Le vicende generali dell'avvento del fascismo, della guerra e dell'8 settembre, inserite nel contesto di una città della provincia veneta, Bassano del Grappa, pesantemente toccata dalla barbarie nazifascista.
63. i deportati italiani
in Germania
• i deportati in KL: antifascisti schedati, partigiani, rastrellati, operai
scioperanti, detenuti comuni presi dalle carceri, asociali, carcerati per
fatti non politici consegnati dalla RSI al Reich (solo dopo l’8
settembre, su 40.000 erano 23.826 i detenuti “politici”. Oltre un
terzo dei deportati politici, e degli ebrei, furono arrestati dalle varie
milizie della RSI)
• i lavoratori coatti (circa 100.000), già volontari o arruolati in genere
a forza dalle strutture in Italia del GBA (Generalbevollmächtiger für den
Arbeitseinsatz - plenipotenziario generale per l’impiego del lavoro)
• gli IMI: internati militari italiani (circa 650.000, dei quali 13.000
ufficiali e 57.000 sottufficiali), caduti in mano tedesca dopo l’8
settembre 1943 e detenuti in campi della Wehrmacht, non delle SS
66. Il regime nazista classificò come IMI i militari italiani: obbligati al lavoro forzato,
sottratti al controllo della Croce Rossa Internazionale e alla Convenzione di Ginevra
del 1929, sottoscritta anche dalla Germania (prescriveva un trattamento umanitario e nessuna
forma di lavoro). Secondo i registri tedeschi dei decessi, la resistenza nei lager è costata il
sacrificio di 78.216 persone. 9,5 milioni i lavoratori stranieri in Germania nel 1944.
87. 1. il regime fascista
2. la guerra
3. l’8 settembre
4. Bassano dal fascismo alla Resistenza
110. “... non ti devi nascondere che ti trovi in una
posizione storica difficile; l’ambiente, che ti circonda,
ti è, in genere, ostile o diffidente; ti si guarda o come
un letterato o come un sorpassato o come un intruso.
Di fronte a questo ambiente, tu devi riaffermare con
fierezza l’elevatezza del tuo carattere e la fede della
tua anima. Bisogna che in ogni contingenza tu ti
comporti in modo che ognuno ti rispetti e, se
possibile, ti ammiri; e questo non per un tuo sterile
compiacimento, ma perché le tue idee religiose hanno
pochi difensori e bisogna che questi pochi siano degni
di esse e le sappiano difendere e tener alte in ogni
momento della vita.”
114. “I libri disponibili erano, i più, editi da Laterza, oltre a
quelli di Croce, molti della Biblioteca di Cultura
moderna: De Man, Laski, Sforza, Fiore, Russo,
Labriola, Braun, Calosso, Dubreuil, Treves,
Santonastaso, Curtis, Leon, Berdiaeff, Mosca, Weil,
Toqueville, e la Storia d’Europa di Fisher, la Storia del
Liberalismo di De Ruggiero); altri di Einaudi, di
Guanda (...) Cercavamo di far girare le vecchie
edizioni che potevamo trovare delle opere di Marx
(...) Ad essi si aggiunse un libro fondamentale, La
scuola dell’uomo, di Guido Calogero, uscito nel 1939
che presentava il tema della storia come ‘conquista di
abitudini di civiltà’, non come rumorosa potenza.”
116. i più influenti professori:
Luigi Stefanini (estetica); Aldo Ferrabino (Storia
romana); Concetto Marchesi (letteratura latina);
Diego Valeri (pedagogia, letteratura francese);
Carlo Anti (archeologia); Norberto Bobbio
(filosofia del diritto); Ermimio Troilo (filosofia
morale); Giuseppe Fiocco (storia); Manara
Valgimigli (letteratura greca)
Egidio Meneghetti (farmacologia)
118. “L'Università è sicuramente la più alta palestra intellettuale
della gioventù: dove sorgono lenti o impetuosi i problemi dello
spirito, dove gli animi sono più intenti a conoscere o a
riconoscere quelle che resteranno forse le verità fondamentali
dell'esistenza individuale. E noi maestri abbiamo il dovere di
rivelarci interi, senza clausure né reticenze, a questi giovani
che a noi chiedono non solo quali siano i fini e i procedimenti
delle particolari scienze, ma che cosa si agita in questo pure
ampio e infinito e misterioso cammino della storia umana. E
questo compito non è proprio soltanto delle scienze morali e
storiche e letterarie ma si estende a tutti i rami
dell'insegnamento superiore: e noi sappiamo quanto lume di
dottrina, quali esempi di dignità, che nobile e vigoroso
richiamo alla libertà dell'intelletto siano venuti in ogni tempo
dagli istituti scientifici, donde la ricerca muove verso tutti gli
spazi” discorso del 9-11-1943
119. “Studenti: non posso lasciare l'ufficio del Rettore
dell'Università di Padova senza rivolgervi un ultimo
appello (...) Non frugate nelle memorie o nei
nascondigli del passato i soli responsabili di episodi
delittuosi; dietro ai sicari c'è tutta una moltitudine
che quei delitti ha voluto e ha coperto con il silenzio e la
codarda rassegnazione; c'è tutta la classe dirigente
italiana sospinta dalla inettitudine e dalla colpa verso la
sua totale rovina.
Studenti: mi allontano da voi con la speranza di
ritornare a voi maestro e compagno, dopo la fraternità
di una lotta assieme combattuta. Per la fede che vi
illumina, per lo sdegno che vi accende, non lasciate che
l'oppressore disponga della vostra vita, fate risorgere i
vostri battaglioni, liberate l'Italia dalla schiavitù e
dall'ignominia (...)” appello del 1-12-1943
121. “[…] quello che altri chiamò fin qui ordine era la
compostezza della morte, l'uniformità di una
maschera che tutti ci ricopriva e tutti ci umiliava
in un volto solo, senza palpiti e senza passioni. Si
trattava di un ordine apparente e di un disordine
sostanziale. […] Oggi ognuno si trova impegnato
di fronte alla propria coscienza, di fronte al
proprio dovere: non si sente più servo ma libero
e quindi obbligato nell'interiorità. […] Avremo a
schifo i compromessi, deploreremo le mezze
misure, avremo così cari i nostri ideali che non
tollereremo più di vivere fuori della loro luce”
126. “Il vile tradimento del governo Badoglio ha esposto
l'Italia al pericolo di una invasione nemica. Le forze
armate tedesche hanno però assunto la protezione
del territorio europeo e del suolo italiano. Le forze
armate tedesche considerano tutti coloro che
collaborano e si adoperano lealmente al
mantenimento dell'ordine pubblico come
appartenenti ad una forza alleata, concedendo loro
speciale protezione. [...] Io sono propenso ad andare
d'accordo con la popolazione purché i miei ordini
siano esattamente eseguiti. Ogni tentativo di
sabotaggio o di trasgressione ai miei ordini sarà
severamente ed inesorabilmente punito
nell'interesse della tranquillità e dell'ordine”
130. “Ribelliamoci all'idea di una nuova schiavitù,
dimostriamo al mondo che se interessi dinastici
hanno trascinato la nostra Patria verso la rovina,
noi dopo tre anni di guerra combattuta con fede
accanto all'alleato germanico siamo pronti a
riprendere le armi e a combattere con fede
incrollabile nella vittoria del Tripartito [...]. La
nostra insegna torni ad essere la morte: morte a tutti
i traditori e a tutti i nemici, affinché l'Italia viva”.