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La ricerca clinica in pediatria: aspetti etici e criticità
Abstract
La sperimentazione clinica in pediatria è stata per anni trascurata portando al risultato di favorire un
uso “non etico” di farmaci non validati per il bambino e pertanto non sicuri e talora non efficaci. Il
cambiato contesto normativo sta modificando la situazione: attraverso un valido sistema di regole
l’Europa assicura che si possano svolgere tali sperimentazioni con il massimo livello di protezione
nel rispetto della volontà e dell’integrità del minore. La sperimentazione clinica pediatrica pone una
sorta di paradosso: da un lato ogni società vuole salvaguardare i minori dai rischi presenti in ogni
studio clinico; dall’altro gli stessi bambini sono esposti a pericoli quando ricevono farmaci studiati
per gli adulti e insufficientemente testati nella popolazione pediatrica. Naturalmente la ricerca
progettata e condotta accuratamente, insieme a una normativa tutelante, riducono le incertezze, ma
nessuna sperimentazione di nuovi farmaci può essere totalmente esente da rischi (Steinbrook R.
2002). I minori presentano caratteristiche particolari che rendono complesso il trasferimento a loro
di risultati clinici ottenuti nell’adulto. Nonostante ciò, a causa di problemi etici, pratici ed
economici, la maggior parte dei farmaci oggi sul mercato sono stati sperimentati solo nell’adulto e
sono privi dell’autorizzazione per l’uso specifico nei bambini. La legislazione italiana ed europea
consente in questi casi il cosiddetto uso off-label: ovvero la prescrizione ai bambini di farmaci senza
licenza d’uso per l’età pediatrica, in condizioni diverse da quelle autorizzate e riportate nelle schede
tecniche in termini di età, posologia, indicazione terapeutica, via di somministrazione. E’ consentito
anche l’uso unlicensed, che riguarda l’utilizzo di farmaci che non hanno ricevuto l’autorizzazione
all’immissione in commercio né per l’adulto né per il bambino in quella data nazione. Proprio a
causa della carenza di informazioni specifiche, questo può comportare alcuni rischi. L’ampia
esposizione dei bambini ai farmaci è un fenomeno spesso poco considerato, ma documentato. In
una recente analisi condotta in Italia (Osservatorio ARNO, 2011) si è calcolato che su una
popolazione di oltre 1 milione di bambini con meno di 13 anni il 57,7% ha ricevuto nel 2010 la
prescrizione di almeno un farmaco. Le somministrazioni farmaceutiche pediatriche sono centinaia
di milioni ogni anno. Ciò nonostante la maggior parte dei farmaci attualmente sul mercato sono stati
studiati e sperimentati quasi esclusivamente nell’adulto, e sono spesso privi dell’autorizzazione per
l’uso specifico nei bambini. Nel 2002 è stato calcolato che in tutto il mondo meno del 15% di tutti i
farmaci commercializzati e meno del 50% di quelli espressamente destinati al bambino sono stati
commercializzati sulla base di prove cliniche ottenute in popolazioni pediatriche (European
Commission 2002, Better medicines for children). Come è prevedibile, la carenza di farmaci
autorizzati per l’uso pediatrico è la conseguenza della scarsità di sperimentazioni cliniche
pediatriche. Su 676 studi clinici autorizzati nel 2011 meno del 10% ha coinvolto minori di 18 anni
(AIFA, 11° Rapporto Nazionale, 2012). Parlando di ricerca clinica pediatrica si pone inoltre un
problema di qualità oltre che di quantità. Occorre quindi chiedersi quanto le sperimentazioni
condotte rispondano a reali bisogni dei pazienti pediatrici: uno studio del 2008 indica che solamente
a 4 delle 25 priorità indicate dall’EMEA erano dedicati degli studi (Pandolfini C, 2008). La carenza
di sperimentazioni cliniche nei minori, e quindi di informazioni preziose per i farmaci pediatrici,
sembra riconducibile a motivazioni etiche, pratiche ed economiche. Tra le motivazioni di ordine
economico vi è il possibile ridotto ritorno economico per le aziende farmaceutiche mentre tra le
ragioni di ordine pratico si annoverano: il ridotto numero di pazienti pediatrici per numerose
patologie; la necessità di studiare bambini di diverse fasce di età (frazionando quindi ulteriormente
il campione); la necessità di preparare formulazioni dei farmaci appropriate per i bambini; la
difficoltà di reclutare i pazienti attraverso il consenso informato dei genitori. Il numero
relativamente ridotto di casi disponibili fa sì che si debba ridurre la potenza dello studio (ovvero la
sua capacità di osservare una differenza di esito fra i gruppi al livello di significatività scelto)
oppure che si debba mettere in conto un costo elevato per raccogliere un numero sufficiente di
pazienti. Per avere statistiche sufficientemente ampie infatti la maggior parte degli studi clinici sui
bambini deve coinvolgere vari centri, con conseguenti costi per le strutture e per i tempi, anche
burocratici, più lunghi. Infine, tra le ragioni di ordine pratico che ostacolano la ricerca clinica in
Italia, pediatrica ma non solo, occorre ricordare la lentezza dei nostri Comitati etici.
L’obiettivo di questo project work è stato quindi esplorare il mondo degli studi clinici in ambito
pediatrico, con l’intento di descrivere lo stato attuale del settore e di analizzarne le criticità. A
questo scopo abbiamo intervistato alcuni esperti e condotto un approfondimento sulla normativa di
riferimento, dedicando particolare attenzione agli aspetti etici e cercando di analizzare i sentimenti e
i comportamenti del piccolo malato che dovrebbero rappresentare, insieme alla sua famiglia, la
centralità nel percorso di cura. Abbiamo inoltre sottolineato l’importanza da parte del sistema socio-
sanitario di entrare in rapporto con la comunità e di sviluppare quel concetto di “alleanza
terapeutica” tra bambino, famiglia ed équipe multidisciplinare che costituisce la chiave di lettura di
un successo qualitativo e quantitativo nelle cure in cui ogni figura operativa ricopre un ruolo
importante.

Il nostro lavoro ha coinvolto cinque intervistati:
        • Dott. Maurizio Bonati- Antonio Clavenna, ricercatori del Mario Negri
        • Dott. Fabio Mosca, direttore dell’unità di terapia intensiva e patologia neonatale della
            clinica Mangiagalli
        • Alessandra Allione, genitore partecipante ad uno studio osservazionale
        • Dott. Danilo Perri, Pediatra di libera scelta e componente del Comitato Etico AUO
            Policlinico G. Martino, Messina
        • Dott. ssa Laura Reali, Pediatra e componente del Comitato Etico Ospedale Pediatrico
            Bambin Gesù, Roma
        • Tania Nicole Ducci, Campers Recruiter, Coordinamento Ufficio Ammissione Bambini,
            Famiglie e Associazioni, Associazione Dynamo Camp Onlus

La raccolta delle varie testimonianze ci ha consentito di confrontare diversi pareri sullo stato
dell’arte della sperimentazione clinica pediatrica in Italia.
Dalle diverse interviste è emersa una prospettiva comune: la necessità di una maggiore educazione
in ambito sanitario per tutti i settori della popolazione e una più diffusa cultura della salute come
premessa indispensabile per una maggiore sensibilizzazione e un vero dibattito sul tema della
sperimentazione clinica pediatrica.
A cura dei partecipanti alla XIII edizione del Programma Scienziati in Azienda:
   • Marta Annunziata
   • Viviana Apicella
   • Maria Carmela Arena
   • Luciana Rosa Gliatta
   • Manuela Modica
   • Anna Orsatti
   • Paolo Roberti


Per informazioni sul Programma Scienziati in Azienda: http://www.istud.it/scienziati

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La ricerca clinica in pediatria: aspetti etici e criticità

  • 1. La ricerca clinica in pediatria: aspetti etici e criticità Abstract La sperimentazione clinica in pediatria è stata per anni trascurata portando al risultato di favorire un uso “non etico” di farmaci non validati per il bambino e pertanto non sicuri e talora non efficaci. Il cambiato contesto normativo sta modificando la situazione: attraverso un valido sistema di regole l’Europa assicura che si possano svolgere tali sperimentazioni con il massimo livello di protezione nel rispetto della volontà e dell’integrità del minore. La sperimentazione clinica pediatrica pone una sorta di paradosso: da un lato ogni società vuole salvaguardare i minori dai rischi presenti in ogni studio clinico; dall’altro gli stessi bambini sono esposti a pericoli quando ricevono farmaci studiati per gli adulti e insufficientemente testati nella popolazione pediatrica. Naturalmente la ricerca progettata e condotta accuratamente, insieme a una normativa tutelante, riducono le incertezze, ma nessuna sperimentazione di nuovi farmaci può essere totalmente esente da rischi (Steinbrook R. 2002). I minori presentano caratteristiche particolari che rendono complesso il trasferimento a loro di risultati clinici ottenuti nell’adulto. Nonostante ciò, a causa di problemi etici, pratici ed economici, la maggior parte dei farmaci oggi sul mercato sono stati sperimentati solo nell’adulto e sono privi dell’autorizzazione per l’uso specifico nei bambini. La legislazione italiana ed europea consente in questi casi il cosiddetto uso off-label: ovvero la prescrizione ai bambini di farmaci senza licenza d’uso per l’età pediatrica, in condizioni diverse da quelle autorizzate e riportate nelle schede tecniche in termini di età, posologia, indicazione terapeutica, via di somministrazione. E’ consentito anche l’uso unlicensed, che riguarda l’utilizzo di farmaci che non hanno ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio né per l’adulto né per il bambino in quella data nazione. Proprio a causa della carenza di informazioni specifiche, questo può comportare alcuni rischi. L’ampia esposizione dei bambini ai farmaci è un fenomeno spesso poco considerato, ma documentato. In una recente analisi condotta in Italia (Osservatorio ARNO, 2011) si è calcolato che su una popolazione di oltre 1 milione di bambini con meno di 13 anni il 57,7% ha ricevuto nel 2010 la prescrizione di almeno un farmaco. Le somministrazioni farmaceutiche pediatriche sono centinaia di milioni ogni anno. Ciò nonostante la maggior parte dei farmaci attualmente sul mercato sono stati studiati e sperimentati quasi esclusivamente nell’adulto, e sono spesso privi dell’autorizzazione per l’uso specifico nei bambini. Nel 2002 è stato calcolato che in tutto il mondo meno del 15% di tutti i farmaci commercializzati e meno del 50% di quelli espressamente destinati al bambino sono stati commercializzati sulla base di prove cliniche ottenute in popolazioni pediatriche (European Commission 2002, Better medicines for children). Come è prevedibile, la carenza di farmaci autorizzati per l’uso pediatrico è la conseguenza della scarsità di sperimentazioni cliniche pediatriche. Su 676 studi clinici autorizzati nel 2011 meno del 10% ha coinvolto minori di 18 anni (AIFA, 11° Rapporto Nazionale, 2012). Parlando di ricerca clinica pediatrica si pone inoltre un problema di qualità oltre che di quantità. Occorre quindi chiedersi quanto le sperimentazioni condotte rispondano a reali bisogni dei pazienti pediatrici: uno studio del 2008 indica che solamente a 4 delle 25 priorità indicate dall’EMEA erano dedicati degli studi (Pandolfini C, 2008). La carenza di sperimentazioni cliniche nei minori, e quindi di informazioni preziose per i farmaci pediatrici,
  • 2. sembra riconducibile a motivazioni etiche, pratiche ed economiche. Tra le motivazioni di ordine economico vi è il possibile ridotto ritorno economico per le aziende farmaceutiche mentre tra le ragioni di ordine pratico si annoverano: il ridotto numero di pazienti pediatrici per numerose patologie; la necessità di studiare bambini di diverse fasce di età (frazionando quindi ulteriormente il campione); la necessità di preparare formulazioni dei farmaci appropriate per i bambini; la difficoltà di reclutare i pazienti attraverso il consenso informato dei genitori. Il numero relativamente ridotto di casi disponibili fa sì che si debba ridurre la potenza dello studio (ovvero la sua capacità di osservare una differenza di esito fra i gruppi al livello di significatività scelto) oppure che si debba mettere in conto un costo elevato per raccogliere un numero sufficiente di pazienti. Per avere statistiche sufficientemente ampie infatti la maggior parte degli studi clinici sui bambini deve coinvolgere vari centri, con conseguenti costi per le strutture e per i tempi, anche burocratici, più lunghi. Infine, tra le ragioni di ordine pratico che ostacolano la ricerca clinica in Italia, pediatrica ma non solo, occorre ricordare la lentezza dei nostri Comitati etici. L’obiettivo di questo project work è stato quindi esplorare il mondo degli studi clinici in ambito pediatrico, con l’intento di descrivere lo stato attuale del settore e di analizzarne le criticità. A questo scopo abbiamo intervistato alcuni esperti e condotto un approfondimento sulla normativa di riferimento, dedicando particolare attenzione agli aspetti etici e cercando di analizzare i sentimenti e i comportamenti del piccolo malato che dovrebbero rappresentare, insieme alla sua famiglia, la centralità nel percorso di cura. Abbiamo inoltre sottolineato l’importanza da parte del sistema socio- sanitario di entrare in rapporto con la comunità e di sviluppare quel concetto di “alleanza terapeutica” tra bambino, famiglia ed équipe multidisciplinare che costituisce la chiave di lettura di un successo qualitativo e quantitativo nelle cure in cui ogni figura operativa ricopre un ruolo importante. Il nostro lavoro ha coinvolto cinque intervistati: • Dott. Maurizio Bonati- Antonio Clavenna, ricercatori del Mario Negri • Dott. Fabio Mosca, direttore dell’unità di terapia intensiva e patologia neonatale della clinica Mangiagalli • Alessandra Allione, genitore partecipante ad uno studio osservazionale • Dott. Danilo Perri, Pediatra di libera scelta e componente del Comitato Etico AUO Policlinico G. Martino, Messina • Dott. ssa Laura Reali, Pediatra e componente del Comitato Etico Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, Roma • Tania Nicole Ducci, Campers Recruiter, Coordinamento Ufficio Ammissione Bambini, Famiglie e Associazioni, Associazione Dynamo Camp Onlus La raccolta delle varie testimonianze ci ha consentito di confrontare diversi pareri sullo stato dell’arte della sperimentazione clinica pediatrica in Italia. Dalle diverse interviste è emersa una prospettiva comune: la necessità di una maggiore educazione in ambito sanitario per tutti i settori della popolazione e una più diffusa cultura della salute come premessa indispensabile per una maggiore sensibilizzazione e un vero dibattito sul tema della sperimentazione clinica pediatrica.
  • 3. A cura dei partecipanti alla XIII edizione del Programma Scienziati in Azienda: • Marta Annunziata • Viviana Apicella • Maria Carmela Arena • Luciana Rosa Gliatta • Manuela Modica • Anna Orsatti • Paolo Roberti Per informazioni sul Programma Scienziati in Azienda: http://www.istud.it/scienziati