Presentazione sull'Italia degli Anni Settanta nel contesto del laboratorio di lettura 2014-2015 di Macerata Racconta, dedicato a Morte di un uomo felice di Giorgio Fontanta
3. 3
Giacomo Colnaghi, il
protagonista del libro,
giudice che sta indagando
sul terrorismo nella
Milano del 1981, è un
personaggio inventato da
Giorgio Fontana, ma
ispirato ad un ambiente, a
circostanze e a personaggi
realmente esistiti.
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Gli Anni Settanta sono definiti:
- anni agitati
- anni di transizione
- anni di lacerazione
- anni di crisi
- anni di cambiamento di fase
- anni di piombo
- notte della Repubblica
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Anni di conquiste civili
1970 Statuto dei lavoratori
Legge sul divorzio
1974 Riforma della scuola (Decreti Delegati)
1978 Legge sull’interruzione di gravidanza
Legge Basaglia
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Gli antefatti
• La “guerra fredda” fra USA e URSS
• Il “boom” o “miracolo economico” (e le sue
contraddizioni)
• La politica: dal “centrismo” al “centrosinistra”
• Le tensioni a destra / la tentazione autoritaria
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IL “SESSANTOTTO”
• Berkeley, 1964: nasce la contestazione
• Firenze, 1966: gli “angeli del fango”
• Parigi, 1968: il maggio francese
• Roma, 1968: i fatti di Valle Giulia
• Torino, 1969: l’autunno caldo.
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La contestazione: Herbert Marcuse
“Esistono molte cose in questa società che io non vorrei
respingere del tutto […] al contrario. […] Quello che io
rifiuto nel senso più completo è il modo in cui questa
società è organizzata, con cui sperpera e abusa delle
proprie risorse, accresce la ricchezza unicamente di una
certa parte della popolazione e, allo stesso tempo, non si
preoccupa di fare praticamente niente contro l’abbietta
povertà ancora esistente in larghe aree del mondo.
Soprattutto, rifiuto che essa consideri assolutamente
normale e scontato il fatto che si combatta, in Vietnam,
una guerra tra le più crudeli, immorali e meno necessarie
della storia.”
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La contestazione e la scuola.
1. Mauro Rostagno
“Noi non vogliamo ottenere una scuola meravigliosa in
una società che non lo è; una scuola uguale in una società
che è diseguale; una scuola di ricchi per figli di ricchi. La
scuola non può essere separata dal contesto sociale.
L’azione fuori dall’università è esattamente un’azione di
tipo rivoluzionario, egualitario, che deve portare
all’abolizione degli attuali rapporti di potere di questa
società”
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La contestazione e la scuola.
2. Lettera a una professoressa
“Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome.
Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato tanto a lei, ai
suoi colleghi, a quell'istituzione che chiamate scuola, ai
ragazzi che "respingete". Ci respingete nei campi e nelle
fabbriche e ci dimenticate.”
“Insegnando imparavo molte cose. Per esempio ho
imparato che il problema degli altri è uguale al mio.
Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è
l'avarizia.”
“Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti eguali
fra disuguali.”
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Piazza Fontana
• 12 dicembre 1969, ore 16.37. 17 morti; 88 feriti.
• La pista anarchica e la morte di Pino Pinelli
• La campagna contro il commissario Calabresi
• L’omicidio Calabresi e quarant’anni di processi
• Le vite intrecciate di due giornalisti: Mario
Calabresi e Adriano Sofri.
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Terrorismo di sinistra…
• 1970: i GAP di Giangiacomo Feltrinelli
• 1970: primi volantini delle Brigate Rosse:
“la lotta armata […] è il solo modo per uscire dalla non
politica del Pci e della sinistra ufficiale” e “spezzare la
paralisi partitocratica”
“abbiamo lavorato all’interno di ogni manifestazione
operaia, per unificare i suoi livelli di coscienza intorno
alla proposta strategica della lotta armata per il
comunismo”
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“Sembrava che la rivoluzione fosse a portata di mano, che
il mondo intero stesse per esplodere. Le manifestazioni
di quegli anni consentivano l’incontro di rivoluzionari di
tutti i continenti, e in questa ottica l’Italia poteva
diventare Cuba, la grande fabbrica, la Sierra Maestra, e lo
Stato poteva essere abbattuto con la violenza. “Saremo il
detonatore di una grande rivoluzione”, avevano sostenuto
le Br. È la premessa degli “anni di piombo”. In essa è già
scontato il prezzo di un tragico inganno.”
(Sergio Zavoli, giornalista)
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Eversione di destra…
• 1970: golpe “Borghese”
• 1972: bombe sui treni per Reggio Calabria
• 1972: strage di Peteano
• 1974: strage di Piazza della Loggia
• 1974: Italicus
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“Il piano eversivo fascista è certo un pericolo, ma più
insidiosa e concreta, perché già in atto, è l’instaurazione
di un antistato che conviva stabilmente con la nostra
democrazia corrodendo i vertici del potere con il ricatto,
con le stragi e con i regolamenti di conti. La mafia
convisse con l’Italia liberale e convive con quella
democratica; il pericolo oggi è che la trama nera,
tramontata l’illusione del golpe per le mutate condizioni
internazionali, si stabilizzi come un fenomeno di
criminalità politica statica sul tipo della mafia e del
gangsterismo.”
(Italo Calvino, scrittore)
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1977: nuova ondata di contestazione
• nuovi slogan:
“rinunciare alla violenza significa rinunciare a nascere storicamente,
significa rinunciare a cambiare il mondo”; “la violenza paga, la
violenza è sempre politica”; “la distruzione è gioia continua”
• due anime del movimento: una irridente e
trasgressiva, una violenta
• escalation della violenza brigatista: “l’attacco
al cuore dello stato”
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“l’area di parcheggio di disoccupati intellettuali che tirano
avanti ancora per un po’ attraverso borse di studio e sussidi
e poi con lavori precari. Ma tutto questo ha un prezzo: una
delusione profonda sul piano personale, una sfiducia
radicale nel funzionamento del meccanismo economico.”
(Francesco Alberoni, sociologo)
Non c’è grande differenza, psicologicamente, fra il giovane
compagno suicida e il brigatista rosso. Già il brigatista è
consapevole che prima o poi cadrà sotto la sventagliata di
mitra e non si preoccupa di questo, è indifferente alla vita
propria e altrui. Perché? Perché si sente egli stesso un
suicida”
(Cesare Musatti, psicologo)
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16 marzo 1978, via Fani,
Roma:
un commando rapisce
Aldo Moro e uccide i
cinque agenti della scorta
9 maggio 1978, via
Caetani, Roma:
viene fatto ritrovare il
cadavere di Moro nel
bagagliaio di un’auto
Il sequestro e il rapimento di Aldo Moro
20. 20
L’ultima stagione del terrorismo, le nuove BR e
Prima Linea
• gli attentati si intensificano per numero e
violenza
• fra tanti altri, in questi anni sono uccisi i
giornalisti Carlo Casalegno e Walter Tobagi, i
magistrati Giovanni Alessandrini e Guido
Galli, il sindacalista Guido Rossa, il giurista
Vittorio Bachelet…
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Nella sala d’aspetto viene fatto esplodere un
ordigno molto potente che distrugge tutto. I morti
saranno 85, i feriti (molti gravi) più di 200.
La strage alla stazione di Bologna
sabato 2 agosto
1980 è un giorno
di grande traffico
turistico alla
stazione di
Bologna
22. 22
Per ritorsione, un anno dopo le Br sequestrano il fratello di
Patrizio, Roberto, artigiano di San Benedetto in attesa di
un bambino. Dopo cinquantacinque giorni e un “processo”
che viene filmato e diffuso, Roberto Peci viene ucciso.
Infine, la storia di Patrizio e Roberto Peci
Patrizio Peci,
brigatista di origini
marchigiane, viene
arrestato il 19
febbraio 1980.
Deciderà di
collaborare con la
giustizia.
23. 23
“Questo è uno dei capitoli più tragici, se si possono fare delle
distinzioni. Penso che abbia costituito veramente un punto di svolta.
Ne abbiamo discusso, in carcere, durante l’ora d’aria, quando è uscito
un giornale che diceva: “È stata filmata l’esecuzione”. […] Ricordo che
non avevamo detto nulla contra l’uccisione, mentre l’avere
fotografato l’esecuzione ha fatto scattare un rifiuto che l’esecuzione
stessa non aveva fatto scattare. Questa è la pura verità, ed è una cosa
strana, che merita forse qualche riflessione in più. […] Il filmato
introduce un elemento di disumanità, di spettacolarizzazione, di
crudeltà mentale che ha suscitato repulsione. In questo caso le
immagini ci hanno messo davanti agli occhi la verità. Sono state
rivelatrici di questa ambizione, questa megalomania: uccidere per
lanciare un messaggio, fotografare perché una cosa è vera solo se
esiste nei mass media, se viene filmata per eternizzare un momento
di giustizia proletaria […] Ecco, la sproporzione tra le ambizioni, la
megalomania, la presunzione, la crudeltà di tutto ciò, e l’effettiva
realtà di questo ragazzo, è diventata esplosiva guardando quelle foto:
è stato veramente un momento drammatico, terribile.
(Alfredo Bonavita, brigatista)
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Organizzare la lotta armata per il Comunismo costruire il
Partito Comunista Combattente, prepararsi anche
militarmente ad essere dei soldati della rivoluzione è la
strada che abbiamo scelto, ed è questo che ha reso
possibile alla nostra Organizzazione di condurre nella più
completa autonomia la battaglia per la
cattura ed il processo ad Aldo Moro. Intensificare con
l'attacco armato il processo al regime, disarticolare i
centri della controrivoluzione imperialista.
(Comunicato n. 1 delle Br durante il rapimento Moro)
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Sono rimasto sorpreso quando ad una mia affermazione,
in cui distinguevo la politica dalla guerra, l’ex governatore
del cantone di Kobane mi disse: la guerra è politica.
(Karim Franceschi, 2014)
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“Una incrinatura, nella nuova generazione, della fiducia
nella democrazia come strumento di composizione dei
conflitti e di sviluppo della società civile. E’ dentro questa
incrinatura che trova spazio e consensi una rinascente
cultura della violenza”
(Pietro Scoppola, storico)
“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza
autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli
dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che
perseguono, anche indirettamente, scopi politici
mediante organizzazioni di carattere militare.”
(Costituzione della Repubblica Italiana, art. 18)
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“Il primo passo fu scegliere la sigla, il nome con il quale
avremmo firmato le nostre azioni. Mara, Renato e io eravamo
d’accordo che doveva collegarci alla Resistenza, alla guerra
partigiana: doveva essere la materializzazione del “filo rosso”.
Pensammo subito alle Brigate Garibaldi: il termine Brigate
poteva andar bene ma Garibaldi no, sapeva troppo di
Risorgimento, di populismo piccolo-borghese. Studiammo
allora tutti gli accoppiamenti possibili con la parola «brigate»:
brigate rivoluzionarie, brigate proletarie, brigate comuniste,
brigate rosse… rosse; era il termine giusto, trasmetteva in
modo semplice e chiaro l’idea del comunismo rivoluzionario,
gli stessi borghesi chiamavano i comunisti, con disprezzo, i
«rossi». La sigla era trovata: Brigate rosse.”
(Alberto Franceschini, brigatista)
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“Volevo insultarlo, sputargli addosso tutto il mio odio,
verso di lui e i ragazzotti come lui che hanno impugnato
la pistola per combattere tutto e tutti. E poi pentirsi un
minuto dopo l’arresto. […] Volevo dirgli tutto questo, ma
mi è venuto incontro a occhi bassi e è scoppiato a
piangere. Non ho potuto far altro che offrirgli un gelato e
parlargli per ore e ore. Un quadro drammatico, un
ragazzo psicologicamente sbandato, senza nessun
riferimento culturale, arrabbiato contro non si sa bene
cosa, pieno, quando era libero, di velleità e presunzione,
stupidamente emulo di quei brigatisti nati e cresciuti in
tutt’altro contesto, forse come noi lo eravamo stati dei
partigiani. Mi son detto che noi, vecchi brigatisti,
eravamo diversi, ma mi sono ritrovato a dirgli le stesse
cose che tanti altri avevano rimproverato a noi”.
(Alberto Franceschini, brigatista)