sono maggiorati di un 13% dovuto all‟imposta sul
valore aggiunto. Ai fini contabili viene valutato il tasso nominale
pari a un 14,94% sulla base imponibile rispettivamente formata
da CIF frontiera o CIF Dogana aggiunte a altre pendenze non
fatturate ma obbligatorie per lo sdoganamento merci.
52. 52
La Bolivia, tramite il Decreto Supremo 22.410 riguardante il
regime delle Zone Franche Industriali e Commerciali, ha
decretato delle Zone Franche per permettere l‟importazione di
prodotti a cui verrà aggiunta un‟ulteriore lavorazione prima di
essere nuovamente esportati.
Queste aree godono di esenzioni quali:
Esenzione dal 100% dei dazi doganali;
Esenzione dal 100% dell‟IVA (sia sulle merci importate che
sulle transazioni entro la zona franca);
Esenzione dal 100% dell‟imposta sulla proprietà di beni
immobili e veicoli a motore.
Le Zone Franche (ZF) possono essere di due tipologie:
1) Commerciali: dove è lecita l‟introduzione di merci che però
non potranno essere trasformate. È consentita la loro
permanenza senza limiti di tempo; sono permesse le
procedure di divisione, raggruppamento, confezionamento,
ecc….
2) Industriali: dove si svolgono attività di produzione,
assemblaggio, perfezionamento a patto che vengano poi
reimportate, importate nel territorio doganale nazionale o
esportate.
Ad oggi esistono Zone Franche nelle seguenti città20
:
Cobija;
Cochabamba: ZF Industriale e ZF Commerciale;
Desaguadero: ZF Commerciale (ZOFRADESA);
Guayaramerin;
20
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/bolivia.pdf
53. 53
La Paz: ZF Industriale (GIT) e ZF Commerciale (GIT);
Oruro: ZF Commerciale (ZOFRAOR);
Porto Aguirre: ZF Commerciale;
Puerto Suarez: ZF Commerciale (ZOFRAMAQ);
San Matías;
Santa Cruz: due ZF Commerciali (GIT e Winner);
Villazón : ZF Commerciale;
Yacuiba: ZF Commerciale.
54. 54
2.3 Brasile
2.3.1 Informazioni generali
Il Brasile è una repubblica federale democratica dell‟America
meridionale e il suo nome ufficiale in portoghese è Repùblica
Federativa do Brasil. Esso è diviso in ventisei stati federati, più
un distretto federale in cui si trova la capitale, Brasilia, che è uno
stato autonomo. La capitale è però meno considerata rispetto
alle ben più famose San Paolo, settimana città al mondo per
popolazione con 11.244.369 abitanti, e Rio de Janeiro, principale
meta turistica famosa per il suo carnevale. Altre città importanti
sono: Belo Horizonte, Salvador, Fortaleza, Recife, Curitiba, Porto
Alegre, Manaus, Belém e Goiana.
La lingua ufficiale è il portoghese, ma molto diffuso è anche lo
spagnolo. Lingue minori sono il tedesco e l‟italiano, parlati da
numerose comunità del sud, e 180 lingue minori dei nativi
americani, parlate da circa 460.000 indios.
La religione predominante è quella cattolica (73,6%), seguita
dal protestantesimo (15,4%) e da altre religioni minori (11%).
La valuta ufficiale è il real brasiliano.
55. 55
La scoperta del Brasile avvenne il 22 aprile del 1500, quando
l‟esploratore Cabral attraccò nella zona di Porto Seguro, nello
stato di Bahia. La colonizzazione vera e propria però iniziò solo
30 anni più tardi, quando De Sousa fondò Sao Vicente. Nel 1533,
il re del Portogallo Giovanni III, divise il Brasile in 12 territori, di
fatto feudi, e li affidò a nobili affidatari. Ci furono poi alcuni
tentativi di colonizzazione anche da parte di francesi e olandesi,
che vennero successivamente cacciati. Nel XVII secolo, con
l‟introduzione delle coltivazioni di tabacco e canna da zucchero,
fecero il loro ingresso nel paese anche numerosi schiavi africani.
Successivamente venne scoperto anche l‟oro, cosa che attirò in
massa gli olandesi, che riuscirono a fondare il Brasile Olandese,
scioltosi poi nel 1661. Durante tutto il corso del 1700 si
assistette a numerose rivolte e tentativi di resistenza da parte di
indigeni e olandesi emigrati che aspiravano all‟indipendenza.
Questo portò all‟abolizione della schiavitù degli indios nel 1775.
Nel 1807, Napoleone Bonaparte invase con le sue truppe il
Brasile e costrinse il re a tornare in Portogallo. Questo lasciò la
colonia nelle mani del figlio Pietro I, che dichiarò l‟indipendenza il
7 settembre 1822, trasformando il Brasile in una monarchia
costituzionale con a capo lui stesso. Dal 1850 al 1852 il Brasile si
alleò con l‟Uruguay contro l‟argentina, contribuendo a favorire la
caduta del dittatore. Nel 1888 venne abolita la schiavitù e nel
1889 il re dovette abdicare a seguito di una rivoluzione. Il Brasile
divenne così una repubblica con costituzione federale. Il primo
presidente, De Fonseca, puntò soprattutto sulle esportazione del
caffè e dovette affrontare la depressione economica intervenuta
a seguito del crollo dei prezzi dello stesso. Nel 1934 prese il
potere Vargas, che istaurò una dittatura di ispirazione fascista, e
rimase al potere fino al 1954, quando fu spinto al suicidio. In
seguito il paese visse una fase di governo democratico, la
56. 56
capitale divenne Brasilia nel 1960 e ci fu una forte crisi
economica data dalla forte inflazione. Nel 1964 ci fu un nuovo
colpo di stato che istaurò nuovamente un regime dittatoriale fino
al 1984. Nel 1991 il Brasile diede vita all‟alleanza economica
Mercosur con Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 2002 venne
eletto Lula da Silva, che contribuì alla crescita economica del
paese in modo esponenziale e attuò il piano di aiuti per i più
poveri “bolsa familia”. Nel 2010 è stata infine eletta una donna
del partito operaio: Dilma Rousseff.
2.3.2 Geografia
La superficie totale del paese è di 8.514.876 km2
e la
popolazione totale stimata al 2011 è di 191.676.876 abitanti (23
abitanti per km2
). Il Brasile è lo stato di maggiori dimensioni
dell‟America meridionale e vanta numerosi confini: a nord con
Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana Francese; a
sud con Uruguay; a ovest con Argentina, Paraguay, Bolivia e
Perù; a est con Oceano Atlantico. Da un punto di vista geografico
lo stato è diviso in 5 grandi regioni geografiche, usate solo a fine
statistici e non amministrativi: nord, nord-est, sud-est, sud e
centro-ovest.
57. 57
La regione più popolosa risulta essere quella in rosso, il sud-est,
dove sono collocate Rio de Janeiro e San Paolo. Di grande
impatto naturalistico risulta essere la grande regione degli
altopiani, che comprende l‟altopiano del Brasile e il Mato Grosso
ed è situata a sud della foresta amazzonica. Gli altopiani sono
formati da rocce antiche ricoperte di arenarie o di calcare a
ovest, mentre a est, verso la costa, sono formati da rilievi
granitici dalla cime arrotondate chiamati “pan di zucchero”.
Lungo la costa si trova anche una stretta fascia pianeggiante. Il
fiume più importante è il Rio delle Amazzoni, che attraversa la
foresta amazzonica. Rilevanti sono anche le 275 cascate che
scendono da varie altezze per circa 4 km all‟interno del Parco
Nazionale dell‟Iguazù.
Essendo uno stato molto esteso, il clima varia al variare della
latitudine e della longitudine. La denominazione delle stagioni è
quella dell‟emisfero sud, invertita dunque rispetto all‟Italia, e al
suo interno si distinguono sei zone climatiche: equatoriale,
tropicale, subtropicale, semiarida, temperata e tropicale di
altitudine. La temperatura media annuale è di circa 28° nel nord
e di 20° nel sud.
58. 58
2.3.3 Popolazione
La popolazione brasiliana discende da numerosi gruppi etnici: gli
indios, i coloni portoghesi, gli schiavi africani e diversi gruppi di
migranti (principalmente italiani, ma anche tedeschi, spagnoli,
giapponesi e siriano-libanesi). La popolazione è così divisa:
49,7% bianchi, 42,6% mulatti e meticci, 6,9% neri, 0,5% asiatici
e 0,3% indios. Le etnie non sono tuttavia distribuite
uniformemente sul territorio: i bianchi si trovano in tutto il paese
ma sono più concentrati al sud, i neri sono principalmente
concentrati nelle regioni dove un tempo lavoravano (quelle
centrali e costiere) mentre gli indios sono prevalentemente al
nord. Il 15% della popolazione è di origine italiana (circa 25mila
persone) e rappresenta la più numerose popolazione di emigrati
italiani in tutto il mondo. Questi si concentrano soprattutto a
San Paolo (32,5% dell‟intera popolazione è italiana), ma anche a
Paranà, Rio Grande do Sul e Santa Catarina.
Il tasso di fertilità è elevato (2,11 neonati per donna), così come
quello di mortalità infantile (22,58 morti/1.000 nati vivi). La
crescita della popolazione stimata per il 2011 è tuttavia positiva
(+ 1,2%) e l‟aspettativa di vita stimata è la più alta del
Sudamerica (73,11 anni). La distribuzione della popolazione per
età è così composta: il 36,4% ha tra 0 e 14 anni, il 59,3% ha tra
15 e 64 anni e il 4,3% ha 65 anni o più.
2.3.4 Quadro macroeconomico e politico
La priorità della politica estera brasiliana resta il rafforzamento
del MERCOSUR, mentre sembra essere stato relegato in secondo
piano il progetto di integrazione regionale che prevede la
creazione della Free-Trade Area of the Americas. L‟ex presidente
59. 59
Lula, grazie al consenso ottenuto dalla popolazione, ha migliorato
anche i rapporti con il presidente venezuelano Chavez, firmando
a febbraio del 2007 un‟alleanza strategica basata su accordi
privilegiati in vari settori economici, e con il presidente degli Stati
Uniti Obama, firmando un accordo sulla fornitura dell‟etanolo.
L‟attuale presidentessa Roussef, salita a fine 2010, si sta
conquistando le simpatie della popolazione grazie alla ricerca di
nuovi accordi vantaggiosi con altri paesi e ciò rende il rischio
politico del Brasile sicuramente basso.
Il rischio economico è medio. Nella prima metà del 2010 il
Brasile ha consolidato la fase di crescita iniziata a fine 2009,
rafforzando così il proprio ruolo emergente all‟interno
dell‟economia mondiale. Nel primo semestre 2010 si registra una
crescita dell‟attività economica del 4,6% rispetto al secondo
semestre del 2009 e del 8,8% rispetto al primo semestre 2009.
Le componenti interne hanno contribuito in senso positivo: i
consumi della famiglie, che rappresentano oltre il 60% del PIL,
hanno continuato la fase espansiva che li aveva contraddistinti in
precedenza, la spesa per consumi delle amministrazioni
pubbliche ha registrato un tasso di crescita (+8% rispetto
all‟anno precedente) e gli investimenti a capitale fisso sono
60. 60
aumentati del 26,4% rispetto al 2009. Purtroppo la componente
estera continua a fornire un contributo negativo del PIL: le
importazioni sono aumentate del 22,6% mentre le esportazioni
solo del 4,4%. Grazie alle tempestive misure governative anti-
crisi, unite alla ripresa economica mondiale, l‟economia brasiliana
è riuscita ad uscire della crisi più velocemente di altre. I
principali operatori di mercato prevedono inoltre che, una volta
esauritasi l‟attuale fase di forte recupero ciclico della crisi
economica, il prodotto continuerà a espandersi a tassi elevati
(circa 5%). Nei primi sei mesi del 2010 sono stati creati un
milione e mezzo di posti di lavoro, volti a ridurre la
disoccupazione. Anche grazie a questo, più di tre milioni di
brasiliani (46,5%) sono entrati nella classe C, la classe media
brasiliana, con un reddito familiare compreso tra 500 e 2200
euro circa.
Sul fronte dei prezzi, l‟inflazione è aumentata nel corso del 2010
a causa di fenomeni stagionali (come l‟aumento del prezzo dei
trasporti pubblici) e a causa dell‟impatto avverso delle condizione
meteorologiche sui prezzi dei prodotti agricoli. Per il 2011 è
prevista una leggera diminuzione dell‟inflazione 5% a 4,9%.
Il rischio finanziario e operativo è medio. Per quanto concerne il
mercato azionario, il rallentamento dei flussi internazionali si è
riflesso si è riflesso negativamente sulla borsa di San Paolo,
provocando una diminuzione di più del 4% in valuta locale nel
corso del 2010. Nonostante ciò è prevista una ripresa nel 2011,
opinione rafforzata dal fatto che il rischio paese si è ormai
assestato su livelli di poco inferiori ai 200 punti base (durante la
crisi aveva raggiunti picchi di 700 punti base). Anche la solvibilità
sul fronte estero è garantita dell‟ingente stock di riserve, che
hanno ormai superato i 260 miliardi di dollari.
61. 61
Il forte apprezzamento del real nel 2010 (+22,5%), insieme alla
crescita economica accelerata, stanno favorendo le importazioni
dall‟estero e rendono il Brasile un mercato di sbocco di estremo
interesse. L‟ex presidente Lula ha difeso il libero commercio,
evitando di introdurre pratiche protezionistiche per far fronte alla
crisi, e ha stipulato un accordo con l‟Unione Europea atto a
trovare un equilibrio tra la liberalizzazione dei prodotti industriali
europei e quella dei prodotti agricoli brasiliani. Le fusioni e
acquisizioni verificatesi in Brasile hanno poi portato alla
costituzione di grandi imprese in grado di primeggiare sul
mercato interno e di competere su quello internazionale. Tra i
settori più sviluppati troviamo quello minerario, dell‟acciaio,
aeronautico, dell‟energia, bancario e alimentare. Nel complesso il
Brasile resta ancora fortemente esposto alle dinamiche dei prezzi
e della domanda internazionale delle proprie materie prime, che
continuano a rappresentare la fetta più consistente dell‟export
(43,4%). Il Brasile soffre soltanto la concorrenza dei manufatti
cinesi sia sul mercato interno che nei tradizionali mercati di
sbocco del Mercosur.
La tutela giuridica interna, sebbene persistano alcune difficoltà
burocratiche per l‟investitore straniero, è soddisfacente. Tra le
difficoltà troviamo: settore doganale, visti di lavoro, fitosanitaria,
burocrazia in genere. Gli operatori lamentano anche una
tendenza della magistratura a favorire le aziende locali. Tuttavia
in caso di progetti validi e ben impostati lo stato appoggia gli
investitori esteri anche con finanziamenti agevolati e incentivi
fiscali.
L‟Italia è il terzo partner commerciale europeo dopo Germania e
Francia, con un interscambio annuale complessivo di 8200
62. 62
milioni di dollari. La quota di mercato delle esportazioni italiane è
lievemente diminuita nel 2010, passando da 2,96% a 2,71%.
Le importazioni di beni dall‟Italia continuano a concernere quei
settori famosi per il “Made in Italy”, tra cui meccanica
strumentale e altri prodotti a media tecnologia.
63. 63
2.4 Cile
2.4.1 Informazioni generali
Il Cile è una Repubblica presidenziale composta da diciassette
regioni. Esso si trova nel sud ovest del continente sud americano
in una parte di territorio conosciuta come Chile continental.
L‟indipendenza dello stato Cileno dalla Spagna risale alla prima
metà del XIX secolo, più precisamente al 12 febbraio 1818; la
prima costituzione venne invece promulgata nel 1825 e diede
vita alla Repubblica Presidenziale.
Alla repubblica seguì un periodo di dittatura sotto il Regime
Pinochet, per poi tornare ad una forma di governo democratica
come la Repubblica Presidenziale.
Il ballottaggio elettorale del gennaio 2010 ha visto l‟ascesa al
potere del candidato del centro – destra Sebastian Piñera dopo
venti anni di governo dei partiti alleati di centro – sinistra.
2.4.2 Geografia
Il Cile confina a nord con il Perù, ad est con la Bolivia e
l‟Argentina e a sud con il Passaggio di Drake. Il paese è in
possesso anche di territori insulari come l‟Isola di Pasqua, le
Isole Juan Fernández, Sala y Gómez e le Isole Desventuradas;
proprio per la sua varia estensione può essere considerato tri -
continentale (Sud America, Antartide e Oceania).
Data la sua particolare conformazione territoriale, presenta
notevoli variazioni climatiche. La regione settentrionale è quasi
completamente desertica ed una delle più aride del globo.
64. 64
Le temperature medie nelle regioni di Antofagasta e Santiago,
sono rispettivamente di 20,6 °C e 19,5 °C a gennaio e 14°C e
8°C a luglio.
L‟area centrale del paese si caratterizza per un clima di tipo
mediterraneo, con inverni miti ed estati fresche.
Al sud le regioni sono caratterizzate da tempeste cicloniche e
forti venti, distinguendosi per essere le zone più fredda del Cile.
La rete stradale si estende per 80.505 km (non tutta asfaltata) di
cui approssimativamente 4.000 km di austostrada.
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, essa si protrae all‟incirca
per 5.483 km.
Gli aeroporti presenti all‟interno del paese sono 366 di cui 84
con la pista asfaltata tra cui l‟aeroporto intercontinentale di
Santiago, quello di Punta Arenas, Iquique, Mataveri (Isola di
Pasqua) Concepción e Carriel Sur; i restanti 282 sono di pista
erbosa.
La rete navigabile ammonta a 725 km, mentre i porti sono (da
nord a sud): Arica, Iquique, Mejillones, Antofagasta, Caldera,
Coquimbo, Ventanas, Valparaíso, San Antonio, Lirquén,
Talcahuano-San Vicente, Coronel, Valdivia, Puerto Montt,
Quellón, Puerto Chacabuco, Punta Arenas e Puerto Williams.
2.4.3 Popolazione
Il Cile presenta un‟omogeneità dal punto di vista etnico infatti il
95% della popolazione è di origine europea.
65. 65
Secondo una stima, la popolazione raggiungerà a luglio 2011 le
16.888.760 unità rispettivamente divise21
:
0 – 14 anni 22,3% (1.928.210 uomini/1.840.839 donne)
15 – 64 anni 68,1% (5.751.091 uomini/5.744.014
donne)
65 anni e oltre 9,6% (680.450 uomini/944.156 donne).
Il tasso di crescita previsto per quest‟anno è di 0,836%; la stima
riguardante il tasso di natalità si attesta a 14,33 nascite/1000
abitanti, mentre il tasso di fertilità previsto è di 1,88 bambini
nati/donna22
.
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Cile
Dalla precedente figura si nota come le prospettive di crescita
della popolazione siano positive, anche se non prevedono un
vero e proprio boom.
21
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
22
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
66. 66
Dato negativo da evidenziare è il tasso di mortalità infantile
(7,34 morti/1.000 nascite).
La maggior parte della popolazione è concentrata nei centri
abitati e in particolare nelle città di più grandi dimensioni (in
ordine decrescente23
):
Santiago (capitale) 5.883 milioni
Valparaiso 865.000
Conception 740.936
2.4.4 Quadro macroeconomico e politico
L‟economia cilena è riconosciuta oggi a livello internazionale
come una delle più solide dell‟America Meridionale. Durante la
sua storia non è andata sempre così, anzi ha passato periodi di
crisi alternati da altri di crescita ed espansione economica.
Nel lasso di tempo della dittatura militare di Pinochet, vigeva una
politica contemporaneamente del terrore e neoliberista che è
stata profondamente cambiata nell‟era dei governi della
Concertación tramite riforme progressiste sposando l‟economia
sociale di mercato nei campi della sanità, educazione, e
previdenza.
Dopo un periodo di completo isolamento il Cile è tornato ad
essere un mercato aperto al mondo basandosi principalmente
sull‟export di materie prime (rame in particolare) e prodotti finiti.
Dal 1975 la moneta ufficiale è il Peso Cileno.
23
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/
67. 67
Il programma di governo del neoeletto presidente si caratterizza
per l‟approccio liberista di mercato con un occhio di riguardo alla
classe media e alla protezione sociale. Gli obiettivi nel lungo
periodo hanno previsto un aumento medio del PIL di un 6% a
partire dal 2010 e per i successivi 4 anni, il contenimento della
spesa pubblica, l‟aumento della produttività, la creazione di 1
milione di nuovi posti di lavoro entro il 2014 e l‟ingresso del Cile
tra i Paesi interamente sviluppati con un PIL pro capite di US$
22.000 nel 2018.
Questo ambizioso programma ha dovuto per forza essere
modificato a causa degli ingenti bisogni di ricostruzione dopo il
terremoto del 27 febbraio 2010 che ha colpito il territorio
cileno24
.
La crisi economica internazionale è stata avvertita dall‟economia
cilena in maniera contenuta rispetto agli altri paesi sudamericani;
questo è stato possibile grazie in particolare alla gestione fiscale
responsabile, messa in atto dal governo negli anni precedenti.
All‟inizio del 2009 è stato annunciato dal ministro delle finanze il
ricorso a risorse FEES (Fondo Sovrano di Stabilizzazione
Economica) al fine di favorire finanziariamente il piano di rilancio
economico per sostenere l‟economia e difendere l‟occupazione.
Esso ha occupato il quinto posto a livello mondiale in termini di
rapporto Risorse stanziate/PIL.
24
A tal fine il Governo ha definito un pacchetto di misure destinate al finanziamento di
circa un terzo dei costi legati alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma (8 miliardi
di dollari). I provvedimenti, inseriti in un unico disegno di legge, prevedevano
l‟aumento provvisorio delle imposte alle grandi imprese, l‟incremento dell‟imposta sul
tabacco, l‟aumento provvisorio del”royalty”all‟industria mineraria, l‟incremento delle
imposte sulla proprietá degli immobili e la vendita di quote pubbliche di società a
partecipazione statale.
68. 68
Il presidente Piñera che ha prefissato tra i suoi obiettivi il
contenimento della spesa pubblica, ha modificato nell‟estate
2010 l‟obiettivo fissato di raggiungere un bilancio fiscale pari allo
0%, prospettando per il 2014 (anno di fine mandato) un deficit
pari all‟1%.
Dopo un periodo di rallentamento causa ricostruzione post
terremoto, le attività produttive paiono abbastanza dinamiche
tanto è vero che le previsioni di crescita diffuse dalle autorità
monetarie cilene prevedono per quest‟anno una crescita del
5,5% - 6,5% del PIL. Anche esperti internazionali prevedono una
ripresa economica, addirittura la più alta della regione
sudamericana.
Secondo l‟elaborazione dei dati da parte dell‟Heritage Foundation
e dal Wall Street Journal, si possono mettere in luce aspetti
positivi e negativi del paese. Più in particolare “l‟Indice di Libertà
Economica” posiziona il paese cileno all‟11° posto su 179 nazioni
esaminate a livello mondiale per economia più libera (è cresciuta
vistosamente la libertà in termini commerciali grazie ad accordi
di libero scambio) e al primo nell‟intera area Latino Americana.
Per contro, i “difetti” dell‟economia del paese riguardano la
libertà lavorativa ed imprenditoriale a causa di una certa rigidità
nel mercato del lavoro e di procedure burocratiche costose e
complicate per chiudere/aprire un‟attività.
La società di rating Moody‟s nel 2009 ha valutato il paese cileno
Aa3, ovvero uno dei “gradini” più alti della classifica,
identificando la solidità economica e una buona gestione in
materia fiscale e monetaria che hanno permesso di affrontare “in
sicurezza” i post della crisi mondiale e del terremoto. Questo
permette al Cile di essere il paese meno rischioso del Sud
69. 69
America pur avendo al proprio interno dei punti di debolezza da
poter correggere come ad esempio la limitata diversificazione
della struttura economica ancora troppo dipendente dalle
esportazioni e dalla fluttuazione dei prezzi.
Nel corso del primo semestre 2010 il PIL cileno è cresciuto di un
4% rispetto allo stesso periodo del 2009.
La bilancia dei pagamenti nei primi sei mesi del 2010 ha
mostrato un surplus di 350 milioni di US$, in controtendenza
rispetto al deficit di 463 milioni di dollari registrato nello stesso
periodo dell‟anno precedente25
.
Per quanto riguarda invece il debito estero, nel giugno 2010 ha
superato i 78.000 milioni di dollari segnando un + 5,6% dai
precedenti sei mesi; le riserve internazionali nel giugno 2010
hanno toccato quota 25.175 milioni di US$, 456 milioni di dollari
meno rispetto al precedente trimestre, calo dovuto
principalmente al deprezzamento dell‟euro nei confronti della
valuta statunitense26
.
I dati resi pubblici dall‟Istituto Nazionale di Statistica Cileno (INE)
mostrano una forte accelerazione per l‟espansione economica
cilena, in controtendenza con i dati dei paesi industrializzati.
Il tasso di disoccupazione è calato di tre punti percentuali
passando da 11,5% del 2009 a 8,5% nel 2010; ad oggi il ritmo
di crescita va oltre i 2/3 di quello del PIL.
Nel giugno 2010 il tasso di inflazione non ha registrato molti
cambiamenti, per cui ha raggiunto quota 1,7%; al
25
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/cile.pdf
26
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/cile.pdf
70. 70
raggiungimento di questo dato hanno partecipato l‟incremento
dei prezzi di bevande, tabacco e alcolici, mentre viceversa sono
calati i prezzi dei settori sanità, abbigliamento e calzature. Il
governo aveva prospettato un tasso di inflazione pari al 3,8% a
fine 2010.
Di seguito si possono vedere le variazione degli anni passati dei
principali indicatori economici.
Il Cile tramite le sue politiche di liberalizzazione del commercio
internazionale e degli investimenti si apre agli stakeholders
stranieri come una piattaforma di investimento e di servizi; tutto
ciò fa parte di una strategia economica dove il Governo ha
l‟intenzione di promuovere una nuova immagine paese con il fine
di trasformare il Cile nel centro finanziario dell‟America
Meridionale. Nell‟analisi del mercato, limitato dalla dimensione
“ridotta” del numero di abitanti nonostante un territorio molto
ampio, si nota subito come esso esporti (anche all‟Italia) in
quantità elevatissime materie prime e sfrutti le contro stagioni
71. 71
dell‟emisfero Australe per rifornire tutti i paesi occidentali di
prodotti agricoli.
Con gli accordi fino ad ora stipulati, il Cile si posizione al primo
posto per agreement conclusi e proprio per questo il 75% di
import – export avviene a tariffe preferenziali, come si vede dalla
seguente tabella:
È dal 11 gennaio 2010 inoltre, che è terminato l‟iter burocratico
per l‟entrata del Pese nell‟OCSE. Il processo è iniziato nel 2007 e
ha necessitato di un adeguamento nella legislazione cilena in
differenti settori come ad esempio la legislazione sulla corruzione
72. 72
economica internazionale, quella in materia di responsabilità
delle persone giuridiche per i reati di corruzione, l‟adesione al
model tax convention dell‟OCSE, ecc…. Con i cambiamenti
apportati, sarà quindi possibile procedere ad un accordo per
l‟eliminazione della doppia imposizione fiscale Cile – Italia tuttora
in atto.
Sono in vigore: Accordi per la Promozione e Protezione
Investimenti con venti tra i principali Paesi europei, tra cui
l‟Italia, e, in ambito regionale, con Argentina, Bolivia, Costarica,
Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua,
Panama, Paraguay, Perú, Uruguay e Venezuela; accordi per
evitare la Doppia Imposizione a livello latinoamericano con
Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador, Messico, Paraguay e Perú
ed in ambito europeo con Belgio, Danimarca, Francia, Gran
Bretagna, Irlanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia e Croazia.
Nel 2009 sono stati firmati inoltre Accordi per evitare la Doppia
Imposizione con Stati Uniti e Australia ed il 1 gennaio 2010 è
entrato in vigore l‟Accordo con la Colombia. A livello
multilaterale, il Cile é membro dell‟OCSE, dell‟OMC, dell‟APEC,
membro associato del Mercosur e della Can27
.
Il Cile si presenta agli occhi del mondo con un‟economia aperta
nei confronti esteri e chiamata comunemente “regionalismo
aperto”. Dai dati della Banca Centrale Cilena il surplus della
bilancia commerciale (primo semestre 2010) è di a 5.289,8
milioni di US$, con un incremento del 2,4% paragonato allo
stesso dato dell‟anno precedente e l‟interscambio commerciale
risulta di 58.301,8 milioni di US$ (aumento del 56,6%).
27
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/cile.pdf
73. 73
Nel podio in termini di interscambio globale finiscono al primo
posto la Cina con una quota che sfiora il 20%, al secondo gli
Stati Uniti e al terzo il Giappone.
Se si guardano invece i blocchi per macro regioni l‟Asia persiste
come primo partner commerciale con un 39,7% sul totale,
seguito dai paesi membri del NAFTA (USA, Canada e Messico)
con una quota del 19,5% e dall‟America latina con una quota del
18,7% (in ordine Brasile, Argentina e Perù), al quarto segue
l‟Unione Europea con un 15,6%.
Le esportazioni hanno mostrano nel 2010 un trend positivo
(+30,3% nei primi sei mesi rispetto al dato dell‟anno
precedente) che è da spartire al settore minerario, agricolo,
industriale, allevamento e pesca.
Il comparto asiatico (Cina in particolare) si mantiene al primo
posto; seguono UE (in particolar modo Italia), i paesi NAFTA e la
regione dell‟America Latina.
74. 74
Per quanto riguarda le importazioni i dati afferenti al primo
semestre 2010 rafforzano la posizione degli States con una
partecipazione del 17,5%; a seguire si collocano Cina (1,7%) e
Argentina (8,9%)28
.
I Paesi appartenenti all‟Unione Europea detengono una quota
pari al 13,6% (in prima posizione si trova la Germania seguita
dal Regno Unito; l‟Italia è in quarta posizione alle spalle della
Spagna)29
.
Il Cile ha assunto via via negli anni un importante valore per
l‟Italia grazie alle ingenti esportazione di rame e prodotti
derivati. L‟Italia oltre alla cruciale importanza strategica ed
economica come compratore di materie prime, è considerata
“socio” in affari sia per quanto riguarda la crescita
dell‟interscambio commerciale, sia per lo sviluppo del paese in un
28
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/cile.pdf
29
http://www.ice.gov.it/paesi/pdf/cile.pdf
75. 75
sistema produttivo perlopiù caratterizzato da piccole – medie
imprese.
Se non si considera l‟annata 2009 che è stata gravata dagli
effetti della crisi, è da sottolineare come nel periodo 2005 – 2008
l‟interscambio Italia – Cile sia quasi raddoppiato passando da
2.190 milioni di US$ a 4.150 milioni.
I buoni rapporti commerciali tra i due paesi sono confermati
anche dalle intense relazioni politiche in particolare dalle intense
visite dei Capi di stato nelle quali si è steso un piano di azione
congiunto al fine di rinforzare i rapporti in tutti i settori
merceologici (firma avvenuta nel marzo 2009).
Nel primo semestre 2010 la bilancia commerciale Cile – Italia ha
rilevato un surplus di 607 milioni di dollari a favore del Cile,
determinato fondamentalmente dalle esportazioni di rame.
Sempre nello stesso periodo preso in considerazione, le
importazioni (beni strumentali, beni intermedi, beni di consumo,
ecc…) hanno superato i 460 milioni di dollari americani.
76. 76
Per quanto riguarda le aree di possibile investimento, il settore
tessile – abbigliamento, offre opportunità da considerare con
attenzione.
I prodotti italiani riconosciuti come indice di qualità, si collocano
in nicchie di mercato di alto livello (i capi di alta moda come
Ferragamo, Zegna, Armani, Max Mara, ecc…) sono presenti nella
capitale Santiago. Si trovano anche marche di abbigliamento
sportivo, del settore calzature (Fila, Diadora, Geox, Lotto) e
negozi in franchising (Benetton).
Nel settore dei tessuti le importazioni sono più ridotte ma queste
riguardano anche i prodotti di alta qualità di cui beneficia la
sartoria su misura (Zegna, Loro Piana, Vitale Barberis).
Unica “macchia” è la forte concorrenza asiatica e in particolare
cinese concentrata in modo specifico su beni di abbigliamento di
media qualità che nel totale formano il 95% del mercato.
Il Cile possiede un alto grado di liberalizzazione tanto che non si
hanno specifiche difficoltà di entrata al mercato locale da parte di
investitori esteri.
Il 1 marzo 2005 è iniziata la piena applicazione dell‟Accordo di
Associazione tra il Cile e l‟Unione Europea (UE). Attualmente
riguarda tutti i 27 Paesi che formano la Comunità. L‟Accordo di
Associazione con la UE è il più significativo per il Cile, data
l‟estensione e la profondità delle aree tematiche, che
comprendono ambiti politici, economici, e di cooperazione30
.
È stato stabilito l‟impegno di eliminare i dazi doganali sui prodotti
originari, in conformità con il rispettivo programma di sgravio.
30
http://www.ambsantiago.esteri.it
77. 77
Quindi per quanto riguarda gli scambi Italia – Cile in materia
tessile i dazi ammontano a uno 0%; quelli invece imposti alla
Cina ammontano a un 11%.
78. 78
2.5 Colombia
2.5.1 Informazioni generali
La Colombia è una repubblica presidenziale e il suo nome
ufficiale è Repùblica de Colombia. La capitale è Bogotà e le altre
città più popolose sono Medellin, Cali e Barranquilia. La lingua
ufficiale è lo spagnolo, seguito da circa 75 lingue indigene ancora
conservate, da cui spiccano le lingue wayùu, paez, guambiano e
embera. Sebbene l‟istruzione nelle scuole preveda
l‟insegnamento della lingua inglese, solo nell‟arcipelago di San
Andrés la popolazione utilizza un dialetto di questa lingua. Invece
la maggioranza di dialetti è della lingua spagnola, con grandi
differenze lessicali, morfologiche, sintattiche e d‟intonazione. Al
nord il dialetto è simile a quello caraibico mentre al sud è simile
a quello peruviano ed ecuadoriano.
Dal 1991 la Costituzione colombiana garantisce la libertà di culto
e la parità di tutte le fedi davanti alla legge. Quindi non esiste
nessuna religione ufficiale. Prima di tale Costituzione il
cristianesimo cattolico era la religione ufficiale, ed ancora oggi
risulta essere la religione più professata (80%). La restante
parte della popolazione si riconosce nel protestantesimo e, in
minore percentuale, alle storiche chiese cristiane (presbiteriana,
episcopale…). Si trovano infine piccoli gruppi aderenti alle
religioni monoteiste asiatiche.
La valuta ufficiale è il peso colombiano.
79. 79
Il popolamento dell‟attuale Colombia è iniziato tra l‟11.000 e il
20.000 a.C., testimoniato dalle numerose famiglie linguistiche e
differenze culturali. Il primo contatto con gli europei è avvenuto
del 1499, ad opera dell‟esploratore spagnolo Alonso de Ojeda.
Undici anni più tardi venne fondata la prima colonia spagnola, a
cui seguì la fondazione di numerose città, tra cui l‟attuale
capitale Bogotà nel 1538. In quel periodo scoppiarono numerose
rivolte guidate dagli indigeni costretti ai lavori forzati e allo
stesso tempo venne introdotto il commercio di schiavi africani.
Dopo l‟invasione francese della Spagna nel 1808, si crearono veri
e propri movimenti indipendentisti degli indigeni che ottennero
scarsi risultati. Nel 1819 venne ufficializzata l‟indipendenza dello
stato, chiamato Nueva Granada, dall‟impero spagnolo. Dal 1839
al 1884 si susseguirono una serie di disastrose guerre civili, che
portarono a modifiche alla Costituzione, al regime e al nome
dello stato.
Nel 1932 si scatenò una guerra tra Colombia e Perù e nel 1948
iniziò il Bogotazo, una serie di proteste violente nella capitale
colombiana poi duramente represse. Nel 1974 il paese fu
segnato dall‟introduzione del narcotraffico, mantenendo lo stato
in una situazione di crisi permanente. Dal 2002 al 2010 è stato al
potere Alvaro Uribe Vélez, presidente alla continua ricerca di una
soluzione per porre fine al traffico di stupefacenti e alla violenza
80. 80
che ne consegue. L‟attuale presidente, Juan Manuel Santos, si
sta impegnando per continuare il piano del suo predecessore.
2.5.2 Geografia
La Colombia ha una superficie totale di 1.141.748 km2
(2.070.408 km2
se si aggiungono le estensioni marittime) e una
popolazione totale di 45.659.709 abitanti (36,68 abitanti per
km2
). Esso è il quarto paese più esteso del Sud America e il terzo
per popolazione.
La Colombia confina ed est con il Venezuela e il Brasile, a sud
con il Perù e l‟Ecuador, a nord-ovest con Panamà, a nord con il
Mar dei Caraibi e a ovest con l‟Oceano Pacifico. Da menzionare
però il fatto che sostiene controversie territoriali con Venezuela e
Nicaragua riguardo ai propri confini marittimi. Ad essa
appartengono diverse isole, tra cui l‟arcipelago di San Andrés,
Providencia e Santa Catalina.
81. 81
Geologicamente la Colombia è parte della cintura di fuoco del
Pacifico, essendo posizionata presso la convergenza della placca
di Nazca, della placca caraibica e della placca sudamericana, e
ciò rende la regione soggetta a terremoti, tsunami ed eruzioni
vulcaniche.
Il territorio colombiano è diviso in una regione montuosa a
occidente ed una regione pianeggiante a oriente. Esso è
attraversato dalla Cordigliera della Ande, divisa a sua volta in tre
distinte catene montuose. Inoltre la Colombia è uno dei paesi
con le maggiori risorse idriche e vanta cinque grandi bacini
idrografici. I fiumi principali sono Caquetà, Magdalena, Cauca e
Atrato.
82. 82
Il clima della Colombia varia dalla condizioni di freddo estremo
dei ghiacci andini alle condizioni di caldo presenti sul livello del
mare, dove si alternano due stagione asciutte e due di pioggia
influenzate dai venti alisei e dalla zona di convergenza
intertropicale. La temperatura è relativamente uniforme per la
maggior parte dell‟anno ed è determinata da vari fattori: pioggia,
intensità delle radiazioni solari, venti, altitudine, continentalità e
umidità atmosferica. Questi fattori danno vita a numerosi climi e
microclimi: il clima della savana secco e piovoso a stagioni
alternate, il clima superumido della giungla, il clima umido e
piovoso con temperature elevate delle regioni di Caquetà e
Vaupés e il clima arido dei deserti.
Le risorse principali sono: caffè, carbone, petrolio e fiori.
2.5.3 Popolazione
All‟ultimo censimento del 2009 i gruppi etnici classificati nel
paese risultavano essere i seguenti: 47% meticci, 20% bianchi,
17% mulatti, 10,6% neri, 3,4% amerindi puri, 3% zambos e
0,0001% gitani. Il 10,6% di neri rappresenta la terza
popolazione nera più numerosa delle Americhe, dopo quelle degli
Stati Uniti e del Brasile. La diversità etnica della Colombia è il
risultato di un mix di amerindi, coloni spagnoli e discendenti
africani. Tra gli immigrati i gruppi più numerosi provengono dal
mondo arabo, dall‟Europa (soprattutto Spagna, Italia e
Germania) e dalla Cina. Inoltre si registra una discreta presenza
di immigrati provenienti da altri paesi latino-americani come
Brasile, Venezuela, Cile, Ecuador, Argentina e Perù.
La migrazione della popolazione dalle aree rurali a quelle urbane
è notevole: la popolazione urbana è passata dal 28% nel 1938 al