Brusca V. Complicanze delle OSA: Obesità come fattore di rischio indipendente quale la rilevanza nella patologia cardiaca. ASMaD 2011
1. Complicanze delle OSA: Obesità come
fattore di rischio indipendente quale la
rilevanza nella patologia cardiaca
Dr V. Brusca
UTIC S. M. Goretti, Latina
2. L’eziopatogenesi dell’OSA
riconosce svariati fattori di
rischio (genetici,
antropometrici,
farmacologici, anatomici)
ma quello di gran lunga più
importante è l’OBESITÁ (di
tipo viscerale).
3. OSA e Obesità
L’adiposità viscerale è il fattore di rischio
più importante per sviluppo OSA
Prevalenza di OSA varia dal 40 al 60% in
soggetti con BMI>30
La circonferenza del collo è un forte
predittore di OSA tra gli obesi
Il calo ponderale riduce la gravità dell’OSA
4. OSA e Malattie cardiovascolari
Numerosi dati epidemiologici indicano che
l’OSA non trattata è associata ad un
aumentato rischio di eventi cardio-
cerebro-vascolari:
Ipertensione arteriosa
Aritmie
Infarto miocardico
Scompenso cardiaco
Ictus
5. Patogenesi eventi cardiovascolari
CAUSE MECCANICHE: la particolare
localizzazione del grasso in eccesso
determina: alterazione delle strutture
aeree ed effetti neurovegetativi e
cardiovascolari acuti.
CAUSE BIOUMORALI: l’alterata
concentrazione di sostanze di derivazione
adipocitaria è coinvolta nella patogenesi
della sindrome metabolica.
6. Cause meccaniche
1. Gli eventi apnoici ripetuti e la frammentazione della
normale struttura ipnica, si accompagnano a fenomeni
acuti che inducono:
IPOSSIEMIA e IPERCAPNIA
IPERATTIVITÁ SIMPATICA Vasocostrizione periferica
INCREMENTO PRESSIONE NEGATIVA
INTRATORACICA
P intramurale Vsx
Post-carico Vsx
gittata cardiaca
• SCOMPENSO CARDIACO
• BRADICARDIA
7. 2. La fine dell’apnea si associa a microrisvegli
sottocorticali (arousal), determinando:
aumento ritorno venoso Pre-carico
rapida riperfusione tissutale
Ipertensione arteriosa
vasocostrizione persistente
shift setto interventricolare
• TACHICARDIA
8.
9.
10. Profilo pressorio caratteristico
dell’OSA
Ipertensione arteriosa diastolica
Ritmo circadiano di tipo non–dipper
Eccessivo rialzo pressorio al risveglio
Alta variabilità pressoria
Ipertensione secondaria e resistente
11. Cause bioumorali:
SINDROME METABOLICA
La S.M è definita da un insieme di disturbi
metabolici che correlano con un
aumentato rischio di eventi
cardiocerebrovascolari.
Le componenti della S.M. sono l’obesità,
l’insulino–resistenza, l’ipertensione e la
12. Caratteristiche cliniche della Sindrome
Metabolica: NCEP-ATP III
La diagnosi è confermata quando sono presenti > 3 fattori
Fattore di Rischio Valore diagnostico
Obesità addominale
(Circonferenza addominale)
Uomini >102 cm
Donne >88 cm
Trigliceridi >150 mg/dl
HDL-C
Uomini <40 mg/dl
Donne <50 mg/dl
>130 / >85 mm Hg
Pressione Arteriosa
(o ipertensione trattata)
Glicemia a digiuno >110 mg/dl
13.
14. Meccanismi implicati tra OSA e SM
Insulino-resistenza
Infiammazione
Iperleptinemia
Disfunzione endoteliale
Stato pro-trombotico
16. Infiammazione
L’infiammazione potrebbe essere un
terreno comune tra OSA, SM e
patologie cardiovascolari. È stato
suggerito che l’ipossia intermittente,
presente nell’OSA, attivi
selettivamente determinati pattern
infiammatori: citochine, PCR e
molecole di adesione leucocitaria.
17. Iperleptinemia
La leptina è un ormone prodotti dagli adipociti,
fondamentale nella regolazione del peso e
avente azione soppressiva dell’appetito a livello
ipotalamico. Pazienti affetti da OSA hanno
elevati livelli plasmatici di leptina; possibili
cause possono essere: aumentato turnover
cortisonico e iperinsulinemia cronica.
Oltre agli effetti anti-obesità la leptina esercita
un importante controllo della respirazione
18. OSA
Sindrome metabolica
Disfunzione
Infiammazione
endoteliale
Aterosclerosi
Cardiopatia ischemica
19. Storia naturale dell’aterosclerosi
Vita: 0 10 20 30 40 50 60 70 80...anni
Probabilità che si presentino eventi acuti/cronici
Diabete... e ↑PA,↑Trigl, ↑Circ. Vita, ↓HDL…
(Sindrome metabolica)
Fattori di rischio cardiovascolare
Disfunzione endoteliale
20. L’endotelio
• SUPERFICIE: 400 m2
• PESO: 1.5 Kg
• Num. Cellule
1.200.000.000
5 µm
TA tunica adventitia
TM tunica media
EC endothelial cells
LU arteriole lumen
TI tunica intima
21. Patogenesi aterosclerosi
Il principale determinante lo sviluppo della
malattia aterosclerotica è la DISFUNZIONE
ENDOTELIALE, caratterizzata da una ridotta
biodisponibilità di ossido nitrico.
Il principale meccanismo patogenetico che
determina riduzione di N.O. è la produzione di
stress ossidativo. I radicali liberi dell’O2 infatti,
distruggono l’ossido nitrico.
Un altro fattore che determina lo stress
ossidativo è l’INFIAMMAZIONE.
22.
23. Pathogenesis of atherosclerosis
from endothelial dysfunction to clinical disease
endothelial
dysfunction
plaque growth
PGI EDHF NO
↓stimuli-induced
vasodilation
(e.g, to shear stress)
acute
remodeling/ coronary
proliferation syndrome
clinical
ischemia / manifestations
angina pectoris
24. Terapia
Misure comportamentali
Riduzione del peso
Abolizione del fumo Sindrome metabolica ?
Ma se io mi sento benissimo !
Attività fisica regolare
Igiene del sonno
Cura fattori di rischio
cardiovascolare
Dislipidemia
Ipertensione arteriosa
Diabete mellito
Stress
25. Terapia con cPAP
Riduzione della pressione arteriosa
notturna e diurna
Riduzione rischio aritmico
Miglioramento funzione di pompa
ventricolare e rallentamento
progressione dello scompenso
Effetti sul metabolismo glucidico
Riduzione della mortalità
26. CONCLUSIONI
L’OSA è uno dei disturbi respiratori più frequenti
nella popolazione e risulta sempre più chiara la
relazione tra essa e malattie cardiovascolari,
prima fra tutte l’ipertensione.
Riconoscere l’OSA come possibile causa di
sindrome metabolica o come una delle sue
componenti potrebbe avere grandi implicazioni
in futuro: diagnosticare e trattare l’OSA nei
soggetti con sindrome metabolica potrebbe
infatti avere un notevole beneficio prognostico.
Editor's Notes
Clinical identification of the metabolic syndrome: NCEP-ATP III The NCEP ATP III guidelines define 5 components of the metabolic syndrome; at least 3 of the 5 criteria are required for the diagnosis of the metabolic syndrome. Note that the NCEP metabolic syndrome has different criteria for triglycerides and HDL-C, unlike the WHO definition, which lists high triglycerides and/or low HDL-C as a single factor. Almost all individuals in North America who have the metabolic syndrome have a high waist circumference as one of the criteria. Note also that the NCEP definition of the metabolic syndrome is more liberal than the NCEP major risk factors for blood pressure ( 140/90 mm Hg) and HDL-C (<40 mg/dl in both men and women) [1]. In 2003, the American Diabetes Association has recommended lowering the limit for impaired fasting glucose from 110 mg/dL to 100 mg/dlL. It seems likely that the NCEP criteria will eventually accept this new criteria for fasting glucose levels [2]. In 2004 a report from the series of workshops sponsored by the NIH, ADA and AHA reported the new ADA IFG criteria in a footnote to a table on the NCEP metabolic syndrome [3]. Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults. Executive summary of the third report of the National Cholesterol Education Program (NCEP) Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adult Treatment Panel III). JAMA 2001;285:2486-2497. The Expert Committee on the Diagnosis and Classification of Diabetes Mellitus: Follow-up report on the diagnosis of diabetes mellitus. Diabetes Care 26:3160-3167,2003. Grundy SM, Brewer HB, Cleeman JI, Smith SC, Lenfant D, for the Conference Participants. Definition of metabolic syndrome: report of the National, Heart, Lung, and Blood Institute/American Heart Association conference on scientific issues related to definition. Circulation. 2004;109:433-438.
The metabolic syndrome is a constellation of interrelated risk factors thought to be linked by the core defect of insulin resistance. Reusch JEB. Current concepts in insulin resistance, type 2 diabetes mellitus, and the metabolic syndrome. Am J Cardiol. 2002;90(suppl):19G-26G.
9 La storia naturale del danno cardiovascolare e dell’aterosclerosi parte dalla presenza di uno o più fattori di rischio i quali, favorendo prima alterazioni funzionali e reversibili dell’endotelio e poi danni strutturali e clinicamente evidenti delle arterie, conducono inesorabilmente allo sviluppo di eventi cardiovascolari. Pertanto, la presenza contemporanea di più fattori di rischio incrementa in modo esponenziale il rischio di manifestare aterosclerosi, accelerandone l’inizio ed il successivo sviluppo.
L’ endotelio fino a pochi decenni fa era considerato una semplice barriera fisica tra l’interstizio e i tessuti da una parte e il sangue dall’altra mentre oggi è oggi considerato uno dei più importanti organi autocrini-paracrini dell’organismo. L’endotelio svolge infatti un ruolo centrale nella regolazione del tono vascolare e nello sviluppo dell’aterosclerosi.
La cardiopatia ischemica è una patologia la cui manifestazione clinica compare dopo molti anni dall’ inizio delle alterazioni vascolari che la determinano. Sappiamo oggi che il principale meccanismo determinante lo sviluppo della malattia aterosclerotica è la disfunzione endoteliale, caratterizzata da una ridotta biodisponibilità di NO. Il principale meccanismo patogenetico che determina la ridotta biodisponibilità di NO è la produzione di stress ossidativo. I radicali liberi dell’ ossigeno, infatti, distruggono l’ NO.