2. Dove, quando, chi Nella seconda metà del Duecento si diffonde in Toscana, ad Arezzo, Siena, San Gimignano, Firenze, un tipo di poesia che si contrappone alla poesia Siciliana e al Dolce Stil Novo.
3. Cenne della Chitarra, aretino. Rispose a Folgore elencando gli aspetti negativi dell’anno Folgore da San Gimignano Scrisse una canzone dedicata ai mesi dell’anno, elencando gli aspetti gradevoli D'april vi dono la gentil campagna tutta fiorita di bell'erba fresca; fontane d'acqua, che non vi rincresca, donne e donzelle per vostra compagna; D'aprile vi do vita senza lagna: tafani a schiera con asini a tresca, ragghiando forte, perché non v'incresca, quanti ne sono in Perosa o Bevagna;
4. Questo tipo di botta e risposta, chiamata “tenzone” era tipica dello spirito dei poeti comici. Si rispondeva “per le rime” ad un altro poeta, ad uno stile, ad una concezione sdolcinata. La poesia dei mesi ha ispirato il cantautore Francesco Guccini con la sua Canzone dei dodici mesi
5. Francesco Guccini, 1972, Canzone dei dodici mesi Con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce Aprile viene quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele che ti chiamò crudele Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi dopo detto l'amore come la terra dorme nella notte dopo un giorno di sole dopo un giorno di sole Ben venga Maggio e il gonfalone amico ben venga primavera il nuovo amore getti via l'antico nell'ombra della sera nell'ombra della sera ben venga Maggio, ben venga la rosa che è dei poeti il fiore mentre la canto con la mia chitarra brindo a Cenne e a Folgore brindo a Cenne e a Folgore O giorni, o mesi, che andate sempre via; sempre simile a voi è questa vita mia; diverso tutti gli anni e tutti gli anni uguale, la mano di tarocchi che non sai mai giocare.
6. Uno dei più noti poeti del genere comico-realistico è il senese Cecco Angiolieri. Cecco si presenta come un personaggio irriverente e sfrontato. Ha scritto un centinaio di sonetti che celebrano i piaceri della vita. I suoi personaggi sono l’amante avida di soldi, la moglie brontolona, il padre avaro.
7. Cecco Angiolieri, S’i’ fossi foco S'i' fosse foco, arderei ‘l mondo; s'i' fosse vento, lo tempestarei; s'i' fosse acqua, i' l'annegherei; s'i' fosse Dio, mandereil'en profondo; s'i' fosse papa, serei allor giocondo, ché tutti cristïani embrigarei; s'i' fosse 'mperator, sa' che farei? a tutti mozzarei lo capo a tondo. S'i' fosse morte, andarei da mio padre; s'i' fosse vita, fuggirei da lui: similemente faria da mi' madre, S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le vecchie e laide lasserei altrui. Se fossi il fuoco arderei il mondo, Se io fossi il vento gli farei tempesta, Se io fossi acqua lo farei annegare, Se io fossi Dio lo farei sprofondare Se io fossi il Papa, sarei sicuramente felice, Perché metterei nei guai tutti i cristiani, Se io fossi imperatore sai che farei? Taglierei ben bene la testa a tutti. Se io fossi la Morte andrei da mio padre, se fossi la vita fuggirei lontano da lui, Lo stesso farei con mia madre. Se io fossi Cecco, come sono e sono sempre stato, Mi prenderei le donne giovani e graziose E lascerai agli altri quelle vecchie e volgari.