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Le tecniche ID nel trattamento del piede
piatto lasso infantile
L’espressione piede piatto significa che il piede ha perso in varia misura
la fisiologica volta plantare, indica soltanto la forma anomala del piede,
senza far alcun riferimento alle cause.
Esistono molteplici forme di piattismo ed ognuna deve avere il proprio
trattamento.
Il piede può essere piatto per alterazioni ossee, alterazioni muscolo-
ligamentose, o da patologie del sistema nervoso.
Al fine di inquadrare il problema, si rende necessaria una classificazione di
riferimento.
Classificazione del piede piatto secondo Viladot:
Piede piatto per alterazioni ossee:
Piede piatto Congenito: - alterazioni dello scafoide
- sinostosi tarsale
- astragalo verticale
- Piede piatto Post traumatico (da lesioni ossee)
- Piede piatto Secondario da malattie ossee
- Piede piatto Iatrogeno
Piede piatto per alterazioni muscolo ligamentose:
- Piede piatto lasso infantile (P.P.P.)
-Piede piatto per sovraccarico ponderale
-Piede piatto per alterazioni endocrine
-Piede piatto secondario ad artrite reumatoide o altre patologie reumatiche
-Piede piatto in patologie congenite del collagene che modificano
l’elasticità dei tessuti
-Piede piatto da rottura del tendine del m. Tibiale Posteriore
Piede piatto da patologie del sistema nervoso:
Piede piatto Neurologico
L’oggetto della nostra relazione è il piede piatto lasso infantile, quindi un
piede piatto per alterazioni muscolo-ligamentose, dove appunto viene a
mancare alla volta plantare, il sostegno statico rappresentato dai ligamen-
ti, dalle capsule articolari e dall’aponeurosi plantare, ed il sostegno dina-
mico rappresentato dai muscoli.
Siamo di fronte ad un paramorfismo, nel pieno campo d’azione della
Ginnastica correttiva, e con essa deve essere trattato.
Ricordiamo che si definisce paramorfismo “l’alterazione della forma e/o
della motilità o funzionamento di una parte del corpo che, per motivi di-
versi, si discosta in senso peggiorativo dalla normalità, ma in modo poten-
zialmente non irreversibile, in un soggetto in età evolutiva” (M. Pecchio-
li).
Si definisce la Ginnastica correttiva la “disciplina che studia l’esercizio fi-
sico in funzione della sua efficacia nella correzione dei paramorfismi”
(SIEF).
La ginnastica correttiva si pone come unico ed esclusivo trattamento del
piede piatto lasso infantile o piede piatto paramorfico (P.P.P.).
Per esso è risolutiva nella misura in cui ci si accorga in tempo del piede
piatto, il medico esegua la diagnosi giusta, orientando il bambino e la fa-
miglia verso la palestra e non verso la sala operatoria, e il programma di
ginnastica sia valido, ovvero risponda alle direttive dell’Istituto Duchenne
note come tecniche I.D.
Notare come la volta plantare o più precisamente l’emivolta “ceda” in carico, (sotto il peso del
corpo), mentre in scarico appaia tutto sommato ben conformata. Questo denota la lassità ligamen-
tare e la debolezza muscolare caratteristiche del piede piatto lasso infantile.
L’impronta del piede si può rilevare attraverso vari sistemi. Il più usato e il
più pratico è il plantoscopio. E’ formato da una lastra trasparente solida,
uno specchio e un sistema di illuminazione a luce polarizzata.
Permette ad insegnante e bambino di osservare, riflessa in uno specchio,
l’impronta del piede con evidenziate le zone di maggiore e minore carico
plantare tramite le variazioni di intensità cromatica.
Su questo attrezzo possono essere eseguiti diversi esercizi che fanno ap-
prezzare, in tempo reale, le variazioni di carico e di forma dell’impronta
del piede determinate dall’azione volontaria di autocorrezione del sogget-
to, inizialmente guidata dall’insegnante e successivamente eseguita in
forma autonoma.
Con il plantoscopio è possibile rilevare l’impronta che presenta il piede e
valutarne la sua gradazione.
Nella rilevazione dell’impronta nei bambini occorre tenere conto della pre-
senza del pannicolo adiposo che riempie la volta plantare, che può far ap-
parire piatto un piede che invece è normale.
I problemi che derivano da un piede piatto possono essere di natura esteti-
ca, nel senso che il piede può apparire brutto, ma questo rappresenta il ma-
le minore. Il problema vero è di natura funzionale, vale a dire che il bam-
bino cammina male, corre male, salta male e può avvertire dolore. Queste
sono le vere difficoltà che mettono in crisi il piede come organo di loco-
mozione e quindi di funzione.
Il recupero della funzione può avvenire esclusivamente nel contesto che si
crea in una palestra ben attrezzata di ginnastica ed in particolare di ginna-
stica correttiva.
La ginnastica correttiva trova ampio spazio nel trattamento del piede piatto
paramorfico, ma essa deve essere eseguita secondo le “tecniche I.D.” in-
tendendo con ciò un insieme di esercizi la cui efficacia è stata studiata,
sperimentata e verificata dall’Istituto Duchenne, scuola nazionale di
Educazione Fisica.
I principi che informano i nostri esercizi derivano direttamente
dall’anatomia ed in particolare dall’anatomia funzionale.
Questo rappresenta un ulteriore punto di forza che rende le tecniche I.D. il
trattamento elettivo al quale ogni medico dovrebbe rivolgere la propria at-
tenzione per il bene di tanti bambini che purtroppo ancora oggi sono sotto-
posti a cure fisioterapiche o peggio ancora chirurgiche molto spesso inutili,
quando non si rivelano addirittura dannose.
Questa prova evidenzia come un piede piatto paramorfico con evidente
valgismo di retropiede, nel momento in cui sale in appoggio sugli avam-
piedi converte il valgismo iniziale in varismo. Da notare anche come si
evidenzia l’arco plantare, a testimonianza e conferma dell’assenza di de-
formità ossee. Inoltre bisogna ricordare che nei bambini un certo grado di
valgismo di retropiede è fisiologico, serve da protezione contro le distor-
sioni di caviglia in supinazione, e che con la crescita scomparirà.
Una delle prime prove da effettuarsi sul plantoscopio è quella della cor-
reggibilità dell’impronta, nella quale l’insegnante guida il bambino nella
ricerca del miglior assetto del piede, lo stimola cioè a tenere il piede “in
forma”.
video
In questo modo l’insegnate ha subito sia la percezione degli eventuali
margini di miglioramento dell’assetto del piede, sia della capacità del
bambino di comprendere l’esercizio, ovvero la sua capacità iniziale di di-
sporre dei movimenti del suo piede (schema corporeo).
Il primo obiettivo da realizzare attraverso la ginnastica correttiva sarà quel-
lo di eliminare le rigidità che condizionano l’arco naturale di movimento
delle articolazioni del piede, in particolare la tibio- tarsica, e le articolazio-
ni delle dita.
Successivamente, ricordando che il piede piatto paramorfico è sostanzial-
mente un piede debole, bisognerà irrobustire tutta la muscolatura insuffi-
ciente a sostenere la volta plantare.
Estrema importanza sarà data agli esercizi di schema corporeo e di coordi-
nazione utili a far sì che il bambino impari a muoversi, ovvero impari gli
schemi motori fondamentali che costituiranno la base per camminare, sal-
tare, correre in modo corretto.
Esercizi di schema corporeo e di presa di coscienza
Come primo esercizio di presa di coscienza si invita il bambino ad osser-
vare la propria impronta al plantoscopio, in modo da renderlo consapevole
di come appoggia il suo piede.
Gli esercizi di schema corporeo sono esercizi efficaci per migliorare una
parte del nostro corpo fino ad entrarne mentalmente in possesso e acquisire
la capacità di mantenere quella posizione in modo volontario.
Gli esercizi di schema corporeo da noi proposti sono:
1) esercizio di schema corporeo delle dita dei piedi
2) l’esercizio in quattro tempi
3) la retrazione del piede
4) lo studio del passo
5) lo studio di come si sale sugli avampiedi
1) Esercizio in quattro tempi:
L’esercizio in quattro tempi viene insegnato al bambino un piede alla vol-
ta, in scarico e in forma lenta. Potrà essere eseguito anche con l’aiuto di
piccoli o grandi attrezzi, per esempio appoggiando il piede sopra l’asse
d’equilibrio, mantenendo ben eretta la colonna vertebrale. Una volta impa-
rato bene l’esercizio con un piede, potrà essere eseguito con tutte e due i
piedi.
Posizione di partenza: piede a martello dita estese.
Comando: Esecuzione:
1) Giù il piede, Flessione plantare del piede.
2) Giù le dita, Flessione della dita.
3) Su le dita, Estensione delle dita.
4) Su il piede. Flessione dorsale del piede.
Nell’eseguire questo esercizio il primo osso metatarsale deve essere ben
allineato con la tibia quando il piede viene flesso plantarmente. È per que-
sto motivo che la posizione del diamante è essenziale. Essa rappresenta la
premessa fondamentale per realizzare la flessione plantare del piede nel
modo completo e corretto come su indicato.
Posizione di partenza: piede a martello dita estese. Il piede deve andare
con il suo asse longitudinale a 90° rispetto all’asse longitudinale della
gamba. Non è bene portare il piede in massima flessione dorsale perché
potrebbe accentuare l’azione del tibiale anteriore (figura 3).
Comando numero 1. Giù il piede. Dalla posizione di partenza portare il
piede in massima flessione plantare mantenendo le dita ben estese. (figu-
ra 4)
Comando numero 2. Giù le dita. Dalla posizione di massima flessione
plantare flettere le dita. (Figura 5).
Comando numero 3. Su le dita. Mantenendo la posizione di massima fles-
sione plantare, estendere le dita (Figura 6).
Comando numero 4. Su il piede. Ritorno alla posizione di partenza. (Figu-
ra 7).
Figura 3 Figura 4
Figura 5
Figura 6 Figura 7
L’esercizio non è di facile esecuzione, sarà compito dell’insegnante gui-
darlo e precisarlo nei dettagli fino a che il bambino non sarà in grado svol-
gerlo nella maniera corretta, la sola che lo renderà efficace. Nel video si ha
una chiara dimostrazione delle difficoltà di apprendimento che questo stu-
dio comporta.
2) Retrazione del piede.
La retrazione del piede è un esercizio molto utile ed efficace per far me-
morizzare al bambino il corretto posizionamento della volta plantare,
quando egli sta in piedi.
Inizialmente verrà fatto svolgere con l’aiuto di un insegnante. Mentre il
bambino sta in piedi, ci si pone dietro di lui, e con il dito indice lo invitia-
mo a sollevare l’apice dell’arco plantare mediale, facendogli mantenere a
terra la testa del primo metatarso. Questo esercizio viene svolto sul planto-
scopio in modo che il bambino possa vedere la corretta impronta del piede.
Quando il bambino avrà appreso l’esercizio, dovrà eseguirlo da solo, senza
l’aiuto dell’insegnante. Dovrà mantenere questa posizione in modo auto-
matico ogni volta che sta in piedi.
3) Studio del passo
Lo studio del passo è un altro esercizio di schema corporeo e serve per far
apprendere al bambino il corretto posizionamento dei piedi durante la
deambulazione.
Posizione di partenza: piedi uniti (figura 1).
Figura 1
Esecuzione numero 1. Dalla posizione di partenza portare il piede destro
in massima flessione dorsale, appoggiando il tallone in terra. Le dita dei
piedi estese (figura 2):
Figura 2
Esecuzione numero 2. Appoggiare la base delle dita a terra mantenendo le
dita ben estese (figura 3):
Figura 3
Esecuzione numero 3. Appoggiare le dita a terra ( figura 4):
Figura 4
Esecuzione numero 4. Questa fase è la più importante in questo esercizio
perché sviluppa il movimento di spinta del piede posteriore durante la
deambulazione. In effetti nel piede piatto questo movimento è poco pre-
sente. Lo sviluppo di questa spinta coinvolge in particolare il muscolo pe-
roneo lungo ed il piede “astragalico” creando e rafforzando l’arco plantare
mediale.
In questo movimento si porta il piede sinistro in appoggio sull’avampiede,
nella spinta le dita, ed in particolare la testa del primo metatarso e l’alluce
devono spingere contro il terreno per trasmettere l’impulso di avanzamen-
to in tutto il corpo (figura 5). A questo punto, al termine della falcata il
piede sinistro prenderà contatto con il suolo con il tallone, si appoggerà
completamente a terra ed il piede destro ripeterà le stesse azioni descritte
in precedenza dal piede sinistro (figura 6-7-8-9):
Figura 5
Figura 6
Figura 7
F
Figura 8
Figura 9
Lo studio del passo deve essere ben appreso dal bambino e realizzato ogni
volta che cammina. Non dovrà, quindi, calzare scarpe alte e a suola rigida,
perché queste ostacolerebbero il movimento fisiologico del piede e non
metterebbero in azione il meccanismo a verricello reso possibile
dall’estensione delle dita e dalla tensione dell’aponeurosi plantare.
L’aponeurosi plantare si attacca dal calcagno, fino alla seconda falange di
tutte le dita. Durante il passo, ogni volta che il tallone si alza e le dita di
conseguenza, fissate sul terreno si estendono, l’aponeurosi plantare essen-
do inestensibile viene trazionata da queste determinando un inarcamento
del piede. La successiva azione di spinta delle dita contro il terreno, met-
tendo in azione i muscoli flessori lungo dell’alluce, flessore lungo delle di-
ta, flessore breve dell’alluce, flessore breve delle dita, tibiale posteriore,
peroneo lungo, tricipite surale, determinerà un forte inarcamento del piede.
Nello studio del passo è utile ricorrere all’espediente di posizionare dei
mattoncini lego all’apice dell’arco mediale (dove dovrebbe essere in caso
di piede piatto di grado elevato), in modo da offrire un forte stimolo pro-
priocettivo in grado di sensibilizzare il bambino a “tirar su” e a posizionare
correttamente la volta plantare.
L’asse di equilibrio rappresenta una “miniera” di stimoli propriocettivi.
Nel video si vede come dovrebbe essere eseguito lo studio dell’equilibrio
statico mantenendo il piede nell’assetto corretto. E’ possibile notare le re-
pentine e fondamentali contrazioni muscolari che servono a ricondurre il
centro di gravità all’interno della base di appoggio.
Insegnare al bambino ad andare sugli avampiedi in maniera corretta, ri-
chiede un vero e proprio studio da effettuarsi inizialmente dalla posizione
seduta. Sarà da ricercare l’allineamento dei metatarsi con la tibia, e
l’appoggio preciso del primo metatarso a terra. Tutto ciò tornerà utile per
azionare il meccanismo a verricello e soprattutto per preparare in maniera
corretta il lavoro di potenziamento muscolare successivo. La condizione
necessaria per poter eseguire giustamente l’esercizio è che la caviglia sia
libera da rigidità in flessione plantare o da rigidità delle dita in estensione.
Per questo motivo bisognerà agire con gli esercizi di sbloccaggio.
Esercizi di sbloccaggio
Gli esercizi di sbloccaggio sono la posizione del diamante e del diamante
modificato, e la posizione di sbloccaggio dorsale del piede.
Posizione del diamante
Esecuzione della posizione del diamante: in ginocchio seduti sui talloni,
talloni uniti, piedi paralleli ed in massima flessione plantare, mani sopra le
cosce.
Con questa posizione si ottiene un graduale sbloccaggio di tutte le strutture
anteriori della caviglia, in particolare si stira in modo vantaggioso il retina-
colo dei muscoli estensori e il tendine del muscolo tibiale anteriore.
Posizione del diamante modificato.
Esecuzione della posizione del diamante modificato: in ginocchio seduti
sui talloni, ma con le dita in massima estensione e i piedi in massima fles-
sione dorsale.
Per assumere correttamente
la posizione diamante è ne-
cessario mantenere i talloni
uniti. Questa condizione il
più delle volte risulta diffici-
le da ottenere. Per impedire
che il bambino divarichi i
talloni è utile ricorrere
all’espediente di interporre
tra i glutei e gli stessi uno
spessore, allo scopo di crea-
re l’attrito necessario ad
impedirne lo scivolamento
in fuori.
La posizione del diamante
modificato, in caso di mar-
cata rigidità in estensione
dell’alluce, può essere do-
lorosa. Per renderla più tol-
lerabile è utile mettere degli
spessori tra le ginocchia e il
piano di appoggio.
In questa posizione viene messo in azione il “meccanismo a verricello”,
che contribuisce a formare la volta plantare ed a tenere in assetto corretto
le ossa del piede. Questa posizione è utile anche per prevenire la rigidità in
estensione dell’alluce.
Il diamante e il diamante modificato sono esercizi molto utili per il piede
in generale ed essenziali per il trattamento del piede piatto. Nel piede piat-
to lasso possono essere assunte a piacimento. Qualora il piede mostri delle
rigidità articolari, queste due posizioni devono essere assunte in modo gra-
duale.
È utile alternare le due posizioni per dare la possibilità ai tessuti di potersi
ossigenare. Quando il bambino esce da queste posture dovrà eseguire al-
cuni passi sugli avampiedi. Questi esercizi di sbloccaggio devono essere
eseguiti quotidianamente per circa tre ore (non continuative), in sostituzio-
ne della posizione seduta.
Alcuni bambini, che durante l’età
infantile non presentavano nessun
tipo di piede piatto, con il crescere,
hanno un cedimento della volta
plantare. Questo a causa di una ra-
pida crescita delle leve ossee. Ci
sono infatti ragazzi che in un anno
crescono anche di 10 cm di altezza
e il piede cresce anch’esso di con-
seguenza. Questa crescita così ve-
loce fa sì che i muscoli non siano
abbastanza robusti da far fronte al-
le intense sollecitazioni meccani-
che imposte dalla maggiore lun-
ghezza delle leve ossee. Gli stessi
tessuti molli “non seguendo” di
pari passo l’allungamento osseo
rimangono corti e determinano ri-
gidità. Allora anche nei programmi
di Educazione Fisica scolastica è
fondamentale inserire lo studio del-
le posizioni di sbloccaggio.
Flessione dorsale del piede
La flessione dorsale del piede trova la sua utilità nell’allungare il tendine
d’Achille. Questo esercizio, potrà essere anche eseguito nel camminare sui
talloni, mantenendo le dita estese per tamponare l’azione piattizzante del
muscolo tibiale anteriore.
Nel cercare di sbloccare dor-
salmente il piede, occorrerà
tenere conto della tensione
esercitata dal tendine di
Achille sul calcagno, la qua-
le tende ad orientare in oriz-
zontale lo stesso rispetto ai
metatarsi, appiattendo ulte-
riormente la volta plantare.
Perciò è utile “tamponare”
questo effetto negativo met-
tendo in azione il meccani-
smo a verricello.
Anche in questa diapositiva
viene messo in evidenza il
modo corretto di agire nello
sbloccaggio dorsale del pie-
de, tenendo conto della volta
plantare.
Posizione da non fare eseguire
La dannosità risulta comprensibile se pensiamo che lo stare in una posi-
zione per due ore al giorno, tutti i giorni, corrisponde complessivamente al
perdurarvi un mese all’anno. In questa maniera si concede tempo alle forze
di torsione di agire negativamente nel periodo di accrescimento.
Posizione da non far ese-
guire per le forze di torsio-
ne che si producono sul col-
lo femorale (antiversione) e
sul piede. Spesso i bambini
che calzano scarpe alte con
gambaletto assumono que-
sta posizione che manten-
gono per molto tempo e che
diventa abituale.
Questa foto scattata ad una
mostra dove era presente un
teatrino per intrattenere i
piccoli, testimonia come sia
frequente l’abitudine dei
bambini ad assumere questa
posizione detta a “testa di
mucca”.
Essa deve essere contrastata
nella maniera più assoluta.
Non rappresenta l’igiene
per l’apparato locomotore.
Esercizi di irrobustimento muscolare
I muscoli da potenziare per la correzione del piede piatto paramorfico sono
i muscoli che flettono plantarmente l’avampiede. Questi contribuiscono a
determinare la volta plantare.
Il muscolo tricipite surale è il più potente flessore plantare del piede ed il
suo meccanismo d’azione, se non ben dominato potrebbe contribuire ad
appiattire la volta plantare diminuendo l’obliquità dell’osso calcaneare. Per
questo motivo ogni volta che si vogliono rafforzare i muscoli flessori
dell’avampiede e si deve camminare sugli avampiedi, per contrastare
l’azione piattizzante del retro piede esercitata dal tendine d’Achille, ci si
deve preoccupare di tenere tutto il piede nella massima flessione plantare
con i metatarsi in linea con la tibia. Questo accorgimento spiega ulterior-
mente l’importanza dello studio della posizione del diamante e la necessità
dello studio dell’andatura sugli avampiedi, studio che il bambino non deve
fare da se, ma che deve essere fatto con l’aiuto di un insegnante esperto.
Il muscolo che non deve essere potenziato con la ginnastica correttiva per
la correzione del piede piatto paramorfico è il muscolo tibiale anteriore.
L’inserzione distale di questo muscolo sulla parte plantare del primo osso
cuneiforme e sulla parte infero-mediale dell’epifisi prossimale del primo
osso metatarsale determina una forte supinazione dell’avampiede trovan-
dosi così in netto antagonismo con i muscoli flessori plantari del piede
ostacolando l’appoggio della parte interna del piede durante il passo.
Inoltre estendendo le articolazioni di Lisfranc e di Chopart svolge sul pie-
de un’azione piattizzante.
In effetti il muscolo tibiale anteriore si contrae fortemente subito dopo
l’appoggio del calcagno a terra per trattenere in flessione dorsale tutto
l’avampiede ed evitarne lo sbattimento contro il terreno, rallentandone la
caduta nel raggiungere l’appoggio di tutta la pianta del piede.
Studio sul tavolo da dissezione anatomica eseguito dal prof. Marco Pecchioli dell’azione piattiz-
zante che il tendine del muscolo tibiale anteriore esercita sulla volta plantare.
In queste foto è ben visibile il decorso del muscolo Tibiale Anteriore, e la
sua inserzione sulla parte plantare del primo osso cuneiforme sulla parte in-
fero-mediale del primo osso metatarsale .
Bellissimo studio di come potenziare i muscoli utili ai fini della corre-
zione del piede piatto lasso infantile sull’asse di equilibrio in regime di
grazia ,bellezza, armonia, leggerezza, libertà…
L’allineamento del primo metatarso con la tibia fa sì che il calcagno resti
bloccato contro il mortaio tibio peroneale mentre le altre ossa del tarso e
dei metatarsi si flettono ed aumentano la loro angolazione con il calcagno.
Ciò accentua la volta plantare malgrado la trazione del tendine d’Achille
sul calcagno.
Camminare sugli avam-
piedi staccando di poco il
calcagno da terra, sarebbe
più negativo che utile. So-
no da condannare, pertan-
to, quelle indicazioni su-
perficiali date da qualcuno
a bambini con piedi piatti,
di camminare in punta di
piedi.
Nell’eseguire l’esercizio
sugli avampiedi il bambino
deve andare più alto possi-
bile e allineare il primo me-
tatarso con la tibia, per raf-
forzare i muscoli flessori
dell’avampiede . Il peso del
corpo dovrà essere portato
prevalentemente sulla testa
del primo metatarso e
sull’alluce.
Quando il bambino avrà imparato ad andare correttamente sugli avampiedi
potrà essere intensificato il potenziamento muscolare. Allora saranno fatti
eseguire saltelli sul posto ed in movimento, saltelli sulla panca e con altri
attrezzi presenti in palestra.
L’esercizio di sollevarsi sugli
avampiedi deve essere mantenuto
per qualche secondo cercando di
allineare bene il primo metatarso
con la tibia e premere fortemente le
dita contro il terreno. Si dovrà dire
al bambino di portare il peso del
corpo sull’alluce. Questo esercizio
è molto utile per potenziare i fles-
sori delle dita ed il peroneo lungo,
rafforzando così il piede astragali-
co. Verrà eseguito sempre meglio
mano a mano che la posizione del
diamante libererà la flessione plan-
tare delle caviglie.
Nello studio del salto sul po-
sto i piedi dovranno spingere
il corpo in alto ed essere
flessi in massima flessione
plantare. Nell’atterraggio i
talloni non devono sbattere a
terra e le ginocchia devono
essere leggermente flesse.
Questo esercizio è molto uti-
le per rafforzare le caviglie.
Successivamente si potrà
passare allo studio del salto
con la funicella. Ci sono tan-
te tecniche per saltare la fu-
nicella, inizialmente si co-
mincerà ad imparare a saltar-
la a piedi uniti per distribuire
il carico sui due piedi.
L’esercizio di afferrare le matite con le dita dei piedi è inefficace perché:
Ogni volta che si flettono le dita, entra in contrazione il muscolo tibiale an-
teriore nel ruolo di fissatore, con gli svantaggi spiegati precedentemente.
Non è pensabile di irrobustire i muscoli flessori delle dita con il carico irri-
sorio rappresentato dalla matita.
In letteratura troviamo una serie di
esercizi inutili che venivano e vengo-
no purtroppo ancora oggi proposti
per la correzione del piede piatto pa-
ramorfico. Basandosi sui concetti
espressi fino ad ora risulta chiaro
come questi esercizi non debbano
trovare spazio in un programma di
lavoro realmente efficace.
I concetti teorici, gli esercizi e il metodo di lavoro espressi in questa rela-
zione, derivano direttamente dagli studi, dagli insegnamenti e dalle opere
scritte del Prof. Marco Pecchioli. Il merito dell’efficacia delle tecniche
ID deve essere ascritto alla sua esperienza, competenza, passione, coe-
renza morale ed intellettuale.

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Alberto Forti Le tecniche id nel trattamento del piede piatto lasso infantile

  • 1. Le tecniche ID nel trattamento del piede piatto lasso infantile L’espressione piede piatto significa che il piede ha perso in varia misura la fisiologica volta plantare, indica soltanto la forma anomala del piede, senza far alcun riferimento alle cause. Esistono molteplici forme di piattismo ed ognuna deve avere il proprio trattamento. Il piede può essere piatto per alterazioni ossee, alterazioni muscolo- ligamentose, o da patologie del sistema nervoso. Al fine di inquadrare il problema, si rende necessaria una classificazione di riferimento. Classificazione del piede piatto secondo Viladot: Piede piatto per alterazioni ossee: Piede piatto Congenito: - alterazioni dello scafoide - sinostosi tarsale - astragalo verticale - Piede piatto Post traumatico (da lesioni ossee) - Piede piatto Secondario da malattie ossee - Piede piatto Iatrogeno Piede piatto per alterazioni muscolo ligamentose: - Piede piatto lasso infantile (P.P.P.) -Piede piatto per sovraccarico ponderale -Piede piatto per alterazioni endocrine
  • 2. -Piede piatto secondario ad artrite reumatoide o altre patologie reumatiche -Piede piatto in patologie congenite del collagene che modificano l’elasticità dei tessuti -Piede piatto da rottura del tendine del m. Tibiale Posteriore Piede piatto da patologie del sistema nervoso: Piede piatto Neurologico L’oggetto della nostra relazione è il piede piatto lasso infantile, quindi un piede piatto per alterazioni muscolo-ligamentose, dove appunto viene a mancare alla volta plantare, il sostegno statico rappresentato dai ligamen- ti, dalle capsule articolari e dall’aponeurosi plantare, ed il sostegno dina- mico rappresentato dai muscoli. Siamo di fronte ad un paramorfismo, nel pieno campo d’azione della Ginnastica correttiva, e con essa deve essere trattato. Ricordiamo che si definisce paramorfismo “l’alterazione della forma e/o della motilità o funzionamento di una parte del corpo che, per motivi di- versi, si discosta in senso peggiorativo dalla normalità, ma in modo poten- zialmente non irreversibile, in un soggetto in età evolutiva” (M. Pecchio- li). Si definisce la Ginnastica correttiva la “disciplina che studia l’esercizio fi- sico in funzione della sua efficacia nella correzione dei paramorfismi” (SIEF). La ginnastica correttiva si pone come unico ed esclusivo trattamento del piede piatto lasso infantile o piede piatto paramorfico (P.P.P.). Per esso è risolutiva nella misura in cui ci si accorga in tempo del piede piatto, il medico esegua la diagnosi giusta, orientando il bambino e la fa- miglia verso la palestra e non verso la sala operatoria, e il programma di
  • 3. ginnastica sia valido, ovvero risponda alle direttive dell’Istituto Duchenne note come tecniche I.D. Notare come la volta plantare o più precisamente l’emivolta “ceda” in carico, (sotto il peso del corpo), mentre in scarico appaia tutto sommato ben conformata. Questo denota la lassità ligamen- tare e la debolezza muscolare caratteristiche del piede piatto lasso infantile. L’impronta del piede si può rilevare attraverso vari sistemi. Il più usato e il più pratico è il plantoscopio. E’ formato da una lastra trasparente solida, uno specchio e un sistema di illuminazione a luce polarizzata. Permette ad insegnante e bambino di osservare, riflessa in uno specchio, l’impronta del piede con evidenziate le zone di maggiore e minore carico plantare tramite le variazioni di intensità cromatica. Su questo attrezzo possono essere eseguiti diversi esercizi che fanno ap- prezzare, in tempo reale, le variazioni di carico e di forma dell’impronta del piede determinate dall’azione volontaria di autocorrezione del sogget- to, inizialmente guidata dall’insegnante e successivamente eseguita in forma autonoma.
  • 4. Con il plantoscopio è possibile rilevare l’impronta che presenta il piede e valutarne la sua gradazione. Nella rilevazione dell’impronta nei bambini occorre tenere conto della pre- senza del pannicolo adiposo che riempie la volta plantare, che può far ap- parire piatto un piede che invece è normale.
  • 5. I problemi che derivano da un piede piatto possono essere di natura esteti- ca, nel senso che il piede può apparire brutto, ma questo rappresenta il ma- le minore. Il problema vero è di natura funzionale, vale a dire che il bam- bino cammina male, corre male, salta male e può avvertire dolore. Queste sono le vere difficoltà che mettono in crisi il piede come organo di loco- mozione e quindi di funzione. Il recupero della funzione può avvenire esclusivamente nel contesto che si crea in una palestra ben attrezzata di ginnastica ed in particolare di ginna- stica correttiva. La ginnastica correttiva trova ampio spazio nel trattamento del piede piatto paramorfico, ma essa deve essere eseguita secondo le “tecniche I.D.” in- tendendo con ciò un insieme di esercizi la cui efficacia è stata studiata, sperimentata e verificata dall’Istituto Duchenne, scuola nazionale di Educazione Fisica. I principi che informano i nostri esercizi derivano direttamente dall’anatomia ed in particolare dall’anatomia funzionale. Questo rappresenta un ulteriore punto di forza che rende le tecniche I.D. il trattamento elettivo al quale ogni medico dovrebbe rivolgere la propria at- tenzione per il bene di tanti bambini che purtroppo ancora oggi sono sotto-
  • 6. posti a cure fisioterapiche o peggio ancora chirurgiche molto spesso inutili, quando non si rivelano addirittura dannose. Questa prova evidenzia come un piede piatto paramorfico con evidente valgismo di retropiede, nel momento in cui sale in appoggio sugli avam- piedi converte il valgismo iniziale in varismo. Da notare anche come si evidenzia l’arco plantare, a testimonianza e conferma dell’assenza di de- formità ossee. Inoltre bisogna ricordare che nei bambini un certo grado di valgismo di retropiede è fisiologico, serve da protezione contro le distor- sioni di caviglia in supinazione, e che con la crescita scomparirà.
  • 7. Una delle prime prove da effettuarsi sul plantoscopio è quella della cor- reggibilità dell’impronta, nella quale l’insegnante guida il bambino nella ricerca del miglior assetto del piede, lo stimola cioè a tenere il piede “in forma”. video
  • 8. In questo modo l’insegnate ha subito sia la percezione degli eventuali margini di miglioramento dell’assetto del piede, sia della capacità del bambino di comprendere l’esercizio, ovvero la sua capacità iniziale di di- sporre dei movimenti del suo piede (schema corporeo). Il primo obiettivo da realizzare attraverso la ginnastica correttiva sarà quel- lo di eliminare le rigidità che condizionano l’arco naturale di movimento delle articolazioni del piede, in particolare la tibio- tarsica, e le articolazio- ni delle dita. Successivamente, ricordando che il piede piatto paramorfico è sostanzial- mente un piede debole, bisognerà irrobustire tutta la muscolatura insuffi- ciente a sostenere la volta plantare.
  • 9. Estrema importanza sarà data agli esercizi di schema corporeo e di coordi- nazione utili a far sì che il bambino impari a muoversi, ovvero impari gli schemi motori fondamentali che costituiranno la base per camminare, sal- tare, correre in modo corretto. Esercizi di schema corporeo e di presa di coscienza Come primo esercizio di presa di coscienza si invita il bambino ad osser- vare la propria impronta al plantoscopio, in modo da renderlo consapevole di come appoggia il suo piede.
  • 10. Gli esercizi di schema corporeo sono esercizi efficaci per migliorare una parte del nostro corpo fino ad entrarne mentalmente in possesso e acquisire la capacità di mantenere quella posizione in modo volontario. Gli esercizi di schema corporeo da noi proposti sono: 1) esercizio di schema corporeo delle dita dei piedi 2) l’esercizio in quattro tempi 3) la retrazione del piede 4) lo studio del passo 5) lo studio di come si sale sugli avampiedi
  • 11. 1) Esercizio in quattro tempi: L’esercizio in quattro tempi viene insegnato al bambino un piede alla vol- ta, in scarico e in forma lenta. Potrà essere eseguito anche con l’aiuto di piccoli o grandi attrezzi, per esempio appoggiando il piede sopra l’asse d’equilibrio, mantenendo ben eretta la colonna vertebrale. Una volta impa- rato bene l’esercizio con un piede, potrà essere eseguito con tutte e due i piedi. Posizione di partenza: piede a martello dita estese. Comando: Esecuzione: 1) Giù il piede, Flessione plantare del piede. 2) Giù le dita, Flessione della dita. 3) Su le dita, Estensione delle dita. 4) Su il piede. Flessione dorsale del piede. Nell’eseguire questo esercizio il primo osso metatarsale deve essere ben allineato con la tibia quando il piede viene flesso plantarmente. È per que- sto motivo che la posizione del diamante è essenziale. Essa rappresenta la premessa fondamentale per realizzare la flessione plantare del piede nel modo completo e corretto come su indicato. Posizione di partenza: piede a martello dita estese. Il piede deve andare con il suo asse longitudinale a 90° rispetto all’asse longitudinale della gamba. Non è bene portare il piede in massima flessione dorsale perché potrebbe accentuare l’azione del tibiale anteriore (figura 3). Comando numero 1. Giù il piede. Dalla posizione di partenza portare il piede in massima flessione plantare mantenendo le dita ben estese. (figu- ra 4) Comando numero 2. Giù le dita. Dalla posizione di massima flessione plantare flettere le dita. (Figura 5).
  • 12. Comando numero 3. Su le dita. Mantenendo la posizione di massima fles- sione plantare, estendere le dita (Figura 6). Comando numero 4. Su il piede. Ritorno alla posizione di partenza. (Figu- ra 7). Figura 3 Figura 4 Figura 5 Figura 6 Figura 7
  • 13. L’esercizio non è di facile esecuzione, sarà compito dell’insegnante gui- darlo e precisarlo nei dettagli fino a che il bambino non sarà in grado svol- gerlo nella maniera corretta, la sola che lo renderà efficace. Nel video si ha una chiara dimostrazione delle difficoltà di apprendimento che questo stu- dio comporta.
  • 14. 2) Retrazione del piede. La retrazione del piede è un esercizio molto utile ed efficace per far me- morizzare al bambino il corretto posizionamento della volta plantare, quando egli sta in piedi. Inizialmente verrà fatto svolgere con l’aiuto di un insegnante. Mentre il bambino sta in piedi, ci si pone dietro di lui, e con il dito indice lo invitia- mo a sollevare l’apice dell’arco plantare mediale, facendogli mantenere a terra la testa del primo metatarso. Questo esercizio viene svolto sul planto- scopio in modo che il bambino possa vedere la corretta impronta del piede. Quando il bambino avrà appreso l’esercizio, dovrà eseguirlo da solo, senza l’aiuto dell’insegnante. Dovrà mantenere questa posizione in modo auto- matico ogni volta che sta in piedi.
  • 15. 3) Studio del passo Lo studio del passo è un altro esercizio di schema corporeo e serve per far apprendere al bambino il corretto posizionamento dei piedi durante la deambulazione. Posizione di partenza: piedi uniti (figura 1). Figura 1 Esecuzione numero 1. Dalla posizione di partenza portare il piede destro in massima flessione dorsale, appoggiando il tallone in terra. Le dita dei piedi estese (figura 2): Figura 2
  • 16. Esecuzione numero 2. Appoggiare la base delle dita a terra mantenendo le dita ben estese (figura 3): Figura 3 Esecuzione numero 3. Appoggiare le dita a terra ( figura 4): Figura 4 Esecuzione numero 4. Questa fase è la più importante in questo esercizio perché sviluppa il movimento di spinta del piede posteriore durante la deambulazione. In effetti nel piede piatto questo movimento è poco pre- sente. Lo sviluppo di questa spinta coinvolge in particolare il muscolo pe- roneo lungo ed il piede “astragalico” creando e rafforzando l’arco plantare mediale.
  • 17. In questo movimento si porta il piede sinistro in appoggio sull’avampiede, nella spinta le dita, ed in particolare la testa del primo metatarso e l’alluce devono spingere contro il terreno per trasmettere l’impulso di avanzamen- to in tutto il corpo (figura 5). A questo punto, al termine della falcata il piede sinistro prenderà contatto con il suolo con il tallone, si appoggerà completamente a terra ed il piede destro ripeterà le stesse azioni descritte in precedenza dal piede sinistro (figura 6-7-8-9): Figura 5 Figura 6
  • 19. Lo studio del passo deve essere ben appreso dal bambino e realizzato ogni volta che cammina. Non dovrà, quindi, calzare scarpe alte e a suola rigida, perché queste ostacolerebbero il movimento fisiologico del piede e non metterebbero in azione il meccanismo a verricello reso possibile dall’estensione delle dita e dalla tensione dell’aponeurosi plantare. L’aponeurosi plantare si attacca dal calcagno, fino alla seconda falange di tutte le dita. Durante il passo, ogni volta che il tallone si alza e le dita di conseguenza, fissate sul terreno si estendono, l’aponeurosi plantare essen- do inestensibile viene trazionata da queste determinando un inarcamento del piede. La successiva azione di spinta delle dita contro il terreno, met- tendo in azione i muscoli flessori lungo dell’alluce, flessore lungo delle di- ta, flessore breve dell’alluce, flessore breve delle dita, tibiale posteriore, peroneo lungo, tricipite surale, determinerà un forte inarcamento del piede.
  • 20. Nello studio del passo è utile ricorrere all’espediente di posizionare dei mattoncini lego all’apice dell’arco mediale (dove dovrebbe essere in caso di piede piatto di grado elevato), in modo da offrire un forte stimolo pro- priocettivo in grado di sensibilizzare il bambino a “tirar su” e a posizionare correttamente la volta plantare. L’asse di equilibrio rappresenta una “miniera” di stimoli propriocettivi. Nel video si vede come dovrebbe essere eseguito lo studio dell’equilibrio statico mantenendo il piede nell’assetto corretto. E’ possibile notare le re- pentine e fondamentali contrazioni muscolari che servono a ricondurre il centro di gravità all’interno della base di appoggio.
  • 21. Insegnare al bambino ad andare sugli avampiedi in maniera corretta, ri- chiede un vero e proprio studio da effettuarsi inizialmente dalla posizione seduta. Sarà da ricercare l’allineamento dei metatarsi con la tibia, e l’appoggio preciso del primo metatarso a terra. Tutto ciò tornerà utile per azionare il meccanismo a verricello e soprattutto per preparare in maniera corretta il lavoro di potenziamento muscolare successivo. La condizione necessaria per poter eseguire giustamente l’esercizio è che la caviglia sia libera da rigidità in flessione plantare o da rigidità delle dita in estensione. Per questo motivo bisognerà agire con gli esercizi di sbloccaggio. Esercizi di sbloccaggio Gli esercizi di sbloccaggio sono la posizione del diamante e del diamante modificato, e la posizione di sbloccaggio dorsale del piede. Posizione del diamante Esecuzione della posizione del diamante: in ginocchio seduti sui talloni, talloni uniti, piedi paralleli ed in massima flessione plantare, mani sopra le cosce.
  • 22. Con questa posizione si ottiene un graduale sbloccaggio di tutte le strutture anteriori della caviglia, in particolare si stira in modo vantaggioso il retina- colo dei muscoli estensori e il tendine del muscolo tibiale anteriore. Posizione del diamante modificato. Esecuzione della posizione del diamante modificato: in ginocchio seduti sui talloni, ma con le dita in massima estensione e i piedi in massima fles- sione dorsale. Per assumere correttamente la posizione diamante è ne- cessario mantenere i talloni uniti. Questa condizione il più delle volte risulta diffici- le da ottenere. Per impedire che il bambino divarichi i talloni è utile ricorrere all’espediente di interporre tra i glutei e gli stessi uno spessore, allo scopo di crea- re l’attrito necessario ad impedirne lo scivolamento in fuori. La posizione del diamante modificato, in caso di mar- cata rigidità in estensione dell’alluce, può essere do- lorosa. Per renderla più tol- lerabile è utile mettere degli spessori tra le ginocchia e il piano di appoggio.
  • 23. In questa posizione viene messo in azione il “meccanismo a verricello”, che contribuisce a formare la volta plantare ed a tenere in assetto corretto le ossa del piede. Questa posizione è utile anche per prevenire la rigidità in estensione dell’alluce. Il diamante e il diamante modificato sono esercizi molto utili per il piede in generale ed essenziali per il trattamento del piede piatto. Nel piede piat- to lasso possono essere assunte a piacimento. Qualora il piede mostri delle rigidità articolari, queste due posizioni devono essere assunte in modo gra- duale. È utile alternare le due posizioni per dare la possibilità ai tessuti di potersi ossigenare. Quando il bambino esce da queste posture dovrà eseguire al- cuni passi sugli avampiedi. Questi esercizi di sbloccaggio devono essere eseguiti quotidianamente per circa tre ore (non continuative), in sostituzio- ne della posizione seduta. Alcuni bambini, che durante l’età infantile non presentavano nessun tipo di piede piatto, con il crescere, hanno un cedimento della volta plantare. Questo a causa di una ra- pida crescita delle leve ossee. Ci sono infatti ragazzi che in un anno crescono anche di 10 cm di altezza e il piede cresce anch’esso di con- seguenza. Questa crescita così ve- loce fa sì che i muscoli non siano abbastanza robusti da far fronte al- le intense sollecitazioni meccani- che imposte dalla maggiore lun- ghezza delle leve ossee. Gli stessi tessuti molli “non seguendo” di pari passo l’allungamento osseo rimangono corti e determinano ri- gidità. Allora anche nei programmi di Educazione Fisica scolastica è fondamentale inserire lo studio del- le posizioni di sbloccaggio.
  • 24. Flessione dorsale del piede La flessione dorsale del piede trova la sua utilità nell’allungare il tendine d’Achille. Questo esercizio, potrà essere anche eseguito nel camminare sui talloni, mantenendo le dita estese per tamponare l’azione piattizzante del muscolo tibiale anteriore. Nel cercare di sbloccare dor- salmente il piede, occorrerà tenere conto della tensione esercitata dal tendine di Achille sul calcagno, la qua- le tende ad orientare in oriz- zontale lo stesso rispetto ai metatarsi, appiattendo ulte- riormente la volta plantare. Perciò è utile “tamponare” questo effetto negativo met- tendo in azione il meccani- smo a verricello. Anche in questa diapositiva viene messo in evidenza il modo corretto di agire nello sbloccaggio dorsale del pie- de, tenendo conto della volta plantare.
  • 25. Posizione da non fare eseguire La dannosità risulta comprensibile se pensiamo che lo stare in una posi- zione per due ore al giorno, tutti i giorni, corrisponde complessivamente al perdurarvi un mese all’anno. In questa maniera si concede tempo alle forze di torsione di agire negativamente nel periodo di accrescimento. Posizione da non far ese- guire per le forze di torsio- ne che si producono sul col- lo femorale (antiversione) e sul piede. Spesso i bambini che calzano scarpe alte con gambaletto assumono que- sta posizione che manten- gono per molto tempo e che diventa abituale. Questa foto scattata ad una mostra dove era presente un teatrino per intrattenere i piccoli, testimonia come sia frequente l’abitudine dei bambini ad assumere questa posizione detta a “testa di mucca”. Essa deve essere contrastata nella maniera più assoluta. Non rappresenta l’igiene per l’apparato locomotore.
  • 26. Esercizi di irrobustimento muscolare I muscoli da potenziare per la correzione del piede piatto paramorfico sono i muscoli che flettono plantarmente l’avampiede. Questi contribuiscono a determinare la volta plantare. Il muscolo tricipite surale è il più potente flessore plantare del piede ed il suo meccanismo d’azione, se non ben dominato potrebbe contribuire ad appiattire la volta plantare diminuendo l’obliquità dell’osso calcaneare. Per questo motivo ogni volta che si vogliono rafforzare i muscoli flessori dell’avampiede e si deve camminare sugli avampiedi, per contrastare l’azione piattizzante del retro piede esercitata dal tendine d’Achille, ci si deve preoccupare di tenere tutto il piede nella massima flessione plantare con i metatarsi in linea con la tibia. Questo accorgimento spiega ulterior- mente l’importanza dello studio della posizione del diamante e la necessità dello studio dell’andatura sugli avampiedi, studio che il bambino non deve fare da se, ma che deve essere fatto con l’aiuto di un insegnante esperto.
  • 27.
  • 28. Il muscolo che non deve essere potenziato con la ginnastica correttiva per la correzione del piede piatto paramorfico è il muscolo tibiale anteriore. L’inserzione distale di questo muscolo sulla parte plantare del primo osso cuneiforme e sulla parte infero-mediale dell’epifisi prossimale del primo osso metatarsale determina una forte supinazione dell’avampiede trovan- dosi così in netto antagonismo con i muscoli flessori plantari del piede ostacolando l’appoggio della parte interna del piede durante il passo. Inoltre estendendo le articolazioni di Lisfranc e di Chopart svolge sul pie- de un’azione piattizzante. In effetti il muscolo tibiale anteriore si contrae fortemente subito dopo l’appoggio del calcagno a terra per trattenere in flessione dorsale tutto l’avampiede ed evitarne lo sbattimento contro il terreno, rallentandone la caduta nel raggiungere l’appoggio di tutta la pianta del piede.
  • 29. Studio sul tavolo da dissezione anatomica eseguito dal prof. Marco Pecchioli dell’azione piattiz- zante che il tendine del muscolo tibiale anteriore esercita sulla volta plantare. In queste foto è ben visibile il decorso del muscolo Tibiale Anteriore, e la sua inserzione sulla parte plantare del primo osso cuneiforme sulla parte in- fero-mediale del primo osso metatarsale .
  • 30. Bellissimo studio di come potenziare i muscoli utili ai fini della corre- zione del piede piatto lasso infantile sull’asse di equilibrio in regime di grazia ,bellezza, armonia, leggerezza, libertà…
  • 31. L’allineamento del primo metatarso con la tibia fa sì che il calcagno resti bloccato contro il mortaio tibio peroneale mentre le altre ossa del tarso e dei metatarsi si flettono ed aumentano la loro angolazione con il calcagno. Ciò accentua la volta plantare malgrado la trazione del tendine d’Achille sul calcagno. Camminare sugli avam- piedi staccando di poco il calcagno da terra, sarebbe più negativo che utile. So- no da condannare, pertan- to, quelle indicazioni su- perficiali date da qualcuno a bambini con piedi piatti, di camminare in punta di piedi. Nell’eseguire l’esercizio sugli avampiedi il bambino deve andare più alto possi- bile e allineare il primo me- tatarso con la tibia, per raf- forzare i muscoli flessori dell’avampiede . Il peso del corpo dovrà essere portato prevalentemente sulla testa del primo metatarso e sull’alluce.
  • 32. Quando il bambino avrà imparato ad andare correttamente sugli avampiedi potrà essere intensificato il potenziamento muscolare. Allora saranno fatti eseguire saltelli sul posto ed in movimento, saltelli sulla panca e con altri attrezzi presenti in palestra. L’esercizio di sollevarsi sugli avampiedi deve essere mantenuto per qualche secondo cercando di allineare bene il primo metatarso con la tibia e premere fortemente le dita contro il terreno. Si dovrà dire al bambino di portare il peso del corpo sull’alluce. Questo esercizio è molto utile per potenziare i fles- sori delle dita ed il peroneo lungo, rafforzando così il piede astragali- co. Verrà eseguito sempre meglio mano a mano che la posizione del diamante libererà la flessione plan- tare delle caviglie. Nello studio del salto sul po- sto i piedi dovranno spingere il corpo in alto ed essere flessi in massima flessione plantare. Nell’atterraggio i talloni non devono sbattere a terra e le ginocchia devono essere leggermente flesse. Questo esercizio è molto uti- le per rafforzare le caviglie. Successivamente si potrà passare allo studio del salto con la funicella. Ci sono tan- te tecniche per saltare la fu- nicella, inizialmente si co- mincerà ad imparare a saltar- la a piedi uniti per distribuire il carico sui due piedi.
  • 33.
  • 34. L’esercizio di afferrare le matite con le dita dei piedi è inefficace perché: Ogni volta che si flettono le dita, entra in contrazione il muscolo tibiale an- teriore nel ruolo di fissatore, con gli svantaggi spiegati precedentemente. Non è pensabile di irrobustire i muscoli flessori delle dita con il carico irri- sorio rappresentato dalla matita. In letteratura troviamo una serie di esercizi inutili che venivano e vengo- no purtroppo ancora oggi proposti per la correzione del piede piatto pa- ramorfico. Basandosi sui concetti espressi fino ad ora risulta chiaro come questi esercizi non debbano trovare spazio in un programma di lavoro realmente efficace.
  • 35. I concetti teorici, gli esercizi e il metodo di lavoro espressi in questa rela- zione, derivano direttamente dagli studi, dagli insegnamenti e dalle opere scritte del Prof. Marco Pecchioli. Il merito dell’efficacia delle tecniche ID deve essere ascritto alla sua esperienza, competenza, passione, coe- renza morale ed intellettuale.