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a cura di Maria Rosa Valente 1
ZENONE
e i suoi paradossi
a cura di Maria Rosa Valente 2
I filosofi ionici dell’Asia Minore avevano cercato di
individuare un “principio primo” da cui tutte le cose
sarebbero derivate.
Talete aveva insegnato che tale principio andava
trovato nell’acqua, ma altri pensatori preferivano
considerare come elemento fondamentale l’aria o il
fuoco.
I pitagorici avevano assunto un orientamento più
astratto, postulando che il numero, con tutta la sua
pluralità, costituisse la sostanza fondamentale che
stava dietro ai fenomeni.
a cura di Maria Rosa Valente 3
Questo atomismo numerico, splendidamente illustrato
nella geometria dei numeri figurati, era stato
criticato dai seguaci di Parmenide di Elea (circa 450
a.C.).
Il dogma fondamentale degli eleatici era l’unità e la
permanenza dell’essere, concezione che si
contrapponeva alle idee pitagoriche di molteplicità e
mutamento.
a cura di Maria Rosa Valente 4
Fra i discepoli di Parmenide il più noto era Zenone di
Elea che avanzò argomentazioni atte a dimostrare la
contraddittorietà insita nei concetti di molteplicità e
divisibilità.
Il metodo seguito era dialettico: nasce la dialettica,
l’arte del discorso non-contraddittorio. Il linguaggio
scientifico deve seguire il principio d’identità e quello
di non-contraddizione.
Nasce la terminologia matematica e la concezione
razionale degli enti geometrici.
a cura di Maria Rosa Valente 5
Nella sua strenua difesa della continuità, secondo
quanto ci tramanda Aristotele, Zenone sviluppa dei
paradossi di cui quattro sembrano i più importanti:
il paradosso della dicotomia
il paradosso di Achille e la tartaruga
il paradosso della freccia
il paradosso dello stadio
a cura di Maria Rosa Valente 6
Il paradosso della dicotomia
Un oggetto in movimento, prima che possa percorrere
una data distanza, deve innanzitutto percorrere metà di
tale distanza; ma prima di poter fare ciò, deve
percorrere il primo quarto della distanza; ma prima di
fare ciò deve percorrere il primo ottavo della distanza e
così via in un numero infinito di suddivisioni.
Ma è impossibile esaurire una collezione
infinita di elementi, pertanto siamo
giunti ad una condizione impossibile!!!
a cura di Maria Rosa Valente 7
Il paradosso di Achille e la tartaruga
Achille, l’eroe greco velocissimo, ed una tartaruga si
impegnano in una gara. Achille concede un certo
vantaggio alla tartaruga ma il ragionamento di Zenone
mostra che Achille, per quanto veloce possa correre,
non potrà mai raggiungere e superare la tartaruga, per
quanto lenta questa possa essere!!!
a cura di Maria Rosa Valente 8
Infatti, se chiamiamo AT il vantaggio concesso da
Achille alla tartaruga, nel tempo impiegato dall’eroe
greco a spostarsi da A a T, la tartaruga avrà compiuto un
altro spazio TT’, e così via all’infinito!!!
AT = 1 vA= 1 vt= ¼
Spazi percorsi dalla tartaruga:
1 1·1/4=1/4 1/4 ·1/4=1/16 …
a cura di Maria Rosa Valente 9
La somma (infinita) di tutti gli spazi percorsi sarà il
tragitto che deve compiere Achille per raggiungere la
tartaruga!!!
Progressione geometrica di ragione ¼, di somma 4/3!!!
Tra la partenza e il sorpasso se la tartaruga percorre
uno spazio x Achille percorre uno spazio 1+x, e poiché la
velocità di Achille è quadrupla di quella della tartaruga
si ha:
1+x=4x
da cui risolvendo x=1/3
E quindi S=4/3
a cura di Maria Rosa Valente 10
Il paradosso della freccia
La freccia che viene scoccata dall’arco è ferma!!!
Infatti un oggetto che vola occupa sempre uno spazio
uguale a se stesso, ma ciò che occupa sempre uno spazio
uguale a se stesso non è in movimento. Pertanto la
freccia che vola è in quiete in ogni istante, e quindi il
suo movimento è un’illusione.
a cura di Maria Rosa Valente 11
Il paradosso dello stadio
Siano A1, A2, A3, A4 corpi di uguale dimensione immobili e
B1, B2, B3, B4 corpi della stessa dimensione degli A ma che
si muovono verso destra in modo che ciascun B superi
ciascun A nel minimo intervallo di tempo possibile.
C1, C2, C3, C4 corpi della stessa dimensione degli A e B
che si muovono verso sinistra rispetto agli A in modo che
ciascun C superi ciascun A nel minimo intervallo di tempo.
a cura di Maria Rosa Valente 12
In un dato istante:
A4A3A2
A1
B4B3B2B1
C4C3C2C1
a cura di Maria Rosa Valente 13
Poi, trascorso un singolo istante, ossia dopo una
suddivisone di tempo “indivisibile”, le posizioni
saranno:
A4A3A2A1
B4B3B2B1
C4C3C2C1
a cura di Maria Rosa Valente 14
Allora C1 avrà superato due B, per cui l’istante non può
essere l’intervallo di tempo minimo, giacchè possiamo
assumere come nuova e più piccola unità di tempo il
tempo impiegato da C1 a superare un B.
Questi quattro paradossi hanno mostrato così
l’impossibilità del movimento nonché della infinita
suddivisibilità dello spazio e del tempo.
a cura di Maria Rosa Valente 15
A questi paradossi possiamo aggiungere:
per assurdo Zenone mostra come, ammettendo le grandezze
geometriche costituite da infiniti elementi (le monadi), queste
grandezze dovrebbero essere nello stesso tempo “piccole epiccole e
grandi: piccole fino a non aver grandezza alcuna, grandi finograndi: piccole fino a non aver grandezza alcuna, grandi fino
ad essere infinitead essere infinite”. Infatti, se una cosa è indivisibile, non ha
parti e quindi è priva di grandezza: quindi se si aggiunge ad
un’altra grandezza, non rende questa più grande, e così se si
toglie da un’altra grandezza, non rende questa più piccola.
Perciò è nullanulla. D’altra parte, se una grandezza è composta di
elementi, è necessario che anch’essi abbiano una certa
grandezza. Ma nell’ipotesi della pluralità, ciascuno degli
elementi che compongono una data grandezza deve essere
separato dagli altri mediante qualche altro elemento (il vuoto
non esiste), e così indefinitamente. Quindi ogni grandezza
sarebbe composta da un numero infinito di elementi, e cioè
dovrebbe essere infinitainfinita. Dunque l’ipotesi della pluralità è
assurda.
a cura di Maria Rosa Valente 16
Dire che una grandezza è composta di elementi,
significa ammettere implicitamente che il numero di
questi è limitatolimitato, e che due elementi qualunque sono
separati da un certo intervallo. Ma anche questo
intervallo è composto da altri elementi per cui tra due
elementi comunque vicini esistono altri elementi e così
via. Quindi la stessa grandezza sarebbe composta da un
numero infinitoinfinito di elementi.
Si deduce chiaramente che Zenone riconobbe che,
proseguendo la divisione di una grandezza, le parti che si
ottengono sono sempre più piccole e che non vi è un
termine alla diminuzione.
Possiamo affermare, in conclusione, che i paradossi di
Zenone aprono la strada all’analisi infinitesimale, ma era
troppo presto per capirlo!!

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  • 1. a cura di Maria Rosa Valente 1 ZENONE e i suoi paradossi a cura di Maria Rosa Valente 2 I filosofi ionici dell’Asia Minore avevano cercato di individuare un “principio primo” da cui tutte le cose sarebbero derivate. Talete aveva insegnato che tale principio andava trovato nell’acqua, ma altri pensatori preferivano considerare come elemento fondamentale l’aria o il fuoco. I pitagorici avevano assunto un orientamento più astratto, postulando che il numero, con tutta la sua pluralità, costituisse la sostanza fondamentale che stava dietro ai fenomeni. a cura di Maria Rosa Valente 3 Questo atomismo numerico, splendidamente illustrato nella geometria dei numeri figurati, era stato criticato dai seguaci di Parmenide di Elea (circa 450 a.C.). Il dogma fondamentale degli eleatici era l’unità e la permanenza dell’essere, concezione che si contrapponeva alle idee pitagoriche di molteplicità e mutamento. a cura di Maria Rosa Valente 4 Fra i discepoli di Parmenide il più noto era Zenone di Elea che avanzò argomentazioni atte a dimostrare la contraddittorietà insita nei concetti di molteplicità e divisibilità. Il metodo seguito era dialettico: nasce la dialettica, l’arte del discorso non-contraddittorio. Il linguaggio scientifico deve seguire il principio d’identità e quello di non-contraddizione. Nasce la terminologia matematica e la concezione razionale degli enti geometrici.
  • 2. a cura di Maria Rosa Valente 5 Nella sua strenua difesa della continuità, secondo quanto ci tramanda Aristotele, Zenone sviluppa dei paradossi di cui quattro sembrano i più importanti: il paradosso della dicotomia il paradosso di Achille e la tartaruga il paradosso della freccia il paradosso dello stadio a cura di Maria Rosa Valente 6 Il paradosso della dicotomia Un oggetto in movimento, prima che possa percorrere una data distanza, deve innanzitutto percorrere metà di tale distanza; ma prima di poter fare ciò, deve percorrere il primo quarto della distanza; ma prima di fare ciò deve percorrere il primo ottavo della distanza e così via in un numero infinito di suddivisioni. Ma è impossibile esaurire una collezione infinita di elementi, pertanto siamo giunti ad una condizione impossibile!!! a cura di Maria Rosa Valente 7 Il paradosso di Achille e la tartaruga Achille, l’eroe greco velocissimo, ed una tartaruga si impegnano in una gara. Achille concede un certo vantaggio alla tartaruga ma il ragionamento di Zenone mostra che Achille, per quanto veloce possa correre, non potrà mai raggiungere e superare la tartaruga, per quanto lenta questa possa essere!!! a cura di Maria Rosa Valente 8 Infatti, se chiamiamo AT il vantaggio concesso da Achille alla tartaruga, nel tempo impiegato dall’eroe greco a spostarsi da A a T, la tartaruga avrà compiuto un altro spazio TT’, e così via all’infinito!!! AT = 1 vA= 1 vt= ¼ Spazi percorsi dalla tartaruga: 1 1·1/4=1/4 1/4 ·1/4=1/16 …
  • 3. a cura di Maria Rosa Valente 9 La somma (infinita) di tutti gli spazi percorsi sarà il tragitto che deve compiere Achille per raggiungere la tartaruga!!! Progressione geometrica di ragione ¼, di somma 4/3!!! Tra la partenza e il sorpasso se la tartaruga percorre uno spazio x Achille percorre uno spazio 1+x, e poiché la velocità di Achille è quadrupla di quella della tartaruga si ha: 1+x=4x da cui risolvendo x=1/3 E quindi S=4/3 a cura di Maria Rosa Valente 10 Il paradosso della freccia La freccia che viene scoccata dall’arco è ferma!!! Infatti un oggetto che vola occupa sempre uno spazio uguale a se stesso, ma ciò che occupa sempre uno spazio uguale a se stesso non è in movimento. Pertanto la freccia che vola è in quiete in ogni istante, e quindi il suo movimento è un’illusione. a cura di Maria Rosa Valente 11 Il paradosso dello stadio Siano A1, A2, A3, A4 corpi di uguale dimensione immobili e B1, B2, B3, B4 corpi della stessa dimensione degli A ma che si muovono verso destra in modo che ciascun B superi ciascun A nel minimo intervallo di tempo possibile. C1, C2, C3, C4 corpi della stessa dimensione degli A e B che si muovono verso sinistra rispetto agli A in modo che ciascun C superi ciascun A nel minimo intervallo di tempo. a cura di Maria Rosa Valente 12 In un dato istante: A4A3A2 A1 B4B3B2B1 C4C3C2C1
  • 4. a cura di Maria Rosa Valente 13 Poi, trascorso un singolo istante, ossia dopo una suddivisone di tempo “indivisibile”, le posizioni saranno: A4A3A2A1 B4B3B2B1 C4C3C2C1 a cura di Maria Rosa Valente 14 Allora C1 avrà superato due B, per cui l’istante non può essere l’intervallo di tempo minimo, giacchè possiamo assumere come nuova e più piccola unità di tempo il tempo impiegato da C1 a superare un B. Questi quattro paradossi hanno mostrato così l’impossibilità del movimento nonché della infinita suddivisibilità dello spazio e del tempo. a cura di Maria Rosa Valente 15 A questi paradossi possiamo aggiungere: per assurdo Zenone mostra come, ammettendo le grandezze geometriche costituite da infiniti elementi (le monadi), queste grandezze dovrebbero essere nello stesso tempo “piccole epiccole e grandi: piccole fino a non aver grandezza alcuna, grandi finograndi: piccole fino a non aver grandezza alcuna, grandi fino ad essere infinitead essere infinite”. Infatti, se una cosa è indivisibile, non ha parti e quindi è priva di grandezza: quindi se si aggiunge ad un’altra grandezza, non rende questa più grande, e così se si toglie da un’altra grandezza, non rende questa più piccola. Perciò è nullanulla. D’altra parte, se una grandezza è composta di elementi, è necessario che anch’essi abbiano una certa grandezza. Ma nell’ipotesi della pluralità, ciascuno degli elementi che compongono una data grandezza deve essere separato dagli altri mediante qualche altro elemento (il vuoto non esiste), e così indefinitamente. Quindi ogni grandezza sarebbe composta da un numero infinito di elementi, e cioè dovrebbe essere infinitainfinita. Dunque l’ipotesi della pluralità è assurda. a cura di Maria Rosa Valente 16 Dire che una grandezza è composta di elementi, significa ammettere implicitamente che il numero di questi è limitatolimitato, e che due elementi qualunque sono separati da un certo intervallo. Ma anche questo intervallo è composto da altri elementi per cui tra due elementi comunque vicini esistono altri elementi e così via. Quindi la stessa grandezza sarebbe composta da un numero infinitoinfinito di elementi. Si deduce chiaramente che Zenone riconobbe che, proseguendo la divisione di una grandezza, le parti che si ottengono sono sempre più piccole e che non vi è un termine alla diminuzione. Possiamo affermare, in conclusione, che i paradossi di Zenone aprono la strada all’analisi infinitesimale, ma era troppo presto per capirlo!!