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STRATEGIE DI LEGITTIMAZIONE
NELL'ECOSISTEMA INFORMATIVO
FRA OLD E NEW MEDIA.
Università degli Studi di Pisa
Dottorato di Ricerca in Sociologia e Storia della Modernità
a.a. 2012 - 2013
Seminario Permanente sulla Sociologia di Pierre Bourdieu
A cura di
Lorenza Boninu
“Il mondo sociale mi riesce sopportabile perché posso arrabbiarmi”
Pierre Bourdieu
UN INTERVENTO MILITANTE
Bourdieu, rivendicando per la sociologia il
compito fondamentale di "disvelamento" dei
meccanismi di dominio sociale, non evitò, il
dovere dell'impegno apertamente militante.
L’eredità di Bourdieu rivendicata in questo
intervento è in primo luogo questa: la
connotazione politica, ma non
pregiudizialmente ideologica, insita nello
smontaggio di un certo tipo di retorica
dominante nel dibattito pubblico.
L’INTELLIGENZA COLLETTIVA/CONNETTIVA: UNA
MITOLOGIA POSTMODERNA
"Una vecchia battuta di Molière in
"Lesfemmessavantes" recita in questo modo: Un
gentiluomo è qualcuno che sa tutto senza avere
imparato niente. Penso che con Internet, con il Web e
con l'accesso che abbiamo a questa intelligenza
collettiva, a questa base cognitiva, siamo tutti dei
gentiluomini. Possiamo avere accesso a tutto senza
avere imparato mai niente. Ciò è divertente, fa
parte del piacere di appartenere della nostra epoca,
di essere legati a questa formidabile memoria
collettiva”
Derrick De Kerkhove 1998
LA FASE DELL’ENTUSIASMO
A cavallo del nuovo secolo, la Rete appariva
per molti di noi un luogo inesplorato che
consentiva di stabilire connessioni
impensate, di raccogliere informazioni e
conoscenze in precedenza indisponibili, di
superare i confini dei nostri piccoli mondi
autoreferenziali
UNA TESTIMONIANZA PERSONALE
"Eppure, Internet … che formidabile strumento comunicativo… Che
inesauribile serbatoio di informazioni… Che eccitante territorio di
sperimentazione e contaminazione espressiva …Riflesso del mondo
reale, e quindi terreno di battaglia e di conquista per chi ne vorrebbe
spegnere le pericolose potenzialità liberatrici e demistificatrici, per chi lo
vorrebbe trasformare in uno squallido sexi– shop formato globale o in un
bazar di merci e desideri non naturali e non necessari sottomesso alla
logica della persuasione occulta e della manipolazione di massa…
Ecco perché l’ho scelto come terreno per i miei esperimenti di ibridazione,
contaminazione, combinazione. Strumento di viaggio, eserciziario di
confronti e di sfide intellettive, scrigno di notizie, rete gettata non sul
vuoto solipsistico di cybernauti frustrati ma sulla complessità inesauribile
della realtà, aggancio fra la mia disordinata babelica biblioteca (alzo gli
occhi e la vedo, come sempre polverosa e caotica) e le biblioteche, di
carta e non solo, del resto del mondo".
“Contaminazioni” febbraio 2003
CHI ERANO, ALLORA, I BLOGGER?
 appartenenti ad una frazione del campo intellettuale
sostanzialmente emarginata dal punto di vista del
capitale sia economico sia simbolico
(insegnanti, studenti, impiegati, precari, comunicatori,
aspiranti scrittori, etc).
 la quotidiana attività di scrittura, non di rado piuttosto
impegnativa (cura della forma, ricerca di fonti
attendibili, acquisizione di competenze tecniche via
via più approfondite), era presentata agli altri come
un hobby, un qualcosa fatto per pura "passione", per
"amore di conoscenza", per "volontà di sperimentare
e condividere", quindi gratuitamente, in modo del
tutto "disinteressato".
QUAL ERA LA VERA POSTA IN GIOCO?
In realtà l'attuazione di strategie di visibilità
(per quanto ancora ingenue rispetto alle
attuali tecniche SEO), la verifica compulsiva
del numero di accessi, la partecipazione a
"classifiche” … rivelavano che la posta in
gioco, per buona parte di coloro che fra il
2003 e il 2004, partecipavano alla prima
impetuosa diffusione del fenomeno blog in
Italia era esprimibile, fondamentalmente, in
termini di "reputazione”, ovvero di “capitale
simbolico”
MA COME SI ENTRAVA NEL GIOCO?
Nel gioco della cosiddetta "comunicazione dal
basso" non si entrava davvero senza un
investimento iniziale (si veda, nelle mie parole, il
riferimento alla "babelica libreria"): nel senso che
bisognava aver qualcosa da buttare sul piatto,
contenuti o argomenti da discutere, insomma un
capitale "culturale”.
OVVERO …
 Argomenti e conoscenze pregresse, ottenute per lo più
“fuori” dalla Rete.
 Senso d’orientamento: saper
reperire, distinguere, valutare e interpretare le
informazioni.
 Capacità di comunicare in modo pertinente ed
efficace, anche se apparentemente spontaneo e
colloquiale: ma lo stile era di fatto espressione
dell'habitus, ovvero delle qualità sociali "incorporate"
pertinenti in quel particolare ambito
 senso quasi istintivo del gioco "sociale", o collusio, che
bisognava costantemente dimostrare nel relazionarsi con
gli altri giocatori nello scivoloso terreno dei commenti ai
post e dei link incrociati
LA “BLOGOSFERA” È UN “CAMPO”?
La contrapposizione
fra“professionisti” (giornalisti) e “dilettanti”
(blogger), ovvero fra “discorso legittimo” e
“fuffa”, era in realtà la manifestazione di una
lotta per la ridefinizione delle posizioni
dominanti all'interno del campo intellettuale,
in conseguenza dell'affermazione di un
nuovo medium che determinava
un'alterazione delle regole del gioco.
E ARRIVÒ LA “GGENTE” …
E LA “GGENTE” FINÌ SOPRATTUTTO SU
FACEBOOK A PARLARE DEI FATTI SUOI…
… E A “FOLLOWARE” I VIP SU TWITTER
APOCALITTICI VS INTEGRATI
Il “grande pubblico” si divide ormai in
 Apocalittici: spaventati dall'intrusione
massiccia e apparentemente incontrollabile
di Internet nella nostra privacy (e i media
mainstream incoraggiano il panico)
 Integrati (sempre più numerosi): in virtù della
facilità d'uso e della capacità di contagio
"virale" dei social network, in primo luogo
Facebook (ma anche Twitter)
UBIQUITÀ E NORMALIZZAZIONE DELLA RETE
La diffusione dei dispositivi mobili, come smartphone e tablet, ha
rapidamente abbattuto per ciascuno di noi i confini fra la vita "dentro"
e "fuori" la Rete. La nostra esperienza mediale è sempre più ibrida
(fra old e new media), connessa, interattiva.
MEDIA DIGITALI VS MEDIA “FISICI”: COME STANNO
CAMBIANDO LE ABITUDINI DEGLI UTENTI
http://techmedianow.blogspot.it/2012/08/do-tablet-and-smartphone-owners-care.html
IL POTERE DEI SENZA POTERE
IL POTERE DEI SENZA POTERE
La possibilità teorica di interagire praticamente con
chiunque, abbattendo gerarchie e distanze
comunicative, una possibilità particolarmente
evidente su Twitter, suggerisce che l'utopia di una
democrazia orizzontale, reticolare, trasparente,
caratterizzata da un controllo diretto da parte delle
persone comuni dei flussi informativi e dei processi
decisionali, sia praticamente a portata di mano.
Sembra che il "potere dei senza potere" possa
finalmente uscire dall'invisibilità, sottrarsi alle
manipolazioni, raccontare direttamente la propria
verità senza bisogno delle tradizionali mediazioni e
senza l'obbligo di sottomettersi a filtri imposti da altri
PEOPLE HAVE THE POWER: O NO?
UN PRIMO DATO: I TRADIZIONALI ATTORI
POLITICI NON SONO PIÙ CREDIBILI
il processo di progressiva delegittimazione della
politica, in atto già da diversi anni, ha subito una
brusca accelerazione con l'aggravarsi della crisi
economica, coinvolgendo anche il sistema
dell'informazione, quel campo giornalistico (inteso in
realtà come sottocampo del campo politico) che
intreccia con il potere un rapporto ambivalente, sulla
base delle due opposizioni simmetriche, autonomia
vs eteronomia e eterodossia vs ortodossia. Di
conseguenza i tradizionali attori politici (professionisti
della politica e dell'informazione) sembrano aver
perso la capacità di imposizione "legittima" di
significati nella narrazione e nella costruzione sociale
della realtà.
ortodossia
eresia
eteronomia
autonomia
Fonte: C. Sorrentino, 2006
IL CAMPO GIORNALISTICO
POSIZIONAMENTO DEL CAMPO GIORNALISTICO
(BENSON 1999)
UN ESEMPIO: TRASFORMAZIONI DEL CAMPO
DEL POTERE IN FRANCIA (BENSON 1999)
CRISI DI CREDIBILITÀ DEGLI “OLD MEDIA”
IL PASSATO
In che modo secondo gli Italiani i giornalisti riferiscono le
notizie?
 In modo parziale ma accettabile – per il 63,8%
 In maniera abbastanza scorretta – per il 19,3%
 In maniera sostanzialmente scorretta – per l’11,7
%
 In maniera decisamente scorretta – per il 4,5 %
Dati Censis (9 marzo 1994) riportati in Faustini, 1995
CRISI DI CREDIBILITÀ DEGLI “OLD MEDIA”
IL PASSATO
Nel 1993
 Il 47, 9 % degli Italiani giudicava poco
attendibili i giornalisti della televisione e della
carta stampata
 Il 7% degli Italiani considerava la categoria
del tutto inaffidabile
(sondaggio commissionato da “Il Mondo”alla SWG di Trieste e pubblicato
nel numero del 22 – 29 novembre 1993 – riportato in Faustini, 1995)
OGGI GLI ITALIANI SI INFORMANO COSÌ …
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 -
GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
EVOLUZIONE DELLE PRATICHE
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 -
GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
CREDIBILITÀ
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 -
GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
UTILIZZO DI INTERNET
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 -
GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
CHE COSA FANNO I CITTADINI IN RETE
Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 -
GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
NUOVE MITOLOGIE: LA RETE COME REDENZIONE
Si impone l’idea quasi mistica di una Rete in
grado di riempire il vuoto di legittimazione,
grazie alla capacità di sottrarre il pubblico
alla passività imposta dai cosiddetti "media
della solitudine”(De Biase 2011), come la
televisione, per restituirgli un ruolo attivo e
partecipativo, di produttore autonomo non
solo di cultura e informazione condivisa, ma
anche di strategia politica e visione del
futuro.
LA GRANDE CONVERSAZIONE
STRATEGIE DI RILEGITTIMAZIONE: L’INTERLOCUZIONE
“ESPERTA” PROPOSTA DAI MEDIA
I media tradizionali si affannano a recuperare
credibilità, cercando di ridisegnare il proprio
ruolo in una prospettiva conversazionale che
valorizzi il rapporto di collaborazione "alla pari"
non più con spettatori/lettori silenziosi e invisibili
ma con cittadini consapevoli e attenti, che non
solo rifiutano di subire le narrazioni imposte ma
sono in grado di negoziare e co-costruire
orizzonti di senso.
OVVERO:
AMICI, TWITTATE CON NOI, TWITTATE PER NOI …
E, SOPRATTUTO, FATE RT #SIAMOTUTTIUNAGRANDEFAMIGLIA
ALLORA TUTTO OK?
Forse no.
Perché questa visione edenica della Rete corrisponda davvero
a realtà, dovremmo verificare almeno due condizioni
indispensabili
PRIMA CONDIZIONE
La Rete è la nuova agorà?
ovvero uno spazio nel quale i differenti attori
sociali (da coloro che finora hanno detenuto il
monopolio del linguaggio legittimo fino a quanti
rivendicano la possibilità di riscrivere,
rovesciandole, le regole del gioco
dell'informazione e, più in generale, della
comunicazione) abbiano la possibilità di agire e
comunicare liberamente, senza condizionamenti
e senza opacità.
SECONDA CONDIZIONE
I cittadini digitali hanno tutti in dote il capitale
culturale sufficiente?
ovvero: il capitale culturale necessario sia per
produrre un discorso pubblico o
semipubblico autonomo, sia per recepire,
verificare, condividere criticamente la
comunicazione altrui, si tratti di informazione
o marketing
IL DIGITALE REINTERMEDIA SOTTO NUOVE
FORME
"Il digitale non è solo disintermediazione. Reintermedia
sotto nuove forme. E consegna un potere enorme
alle piattaforme tecnologiche. La tecnologia non è
neutrale. I detentori delle piattaforme tecnologiche
sono pochi: essenzialmente di due tipi: motori di
ricerca, e società che gestiscono l'accesso, sia sulla
rete fissa che in mobilità. A essere più precisi, lo
scenario vede agire: organizzatori di conoscenza e
indirizzatori di visibilità, detentori del tubo in cui passa
l'informazione, e grandi piattaforme di aggregazione
sociale". (Zambardino– Russo 2009)
BUZZ MARKETING
Strategia di marketing aggressiva e non
convenzionale che si applica anche al
mercato dei beni simbolici (informazione e
cultura).
FILTERBUBBLE
REGOLA DELLA PARTECIPAZIONE INEGUALE
NET NEUTRALITY
INFLUENCER
MODESTAMENTE … MA POTREI IMPEGNARMI DI
PIÙ
CAPITALE CULTURALE: INTERNET SALVERÀ IL 70% DI
ITALIANI CHE FA FATICA A COMPRENDERE UN TESTO?
INFORMATION OVERLOAD E STRATEGIA DELLA
DISATTENZIONE
 Se un'idea, un messaggio, viene ripetuto in
modo molto insistente attraverso molti mezzi
e in modo coordinato, tende a diventare per
molte persone, appunto, "la prima idea che
viene in mente". E a essa si tende a ricorrere
tanto più spesso quanto più si vive in una
condizione generale di information overload
e dunque di disattenzione, che sfavorisce il
ragionamento e favorisce l'intuizione". (Di
Biase 2011)
L’OPINIONE PUBBLICA ESISTE?
Va dimostrato che effettivamente un'opinione
pubblica esista, nel senso che:
a) la produzione di un'opinione sia
effettivamente alla portata di tutti;
b) tutte le opinioni si equivalgano;
c) ci sia accordo sulle questioni che meritano di
essere affrontate. (Bourdieu, 1971)
COMPETENZA COMUNICATIVA
“L'accesso al linguaggio legittimo è del tutto
ineguale e la competenza teoricamente
universale, che i linguisti distribuiscono con
tanta liberalità a tutti, è in realtà monopolio di
pochi" (Pierre Bourdieu, Risposte, pag.111).
Potremmo allargare il concetto di "competenza
linguistica" a una più ampia "competenza
comunicativa", che presupponga fra l'altro la
capacità di decodifica e riuso dei meccanismi
sopra brevemente accennati.
LE OPINIONI NON SONO TUTTE UGUALI
DAL 1971 AL 2006, DA BOURDIEU A HABERMAS
"The political public sphereneeds input
fromcitizenswhogive voice to society’sproblems
and whorespondto the issuesarticulated in elite
discourse. There are two major causesfor a
systematiclackofthiskindof feedback loop. Social
deprivation and cultural
exclusionofcitizensexplainthe selectiveaccessto
and unevenparticipation in
mediatedcommunication, whereas the
colonizationof the public sphereby market
imperativesleadsto a peculiarparalysisofcivil
society". (J.Habermas, 2006)
… E DA HABERMAS A BOURDIEU
"La problematica dominante, (vale a dire la
problematica che interessa in modo
particolare coloro che detengono il potere e
che vogliono essere informati sui mezzi di cui
possono avvalersi per organizzare la loro
azione politica) è controllata in modo
diseguale dalle diverse classi sociali e, fatto
importante, queste diverse classi sociali sono
più o meno capaci di produrre una contro-
problematica" (Bourdieu, 1971)
MA LA GENTE CHE NE SA?
CHE COSA CREDE L’UTENTE MEDIO DELLA RETE?
All’utente medio della Rete viene fatto credere
che che la sua semplice presenza in rete sia
l'espressione concreta della radicalità di una
nuova democrazia mediatica.
Esempio: la retorica dei Nativi Digitali, i “Figli
della Rete” che tutto sanno per privilegio
generazionale.
ECOSISTEMA DELL’INFORMAZIONE: UNA
METAFORA IRENICA
UNA STRATEGIA DI LEGITTIMAZIONE
I media “ufficiali” sono costretti, per mantenere
in qualche modo il monopolio del discorso
legittimo (e le quote di mercato), a cercare
l'alleanza della Rete, riscrivendo il loro ruolo
nei termini della collaborazione con blogger e
citizen journalists.
UN PROBLEMA DI SOSTENIBILITÀ ECONOMICA?
"L'ecosistema dell'informazione si è arricchito di
protagonisti. Professionisti e non professionisti
dell'informazione. Esperti, fonti e archivi disponibili a
contribuire gratuitamente e che possono farlo
direttamente al servizio del pubblico. Per i giornali
orientati al profitto questa è una realtà con la quale
allearsi. I loro costi e i loro margini non consentiranno
di svolgere tutta la ricerca della quale ci sarebbe
bisogno. la troveranno fatta dalle iniziative non profit.
Sarà il caso di valorizzarla. Con l'approccio simbiotico
che caratterizza non certo tutto, ma molta parte
dell'attività più produttiva che le persone e le
organizzazioni sviluppano in rete". (De Biase 2011)
PRIMO DUBBIO MALIZIOSO
La metafora rassicurante della "simbiosi", funzionale ad
un'altra immagine dominante nella descrizione
odierna delle prospettive per l'informazione, ovvero
quella dell'"ecosistema", forse nasconde altro.
In primo luogo la strategia di ri-legittimazione del
giornalismo professionale che si arroga il diritto, di
fatto, di selezionare e filtrare le storie scovate dal
pubblico e di conferire ad alcune di esse maggiore o
minore visibilità sulla base di presupposti non
chiaramente esplicitati e condivisi (che risentono, fra
l'altro, dei diktat del marketing) e che quindi, fra
l'altro, non garantiscono l'efficacia e la pertinenza
della scelta.
SECONDO DUBBIO MALIZIOSO
Lo sfruttamento del lavoro gratuito e spontaneo di molti
"prosumer", restituendo loro in cambio giusto un po'
di visibilità (un bene, in Rete, estremamente volatile),
rimanda forse ad una generale tendenza alla
precarizzazione e svalutazione del lavoro
intellettuale, in nome di interessi che poco hanno a
che fare con la trasparenza dell'informazione e la
capacità di impostare sul serio un'adeguata ed
efficace "comunicazione dal basso". Il tempo e le
risorse che i "non professionisti" mettono a
disposizione con tanto generoso disinteresse in realtà
hanno come scopo quello di garantire un modello di
business in grado di minimizzare i costi e garantire
profitti per altri soggetti
UN TEMPO FUNZIONAVA COSÌ …
OGGI…
 Chiudono gli uffici di corrispondenza internazionale
 Si è cominciato a pensare di poter fare a meno delle
agenzie
 Il “paradosso dello spettatore totale”, frutto della
mitizzazione della diretta satellitare (Scurati, 2003), ha
indebolito la capacità di mediazione e interpretazione
giornalistica
 Si sta affermando il “paradosso dello spettatore
preveggente” (Scurati, 2003)
 La “deriva del commento” trasforma l’informazione in una
“questione di opinioni” estremamente polarizzata
Il sistema non ha più il monopolio sui “cancelli”
dell’informazione
ESTENSIONE DEL DOMINIO DELLA LOTTA
La parola "campo" in questo senso si oppone all'irenicità della metafora
"ecologica": perché comunque rimanda a
lotta, strategia, competizione, rinegoziazione delle poste in gioco
nell'economia dei beni simbolici.
VIOLENZA SIMBOLICA?
Si cancella (apparentemente) la lotta che vede come
posta decisiva la credibilità e si propone una
collaborazione "simbiotica" fra le parti. Ma la
dissimulazione pratica di questa strategia finisce per
configurarsi nei termini della violenza simbolica: il
misconoscimento alla base del meccanismo è, per
usare le parole di Bourdieu, "il fatto di accettare
quell'insieme di presupposti fondamentali,
preriflessivi, che gli agenti sociali fanno entrare in
gioco per il semplice fatto di prendere il mondo come
ovvio, e di trovarlo naturale così com'è perché vi
applicano strutture cognitive derivate dalle strutture di
quello stesso mondo". (Risposte, pag. 129)
CONCLUSIONE PROVVISORIA
In definitiva l’informazione nella sua
dimensione digitale off e online è oggi ancora
campo di battaglia per tensioni non risolte fra
differenti attori sociali e l'equilibrio non
sembra proprio così a portata di mano.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Pierre Bourdieu, Risposte, Per un’antropologia riflessiva, Torino, 1992
Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, Milano, 2009
Pierre Bourdieu, Sul concetto di campo in sociologia, Roma, 2010 (in particolare il testo
Campo politico, delle scienze sociali, e giornalistico)
Pierre Bourdieu, Sulla Televisione, Milano, 1997
Pierre Bourdieu, Il mondo sociale mi riesce sopportabile perché posso arrabbiarmi, Roma,
2004
Anna Boschetti, La rivoluzione simbolica di Pierre Bourdieu, con un inedito e altri scritti,
Venezia, 2003
Massimo Russo, Vittorio Zambardino, Eretici digitali, Milano 2009
Luca De Biase, Cambiare Pagina, Per sopravvivere ai media della solitudine, Milano, 2011
Augusto Valeriani, TwitterFactor, Come i nuovi media cambiano la politica internazionale, Bari,
2011
Vanni Codeluppi, Ipermondo, Dieci chiavi per capire il presente, Bari, 2012
Ferdinando Giugliano, John Loyd, Eserciti di carta, come si fa informazione in Italia, Milano,
2013
Gianni Riotta, Il Web ci rende liberi? Politica e vita quotidiana nel mondo digitale, Torino, 2013
Davide Bennato, Sociologia dei media digitali, Relazioni sociali e processi comunicativi del
web partecipativo, Bari, 2013

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Strategie di legittimazione fra old e new media

  • 1. STRATEGIE DI LEGITTIMAZIONE NELL'ECOSISTEMA INFORMATIVO FRA OLD E NEW MEDIA. Università degli Studi di Pisa Dottorato di Ricerca in Sociologia e Storia della Modernità a.a. 2012 - 2013 Seminario Permanente sulla Sociologia di Pierre Bourdieu A cura di Lorenza Boninu “Il mondo sociale mi riesce sopportabile perché posso arrabbiarmi” Pierre Bourdieu
  • 2. UN INTERVENTO MILITANTE Bourdieu, rivendicando per la sociologia il compito fondamentale di "disvelamento" dei meccanismi di dominio sociale, non evitò, il dovere dell'impegno apertamente militante. L’eredità di Bourdieu rivendicata in questo intervento è in primo luogo questa: la connotazione politica, ma non pregiudizialmente ideologica, insita nello smontaggio di un certo tipo di retorica dominante nel dibattito pubblico.
  • 3. L’INTELLIGENZA COLLETTIVA/CONNETTIVA: UNA MITOLOGIA POSTMODERNA "Una vecchia battuta di Molière in "Lesfemmessavantes" recita in questo modo: Un gentiluomo è qualcuno che sa tutto senza avere imparato niente. Penso che con Internet, con il Web e con l'accesso che abbiamo a questa intelligenza collettiva, a questa base cognitiva, siamo tutti dei gentiluomini. Possiamo avere accesso a tutto senza avere imparato mai niente. Ciò è divertente, fa parte del piacere di appartenere della nostra epoca, di essere legati a questa formidabile memoria collettiva” Derrick De Kerkhove 1998
  • 4. LA FASE DELL’ENTUSIASMO A cavallo del nuovo secolo, la Rete appariva per molti di noi un luogo inesplorato che consentiva di stabilire connessioni impensate, di raccogliere informazioni e conoscenze in precedenza indisponibili, di superare i confini dei nostri piccoli mondi autoreferenziali
  • 5. UNA TESTIMONIANZA PERSONALE "Eppure, Internet … che formidabile strumento comunicativo… Che inesauribile serbatoio di informazioni… Che eccitante territorio di sperimentazione e contaminazione espressiva …Riflesso del mondo reale, e quindi terreno di battaglia e di conquista per chi ne vorrebbe spegnere le pericolose potenzialità liberatrici e demistificatrici, per chi lo vorrebbe trasformare in uno squallido sexi– shop formato globale o in un bazar di merci e desideri non naturali e non necessari sottomesso alla logica della persuasione occulta e della manipolazione di massa… Ecco perché l’ho scelto come terreno per i miei esperimenti di ibridazione, contaminazione, combinazione. Strumento di viaggio, eserciziario di confronti e di sfide intellettive, scrigno di notizie, rete gettata non sul vuoto solipsistico di cybernauti frustrati ma sulla complessità inesauribile della realtà, aggancio fra la mia disordinata babelica biblioteca (alzo gli occhi e la vedo, come sempre polverosa e caotica) e le biblioteche, di carta e non solo, del resto del mondo". “Contaminazioni” febbraio 2003
  • 6. CHI ERANO, ALLORA, I BLOGGER?  appartenenti ad una frazione del campo intellettuale sostanzialmente emarginata dal punto di vista del capitale sia economico sia simbolico (insegnanti, studenti, impiegati, precari, comunicatori, aspiranti scrittori, etc).  la quotidiana attività di scrittura, non di rado piuttosto impegnativa (cura della forma, ricerca di fonti attendibili, acquisizione di competenze tecniche via via più approfondite), era presentata agli altri come un hobby, un qualcosa fatto per pura "passione", per "amore di conoscenza", per "volontà di sperimentare e condividere", quindi gratuitamente, in modo del tutto "disinteressato".
  • 7. QUAL ERA LA VERA POSTA IN GIOCO? In realtà l'attuazione di strategie di visibilità (per quanto ancora ingenue rispetto alle attuali tecniche SEO), la verifica compulsiva del numero di accessi, la partecipazione a "classifiche” … rivelavano che la posta in gioco, per buona parte di coloro che fra il 2003 e il 2004, partecipavano alla prima impetuosa diffusione del fenomeno blog in Italia era esprimibile, fondamentalmente, in termini di "reputazione”, ovvero di “capitale simbolico”
  • 8. MA COME SI ENTRAVA NEL GIOCO? Nel gioco della cosiddetta "comunicazione dal basso" non si entrava davvero senza un investimento iniziale (si veda, nelle mie parole, il riferimento alla "babelica libreria"): nel senso che bisognava aver qualcosa da buttare sul piatto, contenuti o argomenti da discutere, insomma un capitale "culturale”.
  • 9. OVVERO …  Argomenti e conoscenze pregresse, ottenute per lo più “fuori” dalla Rete.  Senso d’orientamento: saper reperire, distinguere, valutare e interpretare le informazioni.  Capacità di comunicare in modo pertinente ed efficace, anche se apparentemente spontaneo e colloquiale: ma lo stile era di fatto espressione dell'habitus, ovvero delle qualità sociali "incorporate" pertinenti in quel particolare ambito  senso quasi istintivo del gioco "sociale", o collusio, che bisognava costantemente dimostrare nel relazionarsi con gli altri giocatori nello scivoloso terreno dei commenti ai post e dei link incrociati
  • 10. LA “BLOGOSFERA” È UN “CAMPO”? La contrapposizione fra“professionisti” (giornalisti) e “dilettanti” (blogger), ovvero fra “discorso legittimo” e “fuffa”, era in realtà la manifestazione di una lotta per la ridefinizione delle posizioni dominanti all'interno del campo intellettuale, in conseguenza dell'affermazione di un nuovo medium che determinava un'alterazione delle regole del gioco.
  • 11. E ARRIVÒ LA “GGENTE” …
  • 12. E LA “GGENTE” FINÌ SOPRATTUTTO SU FACEBOOK A PARLARE DEI FATTI SUOI…
  • 13. … E A “FOLLOWARE” I VIP SU TWITTER
  • 14. APOCALITTICI VS INTEGRATI Il “grande pubblico” si divide ormai in  Apocalittici: spaventati dall'intrusione massiccia e apparentemente incontrollabile di Internet nella nostra privacy (e i media mainstream incoraggiano il panico)  Integrati (sempre più numerosi): in virtù della facilità d'uso e della capacità di contagio "virale" dei social network, in primo luogo Facebook (ma anche Twitter)
  • 15. UBIQUITÀ E NORMALIZZAZIONE DELLA RETE La diffusione dei dispositivi mobili, come smartphone e tablet, ha rapidamente abbattuto per ciascuno di noi i confini fra la vita "dentro" e "fuori" la Rete. La nostra esperienza mediale è sempre più ibrida (fra old e new media), connessa, interattiva.
  • 16. MEDIA DIGITALI VS MEDIA “FISICI”: COME STANNO CAMBIANDO LE ABITUDINI DEGLI UTENTI http://techmedianow.blogspot.it/2012/08/do-tablet-and-smartphone-owners-care.html
  • 17. IL POTERE DEI SENZA POTERE
  • 18. IL POTERE DEI SENZA POTERE La possibilità teorica di interagire praticamente con chiunque, abbattendo gerarchie e distanze comunicative, una possibilità particolarmente evidente su Twitter, suggerisce che l'utopia di una democrazia orizzontale, reticolare, trasparente, caratterizzata da un controllo diretto da parte delle persone comuni dei flussi informativi e dei processi decisionali, sia praticamente a portata di mano. Sembra che il "potere dei senza potere" possa finalmente uscire dall'invisibilità, sottrarsi alle manipolazioni, raccontare direttamente la propria verità senza bisogno delle tradizionali mediazioni e senza l'obbligo di sottomettersi a filtri imposti da altri
  • 19. PEOPLE HAVE THE POWER: O NO?
  • 20. UN PRIMO DATO: I TRADIZIONALI ATTORI POLITICI NON SONO PIÙ CREDIBILI il processo di progressiva delegittimazione della politica, in atto già da diversi anni, ha subito una brusca accelerazione con l'aggravarsi della crisi economica, coinvolgendo anche il sistema dell'informazione, quel campo giornalistico (inteso in realtà come sottocampo del campo politico) che intreccia con il potere un rapporto ambivalente, sulla base delle due opposizioni simmetriche, autonomia vs eteronomia e eterodossia vs ortodossia. Di conseguenza i tradizionali attori politici (professionisti della politica e dell'informazione) sembrano aver perso la capacità di imposizione "legittima" di significati nella narrazione e nella costruzione sociale della realtà.
  • 22. POSIZIONAMENTO DEL CAMPO GIORNALISTICO (BENSON 1999)
  • 23. UN ESEMPIO: TRASFORMAZIONI DEL CAMPO DEL POTERE IN FRANCIA (BENSON 1999)
  • 24. CRISI DI CREDIBILITÀ DEGLI “OLD MEDIA” IL PASSATO In che modo secondo gli Italiani i giornalisti riferiscono le notizie?  In modo parziale ma accettabile – per il 63,8%  In maniera abbastanza scorretta – per il 19,3%  In maniera sostanzialmente scorretta – per l’11,7 %  In maniera decisamente scorretta – per il 4,5 % Dati Censis (9 marzo 1994) riportati in Faustini, 1995
  • 25. CRISI DI CREDIBILITÀ DEGLI “OLD MEDIA” IL PASSATO Nel 1993  Il 47, 9 % degli Italiani giudicava poco attendibili i giornalisti della televisione e della carta stampata  Il 7% degli Italiani considerava la categoria del tutto inaffidabile (sondaggio commissionato da “Il Mondo”alla SWG di Trieste e pubblicato nel numero del 22 – 29 novembre 1993 – riportato in Faustini, 1995)
  • 26. OGGI GLI ITALIANI SI INFORMANO COSÌ … Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
  • 27. EVOLUZIONE DELLE PRATICHE Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
  • 28. CREDIBILITÀ Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
  • 29. UTILIZZO DI INTERNET Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
  • 30. CHE COSA FANNO I CITTADINI IN RETE Fonte : OSSERVATORIO CAPITALE SOCIALE - DICEMBRE 2012 - GLI ITALIANI E L'INFORMAZIONE
  • 31. NUOVE MITOLOGIE: LA RETE COME REDENZIONE Si impone l’idea quasi mistica di una Rete in grado di riempire il vuoto di legittimazione, grazie alla capacità di sottrarre il pubblico alla passività imposta dai cosiddetti "media della solitudine”(De Biase 2011), come la televisione, per restituirgli un ruolo attivo e partecipativo, di produttore autonomo non solo di cultura e informazione condivisa, ma anche di strategia politica e visione del futuro.
  • 33. STRATEGIE DI RILEGITTIMAZIONE: L’INTERLOCUZIONE “ESPERTA” PROPOSTA DAI MEDIA I media tradizionali si affannano a recuperare credibilità, cercando di ridisegnare il proprio ruolo in una prospettiva conversazionale che valorizzi il rapporto di collaborazione "alla pari" non più con spettatori/lettori silenziosi e invisibili ma con cittadini consapevoli e attenti, che non solo rifiutano di subire le narrazioni imposte ma sono in grado di negoziare e co-costruire orizzonti di senso.
  • 34. OVVERO: AMICI, TWITTATE CON NOI, TWITTATE PER NOI … E, SOPRATTUTO, FATE RT #SIAMOTUTTIUNAGRANDEFAMIGLIA
  • 35. ALLORA TUTTO OK? Forse no. Perché questa visione edenica della Rete corrisponda davvero a realtà, dovremmo verificare almeno due condizioni indispensabili
  • 36. PRIMA CONDIZIONE La Rete è la nuova agorà? ovvero uno spazio nel quale i differenti attori sociali (da coloro che finora hanno detenuto il monopolio del linguaggio legittimo fino a quanti rivendicano la possibilità di riscrivere, rovesciandole, le regole del gioco dell'informazione e, più in generale, della comunicazione) abbiano la possibilità di agire e comunicare liberamente, senza condizionamenti e senza opacità.
  • 37. SECONDA CONDIZIONE I cittadini digitali hanno tutti in dote il capitale culturale sufficiente? ovvero: il capitale culturale necessario sia per produrre un discorso pubblico o semipubblico autonomo, sia per recepire, verificare, condividere criticamente la comunicazione altrui, si tratti di informazione o marketing
  • 38. IL DIGITALE REINTERMEDIA SOTTO NUOVE FORME "Il digitale non è solo disintermediazione. Reintermedia sotto nuove forme. E consegna un potere enorme alle piattaforme tecnologiche. La tecnologia non è neutrale. I detentori delle piattaforme tecnologiche sono pochi: essenzialmente di due tipi: motori di ricerca, e società che gestiscono l'accesso, sia sulla rete fissa che in mobilità. A essere più precisi, lo scenario vede agire: organizzatori di conoscenza e indirizzatori di visibilità, detentori del tubo in cui passa l'informazione, e grandi piattaforme di aggregazione sociale". (Zambardino– Russo 2009)
  • 39. BUZZ MARKETING Strategia di marketing aggressiva e non convenzionale che si applica anche al mercato dei beni simbolici (informazione e cultura).
  • 44. MODESTAMENTE … MA POTREI IMPEGNARMI DI PIÙ
  • 45. CAPITALE CULTURALE: INTERNET SALVERÀ IL 70% DI ITALIANI CHE FA FATICA A COMPRENDERE UN TESTO?
  • 46. INFORMATION OVERLOAD E STRATEGIA DELLA DISATTENZIONE  Se un'idea, un messaggio, viene ripetuto in modo molto insistente attraverso molti mezzi e in modo coordinato, tende a diventare per molte persone, appunto, "la prima idea che viene in mente". E a essa si tende a ricorrere tanto più spesso quanto più si vive in una condizione generale di information overload e dunque di disattenzione, che sfavorisce il ragionamento e favorisce l'intuizione". (Di Biase 2011)
  • 47. L’OPINIONE PUBBLICA ESISTE? Va dimostrato che effettivamente un'opinione pubblica esista, nel senso che: a) la produzione di un'opinione sia effettivamente alla portata di tutti; b) tutte le opinioni si equivalgano; c) ci sia accordo sulle questioni che meritano di essere affrontate. (Bourdieu, 1971)
  • 48. COMPETENZA COMUNICATIVA “L'accesso al linguaggio legittimo è del tutto ineguale e la competenza teoricamente universale, che i linguisti distribuiscono con tanta liberalità a tutti, è in realtà monopolio di pochi" (Pierre Bourdieu, Risposte, pag.111). Potremmo allargare il concetto di "competenza linguistica" a una più ampia "competenza comunicativa", che presupponga fra l'altro la capacità di decodifica e riuso dei meccanismi sopra brevemente accennati.
  • 49. LE OPINIONI NON SONO TUTTE UGUALI
  • 50. DAL 1971 AL 2006, DA BOURDIEU A HABERMAS "The political public sphereneeds input fromcitizenswhogive voice to society’sproblems and whorespondto the issuesarticulated in elite discourse. There are two major causesfor a systematiclackofthiskindof feedback loop. Social deprivation and cultural exclusionofcitizensexplainthe selectiveaccessto and unevenparticipation in mediatedcommunication, whereas the colonizationof the public sphereby market imperativesleadsto a peculiarparalysisofcivil society". (J.Habermas, 2006)
  • 51. … E DA HABERMAS A BOURDIEU "La problematica dominante, (vale a dire la problematica che interessa in modo particolare coloro che detengono il potere e che vogliono essere informati sui mezzi di cui possono avvalersi per organizzare la loro azione politica) è controllata in modo diseguale dalle diverse classi sociali e, fatto importante, queste diverse classi sociali sono più o meno capaci di produrre una contro- problematica" (Bourdieu, 1971)
  • 52. MA LA GENTE CHE NE SA?
  • 53. CHE COSA CREDE L’UTENTE MEDIO DELLA RETE? All’utente medio della Rete viene fatto credere che che la sua semplice presenza in rete sia l'espressione concreta della radicalità di una nuova democrazia mediatica. Esempio: la retorica dei Nativi Digitali, i “Figli della Rete” che tutto sanno per privilegio generazionale.
  • 55. UNA STRATEGIA DI LEGITTIMAZIONE I media “ufficiali” sono costretti, per mantenere in qualche modo il monopolio del discorso legittimo (e le quote di mercato), a cercare l'alleanza della Rete, riscrivendo il loro ruolo nei termini della collaborazione con blogger e citizen journalists.
  • 56. UN PROBLEMA DI SOSTENIBILITÀ ECONOMICA? "L'ecosistema dell'informazione si è arricchito di protagonisti. Professionisti e non professionisti dell'informazione. Esperti, fonti e archivi disponibili a contribuire gratuitamente e che possono farlo direttamente al servizio del pubblico. Per i giornali orientati al profitto questa è una realtà con la quale allearsi. I loro costi e i loro margini non consentiranno di svolgere tutta la ricerca della quale ci sarebbe bisogno. la troveranno fatta dalle iniziative non profit. Sarà il caso di valorizzarla. Con l'approccio simbiotico che caratterizza non certo tutto, ma molta parte dell'attività più produttiva che le persone e le organizzazioni sviluppano in rete". (De Biase 2011)
  • 57. PRIMO DUBBIO MALIZIOSO La metafora rassicurante della "simbiosi", funzionale ad un'altra immagine dominante nella descrizione odierna delle prospettive per l'informazione, ovvero quella dell'"ecosistema", forse nasconde altro. In primo luogo la strategia di ri-legittimazione del giornalismo professionale che si arroga il diritto, di fatto, di selezionare e filtrare le storie scovate dal pubblico e di conferire ad alcune di esse maggiore o minore visibilità sulla base di presupposti non chiaramente esplicitati e condivisi (che risentono, fra l'altro, dei diktat del marketing) e che quindi, fra l'altro, non garantiscono l'efficacia e la pertinenza della scelta.
  • 58. SECONDO DUBBIO MALIZIOSO Lo sfruttamento del lavoro gratuito e spontaneo di molti "prosumer", restituendo loro in cambio giusto un po' di visibilità (un bene, in Rete, estremamente volatile), rimanda forse ad una generale tendenza alla precarizzazione e svalutazione del lavoro intellettuale, in nome di interessi che poco hanno a che fare con la trasparenza dell'informazione e la capacità di impostare sul serio un'adeguata ed efficace "comunicazione dal basso". Il tempo e le risorse che i "non professionisti" mettono a disposizione con tanto generoso disinteresse in realtà hanno come scopo quello di garantire un modello di business in grado di minimizzare i costi e garantire profitti per altri soggetti
  • 59. UN TEMPO FUNZIONAVA COSÌ …
  • 60. OGGI…  Chiudono gli uffici di corrispondenza internazionale  Si è cominciato a pensare di poter fare a meno delle agenzie  Il “paradosso dello spettatore totale”, frutto della mitizzazione della diretta satellitare (Scurati, 2003), ha indebolito la capacità di mediazione e interpretazione giornalistica  Si sta affermando il “paradosso dello spettatore preveggente” (Scurati, 2003)  La “deriva del commento” trasforma l’informazione in una “questione di opinioni” estremamente polarizzata Il sistema non ha più il monopolio sui “cancelli” dell’informazione
  • 61. ESTENSIONE DEL DOMINIO DELLA LOTTA La parola "campo" in questo senso si oppone all'irenicità della metafora "ecologica": perché comunque rimanda a lotta, strategia, competizione, rinegoziazione delle poste in gioco nell'economia dei beni simbolici.
  • 62. VIOLENZA SIMBOLICA? Si cancella (apparentemente) la lotta che vede come posta decisiva la credibilità e si propone una collaborazione "simbiotica" fra le parti. Ma la dissimulazione pratica di questa strategia finisce per configurarsi nei termini della violenza simbolica: il misconoscimento alla base del meccanismo è, per usare le parole di Bourdieu, "il fatto di accettare quell'insieme di presupposti fondamentali, preriflessivi, che gli agenti sociali fanno entrare in gioco per il semplice fatto di prendere il mondo come ovvio, e di trovarlo naturale così com'è perché vi applicano strutture cognitive derivate dalle strutture di quello stesso mondo". (Risposte, pag. 129)
  • 63. CONCLUSIONE PROVVISORIA In definitiva l’informazione nella sua dimensione digitale off e online è oggi ancora campo di battaglia per tensioni non risolte fra differenti attori sociali e l'equilibrio non sembra proprio così a portata di mano.
  • 64. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Pierre Bourdieu, Risposte, Per un’antropologia riflessiva, Torino, 1992 Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, Milano, 2009 Pierre Bourdieu, Sul concetto di campo in sociologia, Roma, 2010 (in particolare il testo Campo politico, delle scienze sociali, e giornalistico) Pierre Bourdieu, Sulla Televisione, Milano, 1997 Pierre Bourdieu, Il mondo sociale mi riesce sopportabile perché posso arrabbiarmi, Roma, 2004 Anna Boschetti, La rivoluzione simbolica di Pierre Bourdieu, con un inedito e altri scritti, Venezia, 2003 Massimo Russo, Vittorio Zambardino, Eretici digitali, Milano 2009 Luca De Biase, Cambiare Pagina, Per sopravvivere ai media della solitudine, Milano, 2011 Augusto Valeriani, TwitterFactor, Come i nuovi media cambiano la politica internazionale, Bari, 2011 Vanni Codeluppi, Ipermondo, Dieci chiavi per capire il presente, Bari, 2012 Ferdinando Giugliano, John Loyd, Eserciti di carta, come si fa informazione in Italia, Milano, 2013 Gianni Riotta, Il Web ci rende liberi? Politica e vita quotidiana nel mondo digitale, Torino, 2013 Davide Bennato, Sociologia dei media digitali, Relazioni sociali e processi comunicativi del web partecipativo, Bari, 2013