2. versi 985-986 del IX libro
Venturi me teque legent:
Pharsalia nostra
vivet, et a nullo tenebris
damnabimur aevo.
I posteri
leggeranno i miei
versi e le tue
imprese: la
nostra Pharsalia
vivrà, e mai in
alcuna epoca
saremo condannati
alle tenebre.
3. Proprio secondo la suddetta
citazione, si suole chiamare
“Pharsalia”.
Sono le parole che l’autore, Lucano, rivolge
a Giulio Cesare: si è così pensato che
questo sia stato il titolo voluto dal poeta.
In realtà, codici e biografi autorevoli
tramandano un altro titolo, Bellum
Civile .
4. L’autore
Marco Anneo Lucano, nato
a Cordova, in Spagna, nel
39 d. C. (suo zio era niente
di meno che Seneca),
consegna il suo nome alla
storia della letteratura
latina con il suo
capolavoro,
la Pharsalia appunto,
poema epico (dalle tinte
storiografiche) che narra la
guerra civile tra Cesare e
Pompeo, culminata nella
decisiva battaglia di
Farsàlo il 9 agosto del 48
d. C.
5. L’opera si interrompe bruscamente, causa
la morte dell’autore, al verso 546 del libro
X, ma è probabile che i libri previsti fossero
dodici. Come quelli dell’ Eneide .
6. E non è un caso.
Salvo smentite che – immaginiamo – non
potranno mai arrivare, oggi siamo
abbastanza certi nell’affermare che Lucano,
quando ha scritto il suo capolavoro, aveva
in mente la maestosa opera virgiliana. Di
più. Lucano aveva probabilmente
partorito il progetto di “rovesciare”
il più famoso dei poemi epici del
mondo di Roma antica.
7. In Virgilio si celebra l’inizio di un’era
di pace, splendore e prosperità. Qui,
di fatto, il vero tema è la fine del
mondo.
L’ Eneide è la più maestosa
opera celebrativa
dell’antichità: l’encomio
della stirpe di Augusto, di
Enea.
Insomma, di Roma caput
mundi.
Le guerre trovano una
dolorosa ma necessaria
giustificazione nel disegno
provvidenziale del Fato,
che conduce per mano il
pio Enea alla missione
divina.
Nella Pharsalia accade
esattamente il contrario.
Si canta la più terribile tra le
guerre: quella fratricida.
Non c’è un logos razionale
che governa le cose.
Tutto è distruzione, morte,
furore cieco e spietato che
travolge ogni cosa. E il
clima ricorda molto da
vicino quello delle più
orrorose tragedie
senecane.
8. La Pharsalia è anche, e soprattutto,
un poema “senza eroe”
Nell’Eneide ci appare del
tutto superfluo
menzionare il nome
dell’incontrastato
protagonista ed eroe.
L’opera di Lucano ci presenta
tre personaggi mai
nettamente definiti dal suo
autore, volutamente ambigui:
Cesare, Pompeo e Catone.
Se il terzo (solo) sembra
depositario e latore dei saldi
valori dello stoicismo, i due
condottieri che si
fronteggiano in battaglia,
Cesare e Pompeo, sono più
degli anti-eroi.
Il primo è dominato da una furia
devastante; il secondo appare
addirittura una sorta di
patetico anti-Enea
perseguitato dal Fato.
9. La corrispondenza delle opere si
palesa chiaramente anche in singoli
episodi
Nel VI libro dell’Eneide
si legge ad esempio
della discesa all’Ade di
Enea che viene a
conoscenza di
personaggi che
faranno grande
Roma…
…cui fa riscontro nel VI
libro della Pharsalia di
Lucano un’
inquietante
apparizione avvolta da
riti neri e stregonerie
di un soldato morto
che profetizza sciagure
su Roma.