1. Il modello rogersiano e le tecniche base del Counseling
La vita di Carl Rogers
Nasce nel gennaio 1902 in un sobborgo di Chicago in una famiglia protestante molto unita, con rigidi principi
morali e religiosi.
All’età di dodici anni, con la famiglia si trasferisce in un podere ove trascorrerà un’adolescenza solitaria.
Comincia gli studi di agraria, segue alcune conferenze di carattere religioso e successivamente si orienta verso il
ministero religioso. Grazie ad alcuni viaggi in Cina comincia a dubitare di alcuni fondamenti religiosi di base,
prendendo distanza sia dal consenso familiare che dalle vecchie credenze.
Dopo la laurea in psicologia sposa - contro il volere della famiglia - Helen Elliot e con lei si trasferisce a New
York.
Successivamente viene assunto al “Child Study Departement” della società di Rochester per collaborare
attivamente a progetti volti alla prevenzione della crudeltà sui bambini.
Nel 1940 ottiene una cattedra di psicologia clinica all’Università dell’Ohio che tiene per soli 5 anni.
Dal 1945 al 1957 svolge la sua attività al “Counseling Center” dell’Università di Chicago incontrando la
disapprovazione di molti colleghi. Nel 1951 pubblica il suo lavoro principale - La terapia centrata sul cliente.
Nel 1957 si trasferisce all’università del Wisconsin dove lavorerà per 4 anni al trattamento degli psicotici.
Nel 1963 inizia a lavorare in un istituto privato in California.
Muore nel 1987.
Il pensiero di Rogers ha avuto un'evoluzione che ha seguito tre periodi principali.
Il primo è quello della non-direttività. Esso si basa sulla convinzione che in ciascun individuo esista una spinta
interiore verso l'autorealizzazione. Conseguentemente la tecnica terapeutica efficace sarà quella che si limiterà a
togliere gli ostacoli senza interferire in alcun modo, affinché la persona sia libera di svilupparsi. Il terapeuta,
secondo Rogers, funge da spettatore benevolo, ma non deve partecipare affettivamente. (1940-1943)
Il secondo periodo è conosciuto come quello della terapia centrata sul cliente o come periodo fenomenologico. Il
ruolo del terapeuta perde importanza a vantaggio delle sue disposizioni personali, particolarmente l'accettazione
benevola e la comprensione empatica che egli deve saper mostrare attraverso la riformulazione semplice e il
riflesso del sentimento. (1943-1957)
Il terzo periodo è quello dell'esistenzialismo. Rogers toglie valore al ruolo della tecnica nel processo terapeutico,
per sottolineare l'importanza del profondo coinvolgimento attivo personale, della congruenza, dell’autenticità,
dell'empatia e del coinvolgimento affettivo del terapeuta. (1957-1984)
La posizione rivoluzionaria di Rogers: il cliente è il miglior esperto della sua vita
Il punto cruciale rivoluzionario della teoria di Rogers è che il terapeuta non interviene e non vuole intervenire
poiché ha fiducia nella tendenza all’attualizzazione del cliente e ritiene che un clima libero e incoraggiante
consentirà al cliente di risolvere da solo i suoi problemi
Il terapeuta si impegna ad andare nella direzione del cliente, al passo del cliente e nel modo unico di essere del
cliente
Tre fattori determinano il processo evolutivo di una persona secondo Rogers
1. L’energia organismica: è il nucleo centrale che contiene pulsioni, sentimenti, bisogni e desideri. E’ la
nostra sorgente di energia che funziona a livello inconscio
2. La tendenza attualizzante, comune a tutti gli esseri viventi: è la tendenza a svilupparsi
3. La valutazione organismica: è il sistema di controllo che orienta l’energia organismica verso
comportamenti funzionali all’autorealizzazione
Perché questi fattori funzionino la persona deve sentirsi libera
La pietra miliare della terapia centrata-sulla-persona è la tendenza all’attualizzazione
È la sola fondamentale motivazione delle persone
È individuale, nel senso di unica per ciascun individuo
2. È presente in ciascun organismo vivente: “tendenza a crescere, a svilupparsi, a realizzare in pieno il proprio
potenziale”. Tendenza ad autoregolarsi
Quindi l’organismo/persona non è un sistema ridotto alle pulsioni L’organismo è un’unità psico-somatica, è
l’individuo nella sua totalità
La tendenza all’attualizzazione è vulnerabile alle circostanze ambientali
Le realizzazioni distorte o bloccate della persona rendono necessaria la psicoterapia
E’ sufficiente che il terapeuta esprima con tutto se stesso le tre attitudini affinchè la tendenza all’attualizzazione
venga promossa
Incongruenza
Discrepanza fra l’esperienza reale dell’organismo e l’immagine di sé che l’individuo ha quando si rappresenta
quell’esperienza.
Es.: posso provare paura per un esame, ma ciò sarebbe in contrasto con il concetto che ho di me e allora
rappresento in modo distorto questa paura di essere inadeguato (per es. attacco di panico).
Si crea così una discrepanza fondamentale fra il significato della situazione, come è registrato a livello
organismico, e come esso è rappresentato simbolicamente a livello di coscienza, affinché non sorga un conflitto
con l’immagine che il soggetto ha di sé.
Secondo Rogers gli individui sviluppano problemi psicologici in conseguenza dell’introiezione dell’accettazione
condizionata da parte dei genitori e di altre persone significative. Queste introiezioni di considerazione
condizionata creano un’incoerenza fra l’esperienza organismica e il concetto di sé. Il sé, oppresso dalle condizioni
di valore, diventa ansioso e vulnerabile
Il cambiamento si verifica quando:
• Due persone sono in contatto psicologico
• La prima, che chiameremo cliente, è in uno stato di incoerenza, vulnerabilità e ansia
• La seconda, terapeuta o counselor, è in uno stato di congruenza,
• Il counselor funziona da ambiente decondizionante creando un clima facilitante e l’ampliamento della
consapevolezza
Gli esiti del processo di aiuto secondo Rogers implicano che il cliente divenga:
• Più aperto all’esperienza
• Più capace di esperire la minaccia dell’incoerenza
• Capace di mantenere il concetto di sé coerente con la propria esperienza
• Più fiducioso nel proprio organismo: “reagisce alle esperienze meno in termini delle sue condizioni di
valore e più in termini di processi valutativi organismici” (Rogers, 1959)
• Più efficace nel risolvere i problemi
• Più realistico ed oggettivo nelle percezioni
Le tre condizioni necessarie e sufficienti
1. Autenticità (congruenza, genuinità, trasparenza)
• Segna il passaggio al primato indiscusso del saper essere
• Il terapeuta o counselor è realmente se stesso durante il rapporto con il cliente
• E’ aperto all’ascolto di sé, è capace di essere in contatto con l’esperienza che fluisce momento per
momento dentro di lui
• L'autenticita’, cioè la capacità di esprimere genuinamente ciò che si prova, non significa che il counselor
sia obbligato ad esprimere tutto ciò che sente, ma significa che tutto ciò che esprime deve corrispondere
realmente a ciò che sente.
Se posso stabilire una relazione di aiuto con me stesso, se posso cioè essere ben disposto verso i miei stessi
sentimenti c’è una grande probabilità che possa stabilire una relazione di aiuto con gli altri.
3. 2. Considerazione positiva incondizionata.
• Non vengono poste condizioni per l’accettazione.
• Il counselor sente di accettare con calore ogni aspetto dell’esperienza del cliente, ogni suo sentimento, anche
quelli negativi. (Anche se una considerazione positiva completamente incondizionata esiste solo in teoria).
• Ciò non significa coinvolgimento affettivo, né deferenza, né dedizione
• Neppure significa valutazione positiva: questa sarebbe altrettanto minacciosa che una valutazione negativa,
poiché dire a qualcuno che è buono implica che si ha anche il diritto di dirgli che è cattivo. Il criterio di
valutazione deve essere dentro il cliente.
Confermare l’altro non significa valutarlo positivamente.
3. Empatia:
• “Sentire il mondo personale del cliente come se fosse nostro, senza però mai perdere questa qualità del come
se” e, senza mai perdere di vista i nostri confini, “sentire l’ira, la paura, il turbamento del cliente come se fossero
nostri, senza però aggiungervi la nostra ira la nostra paura, il nostro turbamento” (Rogers,1942).
• Capacità di porsi dal campo percettivo del cliente, facendo astrazione dai propri valori e criteri e capacità di
cogliere lo stato d’animo, la componente affettiva.
Consente la comprensione del messaggio profondo comunicato dall’altro.
La riformulazione: tecnica base del Counseling
• Ridire, con le stesse parole o con parole diverse, più chiare e sintetiche, ciò che l'interlocutore ha appena detto.
• Il counselor si accerta di aver ascoltato e capito e il soggetto sente di essere ascoltato e compreso.
• Dà al soggetto la possibilità di vedere da un altro punto di vista le proprie percezioni.
• Il counselor deve saper riconoscere i sentimenti e i significati che l'altro esprime, deve saper accettare il punto
di vista dell'altro e restituirglielo in quanto tale.
Presupposti: il cliente è la persona realmente più a conoscenza del problema; il comportamento umano ha sempre
un senso e per il soggetto è di grande importanza riflettere su ciò che dice e fa, per fare chiarezza in se stesso ed
essere consapevole dei propri atti.
La riformulazione secondo Rogers
La riformulazione può presentarsi sotto diversi aspetti, che si trovano su una linea unica e, benché non si possa
separarle con nette linee di demarcazione, se ne possono tuttavia distinguere tre tipi, che enumeriamo secondo il
loro ordine crescente di delucidazione:
1. Reiterazione o riflesso semplice. Questa risposta prepara il terreno ad una maggior presa di coscienza. Il
modo con cui il riflesso semplice facilita la presa di coscienza può essere paragonato all'effetto prodotto
dalla punteggiatura in un testo. Generalmente concerne il contenuto strettamente evidente del racconto del
cliente; soprattutto quando la comunicazione è confusa il riflesso semplice puntualizza e crea un certo
ordine.
2. Riflesso del sentimento o riflesso propriamente detto o riformulazione riassunto Ha lo scopo di tirar fuori
l'intenzione, l'atteggiamento, o il sentimento insiti nelle parole del cliente e di proporglieli senza
imporglieli.
In termini gestaltici, consiste nell'illuminare lo "sfondo" della comunicazione in modo da permettere al
soggetto di rendersi conto se vi si trovino elementi suscettibili di essere integrati con la "figura", di
modificarla o metterla in risalto.
3. Delucidazione o chiarificazione Il compito della delucidazione è di rilevare dei sentimenti e degli
atteggiamenti che non derivano direttamente dalle parole del soggetto, ma che possono ragionevolmente
essere dedotte dalla comunicazione o dal suo contesto. Per il fatto che la delucidazione corre il rischio di
non essere riconosciuta dal soggetto come appartenente al campo della sua percezione, è necessario
formulare il contenuto di questa risposta in modo non categorico; per esempio inserendo una clausola del
tipo "Se ho ben capito...”
4. Un’altra definizione delle tre modalità di riformulare (R. Mucchielli)
1. riformulazione-riflesso:
• Risposta-eco: ripetere semplicemente le ultime parole del soggetto
• Riformulazione-parafrasi: vengono ripresentati esattamente gli stessi concetti con parole diverse: “non so
se sono stanco o triste” “non le è chiaro se questo stato d’animo sia dovuto a stanchezza o a tristezza”
2. riformulazione riassunto consiste nel riassunto dell'essenziale di ciò che è stato detto (spesso ciò conduce ad un
rovesciamento del rapporto figura-sfondo)
3. riformulazione-chiarificazione serve a mettere in luce il senso della comunicazione e presenta il rischio di
sconfinare in un'interpretazione.
La riformulazione permette di assicurarci che non stiamo introducendo niente di estraneo nel colloquio. Non
importa se sbagliamo riformulazione, l’importante è chiedere e avere l’approvazione del cliente. Se sbagliamo
e riproviamo dimostriamo davvero il desiderio autentico di comprendere i significati che l’altro dà alla propria
esistenza.
Contrariamente alla ruminazione, che porta alla solitudine, la riflessione all’interno della relazione rompe questa
sensazione. "La riformulazione, da questo punto di vista, può essere intesa come una vera educazione (o
rieducazione) della capacità riflessiva della coscienza. [...] L'arte di riflettere dell'operatore è un modo per
stimolare nel soggetto adeguate capacità di autonoma riflessione razionale". (R. Mucchielli, 1983)
I cinque principi per un atteggiamento corretto (Mucchielli)
1. Accoglienza e non iniziativa
2. Essere centrati su ciò che è “vissuto” dal soggetto e non sui fatti che racconta
3. Interessarsi alla persona e non al problema da un punto di vista oggettivo.
4. Rispettare il soggetto interessandosi a lui e non cercando di dimostrare la propria perspicacia e intuizione
5. Facilitare la comunicazione e non ascoltare allo scopo di rivelare o interpretare qualcosa
Esercizio.
Riformulate le seguenti frasi con altre che significhino la stessa cosa.
-Non sono sicuro se piaccio veramente a qualcuno o se sono il genere di persona che nessuno vuole
conoscere
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-Detesto essere costretta ad arrabbiarmi quando vengo allontanata
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-Tutto quello che voglio è che la gente mi accetti
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-Un giorno la cose andranno bene, ma proprio ora quel giorno mi appare così lontano che non sono sicura
che accadrà
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Silvia Foschetti
BIBLIOGRAFIA:
BOZARTH J. D. (2001), LA TERAPIA CENTRATA SULLA PERSONA, SOVERA, ROMA
DI FABIO A.,(1999), COUNSELING. DALLA TEORIA ALL’APPLICAZIONE, GIUNTI
ROGERS C.(1971),PSICOTERAPIA DI CONSULTAZIONE, ASTROLABIO, ROMA.
ROGERS C. (1970), LA TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE, PSYCHO,MARTINELLI, FI
MUCCHIELLI R. (1987), APPRENDERE IL COUNSELING. MANUALE PRATICO DI AUTOFORMAZIONE AL COLLOQUIO D'AIUTO, ERICKSON, TRENTO