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                                                                                                                                                                                                                                                                          Temi&Strumenti
                                                                                                                                                                                                                                                                             Studi e ricerche    31




                                                                                                                   Temi&Strumenti
                                                                                                                                                                     Studi e ricerche
        I SFOL, conformemente a quanto previsto dall’Art. 2 comma 3 del proprio Statuto, ha attiva-

L’




                                                                                                                       IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI
        to una sede decentrata in Benevento al fine di fornire supporto alle Regioni ed agli Enti lo-
        cali, nelle aree del Mezzogiorno (ex Obiettivo 1 programmazione fondi strutturali 2000-2006).
Si tratta di una scelta funzionale-organizzativa volta a seguire i territori, tramite una prossimità an-
che fisica, nelle loro evoluzioni e quindi a calibrare le attività tipiche dell’ISFOL, in modo dinami-                                                                                                                             E DELLA   PREVIDENZA SO C I A L E
co e contestualizzato, sui temi del capitale umano e dello sviluppo locale. La mission, i compiti e                                                                                                           Unione europea
                                                                                                                                                                                                           Fondo sociale europeo
                                                                                                                                                                                                                                    Direzione Generale per le Politiche
                                                                                                                                                                                                                                    per l’Orientamento e la Formazione
le funzioni dell’Istituto assumono nella sede di Benevento una connotazione puntuale e sistemi-
ca sulle problematiche e sulle prospettive del Sud.
La sede opera anche quale sensore sui territori e tra le attività finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04
della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, rientra la presente ricerca sul ruo-
lo delle Città nella governance multilivello delle politiche occupazionali, con approfondimenti nei
contesti meridionali.
La Città, infatti, non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce gran parte
della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istituzionali più adatti a predisporre so-                                                                                                        IL RUOLO DELLE CITTÀ
luzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della
qualità della vita dei cittadini.
L’interesse per questi temi nasce dall’importanza assunta dalla dimensione urbana nella geome-
                                                                                                                                                                                                          NELLA GOVERNANCE
tria istituzionale nazionale, che nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di collaborazio-
ne tra i diversi livelli istituzionali, e, in più, nel rapporto con le autorità europee, instaura un dia-                                                                                                 MULTILIVELLO
logo sempre più profondo, alla luce dei nuovi assetti di governance. Si va delineando, dunque, una
struttura modulare integrata tra istituzioni e poteri che operano in sinergia funzionale e coordi-
nata per realizzare crescita economica e rilancio del capitale umano e sociale. Gli stessi regola-
                                                                                                                                                                                                          DELLE POLITICHE
menti dei fondi strutturali per il periodo di programmazione 2007 - 2013 individuano nelle Città
un perno del complessivo sviluppo regionale. Inoltre, diversi studi, documenti e atti, elaborati più                                                                                                      OCCUPAZIONALI
o meno di recente dalle autorità comunitarie evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle
Città nei processi di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione.
Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo centrale della Città nella promo-
zione dello sviluppo locale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuosi di scam-                                                                                               Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno
bio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni nazionali e transnazionali, costi-
tuiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruota l’intera ricerca che ha sviluppato un focus su
alcune esperienze, in particolare quelle dell’importante rete europea del progetto URBACT – Re-
generando.



                                                                                          ISBN 978-88-543-0032-3




                                                                                      9   788854 300323



                      Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori                                                                                                                                       Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori
Temi&Strumenti
   Studi e ricerche
          31




ISBN 978-88-543-0032-3
L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, è
stato istituito con D.P.R. n. 478 del 30 giugno 1973, e riconosciuto Ente di ricer-
ca con Decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999; ha sede in Roma ed è
sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale.
L’Istituto opera in base al nuovo Statuto approvato con D.P.C.M. del 19 marzo
2003 ed al nuovo assetto organizzativo approvato con delibera del Consiglio
di Amministrazione n. 12 del 6.10.2004.
Svolge attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, informa-
zione e valutazione nel campo della formazione, delle politiche sociali e del la-
voro, al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione, al miglioramento del-
le risorse umane, all’inclusione sociale ed allo sviluppo locale. Fornisce consu-
lenza tecnico-scientifica al Ministero del Lavoro e delle Previdenza Sociale e ad
altri Ministeri, alle Regioni, Province autonome e agli Enti locali, alle Istituzioni
nazionali pubbliche e private. Svolge incarichi che gli vengono attribuiti dal
Parlamento e fa parte del Sistema statistico nazionale.
Svolge anche il ruolo di struttura di assistenza tecnica per le azioni di sistema
del Fondo sociale europeo, è Agenzia Nazionale LLP–Programma settoriale
Leonardo da Vinci, Centro Nazionale Europass, Struttura nazionale di suppor-
to all’iniziativa comunitaria Equal.

Presidente
Sergio Trevisanato

Direttore Generale
Antonio Capone



La collana “Temi&Strumenti” – articolata in Studi e Ricerche, Percorsi, Politiche
comunitarie – presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Isfol sui temi di com-
petenza istituzionale, al fine di diffondere le conoscenze, sviluppare il dibatti-
to, contribuire all’innovazione e alla qualificazione dei sistemi di riferimento.


La collana “Temi&Strumenti” è curata da Isabella Pitoni, responsabile Ufficio
Comunicazione Istituzionale Isfol.




2006 – ISFOL
Via G. B. Morgagni, 33
00161 Roma
Tel. 06445901
http://www.isfol.it
Unione europea
Fondo sociale europeo




                        ISFOL
IL RUOLO DELLE CITTÀ
NELLA GOVERNANCE
MULTILIVELLO
DELLE POLITICHE
OCCUPAZIONALI
Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno




                        ISFOL EDITORE
Il volume raccoglie i risultati di uno studio sul ruolo delle Città nella definizio-
ne ed attuazione delle politiche del lavoro, sviluppato nell’ambito delle attività
finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali.
La ricerca è nata dall’approfondimento sul ruolo delle Città, quali attrattori e pro-
motori di iniziative per l’occupazione e per l’occupabilità nello scenario comu-
nitario e nazionale. Un approfondimento è stato dedicato all’attività svolta dal-
la rete tematica Regenerando, appartenente al network per lo scambio di espe-
rienze, Urbact, e nata nell’ambito del programma comunitario Urban.

La ricerca è a cura del “Centro per lo Sviluppo Locale” per le aree del
Mezzogiorno che opera presso la sede decentrata dell’ISFOL, in Benevento.

Responsabile sede
Antonio Capone

Gruppo di Lavoro
Massimo Resce – progetto di ricerca, progetto di pubblicazione, supervisione
e integrazioni
Giovanna Rossi – ricognizione ed analisi normativa
Annamaria D’Alessio – ricognizione delle iniziative progettuali realizzate in un
campione di Città delle aree Obiettivo 1

Indagine sulla Rete Regenerando
L’indagine è stata impostata con la cooperazione ed il supporto di Serena Angioli,
Dirigente Lavoro Sviluppo e Risorse UE, Comune di Reggio Calabria e dello staff
del progetto Regenerando.

Si ringraziano per la collaborazione le Amministrazioni tutte, ed in particolare
gli Assessorati Comunali che hanno contribuito con le proprie informazioni a
costruire la base conoscitiva sulle singole iniziative implementate dalle Città.

La pubblicazione è aggiornata al 31 dicembre 2006.




Coordinamento editoriale della collana “Temi & Strumenti”:
Piero Buccione e Aurelia Tirelli.
Con la collaborazione di Paola Piras.
INDICE


INDICE




                                                                                      pag.
INTRODUZIONE                                                                           11

Cap. 1  LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO:
        DALLA STRATEGIA DI LISBONA AGLI OBIETTIVI
        DELLA NUOVA POLITICA DI COESIONE                                          15
    1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita
        e l’occupazione”                                                          16
        1.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli
              Orientamenti generali di politica economica                         20
        1.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri       23
    1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali         24
    1.3 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita
        e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario                       33

Cap. 2    LE AUTORITA’ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE
          PER L’OCCUPAZIONE: IL RUOLO DELLE CITTA’                                      37
    2.1   La dimensione locale delle politiche occupazionali in Italia                  39
    2.2   Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti
          nella gestione del mercato del lavoro                                         40
    2.3   Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali                    51
    2.4   Un’indagine empirica sulle esperienze locali di politiche occupazionali       54
          2.4.1 Iniziative poste in essere dalle Città                                  55
          2.4.2 Prospettive future                                                      60
          2.4.3 Come si coordina la Città con l’attività della Regione
                e della Provincia                                                       62
          2.4.4 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città         63

Cap. 3    POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE
          NELLE CITTÀ DEL NETWORK REGENERANDO                                           67
    3.1   I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT              68
    3.2   Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche                71
    3.3   Indagine sulle Città della Rete                                               75
    3.4   Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro
          regolare, la coesione sociale                                                 78
    3.5   L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando                   82

                                                                                         5
INDICE

                                                                                pag.
        3.5.1 Reggio Calabria                                                    85
        3.5.2 Palermo                                                            88
        3.5.3 Napoli                                                             89
        3.5.4 Roma                                                               92
        3.5.5 Catania                                                            96
        3.5.6 Salerno                                                            97
    3.6 Contributo delle Città per l’attuazione degli orientamenti comunitari    99
    3.7 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere
        l’occupazione                                                           101

Cap. 4  GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO
        NELLE MUNICIPALITÀ                                                      105
    4.1 La “Carta delle Città europee per l’Occupazione”                        105
    4.2 Il network degli Osservatori Urbani per l’Occupazione                   107
    4.3 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi
        paradigmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione       109

CONCLUSIONI                                                                     113

ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI                                                     117

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA                                                       121

ALLEGATI                                                                        127




6
INDICE DELLE FIGURE E TABELLE




                                                                           pag.
Fig. 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario               17
Fig. 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013          28
Fig. 3 - Strumenti finanziari comunitari per promuovere l’occupazione,
         la crescita e la coesione nelle Regioni dell’Unione Europea        32


Tab. 1 - Schema sinottico sugli “orientamenti integrati” per la crescita
         e l’impiego 2005 -2008                                             21
Tab. 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013        27




                                                                             7
ABBREVIAZIONI




cd:        Cosiddetto
d.lgs.:    Decreto Legislativo
Giur:      Giuridica/o
l.:        Legge
l.cost.:   Legge Costituzionale
l.r.:      Legge Regionale
Reg.:      Regolamento
riv:       Rivista
si v.:     Si veda
vs:        Verso




8
GLOSSARIO




BEI:         Banca europea investimenti
CE:          Comunità Europea
CEE:         Comunità Economica Europea
COM (def):   Comunicazione (definitiva)
COM:         Comunicazione
EGLEI:       Rete Europea di Agenzia e Agenti di Sviluppo Locali
ELISE:       Rete Europea per lo Scambio di Informazioni
             sullo Sviluppo e sulle Migrazioni Locali
EQUAL:       Iniziativa Comunitaria nata per promuovere nuove strategie di lotta
             contro ogni forma di discriminazione e ineguaglianza nell’accesso
             al mercato del lavoro
FEAOG:       Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia
FEI:         Fondo Europeo Investimenti
FESR:        Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
FSE:         Fondo Sociale Europeo
GECT:        Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale
GOPE:        Grandi Orientamenti per le Politiche Economiche
GUCE:        Gazzetta Ufficiale Comunità Europea
ICT:         Information & Communication Technology
ILO:         Iniziative Locali per l’Occupazione
INTERREG:    Iniziativa Comunitaria per promuovere la cooperazione
             interregionale, transnazionale e transfrontaliera
JASPERS:     Joint Assistance in Supporting Projects in European Regions
JEREMIE:     Risorse Europee Congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese
JESSICA:     Joint European Support for Sustainable Investiment in City Areas
LEADER:      Iniziativa Comunitaria finalizzata a realizzare progetti pilota di sviluppo
             sostenibile nelle zone rurali
LEDA:        Local Employment Development Action
NAP:         Piano di Azione Nazionale
OCSE:        Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
PICO:        Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione
PMI:         Piccole e Medie Imprese
QCS:         Quadro Strategico Comunitario
QSN:         Quadro Strategico Nazionale
RAP:         Piani Regionali di Azione
SFOP:        Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca
TIC:         Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione
UE:          Unione Europea
URBACT:      Rete Europea per lo Scambio di Esperienze
URBAN:       Integrated Urban Development Transnational Exchange

                                                                                       9
INTRODUZIONE




    La Città non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabili-
sce gran parte della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istitu-
zionali più adatti, soprattutto in virtù della prossimità fisica, a predisporre so-
luzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il mi-
glioramento della qualità della vita dei cittadini.
    La finalità del presente studio è quella di indagare su come le Città si proiet-
tano nella governance multilivello delle politiche occupazionali1. In particola-
re sono state prese in considerazione sia aree metropolitane che Città capoluo-
go di provincia di piccole – medie dimensioni.
    L’interesse per questi temi nasce dall’importanza crescente assunta dalla realtà
urbana nella geometria istituzionale nazionale, la quale, in attuazione del
principio di sussidiarietà, nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di
collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e, in più, instaura un dialogo sem-
pre più profondo nel rapporto con le autorità europee alla luce dei nuovi as-
setti di governance2.

      1 L’espressione “multilevel governance” descrive la divisione dei poteri istituzionali su più livelli del
territorio, ovvero indica un modello di regolazione articolato attraverso una pluralità di soggetti. Nello
scenario europeo il concetto di governance a più livelli riassume un modello di relazione fra il livello
subnazionale di governo degli Stati membri e le istituzioni europee. Nel contesto italiano il livello sub-
nazionale di governo è costituito non solo dal livello delle Regioni, ma anche da quello delle autono-
mie locali, Province e Comuni. Va segnalato, inoltre, che nel nuovo assetto costituzionale, così come
riformato dalla l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3, vi è stato un ampliamento di compiti e funzioni attribuiti
a Regioni ed enti locali (Province e Comuni), nel rispetto del principio di sussidiarietà, in base al qua-
le le decisioni devono essere adottate il più vicino possibile ai cittadini.
      2 L’etimologia del termine può offrire un significativo spunto per comprendere le attuali accezio-
ni di governance: la radice più antica della parola è di origine greca (kubernân) e indica l’atto di con-
durre (una nave oppure un carro, etc.); nella cultura filosofica classica il termine fa riferimento al il go-
verno degli uomini e questa accezione verrà conservata anche dal vocabolo latino gubernare. In se-
guito, nel XIII secolo, in Francia il termine si riferisce alle modalità di governo nella sfera domestica e
nell’ambito politico amministrativo, mentre in Inghilterra governance significa atto di governare, con
riferimento al comando del principe, ma anche all’insieme di diritti e dei poteri sui quali si basava l’or-
ganizzazione civile e politica inglese. Quest’ultima accezione, intesa come modalità di esercizio del go-
verno, è quella diffusa anche nella seconda metà del XX secolo, quando al termine governance viene
contrapposto quello di government, considerato come l’istituzione che esercita il governo [Cfr. Bobbio
L., I governi locali nelle democrazie contemporanee, Laterza, Roma-Bari, 2002]. Attualmente molte-
plici sono le discipline in cui si utilizza il termine di governance: per citarne alcuni, si parla di corpora-
te governance in ambito economico aziendale con riferimento a regole e strutture organizzative di sog-
getti economici; la public governance riguarda invece le amministrazioni pubbliche, mentre la global
governance concerne lo studio delle relazioni internazionali.

                                                                                                           11
INTRODUZIONE

    Senza addentrarsi nello studio definitorio sul termine governance, da con-
siderarsi vocabolo dalle molteplici accezioni, a seconda dell’ambito di riferimen-
to e dei campi di osservazione, va chiarito che l’aspetto semantico richiamato
è quello accettato anche in molti studi che riguardano i sistemi di gestione del-
le amministrazioni locali e che mettono in evidenza l’utilità di un sistema urba-
no di tipo policentrico3.
    Chiarito che “governance” contempla una pluralità di significati, non ci si può
sottrarre, tuttavia, alla sua analisi nello scenario comunitario e in quello nazio-
nale per poi comprendere il ruolo delle Città nella geometria multilivello del-
le politiche occupazionali, secondo tematiche che ruotano tutte intorno ai prin-
cipi della sussidiarietà, proporzionalità/adeguatezza4.
    La governance europea si riferisce alle norme, ai processi ed ai comportamen-
ti che incidono sulle modalità in cui vengono esercitate le competenze e i po-
teri istituzionali, con la garanzia di una maggiore apertura ai cittadini e alla con-
sultazione delle parti sociali, nell’ottica di promuovere e valorizzare la partecipa-
zione dal basso nella realizzazione, ma anche nella formulazione delle policies.
    Nello scenario europeo si assiste ad una tendenza dicotomica: da una par-
te, il rafforzamento dell’Unione Europea come istituzione, come mercato, che
tende ad ampliare gli spazi e ad annettere territori; dall’altro, si è testimoni del
consolidamento di un apparato organizzativo, rispettoso delle diverse identità,
basato sul ruolo dei singoli Stati nazionali, dei governi regionali e di quelli lo-
cali, ma anche di quei soggetti associativi che raggruppano istituzioni locali e
regionali di diversi paesi5.
    L’incrocio di questi processi ha dato luogo a profonde trasformazioni che han-
no evidenziato il ruolo sempre crescente delle Città in Europa, quale livello isti-
tuzionale comune a tutti gli Stati membri, utile per promuovere politiche basa-
te sul dialogo transnazionale6.
    In tal senso la sfera di azione dei governi locali si è ampliata, arricchendo di
un’ulteriore accezione il termine governance e ispirando l’analisi della new me-

      3 Cfr. Ostrom V. - Tiebout C., The organization of government in metropolitan areas: a theo-
retical inquiry, in American Political Science Review, 1961, n. 55, pag. 831-42. Il sistema descritto
da questi studiosi si basa sulla presenza di una molteplicità di attori diversi, rappresentati da pub-
blici poteri, ma anche dal terzo settore.
      4 Cfr. La Governance europea. Un libro bianco, Bruxelles, 25 luglio 2001, COM (2001) 428.
      5 Si ricordino tra queste entità associative: l’Assemblea delle Regioni (AER); Eurocities, di cui fan-
no parte le maggiori città europee; Euroregio, che riguarda forme di cooperazione transfrontaliera.
      6 Il tema del dialogo finalizzato a promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini è cen-
trale nella politica comunitaria. Si ricordi che la Commissione europea nell’ottobre 2005 ha vara-
to il Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito, volto ad avvicinare governi nazionali e a ren-
dere consapevoli i cittadini europei delle scelte politiche dell’Unione Europea. In linea con questa
iniziativa è la decisione n. 1904/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicem-
bre 2006 che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma «Europa per i cittadini», mirante
a promuovere la cittadinanza europea attiva, finalizzato, tra l’altro, a dare ai cittadini la possibilità
di interagire e partecipare alla costruzione di un’Europa sempre più vicina e democratica. In que-
sto documento si ricorda (considerando n. 9) che il Consiglio europeo già in altre occasioni ha sot-
tolineato la necessità di avvicinare l’Unione Europea e le sue istituzioni ai cittadini degli Stati mem-
bri, esortando le istituzioni a instaurare e promuovere un dialogo aperto e costante con le orga-
nizzazioni della società civile e con le municipalità (si v., pure, la decisione 2004/100/CE del
26 gennaio 2004 in G.U. L del 4.2.2004), anche attraverso gemellaggi tra città.

12
INTRODUZIONE

tropolitan governance7, considerata come policy making che coinvolge più at-
tori, di diversi livelli, non gerarchicamente ordinati, ma operanti secondo la lo-
gica del policy network approach8, che implica forme di cooperazione e non di
competizione istituzionale, in grado di determinare sensibili mutamenti nell’ar-
chitettura della pubblica amministrazione.
     Questo è il senso attribuito alla parola governance nel presente studio, in
cui si fa riferimento alla funzione svolta dalle Città/Comuni nel sistema artico-
lato di regole, procedure, attori e prassi che, in modo talvolta sincronico e tal-
volta diacronico, contribuiscono alla definizione ed alla realizzazione di scelte
di intervento nelle politiche occupazionali.
     Le Città sono parte attiva di questo processo decisionale a più voci, a carat-
tere multidimensionale, declinato a vari livelli, incardinato sulla necessità di crea-
re un impianto forte di fronte alle sfide poste dalla globalizzazione, fenomeno
che ha contribuito a migliorare la qualità della vita, ma che ha creato anche no-
tevoli rischi di disparità tra e all’interno degli Stati.
     Si va delineando, dunque, una struttura modulare integrata tra istituzioni e
poteri che operano in sinergia funzionale e coordinata per realizzare crescita eco-
nomica e rilancio del capitale umano e sociale.
     In un sistema di questo tipo non si può che condividere quanto espresso dal-
l’economista Amartya Sen il quale auspica la realizzazione di logiche di suppor-
to e di cooperazione tra le molte istituzioni della nostra realtà politica: “vivia-
mo in un mondo di molte istituzioni … e dobbiamo fare in modo che si pos-
sano supportare e rafforzare tra loro, anziché ostacolarsi a vicenda”9.
     L’assenza di modelli di coordinamento e di metodi dialogici tra i vari sogget-
ti istituzionali non può che far emergere quei rischi di sovrapposizione che pos-
sono portare ad un conflitto interistituzionale.
     Diversi studi, documenti e atti, elaborati più o meno di recente dalle autorità
comunitarie, evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle Città nei proces-
si di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione.
     Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo della Città
nella promozione dello sviluppo locale, delle politiche occupazionali e dell’in-
clusione sociale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuo-
si di scambio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni na-
zionali e transnazionali, costituiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruo-
ta l’intera ricerca.


     7 Cfr. Kübler D. - Hubert H., An analytical framework for democratic metropolitan governan-
ce, EPRC Joint Session of Workshop, Torino, 2002; Dente B., Metropolitan Governance Reconsidered,
or How to avoid errors of the Third Type, “Governance”, vol.3, n. 1, pagg. 55-74.
     8 Questa logica rappresenta il tema dominante di molti progetti internazionali di governance
urbana, implementati nel corso di questi ultimi dieci anni. Si ricordino, ad esempio, il progetto Urban
Development Cooperation delle Nazioni Unite; Urban Management Programme, promosso da
UNDP/UNCHS e dalla banca Mondiale; LIFE (Local Initiative Facility to the Urban Environment), vol-
to a promuovere la cooperazione tra le municipalità, organizzazioni non governative; il PPPUE (Public
–Private Partnerships Programme for the Urban Environment) a sostegno di joint ventures operan-
ti su tematiche ambientali; lo Urban Governance Initiative (TUGI).
     9 Cfr. Sen A., Globalizzazione e libertà, Mondadori, Milano, 2002, pag. 18.



                                                                                                   13
INTRODUZIONE

     Nello specifico si seguono due direttrici: da un lato, è stata svolta una rico-
gnizione sulle normative europee e nazionali per definire la geometria multi-
livello delle politiche occupazionali e il ruolo che in essa occupa la Città, dal-
l’altro, l’attenzione è stata focalizzata sulle iniziative che di fatto le Città euro-
pee implementano per incrementare l’occupazione locale, con un approfondi-
mento nei contesti italiani delle aree Obiettivo 110.
     L’analisi sulle azioni poste in essere dalle municipalità coinvolte nell’indagi-
ne è incentrata, in particolare, sull’esperienza di Regenerando, rete tematica di
Città europee, accomunate dalla volontà di individuare e scambiare best prac-
tices, sperimentate nelle diverse realtà urbane, che hanno avuto un impatto si-
gnificativo sui livelli occupazionali.




     10   Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise (phasing out).

14
CAPITOLO 1



LE POLITICHE
PER L’OCCUPAZIONE
NELLO SCENARIO
COMUNITARIO:
DALLA STRATEGIA
DI LISBONA AGLI OBIETTIVI
DELLA NUOVA POLITICA
DI COESIONE

     Negli ultimi anni il ruolo della Città negli assetti istituzionali comunitari si è
rafforzato e ha assunto dimensioni sempre più significative, grazie all’acquisi-
ta e diffusa consapevolezza che esse rappresentano il luogo di integrazione so-
ciale e culturale per eccellenza, la fonte principale della prosperità economica
e dello sviluppo sostenibile per i cittadini.
     In ambito europeo nella realizzazione delle politiche occupazionali e di coe-
sione le Città sembrano rivendicare una crescente centralità, come appare an-
che dalla Dichiarazione di Londra, sottoscritta nel luglio 2002 da circa 250 sin-
daci di altrettante Città europee e finalizzata a promuovere un maggiore spa-
zio e una maggiore importanza delle Città nelle politiche comunitarie di svilup-
po. Nell’ambito di queste politiche il successo dei singoli Stati è visto come un
prodotto del processo di crescita legato anche al ruolo politico, economico e
sociale della Città.
     Le Città, tra l’altro, possono considerarsi tra i destinatari degli orientamen-
ti fissati a Lisbona perché rappresentano il livello di policy making più vicino ai
cittadini. Esse, infatti, sono in grado di percepire in maniera più diretta le criti-
cità e le esigenze del mercato del lavoro a livello locale e quindi possono es-
sere lo strumento più efficace per centrare l’obiettivo della piena occupazione.
     La rigenerazione del tessuto cittadino non può essere più percepita esclu-
sivamente come un mero problema urbanistico o architettonico, ma va analiz-
zata nel quadro dei rapporti e delle dinamiche sociali, che presuppongono stra-
tegie di politiche integrate e partecipazione attiva dei cittadini alle scelte rela-
tive alle trasformazioni del territorio.

                                                                                    15
CAPITOLO 1

     L’idea che il livello di governo cittadino possa costituire uno dei piani sui qua-
li fondare il complesso edificio della strategia occupazionale e dello sviluppo
sostenibile rappresenta l’orientamento che ha ispirato questa disamina su at-
ti, studi e programmi comunitari.
     Prima di mettere a fuoco i contenuti della documentazione comunitaria at-
traverso la lente dello sviluppo urbano appare utile comprendere la reale por-
tata ed efficacia degli atti presi in esame, considerato che molti dei documen-
ti che trattano la dimensione urbana dello sviluppo e della crescita occupazio-
nale sono giuridicamente atti atipici11, comunque non vincolanti e pertanto si
identificano come meri orientamenti della politica comunitaria (si veda la
Figura 1).
     Lo schema sinottico distingue tra diritto primario e diritto derivato, tenen-
do presente che attualmente l’art. 249 del Trattato CE elenca cinque atti di ba-
se in vigore (direttiva, regolamento, decisione, raccomandazione e parere) ai
quali la prassi ha aggiunto altri atti che si possono considerare atipici.
     La Costituzione Europea12, ad oggi non ancora ratificata, prevede una sem-
plificazione degli atti comunitari.
     Al diritto primario e derivato va aggiunto il diritto secondario che si sostan-
zia negli Accordi Internazionali e che regola i rapporti degli stati dell’Unione
Europea con gli altri paesi.


1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la cresci-
ta e l’occupazione”

   La Strategia di Lisbona, definita nel marzo del 2000 dai Capi di Stato e di go-
verno, nasce dall’intento degli Stati di imprimere nuovo slancio alle politiche co-
munitarie. Attraverso un percorso di riforme strutturali nel campo delle politi-
che economiche, essa si propone di consolidare il mercato interno, incremen-
tare la ricerca, l’innovazione e l’educazione e far sì che nell’Unione Europea del
2010 si realizzi «l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinami-


     11 Risoluzioni e conclusioni del Consiglio europeo, linee direttrici del Consiglio, orientamenti
strategici del Consiglio, comunicazioni della Commissione, codici di condotta, libri bianchi e libri
verdi, etc.
     12 Il Trattato che istituisce la Costituzione Europea è stato adottato all’unanimità (25 Stati mem-
bri e tre paesi candidati – Turchia, Romania e Bulgaria -) il 29 ottobre 2004 a Roma, ma non è an-
cora entrato in vigore, non essendo stato ratificato da ciascuno Stato membro secondo la propria
procedura costituzionale (parlamentare o referendaria). Va ricordato che nei referendum svoltisi
in Francia e nei Paesi Bassi, nella primavera 2005, la maggioranza degli elettori ha votato contro
il testo della Costituzione europea, mentre in Italia il testo è stato approvato definitivamente dal-
l’assemblea dei senatori il 6 aprile 2005 e sulla G.U. n. 92 del 21 aprile 2005 – Suppl. Ord. n. 70
è stata pubblicata la L. 7 aprile 2005, n. 57 “Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una
Costituzione per l’Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Roma
il 29 settembre 2004”. La Costituzione per l’Europa è stata ratificata da 15 Stati membri: Austria,
Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Slovenia
e Spagna. In altri Paesi (Danimarca, Polonia, Svezia, Irlanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno
Unito), invece, il processo di ratifica è stato avviato, ma non risulta ancora concluso.

16
LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

Figura 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario                                                                             Dalla “Strategia
                                                                                                                                            di Lisbona” agli
                                                                                                                                            “Orientamenti in-
                                                                                                                                            tegrati per la cre-
                          LIVELLI                FONTI GIURIDICHE DI DIRITTO COMUNITARIO                                                    scita e l’occupa-
                                          Trattati   1) TRATTATO ISTITUTIVO COMUNITA’ ECONOMICA                                             zione”
                                                     EUROPEA (1957)
                                                           -    modificato dall’Atto Unico Europeo (1987)
                                                           -    modificato dal Trattato di Maastricht dell’UE (1992)
                                                           -    modificato dal Trattato di Amsterdam UE (1999)
                       Diritto Primario                    -    modificato dal Trattato di Nizza UE (2003)

                                                          2) TRATTATO COSTITUZIONALE (2004)
                                                           -    istituisce una Costituzione Europea
                                                               [non ancora ratificata]
                                                          3) TRATTATI di ADESIONE




                                                                                                                           VINCOLANTE
                                                          4) Altri TRATTATI e PROTOCOLLI

                                                                  Atti di portata generale obbligatori in tutti gli
                                          Regolamenti
 COGENZA DECRESCENTE




                                                                  elementi e direttamente applicabili in ciascuno
                                                                  Stato membro. Acquistano efficacia senza atto di
                                                                  ricezione o adattamento da parte dei singoli
                                                                  ordinamenti statali.

                                                                  Non di portata generale, obbligatorie per il solo
                                          Direttive               Stato membro in tutti i loro elementi, pur
                                                                  riconoscendo margini di manovra alle autorità
                                                                  nazionali per il raggiungimento del risultato. Hanno
                                                                  efficacia “mediata”, cioè creano diritti e obblighi
                       Diritto Derivato                           dopo l’adozione.

                                                                  Provvedimenti di portata individuale, obbligatori in
                                          Decisioni               tutti i loro elementi e vincolanti per tutti i destinatari
                                                                  (anche singolo Stato membro) in esse espressamente
                                                                  designati

                                          Raccomandazioni Non sono vincolanti e sollecitano il destinatario
                                                          a tenere comportamenti più rispondenti agli
                                                                  interessi comuni

                                                                  Determina la posizione della istituzione che lo
                                          Pareri                  emana su una specifica questione.

                                                                  1)  REGOLAMENTI INTERNI
                                          Atti atipici            2)  DECISIONI DEL CONSIGLIO – ACCORDI
                                                                                                                           NON VINCOLANTE




                                                                      COMMERCIALI PAESI TERZI
                                                                  3) ACCORDI INTERISTITUZIONLI
                                                                  4) DICHIARAZIONI COMUNI
                                                                  5) RISOLUZIONI E CONCLUSIONI DEL
                                                                      CONSIGLIO
                                                                  6) POSIZIONI COMUNI DEL CONSIGLIO
                                                                  7) COMUNICAZIONI DELLA COMMISSIONE
                                                                      a. Possono essere decisorie, interpretative e
                                                                         informative;
                                                                      b. nella maggiorparte dei casi i “Documenti
                                                                         COM” sono proposte legislative;
                                                                  8) LIBRI VERDI, LIBRI BIANCHI e CODICI di
                                                                      CONDOTTA
                                                                  9) PROGRAMMI DI AZIONE
                                                                  10) PROGRAMMI QUADRO




                                                                                                                               17
CAPITOLO 1

 Dalla “Strategia     ca del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuo-
  di Lisbona” agli    vi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale»13.
“Orientamenti in-
tegrati per la cre-        Per la prima volta nella storia dell’evoluzione delle politiche dell’Unione
 scita e l’occupa-    Europea, la Strategia di Lisbona, mirando alla piena occupazione, definisce de-
            zione”    gli obiettivi occupazionali quantificati che i singoli Stati si impegnano a conse-
                      guire entro il 2010. Si intende raggiungere in Europa un tasso di occupazione
                      globale del 70% della popolazione attiva, un tasso di occupazione femminile
                      non inferiore al 60% e un tasso di occupazione dei lavoratori anziani (di età com-
                      presa tra i 55 e i 64 anni) del 50%.
                           A tal fine le istituzioni comunitarie sottolineano la necessità di superare le
                      debolezze strutturali del mercato del lavoro comunitario anche attraverso l’u-
                      tilizzo diffuso delle reti telematiche, delle tecnologie dell’informazione e della
                      comunicazione (ICT), lo sviluppo della ricerca scientifica, il rilancio della produt-
                      tività e il dinamismo delle PMI, il miglioramento delle politiche sociali14.
                           Si trattava di obiettivi ambiziosi, per il raggiungimento dei quali doveva im-
                      pegnarsi il singolo Stato, stabilendo traguardi intermedi (nel 2005 e poi nel 2008),
                      per contribuire, per la propria parte, al risultato finale del 2010. Per arrivare al-
                      la meta si rendeva necessario il rafforzamento di processi di coordinamento e
                      convergenza tra le politiche nazionali, da realizzare attraverso il metodo di coor-
                      dinamento aperto, definito a livello comunitario per conseguire una maggio-
                      re convergenza verso le finalità principali dell’Unione nell’ambito delle politi-
                      che occupazionali, ma anche nelle politiche formative e di inclusione sociale15.
                      Il progressivo approfondimento delle tematiche occupazionali e sociali aveva
                      determinato la consapevolezza che molti problemi di questi settori erano co-
                      muni ai Paesi dell’Unione e che, pertanto, anche le soluzioni da adottare po-
                      tevano essere comuni.
                           Tuttavia, la messa a punto di questo processo decisionale condiviso, fonda-
                      to sulla partecipazione di più livelli istituzionali (comunitario e nazionale), pur

                            13 Tre sono, infatti, i pilastri fondamentali sui quali poggia la strategia:
                      1) il primo, di natura economica, è volto a preparare la transizione verso un’economia competiti-
                          va, fondata sulla conoscenza, e a migliorare le politiche in materia di società dell’informazione
                          e di Ricerca e Sviluppo;
                      2) il secondo pilastro prevede la modernizzazione e il miglioramento del modello sociale europeo per
                          realizzare lo sviluppo di una politica sociale e raggiungere obiettivi di inclusione sociale;
                      3) infine, il terzo pilastro, aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göterborg nel giugno 2001,
                          indica che i processi di crescita economica debbano dispiegarsi nel rispetto della sostenibilità
                          ambientale.
                            14 Il 22 novembre 2006 la Commissione Europea ha presentato il Libro Verde “Modernizzare
                      il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo” [COM (2006) 708 def.] per rilanciare
                      gli obiettivi previsti dalla Strategia di Lisbona attraverso una modernizzazione del diritto del lavo-
                      ro che possa contribuire a coniugare flessibilità e sicurezza dell’occupazione, la cd. flessicurezza.
                            15 Il metodo di coordinamento aperto, concepito per assistere gli Stati nell’elaborazione del-
                      le loro politiche, prevede misure di tipo soft, più o meno vincolanti per gli Stati membri (mai di-
                      rettive, decisioni e regolamenti). Esso implica la definizione di orientamenti comunitari (linee gui-
                      da periodicamente revisionate) per il conseguimento di obiettivi concreti, senza rischi di erosione
                      della sovranità e della responsabilità nazionali; la trasposizione di questi orientamenti nelle poli-
                      tiche nazionali e regionali (mediante piani di azione nazionali); la definizione di parametri ed in-
                      dicatori per confrontare i risultati raggiunti; periodiche attività di monitoraggio e verifica attraver-
                      so processi di apprendimento reciproco e uso delle buone prassi.

                      18
LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

avendo avuto il merito di innescare processi di reciproco apprendimento tra gli                                  Dalla “Strategia
Stati, facilitando gli scambi ed evitando rischi di social dumping16, non ha pro-                                di Lisbona” agli
                                                                                                                 “Orientamenti in-
dotto risultati concreti. Inadeguato si è rivelato il coinvolgimento della società                               tegrati per la cre-
civile e degli attori locali, ma soprattutto frammentario e poco incisivo il siste-                              scita e l’occupa-
ma di concertazione intergovernativo predisposto a livello comunitario per rea-                                  zione”
lizzare le finalità fissate a Lisbona.
     Accanto a questi fattori di natura endogena, tra le cause del fallimento del-
la strategia del 2000 vanno annoverati gli ostacoli esogeni, in larga parte do-
vuti al rallentamento dell’economia.
     La flessione del commercio mondiale, le incertezze politiche, il periodo di
bassa crescita che ha interessato l’economia europea in questi ultimi anni, la
debolezza della domanda interna, il rallentamento demografico, il ristagno del-
la crescita che, nel periodo 2001-2003, si è attestata ad un livello medio
dell’1% circa, sono le cause principali del mancato raggiungimento degli obiet-
tivi enunciati a Lisbona, sin dall’inizio rivelatisi numerosi, molto ambiziosi e dif-
ficili da perseguire.
     Come si evince dal rapporto presentato alla Commissione europea nel no-
vembre 2004, con il quale si è analizzato lo stato di avanzamento della Strategia17,
gli scarsi progressi nell’attuazione degli obiettivi fissati a Lisbona sono stati im-
putati ad una mancata specificità dell’azione politica, dovuta ad una non chia-
ra ripartizione delle responsabilità tra Unione Europea e Stati membri, ovvero al-
la farraginosità della governance, all’insufficiente attuazione di politiche scarsa-
mente selezionate in base all’importanza, ma anche ad un generale clima di in-
certezza internazionale, causato dalla globale congiuntura economica18.
     A tal proposito si è reso necessario attivare non solo una mirata strategia di
comunicazione sull’Agenda di Lisbona, capace di coinvolgere anche i cittadini,
ma è parso fondamentale intraprendere un processo di riforme per aumenta-
re il potenziale di crescita dell’UE e predisporre delle politiche macroeconomi-
che solide tanto da garantire le trasformazioni necessarie per raggiungere il più
vasto obiettivo dello sviluppo sostenibile, da perseguire attraverso una maggio-
re dinamicità demografica e un miglior sfruttamento del capitale umano rap-
presentato dai giovani19.


     16 Per dumping in senso stretto si intende esportazione sottocosto; il dumping sociale rappre-
senta il mancato rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro, ma è anche una forma di concorren-
za sleale tra i Paesi.
     17 Si tratta del rapporto, intitolato “Affrontare la sfida”, presentato da Wim Kok, presidente del
Gruppo di Alto Livello incaricato dalla Commissione di esaminare gli effetti della Strategia di Lisbona,
per individuare e proporre metodi utili a recuperare lo slancio iniziale della stessa.
     18 Va chiarito che i risultati della Strategia di Lisbona risultano nel complesso deludenti, fatta
eccezione per alcuni settori in cui sono stati compiuti dei progressi. Infatti, il tasso di occupazione
dell’Unione è aumentato del 2%, attestandosi al 64,3% (nel quadriennio 1999-2003), inoltre i da-
ti sulla diffusione delle ICT e sull’utilizzo di internet si sono rivelati incoraggianti per molti degli Stati
impegnati nel conseguimento degli obiettivi fissati a Lisbona.
     19 Cfr. Il “Patto europeo per la gioventù”, adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2005 per
migliorare l’istruzione, l’inserimento professionale e sociale dei giovani europei, facilitando la con-
ciliazione tra vita familiare e sociale.


                                                                                                          19
CAPITOLO 1

 Dalla “Strategia         Seguendo gli orientamenti tracciati nel rapporto Kok20, l’attenzione viene pun-
  di Lisbona” agli    tata su due parole chiave “growth and jobs”, di natura squisitamente economi-
“Orientamenti in-
tegrati per la cre-   ca, determinando inizialmente una degradazione dell’obiettivo della coesione
 scita e l’occupa-    sociale e delle politiche di protezione sociale con l’intento finale di aumenta-
            zione”    re l’efficacia della strategia complessiva. Pertanto, nel marzo 2005 il Consiglio
                      europeo ha individuato gli assi sui quali basare il rilancio della Strategia di Lisbona,
                      calibrando l’attenzione su due aspetti significativi: assicurare una crescita più
                      stabile e duratura e creare nuova e migliore occupazione, non senza cercare di
                      recuperare quella dimensione sociale e quei processi di inclusione sociale, in
                      passato marginalmente trattati nella politica comunitaria21. Nell’estate 2005 ven-
                      gono fissati gli “orientamenti integrati” per la crescita e l’occupazione per il pe-
                      riodo 2005-2008, aventi ad oggetto indirizzi di politica economica, macro e mi-
                      cro, e di politica occupazionale, di durata triennale per garantirne la stabilità ne-
                      cessaria alla loro realizzazione22. Per la prima volta, i GOPE (Grandi Orientamenti
                      per le Politiche Economiche) si ritrovano in un documento insieme alle Linee
                      di Orientamento per le politiche occupazionali 2005-2008 (si veda Tabella 1).

                           Gli “orientamenti” vengono esplicitati in due documenti23:
                           1. il primo è una Raccomandazione della Commissione sugli indirizzi di mas-
                              sima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (ai
                              sensi dell’art. 99 del Trattato CE), è dedicata al rilancio della Strategia di
                              Lisbona e si concentra sul contributo che le politiche economiche posso-
                              no apportare al potenziamento della crescita e alla creazione di nuova oc-
                              cupazione;
                           2. il secondo documento, costituito da una Proposta di decisione del
                              Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore
                              dell’occupazione (ai sensi dell’art. 128 del Trattato CE), contiene linee gui-
                              da per il lavoro e riflette i tre obiettivi generali della Strategia di Lisbona
                              (piena occupazione, migliorare la qualità e la produttività sul posto di la-
                              voro, rafforzare la coesione e l’integrazione sociale).

                      1.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli
                      Orientamenti generali di politica economica

                          In particolare, la Raccomandazione della Commissione racchiude, da un la-
                      to, le politiche macroeconomiche indicate dall’Unione Monetaria e dal Patto di
                           20 Nel Rapporto Kok vengono previste cinque azioni per raggiungere gli obiettivi di Lisbona: 1) pun-
                      tare sulla ricerca; 2) ampliare il mercato dei servizi; 3) agevolare l’imprenditorialità; 4) dare nuova lin-
                      fa al mercato del lavoro promuovendo il Lifelong Learnig; 5) garantire la sostenibilità ambientale.
                           21 Cfr. “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione. Il rilancio della Strategia di Lisbona, COM
                      (2005) 24, del 2.2.2005; Conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2005.
                           22 Poi confermati dal Consiglio Europeo di Primavera del 23-24 marzo 2006, durante il quale
                      sono stati indicati gli obiettivi prioritari da perseguire: investire in conoscenza e innovazione; ac-
                      crescere il potenziale delle imprese; aumentare le opportunità occupazionali per le categorie svan-
                      taggiate.
                           23 Cfr. “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione (2005-2008)”, Bruxelles 12.4.2005,
                      COM (2005) 141 def.

                      20
Tabella 1 - Schema sinottico sugli “orientamenti integrati” per la crescita e l’impiego 2005 -2008

                                  Linee direttrici integrate per la crescita e l’impiego 2005-2008
         Raccomandazioni della Commissione europea relative agli                Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri
               Orientamenti generali di politica economica

     Politiche macroeconomiche per lo    Riforme microeconomiche volte           Attirare e mantenere             Migliorare          Investire in capitale
            sviluppo e l’impiego          ad aumentare il potenziale di         il maggior numero di          l’adattabilità dei      umano migliorando
                                               crescita dell’Europa              persone nel mercato         lavoratori e delle          formazione e
                                                                                      del lavoro,          imprese ed accrescere          competenze
                                                                                    modernizzare il          la flessibilità del
                                                                                sistema di protezione       mercato del lavoro
       Rilanciare       Dinamicità e    Europa polo          Conoscenza e           Pieno Impiego          Flessibilità e sicurezza       Accrescere e
       crescita ed        corretto      di attrazione       innovazione al                                 del mercato del lavoro        migliorare gli
      occupazione      funzionamento     investitori e       servizio della     Qualità e produttività                                   investimenti in
                         zona euro        lavoratori            crescita             del lavoro                                         capitale umano
                                                                                                              Riduzione della
                                                                                 Coesione sociale e        segmentazione del ML
       Stabilità e                      Sviluppare e         Accrescere e            territoriale
      sostenibilità                     potenziare il         migliorare                                                              Sistema istruzione –
                                                                                 Approccio al lavoro            Garantire un            formazione più
       economica                          mercato           investimenti in
                                           interno              R&D             basato sul ciclo di vita   andamento del costo            adatto alle
      Allocazione                                                                                          del lavoro favorevole
       efficiente                        Apertura e                             Mismatch domanda e                                        competenze
                                                                 Facilitare                                   all’occupazione
     delle risorse                      competitività                            offerta di lavoro
                                                             l’innovazione e
     Coerenza tra                        dei mercati       l’adozione di ICT
        politiche                                              Utilizzo
     macroeconomi                         Normativa
                                        per ambiente       sostenibile delle
         che e                                                 risorse
       strutturali                       imprese più
                                          attraente         Creazione base
        Evoluzione                                         industriale solida
           salari                        Incoraggiare      a livello europeo
     favorevole alla                       spirito di
       stabilità ed                     impresa e PMI
       alla crescita
                                        Infrastrutture e
        economica                           progetti
                                        trasfrontalieri




21
                                                                                                                                                                  LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO




                                                                                                                                           economica
                                                                                                                                           europea relative
                                                                                                                                           agli Orientamenti
                                                                                                                                           Raccomandazioni



                                                                                                                                           generali di politica
                                                                                                                                           dellaCommissione
CAPITOLO 1

 Raccomandazioni        Stabilità per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, dall’altro le riforme struttu-
della Commissione       rali necessarie per promuovere la competitività, l’innovazione e l’uso sosteni-
   europea relative
 agli Orientamenti      bile delle risorse.
 generali di politica        Per dare maggiore impulso alla crescita ed alla creazione di sbocchi occupa-
        economica       zionali, i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea ritengono che sia essen-
                        ziale salvaguardare la stabilità e la sostenibilità economica, anche sostenendo l’e-
                        voluzione salariale e promuovendo un’efficiente allocazione delle risorse.
                             La stabilità economica è un elemento fondamentale per sfruttare a pieno il
                        potenziale di crescita di un Paese ed affinché essa sia garantita è necessario che
                        gli Stati perseguano gli obiettivi di bilancio a medio termine per l’intero ciclo eco-
                        nomico.
                             Nello specifico, la stabilità dei prezzi, dei tassi di cambio (ove presenti) e di
                        quelli d’interesse a lungo termine rappresenta un ottimo incentivo per le im-
                        prese disposte ad investire. Altrettanto importante è la salvaguardia della sta-
                        bilità dell’economia europea, che sarà presto messa a dura prova dall’invecchia-
                        mento della popolazione dell’Unione. Si prevede, infatti, per il 2050 una ridu-
                        zione pari al 18% rispetto al 2000 della popolazione attiva ed un contempora-
                        neo innalzamento del 60% dei cittadini in uscita dal mercato del lavoro. Per non
                        farsi trovare impreparato, ciascuno Stato dovrà impegnarsi proficuamente per
                        ridurre il debito ed approvare provvedimenti finalizzati ad elevare i livelli occu-
                        pazionali, oltre che adeguare i sistemi previdenziali all’aumento dei costi con-
                        seguente all’invecchiamento demografico.
                             Assicurata la stabilità, insieme alla sostenibilità economica, è indispensabi-
                        le, inoltre, che i Paesi ridistribuiscano la spesa pubblica tra le voci di spesa che
                        sono maggiormente in grado di favorire la crescita (R&S, capitale umano, co-
                        noscenze), in perfetta sintonia, come anticipato precedentemente, con le
                        riforme strutturali poste in essere.
                             Un altro elemento chiave per incentivare lo sviluppo e l’occupazione è rap-
                        presentato dalla dinamicità e dal buon funzionamento della zona euro. Perché
                        l’Unione economica e monetaria sia dinamica e funzionante, è conveniente pri-
                        ma di tutto che ogni Stato presti un’attenzione particolare al rigore fiscale, scon-
                        giurando in questo modo il rischio di ricorrere a provvedimenti una tantum per
                        risanare il disavanzo pubblico.
                             Per quanto riguarda le riforme microeconomiche, il Consiglio europeo si pro-
                        pone da un lato di fare dell’Europa un polo di attrazione per investitori e lavora-
                        tori, dall’altro di mettere la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita.
                             Per il soddisfacimento del primo presupposto, è necessario incoraggiare l’im-
                        prenditorialità, generare un ambiente favorevole allo sviluppo delle PMI (acces-
                        so ai finanziamenti, sostegno per l’avviamento e/o lo sviluppo delle imprese),
                        anche migliorando la normativa in proposito, perfezionare le infrastrutture eu-
                        ropee ed abbattere ogni tipo di ostacolo alle attività trasfrontaliere. Il tutto de-
                        ve avvenire mediante il potenziamento del mercato del lavoro interno e l’accre-
                        scimento della sua competitività in una prospettiva di apertura internazionale.
                             La capacità dell’Unione di attrarre investimenti è connessa, infatti, al grado
                        di apertura dei mercati, oltre che alle normative che la regolano ed alla

                        22
LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

qualità/modernità delle strutture che la contraddistinguono. Per mettere la co-            Raccomandazioni
noscenza e l’innovazione al servizio della crescita, invece, diventa prioritario raffor-   della Commissione
                                                                                           europea relative
zare e perfezionare gli investimenti in R&S, favorire l’innovazione e l’adozione           agli Orientamenti
delle ICT e dar vita, a livello comunitario, ad un tessuto industriale solido.             generali di politica
Investendo nei settori delle conoscenze e dell’innovazione, sarà possibile mi-             economica
gliorare sia il livello occupazionale che quello produttivo, soddisfacendo a pie-
no i presupposti necessari per incrementare il potenziale di crescita dell’Europa.

1.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri

     Sull’altro versante, quello delle linee guida per le politiche occupazionali de-
gli Stati membri, come già anticipato, gli obiettivi prioritari riguardano l’ingres-
so e la permanenza di un numero sempre maggiore di persone nel mercato del
lavoro, la loro adattabilità e quella delle imprese, la flessibilità lavorativa ed il
perfezionamento del capitale umano.
     Per il perseguimento del primo obiettivo è fondamentale implementare po-
litiche finalizzate al raggiungimento della piena occupazione ed al miglioramen-
to della qualità e della produttività del lavoro, che tengano conto del ciclo di vi-
ta dei lavoratori e dell’opportunità di creare posti di lavoro anche per le perso-
ne svantaggiate.
     Nello specifico, è opportuno che gli Stati si impegnino attivamente per in-
crementare le infrastrutture del mercato del lavoro per consolidare il rapporto
tra domanda e offerta di impiego, rinnovando le istituzioni preposte, garanten-
do maggiore visibilità alle opportunità di lavoro e/o di formazione, agevolan-
do la mobilità lavorativa e geografica dei cittadini ed anticipando le esigenze del
mercato dell’occupazione.
     Sono proprio queste ultime, insieme ai cambiamenti nella domanda di be-
ni e servizi ed all’impellenza di adattarsi alle tecnologie ed alle innovazioni, che
rendono indispensabile una forte capacità di adattamento sia da parte dei la-
voratori, sia da parte delle imprese.
     Per favorire la flessibilità lavorativa è necessario garantire ai lavoratori la si-
curezza occupazionale, ridurre la frammentazione che caratterizza il mercato del
lavoro ed assicurare un andamento dei salari che rispecchi le differenze in ter-
mini di produttività e settore di occupazione.
     È importante, inoltre, monitorare i costi del lavoro ed accertarne l’impatto
sull’occupazione.
     Ultima, ma non meno importante, l’esigenza di investire nella formazione
e nel perfezionamento delle competenze del capitale umano. In un mercato del
lavoro che richiede maggiori competenze e che si presenta sempre più sogget-
to a repentini cambiamenti non si può prescindere dalla formazione continua
del capitale umano. Per questo gli Stati non possono esimersi dallo sforzo di
potenziare e migliorare gli investimenti a favore del capitale umano, come l’ap-
plicazione di strategie di apprendimento costante ed un facile accesso ai cor-
si professionali, coerenti con le reali esigenze del mercato, prima e durante il
percorso lavorativo.

                                                                                     23
CAPITOLO 1

Linee guida per le         L’intento di questa strategia integrata è:
 politiche occupa-         a) correggere gli effetti di quelle criticità planetarie dovute alle deludenti
 zionali degli Stati           performances economiche;
           membri
                           b) avviare la ripresa economica a livello globale, contribuendo ad una cre-
                               scita quali-quantitativa dei tassi occupazionali, attraverso il potenziamen-
                               to degli investimenti in formazione ed in apprendimento continuo, l’at-
                               tuazione delle riforme dei sistemi di protezione sociale e la lotta al lavo-
                               ro irregolare.
                           Ma accanto a questi obiettivi, ormai tradizionali nell’agenda del legislatore
                       comunitario, l’attenzione si appunta anche sulle modalità necessarie per attua-
                       re le priorità appena indicate: viene previsto un nuovo ciclo di governance a li-
                       vello europeo e nazionale, attraverso un nuovo approccio basato su un più stret-
                       to coinvolgimento degli Stati membri e una maggiore sinergia con gli enti re-
                       gionali e locali24.
                           La rinnovata Agenda di Lisbona, infatti, è incentrata su un ampio coinvolgi-
                       mento di tutte le forze politiche e sociali, dai governi nazionali alle istituzioni
                       locali, dai cittadini alle parti sociali, non senza dimenticare che sono necessa-
                       rie condizioni macroeconomiche stabili e certe.
                           Il coinvolgimento e l’adesione delle autorità regionali e locali sono ritenu-
                       te essenziali per la realizzazione della Strategia: essa deve trarre vantaggio dal
                       dinamismo regionale e deve utilizzare l’esperienza della politica di coesione in
                       materia di governance25.
                           Nella Relazione annuale sullo stato di avanzamento della Strategia di
                       Lisbona per il 2006 si ribadisce, infatti, la necessità che “parlamenti, autorità lo-
                       cali, parti sociali e società civile continuino a collaborare” per la realizzazione
                       della strategia, la quale richiede “un’attuazione sul terreno” attraverso una pro-
                       grammazione della politica di coesione, fondata sulla collaborazione interisti-
                       tuzionale, sulla partecipazione degli enti locali e regionali nella definizione e nel-
                       l’attuazione dei programmi operativi.
                           Dunque la sua attuazione passa per una piena integrazione tra politiche co-
                       munitarie, nazionali, regionali e locali.


                       1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali

                           Le linee guida e i recenti orientamenti strategici adottati dalle istituzioni eu-
                       ropee in materia di programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 afferma-
                       no che le risorse finanziarie, pur rimanendo prioritariamente destinate alla ri-
                       duzione delle disparità regionali e locali, nel rispetto della politica di coesione,
                       contribuiscono al conseguimento di quanto stabilito nella rinnovata Agenda di
                       Lisbona e coniugano in modo ancor più esplicito rispetto al passato obiettivi oc-
                       cupazionali e coesione economica e sociale.
                            24Cfr. Libro Bianco sulla governance.
                            25Cfr. Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitato delle Regioni,
                       Preparare il Consiglio europeo di primavera: un partenariato autentico con gli enti locali e regio-
                       nali per l’occupazione e la crescita, 2006.


                       24
LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

    Viene attribuita nuova e rafforzata importanza alle comunità locali e viene                    La nuova politica
affermata la dimensione urbana della coesione: le Città sono chiamate a                            di coesione: l’im-
                                                                                                   portanza delle co-
prestare il loro contributo di progresso e vitalità alla politica di coesione,                     munità locali
assumendo il ruolo di motori dell’economia locale, dell’innovazione, quali
luoghi di concentrazione delle opportunità, dei bisogni e delle possibilità di
sviluppo.
    L’importanza della dimensione locale nell’ambito della politica di coesione
era stata già messa in luce negli articoli 3 e 158 del Trattato istitutivo della
Comunità europea, ma anche nel testo della Costituzione Europea che, se pu-
re non a regime, ha previsto un chiaro riferimento alla dimensione territoriale
della coesione economica.
    Lo sviluppo del territorio dei Paesi membri, in passato, era stato oggetto di
alcuni indirizzi diffusi attraverso il “Quadro d’azione per uno sviluppo urbano
sostenibile nell’Unione Europea” (1998)26, nel quale si considerava il ruolo fon-
damentale delle Città nello sviluppo regionale e le disparità esistenti tra le re-
gioni dell’UE e si sottolineava che per garantire un’efficace politica regionale fos-
se necessario collegare più esplicitamente le risorse finanziarie alle esigenze e
alle potenzialità urbane nelle diverse regioni. L’intento era quello di incremen-
tare la prosperità economica e l’occupazione nella Città, rafforzando la legitti-
mità e la responsabilità degli attori locali.
    Altro passaggio fondamentale è rappresentato dallo “Schema di sviluppo del-
lo Spazio Europeo” (SSSE), un documento non impositivo redatto dagli Stati
membri in collaborazione con la Commissione europea, approvato a Postdam
nel maggio 1999, contenente gli orientamenti sulla coesione economica e so-
ciale, sullo sviluppo sostenibile, e sullo sviluppo territoriale e nel quale viene de-
dicata maggiore attenzione allo sviluppo territoriale incardinato sulle potenzia-
lità delle Città.
    Ma l’attenzione per i temi della crescita, dell’occupazione e della coesione
sociale era già dominante nella Comunicazione della Commissione presenta-
ta nel 1997, “Agenda 2000: per un’Unione più forte e più ampia”27, nella qua-
le si rappresentava la necessità di realizzare un’ancor più efficace politica di coe-
sione economica nella prospettiva dell’adesione di nuovi paesi, caratterizza-
ti da un grado di sviluppo tanto differente rispetto a quello dei Paesi membri.
In questo documento sulla dotazione finanziaria e sul programma di interven-
to delle politiche comunitarie per il periodo 2000-2006, si richiama la funzio-
ne dei Fondi Strutturali28, diretti a promuovere in tutta l’Unione un’azione di svi-
luppo competitivo e di crescita sostenibile, capace di produrre occupazione.
Tra le caratteristiche più significative particolare rilevanza assume il potenzia-
mento del principio di sussidiarietà e di decentramento delle politiche comu-
nitarie ed un’attenzione specifica viene riservata alla dimensione urbana del-

     26 Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea COM 1998 605
finale del 1998.
     27 Cfr. COM(97) 2000def. Vol. I, Bruxelles, 15.07.1996.
     28 Cfr. Regolamento n. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999, recante disposizioni ge-
nerali sui Fondi Strutturali.


                                                                                             25
CAPITOLO 1

 La nuova politica    la qualità della vita, che rappresenta uno specifico asse di intervento del qua-
 di coesione: l’im-   dro comunitario di sostegno 2000-200629.
portanza delle co-
     munità locali        L’importanza delle Città nell’ambito delle politiche di coesione era stata già
                      messa in luce in occasione dei Consigli informali di Rotterdam del novembre
                      2004 e di Bristol del dicembre 2005, nonché attraverso importanti studi con-
                      dotti a livello comunitario (Audit urbano, Espon, Orate), nei quali ancora una
                      volta emergeva il ruolo di primissimo piano ricoperto dalle Città, motori di cre-
                      scita e sviluppo, in grado di creare coesione sociale in tutta Europa. La cresci-
                      ta, lo sviluppo, l’aumento dell’occupazione da un lato e la coesione dall’altro
                      sono elementi speculari di uno stesso processo che coinvolge tutti i livelli isti-
                      tuzionali, e dunque, anche le Città.
                          In questa ottica vanno lette le parole di Michel Barnier, Commissario euro-
                      peo, responsabile della politica regionale e della riforma delle istituzioni, secon-
                      do il quale “la politica di coesione deve incorporare gli obiettivi di Lisbona e
                      Göteborg e diventare un veicolo chiave della loro realizzazione attraverso i pro-
                      grammi di sviluppo nazionali e regionali”30, principio che trova eco nel regola-
                      mento n. 1083/2006, nel quale si afferma, tra l’altro, che “la politica di coesio-
                      ne dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la competitività, l’occupazio-
                      ne, facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile defi-
                      nite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglio
                      europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001”31.
                          Nella dimensione locale e territoriale della coesione si apre, dunque, la stra-
                      da all’approfondimento del ruolo che le Città possono svolgere, come si riba-
                      disce anche nel parere del Comitato delle regioni del 26 aprile 2006 sul tema
                      “La politica di coesione e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati


                            29 Appare utile chiarire che gli Stati membri dovevano produrre documenti di programmazio-
                      ne operativa, secondo un preciso iter. Gli Stati membri presentavano il Piano di sviluppo o di ricon-
                      versione che rappresentava un’analisi delle situazione della Regione considerata. Sulla base di que-
                      sto piano, la Commissione europea, in collaborazione con lo Stato membro approvava i program-
                      mi, secondo l’obiettivo prioritario di riferimento. Per l’obiettivo 1 i documenti di programmazione
                      erano costituiti dal Quadro comunitario di sostegno (QCS) 2000-2006, che fissava, tra l’altro, gli as-
                      si prioritari, o priorità strategiche. Sei erano gli assi di intervento: il primo sulla valorizzazione del-
                      le risorse naturali e ambientali (risorse naturali); il secondo asse sulla valorizzazione delle risorse
                      culturali e storiche (risorse culturali); il terzo sulla valorizzazione delle risorse umane (risorse uma-
                      ne); il quarto dedicato al potenziamento ed alla valorizzazione dei sistemi locali di sviluppo (siste-
                      mi locali di sviluppo); l’asse quinto sul miglioramento della qualità della Città, delle istituzioni lo-
                      cali e della vita associata (Città); il sesto asse sul rafforzamento delle reti e nodi di servizio (reti e
                      nodi di servizio).
                            30 Cfr. il testo “Conclusioni: una proposta per la riforma della politica di coesione”, Terza re-
                      lazione sulla coesione economica e sociale, 2004; cfr. il regolamento CE 1083/2006 recante dispo-
                      sizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo
                      di coesione, in particolare cfr., tra gli altri, il considerando n. 2.
                            31 Cfr. il testo del Regolamento CE n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006, recante di-
                      sposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo sociale europeo e
                      sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. In particolare cfr. il secon-
                      do considerando «La politica di coesione dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la compe-
                      titività e l’occupazione facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile defi-
                      nite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglio europeo di
                      Göteborg del 15 e 16 giugno 2001».


                      26
LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

urbani alla crescita e all’occupazione nelle regioni (2006/C 206/04)32. In que-                            La nuova politica
sto documento si richiama l’attenzione sulle grandi potenzialità dei Centri ur-                            di coesione: l’im-
                                                                                                           portanza delle co-
bani e viene segnalata la necessità di rafforzare la dimensione urbana di tutte                            munità locali
le politiche comunitarie e degli Stati membri. Si sottolinea espressamente che
il contributo delle Città nell’attuazione della Strategia di Lisbona quale riformu-
lata nel 2005 risulta decisivo, precisando che le Città rappresentano il labora-
torio adatto ad ogni tipo di evoluzione, essendo esse teatro della maggior par-
te dei progressi sociali e tecnologici.
     Da ultimo, nella stessa direzione si pone la comunicazione della Commissione
al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006, antecedente alla pub-
blicazione dei regolamenti comunitari, dal titolo “La politica di coesione e le Città:
il contributo delle Città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’occupazione
all’interno delle regioni”33, in cui si fa espresso riferimento ad alcuni aspetti del-
la dimensione urbana, determinanti nella realizzazione della coesione sociale.
     Nel luglio 2006 il Parlamento europeo, nell’ambito della nuova politica di
coesione, ha definitivamente approvato i regolamenti per il funzionamento dei
fondi strutturali FESR, FSE e Fondo di Coesione (quest’ultimo non si applica in

 Tabella 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013

                         Strumenti e obiettivi politica di coesione
                  2000-2006                                         2007-2013
         Obiettivi        Strumenti di                       Obiettivi      Strumenti di
                         finanziamento                                     finanziamento
  Fondo di coesione Fondo di coesione                     Convergenza    Fondo di coesione
     Obiettivo 1              FESR                                              FESR
                               FSE                                               FSE
                            FEAOG -
                         orientamento
                              SFOP
     Obiettivo 2              FESR                       Competitività                   FESR
                               FSE                         regionale e                    FSE
     Obiettivo 3               FSE                        occupazione
       Iniziative         Strumenti di                   Cooperazione                    FESR
    Comunitarie          finanziamento                territoriale europea
      INTERREG                FESR
        URBAN                 FESR
        EQUAL                  FSE
     LEADER +               FEAOG –
                         orientamento
Fonte: Commissione Europea, Terza relazione sulla coesione economica e sociale, febbraio 2004.


    32 Cfr. GU n. C206 del 29/08/2006 pag. 17 – 22.
    33 Cfr. il Testo della Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo
del 13 luglio 2006 “La politica di coesione e le Città:il contributo delle Città e degli agglomerati ur-
bani alla crescita e all’occupazione all’interno delle regioni”, Bruxelles, 13.7.2006, COM (2006) 385
definitivo, SEC (2006) 928.


                                                                                                    27
CAPITOLO 1

 La nuova politica    Italia) per il periodo di programmazione 2007-2013, supporto legale per il rag-
 di coesione: l’im-   giungimento di obiettivi quali la crescita e lo sviluppo occupazionale di tutte le
portanza delle co-
     munità locali    Regioni e le Città dell’Unione Europea34.
                      Figura 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013




                      Fonte: Inforegio - factsheet october 2006


                          I Fondi strutturali, in parte riformati attraverso un approccio programmati-
                      co più strategico e un raccordo più organico tra le politiche comunitarie e gli in-
                      dirizzi dei singoli Stati membri35, costituiscono gli strumenti finanziari per il rag-
                      giungimento degli obiettivi citati e sono in diretto collegamento con la politi-

                           34 Il 27 dicembre 2006 è stato pubblicato sulla G.U.C.E. il Regolamento (CE) n. 1828/2006 del-
                      la Commissione, dell’8 dicembre 2006, che stabilisce modalità di applicazione del regolamento (CE)
                      n. 1083/2006. Questo nuovo regolamento ha previsto, tra l’altro, disposizioni supplementari ap-
                      plicabili ai fondi per lo sviluppo urbano, ad esso ha, poi, fatto seguito il Regolamento (CE) n.
                      1989/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006 che modifica l’allegato III del regolamento (CE)
                      n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo so-
                      ciale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999.
                           35 E’ stato previsto il distacco dai Fondi strutturali dei fondi per lo Sviluppo Rurale, distinguen-
                      do definitivamente la Politica di Coesione Comunitaria dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC),
                      nell’ambito della quale si attuano le politiche di sviluppo rurale.


                      28
LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

ca di sviluppo locale36. Essi intervengono nell’ambito della politica di coesione                            La nuova politica
in modo integrato rispetto ai finanziamenti nazionali o privati per attuare pro-                             di coesione: l’im-
                                                                                                             portanza delle co-
grammi di azioni nazionali, regionali o locali, al fine di rispondere alle sfide con-                        munità locali
nesse alle disparità economiche, sociali e territoriali, all’accelerazione delle ri-
strutturazioni economiche e all’invecchiamento della popolazione.37
    Altra novità nei regolamenti previsti nella programmazione 2007-2013 riguar-
da gli obiettivi, o priorità, che rimangono tre ma diventano: «Convergenza»,
«Competitività regionale e Occupazione» e «Cooperazione territoriale europea»38.
    In particolare, l’obiettivo «Convergenza» mira «ad accelerare la convergen-
za degli Stati membri e regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le condizio-
ni per la crescita e l’occupazione tramite l’aumento e il miglioramento della qua-
lità degli investimenti in capitale fisico e umano, lo sviluppo dell’innovazione
e della società della conoscenza, dell’adattabilità ai cambiamenti economici e
sociali e la tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente e l’efficienza am-
ministrativa». Rientrano in questo obiettivo gli Stati membri e le regioni in ritar-
do di sviluppo, in cui il PIL pro capite, misurato in parità di potere di acquisto
è inferiore al 75% della media comunitaria. Al fine di completare il processo di
convergenza, hanno diritto, inoltre, ad un aiuto transitorio, che avrà termine nel
2013, quelle regioni che risentono dell’effetto statistico legato alla riduzione del-
la media comunitaria a seguito dell’allargamento dell’Unione.
    L’obiettivo «Competitività regionale e occupazione» riguarda il territorio
della Comunità non rientrante nell’obiettivo «Convergenza» e punta «a raffor-
zare la competitività e le attrattive delle regioni e l’occupazione, anticipando i
cambiamenti economici e sociali, inclusi quelli connessi all’apertura degli
scambi, mediante l’incremento e il miglioramento della qualità degli investimen-


     36 Prima dei recenti regolamenti pubblicati a luglio 2006 i Fondi strutturali erano quattro: FE-
SR, Fondo europeo di sviluppo regionale, per il finanziamento delle infrastrutture, degli investimen-
ti produttivi e i progetti di sviluppo locale nelle regioni svantaggiate; FSE (Fondo Sociale Europeo),
per il sostegno di azioni formative e per favorire l’inserimento professionale e sociale dei disoccu-
pati e dei soggetti svantaggiati; FEAOG (Fondo Europeo Agricolo di orientamento e di garanzia);
lo strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), il quale finanzia l’adeguamento e l’am-
modernamento degli impianti nel settore ittico. Gli ultimi due fondi sono stati stralciati dalla po-
litica di coesione poiché rientranti nella politica agricola comunitaria.
     37 Il regolamento del FESR definisce il campo di applicazione e di intervento nella promozio-
ne di programmi pubblici e privati volti a ridurre le disparità regionali nell’Unione, attraverso il so-
stegno della competitività e la cooperazione territoriale su tutto il territorio europeo. Il FSE inter-
viene, in linea con la Strategia Europea per l’Occupazione, su alcuni aspetti peculiari: accrescere
l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, migliorare l’accesso e la partecipazione al mercato del
lavoro, combattere l’esclusione sociale attraverso la lotta a tutte le forme di discriminazione, po-
tenziare la creazione di partenariati per individuare strategie comuni per l’occupazione. Il Fondo
di Coesione contribuisce a realizzare interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di trasporti tran-
seuropee: esso opera per quegli Stati membri che hanno un reddito nazionale lordo (RNL) infe-
riore al 90% della media comunitaria, a beneficio, quindi, dei nuovi Stati membri, ma anche del-
la Grecia, del Portogallo e transitoriamente della Spagna.
     38 In Italia, nell’obiettivo «Convergenza» rientrano Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e la
Basilicata, beneficiaria di un sostegno transitorio. All’obiettivo «Competitività regionale e occupa-
zione» accedono le altre regioni (Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria,
Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Province autonome di Trento e Bolzano, Toscana, Umbria,
Valle d’Aosta e Veneto) e la Regione Sardegna in virtù di un sostegno transitorio.


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CAPITOLO 1

 La nuova politica    ti nel capitale umano, l’innovazione e la promozione della società della cono-
 di coesione: l’im-   scenza, l’imprenditorialità, la tutela e il miglioramento dell’ambiente e il miglio-
portanza delle co-
     munità locali    ramento dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo svi-
                      luppo dei mercati del lavoro inclusivi».
                           Per potenziare la cooperazione territoriale, intesa «a rafforzare la cooperazio-
                      ne transfrontaliera mediante iniziative congiunte locali e regionali, a rafforzare
                      la cooperazione transnazionale mediante azioni volte allo sviluppo territoriale
                      integrato connesse alle priorità comunitarie e a rafforzare la cooperazione inter-
                      regionale e lo scambio di esperienze a livello territoriale adeguato», è prevista
                      la possibilità di istituire, su iniziativa dei membri potenziali, tra i quali vi sono an-
                      che le autorità locali, in coerenza con la dimensione locale della politica di coe-
                      sione, uno strumento di cooperazione che consenta di creare in ambito comu-
                      nitario gruppi cooperativi dotati di personalità giuridica, denominati gruppi eu-
                      ropei di cooperazione territoriale (GECT)39. Questi organismi possono essere com-
                      posti da Stati membri, autorità regionali, autorità locali, organismi di diritto pub-
                      blico, situati nel territorio di almeno due Stati membri: la loro funzione è quel-
                      la di attuare programmi o progetti di cooperazione territoriale cofinanziati dal-
                      la Comunità, a valere su FESR, su FSE o sul Fondo di coesione.
                           Nel regolamento generale trovano spazio principi e regole comuni per il fun-
                      zionamento del FSE, del FESR, del Fondo di coesione e vengono introdotti isti-
                      tuti giuridici innovativi, nel rispetto dei più recenti orientamenti della politica di
                      coesione e soprattutto in coerenza con l’importanza riconosciuta alla dimen-
                      sione urbana per il conseguimento di obiettivi di crescita e occupazione.
                           In questa ottica è stata disposta la possibilità di far ricorso alla subdelega che
                      gli Stati membri, le regioni e le autorità di gestione possono attivare in favore
                      delle autorità cittadine, nel rispetto delle priorità relative alla rivitalizzazione ur-
                      bana, nell’ambito dei programmi operativi cofinanziati dal FESR per gli obiet-
                      tivi «Convergenza» e «Competitività regionale e occupazione».
                           Per le Città motori di crescita si apre ancora un’ulteriore possibilità di azio-
                      ne in ambito comunitario grazie alla previsione dello strumento della sovven-
                      zione globale, in virtù del quale le Città possono essere destinatarie di funzio-
                      ni di attuazione di una parte del programma operativo.
                           Più precisamente, l’autorità di gestione del programma operativo può de-
                      legare la gestione e l’attuazione di una parte dello stesso a uno o più organi-
                      smi intermedi da essa designati, compresi gli enti locali, gli organismi di svilup-
                      po regionale o le organizzazioni non governative, che garantiscano la realizza-
                      zione di una o più operazioni secondo le modalità di un accordo concluso tra
                      l’autorità di gestione e tale organismo.
                           In tal caso l’organismo intermedio incaricato dovrà offrire garanzie di solvi-
                      bilità e competenza in materia di gestione amministrativa e finanziaria40.

                           39 Sul gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) si cfr. il Regolamento (CE) n.
                      1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006.
                           40 L’organismo intermedio è tenuto a presentare un programma corredato da una scheda finanzia-
                      ria conforme alle finalità del programma operativo affinché sia stipulato l’accordo in base al quale è pre-
                      vista l’assegnazione dello stanziamento per la realizzazione del programma operativo stesso.


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Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

  • 1. 31 Temi&Strumenti Studi e ricerche 31 Temi&Strumenti Studi e ricerche I SFOL, conformemente a quanto previsto dall’Art. 2 comma 3 del proprio Statuto, ha attiva- L’ IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI to una sede decentrata in Benevento al fine di fornire supporto alle Regioni ed agli Enti lo- cali, nelle aree del Mezzogiorno (ex Obiettivo 1 programmazione fondi strutturali 2000-2006). Si tratta di una scelta funzionale-organizzativa volta a seguire i territori, tramite una prossimità an- che fisica, nelle loro evoluzioni e quindi a calibrare le attività tipiche dell’ISFOL, in modo dinami- E DELLA PREVIDENZA SO C I A L E co e contestualizzato, sui temi del capitale umano e dello sviluppo locale. La mission, i compiti e Unione europea Fondo sociale europeo Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione le funzioni dell’Istituto assumono nella sede di Benevento una connotazione puntuale e sistemi- ca sulle problematiche e sulle prospettive del Sud. La sede opera anche quale sensore sui territori e tra le attività finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, rientra la presente ricerca sul ruo- lo delle Città nella governance multilivello delle politiche occupazionali, con approfondimenti nei contesti meridionali. La Città, infatti, non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce gran parte della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istituzionali più adatti a predisporre so- IL RUOLO DELLE CITTÀ luzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. L’interesse per questi temi nasce dall’importanza assunta dalla dimensione urbana nella geome- NELLA GOVERNANCE tria istituzionale nazionale, che nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di collaborazio- ne tra i diversi livelli istituzionali, e, in più, nel rapporto con le autorità europee, instaura un dia- MULTILIVELLO logo sempre più profondo, alla luce dei nuovi assetti di governance. Si va delineando, dunque, una struttura modulare integrata tra istituzioni e poteri che operano in sinergia funzionale e coordi- nata per realizzare crescita economica e rilancio del capitale umano e sociale. Gli stessi regola- DELLE POLITICHE menti dei fondi strutturali per il periodo di programmazione 2007 - 2013 individuano nelle Città un perno del complessivo sviluppo regionale. Inoltre, diversi studi, documenti e atti, elaborati più OCCUPAZIONALI o meno di recente dalle autorità comunitarie evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle Città nei processi di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione. Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo centrale della Città nella promo- zione dello sviluppo locale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuosi di scam- Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno bio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni nazionali e transnazionali, costi- tuiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruota l’intera ricerca che ha sviluppato un focus su alcune esperienze, in particolare quelle dell’importante rete europea del progetto URBACT – Re- generando. ISBN 978-88-543-0032-3 9 788854 300323 Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori
  • 2. Temi&Strumenti Studi e ricerche 31 ISBN 978-88-543-0032-3
  • 3. L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, è stato istituito con D.P.R. n. 478 del 30 giugno 1973, e riconosciuto Ente di ricer- ca con Decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999; ha sede in Roma ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale. L’Istituto opera in base al nuovo Statuto approvato con D.P.C.M. del 19 marzo 2003 ed al nuovo assetto organizzativo approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 12 del 6.10.2004. Svolge attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, informa- zione e valutazione nel campo della formazione, delle politiche sociali e del la- voro, al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione, al miglioramento del- le risorse umane, all’inclusione sociale ed allo sviluppo locale. Fornisce consu- lenza tecnico-scientifica al Ministero del Lavoro e delle Previdenza Sociale e ad altri Ministeri, alle Regioni, Province autonome e agli Enti locali, alle Istituzioni nazionali pubbliche e private. Svolge incarichi che gli vengono attribuiti dal Parlamento e fa parte del Sistema statistico nazionale. Svolge anche il ruolo di struttura di assistenza tecnica per le azioni di sistema del Fondo sociale europeo, è Agenzia Nazionale LLP–Programma settoriale Leonardo da Vinci, Centro Nazionale Europass, Struttura nazionale di suppor- to all’iniziativa comunitaria Equal. Presidente Sergio Trevisanato Direttore Generale Antonio Capone La collana “Temi&Strumenti” – articolata in Studi e Ricerche, Percorsi, Politiche comunitarie – presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Isfol sui temi di com- petenza istituzionale, al fine di diffondere le conoscenze, sviluppare il dibatti- to, contribuire all’innovazione e alla qualificazione dei sistemi di riferimento. La collana “Temi&Strumenti” è curata da Isabella Pitoni, responsabile Ufficio Comunicazione Istituzionale Isfol. 2006 – ISFOL Via G. B. Morgagni, 33 00161 Roma Tel. 06445901 http://www.isfol.it
  • 4. Unione europea Fondo sociale europeo ISFOL IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno ISFOL EDITORE
  • 5. Il volume raccoglie i risultati di uno studio sul ruolo delle Città nella definizio- ne ed attuazione delle politiche del lavoro, sviluppato nell’ambito delle attività finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La ricerca è nata dall’approfondimento sul ruolo delle Città, quali attrattori e pro- motori di iniziative per l’occupazione e per l’occupabilità nello scenario comu- nitario e nazionale. Un approfondimento è stato dedicato all’attività svolta dal- la rete tematica Regenerando, appartenente al network per lo scambio di espe- rienze, Urbact, e nata nell’ambito del programma comunitario Urban. La ricerca è a cura del “Centro per lo Sviluppo Locale” per le aree del Mezzogiorno che opera presso la sede decentrata dell’ISFOL, in Benevento. Responsabile sede Antonio Capone Gruppo di Lavoro Massimo Resce – progetto di ricerca, progetto di pubblicazione, supervisione e integrazioni Giovanna Rossi – ricognizione ed analisi normativa Annamaria D’Alessio – ricognizione delle iniziative progettuali realizzate in un campione di Città delle aree Obiettivo 1 Indagine sulla Rete Regenerando L’indagine è stata impostata con la cooperazione ed il supporto di Serena Angioli, Dirigente Lavoro Sviluppo e Risorse UE, Comune di Reggio Calabria e dello staff del progetto Regenerando. Si ringraziano per la collaborazione le Amministrazioni tutte, ed in particolare gli Assessorati Comunali che hanno contribuito con le proprie informazioni a costruire la base conoscitiva sulle singole iniziative implementate dalle Città. La pubblicazione è aggiornata al 31 dicembre 2006. Coordinamento editoriale della collana “Temi & Strumenti”: Piero Buccione e Aurelia Tirelli. Con la collaborazione di Paola Piras.
  • 6. INDICE INDICE pag. INTRODUZIONE 11 Cap. 1 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO: DALLA STRATEGIA DI LISBONA AGLI OBIETTIVI DELLA NUOVA POLITICA DI COESIONE 15 1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” 16 1.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica 20 1.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri 23 1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali 24 1.3 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario 33 Cap. 2 LE AUTORITA’ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE: IL RUOLO DELLE CITTA’ 37 2.1 La dimensione locale delle politiche occupazionali in Italia 39 2.2 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nella gestione del mercato del lavoro 40 2.3 Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali 51 2.4 Un’indagine empirica sulle esperienze locali di politiche occupazionali 54 2.4.1 Iniziative poste in essere dalle Città 55 2.4.2 Prospettive future 60 2.4.3 Come si coordina la Città con l’attività della Regione e della Provincia 62 2.4.4 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città 63 Cap. 3 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ DEL NETWORK REGENERANDO 67 3.1 I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT 68 3.2 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche 71 3.3 Indagine sulle Città della Rete 75 3.4 Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro regolare, la coesione sociale 78 3.5 L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando 82 5
  • 7. INDICE pag. 3.5.1 Reggio Calabria 85 3.5.2 Palermo 88 3.5.3 Napoli 89 3.5.4 Roma 92 3.5.5 Catania 96 3.5.6 Salerno 97 3.6 Contributo delle Città per l’attuazione degli orientamenti comunitari 99 3.7 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere l’occupazione 101 Cap. 4 GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ 105 4.1 La “Carta delle Città europee per l’Occupazione” 105 4.2 Il network degli Osservatori Urbani per l’Occupazione 107 4.3 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi paradigmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione 109 CONCLUSIONI 113 ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI 117 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 121 ALLEGATI 127 6
  • 8. INDICE DELLE FIGURE E TABELLE pag. Fig. 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario 17 Fig. 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013 28 Fig. 3 - Strumenti finanziari comunitari per promuovere l’occupazione, la crescita e la coesione nelle Regioni dell’Unione Europea 32 Tab. 1 - Schema sinottico sugli “orientamenti integrati” per la crescita e l’impiego 2005 -2008 21 Tab. 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013 27 7
  • 9. ABBREVIAZIONI cd: Cosiddetto d.lgs.: Decreto Legislativo Giur: Giuridica/o l.: Legge l.cost.: Legge Costituzionale l.r.: Legge Regionale Reg.: Regolamento riv: Rivista si v.: Si veda vs: Verso 8
  • 10. GLOSSARIO BEI: Banca europea investimenti CE: Comunità Europea CEE: Comunità Economica Europea COM (def): Comunicazione (definitiva) COM: Comunicazione EGLEI: Rete Europea di Agenzia e Agenti di Sviluppo Locali ELISE: Rete Europea per lo Scambio di Informazioni sullo Sviluppo e sulle Migrazioni Locali EQUAL: Iniziativa Comunitaria nata per promuovere nuove strategie di lotta contro ogni forma di discriminazione e ineguaglianza nell’accesso al mercato del lavoro FEAOG: Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia FEI: Fondo Europeo Investimenti FESR: Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FSE: Fondo Sociale Europeo GECT: Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale GOPE: Grandi Orientamenti per le Politiche Economiche GUCE: Gazzetta Ufficiale Comunità Europea ICT: Information & Communication Technology ILO: Iniziative Locali per l’Occupazione INTERREG: Iniziativa Comunitaria per promuovere la cooperazione interregionale, transnazionale e transfrontaliera JASPERS: Joint Assistance in Supporting Projects in European Regions JEREMIE: Risorse Europee Congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese JESSICA: Joint European Support for Sustainable Investiment in City Areas LEADER: Iniziativa Comunitaria finalizzata a realizzare progetti pilota di sviluppo sostenibile nelle zone rurali LEDA: Local Employment Development Action NAP: Piano di Azione Nazionale OCSE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico PICO: Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione PMI: Piccole e Medie Imprese QCS: Quadro Strategico Comunitario QSN: Quadro Strategico Nazionale RAP: Piani Regionali di Azione SFOP: Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca TIC: Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione UE: Unione Europea URBACT: Rete Europea per lo Scambio di Esperienze URBAN: Integrated Urban Development Transnational Exchange 9
  • 11.
  • 12. INTRODUZIONE La Città non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabili- sce gran parte della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istitu- zionali più adatti, soprattutto in virtù della prossimità fisica, a predisporre so- luzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il mi- glioramento della qualità della vita dei cittadini. La finalità del presente studio è quella di indagare su come le Città si proiet- tano nella governance multilivello delle politiche occupazionali1. In particola- re sono state prese in considerazione sia aree metropolitane che Città capoluo- go di provincia di piccole – medie dimensioni. L’interesse per questi temi nasce dall’importanza crescente assunta dalla realtà urbana nella geometria istituzionale nazionale, la quale, in attuazione del principio di sussidiarietà, nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e, in più, instaura un dialogo sem- pre più profondo nel rapporto con le autorità europee alla luce dei nuovi as- setti di governance2. 1 L’espressione “multilevel governance” descrive la divisione dei poteri istituzionali su più livelli del territorio, ovvero indica un modello di regolazione articolato attraverso una pluralità di soggetti. Nello scenario europeo il concetto di governance a più livelli riassume un modello di relazione fra il livello subnazionale di governo degli Stati membri e le istituzioni europee. Nel contesto italiano il livello sub- nazionale di governo è costituito non solo dal livello delle Regioni, ma anche da quello delle autono- mie locali, Province e Comuni. Va segnalato, inoltre, che nel nuovo assetto costituzionale, così come riformato dalla l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3, vi è stato un ampliamento di compiti e funzioni attribuiti a Regioni ed enti locali (Province e Comuni), nel rispetto del principio di sussidiarietà, in base al qua- le le decisioni devono essere adottate il più vicino possibile ai cittadini. 2 L’etimologia del termine può offrire un significativo spunto per comprendere le attuali accezio- ni di governance: la radice più antica della parola è di origine greca (kubernân) e indica l’atto di con- durre (una nave oppure un carro, etc.); nella cultura filosofica classica il termine fa riferimento al il go- verno degli uomini e questa accezione verrà conservata anche dal vocabolo latino gubernare. In se- guito, nel XIII secolo, in Francia il termine si riferisce alle modalità di governo nella sfera domestica e nell’ambito politico amministrativo, mentre in Inghilterra governance significa atto di governare, con riferimento al comando del principe, ma anche all’insieme di diritti e dei poteri sui quali si basava l’or- ganizzazione civile e politica inglese. Quest’ultima accezione, intesa come modalità di esercizio del go- verno, è quella diffusa anche nella seconda metà del XX secolo, quando al termine governance viene contrapposto quello di government, considerato come l’istituzione che esercita il governo [Cfr. Bobbio L., I governi locali nelle democrazie contemporanee, Laterza, Roma-Bari, 2002]. Attualmente molte- plici sono le discipline in cui si utilizza il termine di governance: per citarne alcuni, si parla di corpora- te governance in ambito economico aziendale con riferimento a regole e strutture organizzative di sog- getti economici; la public governance riguarda invece le amministrazioni pubbliche, mentre la global governance concerne lo studio delle relazioni internazionali. 11
  • 13. INTRODUZIONE Senza addentrarsi nello studio definitorio sul termine governance, da con- siderarsi vocabolo dalle molteplici accezioni, a seconda dell’ambito di riferimen- to e dei campi di osservazione, va chiarito che l’aspetto semantico richiamato è quello accettato anche in molti studi che riguardano i sistemi di gestione del- le amministrazioni locali e che mettono in evidenza l’utilità di un sistema urba- no di tipo policentrico3. Chiarito che “governance” contempla una pluralità di significati, non ci si può sottrarre, tuttavia, alla sua analisi nello scenario comunitario e in quello nazio- nale per poi comprendere il ruolo delle Città nella geometria multilivello del- le politiche occupazionali, secondo tematiche che ruotano tutte intorno ai prin- cipi della sussidiarietà, proporzionalità/adeguatezza4. La governance europea si riferisce alle norme, ai processi ed ai comportamen- ti che incidono sulle modalità in cui vengono esercitate le competenze e i po- teri istituzionali, con la garanzia di una maggiore apertura ai cittadini e alla con- sultazione delle parti sociali, nell’ottica di promuovere e valorizzare la partecipa- zione dal basso nella realizzazione, ma anche nella formulazione delle policies. Nello scenario europeo si assiste ad una tendenza dicotomica: da una par- te, il rafforzamento dell’Unione Europea come istituzione, come mercato, che tende ad ampliare gli spazi e ad annettere territori; dall’altro, si è testimoni del consolidamento di un apparato organizzativo, rispettoso delle diverse identità, basato sul ruolo dei singoli Stati nazionali, dei governi regionali e di quelli lo- cali, ma anche di quei soggetti associativi che raggruppano istituzioni locali e regionali di diversi paesi5. L’incrocio di questi processi ha dato luogo a profonde trasformazioni che han- no evidenziato il ruolo sempre crescente delle Città in Europa, quale livello isti- tuzionale comune a tutti gli Stati membri, utile per promuovere politiche basa- te sul dialogo transnazionale6. In tal senso la sfera di azione dei governi locali si è ampliata, arricchendo di un’ulteriore accezione il termine governance e ispirando l’analisi della new me- 3 Cfr. Ostrom V. - Tiebout C., The organization of government in metropolitan areas: a theo- retical inquiry, in American Political Science Review, 1961, n. 55, pag. 831-42. Il sistema descritto da questi studiosi si basa sulla presenza di una molteplicità di attori diversi, rappresentati da pub- blici poteri, ma anche dal terzo settore. 4 Cfr. La Governance europea. Un libro bianco, Bruxelles, 25 luglio 2001, COM (2001) 428. 5 Si ricordino tra queste entità associative: l’Assemblea delle Regioni (AER); Eurocities, di cui fan- no parte le maggiori città europee; Euroregio, che riguarda forme di cooperazione transfrontaliera. 6 Il tema del dialogo finalizzato a promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini è cen- trale nella politica comunitaria. Si ricordi che la Commissione europea nell’ottobre 2005 ha vara- to il Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito, volto ad avvicinare governi nazionali e a ren- dere consapevoli i cittadini europei delle scelte politiche dell’Unione Europea. In linea con questa iniziativa è la decisione n. 1904/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicem- bre 2006 che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma «Europa per i cittadini», mirante a promuovere la cittadinanza europea attiva, finalizzato, tra l’altro, a dare ai cittadini la possibilità di interagire e partecipare alla costruzione di un’Europa sempre più vicina e democratica. In que- sto documento si ricorda (considerando n. 9) che il Consiglio europeo già in altre occasioni ha sot- tolineato la necessità di avvicinare l’Unione Europea e le sue istituzioni ai cittadini degli Stati mem- bri, esortando le istituzioni a instaurare e promuovere un dialogo aperto e costante con le orga- nizzazioni della società civile e con le municipalità (si v., pure, la decisione 2004/100/CE del 26 gennaio 2004 in G.U. L del 4.2.2004), anche attraverso gemellaggi tra città. 12
  • 14. INTRODUZIONE tropolitan governance7, considerata come policy making che coinvolge più at- tori, di diversi livelli, non gerarchicamente ordinati, ma operanti secondo la lo- gica del policy network approach8, che implica forme di cooperazione e non di competizione istituzionale, in grado di determinare sensibili mutamenti nell’ar- chitettura della pubblica amministrazione. Questo è il senso attribuito alla parola governance nel presente studio, in cui si fa riferimento alla funzione svolta dalle Città/Comuni nel sistema artico- lato di regole, procedure, attori e prassi che, in modo talvolta sincronico e tal- volta diacronico, contribuiscono alla definizione ed alla realizzazione di scelte di intervento nelle politiche occupazionali. Le Città sono parte attiva di questo processo decisionale a più voci, a carat- tere multidimensionale, declinato a vari livelli, incardinato sulla necessità di crea- re un impianto forte di fronte alle sfide poste dalla globalizzazione, fenomeno che ha contribuito a migliorare la qualità della vita, ma che ha creato anche no- tevoli rischi di disparità tra e all’interno degli Stati. Si va delineando, dunque, una struttura modulare integrata tra istituzioni e poteri che operano in sinergia funzionale e coordinata per realizzare crescita eco- nomica e rilancio del capitale umano e sociale. In un sistema di questo tipo non si può che condividere quanto espresso dal- l’economista Amartya Sen il quale auspica la realizzazione di logiche di suppor- to e di cooperazione tra le molte istituzioni della nostra realtà politica: “vivia- mo in un mondo di molte istituzioni … e dobbiamo fare in modo che si pos- sano supportare e rafforzare tra loro, anziché ostacolarsi a vicenda”9. L’assenza di modelli di coordinamento e di metodi dialogici tra i vari sogget- ti istituzionali non può che far emergere quei rischi di sovrapposizione che pos- sono portare ad un conflitto interistituzionale. Diversi studi, documenti e atti, elaborati più o meno di recente dalle autorità comunitarie, evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle Città nei proces- si di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione. Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo della Città nella promozione dello sviluppo locale, delle politiche occupazionali e dell’in- clusione sociale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuo- si di scambio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni na- zionali e transnazionali, costituiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruo- ta l’intera ricerca. 7 Cfr. Kübler D. - Hubert H., An analytical framework for democratic metropolitan governan- ce, EPRC Joint Session of Workshop, Torino, 2002; Dente B., Metropolitan Governance Reconsidered, or How to avoid errors of the Third Type, “Governance”, vol.3, n. 1, pagg. 55-74. 8 Questa logica rappresenta il tema dominante di molti progetti internazionali di governance urbana, implementati nel corso di questi ultimi dieci anni. Si ricordino, ad esempio, il progetto Urban Development Cooperation delle Nazioni Unite; Urban Management Programme, promosso da UNDP/UNCHS e dalla banca Mondiale; LIFE (Local Initiative Facility to the Urban Environment), vol- to a promuovere la cooperazione tra le municipalità, organizzazioni non governative; il PPPUE (Public –Private Partnerships Programme for the Urban Environment) a sostegno di joint ventures operan- ti su tematiche ambientali; lo Urban Governance Initiative (TUGI). 9 Cfr. Sen A., Globalizzazione e libertà, Mondadori, Milano, 2002, pag. 18. 13
  • 15. INTRODUZIONE Nello specifico si seguono due direttrici: da un lato, è stata svolta una rico- gnizione sulle normative europee e nazionali per definire la geometria multi- livello delle politiche occupazionali e il ruolo che in essa occupa la Città, dal- l’altro, l’attenzione è stata focalizzata sulle iniziative che di fatto le Città euro- pee implementano per incrementare l’occupazione locale, con un approfondi- mento nei contesti italiani delle aree Obiettivo 110. L’analisi sulle azioni poste in essere dalle municipalità coinvolte nell’indagi- ne è incentrata, in particolare, sull’esperienza di Regenerando, rete tematica di Città europee, accomunate dalla volontà di individuare e scambiare best prac- tices, sperimentate nelle diverse realtà urbane, che hanno avuto un impatto si- gnificativo sui livelli occupazionali. 10 Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise (phasing out). 14
  • 16. CAPITOLO 1 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO: DALLA STRATEGIA DI LISBONA AGLI OBIETTIVI DELLA NUOVA POLITICA DI COESIONE Negli ultimi anni il ruolo della Città negli assetti istituzionali comunitari si è rafforzato e ha assunto dimensioni sempre più significative, grazie all’acquisi- ta e diffusa consapevolezza che esse rappresentano il luogo di integrazione so- ciale e culturale per eccellenza, la fonte principale della prosperità economica e dello sviluppo sostenibile per i cittadini. In ambito europeo nella realizzazione delle politiche occupazionali e di coe- sione le Città sembrano rivendicare una crescente centralità, come appare an- che dalla Dichiarazione di Londra, sottoscritta nel luglio 2002 da circa 250 sin- daci di altrettante Città europee e finalizzata a promuovere un maggiore spa- zio e una maggiore importanza delle Città nelle politiche comunitarie di svilup- po. Nell’ambito di queste politiche il successo dei singoli Stati è visto come un prodotto del processo di crescita legato anche al ruolo politico, economico e sociale della Città. Le Città, tra l’altro, possono considerarsi tra i destinatari degli orientamen- ti fissati a Lisbona perché rappresentano il livello di policy making più vicino ai cittadini. Esse, infatti, sono in grado di percepire in maniera più diretta le criti- cità e le esigenze del mercato del lavoro a livello locale e quindi possono es- sere lo strumento più efficace per centrare l’obiettivo della piena occupazione. La rigenerazione del tessuto cittadino non può essere più percepita esclu- sivamente come un mero problema urbanistico o architettonico, ma va analiz- zata nel quadro dei rapporti e delle dinamiche sociali, che presuppongono stra- tegie di politiche integrate e partecipazione attiva dei cittadini alle scelte rela- tive alle trasformazioni del territorio. 15
  • 17. CAPITOLO 1 L’idea che il livello di governo cittadino possa costituire uno dei piani sui qua- li fondare il complesso edificio della strategia occupazionale e dello sviluppo sostenibile rappresenta l’orientamento che ha ispirato questa disamina su at- ti, studi e programmi comunitari. Prima di mettere a fuoco i contenuti della documentazione comunitaria at- traverso la lente dello sviluppo urbano appare utile comprendere la reale por- tata ed efficacia degli atti presi in esame, considerato che molti dei documen- ti che trattano la dimensione urbana dello sviluppo e della crescita occupazio- nale sono giuridicamente atti atipici11, comunque non vincolanti e pertanto si identificano come meri orientamenti della politica comunitaria (si veda la Figura 1). Lo schema sinottico distingue tra diritto primario e diritto derivato, tenen- do presente che attualmente l’art. 249 del Trattato CE elenca cinque atti di ba- se in vigore (direttiva, regolamento, decisione, raccomandazione e parere) ai quali la prassi ha aggiunto altri atti che si possono considerare atipici. La Costituzione Europea12, ad oggi non ancora ratificata, prevede una sem- plificazione degli atti comunitari. Al diritto primario e derivato va aggiunto il diritto secondario che si sostan- zia negli Accordi Internazionali e che regola i rapporti degli stati dell’Unione Europea con gli altri paesi. 1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la cresci- ta e l’occupazione” La Strategia di Lisbona, definita nel marzo del 2000 dai Capi di Stato e di go- verno, nasce dall’intento degli Stati di imprimere nuovo slancio alle politiche co- munitarie. Attraverso un percorso di riforme strutturali nel campo delle politi- che economiche, essa si propone di consolidare il mercato interno, incremen- tare la ricerca, l’innovazione e l’educazione e far sì che nell’Unione Europea del 2010 si realizzi «l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinami- 11 Risoluzioni e conclusioni del Consiglio europeo, linee direttrici del Consiglio, orientamenti strategici del Consiglio, comunicazioni della Commissione, codici di condotta, libri bianchi e libri verdi, etc. 12 Il Trattato che istituisce la Costituzione Europea è stato adottato all’unanimità (25 Stati mem- bri e tre paesi candidati – Turchia, Romania e Bulgaria -) il 29 ottobre 2004 a Roma, ma non è an- cora entrato in vigore, non essendo stato ratificato da ciascuno Stato membro secondo la propria procedura costituzionale (parlamentare o referendaria). Va ricordato che nei referendum svoltisi in Francia e nei Paesi Bassi, nella primavera 2005, la maggioranza degli elettori ha votato contro il testo della Costituzione europea, mentre in Italia il testo è stato approvato definitivamente dal- l’assemblea dei senatori il 6 aprile 2005 e sulla G.U. n. 92 del 21 aprile 2005 – Suppl. Ord. n. 70 è stata pubblicata la L. 7 aprile 2005, n. 57 “Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Roma il 29 settembre 2004”. La Costituzione per l’Europa è stata ratificata da 15 Stati membri: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Slovenia e Spagna. In altri Paesi (Danimarca, Polonia, Svezia, Irlanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito), invece, il processo di ratifica è stato avviato, ma non risulta ancora concluso. 16
  • 18. LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO Figura 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti in- tegrati per la cre- LIVELLI FONTI GIURIDICHE DI DIRITTO COMUNITARIO scita e l’occupa- Trattati 1) TRATTATO ISTITUTIVO COMUNITA’ ECONOMICA zione” EUROPEA (1957) - modificato dall’Atto Unico Europeo (1987) - modificato dal Trattato di Maastricht dell’UE (1992) - modificato dal Trattato di Amsterdam UE (1999) Diritto Primario - modificato dal Trattato di Nizza UE (2003) 2) TRATTATO COSTITUZIONALE (2004) - istituisce una Costituzione Europea [non ancora ratificata] 3) TRATTATI di ADESIONE VINCOLANTE 4) Altri TRATTATI e PROTOCOLLI Atti di portata generale obbligatori in tutti gli Regolamenti COGENZA DECRESCENTE elementi e direttamente applicabili in ciascuno Stato membro. Acquistano efficacia senza atto di ricezione o adattamento da parte dei singoli ordinamenti statali. Non di portata generale, obbligatorie per il solo Direttive Stato membro in tutti i loro elementi, pur riconoscendo margini di manovra alle autorità nazionali per il raggiungimento del risultato. Hanno efficacia “mediata”, cioè creano diritti e obblighi Diritto Derivato dopo l’adozione. Provvedimenti di portata individuale, obbligatori in Decisioni tutti i loro elementi e vincolanti per tutti i destinatari (anche singolo Stato membro) in esse espressamente designati Raccomandazioni Non sono vincolanti e sollecitano il destinatario a tenere comportamenti più rispondenti agli interessi comuni Determina la posizione della istituzione che lo Pareri emana su una specifica questione. 1) REGOLAMENTI INTERNI Atti atipici 2) DECISIONI DEL CONSIGLIO – ACCORDI NON VINCOLANTE COMMERCIALI PAESI TERZI 3) ACCORDI INTERISTITUZIONLI 4) DICHIARAZIONI COMUNI 5) RISOLUZIONI E CONCLUSIONI DEL CONSIGLIO 6) POSIZIONI COMUNI DEL CONSIGLIO 7) COMUNICAZIONI DELLA COMMISSIONE a. Possono essere decisorie, interpretative e informative; b. nella maggiorparte dei casi i “Documenti COM” sono proposte legislative; 8) LIBRI VERDI, LIBRI BIANCHI e CODICI di CONDOTTA 9) PROGRAMMI DI AZIONE 10) PROGRAMMI QUADRO 17
  • 19. CAPITOLO 1 Dalla “Strategia ca del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuo- di Lisbona” agli vi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale»13. “Orientamenti in- tegrati per la cre- Per la prima volta nella storia dell’evoluzione delle politiche dell’Unione scita e l’occupa- Europea, la Strategia di Lisbona, mirando alla piena occupazione, definisce de- zione” gli obiettivi occupazionali quantificati che i singoli Stati si impegnano a conse- guire entro il 2010. Si intende raggiungere in Europa un tasso di occupazione globale del 70% della popolazione attiva, un tasso di occupazione femminile non inferiore al 60% e un tasso di occupazione dei lavoratori anziani (di età com- presa tra i 55 e i 64 anni) del 50%. A tal fine le istituzioni comunitarie sottolineano la necessità di superare le debolezze strutturali del mercato del lavoro comunitario anche attraverso l’u- tilizzo diffuso delle reti telematiche, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), lo sviluppo della ricerca scientifica, il rilancio della produt- tività e il dinamismo delle PMI, il miglioramento delle politiche sociali14. Si trattava di obiettivi ambiziosi, per il raggiungimento dei quali doveva im- pegnarsi il singolo Stato, stabilendo traguardi intermedi (nel 2005 e poi nel 2008), per contribuire, per la propria parte, al risultato finale del 2010. Per arrivare al- la meta si rendeva necessario il rafforzamento di processi di coordinamento e convergenza tra le politiche nazionali, da realizzare attraverso il metodo di coor- dinamento aperto, definito a livello comunitario per conseguire una maggio- re convergenza verso le finalità principali dell’Unione nell’ambito delle politi- che occupazionali, ma anche nelle politiche formative e di inclusione sociale15. Il progressivo approfondimento delle tematiche occupazionali e sociali aveva determinato la consapevolezza che molti problemi di questi settori erano co- muni ai Paesi dell’Unione e che, pertanto, anche le soluzioni da adottare po- tevano essere comuni. Tuttavia, la messa a punto di questo processo decisionale condiviso, fonda- to sulla partecipazione di più livelli istituzionali (comunitario e nazionale), pur 13 Tre sono, infatti, i pilastri fondamentali sui quali poggia la strategia: 1) il primo, di natura economica, è volto a preparare la transizione verso un’economia competiti- va, fondata sulla conoscenza, e a migliorare le politiche in materia di società dell’informazione e di Ricerca e Sviluppo; 2) il secondo pilastro prevede la modernizzazione e il miglioramento del modello sociale europeo per realizzare lo sviluppo di una politica sociale e raggiungere obiettivi di inclusione sociale; 3) infine, il terzo pilastro, aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göterborg nel giugno 2001, indica che i processi di crescita economica debbano dispiegarsi nel rispetto della sostenibilità ambientale. 14 Il 22 novembre 2006 la Commissione Europea ha presentato il Libro Verde “Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo” [COM (2006) 708 def.] per rilanciare gli obiettivi previsti dalla Strategia di Lisbona attraverso una modernizzazione del diritto del lavo- ro che possa contribuire a coniugare flessibilità e sicurezza dell’occupazione, la cd. flessicurezza. 15 Il metodo di coordinamento aperto, concepito per assistere gli Stati nell’elaborazione del- le loro politiche, prevede misure di tipo soft, più o meno vincolanti per gli Stati membri (mai di- rettive, decisioni e regolamenti). Esso implica la definizione di orientamenti comunitari (linee gui- da periodicamente revisionate) per il conseguimento di obiettivi concreti, senza rischi di erosione della sovranità e della responsabilità nazionali; la trasposizione di questi orientamenti nelle poli- tiche nazionali e regionali (mediante piani di azione nazionali); la definizione di parametri ed in- dicatori per confrontare i risultati raggiunti; periodiche attività di monitoraggio e verifica attraver- so processi di apprendimento reciproco e uso delle buone prassi. 18
  • 20. LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO avendo avuto il merito di innescare processi di reciproco apprendimento tra gli Dalla “Strategia Stati, facilitando gli scambi ed evitando rischi di social dumping16, non ha pro- di Lisbona” agli “Orientamenti in- dotto risultati concreti. Inadeguato si è rivelato il coinvolgimento della società tegrati per la cre- civile e degli attori locali, ma soprattutto frammentario e poco incisivo il siste- scita e l’occupa- ma di concertazione intergovernativo predisposto a livello comunitario per rea- zione” lizzare le finalità fissate a Lisbona. Accanto a questi fattori di natura endogena, tra le cause del fallimento del- la strategia del 2000 vanno annoverati gli ostacoli esogeni, in larga parte do- vuti al rallentamento dell’economia. La flessione del commercio mondiale, le incertezze politiche, il periodo di bassa crescita che ha interessato l’economia europea in questi ultimi anni, la debolezza della domanda interna, il rallentamento demografico, il ristagno del- la crescita che, nel periodo 2001-2003, si è attestata ad un livello medio dell’1% circa, sono le cause principali del mancato raggiungimento degli obiet- tivi enunciati a Lisbona, sin dall’inizio rivelatisi numerosi, molto ambiziosi e dif- ficili da perseguire. Come si evince dal rapporto presentato alla Commissione europea nel no- vembre 2004, con il quale si è analizzato lo stato di avanzamento della Strategia17, gli scarsi progressi nell’attuazione degli obiettivi fissati a Lisbona sono stati im- putati ad una mancata specificità dell’azione politica, dovuta ad una non chia- ra ripartizione delle responsabilità tra Unione Europea e Stati membri, ovvero al- la farraginosità della governance, all’insufficiente attuazione di politiche scarsa- mente selezionate in base all’importanza, ma anche ad un generale clima di in- certezza internazionale, causato dalla globale congiuntura economica18. A tal proposito si è reso necessario attivare non solo una mirata strategia di comunicazione sull’Agenda di Lisbona, capace di coinvolgere anche i cittadini, ma è parso fondamentale intraprendere un processo di riforme per aumenta- re il potenziale di crescita dell’UE e predisporre delle politiche macroeconomi- che solide tanto da garantire le trasformazioni necessarie per raggiungere il più vasto obiettivo dello sviluppo sostenibile, da perseguire attraverso una maggio- re dinamicità demografica e un miglior sfruttamento del capitale umano rap- presentato dai giovani19. 16 Per dumping in senso stretto si intende esportazione sottocosto; il dumping sociale rappre- senta il mancato rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro, ma è anche una forma di concorren- za sleale tra i Paesi. 17 Si tratta del rapporto, intitolato “Affrontare la sfida”, presentato da Wim Kok, presidente del Gruppo di Alto Livello incaricato dalla Commissione di esaminare gli effetti della Strategia di Lisbona, per individuare e proporre metodi utili a recuperare lo slancio iniziale della stessa. 18 Va chiarito che i risultati della Strategia di Lisbona risultano nel complesso deludenti, fatta eccezione per alcuni settori in cui sono stati compiuti dei progressi. Infatti, il tasso di occupazione dell’Unione è aumentato del 2%, attestandosi al 64,3% (nel quadriennio 1999-2003), inoltre i da- ti sulla diffusione delle ICT e sull’utilizzo di internet si sono rivelati incoraggianti per molti degli Stati impegnati nel conseguimento degli obiettivi fissati a Lisbona. 19 Cfr. Il “Patto europeo per la gioventù”, adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2005 per migliorare l’istruzione, l’inserimento professionale e sociale dei giovani europei, facilitando la con- ciliazione tra vita familiare e sociale. 19
  • 21. CAPITOLO 1 Dalla “Strategia Seguendo gli orientamenti tracciati nel rapporto Kok20, l’attenzione viene pun- di Lisbona” agli tata su due parole chiave “growth and jobs”, di natura squisitamente economi- “Orientamenti in- tegrati per la cre- ca, determinando inizialmente una degradazione dell’obiettivo della coesione scita e l’occupa- sociale e delle politiche di protezione sociale con l’intento finale di aumenta- zione” re l’efficacia della strategia complessiva. Pertanto, nel marzo 2005 il Consiglio europeo ha individuato gli assi sui quali basare il rilancio della Strategia di Lisbona, calibrando l’attenzione su due aspetti significativi: assicurare una crescita più stabile e duratura e creare nuova e migliore occupazione, non senza cercare di recuperare quella dimensione sociale e quei processi di inclusione sociale, in passato marginalmente trattati nella politica comunitaria21. Nell’estate 2005 ven- gono fissati gli “orientamenti integrati” per la crescita e l’occupazione per il pe- riodo 2005-2008, aventi ad oggetto indirizzi di politica economica, macro e mi- cro, e di politica occupazionale, di durata triennale per garantirne la stabilità ne- cessaria alla loro realizzazione22. Per la prima volta, i GOPE (Grandi Orientamenti per le Politiche Economiche) si ritrovano in un documento insieme alle Linee di Orientamento per le politiche occupazionali 2005-2008 (si veda Tabella 1). Gli “orientamenti” vengono esplicitati in due documenti23: 1. il primo è una Raccomandazione della Commissione sugli indirizzi di mas- sima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (ai sensi dell’art. 99 del Trattato CE), è dedicata al rilancio della Strategia di Lisbona e si concentra sul contributo che le politiche economiche posso- no apportare al potenziamento della crescita e alla creazione di nuova oc- cupazione; 2. il secondo documento, costituito da una Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (ai sensi dell’art. 128 del Trattato CE), contiene linee gui- da per il lavoro e riflette i tre obiettivi generali della Strategia di Lisbona (piena occupazione, migliorare la qualità e la produttività sul posto di la- voro, rafforzare la coesione e l’integrazione sociale). 1.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Orientamenti generali di politica economica In particolare, la Raccomandazione della Commissione racchiude, da un la- to, le politiche macroeconomiche indicate dall’Unione Monetaria e dal Patto di 20 Nel Rapporto Kok vengono previste cinque azioni per raggiungere gli obiettivi di Lisbona: 1) pun- tare sulla ricerca; 2) ampliare il mercato dei servizi; 3) agevolare l’imprenditorialità; 4) dare nuova lin- fa al mercato del lavoro promuovendo il Lifelong Learnig; 5) garantire la sostenibilità ambientale. 21 Cfr. “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione. Il rilancio della Strategia di Lisbona, COM (2005) 24, del 2.2.2005; Conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2005. 22 Poi confermati dal Consiglio Europeo di Primavera del 23-24 marzo 2006, durante il quale sono stati indicati gli obiettivi prioritari da perseguire: investire in conoscenza e innovazione; ac- crescere il potenziale delle imprese; aumentare le opportunità occupazionali per le categorie svan- taggiate. 23 Cfr. “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione (2005-2008)”, Bruxelles 12.4.2005, COM (2005) 141 def. 20
  • 22. Tabella 1 - Schema sinottico sugli “orientamenti integrati” per la crescita e l’impiego 2005 -2008 Linee direttrici integrate per la crescita e l’impiego 2005-2008 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri Orientamenti generali di politica economica Politiche macroeconomiche per lo Riforme microeconomiche volte Attirare e mantenere Migliorare Investire in capitale sviluppo e l’impiego ad aumentare il potenziale di il maggior numero di l’adattabilità dei umano migliorando crescita dell’Europa persone nel mercato lavoratori e delle formazione e del lavoro, imprese ed accrescere competenze modernizzare il la flessibilità del sistema di protezione mercato del lavoro Rilanciare Dinamicità e Europa polo Conoscenza e Pieno Impiego Flessibilità e sicurezza Accrescere e crescita ed corretto di attrazione innovazione al del mercato del lavoro migliorare gli occupazione funzionamento investitori e servizio della Qualità e produttività investimenti in zona euro lavoratori crescita del lavoro capitale umano Riduzione della Coesione sociale e segmentazione del ML Stabilità e Sviluppare e Accrescere e territoriale sostenibilità potenziare il migliorare Sistema istruzione – Approccio al lavoro Garantire un formazione più economica mercato investimenti in interno R&D basato sul ciclo di vita andamento del costo adatto alle Allocazione del lavoro favorevole efficiente Apertura e Mismatch domanda e competenze Facilitare all’occupazione delle risorse competitività offerta di lavoro l’innovazione e Coerenza tra dei mercati l’adozione di ICT politiche Utilizzo macroeconomi Normativa per ambiente sostenibile delle che e risorse strutturali imprese più attraente Creazione base Evoluzione industriale solida salari Incoraggiare a livello europeo favorevole alla spirito di stabilità ed impresa e PMI alla crescita Infrastrutture e economica progetti trasfrontalieri 21 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO economica europea relative agli Orientamenti Raccomandazioni generali di politica dellaCommissione
  • 23. CAPITOLO 1 Raccomandazioni Stabilità per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, dall’altro le riforme struttu- della Commissione rali necessarie per promuovere la competitività, l’innovazione e l’uso sosteni- europea relative agli Orientamenti bile delle risorse. generali di politica Per dare maggiore impulso alla crescita ed alla creazione di sbocchi occupa- economica zionali, i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea ritengono che sia essen- ziale salvaguardare la stabilità e la sostenibilità economica, anche sostenendo l’e- voluzione salariale e promuovendo un’efficiente allocazione delle risorse. La stabilità economica è un elemento fondamentale per sfruttare a pieno il potenziale di crescita di un Paese ed affinché essa sia garantita è necessario che gli Stati perseguano gli obiettivi di bilancio a medio termine per l’intero ciclo eco- nomico. Nello specifico, la stabilità dei prezzi, dei tassi di cambio (ove presenti) e di quelli d’interesse a lungo termine rappresenta un ottimo incentivo per le im- prese disposte ad investire. Altrettanto importante è la salvaguardia della sta- bilità dell’economia europea, che sarà presto messa a dura prova dall’invecchia- mento della popolazione dell’Unione. Si prevede, infatti, per il 2050 una ridu- zione pari al 18% rispetto al 2000 della popolazione attiva ed un contempora- neo innalzamento del 60% dei cittadini in uscita dal mercato del lavoro. Per non farsi trovare impreparato, ciascuno Stato dovrà impegnarsi proficuamente per ridurre il debito ed approvare provvedimenti finalizzati ad elevare i livelli occu- pazionali, oltre che adeguare i sistemi previdenziali all’aumento dei costi con- seguente all’invecchiamento demografico. Assicurata la stabilità, insieme alla sostenibilità economica, è indispensabi- le, inoltre, che i Paesi ridistribuiscano la spesa pubblica tra le voci di spesa che sono maggiormente in grado di favorire la crescita (R&S, capitale umano, co- noscenze), in perfetta sintonia, come anticipato precedentemente, con le riforme strutturali poste in essere. Un altro elemento chiave per incentivare lo sviluppo e l’occupazione è rap- presentato dalla dinamicità e dal buon funzionamento della zona euro. Perché l’Unione economica e monetaria sia dinamica e funzionante, è conveniente pri- ma di tutto che ogni Stato presti un’attenzione particolare al rigore fiscale, scon- giurando in questo modo il rischio di ricorrere a provvedimenti una tantum per risanare il disavanzo pubblico. Per quanto riguarda le riforme microeconomiche, il Consiglio europeo si pro- pone da un lato di fare dell’Europa un polo di attrazione per investitori e lavora- tori, dall’altro di mettere la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita. Per il soddisfacimento del primo presupposto, è necessario incoraggiare l’im- prenditorialità, generare un ambiente favorevole allo sviluppo delle PMI (acces- so ai finanziamenti, sostegno per l’avviamento e/o lo sviluppo delle imprese), anche migliorando la normativa in proposito, perfezionare le infrastrutture eu- ropee ed abbattere ogni tipo di ostacolo alle attività trasfrontaliere. Il tutto de- ve avvenire mediante il potenziamento del mercato del lavoro interno e l’accre- scimento della sua competitività in una prospettiva di apertura internazionale. La capacità dell’Unione di attrarre investimenti è connessa, infatti, al grado di apertura dei mercati, oltre che alle normative che la regolano ed alla 22
  • 24. LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO qualità/modernità delle strutture che la contraddistinguono. Per mettere la co- Raccomandazioni noscenza e l’innovazione al servizio della crescita, invece, diventa prioritario raffor- della Commissione europea relative zare e perfezionare gli investimenti in R&S, favorire l’innovazione e l’adozione agli Orientamenti delle ICT e dar vita, a livello comunitario, ad un tessuto industriale solido. generali di politica Investendo nei settori delle conoscenze e dell’innovazione, sarà possibile mi- economica gliorare sia il livello occupazionale che quello produttivo, soddisfacendo a pie- no i presupposti necessari per incrementare il potenziale di crescita dell’Europa. 1.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri Sull’altro versante, quello delle linee guida per le politiche occupazionali de- gli Stati membri, come già anticipato, gli obiettivi prioritari riguardano l’ingres- so e la permanenza di un numero sempre maggiore di persone nel mercato del lavoro, la loro adattabilità e quella delle imprese, la flessibilità lavorativa ed il perfezionamento del capitale umano. Per il perseguimento del primo obiettivo è fondamentale implementare po- litiche finalizzate al raggiungimento della piena occupazione ed al miglioramen- to della qualità e della produttività del lavoro, che tengano conto del ciclo di vi- ta dei lavoratori e dell’opportunità di creare posti di lavoro anche per le perso- ne svantaggiate. Nello specifico, è opportuno che gli Stati si impegnino attivamente per in- crementare le infrastrutture del mercato del lavoro per consolidare il rapporto tra domanda e offerta di impiego, rinnovando le istituzioni preposte, garanten- do maggiore visibilità alle opportunità di lavoro e/o di formazione, agevolan- do la mobilità lavorativa e geografica dei cittadini ed anticipando le esigenze del mercato dell’occupazione. Sono proprio queste ultime, insieme ai cambiamenti nella domanda di be- ni e servizi ed all’impellenza di adattarsi alle tecnologie ed alle innovazioni, che rendono indispensabile una forte capacità di adattamento sia da parte dei la- voratori, sia da parte delle imprese. Per favorire la flessibilità lavorativa è necessario garantire ai lavoratori la si- curezza occupazionale, ridurre la frammentazione che caratterizza il mercato del lavoro ed assicurare un andamento dei salari che rispecchi le differenze in ter- mini di produttività e settore di occupazione. È importante, inoltre, monitorare i costi del lavoro ed accertarne l’impatto sull’occupazione. Ultima, ma non meno importante, l’esigenza di investire nella formazione e nel perfezionamento delle competenze del capitale umano. In un mercato del lavoro che richiede maggiori competenze e che si presenta sempre più sogget- to a repentini cambiamenti non si può prescindere dalla formazione continua del capitale umano. Per questo gli Stati non possono esimersi dallo sforzo di potenziare e migliorare gli investimenti a favore del capitale umano, come l’ap- plicazione di strategie di apprendimento costante ed un facile accesso ai cor- si professionali, coerenti con le reali esigenze del mercato, prima e durante il percorso lavorativo. 23
  • 25. CAPITOLO 1 Linee guida per le L’intento di questa strategia integrata è: politiche occupa- a) correggere gli effetti di quelle criticità planetarie dovute alle deludenti zionali degli Stati performances economiche; membri b) avviare la ripresa economica a livello globale, contribuendo ad una cre- scita quali-quantitativa dei tassi occupazionali, attraverso il potenziamen- to degli investimenti in formazione ed in apprendimento continuo, l’at- tuazione delle riforme dei sistemi di protezione sociale e la lotta al lavo- ro irregolare. Ma accanto a questi obiettivi, ormai tradizionali nell’agenda del legislatore comunitario, l’attenzione si appunta anche sulle modalità necessarie per attua- re le priorità appena indicate: viene previsto un nuovo ciclo di governance a li- vello europeo e nazionale, attraverso un nuovo approccio basato su un più stret- to coinvolgimento degli Stati membri e una maggiore sinergia con gli enti re- gionali e locali24. La rinnovata Agenda di Lisbona, infatti, è incentrata su un ampio coinvolgi- mento di tutte le forze politiche e sociali, dai governi nazionali alle istituzioni locali, dai cittadini alle parti sociali, non senza dimenticare che sono necessa- rie condizioni macroeconomiche stabili e certe. Il coinvolgimento e l’adesione delle autorità regionali e locali sono ritenu- te essenziali per la realizzazione della Strategia: essa deve trarre vantaggio dal dinamismo regionale e deve utilizzare l’esperienza della politica di coesione in materia di governance25. Nella Relazione annuale sullo stato di avanzamento della Strategia di Lisbona per il 2006 si ribadisce, infatti, la necessità che “parlamenti, autorità lo- cali, parti sociali e società civile continuino a collaborare” per la realizzazione della strategia, la quale richiede “un’attuazione sul terreno” attraverso una pro- grammazione della politica di coesione, fondata sulla collaborazione interisti- tuzionale, sulla partecipazione degli enti locali e regionali nella definizione e nel- l’attuazione dei programmi operativi. Dunque la sua attuazione passa per una piena integrazione tra politiche co- munitarie, nazionali, regionali e locali. 1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali Le linee guida e i recenti orientamenti strategici adottati dalle istituzioni eu- ropee in materia di programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 afferma- no che le risorse finanziarie, pur rimanendo prioritariamente destinate alla ri- duzione delle disparità regionali e locali, nel rispetto della politica di coesione, contribuiscono al conseguimento di quanto stabilito nella rinnovata Agenda di Lisbona e coniugano in modo ancor più esplicito rispetto al passato obiettivi oc- cupazionali e coesione economica e sociale. 24Cfr. Libro Bianco sulla governance. 25Cfr. Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitato delle Regioni, Preparare il Consiglio europeo di primavera: un partenariato autentico con gli enti locali e regio- nali per l’occupazione e la crescita, 2006. 24
  • 26. LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO Viene attribuita nuova e rafforzata importanza alle comunità locali e viene La nuova politica affermata la dimensione urbana della coesione: le Città sono chiamate a di coesione: l’im- portanza delle co- prestare il loro contributo di progresso e vitalità alla politica di coesione, munità locali assumendo il ruolo di motori dell’economia locale, dell’innovazione, quali luoghi di concentrazione delle opportunità, dei bisogni e delle possibilità di sviluppo. L’importanza della dimensione locale nell’ambito della politica di coesione era stata già messa in luce negli articoli 3 e 158 del Trattato istitutivo della Comunità europea, ma anche nel testo della Costituzione Europea che, se pu- re non a regime, ha previsto un chiaro riferimento alla dimensione territoriale della coesione economica. Lo sviluppo del territorio dei Paesi membri, in passato, era stato oggetto di alcuni indirizzi diffusi attraverso il “Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea” (1998)26, nel quale si considerava il ruolo fon- damentale delle Città nello sviluppo regionale e le disparità esistenti tra le re- gioni dell’UE e si sottolineava che per garantire un’efficace politica regionale fos- se necessario collegare più esplicitamente le risorse finanziarie alle esigenze e alle potenzialità urbane nelle diverse regioni. L’intento era quello di incremen- tare la prosperità economica e l’occupazione nella Città, rafforzando la legitti- mità e la responsabilità degli attori locali. Altro passaggio fondamentale è rappresentato dallo “Schema di sviluppo del- lo Spazio Europeo” (SSSE), un documento non impositivo redatto dagli Stati membri in collaborazione con la Commissione europea, approvato a Postdam nel maggio 1999, contenente gli orientamenti sulla coesione economica e so- ciale, sullo sviluppo sostenibile, e sullo sviluppo territoriale e nel quale viene de- dicata maggiore attenzione allo sviluppo territoriale incardinato sulle potenzia- lità delle Città. Ma l’attenzione per i temi della crescita, dell’occupazione e della coesione sociale era già dominante nella Comunicazione della Commissione presenta- ta nel 1997, “Agenda 2000: per un’Unione più forte e più ampia”27, nella qua- le si rappresentava la necessità di realizzare un’ancor più efficace politica di coe- sione economica nella prospettiva dell’adesione di nuovi paesi, caratterizza- ti da un grado di sviluppo tanto differente rispetto a quello dei Paesi membri. In questo documento sulla dotazione finanziaria e sul programma di interven- to delle politiche comunitarie per il periodo 2000-2006, si richiama la funzio- ne dei Fondi Strutturali28, diretti a promuovere in tutta l’Unione un’azione di svi- luppo competitivo e di crescita sostenibile, capace di produrre occupazione. Tra le caratteristiche più significative particolare rilevanza assume il potenzia- mento del principio di sussidiarietà e di decentramento delle politiche comu- nitarie ed un’attenzione specifica viene riservata alla dimensione urbana del- 26 Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea COM 1998 605 finale del 1998. 27 Cfr. COM(97) 2000def. Vol. I, Bruxelles, 15.07.1996. 28 Cfr. Regolamento n. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999, recante disposizioni ge- nerali sui Fondi Strutturali. 25
  • 27. CAPITOLO 1 La nuova politica la qualità della vita, che rappresenta uno specifico asse di intervento del qua- di coesione: l’im- dro comunitario di sostegno 2000-200629. portanza delle co- munità locali L’importanza delle Città nell’ambito delle politiche di coesione era stata già messa in luce in occasione dei Consigli informali di Rotterdam del novembre 2004 e di Bristol del dicembre 2005, nonché attraverso importanti studi con- dotti a livello comunitario (Audit urbano, Espon, Orate), nei quali ancora una volta emergeva il ruolo di primissimo piano ricoperto dalle Città, motori di cre- scita e sviluppo, in grado di creare coesione sociale in tutta Europa. La cresci- ta, lo sviluppo, l’aumento dell’occupazione da un lato e la coesione dall’altro sono elementi speculari di uno stesso processo che coinvolge tutti i livelli isti- tuzionali, e dunque, anche le Città. In questa ottica vanno lette le parole di Michel Barnier, Commissario euro- peo, responsabile della politica regionale e della riforma delle istituzioni, secon- do il quale “la politica di coesione deve incorporare gli obiettivi di Lisbona e Göteborg e diventare un veicolo chiave della loro realizzazione attraverso i pro- grammi di sviluppo nazionali e regionali”30, principio che trova eco nel regola- mento n. 1083/2006, nel quale si afferma, tra l’altro, che “la politica di coesio- ne dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la competitività, l’occupazio- ne, facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile defi- nite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001”31. Nella dimensione locale e territoriale della coesione si apre, dunque, la stra- da all’approfondimento del ruolo che le Città possono svolgere, come si riba- disce anche nel parere del Comitato delle regioni del 26 aprile 2006 sul tema “La politica di coesione e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati 29 Appare utile chiarire che gli Stati membri dovevano produrre documenti di programmazio- ne operativa, secondo un preciso iter. Gli Stati membri presentavano il Piano di sviluppo o di ricon- versione che rappresentava un’analisi delle situazione della Regione considerata. Sulla base di que- sto piano, la Commissione europea, in collaborazione con lo Stato membro approvava i program- mi, secondo l’obiettivo prioritario di riferimento. Per l’obiettivo 1 i documenti di programmazione erano costituiti dal Quadro comunitario di sostegno (QCS) 2000-2006, che fissava, tra l’altro, gli as- si prioritari, o priorità strategiche. Sei erano gli assi di intervento: il primo sulla valorizzazione del- le risorse naturali e ambientali (risorse naturali); il secondo asse sulla valorizzazione delle risorse culturali e storiche (risorse culturali); il terzo sulla valorizzazione delle risorse umane (risorse uma- ne); il quarto dedicato al potenziamento ed alla valorizzazione dei sistemi locali di sviluppo (siste- mi locali di sviluppo); l’asse quinto sul miglioramento della qualità della Città, delle istituzioni lo- cali e della vita associata (Città); il sesto asse sul rafforzamento delle reti e nodi di servizio (reti e nodi di servizio). 30 Cfr. il testo “Conclusioni: una proposta per la riforma della politica di coesione”, Terza re- lazione sulla coesione economica e sociale, 2004; cfr. il regolamento CE 1083/2006 recante dispo- sizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, in particolare cfr., tra gli altri, il considerando n. 2. 31 Cfr. il testo del Regolamento CE n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006, recante di- sposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. In particolare cfr. il secon- do considerando «La politica di coesione dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la compe- titività e l’occupazione facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile defi- nite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001». 26
  • 28. LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO urbani alla crescita e all’occupazione nelle regioni (2006/C 206/04)32. In que- La nuova politica sto documento si richiama l’attenzione sulle grandi potenzialità dei Centri ur- di coesione: l’im- portanza delle co- bani e viene segnalata la necessità di rafforzare la dimensione urbana di tutte munità locali le politiche comunitarie e degli Stati membri. Si sottolinea espressamente che il contributo delle Città nell’attuazione della Strategia di Lisbona quale riformu- lata nel 2005 risulta decisivo, precisando che le Città rappresentano il labora- torio adatto ad ogni tipo di evoluzione, essendo esse teatro della maggior par- te dei progressi sociali e tecnologici. Da ultimo, nella stessa direzione si pone la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006, antecedente alla pub- blicazione dei regolamenti comunitari, dal titolo “La politica di coesione e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’occupazione all’interno delle regioni”33, in cui si fa espresso riferimento ad alcuni aspetti del- la dimensione urbana, determinanti nella realizzazione della coesione sociale. Nel luglio 2006 il Parlamento europeo, nell’ambito della nuova politica di coesione, ha definitivamente approvato i regolamenti per il funzionamento dei fondi strutturali FESR, FSE e Fondo di Coesione (quest’ultimo non si applica in Tabella 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013 Strumenti e obiettivi politica di coesione 2000-2006 2007-2013 Obiettivi Strumenti di Obiettivi Strumenti di finanziamento finanziamento Fondo di coesione Fondo di coesione Convergenza Fondo di coesione Obiettivo 1 FESR FESR FSE FSE FEAOG - orientamento SFOP Obiettivo 2 FESR Competitività FESR FSE regionale e FSE Obiettivo 3 FSE occupazione Iniziative Strumenti di Cooperazione FESR Comunitarie finanziamento territoriale europea INTERREG FESR URBAN FESR EQUAL FSE LEADER + FEAOG – orientamento Fonte: Commissione Europea, Terza relazione sulla coesione economica e sociale, febbraio 2004. 32 Cfr. GU n. C206 del 29/08/2006 pag. 17 – 22. 33 Cfr. il Testo della Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006 “La politica di coesione e le Città:il contributo delle Città e degli agglomerati ur- bani alla crescita e all’occupazione all’interno delle regioni”, Bruxelles, 13.7.2006, COM (2006) 385 definitivo, SEC (2006) 928. 27
  • 29. CAPITOLO 1 La nuova politica Italia) per il periodo di programmazione 2007-2013, supporto legale per il rag- di coesione: l’im- giungimento di obiettivi quali la crescita e lo sviluppo occupazionale di tutte le portanza delle co- munità locali Regioni e le Città dell’Unione Europea34. Figura 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013 Fonte: Inforegio - factsheet october 2006 I Fondi strutturali, in parte riformati attraverso un approccio programmati- co più strategico e un raccordo più organico tra le politiche comunitarie e gli in- dirizzi dei singoli Stati membri35, costituiscono gli strumenti finanziari per il rag- giungimento degli obiettivi citati e sono in diretto collegamento con la politi- 34 Il 27 dicembre 2006 è stato pubblicato sulla G.U.C.E. il Regolamento (CE) n. 1828/2006 del- la Commissione, dell’8 dicembre 2006, che stabilisce modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1083/2006. Questo nuovo regolamento ha previsto, tra l’altro, disposizioni supplementari ap- plicabili ai fondi per lo sviluppo urbano, ad esso ha, poi, fatto seguito il Regolamento (CE) n. 1989/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006 che modifica l’allegato III del regolamento (CE) n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo so- ciale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. 35 E’ stato previsto il distacco dai Fondi strutturali dei fondi per lo Sviluppo Rurale, distinguen- do definitivamente la Politica di Coesione Comunitaria dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC), nell’ambito della quale si attuano le politiche di sviluppo rurale. 28
  • 30. LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO ca di sviluppo locale36. Essi intervengono nell’ambito della politica di coesione La nuova politica in modo integrato rispetto ai finanziamenti nazionali o privati per attuare pro- di coesione: l’im- portanza delle co- grammi di azioni nazionali, regionali o locali, al fine di rispondere alle sfide con- munità locali nesse alle disparità economiche, sociali e territoriali, all’accelerazione delle ri- strutturazioni economiche e all’invecchiamento della popolazione.37 Altra novità nei regolamenti previsti nella programmazione 2007-2013 riguar- da gli obiettivi, o priorità, che rimangono tre ma diventano: «Convergenza», «Competitività regionale e Occupazione» e «Cooperazione territoriale europea»38. In particolare, l’obiettivo «Convergenza» mira «ad accelerare la convergen- za degli Stati membri e regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le condizio- ni per la crescita e l’occupazione tramite l’aumento e il miglioramento della qua- lità degli investimenti in capitale fisico e umano, lo sviluppo dell’innovazione e della società della conoscenza, dell’adattabilità ai cambiamenti economici e sociali e la tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente e l’efficienza am- ministrativa». Rientrano in questo obiettivo gli Stati membri e le regioni in ritar- do di sviluppo, in cui il PIL pro capite, misurato in parità di potere di acquisto è inferiore al 75% della media comunitaria. Al fine di completare il processo di convergenza, hanno diritto, inoltre, ad un aiuto transitorio, che avrà termine nel 2013, quelle regioni che risentono dell’effetto statistico legato alla riduzione del- la media comunitaria a seguito dell’allargamento dell’Unione. L’obiettivo «Competitività regionale e occupazione» riguarda il territorio della Comunità non rientrante nell’obiettivo «Convergenza» e punta «a raffor- zare la competitività e le attrattive delle regioni e l’occupazione, anticipando i cambiamenti economici e sociali, inclusi quelli connessi all’apertura degli scambi, mediante l’incremento e il miglioramento della qualità degli investimen- 36 Prima dei recenti regolamenti pubblicati a luglio 2006 i Fondi strutturali erano quattro: FE- SR, Fondo europeo di sviluppo regionale, per il finanziamento delle infrastrutture, degli investimen- ti produttivi e i progetti di sviluppo locale nelle regioni svantaggiate; FSE (Fondo Sociale Europeo), per il sostegno di azioni formative e per favorire l’inserimento professionale e sociale dei disoccu- pati e dei soggetti svantaggiati; FEAOG (Fondo Europeo Agricolo di orientamento e di garanzia); lo strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), il quale finanzia l’adeguamento e l’am- modernamento degli impianti nel settore ittico. Gli ultimi due fondi sono stati stralciati dalla po- litica di coesione poiché rientranti nella politica agricola comunitaria. 37 Il regolamento del FESR definisce il campo di applicazione e di intervento nella promozio- ne di programmi pubblici e privati volti a ridurre le disparità regionali nell’Unione, attraverso il so- stegno della competitività e la cooperazione territoriale su tutto il territorio europeo. Il FSE inter- viene, in linea con la Strategia Europea per l’Occupazione, su alcuni aspetti peculiari: accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, migliorare l’accesso e la partecipazione al mercato del lavoro, combattere l’esclusione sociale attraverso la lotta a tutte le forme di discriminazione, po- tenziare la creazione di partenariati per individuare strategie comuni per l’occupazione. Il Fondo di Coesione contribuisce a realizzare interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di trasporti tran- seuropee: esso opera per quegli Stati membri che hanno un reddito nazionale lordo (RNL) infe- riore al 90% della media comunitaria, a beneficio, quindi, dei nuovi Stati membri, ma anche del- la Grecia, del Portogallo e transitoriamente della Spagna. 38 In Italia, nell’obiettivo «Convergenza» rientrano Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e la Basilicata, beneficiaria di un sostegno transitorio. All’obiettivo «Competitività regionale e occupa- zione» accedono le altre regioni (Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Province autonome di Trento e Bolzano, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) e la Regione Sardegna in virtù di un sostegno transitorio. 29
  • 31. CAPITOLO 1 La nuova politica ti nel capitale umano, l’innovazione e la promozione della società della cono- di coesione: l’im- scenza, l’imprenditorialità, la tutela e il miglioramento dell’ambiente e il miglio- portanza delle co- munità locali ramento dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo svi- luppo dei mercati del lavoro inclusivi». Per potenziare la cooperazione territoriale, intesa «a rafforzare la cooperazio- ne transfrontaliera mediante iniziative congiunte locali e regionali, a rafforzare la cooperazione transnazionale mediante azioni volte allo sviluppo territoriale integrato connesse alle priorità comunitarie e a rafforzare la cooperazione inter- regionale e lo scambio di esperienze a livello territoriale adeguato», è prevista la possibilità di istituire, su iniziativa dei membri potenziali, tra i quali vi sono an- che le autorità locali, in coerenza con la dimensione locale della politica di coe- sione, uno strumento di cooperazione che consenta di creare in ambito comu- nitario gruppi cooperativi dotati di personalità giuridica, denominati gruppi eu- ropei di cooperazione territoriale (GECT)39. Questi organismi possono essere com- posti da Stati membri, autorità regionali, autorità locali, organismi di diritto pub- blico, situati nel territorio di almeno due Stati membri: la loro funzione è quel- la di attuare programmi o progetti di cooperazione territoriale cofinanziati dal- la Comunità, a valere su FESR, su FSE o sul Fondo di coesione. Nel regolamento generale trovano spazio principi e regole comuni per il fun- zionamento del FSE, del FESR, del Fondo di coesione e vengono introdotti isti- tuti giuridici innovativi, nel rispetto dei più recenti orientamenti della politica di coesione e soprattutto in coerenza con l’importanza riconosciuta alla dimen- sione urbana per il conseguimento di obiettivi di crescita e occupazione. In questa ottica è stata disposta la possibilità di far ricorso alla subdelega che gli Stati membri, le regioni e le autorità di gestione possono attivare in favore delle autorità cittadine, nel rispetto delle priorità relative alla rivitalizzazione ur- bana, nell’ambito dei programmi operativi cofinanziati dal FESR per gli obiet- tivi «Convergenza» e «Competitività regionale e occupazione». Per le Città motori di crescita si apre ancora un’ulteriore possibilità di azio- ne in ambito comunitario grazie alla previsione dello strumento della sovven- zione globale, in virtù del quale le Città possono essere destinatarie di funzio- ni di attuazione di una parte del programma operativo. Più precisamente, l’autorità di gestione del programma operativo può de- legare la gestione e l’attuazione di una parte dello stesso a uno o più organi- smi intermedi da essa designati, compresi gli enti locali, gli organismi di svilup- po regionale o le organizzazioni non governative, che garantiscano la realizza- zione di una o più operazioni secondo le modalità di un accordo concluso tra l’autorità di gestione e tale organismo. In tal caso l’organismo intermedio incaricato dovrà offrire garanzie di solvi- bilità e competenza in materia di gestione amministrativa e finanziaria40. 39 Sul gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) si cfr. il Regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006. 40 L’organismo intermedio è tenuto a presentare un programma corredato da una scheda finanzia- ria conforme alle finalità del programma operativo affinché sia stipulato l’accordo in base al quale è pre- vista l’assegnazione dello stanziamento per la realizzazione del programma operativo stesso. 30