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MUOVERE PONTE LAMBRO
a cura di



COMUNE DI MILANO
Direttore Direzione Centrale Ambiente e Mobilità: Dott. Giuseppe Cozza
Direttore del Settore Periferie: Ing. Mauro Cigognini
Dirigente Ufficio Periferie: Arch. Massimo Cella

Referente responsabile: Arch.Veronica Bellonzi


POLITECNICO DI MILANO - Dipartimento di Architettura e Pianificazione
Supervisione scientifica: Prof. Alessandro Balducci
Coordinamento generale: Dr. Massimo Bricocoli

Supporto metodologico: Dr. Gabriele Rabaiotti
Consulenza alla progettazione: Arch. Antonella Bruzzese, Arch. Christian Novak
Segreteria tecnica: Dr. Francesca Cognetti



Responsabili: Dr. Gabriele Rabaiotti e Dr. Martina Gerosa
Collaboratori: Dr. Paolo Cottino, Dr. Ilaria Tosoni


IMMAGINI
Christian Novak, Linda Cossa, Marianna Giraudi, Valeria Inguaggiato




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MUOVERE PONTE LAMBRO

Introduzione - Strategie di selezione
dei quartieri e di costruzione dei programmi                             4
   Indirizzi e linee di azione                                           5
   Ambiti di intervento e contesti locali                                6
   La costruzione dei programmi di intervento da candidare              11

0. Uno scenario di lungo termine per lo sviluppo di Ponte Lambro 14
    a. Obiettivi del piano strategico di ampliamento
       del quartiere Ponte Lambro                                15
    b. L’articolazione dello scenario                            15
    c. Individuazione dell’area e dati dimensionali              16

1. Il contratto di quartiere: territorio e strategie                    19
1.1 Il contesto e l’ambito di intervento                                20
1.2. Individuazione ed analisi delle
      principali problematiche del quartiere                            32
1.3. Risorse e potenzialità                                             39
1.4. Le strategie di intervento: muovere Ponte Lambro                   48
1.5. L'ambito di intervento                                             50

2. Indirizzi e azioni di intervento                                     51
2.1. Abitare a Ponte Lambro                                             52
      2.1.1. Valorizzazione e incremento del patrimonio ERP esistente   52
      2.1.2. Adozione di soluzioni costruttive tese ad assicurare
              la qualità del manufatto edilizio
               e del servizio residenziale offerto                      55
      2.1.3. Miglioramento della qualità abitativa e insediativa        56
      2.1.4. Incremento della funzionalità del contesto urbano          59
2.2. Attrezzare Ponte Lambro                                            60
      2.2.1. Adeguamento e incremento della dotazione
              di opere infrastrutturali e di servizi                    60
2.3. Vivere Ponte Lambro                                                67
      2.3.1 Azioni volte a promuovere la partecipazione
               ed i coinvolgimento degli abitanti                       67
      2.3.2 Approccio integrato e coordinato
               alle problematiche sociali e di bisogno                  67
2.4. Schema di sintesi degli interventi e delle azioni                  73

3. Rispondenza delle azioni agli obiettivi
   di riqualificazione complessiva del quartiere                        75
3.1. Rispondenza delle azioni previste ai problemi espressi             76
3.2. Sviluppo del parternariato tra soggetti pubblici e privati         78
3.3. Capacità della proposta di generare addizionalità
      di risorse pubbliche e private                                    79

Appendice alla Relazione Programmatica. Materiali di lavoro.




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"Contratti di Quartiere II" a Milano
Note sulle strategie di selezione dei quartieri e
di costruzione dei programmi1

L'elaborazione di programmi di intervento da avanzare alla candidatura del
bando per i Contratti di Quartiere II si inquadra – nel caso di una grande città
come Milano – entro una riflessione di ampio respiro sul trattamento delle
problematiche relative alle periferie urbane e ai quartieri pubblici. I programmi
Contratto di Quartiere 2 costituiscono per il Comune di Milano l'occasione per
avviare un percorso di articolazione di politiche che configurano una serie di
interventi integrati in ambiti periferici segnati da una multidimensionalità dei
problemi. In questa direzione, i programmi di Contratti di quartiere sono stati
elaborati mirando a definire un quadro di azioni e di interventi che abbiano
capacità generativa e che concorrano a definire modalità di intervento che
possano essere assunte quali riferimenti generali per l'intervento
dell'Amministrazione Comunale in altri quartieri periferici. La proposta di
Contratto di Quartiere che di seguito è illustrata, si colloca, dunque, in un
disegno più articolato, che, se ancora non viene automaticamente a
configurare lo sviluppo di un "progetto integrato" sulle periferie di Milano,
indica l'avvio di un percorso nel quale l'amministrazione comunale struttura e
organizza un processo integrato, multiattoriale e orientato a trattare
simultaneamente una serie di problematiche di diversa natura che in alcuni
ambiti urbani - e nei quartieri pubblici in particolare - configurano situazioni di
"crisi".
Quella dei quartieri in crisi - una definizione ampiamente ripresa nel dibattito
internazionale - è l'immagine che traduce l'effetto urbano della precipitazione
in alcuni luoghi di una cumulazione di marginalità sociale, povertà economica,
debolezza culturale, degrado ambientale tale per cui si perde la possibilità di
definire in termini interpretativi un rapporto di causa - effetto tra le diverse
aree di criticità.
Accogliere quest’accezione complessa significa considerare come la condizione
periferica non sia certo riconducibile ad un problema di distanza fisica, ma
necessiti il riferimento a elementi di diseguaglianza distributiva rispetto alle
risorse, alle possibilità di accesso alle stesse, alla intensità di opportunità.
La prospettiva e la strategia di intervento entro cui si collocano le proposte di
Contratto di Quartiere II per la città di Milano è quella di un quadro articolato
in cui più campi di azione risultino complementari e sinergici:
- l'intervento sulla dimensione fisica dei problemi dei quartieri pubblici e al
contempo sulla dimensione sociale ed economica;
- l'intervento di riqualificazione di servizi e strutture che hanno rilevanza alla
scala locale insieme allo sviluppo di progetti che rimandano alla scala urbana
complessiva, con l'obiettivo di rompere i recinti che sembrano delimitare i
quartieri di edilizia pubblica e segnare quell'isolamento o "distinzione" che
costituisce di per sé un problema centrale.



1
 Il Comune di Milano e Aler Milano, in riferimento al relativo protocollo d'intesa siglato, si sono
avvalsi nel processo di selezione e costruzione dei programmi del supporto scientifico e
metodologico e del lavoro sul campo di un gruppo di consulenza che fa capo al Dipartimento di
Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano.
                                                                                                 4
Indirizzi e linee di azione

Le dimensioni del quadro strategico generale all’interno del quale le proposte
di intervento si collocano possono essere raccolte in riferimento a tre diverse
finalità:
- Restituire dignità e qualità all’abitare
- Articolare le funzioni presenti e ridurre la monofunzionalità residenziale
- Sostenere l’interazione con la città

Restituire dignità e qualità all’abitare

I diversi progetti prevedono, innanzitutto, interventi sul costruito che
consentano di valorizzare il patrimonio abitativo pubblico adeguandolo ai
requisiti tecnici, alle normative e, laddove possibile, alle richieste di particolari
categorie di inquilini. La condizione di forte degrado degli immobili e degli
alloggi costituisce un fattore centrale che ha orientato la scelta dei quartieri di
intervento costituendo parametro prioritario nella loro selezione e configura
come prioritario il tema del recupero e del risanamento edilizio. Valorizzazione
e incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica costituiscono
operazioni funzionali al raggiungimento di più elevati standard qualitativi dello
spazio abitativo privato (l’appartamento) e collettivo (gli spazi comuni, le aree
di pertinenza) in un processo di rigenerazione orientato a sciogliere quella
discriminazione socio-territoriale che è associata all’essere abitanti di un
quartiere popolare.
Nonostante la densità abitativa che caratterizza i contesti dei quartieri milanesi
individuati non si è rinunciato a verificare, volta per volta, la possibilità di
conseguire un incremento del numero degli alloggi e/o la loro capacità
insediativa. Da questo punto di vista, è opportuno che si considerino le cinque
iniziative come un programma unitario che interviene sulla ridefinizione del
comparto dell’offerta abitativa pubblica nel suo insieme, essendo unico e
comunale il sistema che disciplina l’assegnazione e ne governa la gestione.
Assumendo inoltre che in questi contesti il solo intervento di recupero edilizio
può produrre migliorie nel breve termine ma in termini parziali e di breve
durata, nei Contratti di Quartiere proposti l’amministrazione comunale si è
impegnata a definire una serie convergente di azioni che affiancano la
dimensione fisica dell'intervento. In particolare, nell'ambito dei Contratti di
Quartiere saranno attivati: un piano di accompagnamento sociale finalizzato a
dare un supporto concreto alla popolazione residente (e fondamentali per
aumentare l’efficacia delle operazioni edilizie e dare continuità e consolidare i
risultati ottenuti), un Patto Locale per la Sicurezza Urbana, un programma di
azioni orientato a promuovere inserimento occupazionale e attività
imprenditoriali insieme ad altre azioni promosse da altri soggetti del terzo
settore che agiscano sul versante sociale.

Articolare le funzioni presenti e ridurre la monofunzionalità residenziale

Arricchire il contesto ambientale dei quartieri dall’interno, iniziando dalla
valorizzazione delle diverse risorse che sono difficilmente riconoscibili in
situazioni segnate da forte disagio, rappresenta un aspetto fondamentale su
cui fare leva per avviare processi di ripresa e di miglioramento che sappiano
misurarsi con l’articolazione delle dimensioni del vivere. Superare la riduzione
bipolare che regola i quartieri ‘pubblici’: la casa da una parte e la metropoli,
come rete di servizi, di luoghi, di opportunità lavorative e culturali dall’altra.
                                                                                   5
La considerazione e l’importanza attribuite nelle proposte ai potenziali del
quartiere rappresenta un primo passo per sostenere il processo di
affiancamento di iniziative ed azioni che, pur provenendo dall’esterno, risultino
coerenti con il quadro degli equilibri propri del quartiere senza essere percepite
come invasive e quindi da questo respinte.

Sostenere l’interazione con la città

Il solo processo di emersione di risorse "locali" non può certamente costituire l'
unico dispositivo in grado di riscattare i destini di quartieri fortemente
compromessi. L’iniezione di energie provenienti dall’esterno, dal resto della
città, diventa non solo una operazione cui affidarsi per smuovere situazioni
socio-territoriali il cui sviluppo appare bloccato ma anche un meccanismo che,
spostando i centri di attenzione e allargando l’orizzonte all’interno del quale
ricercare soluzioni e vie d’uscita, renda possibile riportare la dimensione
identitaria del "quartiere", come recinto, in una dimensione "urbana" che si
connoti proprio per la sua eterogeneità.
L’oscillazione tra quartiere e città viene interpretata nelle cinque proposte
come movimento di andata e ritorno: ambiti e contesti locali interessati dagli
interventi dei Contratti diventano luoghi che ospitano nuove attività finalizzate
non solo a diversificarli dal punto di vista funzionale ma anche a costituire una
ragione di scambio con la città. Elementi non ordinari che funzionano da
attrattori e che supportano l'interazione con la città, con chi non risiede nel
quartiere, con quanto attraversa la città. Superare la logica del quartiere
autosufficiente e dello spazio ripiegato su sé stesso diventa un passaggio
fondamentale per dare a questi quartieri un respiro diverso e una energia
nuova.

Contenere i disagi generati dall’attuazione degli interventi

Nella costruzione dei progetti si è prestata attenzione a quelli che possiamo
definire come fattori di riduzione degli impatti che, specialmente in fase
attuativa, ricadono sulla popolazione residente e sugli abitanti delle case
interessate dagli interventi edilizi.
Il contenimento del disturbo e del disagio associato alla manutenzione e alla
riqualificazione degli alloggi ha spinto l’Amministrazione Comunale e l’Aler a
ricercare, già in fase di progettazione preliminare, soluzioni tecnologiche e
costruttive particolari e adatte alle specificità di ogni quartiere per evitare
spostamenti e trasferimenti se non nei casi in cui la mobilità non sia risultata
strettamente necessaria.
Questa attenzione è parte integrante di quella che possiamo indicare come la
fattibilità sociale dei Contratti di Quartiere, elemento che per il Comune di
Milano è importante considerare a fianco della fattibilità tecnica, della fattibilità
economica e della fattibilità amministrativa.


Ambiti di intervento e contesti locali

Il bando attuativo della Regione Lombardia sollecita i comuni ad individuare
quartieri e ambiti sui quali costruire progetti di riqualificazione da candidare
per il finanziamento di Contratti di Quartiere II. Il Comune di Milano si è
attivato nel processo di selezione dei quartieri da candidare e di costruzione
dei programmi in rispondenza dei requisiti indicati dallo stesso bando e di
                                                                                   6
un'attività e di ricognizione condotta dal Settore Periferie che è stata centrata
su un'esplorazione orientata ad intercettare politiche e progetti sostenuti da
altri settori del Comune di Milano la cui convergenza e complementarietà
costituisce una condizione importante per articolare forme di integrazione
all'interno del Programma (in rispondenza ai requisiti del bando). In questo
processo di definizione successiva dei quartieri da candidare e dei relativi
programmi di intervento, si è proceduto seguendo due diversi ordini di
ragionamento: uno centrato sulle dimensioni di criticità dei quartieri, il secondo
su un insieme più articolato di fattori individuati in relazione alle linee guida e
alla struttura del programma Contratto di Quartiere II.

Ambiti contraddistinti da criticità sul piano socioeconomico ed ambientale

Su un primo livello si attesta un orientamento che fa riferimento
all'identificazione di elementi e situazioni di criticità che connotano
ambiti/quartieri sul piano socioeconomico ed ambientale e che,
affidandosi tendenzialmente ad indicatori, costruisce una sorta di mappatura
dei problemi. Si sono cioè considerati quegli elementi che specificatamente in
riferimento a situazioni di disagio sociale, economico e ambientale segnalano
ambiti urbani di particolare criticità e quartieri problematici. A partire dalla
individuazione di queste aree all’interno della città di Milano, si è quindi
proceduto a specificare e a focalizzare l'attenzione su quei quartieri che più
corrispondono ai requisiti espressi dal bando nazionale e dalla declinazione
regionale del programma Contratto di Quartiere II.
In questi quartieri, come già richiamato, riconducibili alla formula di "quartieri
in crisi", il Contratto di Quartiere si rivela essere il programma di intervento più
appropriato, configurandosi come programma di azioni sull'edilizia pubblica
connotato da una forte regia dell'amministrazione comunale e dall'azione
congiunta di settori e soggetti che attengono non solo alla sfera dell'alloggio
ma alle dimensioni dei servizi, a quella sociale ed economica.
Una serie di informazioni (dati, elaborazioni quantitative e qualitative già
realizzate dall'Amministrazione Comunale) ha consentito di costruire una
successione di mappe della città in cui sono rappresentate aree che esprimono
"criticità" rispetto alle condizioni (strutturali e del quadro di vita) della
popolazione insediata. In particolare in riferimento a: status sociale (Servizi
sociali – cfr. mappa del disagio sociale e atlante delle periferie), Sicurezza
urbana (mappa del rischio), consistenza edilizia residenziale pubblica (mappa
erp).
Una comparazione successiva delle diverse mappe ha consentito di identificare
quartieri/ambiti, che emergono in termini negativi ("di carenza/assenza") e di
offrire un quadro di riferimento generale aggiornato sugli ambiti di criticità
delle periferie cittadine. Una esplorazione successiva ha consentito di
selezionare gli ambiti urbani con specifico riferimento alla rilevanza del
patrimonio di edilizia residenziale pubblica esistente (elemento questo che
rappresenta una precondizione del programma), alle condizioni edilizie degli
stabili (sia rispetto allo stato di manutenzione che di tipologie abitative)
nonché al quadro complessivo delle criticità relative allo stato contrattuale
degli inquilini (intendendolo come rivelatore di una domanda di ridefinizione
delle modalità di trattamento): Qualità abitativa (Aler); Status dell'utenza
(Aler); Mappa delle priorità Erp (aree a prevalenza di Erp con rilevante
degrado abitativo).
L'insieme di questi elementi ha portato in una fase intermedia ad individuare
sette diversi quartieri di edilizia residenziale pubblica quali ambiti di intervento
                                                                                  7
prioritario da considerare nella candidatura al finanziamento di contratti di
quartiere: Gratosoglio, Lorenteggio, Mazzini, Molise Calvairate, Ponte Lambro,
San Siro, Stadera. Una selezione successiva ha portato a considerare
l'esclusione di Lorenteggio (il cui ambito rientra nel perimetro definito di una
Società di Trasformazione Urbana e di Stadera, sul quale è attualmente in fase
avanzata di attuazione un PRU.

Quartieri, soggetti e strategie nelle politiche urbane

Un secondo ordine di riflessione ha messo in evidenza e risalto una serie di
argomentazioni la cui natura è piuttosto riferita a soggetti e strategie nel
merito delle politiche urbane (e di quelle di rigenerazione urbana in
particolare) e a valutazioni di natura più strettamente programmatica ed
operativa.
In questa linea, si possono assumere come strategici rispetto al successo della
candidatura, una serie di elementi - evidentemente più discrezionali - che
derivano e/o fanno riferimento al contesto territoriale in cui i quartieri sono
inseriti e alla disponibilità di un insieme di pratiche e/o soggetti (istituzionali e
non) che potrebbero utilmente supportare il processo di sviluppo e attuazione
dei Contratti di Quartiere II a Milano .
Mentre il primo livello (1.1) ha esplorato la città in termini che - in negativo
("quali territori stanno peggio") e in modo tendenzialmente omogeneo
(utilizzando un solo filtro di lettura per identificarle) - lasciano emergere le
aree più svantaggiate, la seconda serie di riflessioni ha consentito di meglio
rappresentare una serie di motivazioni (non tutte omogenee e analoghe)
rispetto ai quali l'intervento su alcuni singoli quartieri può risultare strategica,
meglio praticabile ed offrire condizioni di maggior efficacia anche in relazione
alla natura e alle specificità dello strumento Contratto di Quartiere II e della
relazione che lo strumento è in grado di costruire con i territori selezionati.
Di seguito sono proposte una serie di considerazioni che configurano il profilo
delle strategie cui il Comune di Milano ha fatto riferimento nel processo di
selezione dei quartieri e poi nella costruzione dei programmi di intervento da
candidare in relazione alla definizione di prospettive di intervento attraverso lo
strumento Contratto di Quartiere II, sollecitando una caratterizzazione dei
programmi di intervento sui singoli quartieri e a spostare su categorie
differenti rispetto all’oggettiva situazione di svantaggio e/o alla esclusiva
valutazione di sostenibilità economica il tema della scelta.
Si è considerato che per la strutturazione del programma e quindi delle azioni
che il Contratto di Quartiere prevede sia importante verificare le possibili
declinazioni dello stesso a livello locale, in rispondenza di specifiche
problematiche (che in alcuni quartieri si configurano come acute o comunque
particolarmente rilevanti) sia in rispondenza dei diversi requisiti che il bando
sollecita.

Trasformabilità urbanistica e condizioni al contorno

Un'esplorazione del contesto dei singoli quartieri è stata finalizzata ad
evidenziare progetti e processi di trasformazione urbana già previsti o
in fase di definizione nell'intorno dei quartieri e che potrebbero produrre
sinergie e scambi (anche sul versante delle risorse finanziarie provenienti da
altre fonti) rispetto allo sviluppo del Contratto di Quartiere. Inoltre tale
ricognizione consente di evidenziare la consistenza degli elementi di
trasformabilità (variazioni nelle volumetrie nella direzione di un
                                                                                   8
accrescimento del patrimonio Erp o di una differenziazione significativa delle
funzioni insediate nel quartiere).

Sostenibilità economica

Il tema della sostenibilità economica è stato visto alla luce di diversi fattori.
Primo fra tutti il confine che si intende attribuire al comparto: esiste infatti un
limite ‘forte’ nella proposta di intervento che indica il luogo nel quale si
andranno a concentrare gli interventi (in particolare quelli rivolti alla
ristrutturazione/riqualificazione edilizia). Questa è la linea che contiene la
‘prevalenza di Erp’ e rispetto alla quale Comune di Milano ed Aler sono
chiamati a registrare le risorse finanziarie disponibili. Vi è poi un limite
‘flessibile e leggero’ che include spazi, luoghi, campi di azione utili per
completare, integrare sia interventi di natura non strettamente edilizia ma
anche soggetti e risorse non immediatamente concentrate sull’intervento
abitativo in senso stretto.
Una seconda questione è connessa alla possibilità che in alcuni quartieri si
creino le condizioni affinché entrino nel mercato della locazione (per quanto
sociale) volumi senza mercato (vuoti, non occupati regolarmente, inutilizzabili)
e nuovi volumi (integrati con superfici ad uso commerciale e a servizio, ad
esempio). Il rientro delle morosità, l’adeguamento degli impianti, la
razionalizzazione di alcuni servizi all’abitare possono in questa direzione
rappresentare delle voci di spesa che diventano anche voci di risparmio e di
possibile ammortamento di una quota dei costi. Un ultimo elemento è
costituito dalla possibilità di ricontrattare i canoni, per gli alloggi soggetti ad
interventi di manutenzione straordinaria, in funzione di una avvenuta
ristrutturazione.

Servizi, relazione domanda/offerta

Una valutazione dello stato dei servizi ha consentito di evidenziare
scostamenti e lacune nell'offerta dei servizi pubblici; la progettazione di
futuri servizi si configura, altresì, come condizione di innalzamento dello
standard qualitativo e di miglioramento delle funzionalità del comparto in
esame e rappresenta un elemento che concorre alla possibilità di incrementare
l'indice delle volumetrie realizzabili nel quartiere.

Attività già svolta dall’amministrazione - preesistenza di un portafoglio progetti
         già ipotizzati (Comune di Milano, Aler)

La preesistenza di progetti pilota, attività e iniziative promosse
dall'Amministrazione Comunale o da altri soggetti Istituzionali è stata assunta
come un vantaggio competitivo (rispetto alla partecipazione al bando) laddove
costituisce un bagaglio di conoscenza del quartiere, un investimento iniziale
che può fare da volano rispetto allo sviluppo di ulteriori interventi e rispetto ai
quali il CdQ offre le condizioni per una "composizione" delle azioni. Ancora,
l'esistenza di un'attività pregressa segnala l'esistenza di soggetti che si sono
già attivati sul/nel quartiere e la cui attivazione costituisce un vantaggio
competitivo rispetto alle sollecitazioni del bando di coinvolgimento di soggetti
locali nella costruzione stessa dei programmi. Laddove le attività pregresse
abbiano prodotto progetti sperimentali o parziali, questo rappresenta un
elemento strategico nella direzione della costruzione di un Contratto di
Quartiere come parte di un più articolato programma di intervento rispetto al
                                                                                 9
quale procedere attraverso verifiche di fattibilità e praticabilità in termini di
integrazione, combinazione e allineamenti con interventi/soggetti diversi.

Risorse e soggetti locali

Il bando del Contratto di Quartiere segnala come fondamentale il
coinvolgimento di soggetti locali nella costruzione e nell'implementazione dei
progetti. La preesistenza e la consistenza delle attività svolte
autonomamente (o già in accordo con istituzioni pubbliche) da parte
di soggetti locali di varia natura (comitati, associazioni, cooperative, servizi
pubblici) è stata assunta come una risorsa di grande valore. Da un lato, perché
garantisce la disponibilità di interlocutori con i quali l'amministrazione
comunale può sviluppare un processo di interazione per la definizione di
obiettivi condivisi; dall'altro perché offre la possibilità di costruire un
programma di interventi che abbia un riferimento non solo formale alla
dimensione del "contratto", ovvero all'assunzione di responsabilità futura
rispetto al processo di riqualificazione integrata del quartiere.

Finanziamenti aggiuntivi pubblici/privati e interesse all'investimento dei
soggetti privati

Infine, la diversa collocazione e natura dei quartieri può corrispondere a
differenti livelli e forme di interesse di soggetti privati e del terzo
settore, all'investimento di risorse nel programma di rigenerazione, sia in
relazione allo stato attuale del quartiere che alle prospettive di sviluppo. In
particolare, differenti sono le valutazioni che si aprono sul fronte delle risorse
private in relazione ai differenti scenari che il programma del CdQ rende
futuribile. In più casi si è rivelata essenziale (data la densità che connota il
tessuto urbano dei quartieri a cui si fa riferimento nella città di Milano) la
disponibilità di immobili o di aree la cui destinazione d'uso e/o praticabilità
risultava ancora incerta. La costruzione di un Contratto di Quartiere in questo
senso ha offerto la possibilità di attivare processi (e procedure) di definizione e
di progettazione degli usi di alcuni spazi secondo le linea guida espresse dal
bando e, in particolare, con la finalità di articolare le funzioni sociali (e
comunque non residenziali) nei quartieri.
E' in corrispondenza dei diversi fattori qui sopra riportati che il Tavolo politico
istituzionale ha proceduto nella selezione dei quartieri sui quali attivare il
processo di esplorazione e approfondimento e di interazione con i soggetti
locali finalizzato alla costruzione di un programma di interventi da presentare
quale candidatura a Contratto di Quartiere II. La definizione dei programmi è
stata condotta assumendo specificità, dimensioni problematiche e risorse locali
che hanno consentito di disegnare profili di intervento differenziati in
corrispondenza di ciascun quartiere:

-   Gratosoglio, si configura quale quartiere di grandi dimensioni costruito
    secondo un disegno di edilizia aperta che sollecita ad un ripensamento e
    ad una qualificazione degli spazi aperti e dei luoghi di aggregazione

-   il quartiere Mazzini ha un elevato valore storico architettonico ed è oggi
    situato in un ambito di forte accessibilità, rispetto al quale l'offerta di
    servizi qualificati può risultare attarttiva rispetto ad un bacino sovralocale,


                                                                                10
-   il quartiere Molise Calvairate ha costituito in questi anni un laboratorio di
        sperimentazione sulle forme dell'attivazione e del coinvolgimento dei
        soggetti locali nella articolazione delle politiche urbane sulla città e
        rappresenta una sfida rispetto alla capacità di produrre politiche pubbliche
        efficaci in ambiti di disagio acuto,

    -   il quartiere di Ponte Lambro ha rappresentato un simbolo del degrado dei
        quartieri periferici e trova nel Contratto di Quartiere occasioni concrete per
        muovere i primi passi verso un processo di sviluppo di più lungo periodo,

    -   San Siro. caratterizzato come un recinto di grandi dimensioni ed elevata
        densità di edilizia residenziale si misura con la capacità degli interventi
        previsti di rendere più permeabile il tessuto urbano rispetto alla presenza
        di servizi e di attività commerciali

    Il settore Periferie ha dunque avviato un lavoro che si è articolato:

    - trasversalmente: trattando una serie di questioni comuni a tutti i quartieri e
         che hanno implicato un lavoro di coordinamento tra diversi settori
         dell'amministrazione comunale oppure l'attivazione di un settore
         dell'amministrazione su più quartieri per la messa a punto di azioni da
         inserire nel programma e poi

    - verticalmente: approfondendo l'analisi delle problematiche specifiche dei
        quartieri ma soprattutto sviluppando un'esplorazione finalizzata alla
        progettazione di azioni e dunque all'attivazione di soggetti su specifici
        progetti nei quartieri.

    La costruzione dei programmi di intervento da candidare

    In relazione a queste considerazioni, il disegno degli interventi da inserire nelle
    proposte di programmi è andato costruendosi in modo incrementale:
    a. seguendo gli indirizzi espressi e le proposte avanzate da alcuni settori
        dell'Amministrazione Comunale e dei soggetti già attivati,
    b. sollecitando alcuni settori e/o istituzioni e alcuni soggetti locali e non,
        laddove l'esplorazione sul campo e gli approfondimenti condotti hanno
        individuato temi di progettazione (fisica e in termini di servizi) che
        risultavano significativi ed aderenti rispetto al programma Contratto di
        Quartiere,
    c. mantenendo forme di interazione costante con i soggetti locali e le forme
        organizzate di rappresentanza degli abitanti per garantire una condivisione
        di finalità, obiettivi e azioni previste,
    d. infine, relazionandosi alle strategie e indicazioni via via definite in merito
        all'intervento sul patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica elaborate da
        Aler Milano.
    Si richiamano qui brevemente alcuni ambiti di intervento che hanno visto lo
    sviluppo di un lavoro trasversale dentro l'amministrazione comunale in
    relazione ai cinque quartieri, mentre si rimanda alle note sintetiche sui singoli
    quartieri la descrizione più precisa di problematiche e strategie di intervento:

-   Infrastrutture: presso l'Agenzia Mobilità e Ambiente del Comune di Milano è
    stato attivato un tavolo di lavoro che ha coordinato quattro settori comunali
    nella prefigurazione e nel disegno degli interventi relativi alla sistemazione di
                                                                                    11
strade, piazze, spazi verdi nonché alla nuova regolazione dei flussi di traffico e
    della sosta.

-   Infrastrutture e servizi: in riferimento ad alcuni stabili di proprietà comunale
    sui     quali   è    andata      emergendo      dall'esplorazione    sul   campo,
    l'opportunità/necessità di interventi di qualificazione, ampliamento,
    ristrutturazione, è stato condotto un lavoro finalizzato a verificare la
    sostenibilità e la praticabilità degli interventi in relazione agli orientamenti e
    alle politiche attualmente delineate dai rispettivi settori di competenza (in
    particolare, mercati comunali coperti e biblioteche)

-   Servizi sociali: in sinergia con il settore servizi sociali si sono andati definendo
    interventi mirati a rafforzare e ad articolare l'offerta di servizi sociali nei
    quartieri con particolare riferimento alle quote di popolazione più deboli. In
    particolare, si è mirato ad un coinvolgimento dei servizi (e quindi anche di
    soggetti del terzo settore che operano in un regime di convenzione) nella
    definizione di progetti dedicati alla popolazione anziana e ai portatori di disagio
    psichico.

-   "Patti per la sicurezza urbana": in corrispondenza dell'indicazione del bando e
    di un consistente interesse (tanto del settore sicurezza urbana del comune
    quanto della corrispondente Direzione Centrale della Regione) a considerare i
    "Patti Locali per la sicurezza urbana" quali strumenti innovativi e sperimentali
    per articolare azioni sul fronte della sicurezza in corrispondenza di una visione
    articolata del problema e centrata sull'assunzione di un approccio integrato, si
    è pervenuti ad un accordo che prevede che i Patti Locali costruiti in
    corrispondenza dei programmi di Contratto di Quartiere II del Comune di
    Milano siano assunti quali prototipi sperimentali di riferimento per la Direzione
    Regionale. L'approfondito lavoro di esplorazione locale e di interazione con i
    soggetti che a vario titolo sono attivi nei quartieri oggetto di candidatura ha
    consentito di elaborare Patti Locali che configurano l'articolazione di una
    molteplicità di azioni sinergiche e complementari rispetto al programma di
    intervento complessivo.

-   Nuova occupazione/ legge 266: di concerto con il settore comunale titolare
    della promozione di interventi di promozione e sviluppo dell'imprenditoria (e
    dell'occupazione) attraverso la gestione dei fondi della legge 266, si è
    proceduto da un lato a costruire uno scenario in cui il Comune di Milano si
    impegna a destinare una quota rilevante dei finanziamenti ex legge 266 a
    progetti da sviluppare negli ambiti di intervento dei Contratti di Quartiere,
    dall'altro ad articolare per ciascun quartiere dei "profili" che consentano di
    declinare gli interventi di promozione di imprenditoria e nuova occupazione in
    corrispondenza di vocazioni e risorse progettuali specifiche del quartiere.

-   Terzo settore e soggetti locali: in riferimento a ciascun quartiere, il contributo
    dei soggetti locali e del terzo settore nel suo insieme risulta centrale nella
    costruzione del programma, da un lato per il patrimonio di conoscenze e di
    esperienze maturate, dall'altro per la ricchezza dei progetti di varia natura che
    si sono andati definendo ed attivando. Laddove il coinvolgimento diretto di
    soggetti privati e/o del terzo settore non può essere definito in questa fase
    perché deve essere oggetto di bando ad evidenza pubblica, si è comunque
    assunto che il contributo di questi soggetti sia fondamentale per creare oggi le
    condizioni affinché le azioni previste nel Contratto di Quartiere trovino piena
                                                                                     12
rispondenza con le problematiche e le risorse disponibili e l'interesse di
    soggetti locali ad attivare forme di partnership con l'amministrazione comunale
    in rispondenza del principio di sussidiarietà.

-   Il coinvolgimento degli abitanti: pur nei limiti di tempo contenuti entro le
    scadenze e la complessità del processo, si è dato avvio a percorsi di tipo
    partecipativo nella definizione del programma e il rapporto con/tra gli abitanti
    e i soggetti locali (spesso il ruolo di abitanti e soggetti sociali risulta sfuocato e
    si tendono a confondere gli uni con gli altri, mentre si tratta di attori distinti
    con obiettivi e strategie territoriali differenti). E’ stata svolta un’attività di
    ascolto delle principali realtà sociali operanti sul territorio al fine di ricostruire
    una mappatura sensibile ai problemi e alle risorse esistenti. In particolare, si è
    curato lo snodo principale tra percorso e processo di elaborazione tecnica e
    amministrativa della candidatura e l'insieme dei soggetti locali del quartiere,
    procedendo alla definizione di problemi, priorità e nodi critici da sottoporre al
    vaglio di coloro che sono impegnati nella costruzione del progetto.




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0. Uno scenario di lungo termine per lo sviluppo di Ponte Lambro
          Proposta a cura di Renzo Piano con la consulenza di Ottavio di Blasi Associati e Lamberto Rossi

          La presente proposta di Contratto di Quartiere si colloca all’interno di una
          visione complessiva di indirizzo sostenuta dalla consapevolezza che il futuro di
          Ponte Lambro dipende anche da un processo più ampio di sviluppo e di
          riqualificazione del vasto quadrante estremo della periferia sud-est di Milano.
          Questa prospettiva, che nell’aprile 2002 aveva indotto il Comune di Milano a
          promuovere lo studio di fattibilità per la costituzione di una Società di
          Trasformazione Urbana d’intesa con i Comuni limitrofi di Peschiera
          Borromeo, San Donato Milanese e con Aler Milano, AEM SpA e MM SpA
          secondo quanto previsto dal bando del ministero dei Lavori Pubblici, ha
          portato all’individuazione di una proposta per l’ampliamento del quartiere
          all’interno dell’area compresa, ad ovest, tra il quartiere e la
          tangenziale.
          Tale area è stata indicata anche in sede di definizione della S.T.U. come Area
          n. 12. L’ambito individuato costituisce, per dimensione, consistenza e
          localizzazione il naturale elemento di connessione tra Ponte Lambro e, a ovest,
          sottopassando la tangenziale, il nascente quartiere di Montecity; a sud, l’area
          di San Donato e la stazione della metropolitana.

          Osservando il Quadrante di sud est oggetto della proposta, emergono una
          serie di elementi territoriali che suggeriscono ipotesi di tipo
          strategico:
          - un apparato infrastrutturale complesso e articolato che annovera:
              aeroporto, passante ferroviario, una linea metropolitana in corso di
              prolungamento e una in previsione, linee di superficie e assi stradali
              primari e secondari (la tangenziale, via Mecenate, la Paullese, …);
          - un sistema omogeneo di aree a valenza ambientale da risanare,
              disinquinare e rinaturalizzare, valorizzare lungo il corso medio/inferiore del
              fiume Lambro e tali da configurare un potenziale parco fluviale e, più a
              nord le aree verdi e le cascine che consentono di guardare a Parco
              Forlanini come ad una meta da raggiungere attraverso un parco lineare di
              interesse urbano;
          - una casistica articolata di aree (potenzialmente) soggette a
              trasformazione urbana riconducibili a tre principali tipologie: (a) aree
              caratterizzate da grandi insediamenti di edilizia residenziale pubblica degli
              anni 60/80 che richiedono interventi coordinati di ristrutturazione fisica e
              sociale al fine di arricchirne la compagine, migliorarne al qualità abitative e
              fruitive, aumentare il mix funzionale; (b) aree industriali o di servizio di
              grandi dimensioni e complessità in corso di riconversione secondo forme di
              trattamento alternative basate sulla forte integrazione tra casa e lavoro;
              (c) aree inedificate da sviluppare al fine di concorrere ad un ridisegno
              coerente dello sviluppo di questa parte di territorio e al risarcimento di un
              tessuto urbano caotico, anonimo e scarsamente omogeneo;
          - infine aree di proprietà pubblica (demaniale, comunale o di altri enti)
              che già ora si configurano come strutture di interesse collettivo e di utilità
              sociale.

          Nell’ambito della proposta di STU sopra richiamata sono state individuate sia le
          aree di rilevanza strategica definite di “trasformazione urbana” sia quelle già in
          corso di trasformazione e che permettono di avere un quadro completo delle
                                                                                                      14
effettive potenzialità di sviluppo dell’intero quadrante. Delle 21 aree di
trasformazione urbana due in particolare interessano il ragionamento (la
numero 11 e la numero 12).

a. Obiettivi del piano strategico di ampliamento del quartiere Ponte
   Lambro

La proposta di avanzare una ipotesi di sviluppo più estesa e comunque
prospettica rivolta in particolare all’area che connette i tessuto edificato con la
tangenziale nasce da alcuni obiettivi.
Innanzitutto occorre definire un organismo urbano unitario capace di
integrare: il borgo storico, le addizioni degli anni ’70 ovvero le case bianche
ma anche il sistema delle attrezzature pubbliche (compresa l’aula bunker – di
cui sembra prossima la dismissione - e la relativa strada di servizio mai
utilizzata) che abbia una massa critica indicativamente valutabile in 6/7 mila
abitanti (contro gli attuali 3/4 mila).
Un secondo obiettivo è quello di mettere in rete Ponte Lambro con il
territorio circostante: a sud con San Donato, a ovest con Montecity.
Il terzo obiettivo, di scala locale, punta a ridisegnare una trama minuta di
connessioni est-ovest e una fascia di risarcimento del tessuto verso la
tangenziale che serva ad introdurre, lungo la dorsale rappresentata dalla via di
servizio al bunker nuove occasioni e nuove opportunità per la comunità locale
(sia dal punto di vista degli spazi aggregativi e di incontro, sia sul versante
dell’incremento occupazionale). In questa fascia (indicata con in numeri 1 e 2)
sono presenti alcune preesistenze agricoli significative quali cascine d edifici di
servizio all’agricoltura che diventa interessante ripensare e riconvertire.
In questa prima fascia, a ridosso dell’attuale edificato e parallela alla trama
viaria nord-sud del quartiere (via Serrati, via Ucelli di Nemi, via degli Umiliati e
via Camaldoli) l’edificato dovrebbe essere a bassa densità privilegiando una
sistemazione a verde sul modello dei parchi tecnologici comunitari.
Una quarto obiettivo interessa la struttura attuale della parte realizzata negli
anni ’70 e punta a densificare, ove possibile, il tessuto edilizio intorno
alle case bianche (si tratta di tre aree residuali individuate con il numero 7).
Il nuovo organismo urbano che si delinea punta a spostare il baricentro del
quartiere verso sud-ovest facendo del Laboratorio di Quartiere uno degli
elementi centrali del sistema. Una nuova centralità viene proposta anche per
l’edificio della ex scuola media ora utilizzata come aula bunker per farne un
centro di “eccellenza” a scala comunale o sovra-comunale capace di
accreditare il quartiere come luogo positivo e di richiamo (museo del rock e
della musica, …).

b. L’articolazione dello scenario

Nell’ipotesi di disegno della strategia sono state individuate 9 sottozone:
1.     Fascia di risarcimento tra parte edificata e zona di sviluppo con
       funzioni terziarie, di servizio, di uso collettivo in parte esistenti e in parte
       di aggiungere;
2.     Fascia del parco tecnologico ovvero zona delle preesistenze agricole
       riconvertibili a servizio misto terziario. Tra le zone 1 e 2 viene individuata
       una strada di collegamento che tende ad alleggerire il carico di via Ucelli
       di Nemi e riprende il tracciato della strada di servizio al bunker;

                                                                                    15
3.   Fascia di verde pubblico di protezione attrezzata a parco realizzata
     con un rilevato che isola dalla tangenziale;
4.   sottopasso della tangenziale verso il nuovo quartiere di Montecity;
5.   Aree di sviluppo residenziale a media densità di edilizia pubblica
     rivolta all’affitto integrata con edilizia convenzionata. La proposta
     individua sei ambiti edificabili a media densità (edificazione a tre/quattro
     piani che costituisca un tessuto articolato). Le aree sono intervallate da
     un sistema di viali alberati est-ovest con funzione anche di accesso a
     parcheggi a raso e interrati. In corrispondenza del Laboratorio di
     Quartiere e del giardino esistente una fasci di verde pubblico collega
     questi spazi con la fascia più esterna verso la tangenziale;
6.   Nodi di connessione tra la trama esistente e quella di nuovo
     impianto: sono le possibili piazze di connessione tra l’insieme delle
     attrezzature e delle residenze realizzate negli anni ’70 e il nuovo
     intervento previsto. Si tratta essenzialmente di tre interventi: la prima
     piazza , a nord, è localizzata nel punto di incontro della strada di servizio
     dell’aula bunker con via Serrati che viene prolungata all’interno della
     nuova zona di sviluppo residenziale; la seconda si innesta nel punto in
     cui Ucelli di Nemi scarta verso est tra l’asilo nido e il perimetro nord
     dell’area dell’aula bunker; la terza piazza al limite meridionale del
     quartiere;
7.   Aree di densificazione e ristrutturazione all’interno del tessuto
     esistente con interventi residenziali misti: sono le aree che servono a
     rendere il tessuto più esterno, maggiormente fitto in modo da rilegare il
     borgo alle nuove aree di espansione;
8.   Fascia delle attrezzature pubbliche esistenti di quartiere;
9.   Area di espansione verso San Donato: già in corso di
     trasformazione, l’insieme di queste aree rappresenta una delle grandi
     occasioni di Ponte Lambro per uscire dallo stato di isolamento attuale.

c. Individuazione dell’area e dati dimensionali

L’ambito interessato dalla strategia descritta comprende l’area urbanizzata
all’interno del quartiere non compresa nel perimetro di cui alla B2 13.3,
caratterizzata da interventi degli anni ’70 di edilizia residenziale pubblica e
attrezzature pubbliche per una superficie di mq. 142.600 con una cubatura
esistente di 381.500 mc. e un’area da urbanizzare di cui alla scheda di
Iniziativa n. 12 della S.T.U. “Ambito territoriale Sud- Est Fiume Lambro-
Paullese” ovvero dell’area di proprietà di una società partecipata, con
destinazione urbanistica SI (H) “zona per attrezzature pubbliche di interesse
generale a livello intercomunale con destinazione ospedaliera” localizzata a
Ovest del quartiere di Ponte Lambro tra l’edificato attuale e la tangenziale est,
per una superficie totale di mq. 286.100 e una superficie edificabile di
previsione di 100.000 mq.
In totale l’area interessata è pari a 428.700 mq.

Complessivamente la superficie territoriale dell’area di ampliamento è di
348.700 mq. Di cui 101.700 di superficie fondiaria per edilizia residenziale
(settore n. 5), 68.000 mq. Destinati a terziario/misto (settori nn. 1 e 2) e
132.900 a verde pubblico (settore 3).
La viabilità occupa in totale 46.100 mq.


                                                                               16
Indicativamente è prevista una superficie edificabile di 75.000 mq. per
residenza e 50.000 mq. per terziario/misto per un totale di 125.000 mq.
L’indice territoriale è dunque pari a 125.000/348.700 ovvero di 0,36 mq./mq.

Questo il quadro delle linee di sviluppo all’interno del quale trova collocazione
la proposta di Contratto di Quartiere per Ponte Lambro che il Comune di
Milano e Aler hanno congiuntamente costruito per proporre a candidatura al
bando di finanziamento regionale.




                                                                              17
Inserire Tavola di inquadramento (Veronica)




                                              18
1. Il contratto di quartiere: territorio e strategie




                                                  19
1.1 Il contesto e l’ambito di intervento

       All’interno di questa prima parte del presente documento sono raccolti e
       riordinati gli elementi conoscitivi utili a inquadrare la realtà sociale e
       ambientale del quartiere Ponte Lambro e a riconoscere sotto quali punti di
       vista il bando “Contratti di Quartiere” può rappresentare una risorsa per
       migliorare le condizioni in cui versa.
       Innanzitutto sembra utile sottolineare come, diversamente da quanto accade
       nel caso degli altri quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica milanesi,
       facilmente individuabili e perimetrabili all’interno del tessuto edilizio
       complessivo, a Ponte Lambro questa operazione risulti meno automatica ed
       immediata per via della particolare posizione altra e separata rispetto alla città
       e delle caratteristiche di piccolo borgo che il quartiere ha assunto negli anni,
       oltre che per la dispersione del patrimonio ERP all'interno dell'abitato,.
       Proprio perché non si è mai del tutto sviluppata l’integrazione tra nucleo
       storico del quartiere ed i più recenti insediamenti di edilizia pubblica, appare
       difficile immaginare interventi di riqualificazione che non si pongano il
       problema di facilitare questa relazione.
       La proposta di CdQ ha dunque assunto questi elementi di riflessione e tentato
       di tradurli utilmente nei termini previsti dal bando attuativo2: si è quindi scelto,
       in primo luogo, di considerare quale contesto3 del CdQ l’intero quartiere, non
       potendo che riferire a quest’ultimo nel suo complesso la lettura dei problemi,
       delle criticità ed in special modo risorse.
       L’ambito4, all’interno del quale concentrare l’azione del contratto, è stato poi
       costruito a partire dalla localizzazione del patrimonio ERP (Aler e Comunale) e
       cercando inoltre di intercettare tutte quelle risorse utili a superare, da un lato,
       l’isolamento nei confronti della città e l’inadeguatezza (oltre che per certi versi
       l’insufficienza) dell’attuale sistema dei servizi che impedisce al quartiere di
       assumere una dimensione propriamente urbana; e dall’altra parte di
       riconnettere le due parti del quartiere attraverso la creazione di nuove
       centralità in grado di rimettere in moto i necessari processi di integrazione
       sociale, interculturale ed intergenerazionale.

       1.1.1. Caratteristiche del quartiere Ponte Lambro


       A. Inquadramento territoriale ed urbanistico5

       Il quartiere Ponte Lambro si caratterizza, in primo luogo, per la propria
       posizione all’interno di un’area, sita nell’estrema periferia sud-est del territorio
       del Comune di Milano e separata dagli altri quartieri della città dal tracciato
       della Tangenziale est.


       2‘Ogni Contratto di Quartiere deve fare riferimento ad un ambito, avente rilevanza territoriale
       tale da incidere sul contesto urbano, definito e riconoscibile spazialmente, caratterizzato dalla
       prevalente presenza di patrimonio di edilizia residenziale pubblica, e alle sue immediate
       adiacenze, vale a dire alle aree confinanti con il perimetro individuato e strettamente
       relazionate con esso in termini di collegamenti viabilistici e trasportistici.’ (Bando attuativo §2.2)
       3 Vedere allegato 1/b
       4 Vedere allegato 1/b e Tavola 2 Schema generale degli interventi previsti
       5 Vedere allegato 1/a e Tavola 1 Inquadramento urbanistico
                                                                                                          20
Tale separazione è amplificata dal perimetro del quartiere, che risulta chiuso,
oltre che dalla tangenziale, anche ad est dal corso del fiume Lambro e, a nord
e a sud, dalla presenza di ampie zone inedificate.
L’unico collegamento con la città è rappresentato a nord dalla via Vittorini che
si collega a via Mecenate attraverso un sottopassaggio in corrispondenza di
uno svincolo della tangenziale. Sempre la via Vittorini collega ad est il
quartiere con i Comuni di Linate e Peschiera Borromeo, mentre a sud è stato
recentemente attivato il collegamento con la statale 415 Paullese ed il Comune
di San Donato. In tutti i casi si può parlare di collegamenti funzionali, ma
insufficienti a creare continuità tra il quartiere ed ogni altro agglomerato
urbano.
Una situazione che determina di fatto un sostanziale isolamento di Ponte
Lambro dalla città di Milano, ma anche dagli altri Comuni limitrofi.

Il quartiere è dunque escluso dalla viabilità urbana primaria, che in
questo settore urbano è rappresentata dal viale Forlanini e, più a sud, dall’asta
del corso Lodi–via Emilia; la direttrice Mecenate–Vittorini, che sfocia
nell’abitato di Linate, ha invece un’importanza esclusivamente locale.

Un sostanziale miglioramento si è invece avuto, in tempi recenti, per quanto
riguarda la rete del trasporto pubblico: le reti principali di trasporto (rete
ferroviaria urbana, passante ferroviario e metropolitana) non toccano l’abitato
ma è stato attivato un collegamento via bus (linea 45) che in pochi minuti
permette di raggiungere la stazione di San Donato della linea Metropolitana 3.
Oltre alla linea 45 il quartiere è servito anche dalla linea di autobus 66 che si
immette dalla via Vittorini, attraversa il quartiere in direzione nord–sud con un
percorso ad anello ed esce nuovamente sulla via Vittorini per poi dirigersi
verso il Comune di Linate.

A fronte di questa situazione di fatto decisamente svantaggiata e di marcato
isolamento, le ipotesi di intervento urbanistico e i progetti attualmente in fase
di studio e di realizzazione da parte del Comune di Milano vedono anzitutto
l’inserimento di Ponte Lambro in un ambito di riqualificazione urbana
che si estende dalla via Emilia fino all’insediamento residenziale e industriale di
via Mecenate (in particolare è in fase di studio di fattibilità la costituzione di
una Società di Trasformazione Urbana cui dovrebbero partecipare anche i
Comuni di Linate, Peschiera e San Donato e che dovrebbe in prospettiva
occuparsi delle trasformazioni di questo vasto territorio).

Si tratta di un ambito urbano significativo e in forte trasformazione in quanto
comprende, oltre ai due insediamenti storici di Ponte Lambro e Rogoredo e ad
alcune aree agricole, le vaste aree industriali dismesse di Morsenchio (ex
Montedison) e Rogoredo (con la stazione ferroviaria e il futuro collegamento al
Passante), nonché l’area di interscambio di San Donato, capolinea della linea
Metropolitana 3. La scelta di ripensare il ruolo urbano di Ponte Lambro
rafforzandone il legame con Rogoredo e San Donato (anziché con l’asse
Mecenate–Linate) e con il loro sistema di mobilità (ferrovia, MM3) appare
senz’altro interessante: il potenziamento del collegamento “da sud” con Milano
sembra infatti in grado di spezzare efficacemente l’isolamento del quartiere,
contraddicendone l’attuale funzionamento “a enclave chiusa” e migliorando la
qualità del trasporto pubblico.


                                                                                21
A conferma di questo orientamento generale della pianificazione,
l’Amministrazione ha attualmente allo studio anche la trasformazione delle
zone inedificate immediatamente a sud e ovest del quartiere, in
particolare si ipotizza l’insediamento di servizi e uffici pubblici immediatamente
a sud dell’abitato esistente, la creazione di una stazione di autocorriere lungo
la S. S. 415 e la realizzazione di spazi verdi attrezzati da collegare con la vicina
area di recupero della ex Montedison, attuando così anche il superamento
(“sottopassandola”) della barriera della tangenziale. Anche per l’area
inedificata e inutilizzata che si trova a nord del quartiere e della via Vittorini si
ipotizza una prevalente destinazione a verde urbano, con il collegamento al
vicino parco Monlué: Ponte Lambro si troverebbe così fortemente integrato in
quel sistema del verde che si sta delineando lungo il corso del Lambro
attraverso la progressiva realizzazione dei grandi parchi Monlué e Forlanini, ai
quali si saldano l’ambito territoriale protetto dal Parco Sud e l’area ricreativa
ormai consolidata dell’Idroscalo.

Passando dalla scala territoriale a quella del quartiere è evidente
anzitutto la presenza di margini netti dell’abitato, costituiti dal fiume Lambro a
est, da terreni agricoli a ovest e sud e dalla storica direttrice della via Bonfadini
(oggi via Vittorini) a nord. Si può inoltre notare come la funzione prevalente
sia quella della residenza e le attività produttive, poche e di modeste
dimensioni, occupino aree marginali; i negozi si attestano in prevalenza
sull’unico asse di collegamento con Milano, la via Vittorini.

Come già osservato la via Vittorini rappresenta di fatto la direttrice di
collegamento con il centro città mentre la connessione, verso sud, con la
statale 415 (“paullese”) e quindi con San Donato e Rogoredo costituisce, allo
stato attuale, un asse di limitatissima importanza: Ponte Lambro continua a
“funzionare” secondo la logica insediativa più antica che lo vedeva legato alla
zona industriale di Taliedo e a Linate e la viabilità interna si configura quindi
come un anello che si innesta sulla via per Milano, dal quale si dipartono
diramazioni minori, funzionali a servire gli insediamenti residenziali e gli edifici
pubblici. Questi ultimi sono collocati prevalentemente nel settore occidentale
dell’abitato, in corrispondenza della zona di più recente edificazione (anni ‘70).
È evidente una marcata dicotomia tra insediamento storico (lungo le vie
Umiliati e Camaldoli, vicino al fiume) e nuova espansione di Ponte Lambro,
sorta intorno ai caseggiati di edilizia residenziale pubblica di via Ucelli di Nemi
e via Serrati. Le due parti di quartiere, entrambe chiuse su se stesse, non
comunicano tra loro: gli spazi liberi ma impropriamente utilizzati come
parcheggi alle spalle del grande condominio di via Ucelli di Nemi, i fabbricati
dismessi della Olivetti (oggi in fase di recupero) e la totale mancanza di
attraversamenti trasversali rendono evidente la mancata integrazione tra le
due fasi costruttive del quartiere.

Le strutture pubbliche o di pubblica utilità presenti nell’area sono per
lo più di importanza limitata alla scala del quartiere e sono, da nord a
sud, la chiesa parrocchiale con annesso oratorio, il mercato comunale, il centro
civico, l’asilo nido, la scuola materna e quella elementare. Accanto ad esse si
trovano anche due edifici di rilevanza sovracomunale: il complesso della Clinica
e Centro Cardiologico Monzino (sulla via Vittorini) e la cosiddetta “aula
bunker”, aula di sicurezza per processi del Tribunale di Milano che, essendo
stata ricavata nei locali della ex scuola media, si trova ora molto
impropriamente collocata all’interno della “cittadella scolastica” del quartiere.
                                                                                  22
Il sistema degli spazi pubblici, stante la dualità già riscontrata, si sviluppa
quasi esclusivamente nella zona ovest dell’abitato facendo da tessuto
connettivo, attraverso un giardino attrezzato, tra gli insediamenti residenziali e
i servizi di quartiere. Il settore orientale invece, chiuso dalla sua viabilità
angusta e dal fiume (ancora non adeguatamente valorizzato) è pressoché
privo di spazi di socializzazione e di zone pedonali.
Attualmente i più recenti progetti di opere pubbliche si stanno muovendo
prevalentemente nella direzione, già rilevata a proposito della pianificazione a
grande scala, di collegare più organicamente Ponte Lambro con i centri di
Rogoredo e San Donato. La nuova viabilità diretta a Sud (che sarà
affiancata da pista ciclabile) è il primo intervento realizzato in questo senso,
che ha aperto la strada a nuovi possibili insediamenti (uffici pubblici e stazione
autocorriere) e avvicinato la linea del trasporto metropolitano a Ponte Lambro.

B. Cenni storici6

Le tappe dello sviluppo storico dell'abitato di Ponte Lambro sono di seguito
fissate in modo sintetico, nell'intento di richiamare alla memoria quanto può
servire a comprendere la situazione attuale.

Il territorio di Ponte Lambro è stato pressoché totalmente agricolo fino agli
inizi del XX secolo, ricco di acque. La sua originaria trasformazione, tra i secoli
XII e XIII, da terre paludose in prossimità del Lambro a coltivazioni a
marcite, avvenne ad opera dei monaci Umiliati e Cassinesi. I fondi con le
relative cascine del Zerbone (Gerbone) e della Canova, di proprietà di tre
ordini monastici, erano attraversati da tre rogge: la Spazzòla, su cui sorgeva
dai tempi remoti un mulino, la Certosa e la roggia delle Quattro Ave Marie con
la cascina del Bagutto.
Agli anni intorno al 1905 risale il primo insediamento di tipo urbano, dei
lavandai; lungo l'argine del fiume giungono da quartieri centrali della città
alcune famiglie che si insediano con le loro attività. Villette con laboratori al
piano terra e ampi spazi per gli stenditoi sorsero lungo le attuali vie Camaldoli
e Umiliati.
Nei decenni successivi si espande la popolazione operaia, richiamata dalle
vicine attività industriali presso i nuclei storici di Morsenchio e Taliedo
(industrie Caproni, Montecatini e Redaelli). Intorno al 1920 vi abitavano circa
500 persone.
L'espansione edilizia fino al dopoguerra gravita intorno alla Paullese (vie
Montecassino, Monteoliveto, Parea, Bonfadini, denominata poi Vittorini, e
Camaldoli). La via degli Umiliati costituisce l'asse principale del quartiere, su
cui si affacciano le attività commerciali e artigianali. Dal 1925 Ponte Lambro
viene a far parte del comune di Milano (in concomitanza con la progettazione
del "Porto di Mare", nuovo porto fluviale nel sud-est della città). Tuttavia il suo
sviluppo resta al di fuori di qualsiasi disegno urbanistico; rimane soprattutto
residenziale, in prevalenza secondo la tipologia delle villette.



6 Per stendere questa parte di relazione si è fatto riferimento in particolare ai seguenti testi:
Comune di Milano, Quartiere Ponte Lambro, Dossier, gennaio 2002; Comune di Milano,
Laboratorio di quartiere di Ponte Lambro, 1^ fase, novembre 2000; Comune di Milano,
Laboratorio di quartiere di Ponte Lambro, Relazione di progetto, marzo 2002.

                                                                                                    23
Negli anni '60 la popolazione si connota per una notevole coesione sociale.
Circa 1000 persone, in prevalenza del ceto operaio, risiedono a Ponte Lambro.
La coesione sociale è forte, legata alla diffusa attività associazionistica: nel
borgo storico trovano sede sezioni di partito, Arci, Acli, numerose cooperative,
tra cui spicca la storica Cooperativa di Consumo attiva fin dal 1921.
Negli anni '60 vengono abbattuti il mulino e le due cascine storiche, nel
decennio successivo avverrà la copertura dell'ultima roggia rimasta scoperta
(1978) e scomparirà la maggior parte degli ultimi campi. Viene così meno la
vocazione agricola della zona, che fino a quel momento aveva fortemente
connotato il paesaggio di Ponte Lambro.
La cascina Canova sulla via Bonfadini lascerà il posto nel 1963 all'Istituto
Cardiologico Monzino, polo ospedaliero di rilevanza sovralocale. Le attività
indotte dalla presenza di questo importantissimo polo ospedaliero e
universitario tendono a localizzarsi negli immediati dintorni, in prossimità
dell'uscita della tangenziale.
Nel corso dei decenni diverse barriere fisiche "chiudono" il quartiere,
disgregando il territorio:
- Il fiume Lambro viene a costituire il margine orientale dell'insediamento fin
dalle sue origini; l'andamento N-S degli assi stradali principali rimarca la
presenza di tale barriera.
- Nel 1933 viene realizzata la cintura ferroviaria al di fuori della quale resta
Ponte Lambro.
- Nel 1935-36 viene costruito l'aeroporto di Linate, (completato poi nel 1962)
immediatamente a ridosso dell'omonimo abitato. Tale presenza introduce un
forte elemento di discontinuità nella antica rete di canali e strade che da
Milano conduceva, attraverso Ponte Lambro e Linate, fino a Paullo.
- Nel 1975 viene inaugurata la Tangenziale Est.
Tra il 1973 e il 1974 sono costruiti gli insediamenti di case popolari di via
Ucelli di Nemi (le "case bianche") e via Serrati. Qui si stabiliscono
soprattutto immigrati meridionali, in gran parte dalla Campania e dalla
Calabria.
"… i due nuclei – vecchio borgo e quartiere nuovo – non si sono mai integrati;
c'è un problema di ordine culturale, un'ispirazione a delinquere del nucleo
d'immigrazione, una mancanza di tradizioni locali, regionali del vecchio
nucleo…" - "L'opposizione è grossomodo meridionali / milanesi e relative
concezioni della vita e anche della legalità". 7 La stessa struttura fisica dei
nuovi insediamenti unita all'assenza di attraversamenti orizzontali accentua la
separazione dei quartieri popolari rispetto al borgo storico, che permane
tutt'oggi.
Vengono realizzati i servizi collettivi, innanzitutto le strutture scolastiche (il
primo comparto della scuola elementare risale al 1954). Le scuole sono
concentrate in un settore di quartiere che per la maggior parte del giorno si
rivela poco frequentato, non essendo presenti altre attività. Nel 1984 viene
chiusa la scuola media, di lì a poco trasformata in Aula Bunker, distaccamento
del Tribunale dove verranno celebrati molti dei processi milanesi di mafia.
Sulla linea di confine tra vecchio borgo e nuove espansioni residenziali si
attestano la chiesa, il mercato rionale, il Centro Civico: "quello che
dovrebbe essere il centro del paese non riesce a diventarne l'elemento


7 dalle interviste a due testimoni privilegiati, in Torri R., Spazi urbani dell'esclusione sociale: il
caso del quartiere Ponte Lambro, tesi di laurea, relatore C. Ranci, Milano, Facoltà di Architettura
del Politecnico di Milano, A.A. 1998/99.

                                                                                                   24
unificante, restando semplicemente la zona dove due realtà insediative si
fronteggiano" (dalla Relazione di progetto del Laboratorio di Quartiere).
Nel 1981 vengono realizzate le case popolari di via Rilke (le "case gialle")
che chiudono la prospettiva della storica via degli Umiliati, costruite inglobando
due villette pre-esistenti. All’i9nterno di questo caseggiato già nel 1994 ben il
40% degli inquilini del caseggiato di via Rilke era abusivo… Tutt'ora c'è un
elevato turn-over abitativo e la percentuale degli abusivi rappresenta circa il
20% degli inquilini: per questo è detto “casa-parcheggio”
La popolazione continua ad aumentare, Ponte Lambro drena dalla città abitanti
dei ceti più bassi, gli "esclusi" dal mercato abitativo oltre che del lavoro: in un
quartiere di piccole dimensioni si concentra un numero molto elevato di
persone con problemi di ogni natura. Sfruttandone le caratteristiche ambientali
(fisiche e sociali) si stabiliscono gruppi di famiglie di tipo mafioso che nel
giro di pochi anni arrivano a detenere il controllo del territorio, condizionando
pesantemente la vita di chi abita e lavora in quartiere.
A metà anni '80 risale l'apertura presso il Centro Civico del Centro
Territoriale Sociale e del Centro di Aggregazione Giovanile.
A partire dal 1996-97 negli alloggi più fatiscenti del nucleo storico e nelle case
popolari hanno cominciato a giungere sempre più numerosi immigrati
extra-comunitari, attirati dai bassi prezzi degli alloggi in affitto.
Alla fine degli anni '90 il Comune di Milano inizia ad elaborare una serie di
progetti per la riqualificazione del quartiere, dietro la spinta delle
iniziative nate dal basso intorno al 1995 per "riappropriarsi del quartiere" – via
via che importanti operazioni di Polizia contribuivano a sgominare gruppi
criminali presenti a Ponte Lambro.

1.1.2 Inquadramento edilizio


A. Il tessuto edilizio del quartiere

A fronte di questo assetto urbano la pianificazione e l’intervento del Comune
hanno puntato, a partire dagli anni ‘80, al superamento dello stato di degrado
edilizio del quartiere attraverso la riqualificazione e il recupero degli isolati
storici (posti a ridosso del fiume e sviluppatisi intorno agli assi delle vie
Umiliati e Camaldoli) indicando alcune linee di intervento ancora attuali.
La parte più vecchia del quartiere – sorta come si è detto, tra i primi del
Novecento e la fine degli anni Trenta e rimasta pressoché immutata negli
ultimi cinquanta anni (mentre le si costruivano accanto gli insediamenti di
edilizia pubblica e i servizi connessi) – presentava infatti già alla fine degli anni
Sessanta problemi di degrado per la vetustà delle costruzioni.
All’inadeguatezza degli edifici si è aggiunto poi il degrado urbanistico,
l’isolamento rispetto al nuovo insediamento: mancano i punti di connessione
con il resto del tessuto urbano, le strade sono anguste e non esiste un sistema
di spazi pubblici e di relazione.
Rilevate queste problematiche edilizie e urbanistiche, il Piano di Recupero
del 1986 prevedeva l’intervento su più comparti distinti e la realizzazione, su
aree di cessione da parte dei soggetti attuatori, di passaggi pedonali, di spazi
pubblici e attraversamenti trasversali in grado di porre finalmente in rapporto
le “case bianche” di via Ucelli di Nemi con il quartiere storico e il fiume.
Tuttavia il piano di recupero è stato realizzato solo parzialmente :
diversi edifici sono stati risanati, rinnovati o sostituiti ma l’obiettivo di creare
(sfruttando anche il piano terra a pilotis delle costruzioni più recenti) un
                                                                                  25
continuum di spazi pubblici e di attraversamento del quartiere non è stato
raggiunto. Attualmente i più recenti progetti di opere pubbliche si stanno
muovendo prevalentemente nella direzione, già rilevata a proposito della
pianificazione a grande scala, di collegare più organicamente Ponte Lambro
con i centri di Rogoredo e San Donato. La nuova viabilità diretta a Sud (che
sarà affiancata da pista ciclabile) è il primo intervento realizzato in questo
senso, che ha aperto la strada a nuovi possibili insediamenti (uffici pubblici e
stazione autocorriere) e avvicinato la linea del trasporto metropolitano a Ponte
Lambro.

B. Il patrimonio ERP

Per quanto riguarda il patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica, a Ponte
Lambro sono presenti 4 diversi comparti per un totale di 451 alloggi:
- le cosiddette Case Bianche di proprietà Aler di Via U. di Nemi e Via
     Serrati; 2 stecche bianche di 4 piani lunghe circa 300 metri l'una ed altre
     due di dimensioni più ridotte;
- le Case Minime di proprietà comunale di via U. di Nemi 58, un
     blocco di alloggi (35) di dimensioni molto ridotte;
- la Casa Parcheggio di proprietà comunale di via Rilke 6-10, un
     edificio che ospita 117 alloggi caratterizzato da una particolare forma non-
     lineare dovuta alla necessità di disegnare l'intervento attorno a due
     piccolissime lottizzazioni preesistenti;
- l'edificio di proprietà Comunale di via Montecassino, un complesso
     a corte che, trovandosi all'interno del nucleo storico e sulla via principale di
     collegamento con la città, risulta più integrato di altri con il resto del
     quartiere.
Tutti i comparti ERP (tranne quello localizzato in via Montecassino, già
ristrutturato in anni recenti) presentano un marcato livello di degrado dovuto a
cause diverse:
- problemi dovuti all'obsolescenza delle strutture, alla qualità di partenza
     dei materiali costruttivi ed alle caratteristiche architettoniche dei manufatti;
- degrado dovuto alla mancanza di una manutenzione costante negli
     anni;
- degrado dovuto ad un uso improprio degli spazi sia residenziali che di
     pertinenza degli organismi abitativi.
Si può dunque parlare di un processo cumulativo di questo genere:

         → proprietà pubblica → gestione inefficiente → assenza di manutenzione
         → degrado di alloggi e spazi collettivi → inappetibilità degli alloggi →
         concentrazione di popolazione in condizioni di disagio → ulteriore degrado
         per mancanza di cura e atti vandalici → abusivismo, morosità, occupazione
         illecita degli alloggi e degli spazi ecc. →


L'occupazione abusiva degli alloggi ERP (senza considerare le cessioni di
alloggio e gli occupanti senza titolo) rappresenta un grande ostacolo alla
riqualificazione del quartiere. Ufficialmente il 3,3% degli alloggi ERP a Ponte
Lambro è occupato abusivamente (dati Aler); in via Rilke 6-10 il dato ufficioso
è ben più alto, gli abusivi rappresentano quasi il 20% degli inquilini.
In anni recenti si è inoltre diffuso il fenomeno del subaffitto irregolare (e
del sovraffollamento), di alloggi nel nucleo storico del quartiere dove ci sono


                                                                                      26
problemi di degrado edilizio legati alla vetustà delle costruzioni, in particolare
in via Umiliati e in via Montecassino.

1.1.3. Alcuni dati sul contesto sociale

A. La popolazione

Nel 2002 Ponte Lambro conta 3.807 abitanti di cui quasi un terzo è costituito
da inquilini di Edilizia Residenziale Pubblica: 1.075 (pari al 27%) residenti
abitano in alloggi popolari (dati Anagrafe e Aler).

anno      residenti            fonte
                               Comune di Milano, Quartiere Ponte Lambro, Dossier,
1920      500                  gennaio 2002
                               Comune di Milano, Quartiere Ponte Lambro, Dossier,
1960      1000                 gennaio 2002
1981      1750                 ISTAT
1991      3640                 ISTAT
2002      3807                 Anagrafe, Comune di Mi




L'andamento della popolazione è in controtendenza rispetto alla città, e segue
un inarrestabile trend positivo a partire dal secolo scorso; in particolare tra il
1991 e il 2002 la popolazione è cresciuta del 4,6%, passando da 3.640 a 3.807
residenti, mentre nella città la popolazione è diminuita del 5,1% (dati Istat e
Anagrafe).




                                                                                27
La popolazione di Ponte Lambro si connota per una larga presenza di stranieri
che oggi rappresentano il 18% della popolazione contro la media cittadina del
10%. Tra le più di 30 etnie presenti il gruppo extracomunitario numericamente
più consistente è quello egiziano seguito da quello marocchino e dai gruppi
filippino, peruviano, ecuadoregno e senegalese.
Gli stranieri abitano, in affitto, le case popolari ma anche appartamenti privati
che, data la scarsa attrattività del quartiere e la sua "cattiva fama" presenta
spazi liberi e, specialmente, prezzi molto contenuti rispetto alla città.

Consistenza numerica dei gruppi stranieri più rappresentati a Ponte Lambro
egiziani                                      176
marocchini                                    108
filippini                                     48
peruviani                                     45
ecuadoregni                                   40
senegalesi                                    35
(…)                                           (…)
totale degli stranieri                        687

fonte: Comune di Milano, Anagrafe 2002


                                 Milano                  Ponte Lambro
classi di età                    val.ass.    val.perc.   val.ass.    val.perc.
0-4 anni                         54.506      4%          211         6%
5-14                             92.430      7%          405         11%
15-19                            42.923      3%          199         5%
20-39                            386.430     30%         1.241       33%
40-59                            346.508     27%         954         25%
60-74                            249.731     19%         598         16%
75 e più                         126.271     10%         199         5%
totale                           1.298.799               3.807

 fonte: Comune di Milano, Anagrafe 2002




                                                                                 28
Osservando inoltre la piramide delle età, confrontata con quella relativa alla
città, emerge come a Ponte Lambro ci sia una forte presenza di persone con
età inferiore ai 40 anni; la popolazione sotto i 20 anni costituisce ben il 22%
del totale contro il valore del 14% della città (dati Anagrafe, 2002).

A Ponte Lambro si concentrano pertanto persone – tra giovani e stranieri – che
in tale contesto sono facilmente vulnerabili ed esposte al rischio di marginalità.



B.       Il tessuto produttivo locale 8

I processi di disgregazione territoriale e di progressivo isolamento del
borgo/quartiere di Ponte Lambro hanno contribuito a nuocere all'economia del
rione, che fino agli anni '60 si era basata – almeno in parte – sui servizi offerti
oltre che agli abitanti (famiglie di artigiani e operai) ai pendolari che
l'attraversavano giungendo a Milano dalla strada Paullese. Il tessuto urbano
originario era andato connotandosi per un discreto mix funzionale. A partire
dagli anni '70 con la realizzazione dei comparti di edilizia residenziale pubblica
l'insediamento di Ponte Lambro ha assunto un carattere tendenzialmente
"monofunzionale", per cui oggigiorno le attività produttive a Ponte Lambro non
assumono un ruolo particolarmente caratterizzante.

Attualmente le attività produttive, 67 attive al luglio 2003, sono poco
specializzate, si concentrano per lo più nel nucleo storico e hanno difficoltà a
sopravvivere, come si può evincere dall'elevata presenza di edifici
abbandonati, di aree dismesse e di spazi commerciali chiusi: gli spazi
dismessi sono 20, pari a circa un terzo del totale9.

Le attività commerciali si collocano principalmente sulla via Vittorini e le vie
immediatamente prospicienti e nel Mercato Comunale localizzato su Via Parea.
Gli edifici residenziali pubblici non ospitano alcuna attività commerciale
mantenendo una configurazione monofunzionale. Il tessuto commerciale (53
unità) è in gran parte costituito da punti di vendita del comparto alimentare
(11) a cui si accompagnano gli esercizi pubblici (13 di cui ben 10 si localizzano
nelle immediate vicinanze del Centro Cardiologico Monzino).
In tempi recenti l'arrivo in quartiere di molti immigrati ha favorito l'apertura di
alcuni punti vendita di prodotti "etnici".



8 Nell'ambito della promozione degli interventi previsti in attuazione dell'art. 14 della Legge
266/97 – Programma 2000, in data 17 febbraio 2003 è stata stipulata una Convenzione fra il
Settore Servizi Sociali per Adulti del Comune di Milano e Agenzia Sviluppo Nord Milano (ASNM),
in base a cui è stato attivato uno sportello informativo e di consulenza nel quartiere di Ponte
Lambro. Tra le azioni dell'incarico è stato compreso il lavoro di mappatura degli spazi produttivi,
commerciali e artigianali e quelli dismessi. Ne è derivato un Rapporto, aggiornato al novembre
2003, da cui sono attinte le informazioni contenute in questo paragrafo.
9
  Il rilievo effettuato in loco nel luglio 2003 consente di restituire l'assetto della rete
distributiva locale: 18 punti vendita al dettaglio nella rete tradizionale; 1 esercizio isolato
(edicola); 13 esercizi pubblici; 1 struttura alberghiera (bed & breakfast) – rivolta in
particolare ai parenti dei malati ricoverati presso l'ospedale Monzino; 2 strutture per attività
di intrattenimento e svago; 6 centri di servizio alla persona; 4 centri di riparazione e
servizio beni di consumo; 7 strutture di direzionale commerciale;1 distributore di
carburante.

                                                                                                   29
Ben pochi locali, bar e ristoranti, sono aperti anche nelle ore serali per cui il
quartiere è scarsamente frequentato nelle ore serali e notturne e laddove non
esistono attrattori il passaggio a piedi è in genere evitato, anche durante il
giorno.
Il Mercato Comunale ospitando al suo interno spacci di genere alimentare
(panettiere, piccolo supermercato, macellaio, fruttivendolo) e la farmacia (a cui
si può accedere anche dall’esterno), rappresenta il principale polo commerciale
per gli abitanti del quartiere - in particolare per gli anziani - dove rifornirsi di
beni di prima necessità. Durante i colloqui con alcuni abitanti del quartiere è
stato più volte messo in evidenza come i periodi di chiusura del Mercato
(estate specialmente) rappresentino un vero problema, infatti gli abitanti del
quartiere sono costretti a recarsi in altre zone per acquistare prodotti di prima
necessità.
Pur trovandosi in una posizione privilegiata al "centro" del quartiere, il Mercato
è un edificio introverso, quasi privo di affacci all'esterno (vetrine su strada): c'è
chi ha detto che entrandoci sembra di trovarsi in un obitorio…
La struttura del Mercato mostra, a più di 20 anni dalla sua costruzione,
evidenti problemi di degrado fisico e impiantistico. Si tratta di una struttura
prefabbricata in cemento degli anni ’80 di scarsa qualità architettonica disposta
“a elle” con gli accessi pubblici verso la piazza del centro civico e una galleria
interna adiacente alla facciata. Gli accessi di servizio sono concentrati sul retro.
La limitata altezza della struttura contribuisce ad aumentare l'immagine povera
dell'edificio.

Diverse attività artigianali (14 unità) sono distribuite in modo sparso
nell'intero quartiere e rappresentano più del 20% del totale delle attività
produttive pur non caratterizzandosi per una specializzazione particolare
(falegnameria, piccola impresa di costruzioni, vetraio, installazione impianti di
riscaldamento, fotolito…)
Si sta assistendo a un graduale progressivo impoverimento dei laboratori
artigianali (così come della rete commerciale), con la ri-destinazione di locali
ad uso abitativo, rimesse, depositi.
La visione negativa del quartiere (senso di insicurezza, diffuso degrado…)
unitamente al fatto che Ponte Lambro è tagliato fuori dalla città (per
insufficienza di collegamenti), spinge infatti alcuni a trasferire la loro attività in
quartieri considerati più sicuri.
E’ da segnalare, all’interno del quartiere, la presenza di due poli di rilevanza
sovra-locale: il Centro Cardiologico Monzino e la cosiddetta "Aula Bunker".

Presso il Monzino a cui giungono malati da ogni parte d'Italia, si svolgono
attività in tre principali filoni:
1. La clinica, rivolta alla cura delle malattie di tipo cardio-vascolare; è presente
un Pronto Soccorso, funzionante 24 ore su 24 tutto l’anno.
2. La ricerca, sia di base che legata alla clinica. Vi lavorano, oltre alle persone
addette ai servizi (in parte dati in appalto all’esterno), una trentina di
ricercatori e una novantina di medici.
3. La didattica, essendo sede dell'Istituto di cardiologia e cardiochirurgia
dell’Università Statale, il Monzino ospita corsi di base (anche un corso di laurea
breve che in futuro sarà ampliato) e in particolare il corso di specializzazione
post-laurea. Presso il Centro Cardiologico lavorano numerosissime persone,
addette ai servizi, ricercatori, medici e infermieri.


                                                                                   30
Con la chiusura per inagibilità della scuola media avvenuta nel 1984, l'anno
successivo venne creata l'Aula Bunker, aula di sicurezza per processi del
Tribunale di Milano che si trova ora molto impropriamente collocata all’interno
della “cittadella scolastica” del quartiere. L’apertura dell'Aula Bunker a ridosso
delle scuole materna ed elementare ha creato grande disapprovazione da
parte degli abitanti. Soprattutto negli anni '90, ci sono stati momenti molto
drammatici e di grande tensione, in particolare nei giorni di processo per cui
passavano scorte armate della polizia con le sirene spiegate e stazionavano
militari con mitra puntatati che sorvegliavano l’ingresso alla presenza di parenti
- tra cui anche abitanti del quartiere - che attendevano all’esterno i detenuti.
Simili condizioni costringevano a tenere i bambini blindati all’interno della
scuola, dove si cercava di mantenere un clima di tranquillità. A questi problemi
di sicurezza alla fine degli anni '90 si è pensato di porre rimedio con la
realizzazione di una strada collocata al confine occidentale del quartiere che
servisse direttamente l'aula bunker attraverso un accesso totalmente
indipendente dal vicino insediamento scolastico. Tale strada però non è mai
stata aperta al traffico venendo a costituire essa stessa una nuova invalicabile
barriera in prossimità dei Giardini di via Serrati.




                                                                               31
1.2. Individuazione ed analisi delle principali problematiche del
     quartiere.

             A. Alcune possibili chiavi di lettura dei processi di ghettizzazione a
             Ponte Lambro10
             A partire dagli anni '80 il quartiere è investito da fenomeni quali il controllo di
             tipo mafioso del territorio, la concentrazione di attività illecite, il racket degli
             alloggi e spaccio di droga.
             Il quartiere si è andato caratterizzando per la compresenza di fattori di
             degrado e disagio, quali l’isolamento fisico, l’emarginazione sociale, la
             microcriminalità, la precarietà del tessuto economico-commerciale che nel
             corso degli anni hanno contribuito a generare condizioni tipiche del ghetto, al
             punto da rendere molto complicato un autonomo e definitivo processo di
             riscatto.

             L'immagine del ghetto è utile a cogliere le problematiche che connotano il
             quartiere. Infatti tra i caratteri tipici che hanno caratterizzato in modo marcato
             il quartiere di Ponte Lambro nel passato ventennio – tra gli anni '80 e '90 – e
             che lo connotano tutt'oggi, anche se in diversa misura, si possono mettere in
             evidenza quelli che a partire dalla letteratura sul ghetto11 sono così definibili:
             La condizione di abbandono pubblico: oltre che nell'assenza di
             manutenzione edilizia (legata alla consistenza percentuale del patrimonio
             abitativo pubblico rispetto all'intera dotazione del quartiere) si manifesta
             nell'inadeguatezza dei servizi: un degrado ambientale associato alla scarsa
             cura per le strutture fisiche, finanche all'uso improprio degli spazi pubblici che
             produce un atteggiamento di disinteresse, di distanza e di rinuncia
             all'intervento.
             Nei casi estremi si assiste al progressivo ritirarsi anche dei servizi di tipo più
             elementare, che si traduce in una sorta di "desertificazione organizzativa" e
             che si riscontra soprattutto nella scarsa efficacia delle strutture di servizio che,
             anche quando presenti, faticano a trovare linguaggi e modalità organizzative in
             grado di rispondere alle esigenze degli abitanti, indotti ad uno stato di
             passività ed apatia o, per contro, portati ad assumere un atteggiamento di
             provocazione e sfida.
             L'insicurezza, la delinquenza e la violenza di strada. La condizione di paura e
             lo stato perenne di "allerta sociale" è determinata per lo più da furti, da piccole
             forme di delinquenza che producono un "restringimento" dell'uso degli spazi

             10
                 Dal Bando attuativo: Caratteristica imprescindibile per l’individuazione dell’ambito è la
             compresenza delle seguenti condizioni: prevalente presenza di patrimonio di edilizia residenziale
             pubblica;
             diffuso degrado delle costruzioni e dell'ambiente urbano; carenza e/o obsolescenza dei servizi e
             delle infrastrutture; - scarsa coesione sociale e/o marcato disagio sociale e abitativo.
             11
                Wirth L. (1968, Il ghetto, Ed. di Comunità, Milano, ed. or. 1928; Wacquant L. (1992), " 'Red
             Belt', 'Black Belt': colori, classi e luoghi dei ghetti di Chicago e della periferia parigina", in
             Inchiesta, n. 97-98, pp. 17-29; Smelser N.J. (1984), Manuale di Sociologia, Il Mulino, Bologna;
             Cavallier G. (1991), "I problemi sociali nelle periferie, Milano", in AAVV, Periferie confronto Parigi
             - Milano, Ferrovie Nord Milano Esercizio, Milano; Bruzzone E. (1982), "I processi di
             emarginazione urbana tradizionalmente identificati: segregazione, ghettizzazione, esclusione
             nella città", in Introduzione de Le frontiere della città, vol. 2 del Progetto Torino, a cura di
             Barbano F., F. Angeli, Milano.
                                                                                                                32
collettivi che vengono occupati e diventano sede di pratiche trasgressive ed
improprie che creano disturbo, timore, senso di impotenza e, alla fine, rinuncia
ed abbandono.
La divisione sociale tra diversi gruppi della popolazione locale che provoca
numerose forme di conflitto, in termini di tensione e di attrito. L'espressione
più evidente di questo processo all'interno del quartiere si manifesta in una
"scissione" che divide i giovani, indistintamente dal colore della loro pelle, da
tutte le altre categorie sociali. In particolare adulti e anziani che in loro vedono
gli autori degli episodi vandalici di delinquenza e dunque la principale fonte
delle varie forme di insicurezza e di degrado presenti nel quartiere. Questo
produce, a lungo andare, un senso di impotenza che porta a situazioni nelle
quali bande di ragazzi e di adolescenti arrivano a tenere in scacco il quartiere
impedendo, di fatto, lo svilupparsi di percorsi alternativi e la possibilità di
costruire forme positive di convivenza sociale.
La stigmatizzazione, di origine residenziale e ambientale è l'esito
dell'esplosione pubblica del processo inizialmente localizzato. Associato alle
forme nelle quali il quartiere viene conosciuto e riconosciuto, lo stigma
connesso all'abitare in quella determinata zona della città rappresenta il
marchio che viene trasferito sulle persone e sui gruppi che abitano quello
spazio; un difetto che suscita tentativi di punire, isolare o degradare quelli che
si pensa ne siano portatori e il più delle volte ostacola, per chi appartiene a
questo territorio, la ricerca di un lavoro, una normale vita di relazioni sociali e
affettive.

Di seguito sono meglio esplicitate le problematiche che investono il quartiere,
ben riassunte da alcuni dati ed elementi di informazione12, raggruppate nei
filoni di criticità indicati nel Bando che corrispondono alla dimensione fisica e
quella sociale delle forme di degrado.

B.    Il diffuso degrado fisico e l'inadeguatezza dei servizi e delle
     infrastrutture

Il degrado delle costruzioni e dell'ambiente, la percezione di insicurezza (in
particolare in alcune parti del quartiere e in determinate ore della giornata così
come la carenza di servizi fanno sì che Ponte Lambro si presenti, in particolare
a chi giunge da fuori, come un luogo poco ospitale.
Il degrado fisico del quartiere è dato in primo luogo dalla presenza di numerosi
spazi dismessi (interi edifici abbandonati o spazi produttivi chiusi): al luglio
2003 sono 20, pari a circa un terzo del totale delle attività presenti (cfr.
paragrafo sul tessuto produttivo locale).
Il margine orientale del quartiere è interessato da problemi legati
all'inquinamento (ed esondazioni) del Lambro, per giunta usato come discarica
di rifiuti, da cui derivano seri problemi igienico–sanitari che rendono
inutilizzabile la fascia verde lungo il fiume.
Se da una parte il fiume Lambro non è in alcun modo valorizzato come
presenza storica e naturalistica, dall'altra le strade sono anguste e non esiste
un sistema di spazi pubblici e di relazione.
Il vecchio quartiere si percorre solo in senso nord–sud attraverso strade
spesso prive di marciapiedi; anche la parte nuova del quartiere non

12
   Sono desunti per la maggior parte da documenti elaborati dal Forum di accompagnamento
sociale attivato dal Comune di Milano nell'ambito del pre-laboratorio di quartiere, oltre che
attraverso interviste effettuate a componenti del Forum stesso.
                                                                                                33
presenta spazi collettivi; neppure la strada principale, via Ucelli di Nemi, è
percorribile a piedi in tranquillità per il senso di insicurezza (legato anche
all'assenza di qualsiasi attività commerciale) che spinge coloro che non abitano
nelle case bianche a non passare sotto i portici bensì sul marciapiede finanche
in mezzo alla strada rischiando la vita per l'eccessiva velocità delle auto…
I parcheggi esistenti non vengono utilizzati a causa di atti vandalici e furti:
auto scassate, rubate, abbandonate intere o a pezzi sono rinvenibili
ovunque, così come i rifiuti abbandonati (colpiscono in particolare quelli
ingombranti) negli spazi pertinenziali dell'ERP e nelle aree marginali del
quartiere: per esempio sul retro di via Ucelli di Nemi, nei box e cantine di via
Rilke e lungo il Lambro in via Camaldoli.
Si assiste in generale all'uso improprio delle aree verdi attrezzate e degli spazi
comuni e pertinenziali dell'ERP, dove si rilevano problemi quali spaccio,
gimcane con i motorini, corse d'auto, furti, atti vandalici in particolare
nei Giardini di via Serrati, nei portici e negli spazi comuni (finanche sui tetti)
delle "case bianche" di via Ucelli di Nemi e nella "casa parcheggio" di via Rilke
6-10 (in particolare nelle cantine). "Il termometro visibile a tutti
dell'insoddisfazione degli adolescenti è lo stesso fastidio che arrecano al vivere
comune, risvegliando vecchi malumori e rancori tra le famiglie" 13 .
D'altra parte a una elevata presenza di popolazione giovane corrisponde una
scarsissima offerta di luoghi di aggregazione ad essi destinata. Per alcuni
gruppi si traduce in un senso di frustrazione che porta ad azioni di
sistematico boicottaggio delle iniziative istituzionali di supporto al
disagio giovanile oltre che a comportamenti vandalici che compromettono la
percezione di sicurezza negli altri abitanti.
La dotazione di servizi alla persona, più che insufficiente, appare inadeguata
nelle modalità organizzative. Non esistono luoghi di aggregazione come
cinema e biblioteca, molto desiderati dagli abitanti.
Lo scarso radicamento di un sistema di regole di convivenza condiviso, nell’uso
degli spazi pubblici e di quelli comuni all’interno degli edifici, rappresenta
insieme alla latitanza delle Istituzioni l'origine di molte delle forme di degrado
che investono il quartiere che versa così in condizioni di abbandono
pubblico e insicurezza. Gli abitanti lamentano la scarsa capacità di
fronteggiare la situazione da parte delle stesse Forze dell'Ordine: riferendosi a
Polizia e Carabinieri lamentano una vera e propria assenza, mentre riferendosi
ai Vigili urbani lamentano l'inconsistenza numerica e la loro incompetenza
nell'affrontare i problemi di Ponte Lambro.

C. Forme del degrado dell’Edilizia Residenziale Pubblica

Dal punto di vista edilizio, è da rimarcare la consistenza del patrimonio
ERP sia di proprietà Aler (300 alloggi) che del Comune (151 alloggi). La gran
parte degli stabili ERP non riceve manutenzione da circa 30 anni e versa in
condizioni di avanzato degrado soprattutto dal punto di vista degli impianti e
degli spazi comuni.
Il patrimonio di ERP in particolare è costituito da 4 diversi comparti:
- le cosiddette Case Bianche di proprietà Aler di Via U. di Nemi e Via Serrati;
- le Case Minime di proprietà comunale di via U. di Nemi 58;
- la Casa Parcheggio di proprietà comunale di via Rilke 6-10
- l'edificio di proprietà Comunale di via Montecassino.
13
     Da una lettera degli abitanti di Ponte Lambro alle Istituzioni, nov. 2002

                                                                                 34
Come già accennato, tutti i comparti (tranne quello localizzato in via
Montecassino, già ristrutturato in anni recenti) presentano un marcato livello di
degrado dovuto a cause diverse:
- degrado dovuto all'obsolescenza delle strutture, alla qualità di partenza dei
    materiali costruttivi ed alle caratteristiche architettoniche dei manufatti;
- degrado dovuto alla mancanza di una manutenzione costante negli anni;
- degrado dovuto ad un uso improprio degli spazi sia residenziali che di
    pertinenza degli organismi abitativi.
In particolare,

per quanto riguarda gli edifici Aler di via U. di Nemi e Serrati si riscontrano:
per quanto riguarda gli alloggi:
- l'inefficienza degli impianti idrici, che dà luogo a continue infiltrazioni;
- la necessità di messa a norma degli impianti elettrici e di riscaldamento;
- la non funzionalità dei serramenti;
per quanto riguarda gli spazi di servizio e d'uso collettivo:
- il degrado diffuso dei corpi scala ed in particolare delle pareti in
    vetrocemento presenti, che oltre a non consentire una corretta areazione
    dei vani scala sono stati in più punti oggetto di atti vandalici;
- il malfunzionamento e l'obsolescenza degli ascensori;
- il degrado degli atri d'ingresso, che per la particolare distribuzione degli
    spazi al loro interno e la mancanza di una corretta illuminazione, sono in
    molti casi spazi marginali, bui ed insicuri e che si prestano ad usi non-
    corretti (posteggio di motorini, deposito di rifiuti ingombranti,…);
- la mancanza di un reale progetto dello spazio collettivo, in particolare per
    quanto riguarda il piano pilotis, che nella attuale forma non riesce ad avere
    la dignità di portico e spazio pedonale coperto, ma si configura come uno
    spazio di risulta che ingenera in chi lo attraversa un profondo senso di
    insicurezza;
- le facciate e gli intonaci presentano minori problemi dal un punto di vista
    del degrado fisico, anche se da un punto di vista percettivo la mancanza di
    punti di riferimento e differenziazione dei corpi scala (segnalazione degli
    accessi, differenze nei colori…) genera un problema di poca riconoscibilità
    ed identità dei luoghi cui spesso si accompagna un progressivo processo di
    abbandono da parte degli abitanti.

L'edificio di via U. di Nemi 58, di proprietà comunale, rappresenta uno dei 25
interventi denominati Case Minime presenti sul territorio del Comune di Milano.
Questa particolare tipologia ospita infatti 35 alloggi di piccole dimensioni
distribuiti su 5 piani e accessibili da un ballatoio ed un corpo scala addossati
alla facciata dell'edificio.
Lo stabile presenta problemi legati:
- alle ridotte dimensioni dell'elemento distributivo (larghezza circa 1 m);
- agli impianti di riscaldamento autonomi con caldaietta all'interno
    dell'alloggio;
- alle dimensioni ridotte degli alloggi (circa 40 mq);
- allo stato di degrado degli ascensori e delle facciate, oltre che dello spazio
    a giardino di pertinenza.

La Casa Parcheggio di via Rilke 6-10, realizzata nel 1981 per accogliere
famiglie in mobilità provenienti da altri quartieri ERP.
In realtà la condizione residenziale, che doveva essere provvisoria, si è rivelata
in molti casi definitiva. La situazione di incertezza e precarietà che caratterizza
                                                                                35
Relazione progetto Ponte Lambro
Relazione progetto Ponte Lambro
Relazione progetto Ponte Lambro
Relazione progetto Ponte Lambro
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Relazione progetto Ponte Lambro
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Relazione progetto Ponte Lambro

  • 2. a cura di COMUNE DI MILANO Direttore Direzione Centrale Ambiente e Mobilità: Dott. Giuseppe Cozza Direttore del Settore Periferie: Ing. Mauro Cigognini Dirigente Ufficio Periferie: Arch. Massimo Cella Referente responsabile: Arch.Veronica Bellonzi POLITECNICO DI MILANO - Dipartimento di Architettura e Pianificazione Supervisione scientifica: Prof. Alessandro Balducci Coordinamento generale: Dr. Massimo Bricocoli Supporto metodologico: Dr. Gabriele Rabaiotti Consulenza alla progettazione: Arch. Antonella Bruzzese, Arch. Christian Novak Segreteria tecnica: Dr. Francesca Cognetti Responsabili: Dr. Gabriele Rabaiotti e Dr. Martina Gerosa Collaboratori: Dr. Paolo Cottino, Dr. Ilaria Tosoni IMMAGINI Christian Novak, Linda Cossa, Marianna Giraudi, Valeria Inguaggiato 2
  • 3. MUOVERE PONTE LAMBRO Introduzione - Strategie di selezione dei quartieri e di costruzione dei programmi 4 Indirizzi e linee di azione 5 Ambiti di intervento e contesti locali 6 La costruzione dei programmi di intervento da candidare 11 0. Uno scenario di lungo termine per lo sviluppo di Ponte Lambro 14 a. Obiettivi del piano strategico di ampliamento del quartiere Ponte Lambro 15 b. L’articolazione dello scenario 15 c. Individuazione dell’area e dati dimensionali 16 1. Il contratto di quartiere: territorio e strategie 19 1.1 Il contesto e l’ambito di intervento 20 1.2. Individuazione ed analisi delle principali problematiche del quartiere 32 1.3. Risorse e potenzialità 39 1.4. Le strategie di intervento: muovere Ponte Lambro 48 1.5. L'ambito di intervento 50 2. Indirizzi e azioni di intervento 51 2.1. Abitare a Ponte Lambro 52 2.1.1. Valorizzazione e incremento del patrimonio ERP esistente 52 2.1.2. Adozione di soluzioni costruttive tese ad assicurare la qualità del manufatto edilizio e del servizio residenziale offerto 55 2.1.3. Miglioramento della qualità abitativa e insediativa 56 2.1.4. Incremento della funzionalità del contesto urbano 59 2.2. Attrezzare Ponte Lambro 60 2.2.1. Adeguamento e incremento della dotazione di opere infrastrutturali e di servizi 60 2.3. Vivere Ponte Lambro 67 2.3.1 Azioni volte a promuovere la partecipazione ed i coinvolgimento degli abitanti 67 2.3.2 Approccio integrato e coordinato alle problematiche sociali e di bisogno 67 2.4. Schema di sintesi degli interventi e delle azioni 73 3. Rispondenza delle azioni agli obiettivi di riqualificazione complessiva del quartiere 75 3.1. Rispondenza delle azioni previste ai problemi espressi 76 3.2. Sviluppo del parternariato tra soggetti pubblici e privati 78 3.3. Capacità della proposta di generare addizionalità di risorse pubbliche e private 79 Appendice alla Relazione Programmatica. Materiali di lavoro. 3
  • 4. "Contratti di Quartiere II" a Milano Note sulle strategie di selezione dei quartieri e di costruzione dei programmi1 L'elaborazione di programmi di intervento da avanzare alla candidatura del bando per i Contratti di Quartiere II si inquadra – nel caso di una grande città come Milano – entro una riflessione di ampio respiro sul trattamento delle problematiche relative alle periferie urbane e ai quartieri pubblici. I programmi Contratto di Quartiere 2 costituiscono per il Comune di Milano l'occasione per avviare un percorso di articolazione di politiche che configurano una serie di interventi integrati in ambiti periferici segnati da una multidimensionalità dei problemi. In questa direzione, i programmi di Contratti di quartiere sono stati elaborati mirando a definire un quadro di azioni e di interventi che abbiano capacità generativa e che concorrano a definire modalità di intervento che possano essere assunte quali riferimenti generali per l'intervento dell'Amministrazione Comunale in altri quartieri periferici. La proposta di Contratto di Quartiere che di seguito è illustrata, si colloca, dunque, in un disegno più articolato, che, se ancora non viene automaticamente a configurare lo sviluppo di un "progetto integrato" sulle periferie di Milano, indica l'avvio di un percorso nel quale l'amministrazione comunale struttura e organizza un processo integrato, multiattoriale e orientato a trattare simultaneamente una serie di problematiche di diversa natura che in alcuni ambiti urbani - e nei quartieri pubblici in particolare - configurano situazioni di "crisi". Quella dei quartieri in crisi - una definizione ampiamente ripresa nel dibattito internazionale - è l'immagine che traduce l'effetto urbano della precipitazione in alcuni luoghi di una cumulazione di marginalità sociale, povertà economica, debolezza culturale, degrado ambientale tale per cui si perde la possibilità di definire in termini interpretativi un rapporto di causa - effetto tra le diverse aree di criticità. Accogliere quest’accezione complessa significa considerare come la condizione periferica non sia certo riconducibile ad un problema di distanza fisica, ma necessiti il riferimento a elementi di diseguaglianza distributiva rispetto alle risorse, alle possibilità di accesso alle stesse, alla intensità di opportunità. La prospettiva e la strategia di intervento entro cui si collocano le proposte di Contratto di Quartiere II per la città di Milano è quella di un quadro articolato in cui più campi di azione risultino complementari e sinergici: - l'intervento sulla dimensione fisica dei problemi dei quartieri pubblici e al contempo sulla dimensione sociale ed economica; - l'intervento di riqualificazione di servizi e strutture che hanno rilevanza alla scala locale insieme allo sviluppo di progetti che rimandano alla scala urbana complessiva, con l'obiettivo di rompere i recinti che sembrano delimitare i quartieri di edilizia pubblica e segnare quell'isolamento o "distinzione" che costituisce di per sé un problema centrale. 1 Il Comune di Milano e Aler Milano, in riferimento al relativo protocollo d'intesa siglato, si sono avvalsi nel processo di selezione e costruzione dei programmi del supporto scientifico e metodologico e del lavoro sul campo di un gruppo di consulenza che fa capo al Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano. 4
  • 5. Indirizzi e linee di azione Le dimensioni del quadro strategico generale all’interno del quale le proposte di intervento si collocano possono essere raccolte in riferimento a tre diverse finalità: - Restituire dignità e qualità all’abitare - Articolare le funzioni presenti e ridurre la monofunzionalità residenziale - Sostenere l’interazione con la città Restituire dignità e qualità all’abitare I diversi progetti prevedono, innanzitutto, interventi sul costruito che consentano di valorizzare il patrimonio abitativo pubblico adeguandolo ai requisiti tecnici, alle normative e, laddove possibile, alle richieste di particolari categorie di inquilini. La condizione di forte degrado degli immobili e degli alloggi costituisce un fattore centrale che ha orientato la scelta dei quartieri di intervento costituendo parametro prioritario nella loro selezione e configura come prioritario il tema del recupero e del risanamento edilizio. Valorizzazione e incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica costituiscono operazioni funzionali al raggiungimento di più elevati standard qualitativi dello spazio abitativo privato (l’appartamento) e collettivo (gli spazi comuni, le aree di pertinenza) in un processo di rigenerazione orientato a sciogliere quella discriminazione socio-territoriale che è associata all’essere abitanti di un quartiere popolare. Nonostante la densità abitativa che caratterizza i contesti dei quartieri milanesi individuati non si è rinunciato a verificare, volta per volta, la possibilità di conseguire un incremento del numero degli alloggi e/o la loro capacità insediativa. Da questo punto di vista, è opportuno che si considerino le cinque iniziative come un programma unitario che interviene sulla ridefinizione del comparto dell’offerta abitativa pubblica nel suo insieme, essendo unico e comunale il sistema che disciplina l’assegnazione e ne governa la gestione. Assumendo inoltre che in questi contesti il solo intervento di recupero edilizio può produrre migliorie nel breve termine ma in termini parziali e di breve durata, nei Contratti di Quartiere proposti l’amministrazione comunale si è impegnata a definire una serie convergente di azioni che affiancano la dimensione fisica dell'intervento. In particolare, nell'ambito dei Contratti di Quartiere saranno attivati: un piano di accompagnamento sociale finalizzato a dare un supporto concreto alla popolazione residente (e fondamentali per aumentare l’efficacia delle operazioni edilizie e dare continuità e consolidare i risultati ottenuti), un Patto Locale per la Sicurezza Urbana, un programma di azioni orientato a promuovere inserimento occupazionale e attività imprenditoriali insieme ad altre azioni promosse da altri soggetti del terzo settore che agiscano sul versante sociale. Articolare le funzioni presenti e ridurre la monofunzionalità residenziale Arricchire il contesto ambientale dei quartieri dall’interno, iniziando dalla valorizzazione delle diverse risorse che sono difficilmente riconoscibili in situazioni segnate da forte disagio, rappresenta un aspetto fondamentale su cui fare leva per avviare processi di ripresa e di miglioramento che sappiano misurarsi con l’articolazione delle dimensioni del vivere. Superare la riduzione bipolare che regola i quartieri ‘pubblici’: la casa da una parte e la metropoli, come rete di servizi, di luoghi, di opportunità lavorative e culturali dall’altra. 5
  • 6. La considerazione e l’importanza attribuite nelle proposte ai potenziali del quartiere rappresenta un primo passo per sostenere il processo di affiancamento di iniziative ed azioni che, pur provenendo dall’esterno, risultino coerenti con il quadro degli equilibri propri del quartiere senza essere percepite come invasive e quindi da questo respinte. Sostenere l’interazione con la città Il solo processo di emersione di risorse "locali" non può certamente costituire l' unico dispositivo in grado di riscattare i destini di quartieri fortemente compromessi. L’iniezione di energie provenienti dall’esterno, dal resto della città, diventa non solo una operazione cui affidarsi per smuovere situazioni socio-territoriali il cui sviluppo appare bloccato ma anche un meccanismo che, spostando i centri di attenzione e allargando l’orizzonte all’interno del quale ricercare soluzioni e vie d’uscita, renda possibile riportare la dimensione identitaria del "quartiere", come recinto, in una dimensione "urbana" che si connoti proprio per la sua eterogeneità. L’oscillazione tra quartiere e città viene interpretata nelle cinque proposte come movimento di andata e ritorno: ambiti e contesti locali interessati dagli interventi dei Contratti diventano luoghi che ospitano nuove attività finalizzate non solo a diversificarli dal punto di vista funzionale ma anche a costituire una ragione di scambio con la città. Elementi non ordinari che funzionano da attrattori e che supportano l'interazione con la città, con chi non risiede nel quartiere, con quanto attraversa la città. Superare la logica del quartiere autosufficiente e dello spazio ripiegato su sé stesso diventa un passaggio fondamentale per dare a questi quartieri un respiro diverso e una energia nuova. Contenere i disagi generati dall’attuazione degli interventi Nella costruzione dei progetti si è prestata attenzione a quelli che possiamo definire come fattori di riduzione degli impatti che, specialmente in fase attuativa, ricadono sulla popolazione residente e sugli abitanti delle case interessate dagli interventi edilizi. Il contenimento del disturbo e del disagio associato alla manutenzione e alla riqualificazione degli alloggi ha spinto l’Amministrazione Comunale e l’Aler a ricercare, già in fase di progettazione preliminare, soluzioni tecnologiche e costruttive particolari e adatte alle specificità di ogni quartiere per evitare spostamenti e trasferimenti se non nei casi in cui la mobilità non sia risultata strettamente necessaria. Questa attenzione è parte integrante di quella che possiamo indicare come la fattibilità sociale dei Contratti di Quartiere, elemento che per il Comune di Milano è importante considerare a fianco della fattibilità tecnica, della fattibilità economica e della fattibilità amministrativa. Ambiti di intervento e contesti locali Il bando attuativo della Regione Lombardia sollecita i comuni ad individuare quartieri e ambiti sui quali costruire progetti di riqualificazione da candidare per il finanziamento di Contratti di Quartiere II. Il Comune di Milano si è attivato nel processo di selezione dei quartieri da candidare e di costruzione dei programmi in rispondenza dei requisiti indicati dallo stesso bando e di 6
  • 7. un'attività e di ricognizione condotta dal Settore Periferie che è stata centrata su un'esplorazione orientata ad intercettare politiche e progetti sostenuti da altri settori del Comune di Milano la cui convergenza e complementarietà costituisce una condizione importante per articolare forme di integrazione all'interno del Programma (in rispondenza ai requisiti del bando). In questo processo di definizione successiva dei quartieri da candidare e dei relativi programmi di intervento, si è proceduto seguendo due diversi ordini di ragionamento: uno centrato sulle dimensioni di criticità dei quartieri, il secondo su un insieme più articolato di fattori individuati in relazione alle linee guida e alla struttura del programma Contratto di Quartiere II. Ambiti contraddistinti da criticità sul piano socioeconomico ed ambientale Su un primo livello si attesta un orientamento che fa riferimento all'identificazione di elementi e situazioni di criticità che connotano ambiti/quartieri sul piano socioeconomico ed ambientale e che, affidandosi tendenzialmente ad indicatori, costruisce una sorta di mappatura dei problemi. Si sono cioè considerati quegli elementi che specificatamente in riferimento a situazioni di disagio sociale, economico e ambientale segnalano ambiti urbani di particolare criticità e quartieri problematici. A partire dalla individuazione di queste aree all’interno della città di Milano, si è quindi proceduto a specificare e a focalizzare l'attenzione su quei quartieri che più corrispondono ai requisiti espressi dal bando nazionale e dalla declinazione regionale del programma Contratto di Quartiere II. In questi quartieri, come già richiamato, riconducibili alla formula di "quartieri in crisi", il Contratto di Quartiere si rivela essere il programma di intervento più appropriato, configurandosi come programma di azioni sull'edilizia pubblica connotato da una forte regia dell'amministrazione comunale e dall'azione congiunta di settori e soggetti che attengono non solo alla sfera dell'alloggio ma alle dimensioni dei servizi, a quella sociale ed economica. Una serie di informazioni (dati, elaborazioni quantitative e qualitative già realizzate dall'Amministrazione Comunale) ha consentito di costruire una successione di mappe della città in cui sono rappresentate aree che esprimono "criticità" rispetto alle condizioni (strutturali e del quadro di vita) della popolazione insediata. In particolare in riferimento a: status sociale (Servizi sociali – cfr. mappa del disagio sociale e atlante delle periferie), Sicurezza urbana (mappa del rischio), consistenza edilizia residenziale pubblica (mappa erp). Una comparazione successiva delle diverse mappe ha consentito di identificare quartieri/ambiti, che emergono in termini negativi ("di carenza/assenza") e di offrire un quadro di riferimento generale aggiornato sugli ambiti di criticità delle periferie cittadine. Una esplorazione successiva ha consentito di selezionare gli ambiti urbani con specifico riferimento alla rilevanza del patrimonio di edilizia residenziale pubblica esistente (elemento questo che rappresenta una precondizione del programma), alle condizioni edilizie degli stabili (sia rispetto allo stato di manutenzione che di tipologie abitative) nonché al quadro complessivo delle criticità relative allo stato contrattuale degli inquilini (intendendolo come rivelatore di una domanda di ridefinizione delle modalità di trattamento): Qualità abitativa (Aler); Status dell'utenza (Aler); Mappa delle priorità Erp (aree a prevalenza di Erp con rilevante degrado abitativo). L'insieme di questi elementi ha portato in una fase intermedia ad individuare sette diversi quartieri di edilizia residenziale pubblica quali ambiti di intervento 7
  • 8. prioritario da considerare nella candidatura al finanziamento di contratti di quartiere: Gratosoglio, Lorenteggio, Mazzini, Molise Calvairate, Ponte Lambro, San Siro, Stadera. Una selezione successiva ha portato a considerare l'esclusione di Lorenteggio (il cui ambito rientra nel perimetro definito di una Società di Trasformazione Urbana e di Stadera, sul quale è attualmente in fase avanzata di attuazione un PRU. Quartieri, soggetti e strategie nelle politiche urbane Un secondo ordine di riflessione ha messo in evidenza e risalto una serie di argomentazioni la cui natura è piuttosto riferita a soggetti e strategie nel merito delle politiche urbane (e di quelle di rigenerazione urbana in particolare) e a valutazioni di natura più strettamente programmatica ed operativa. In questa linea, si possono assumere come strategici rispetto al successo della candidatura, una serie di elementi - evidentemente più discrezionali - che derivano e/o fanno riferimento al contesto territoriale in cui i quartieri sono inseriti e alla disponibilità di un insieme di pratiche e/o soggetti (istituzionali e non) che potrebbero utilmente supportare il processo di sviluppo e attuazione dei Contratti di Quartiere II a Milano . Mentre il primo livello (1.1) ha esplorato la città in termini che - in negativo ("quali territori stanno peggio") e in modo tendenzialmente omogeneo (utilizzando un solo filtro di lettura per identificarle) - lasciano emergere le aree più svantaggiate, la seconda serie di riflessioni ha consentito di meglio rappresentare una serie di motivazioni (non tutte omogenee e analoghe) rispetto ai quali l'intervento su alcuni singoli quartieri può risultare strategica, meglio praticabile ed offrire condizioni di maggior efficacia anche in relazione alla natura e alle specificità dello strumento Contratto di Quartiere II e della relazione che lo strumento è in grado di costruire con i territori selezionati. Di seguito sono proposte una serie di considerazioni che configurano il profilo delle strategie cui il Comune di Milano ha fatto riferimento nel processo di selezione dei quartieri e poi nella costruzione dei programmi di intervento da candidare in relazione alla definizione di prospettive di intervento attraverso lo strumento Contratto di Quartiere II, sollecitando una caratterizzazione dei programmi di intervento sui singoli quartieri e a spostare su categorie differenti rispetto all’oggettiva situazione di svantaggio e/o alla esclusiva valutazione di sostenibilità economica il tema della scelta. Si è considerato che per la strutturazione del programma e quindi delle azioni che il Contratto di Quartiere prevede sia importante verificare le possibili declinazioni dello stesso a livello locale, in rispondenza di specifiche problematiche (che in alcuni quartieri si configurano come acute o comunque particolarmente rilevanti) sia in rispondenza dei diversi requisiti che il bando sollecita. Trasformabilità urbanistica e condizioni al contorno Un'esplorazione del contesto dei singoli quartieri è stata finalizzata ad evidenziare progetti e processi di trasformazione urbana già previsti o in fase di definizione nell'intorno dei quartieri e che potrebbero produrre sinergie e scambi (anche sul versante delle risorse finanziarie provenienti da altre fonti) rispetto allo sviluppo del Contratto di Quartiere. Inoltre tale ricognizione consente di evidenziare la consistenza degli elementi di trasformabilità (variazioni nelle volumetrie nella direzione di un 8
  • 9. accrescimento del patrimonio Erp o di una differenziazione significativa delle funzioni insediate nel quartiere). Sostenibilità economica Il tema della sostenibilità economica è stato visto alla luce di diversi fattori. Primo fra tutti il confine che si intende attribuire al comparto: esiste infatti un limite ‘forte’ nella proposta di intervento che indica il luogo nel quale si andranno a concentrare gli interventi (in particolare quelli rivolti alla ristrutturazione/riqualificazione edilizia). Questa è la linea che contiene la ‘prevalenza di Erp’ e rispetto alla quale Comune di Milano ed Aler sono chiamati a registrare le risorse finanziarie disponibili. Vi è poi un limite ‘flessibile e leggero’ che include spazi, luoghi, campi di azione utili per completare, integrare sia interventi di natura non strettamente edilizia ma anche soggetti e risorse non immediatamente concentrate sull’intervento abitativo in senso stretto. Una seconda questione è connessa alla possibilità che in alcuni quartieri si creino le condizioni affinché entrino nel mercato della locazione (per quanto sociale) volumi senza mercato (vuoti, non occupati regolarmente, inutilizzabili) e nuovi volumi (integrati con superfici ad uso commerciale e a servizio, ad esempio). Il rientro delle morosità, l’adeguamento degli impianti, la razionalizzazione di alcuni servizi all’abitare possono in questa direzione rappresentare delle voci di spesa che diventano anche voci di risparmio e di possibile ammortamento di una quota dei costi. Un ultimo elemento è costituito dalla possibilità di ricontrattare i canoni, per gli alloggi soggetti ad interventi di manutenzione straordinaria, in funzione di una avvenuta ristrutturazione. Servizi, relazione domanda/offerta Una valutazione dello stato dei servizi ha consentito di evidenziare scostamenti e lacune nell'offerta dei servizi pubblici; la progettazione di futuri servizi si configura, altresì, come condizione di innalzamento dello standard qualitativo e di miglioramento delle funzionalità del comparto in esame e rappresenta un elemento che concorre alla possibilità di incrementare l'indice delle volumetrie realizzabili nel quartiere. Attività già svolta dall’amministrazione - preesistenza di un portafoglio progetti già ipotizzati (Comune di Milano, Aler) La preesistenza di progetti pilota, attività e iniziative promosse dall'Amministrazione Comunale o da altri soggetti Istituzionali è stata assunta come un vantaggio competitivo (rispetto alla partecipazione al bando) laddove costituisce un bagaglio di conoscenza del quartiere, un investimento iniziale che può fare da volano rispetto allo sviluppo di ulteriori interventi e rispetto ai quali il CdQ offre le condizioni per una "composizione" delle azioni. Ancora, l'esistenza di un'attività pregressa segnala l'esistenza di soggetti che si sono già attivati sul/nel quartiere e la cui attivazione costituisce un vantaggio competitivo rispetto alle sollecitazioni del bando di coinvolgimento di soggetti locali nella costruzione stessa dei programmi. Laddove le attività pregresse abbiano prodotto progetti sperimentali o parziali, questo rappresenta un elemento strategico nella direzione della costruzione di un Contratto di Quartiere come parte di un più articolato programma di intervento rispetto al 9
  • 10. quale procedere attraverso verifiche di fattibilità e praticabilità in termini di integrazione, combinazione e allineamenti con interventi/soggetti diversi. Risorse e soggetti locali Il bando del Contratto di Quartiere segnala come fondamentale il coinvolgimento di soggetti locali nella costruzione e nell'implementazione dei progetti. La preesistenza e la consistenza delle attività svolte autonomamente (o già in accordo con istituzioni pubbliche) da parte di soggetti locali di varia natura (comitati, associazioni, cooperative, servizi pubblici) è stata assunta come una risorsa di grande valore. Da un lato, perché garantisce la disponibilità di interlocutori con i quali l'amministrazione comunale può sviluppare un processo di interazione per la definizione di obiettivi condivisi; dall'altro perché offre la possibilità di costruire un programma di interventi che abbia un riferimento non solo formale alla dimensione del "contratto", ovvero all'assunzione di responsabilità futura rispetto al processo di riqualificazione integrata del quartiere. Finanziamenti aggiuntivi pubblici/privati e interesse all'investimento dei soggetti privati Infine, la diversa collocazione e natura dei quartieri può corrispondere a differenti livelli e forme di interesse di soggetti privati e del terzo settore, all'investimento di risorse nel programma di rigenerazione, sia in relazione allo stato attuale del quartiere che alle prospettive di sviluppo. In particolare, differenti sono le valutazioni che si aprono sul fronte delle risorse private in relazione ai differenti scenari che il programma del CdQ rende futuribile. In più casi si è rivelata essenziale (data la densità che connota il tessuto urbano dei quartieri a cui si fa riferimento nella città di Milano) la disponibilità di immobili o di aree la cui destinazione d'uso e/o praticabilità risultava ancora incerta. La costruzione di un Contratto di Quartiere in questo senso ha offerto la possibilità di attivare processi (e procedure) di definizione e di progettazione degli usi di alcuni spazi secondo le linea guida espresse dal bando e, in particolare, con la finalità di articolare le funzioni sociali (e comunque non residenziali) nei quartieri. E' in corrispondenza dei diversi fattori qui sopra riportati che il Tavolo politico istituzionale ha proceduto nella selezione dei quartieri sui quali attivare il processo di esplorazione e approfondimento e di interazione con i soggetti locali finalizzato alla costruzione di un programma di interventi da presentare quale candidatura a Contratto di Quartiere II. La definizione dei programmi è stata condotta assumendo specificità, dimensioni problematiche e risorse locali che hanno consentito di disegnare profili di intervento differenziati in corrispondenza di ciascun quartiere: - Gratosoglio, si configura quale quartiere di grandi dimensioni costruito secondo un disegno di edilizia aperta che sollecita ad un ripensamento e ad una qualificazione degli spazi aperti e dei luoghi di aggregazione - il quartiere Mazzini ha un elevato valore storico architettonico ed è oggi situato in un ambito di forte accessibilità, rispetto al quale l'offerta di servizi qualificati può risultare attarttiva rispetto ad un bacino sovralocale, 10
  • 11. - il quartiere Molise Calvairate ha costituito in questi anni un laboratorio di sperimentazione sulle forme dell'attivazione e del coinvolgimento dei soggetti locali nella articolazione delle politiche urbane sulla città e rappresenta una sfida rispetto alla capacità di produrre politiche pubbliche efficaci in ambiti di disagio acuto, - il quartiere di Ponte Lambro ha rappresentato un simbolo del degrado dei quartieri periferici e trova nel Contratto di Quartiere occasioni concrete per muovere i primi passi verso un processo di sviluppo di più lungo periodo, - San Siro. caratterizzato come un recinto di grandi dimensioni ed elevata densità di edilizia residenziale si misura con la capacità degli interventi previsti di rendere più permeabile il tessuto urbano rispetto alla presenza di servizi e di attività commerciali Il settore Periferie ha dunque avviato un lavoro che si è articolato: - trasversalmente: trattando una serie di questioni comuni a tutti i quartieri e che hanno implicato un lavoro di coordinamento tra diversi settori dell'amministrazione comunale oppure l'attivazione di un settore dell'amministrazione su più quartieri per la messa a punto di azioni da inserire nel programma e poi - verticalmente: approfondendo l'analisi delle problematiche specifiche dei quartieri ma soprattutto sviluppando un'esplorazione finalizzata alla progettazione di azioni e dunque all'attivazione di soggetti su specifici progetti nei quartieri. La costruzione dei programmi di intervento da candidare In relazione a queste considerazioni, il disegno degli interventi da inserire nelle proposte di programmi è andato costruendosi in modo incrementale: a. seguendo gli indirizzi espressi e le proposte avanzate da alcuni settori dell'Amministrazione Comunale e dei soggetti già attivati, b. sollecitando alcuni settori e/o istituzioni e alcuni soggetti locali e non, laddove l'esplorazione sul campo e gli approfondimenti condotti hanno individuato temi di progettazione (fisica e in termini di servizi) che risultavano significativi ed aderenti rispetto al programma Contratto di Quartiere, c. mantenendo forme di interazione costante con i soggetti locali e le forme organizzate di rappresentanza degli abitanti per garantire una condivisione di finalità, obiettivi e azioni previste, d. infine, relazionandosi alle strategie e indicazioni via via definite in merito all'intervento sul patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica elaborate da Aler Milano. Si richiamano qui brevemente alcuni ambiti di intervento che hanno visto lo sviluppo di un lavoro trasversale dentro l'amministrazione comunale in relazione ai cinque quartieri, mentre si rimanda alle note sintetiche sui singoli quartieri la descrizione più precisa di problematiche e strategie di intervento: - Infrastrutture: presso l'Agenzia Mobilità e Ambiente del Comune di Milano è stato attivato un tavolo di lavoro che ha coordinato quattro settori comunali nella prefigurazione e nel disegno degli interventi relativi alla sistemazione di 11
  • 12. strade, piazze, spazi verdi nonché alla nuova regolazione dei flussi di traffico e della sosta. - Infrastrutture e servizi: in riferimento ad alcuni stabili di proprietà comunale sui quali è andata emergendo dall'esplorazione sul campo, l'opportunità/necessità di interventi di qualificazione, ampliamento, ristrutturazione, è stato condotto un lavoro finalizzato a verificare la sostenibilità e la praticabilità degli interventi in relazione agli orientamenti e alle politiche attualmente delineate dai rispettivi settori di competenza (in particolare, mercati comunali coperti e biblioteche) - Servizi sociali: in sinergia con il settore servizi sociali si sono andati definendo interventi mirati a rafforzare e ad articolare l'offerta di servizi sociali nei quartieri con particolare riferimento alle quote di popolazione più deboli. In particolare, si è mirato ad un coinvolgimento dei servizi (e quindi anche di soggetti del terzo settore che operano in un regime di convenzione) nella definizione di progetti dedicati alla popolazione anziana e ai portatori di disagio psichico. - "Patti per la sicurezza urbana": in corrispondenza dell'indicazione del bando e di un consistente interesse (tanto del settore sicurezza urbana del comune quanto della corrispondente Direzione Centrale della Regione) a considerare i "Patti Locali per la sicurezza urbana" quali strumenti innovativi e sperimentali per articolare azioni sul fronte della sicurezza in corrispondenza di una visione articolata del problema e centrata sull'assunzione di un approccio integrato, si è pervenuti ad un accordo che prevede che i Patti Locali costruiti in corrispondenza dei programmi di Contratto di Quartiere II del Comune di Milano siano assunti quali prototipi sperimentali di riferimento per la Direzione Regionale. L'approfondito lavoro di esplorazione locale e di interazione con i soggetti che a vario titolo sono attivi nei quartieri oggetto di candidatura ha consentito di elaborare Patti Locali che configurano l'articolazione di una molteplicità di azioni sinergiche e complementari rispetto al programma di intervento complessivo. - Nuova occupazione/ legge 266: di concerto con il settore comunale titolare della promozione di interventi di promozione e sviluppo dell'imprenditoria (e dell'occupazione) attraverso la gestione dei fondi della legge 266, si è proceduto da un lato a costruire uno scenario in cui il Comune di Milano si impegna a destinare una quota rilevante dei finanziamenti ex legge 266 a progetti da sviluppare negli ambiti di intervento dei Contratti di Quartiere, dall'altro ad articolare per ciascun quartiere dei "profili" che consentano di declinare gli interventi di promozione di imprenditoria e nuova occupazione in corrispondenza di vocazioni e risorse progettuali specifiche del quartiere. - Terzo settore e soggetti locali: in riferimento a ciascun quartiere, il contributo dei soggetti locali e del terzo settore nel suo insieme risulta centrale nella costruzione del programma, da un lato per il patrimonio di conoscenze e di esperienze maturate, dall'altro per la ricchezza dei progetti di varia natura che si sono andati definendo ed attivando. Laddove il coinvolgimento diretto di soggetti privati e/o del terzo settore non può essere definito in questa fase perché deve essere oggetto di bando ad evidenza pubblica, si è comunque assunto che il contributo di questi soggetti sia fondamentale per creare oggi le condizioni affinché le azioni previste nel Contratto di Quartiere trovino piena 12
  • 13. rispondenza con le problematiche e le risorse disponibili e l'interesse di soggetti locali ad attivare forme di partnership con l'amministrazione comunale in rispondenza del principio di sussidiarietà. - Il coinvolgimento degli abitanti: pur nei limiti di tempo contenuti entro le scadenze e la complessità del processo, si è dato avvio a percorsi di tipo partecipativo nella definizione del programma e il rapporto con/tra gli abitanti e i soggetti locali (spesso il ruolo di abitanti e soggetti sociali risulta sfuocato e si tendono a confondere gli uni con gli altri, mentre si tratta di attori distinti con obiettivi e strategie territoriali differenti). E’ stata svolta un’attività di ascolto delle principali realtà sociali operanti sul territorio al fine di ricostruire una mappatura sensibile ai problemi e alle risorse esistenti. In particolare, si è curato lo snodo principale tra percorso e processo di elaborazione tecnica e amministrativa della candidatura e l'insieme dei soggetti locali del quartiere, procedendo alla definizione di problemi, priorità e nodi critici da sottoporre al vaglio di coloro che sono impegnati nella costruzione del progetto. 13
  • 14. 0. Uno scenario di lungo termine per lo sviluppo di Ponte Lambro Proposta a cura di Renzo Piano con la consulenza di Ottavio di Blasi Associati e Lamberto Rossi La presente proposta di Contratto di Quartiere si colloca all’interno di una visione complessiva di indirizzo sostenuta dalla consapevolezza che il futuro di Ponte Lambro dipende anche da un processo più ampio di sviluppo e di riqualificazione del vasto quadrante estremo della periferia sud-est di Milano. Questa prospettiva, che nell’aprile 2002 aveva indotto il Comune di Milano a promuovere lo studio di fattibilità per la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana d’intesa con i Comuni limitrofi di Peschiera Borromeo, San Donato Milanese e con Aler Milano, AEM SpA e MM SpA secondo quanto previsto dal bando del ministero dei Lavori Pubblici, ha portato all’individuazione di una proposta per l’ampliamento del quartiere all’interno dell’area compresa, ad ovest, tra il quartiere e la tangenziale. Tale area è stata indicata anche in sede di definizione della S.T.U. come Area n. 12. L’ambito individuato costituisce, per dimensione, consistenza e localizzazione il naturale elemento di connessione tra Ponte Lambro e, a ovest, sottopassando la tangenziale, il nascente quartiere di Montecity; a sud, l’area di San Donato e la stazione della metropolitana. Osservando il Quadrante di sud est oggetto della proposta, emergono una serie di elementi territoriali che suggeriscono ipotesi di tipo strategico: - un apparato infrastrutturale complesso e articolato che annovera: aeroporto, passante ferroviario, una linea metropolitana in corso di prolungamento e una in previsione, linee di superficie e assi stradali primari e secondari (la tangenziale, via Mecenate, la Paullese, …); - un sistema omogeneo di aree a valenza ambientale da risanare, disinquinare e rinaturalizzare, valorizzare lungo il corso medio/inferiore del fiume Lambro e tali da configurare un potenziale parco fluviale e, più a nord le aree verdi e le cascine che consentono di guardare a Parco Forlanini come ad una meta da raggiungere attraverso un parco lineare di interesse urbano; - una casistica articolata di aree (potenzialmente) soggette a trasformazione urbana riconducibili a tre principali tipologie: (a) aree caratterizzate da grandi insediamenti di edilizia residenziale pubblica degli anni 60/80 che richiedono interventi coordinati di ristrutturazione fisica e sociale al fine di arricchirne la compagine, migliorarne al qualità abitative e fruitive, aumentare il mix funzionale; (b) aree industriali o di servizio di grandi dimensioni e complessità in corso di riconversione secondo forme di trattamento alternative basate sulla forte integrazione tra casa e lavoro; (c) aree inedificate da sviluppare al fine di concorrere ad un ridisegno coerente dello sviluppo di questa parte di territorio e al risarcimento di un tessuto urbano caotico, anonimo e scarsamente omogeneo; - infine aree di proprietà pubblica (demaniale, comunale o di altri enti) che già ora si configurano come strutture di interesse collettivo e di utilità sociale. Nell’ambito della proposta di STU sopra richiamata sono state individuate sia le aree di rilevanza strategica definite di “trasformazione urbana” sia quelle già in corso di trasformazione e che permettono di avere un quadro completo delle 14
  • 15. effettive potenzialità di sviluppo dell’intero quadrante. Delle 21 aree di trasformazione urbana due in particolare interessano il ragionamento (la numero 11 e la numero 12). a. Obiettivi del piano strategico di ampliamento del quartiere Ponte Lambro La proposta di avanzare una ipotesi di sviluppo più estesa e comunque prospettica rivolta in particolare all’area che connette i tessuto edificato con la tangenziale nasce da alcuni obiettivi. Innanzitutto occorre definire un organismo urbano unitario capace di integrare: il borgo storico, le addizioni degli anni ’70 ovvero le case bianche ma anche il sistema delle attrezzature pubbliche (compresa l’aula bunker – di cui sembra prossima la dismissione - e la relativa strada di servizio mai utilizzata) che abbia una massa critica indicativamente valutabile in 6/7 mila abitanti (contro gli attuali 3/4 mila). Un secondo obiettivo è quello di mettere in rete Ponte Lambro con il territorio circostante: a sud con San Donato, a ovest con Montecity. Il terzo obiettivo, di scala locale, punta a ridisegnare una trama minuta di connessioni est-ovest e una fascia di risarcimento del tessuto verso la tangenziale che serva ad introdurre, lungo la dorsale rappresentata dalla via di servizio al bunker nuove occasioni e nuove opportunità per la comunità locale (sia dal punto di vista degli spazi aggregativi e di incontro, sia sul versante dell’incremento occupazionale). In questa fascia (indicata con in numeri 1 e 2) sono presenti alcune preesistenze agricoli significative quali cascine d edifici di servizio all’agricoltura che diventa interessante ripensare e riconvertire. In questa prima fascia, a ridosso dell’attuale edificato e parallela alla trama viaria nord-sud del quartiere (via Serrati, via Ucelli di Nemi, via degli Umiliati e via Camaldoli) l’edificato dovrebbe essere a bassa densità privilegiando una sistemazione a verde sul modello dei parchi tecnologici comunitari. Una quarto obiettivo interessa la struttura attuale della parte realizzata negli anni ’70 e punta a densificare, ove possibile, il tessuto edilizio intorno alle case bianche (si tratta di tre aree residuali individuate con il numero 7). Il nuovo organismo urbano che si delinea punta a spostare il baricentro del quartiere verso sud-ovest facendo del Laboratorio di Quartiere uno degli elementi centrali del sistema. Una nuova centralità viene proposta anche per l’edificio della ex scuola media ora utilizzata come aula bunker per farne un centro di “eccellenza” a scala comunale o sovra-comunale capace di accreditare il quartiere come luogo positivo e di richiamo (museo del rock e della musica, …). b. L’articolazione dello scenario Nell’ipotesi di disegno della strategia sono state individuate 9 sottozone: 1. Fascia di risarcimento tra parte edificata e zona di sviluppo con funzioni terziarie, di servizio, di uso collettivo in parte esistenti e in parte di aggiungere; 2. Fascia del parco tecnologico ovvero zona delle preesistenze agricole riconvertibili a servizio misto terziario. Tra le zone 1 e 2 viene individuata una strada di collegamento che tende ad alleggerire il carico di via Ucelli di Nemi e riprende il tracciato della strada di servizio al bunker; 15
  • 16. 3. Fascia di verde pubblico di protezione attrezzata a parco realizzata con un rilevato che isola dalla tangenziale; 4. sottopasso della tangenziale verso il nuovo quartiere di Montecity; 5. Aree di sviluppo residenziale a media densità di edilizia pubblica rivolta all’affitto integrata con edilizia convenzionata. La proposta individua sei ambiti edificabili a media densità (edificazione a tre/quattro piani che costituisca un tessuto articolato). Le aree sono intervallate da un sistema di viali alberati est-ovest con funzione anche di accesso a parcheggi a raso e interrati. In corrispondenza del Laboratorio di Quartiere e del giardino esistente una fasci di verde pubblico collega questi spazi con la fascia più esterna verso la tangenziale; 6. Nodi di connessione tra la trama esistente e quella di nuovo impianto: sono le possibili piazze di connessione tra l’insieme delle attrezzature e delle residenze realizzate negli anni ’70 e il nuovo intervento previsto. Si tratta essenzialmente di tre interventi: la prima piazza , a nord, è localizzata nel punto di incontro della strada di servizio dell’aula bunker con via Serrati che viene prolungata all’interno della nuova zona di sviluppo residenziale; la seconda si innesta nel punto in cui Ucelli di Nemi scarta verso est tra l’asilo nido e il perimetro nord dell’area dell’aula bunker; la terza piazza al limite meridionale del quartiere; 7. Aree di densificazione e ristrutturazione all’interno del tessuto esistente con interventi residenziali misti: sono le aree che servono a rendere il tessuto più esterno, maggiormente fitto in modo da rilegare il borgo alle nuove aree di espansione; 8. Fascia delle attrezzature pubbliche esistenti di quartiere; 9. Area di espansione verso San Donato: già in corso di trasformazione, l’insieme di queste aree rappresenta una delle grandi occasioni di Ponte Lambro per uscire dallo stato di isolamento attuale. c. Individuazione dell’area e dati dimensionali L’ambito interessato dalla strategia descritta comprende l’area urbanizzata all’interno del quartiere non compresa nel perimetro di cui alla B2 13.3, caratterizzata da interventi degli anni ’70 di edilizia residenziale pubblica e attrezzature pubbliche per una superficie di mq. 142.600 con una cubatura esistente di 381.500 mc. e un’area da urbanizzare di cui alla scheda di Iniziativa n. 12 della S.T.U. “Ambito territoriale Sud- Est Fiume Lambro- Paullese” ovvero dell’area di proprietà di una società partecipata, con destinazione urbanistica SI (H) “zona per attrezzature pubbliche di interesse generale a livello intercomunale con destinazione ospedaliera” localizzata a Ovest del quartiere di Ponte Lambro tra l’edificato attuale e la tangenziale est, per una superficie totale di mq. 286.100 e una superficie edificabile di previsione di 100.000 mq. In totale l’area interessata è pari a 428.700 mq. Complessivamente la superficie territoriale dell’area di ampliamento è di 348.700 mq. Di cui 101.700 di superficie fondiaria per edilizia residenziale (settore n. 5), 68.000 mq. Destinati a terziario/misto (settori nn. 1 e 2) e 132.900 a verde pubblico (settore 3). La viabilità occupa in totale 46.100 mq. 16
  • 17. Indicativamente è prevista una superficie edificabile di 75.000 mq. per residenza e 50.000 mq. per terziario/misto per un totale di 125.000 mq. L’indice territoriale è dunque pari a 125.000/348.700 ovvero di 0,36 mq./mq. Questo il quadro delle linee di sviluppo all’interno del quale trova collocazione la proposta di Contratto di Quartiere per Ponte Lambro che il Comune di Milano e Aler hanno congiuntamente costruito per proporre a candidatura al bando di finanziamento regionale. 17
  • 18. Inserire Tavola di inquadramento (Veronica) 18
  • 19. 1. Il contratto di quartiere: territorio e strategie 19
  • 20. 1.1 Il contesto e l’ambito di intervento All’interno di questa prima parte del presente documento sono raccolti e riordinati gli elementi conoscitivi utili a inquadrare la realtà sociale e ambientale del quartiere Ponte Lambro e a riconoscere sotto quali punti di vista il bando “Contratti di Quartiere” può rappresentare una risorsa per migliorare le condizioni in cui versa. Innanzitutto sembra utile sottolineare come, diversamente da quanto accade nel caso degli altri quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica milanesi, facilmente individuabili e perimetrabili all’interno del tessuto edilizio complessivo, a Ponte Lambro questa operazione risulti meno automatica ed immediata per via della particolare posizione altra e separata rispetto alla città e delle caratteristiche di piccolo borgo che il quartiere ha assunto negli anni, oltre che per la dispersione del patrimonio ERP all'interno dell'abitato,. Proprio perché non si è mai del tutto sviluppata l’integrazione tra nucleo storico del quartiere ed i più recenti insediamenti di edilizia pubblica, appare difficile immaginare interventi di riqualificazione che non si pongano il problema di facilitare questa relazione. La proposta di CdQ ha dunque assunto questi elementi di riflessione e tentato di tradurli utilmente nei termini previsti dal bando attuativo2: si è quindi scelto, in primo luogo, di considerare quale contesto3 del CdQ l’intero quartiere, non potendo che riferire a quest’ultimo nel suo complesso la lettura dei problemi, delle criticità ed in special modo risorse. L’ambito4, all’interno del quale concentrare l’azione del contratto, è stato poi costruito a partire dalla localizzazione del patrimonio ERP (Aler e Comunale) e cercando inoltre di intercettare tutte quelle risorse utili a superare, da un lato, l’isolamento nei confronti della città e l’inadeguatezza (oltre che per certi versi l’insufficienza) dell’attuale sistema dei servizi che impedisce al quartiere di assumere una dimensione propriamente urbana; e dall’altra parte di riconnettere le due parti del quartiere attraverso la creazione di nuove centralità in grado di rimettere in moto i necessari processi di integrazione sociale, interculturale ed intergenerazionale. 1.1.1. Caratteristiche del quartiere Ponte Lambro A. Inquadramento territoriale ed urbanistico5 Il quartiere Ponte Lambro si caratterizza, in primo luogo, per la propria posizione all’interno di un’area, sita nell’estrema periferia sud-est del territorio del Comune di Milano e separata dagli altri quartieri della città dal tracciato della Tangenziale est. 2‘Ogni Contratto di Quartiere deve fare riferimento ad un ambito, avente rilevanza territoriale tale da incidere sul contesto urbano, definito e riconoscibile spazialmente, caratterizzato dalla prevalente presenza di patrimonio di edilizia residenziale pubblica, e alle sue immediate adiacenze, vale a dire alle aree confinanti con il perimetro individuato e strettamente relazionate con esso in termini di collegamenti viabilistici e trasportistici.’ (Bando attuativo §2.2) 3 Vedere allegato 1/b 4 Vedere allegato 1/b e Tavola 2 Schema generale degli interventi previsti 5 Vedere allegato 1/a e Tavola 1 Inquadramento urbanistico 20
  • 21. Tale separazione è amplificata dal perimetro del quartiere, che risulta chiuso, oltre che dalla tangenziale, anche ad est dal corso del fiume Lambro e, a nord e a sud, dalla presenza di ampie zone inedificate. L’unico collegamento con la città è rappresentato a nord dalla via Vittorini che si collega a via Mecenate attraverso un sottopassaggio in corrispondenza di uno svincolo della tangenziale. Sempre la via Vittorini collega ad est il quartiere con i Comuni di Linate e Peschiera Borromeo, mentre a sud è stato recentemente attivato il collegamento con la statale 415 Paullese ed il Comune di San Donato. In tutti i casi si può parlare di collegamenti funzionali, ma insufficienti a creare continuità tra il quartiere ed ogni altro agglomerato urbano. Una situazione che determina di fatto un sostanziale isolamento di Ponte Lambro dalla città di Milano, ma anche dagli altri Comuni limitrofi. Il quartiere è dunque escluso dalla viabilità urbana primaria, che in questo settore urbano è rappresentata dal viale Forlanini e, più a sud, dall’asta del corso Lodi–via Emilia; la direttrice Mecenate–Vittorini, che sfocia nell’abitato di Linate, ha invece un’importanza esclusivamente locale. Un sostanziale miglioramento si è invece avuto, in tempi recenti, per quanto riguarda la rete del trasporto pubblico: le reti principali di trasporto (rete ferroviaria urbana, passante ferroviario e metropolitana) non toccano l’abitato ma è stato attivato un collegamento via bus (linea 45) che in pochi minuti permette di raggiungere la stazione di San Donato della linea Metropolitana 3. Oltre alla linea 45 il quartiere è servito anche dalla linea di autobus 66 che si immette dalla via Vittorini, attraversa il quartiere in direzione nord–sud con un percorso ad anello ed esce nuovamente sulla via Vittorini per poi dirigersi verso il Comune di Linate. A fronte di questa situazione di fatto decisamente svantaggiata e di marcato isolamento, le ipotesi di intervento urbanistico e i progetti attualmente in fase di studio e di realizzazione da parte del Comune di Milano vedono anzitutto l’inserimento di Ponte Lambro in un ambito di riqualificazione urbana che si estende dalla via Emilia fino all’insediamento residenziale e industriale di via Mecenate (in particolare è in fase di studio di fattibilità la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana cui dovrebbero partecipare anche i Comuni di Linate, Peschiera e San Donato e che dovrebbe in prospettiva occuparsi delle trasformazioni di questo vasto territorio). Si tratta di un ambito urbano significativo e in forte trasformazione in quanto comprende, oltre ai due insediamenti storici di Ponte Lambro e Rogoredo e ad alcune aree agricole, le vaste aree industriali dismesse di Morsenchio (ex Montedison) e Rogoredo (con la stazione ferroviaria e il futuro collegamento al Passante), nonché l’area di interscambio di San Donato, capolinea della linea Metropolitana 3. La scelta di ripensare il ruolo urbano di Ponte Lambro rafforzandone il legame con Rogoredo e San Donato (anziché con l’asse Mecenate–Linate) e con il loro sistema di mobilità (ferrovia, MM3) appare senz’altro interessante: il potenziamento del collegamento “da sud” con Milano sembra infatti in grado di spezzare efficacemente l’isolamento del quartiere, contraddicendone l’attuale funzionamento “a enclave chiusa” e migliorando la qualità del trasporto pubblico. 21
  • 22. A conferma di questo orientamento generale della pianificazione, l’Amministrazione ha attualmente allo studio anche la trasformazione delle zone inedificate immediatamente a sud e ovest del quartiere, in particolare si ipotizza l’insediamento di servizi e uffici pubblici immediatamente a sud dell’abitato esistente, la creazione di una stazione di autocorriere lungo la S. S. 415 e la realizzazione di spazi verdi attrezzati da collegare con la vicina area di recupero della ex Montedison, attuando così anche il superamento (“sottopassandola”) della barriera della tangenziale. Anche per l’area inedificata e inutilizzata che si trova a nord del quartiere e della via Vittorini si ipotizza una prevalente destinazione a verde urbano, con il collegamento al vicino parco Monlué: Ponte Lambro si troverebbe così fortemente integrato in quel sistema del verde che si sta delineando lungo il corso del Lambro attraverso la progressiva realizzazione dei grandi parchi Monlué e Forlanini, ai quali si saldano l’ambito territoriale protetto dal Parco Sud e l’area ricreativa ormai consolidata dell’Idroscalo. Passando dalla scala territoriale a quella del quartiere è evidente anzitutto la presenza di margini netti dell’abitato, costituiti dal fiume Lambro a est, da terreni agricoli a ovest e sud e dalla storica direttrice della via Bonfadini (oggi via Vittorini) a nord. Si può inoltre notare come la funzione prevalente sia quella della residenza e le attività produttive, poche e di modeste dimensioni, occupino aree marginali; i negozi si attestano in prevalenza sull’unico asse di collegamento con Milano, la via Vittorini. Come già osservato la via Vittorini rappresenta di fatto la direttrice di collegamento con il centro città mentre la connessione, verso sud, con la statale 415 (“paullese”) e quindi con San Donato e Rogoredo costituisce, allo stato attuale, un asse di limitatissima importanza: Ponte Lambro continua a “funzionare” secondo la logica insediativa più antica che lo vedeva legato alla zona industriale di Taliedo e a Linate e la viabilità interna si configura quindi come un anello che si innesta sulla via per Milano, dal quale si dipartono diramazioni minori, funzionali a servire gli insediamenti residenziali e gli edifici pubblici. Questi ultimi sono collocati prevalentemente nel settore occidentale dell’abitato, in corrispondenza della zona di più recente edificazione (anni ‘70). È evidente una marcata dicotomia tra insediamento storico (lungo le vie Umiliati e Camaldoli, vicino al fiume) e nuova espansione di Ponte Lambro, sorta intorno ai caseggiati di edilizia residenziale pubblica di via Ucelli di Nemi e via Serrati. Le due parti di quartiere, entrambe chiuse su se stesse, non comunicano tra loro: gli spazi liberi ma impropriamente utilizzati come parcheggi alle spalle del grande condominio di via Ucelli di Nemi, i fabbricati dismessi della Olivetti (oggi in fase di recupero) e la totale mancanza di attraversamenti trasversali rendono evidente la mancata integrazione tra le due fasi costruttive del quartiere. Le strutture pubbliche o di pubblica utilità presenti nell’area sono per lo più di importanza limitata alla scala del quartiere e sono, da nord a sud, la chiesa parrocchiale con annesso oratorio, il mercato comunale, il centro civico, l’asilo nido, la scuola materna e quella elementare. Accanto ad esse si trovano anche due edifici di rilevanza sovracomunale: il complesso della Clinica e Centro Cardiologico Monzino (sulla via Vittorini) e la cosiddetta “aula bunker”, aula di sicurezza per processi del Tribunale di Milano che, essendo stata ricavata nei locali della ex scuola media, si trova ora molto impropriamente collocata all’interno della “cittadella scolastica” del quartiere. 22
  • 23. Il sistema degli spazi pubblici, stante la dualità già riscontrata, si sviluppa quasi esclusivamente nella zona ovest dell’abitato facendo da tessuto connettivo, attraverso un giardino attrezzato, tra gli insediamenti residenziali e i servizi di quartiere. Il settore orientale invece, chiuso dalla sua viabilità angusta e dal fiume (ancora non adeguatamente valorizzato) è pressoché privo di spazi di socializzazione e di zone pedonali. Attualmente i più recenti progetti di opere pubbliche si stanno muovendo prevalentemente nella direzione, già rilevata a proposito della pianificazione a grande scala, di collegare più organicamente Ponte Lambro con i centri di Rogoredo e San Donato. La nuova viabilità diretta a Sud (che sarà affiancata da pista ciclabile) è il primo intervento realizzato in questo senso, che ha aperto la strada a nuovi possibili insediamenti (uffici pubblici e stazione autocorriere) e avvicinato la linea del trasporto metropolitano a Ponte Lambro. B. Cenni storici6 Le tappe dello sviluppo storico dell'abitato di Ponte Lambro sono di seguito fissate in modo sintetico, nell'intento di richiamare alla memoria quanto può servire a comprendere la situazione attuale. Il territorio di Ponte Lambro è stato pressoché totalmente agricolo fino agli inizi del XX secolo, ricco di acque. La sua originaria trasformazione, tra i secoli XII e XIII, da terre paludose in prossimità del Lambro a coltivazioni a marcite, avvenne ad opera dei monaci Umiliati e Cassinesi. I fondi con le relative cascine del Zerbone (Gerbone) e della Canova, di proprietà di tre ordini monastici, erano attraversati da tre rogge: la Spazzòla, su cui sorgeva dai tempi remoti un mulino, la Certosa e la roggia delle Quattro Ave Marie con la cascina del Bagutto. Agli anni intorno al 1905 risale il primo insediamento di tipo urbano, dei lavandai; lungo l'argine del fiume giungono da quartieri centrali della città alcune famiglie che si insediano con le loro attività. Villette con laboratori al piano terra e ampi spazi per gli stenditoi sorsero lungo le attuali vie Camaldoli e Umiliati. Nei decenni successivi si espande la popolazione operaia, richiamata dalle vicine attività industriali presso i nuclei storici di Morsenchio e Taliedo (industrie Caproni, Montecatini e Redaelli). Intorno al 1920 vi abitavano circa 500 persone. L'espansione edilizia fino al dopoguerra gravita intorno alla Paullese (vie Montecassino, Monteoliveto, Parea, Bonfadini, denominata poi Vittorini, e Camaldoli). La via degli Umiliati costituisce l'asse principale del quartiere, su cui si affacciano le attività commerciali e artigianali. Dal 1925 Ponte Lambro viene a far parte del comune di Milano (in concomitanza con la progettazione del "Porto di Mare", nuovo porto fluviale nel sud-est della città). Tuttavia il suo sviluppo resta al di fuori di qualsiasi disegno urbanistico; rimane soprattutto residenziale, in prevalenza secondo la tipologia delle villette. 6 Per stendere questa parte di relazione si è fatto riferimento in particolare ai seguenti testi: Comune di Milano, Quartiere Ponte Lambro, Dossier, gennaio 2002; Comune di Milano, Laboratorio di quartiere di Ponte Lambro, 1^ fase, novembre 2000; Comune di Milano, Laboratorio di quartiere di Ponte Lambro, Relazione di progetto, marzo 2002. 23
  • 24. Negli anni '60 la popolazione si connota per una notevole coesione sociale. Circa 1000 persone, in prevalenza del ceto operaio, risiedono a Ponte Lambro. La coesione sociale è forte, legata alla diffusa attività associazionistica: nel borgo storico trovano sede sezioni di partito, Arci, Acli, numerose cooperative, tra cui spicca la storica Cooperativa di Consumo attiva fin dal 1921. Negli anni '60 vengono abbattuti il mulino e le due cascine storiche, nel decennio successivo avverrà la copertura dell'ultima roggia rimasta scoperta (1978) e scomparirà la maggior parte degli ultimi campi. Viene così meno la vocazione agricola della zona, che fino a quel momento aveva fortemente connotato il paesaggio di Ponte Lambro. La cascina Canova sulla via Bonfadini lascerà il posto nel 1963 all'Istituto Cardiologico Monzino, polo ospedaliero di rilevanza sovralocale. Le attività indotte dalla presenza di questo importantissimo polo ospedaliero e universitario tendono a localizzarsi negli immediati dintorni, in prossimità dell'uscita della tangenziale. Nel corso dei decenni diverse barriere fisiche "chiudono" il quartiere, disgregando il territorio: - Il fiume Lambro viene a costituire il margine orientale dell'insediamento fin dalle sue origini; l'andamento N-S degli assi stradali principali rimarca la presenza di tale barriera. - Nel 1933 viene realizzata la cintura ferroviaria al di fuori della quale resta Ponte Lambro. - Nel 1935-36 viene costruito l'aeroporto di Linate, (completato poi nel 1962) immediatamente a ridosso dell'omonimo abitato. Tale presenza introduce un forte elemento di discontinuità nella antica rete di canali e strade che da Milano conduceva, attraverso Ponte Lambro e Linate, fino a Paullo. - Nel 1975 viene inaugurata la Tangenziale Est. Tra il 1973 e il 1974 sono costruiti gli insediamenti di case popolari di via Ucelli di Nemi (le "case bianche") e via Serrati. Qui si stabiliscono soprattutto immigrati meridionali, in gran parte dalla Campania e dalla Calabria. "… i due nuclei – vecchio borgo e quartiere nuovo – non si sono mai integrati; c'è un problema di ordine culturale, un'ispirazione a delinquere del nucleo d'immigrazione, una mancanza di tradizioni locali, regionali del vecchio nucleo…" - "L'opposizione è grossomodo meridionali / milanesi e relative concezioni della vita e anche della legalità". 7 La stessa struttura fisica dei nuovi insediamenti unita all'assenza di attraversamenti orizzontali accentua la separazione dei quartieri popolari rispetto al borgo storico, che permane tutt'oggi. Vengono realizzati i servizi collettivi, innanzitutto le strutture scolastiche (il primo comparto della scuola elementare risale al 1954). Le scuole sono concentrate in un settore di quartiere che per la maggior parte del giorno si rivela poco frequentato, non essendo presenti altre attività. Nel 1984 viene chiusa la scuola media, di lì a poco trasformata in Aula Bunker, distaccamento del Tribunale dove verranno celebrati molti dei processi milanesi di mafia. Sulla linea di confine tra vecchio borgo e nuove espansioni residenziali si attestano la chiesa, il mercato rionale, il Centro Civico: "quello che dovrebbe essere il centro del paese non riesce a diventarne l'elemento 7 dalle interviste a due testimoni privilegiati, in Torri R., Spazi urbani dell'esclusione sociale: il caso del quartiere Ponte Lambro, tesi di laurea, relatore C. Ranci, Milano, Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, A.A. 1998/99. 24
  • 25. unificante, restando semplicemente la zona dove due realtà insediative si fronteggiano" (dalla Relazione di progetto del Laboratorio di Quartiere). Nel 1981 vengono realizzate le case popolari di via Rilke (le "case gialle") che chiudono la prospettiva della storica via degli Umiliati, costruite inglobando due villette pre-esistenti. All’i9nterno di questo caseggiato già nel 1994 ben il 40% degli inquilini del caseggiato di via Rilke era abusivo… Tutt'ora c'è un elevato turn-over abitativo e la percentuale degli abusivi rappresenta circa il 20% degli inquilini: per questo è detto “casa-parcheggio” La popolazione continua ad aumentare, Ponte Lambro drena dalla città abitanti dei ceti più bassi, gli "esclusi" dal mercato abitativo oltre che del lavoro: in un quartiere di piccole dimensioni si concentra un numero molto elevato di persone con problemi di ogni natura. Sfruttandone le caratteristiche ambientali (fisiche e sociali) si stabiliscono gruppi di famiglie di tipo mafioso che nel giro di pochi anni arrivano a detenere il controllo del territorio, condizionando pesantemente la vita di chi abita e lavora in quartiere. A metà anni '80 risale l'apertura presso il Centro Civico del Centro Territoriale Sociale e del Centro di Aggregazione Giovanile. A partire dal 1996-97 negli alloggi più fatiscenti del nucleo storico e nelle case popolari hanno cominciato a giungere sempre più numerosi immigrati extra-comunitari, attirati dai bassi prezzi degli alloggi in affitto. Alla fine degli anni '90 il Comune di Milano inizia ad elaborare una serie di progetti per la riqualificazione del quartiere, dietro la spinta delle iniziative nate dal basso intorno al 1995 per "riappropriarsi del quartiere" – via via che importanti operazioni di Polizia contribuivano a sgominare gruppi criminali presenti a Ponte Lambro. 1.1.2 Inquadramento edilizio A. Il tessuto edilizio del quartiere A fronte di questo assetto urbano la pianificazione e l’intervento del Comune hanno puntato, a partire dagli anni ‘80, al superamento dello stato di degrado edilizio del quartiere attraverso la riqualificazione e il recupero degli isolati storici (posti a ridosso del fiume e sviluppatisi intorno agli assi delle vie Umiliati e Camaldoli) indicando alcune linee di intervento ancora attuali. La parte più vecchia del quartiere – sorta come si è detto, tra i primi del Novecento e la fine degli anni Trenta e rimasta pressoché immutata negli ultimi cinquanta anni (mentre le si costruivano accanto gli insediamenti di edilizia pubblica e i servizi connessi) – presentava infatti già alla fine degli anni Sessanta problemi di degrado per la vetustà delle costruzioni. All’inadeguatezza degli edifici si è aggiunto poi il degrado urbanistico, l’isolamento rispetto al nuovo insediamento: mancano i punti di connessione con il resto del tessuto urbano, le strade sono anguste e non esiste un sistema di spazi pubblici e di relazione. Rilevate queste problematiche edilizie e urbanistiche, il Piano di Recupero del 1986 prevedeva l’intervento su più comparti distinti e la realizzazione, su aree di cessione da parte dei soggetti attuatori, di passaggi pedonali, di spazi pubblici e attraversamenti trasversali in grado di porre finalmente in rapporto le “case bianche” di via Ucelli di Nemi con il quartiere storico e il fiume. Tuttavia il piano di recupero è stato realizzato solo parzialmente : diversi edifici sono stati risanati, rinnovati o sostituiti ma l’obiettivo di creare (sfruttando anche il piano terra a pilotis delle costruzioni più recenti) un 25
  • 26. continuum di spazi pubblici e di attraversamento del quartiere non è stato raggiunto. Attualmente i più recenti progetti di opere pubbliche si stanno muovendo prevalentemente nella direzione, già rilevata a proposito della pianificazione a grande scala, di collegare più organicamente Ponte Lambro con i centri di Rogoredo e San Donato. La nuova viabilità diretta a Sud (che sarà affiancata da pista ciclabile) è il primo intervento realizzato in questo senso, che ha aperto la strada a nuovi possibili insediamenti (uffici pubblici e stazione autocorriere) e avvicinato la linea del trasporto metropolitano a Ponte Lambro. B. Il patrimonio ERP Per quanto riguarda il patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica, a Ponte Lambro sono presenti 4 diversi comparti per un totale di 451 alloggi: - le cosiddette Case Bianche di proprietà Aler di Via U. di Nemi e Via Serrati; 2 stecche bianche di 4 piani lunghe circa 300 metri l'una ed altre due di dimensioni più ridotte; - le Case Minime di proprietà comunale di via U. di Nemi 58, un blocco di alloggi (35) di dimensioni molto ridotte; - la Casa Parcheggio di proprietà comunale di via Rilke 6-10, un edificio che ospita 117 alloggi caratterizzato da una particolare forma non- lineare dovuta alla necessità di disegnare l'intervento attorno a due piccolissime lottizzazioni preesistenti; - l'edificio di proprietà Comunale di via Montecassino, un complesso a corte che, trovandosi all'interno del nucleo storico e sulla via principale di collegamento con la città, risulta più integrato di altri con il resto del quartiere. Tutti i comparti ERP (tranne quello localizzato in via Montecassino, già ristrutturato in anni recenti) presentano un marcato livello di degrado dovuto a cause diverse: - problemi dovuti all'obsolescenza delle strutture, alla qualità di partenza dei materiali costruttivi ed alle caratteristiche architettoniche dei manufatti; - degrado dovuto alla mancanza di una manutenzione costante negli anni; - degrado dovuto ad un uso improprio degli spazi sia residenziali che di pertinenza degli organismi abitativi. Si può dunque parlare di un processo cumulativo di questo genere: → proprietà pubblica → gestione inefficiente → assenza di manutenzione → degrado di alloggi e spazi collettivi → inappetibilità degli alloggi → concentrazione di popolazione in condizioni di disagio → ulteriore degrado per mancanza di cura e atti vandalici → abusivismo, morosità, occupazione illecita degli alloggi e degli spazi ecc. → L'occupazione abusiva degli alloggi ERP (senza considerare le cessioni di alloggio e gli occupanti senza titolo) rappresenta un grande ostacolo alla riqualificazione del quartiere. Ufficialmente il 3,3% degli alloggi ERP a Ponte Lambro è occupato abusivamente (dati Aler); in via Rilke 6-10 il dato ufficioso è ben più alto, gli abusivi rappresentano quasi il 20% degli inquilini. In anni recenti si è inoltre diffuso il fenomeno del subaffitto irregolare (e del sovraffollamento), di alloggi nel nucleo storico del quartiere dove ci sono 26
  • 27. problemi di degrado edilizio legati alla vetustà delle costruzioni, in particolare in via Umiliati e in via Montecassino. 1.1.3. Alcuni dati sul contesto sociale A. La popolazione Nel 2002 Ponte Lambro conta 3.807 abitanti di cui quasi un terzo è costituito da inquilini di Edilizia Residenziale Pubblica: 1.075 (pari al 27%) residenti abitano in alloggi popolari (dati Anagrafe e Aler). anno residenti fonte Comune di Milano, Quartiere Ponte Lambro, Dossier, 1920 500 gennaio 2002 Comune di Milano, Quartiere Ponte Lambro, Dossier, 1960 1000 gennaio 2002 1981 1750 ISTAT 1991 3640 ISTAT 2002 3807 Anagrafe, Comune di Mi L'andamento della popolazione è in controtendenza rispetto alla città, e segue un inarrestabile trend positivo a partire dal secolo scorso; in particolare tra il 1991 e il 2002 la popolazione è cresciuta del 4,6%, passando da 3.640 a 3.807 residenti, mentre nella città la popolazione è diminuita del 5,1% (dati Istat e Anagrafe). 27
  • 28. La popolazione di Ponte Lambro si connota per una larga presenza di stranieri che oggi rappresentano il 18% della popolazione contro la media cittadina del 10%. Tra le più di 30 etnie presenti il gruppo extracomunitario numericamente più consistente è quello egiziano seguito da quello marocchino e dai gruppi filippino, peruviano, ecuadoregno e senegalese. Gli stranieri abitano, in affitto, le case popolari ma anche appartamenti privati che, data la scarsa attrattività del quartiere e la sua "cattiva fama" presenta spazi liberi e, specialmente, prezzi molto contenuti rispetto alla città. Consistenza numerica dei gruppi stranieri più rappresentati a Ponte Lambro egiziani 176 marocchini 108 filippini 48 peruviani 45 ecuadoregni 40 senegalesi 35 (…) (…) totale degli stranieri 687 fonte: Comune di Milano, Anagrafe 2002 Milano Ponte Lambro classi di età val.ass. val.perc. val.ass. val.perc. 0-4 anni 54.506 4% 211 6% 5-14 92.430 7% 405 11% 15-19 42.923 3% 199 5% 20-39 386.430 30% 1.241 33% 40-59 346.508 27% 954 25% 60-74 249.731 19% 598 16% 75 e più 126.271 10% 199 5% totale 1.298.799 3.807 fonte: Comune di Milano, Anagrafe 2002 28
  • 29. Osservando inoltre la piramide delle età, confrontata con quella relativa alla città, emerge come a Ponte Lambro ci sia una forte presenza di persone con età inferiore ai 40 anni; la popolazione sotto i 20 anni costituisce ben il 22% del totale contro il valore del 14% della città (dati Anagrafe, 2002). A Ponte Lambro si concentrano pertanto persone – tra giovani e stranieri – che in tale contesto sono facilmente vulnerabili ed esposte al rischio di marginalità. B. Il tessuto produttivo locale 8 I processi di disgregazione territoriale e di progressivo isolamento del borgo/quartiere di Ponte Lambro hanno contribuito a nuocere all'economia del rione, che fino agli anni '60 si era basata – almeno in parte – sui servizi offerti oltre che agli abitanti (famiglie di artigiani e operai) ai pendolari che l'attraversavano giungendo a Milano dalla strada Paullese. Il tessuto urbano originario era andato connotandosi per un discreto mix funzionale. A partire dagli anni '70 con la realizzazione dei comparti di edilizia residenziale pubblica l'insediamento di Ponte Lambro ha assunto un carattere tendenzialmente "monofunzionale", per cui oggigiorno le attività produttive a Ponte Lambro non assumono un ruolo particolarmente caratterizzante. Attualmente le attività produttive, 67 attive al luglio 2003, sono poco specializzate, si concentrano per lo più nel nucleo storico e hanno difficoltà a sopravvivere, come si può evincere dall'elevata presenza di edifici abbandonati, di aree dismesse e di spazi commerciali chiusi: gli spazi dismessi sono 20, pari a circa un terzo del totale9. Le attività commerciali si collocano principalmente sulla via Vittorini e le vie immediatamente prospicienti e nel Mercato Comunale localizzato su Via Parea. Gli edifici residenziali pubblici non ospitano alcuna attività commerciale mantenendo una configurazione monofunzionale. Il tessuto commerciale (53 unità) è in gran parte costituito da punti di vendita del comparto alimentare (11) a cui si accompagnano gli esercizi pubblici (13 di cui ben 10 si localizzano nelle immediate vicinanze del Centro Cardiologico Monzino). In tempi recenti l'arrivo in quartiere di molti immigrati ha favorito l'apertura di alcuni punti vendita di prodotti "etnici". 8 Nell'ambito della promozione degli interventi previsti in attuazione dell'art. 14 della Legge 266/97 – Programma 2000, in data 17 febbraio 2003 è stata stipulata una Convenzione fra il Settore Servizi Sociali per Adulti del Comune di Milano e Agenzia Sviluppo Nord Milano (ASNM), in base a cui è stato attivato uno sportello informativo e di consulenza nel quartiere di Ponte Lambro. Tra le azioni dell'incarico è stato compreso il lavoro di mappatura degli spazi produttivi, commerciali e artigianali e quelli dismessi. Ne è derivato un Rapporto, aggiornato al novembre 2003, da cui sono attinte le informazioni contenute in questo paragrafo. 9 Il rilievo effettuato in loco nel luglio 2003 consente di restituire l'assetto della rete distributiva locale: 18 punti vendita al dettaglio nella rete tradizionale; 1 esercizio isolato (edicola); 13 esercizi pubblici; 1 struttura alberghiera (bed & breakfast) – rivolta in particolare ai parenti dei malati ricoverati presso l'ospedale Monzino; 2 strutture per attività di intrattenimento e svago; 6 centri di servizio alla persona; 4 centri di riparazione e servizio beni di consumo; 7 strutture di direzionale commerciale;1 distributore di carburante. 29
  • 30. Ben pochi locali, bar e ristoranti, sono aperti anche nelle ore serali per cui il quartiere è scarsamente frequentato nelle ore serali e notturne e laddove non esistono attrattori il passaggio a piedi è in genere evitato, anche durante il giorno. Il Mercato Comunale ospitando al suo interno spacci di genere alimentare (panettiere, piccolo supermercato, macellaio, fruttivendolo) e la farmacia (a cui si può accedere anche dall’esterno), rappresenta il principale polo commerciale per gli abitanti del quartiere - in particolare per gli anziani - dove rifornirsi di beni di prima necessità. Durante i colloqui con alcuni abitanti del quartiere è stato più volte messo in evidenza come i periodi di chiusura del Mercato (estate specialmente) rappresentino un vero problema, infatti gli abitanti del quartiere sono costretti a recarsi in altre zone per acquistare prodotti di prima necessità. Pur trovandosi in una posizione privilegiata al "centro" del quartiere, il Mercato è un edificio introverso, quasi privo di affacci all'esterno (vetrine su strada): c'è chi ha detto che entrandoci sembra di trovarsi in un obitorio… La struttura del Mercato mostra, a più di 20 anni dalla sua costruzione, evidenti problemi di degrado fisico e impiantistico. Si tratta di una struttura prefabbricata in cemento degli anni ’80 di scarsa qualità architettonica disposta “a elle” con gli accessi pubblici verso la piazza del centro civico e una galleria interna adiacente alla facciata. Gli accessi di servizio sono concentrati sul retro. La limitata altezza della struttura contribuisce ad aumentare l'immagine povera dell'edificio. Diverse attività artigianali (14 unità) sono distribuite in modo sparso nell'intero quartiere e rappresentano più del 20% del totale delle attività produttive pur non caratterizzandosi per una specializzazione particolare (falegnameria, piccola impresa di costruzioni, vetraio, installazione impianti di riscaldamento, fotolito…) Si sta assistendo a un graduale progressivo impoverimento dei laboratori artigianali (così come della rete commerciale), con la ri-destinazione di locali ad uso abitativo, rimesse, depositi. La visione negativa del quartiere (senso di insicurezza, diffuso degrado…) unitamente al fatto che Ponte Lambro è tagliato fuori dalla città (per insufficienza di collegamenti), spinge infatti alcuni a trasferire la loro attività in quartieri considerati più sicuri. E’ da segnalare, all’interno del quartiere, la presenza di due poli di rilevanza sovra-locale: il Centro Cardiologico Monzino e la cosiddetta "Aula Bunker". Presso il Monzino a cui giungono malati da ogni parte d'Italia, si svolgono attività in tre principali filoni: 1. La clinica, rivolta alla cura delle malattie di tipo cardio-vascolare; è presente un Pronto Soccorso, funzionante 24 ore su 24 tutto l’anno. 2. La ricerca, sia di base che legata alla clinica. Vi lavorano, oltre alle persone addette ai servizi (in parte dati in appalto all’esterno), una trentina di ricercatori e una novantina di medici. 3. La didattica, essendo sede dell'Istituto di cardiologia e cardiochirurgia dell’Università Statale, il Monzino ospita corsi di base (anche un corso di laurea breve che in futuro sarà ampliato) e in particolare il corso di specializzazione post-laurea. Presso il Centro Cardiologico lavorano numerosissime persone, addette ai servizi, ricercatori, medici e infermieri. 30
  • 31. Con la chiusura per inagibilità della scuola media avvenuta nel 1984, l'anno successivo venne creata l'Aula Bunker, aula di sicurezza per processi del Tribunale di Milano che si trova ora molto impropriamente collocata all’interno della “cittadella scolastica” del quartiere. L’apertura dell'Aula Bunker a ridosso delle scuole materna ed elementare ha creato grande disapprovazione da parte degli abitanti. Soprattutto negli anni '90, ci sono stati momenti molto drammatici e di grande tensione, in particolare nei giorni di processo per cui passavano scorte armate della polizia con le sirene spiegate e stazionavano militari con mitra puntatati che sorvegliavano l’ingresso alla presenza di parenti - tra cui anche abitanti del quartiere - che attendevano all’esterno i detenuti. Simili condizioni costringevano a tenere i bambini blindati all’interno della scuola, dove si cercava di mantenere un clima di tranquillità. A questi problemi di sicurezza alla fine degli anni '90 si è pensato di porre rimedio con la realizzazione di una strada collocata al confine occidentale del quartiere che servisse direttamente l'aula bunker attraverso un accesso totalmente indipendente dal vicino insediamento scolastico. Tale strada però non è mai stata aperta al traffico venendo a costituire essa stessa una nuova invalicabile barriera in prossimità dei Giardini di via Serrati. 31
  • 32. 1.2. Individuazione ed analisi delle principali problematiche del quartiere. A. Alcune possibili chiavi di lettura dei processi di ghettizzazione a Ponte Lambro10 A partire dagli anni '80 il quartiere è investito da fenomeni quali il controllo di tipo mafioso del territorio, la concentrazione di attività illecite, il racket degli alloggi e spaccio di droga. Il quartiere si è andato caratterizzando per la compresenza di fattori di degrado e disagio, quali l’isolamento fisico, l’emarginazione sociale, la microcriminalità, la precarietà del tessuto economico-commerciale che nel corso degli anni hanno contribuito a generare condizioni tipiche del ghetto, al punto da rendere molto complicato un autonomo e definitivo processo di riscatto. L'immagine del ghetto è utile a cogliere le problematiche che connotano il quartiere. Infatti tra i caratteri tipici che hanno caratterizzato in modo marcato il quartiere di Ponte Lambro nel passato ventennio – tra gli anni '80 e '90 – e che lo connotano tutt'oggi, anche se in diversa misura, si possono mettere in evidenza quelli che a partire dalla letteratura sul ghetto11 sono così definibili: La condizione di abbandono pubblico: oltre che nell'assenza di manutenzione edilizia (legata alla consistenza percentuale del patrimonio abitativo pubblico rispetto all'intera dotazione del quartiere) si manifesta nell'inadeguatezza dei servizi: un degrado ambientale associato alla scarsa cura per le strutture fisiche, finanche all'uso improprio degli spazi pubblici che produce un atteggiamento di disinteresse, di distanza e di rinuncia all'intervento. Nei casi estremi si assiste al progressivo ritirarsi anche dei servizi di tipo più elementare, che si traduce in una sorta di "desertificazione organizzativa" e che si riscontra soprattutto nella scarsa efficacia delle strutture di servizio che, anche quando presenti, faticano a trovare linguaggi e modalità organizzative in grado di rispondere alle esigenze degli abitanti, indotti ad uno stato di passività ed apatia o, per contro, portati ad assumere un atteggiamento di provocazione e sfida. L'insicurezza, la delinquenza e la violenza di strada. La condizione di paura e lo stato perenne di "allerta sociale" è determinata per lo più da furti, da piccole forme di delinquenza che producono un "restringimento" dell'uso degli spazi 10 Dal Bando attuativo: Caratteristica imprescindibile per l’individuazione dell’ambito è la compresenza delle seguenti condizioni: prevalente presenza di patrimonio di edilizia residenziale pubblica; diffuso degrado delle costruzioni e dell'ambiente urbano; carenza e/o obsolescenza dei servizi e delle infrastrutture; - scarsa coesione sociale e/o marcato disagio sociale e abitativo. 11 Wirth L. (1968, Il ghetto, Ed. di Comunità, Milano, ed. or. 1928; Wacquant L. (1992), " 'Red Belt', 'Black Belt': colori, classi e luoghi dei ghetti di Chicago e della periferia parigina", in Inchiesta, n. 97-98, pp. 17-29; Smelser N.J. (1984), Manuale di Sociologia, Il Mulino, Bologna; Cavallier G. (1991), "I problemi sociali nelle periferie, Milano", in AAVV, Periferie confronto Parigi - Milano, Ferrovie Nord Milano Esercizio, Milano; Bruzzone E. (1982), "I processi di emarginazione urbana tradizionalmente identificati: segregazione, ghettizzazione, esclusione nella città", in Introduzione de Le frontiere della città, vol. 2 del Progetto Torino, a cura di Barbano F., F. Angeli, Milano. 32
  • 33. collettivi che vengono occupati e diventano sede di pratiche trasgressive ed improprie che creano disturbo, timore, senso di impotenza e, alla fine, rinuncia ed abbandono. La divisione sociale tra diversi gruppi della popolazione locale che provoca numerose forme di conflitto, in termini di tensione e di attrito. L'espressione più evidente di questo processo all'interno del quartiere si manifesta in una "scissione" che divide i giovani, indistintamente dal colore della loro pelle, da tutte le altre categorie sociali. In particolare adulti e anziani che in loro vedono gli autori degli episodi vandalici di delinquenza e dunque la principale fonte delle varie forme di insicurezza e di degrado presenti nel quartiere. Questo produce, a lungo andare, un senso di impotenza che porta a situazioni nelle quali bande di ragazzi e di adolescenti arrivano a tenere in scacco il quartiere impedendo, di fatto, lo svilupparsi di percorsi alternativi e la possibilità di costruire forme positive di convivenza sociale. La stigmatizzazione, di origine residenziale e ambientale è l'esito dell'esplosione pubblica del processo inizialmente localizzato. Associato alle forme nelle quali il quartiere viene conosciuto e riconosciuto, lo stigma connesso all'abitare in quella determinata zona della città rappresenta il marchio che viene trasferito sulle persone e sui gruppi che abitano quello spazio; un difetto che suscita tentativi di punire, isolare o degradare quelli che si pensa ne siano portatori e il più delle volte ostacola, per chi appartiene a questo territorio, la ricerca di un lavoro, una normale vita di relazioni sociali e affettive. Di seguito sono meglio esplicitate le problematiche che investono il quartiere, ben riassunte da alcuni dati ed elementi di informazione12, raggruppate nei filoni di criticità indicati nel Bando che corrispondono alla dimensione fisica e quella sociale delle forme di degrado. B. Il diffuso degrado fisico e l'inadeguatezza dei servizi e delle infrastrutture Il degrado delle costruzioni e dell'ambiente, la percezione di insicurezza (in particolare in alcune parti del quartiere e in determinate ore della giornata così come la carenza di servizi fanno sì che Ponte Lambro si presenti, in particolare a chi giunge da fuori, come un luogo poco ospitale. Il degrado fisico del quartiere è dato in primo luogo dalla presenza di numerosi spazi dismessi (interi edifici abbandonati o spazi produttivi chiusi): al luglio 2003 sono 20, pari a circa un terzo del totale delle attività presenti (cfr. paragrafo sul tessuto produttivo locale). Il margine orientale del quartiere è interessato da problemi legati all'inquinamento (ed esondazioni) del Lambro, per giunta usato come discarica di rifiuti, da cui derivano seri problemi igienico–sanitari che rendono inutilizzabile la fascia verde lungo il fiume. Se da una parte il fiume Lambro non è in alcun modo valorizzato come presenza storica e naturalistica, dall'altra le strade sono anguste e non esiste un sistema di spazi pubblici e di relazione. Il vecchio quartiere si percorre solo in senso nord–sud attraverso strade spesso prive di marciapiedi; anche la parte nuova del quartiere non 12 Sono desunti per la maggior parte da documenti elaborati dal Forum di accompagnamento sociale attivato dal Comune di Milano nell'ambito del pre-laboratorio di quartiere, oltre che attraverso interviste effettuate a componenti del Forum stesso. 33
  • 34. presenta spazi collettivi; neppure la strada principale, via Ucelli di Nemi, è percorribile a piedi in tranquillità per il senso di insicurezza (legato anche all'assenza di qualsiasi attività commerciale) che spinge coloro che non abitano nelle case bianche a non passare sotto i portici bensì sul marciapiede finanche in mezzo alla strada rischiando la vita per l'eccessiva velocità delle auto… I parcheggi esistenti non vengono utilizzati a causa di atti vandalici e furti: auto scassate, rubate, abbandonate intere o a pezzi sono rinvenibili ovunque, così come i rifiuti abbandonati (colpiscono in particolare quelli ingombranti) negli spazi pertinenziali dell'ERP e nelle aree marginali del quartiere: per esempio sul retro di via Ucelli di Nemi, nei box e cantine di via Rilke e lungo il Lambro in via Camaldoli. Si assiste in generale all'uso improprio delle aree verdi attrezzate e degli spazi comuni e pertinenziali dell'ERP, dove si rilevano problemi quali spaccio, gimcane con i motorini, corse d'auto, furti, atti vandalici in particolare nei Giardini di via Serrati, nei portici e negli spazi comuni (finanche sui tetti) delle "case bianche" di via Ucelli di Nemi e nella "casa parcheggio" di via Rilke 6-10 (in particolare nelle cantine). "Il termometro visibile a tutti dell'insoddisfazione degli adolescenti è lo stesso fastidio che arrecano al vivere comune, risvegliando vecchi malumori e rancori tra le famiglie" 13 . D'altra parte a una elevata presenza di popolazione giovane corrisponde una scarsissima offerta di luoghi di aggregazione ad essi destinata. Per alcuni gruppi si traduce in un senso di frustrazione che porta ad azioni di sistematico boicottaggio delle iniziative istituzionali di supporto al disagio giovanile oltre che a comportamenti vandalici che compromettono la percezione di sicurezza negli altri abitanti. La dotazione di servizi alla persona, più che insufficiente, appare inadeguata nelle modalità organizzative. Non esistono luoghi di aggregazione come cinema e biblioteca, molto desiderati dagli abitanti. Lo scarso radicamento di un sistema di regole di convivenza condiviso, nell’uso degli spazi pubblici e di quelli comuni all’interno degli edifici, rappresenta insieme alla latitanza delle Istituzioni l'origine di molte delle forme di degrado che investono il quartiere che versa così in condizioni di abbandono pubblico e insicurezza. Gli abitanti lamentano la scarsa capacità di fronteggiare la situazione da parte delle stesse Forze dell'Ordine: riferendosi a Polizia e Carabinieri lamentano una vera e propria assenza, mentre riferendosi ai Vigili urbani lamentano l'inconsistenza numerica e la loro incompetenza nell'affrontare i problemi di Ponte Lambro. C. Forme del degrado dell’Edilizia Residenziale Pubblica Dal punto di vista edilizio, è da rimarcare la consistenza del patrimonio ERP sia di proprietà Aler (300 alloggi) che del Comune (151 alloggi). La gran parte degli stabili ERP non riceve manutenzione da circa 30 anni e versa in condizioni di avanzato degrado soprattutto dal punto di vista degli impianti e degli spazi comuni. Il patrimonio di ERP in particolare è costituito da 4 diversi comparti: - le cosiddette Case Bianche di proprietà Aler di Via U. di Nemi e Via Serrati; - le Case Minime di proprietà comunale di via U. di Nemi 58; - la Casa Parcheggio di proprietà comunale di via Rilke 6-10 - l'edificio di proprietà Comunale di via Montecassino. 13 Da una lettera degli abitanti di Ponte Lambro alle Istituzioni, nov. 2002 34
  • 35. Come già accennato, tutti i comparti (tranne quello localizzato in via Montecassino, già ristrutturato in anni recenti) presentano un marcato livello di degrado dovuto a cause diverse: - degrado dovuto all'obsolescenza delle strutture, alla qualità di partenza dei materiali costruttivi ed alle caratteristiche architettoniche dei manufatti; - degrado dovuto alla mancanza di una manutenzione costante negli anni; - degrado dovuto ad un uso improprio degli spazi sia residenziali che di pertinenza degli organismi abitativi. In particolare, per quanto riguarda gli edifici Aler di via U. di Nemi e Serrati si riscontrano: per quanto riguarda gli alloggi: - l'inefficienza degli impianti idrici, che dà luogo a continue infiltrazioni; - la necessità di messa a norma degli impianti elettrici e di riscaldamento; - la non funzionalità dei serramenti; per quanto riguarda gli spazi di servizio e d'uso collettivo: - il degrado diffuso dei corpi scala ed in particolare delle pareti in vetrocemento presenti, che oltre a non consentire una corretta areazione dei vani scala sono stati in più punti oggetto di atti vandalici; - il malfunzionamento e l'obsolescenza degli ascensori; - il degrado degli atri d'ingresso, che per la particolare distribuzione degli spazi al loro interno e la mancanza di una corretta illuminazione, sono in molti casi spazi marginali, bui ed insicuri e che si prestano ad usi non- corretti (posteggio di motorini, deposito di rifiuti ingombranti,…); - la mancanza di un reale progetto dello spazio collettivo, in particolare per quanto riguarda il piano pilotis, che nella attuale forma non riesce ad avere la dignità di portico e spazio pedonale coperto, ma si configura come uno spazio di risulta che ingenera in chi lo attraversa un profondo senso di insicurezza; - le facciate e gli intonaci presentano minori problemi dal un punto di vista del degrado fisico, anche se da un punto di vista percettivo la mancanza di punti di riferimento e differenziazione dei corpi scala (segnalazione degli accessi, differenze nei colori…) genera un problema di poca riconoscibilità ed identità dei luoghi cui spesso si accompagna un progressivo processo di abbandono da parte degli abitanti. L'edificio di via U. di Nemi 58, di proprietà comunale, rappresenta uno dei 25 interventi denominati Case Minime presenti sul territorio del Comune di Milano. Questa particolare tipologia ospita infatti 35 alloggi di piccole dimensioni distribuiti su 5 piani e accessibili da un ballatoio ed un corpo scala addossati alla facciata dell'edificio. Lo stabile presenta problemi legati: - alle ridotte dimensioni dell'elemento distributivo (larghezza circa 1 m); - agli impianti di riscaldamento autonomi con caldaietta all'interno dell'alloggio; - alle dimensioni ridotte degli alloggi (circa 40 mq); - allo stato di degrado degli ascensori e delle facciate, oltre che dello spazio a giardino di pertinenza. La Casa Parcheggio di via Rilke 6-10, realizzata nel 1981 per accogliere famiglie in mobilità provenienti da altri quartieri ERP. In realtà la condizione residenziale, che doveva essere provvisoria, si è rivelata in molti casi definitiva. La situazione di incertezza e precarietà che caratterizza 35