2. L’ Unità d’ itaLia
neL segno… deLL’acqUa
• Gli alunni delle classi seconda e terza di Torrepaduli
continuando il percorso sull’unità d’ITALIA, sono stati
coinvolti in un lavoro educativo didattico usando come
narratore d’eccezione l’ ACQUA.
• Hanno scoperto l’acqua come elemento vitale, come energia,
come risorsa, come bene prezioso che ha accompagnato lo
sviluppo e ha segnato la storia del nostro Paese.
• Il lavoro si è concluso con un la socializzazione dei prodotti
realizzati e con il recital di fine anno.
3. I NOSTRI LAVORI
Tutti insieme per realizzare:
opuscolo
plastico
cartelloni
acrostici
calligrammi
poesie
calendario
7. NONNA RACCONTAMI…
Intervista a nonna Cosimina per conoscere piccole cose di tutti
i giorni dalla viva voce di chi le ha vissute: “Dal rifornimento
all’uso dell’acqua”.
8. I nonni i nonni
I nonni ci aiutano
I nonni
a crescere una mappa per noi
e ci coccolano. da aprire
Ci insegnano che ci farà capire
a parlare e a camminare;
ci danno coraggio la strada da seguire.
e si fanno amare. I nonni:
Voglion tanto bene
a noi nipotini un libro aperto
e, guardandoci senza segnetto
si rivedono bambini. sul quale leggiamo
I nonni son
cascate di saggezza, e impariamo.
di comprensione e di generosità, I nonni:
di amore e di bontà. carezze, coccole
I loro racconti
ci incantano e fiumi d’amore
ci stupiscono di parole dolci e
i loro ricordi di sorprese da batticuore!
ci educano e ci
istruiscono!
9. •Oggi l’acqua è in ogni casa, basta aprire il rubinetto, ai vostri
tempi c’era l’acqua in casa?
Oggi far scorrere l’acqua da un rubinetto è un gesto semplice, ma ai
miei tempi ci rifornivamo da pozzi privati e da qualche cisterna.
10. • Il pozzo era correlato di alcuni elementi indispensabili quali la
catena, la carrucola, il secchio e la “grata” di copertura. Ad essi
si aggiungevano, all’interno una scaletta, una pompa
meccanica e gli uncini; all’esterno una mensola con mestolo e
bicchiere, una panca e una lampada. Spesso era affiancato da
alberi, abbeveratoio per il bestiame e vasca per usi agrari.
• Oltre alla funzione principale il pozzo, soprattutto l’area ad
esso adiacente, assolveva anche altre mansioni, era luogo di
incontro nelle sere estive e un fresco giaciglio per il riposo
pomeridiano, la parte sotterranea poi, il fondo, poteva
trasformarsi in ghiacciaia per conservare e refrigerare gli
alimenti o in nascondiglio segreto in tempo di guerra.
11. In quali recipienti si metteva e come si trasportava?
• Si usavano recipienti di rame e argilla e si trasportava con animali o sulla
testa delle persone.
12. Dove si conservava l’acqua per bere, cucinare e per lavarsi?
• Nelle case l’acqua veniva conservata in grossi orci panciuti di terracotta
dalla bocca molto larga dove si immergeva l’inconfondibile mestolo di rame per
attingere con parsimonia e non sprecare il liquido prezioso.
13. C’era sempre o in qualche periodo dell’anno scarseggiava?
Di solito c’era sempre in quanto le falde ancora non erano state sfruttate.
Racconta come si faceva per lavarsi (bagno, doccia, ecc…) e come si faceva a
scaldarla?
Ci si lavava in poca acqua riscaldata al fuoco nel bacile di rame o di ferro smaltato ed
avere in casa il gabinetto con pozzo nero era lusso di pochi.
14.
15. Si poteva fare il bagno nei mari?
Quando ero piccola non esistevano macchine per spostarsi da una parte all’altra,
ed era fortunato chi aveva la bicicletta.
D’estate, per andare al mare (questo succedeva una volta, al massimo due in tutta la
stagione), c’era solo il traino.
Dove e come si lavavano i piatti?
I piatti si lavavano in un catino con l’acqua di cottura della pasta e al posto della
spugna si usava una foglia di fico.
16. •Dove e come si lavavano i panni?
In passato il bucato si faceva nel “cofunu”, un grande recipiente di terracotta col buco sul fondo perché la lavatrice
non c’era.
Si procedeva così:
Tutta la biancheria sporca veniva raccolta e “rimuddrata”, cioè bagnata, insaponata ben bene e lavata, nella “pila”,
alla meglio.
Poi veniva sistemata a strati nel “comun”: gli indumenti più sporchi venivano messi sul fondo,quelli meno sporchi,
sopra.
Su tutti gli strati si sistemava “lu cinnaraturu”, una specie di tovaglia molto doppia fatta al telaio, e dentro si versava
la cenere precedentemente pulita e setacciata.
Si appendeva, intanto, alla “camastra” “lu quadarottu” (il calderotto) pieno di acqua e si accendeva il fuoco.
Quando l’acqua era ben calda, ma non bollente, veniva versata col “vacaturu” (piccolo recipiente di terracotta col
manico)
sulla cenere.
Si attendeva che l’acqua uscisse dal buco del cofano e si raccogliesse, dopo aver attraversato e penetrato tutta la
biancheria, in un altro grande recipiente di creta: “lu limmu”; la stessa acqua, scaldata ben bene un’altra volta nel
calderotto, veniva versata di nuovo sulla cenere.
Questa operazione veniva ripetuta per quattro, cinque volte.
Dopo si continuava a versare sempre la stessa acqua nel cofano, però bollente.
L’operazione veniva ripetuta per ben altre otto, nove volte.
Alla fine, con gli angoli “dellu cinnaraturu” che uscivano fuori dal cofano, si copriva la cenere e si lasciava raffreddare
tutto fino alla mattina del giorno seguente.
Iniziava, quindi, all’alba del giorno successivo, la seconda fase del bucato. La biancheria veniva cacciata dal cofano,
insaponata di nuovo e lavata ben bene per la seconda volta, sciacquata e risciacquata più volte e … FINALMENTE
stesa al sole!
Con l’acqua del bucato, detta “lissia” (lisciva), tutta la famiglia si lavava la testa e venivano lavati anche i pavimenti di
tutta la casa e gli indumenti colorati.
Fare il cofano era faticoso ma le massaie, a lavoro ultimato, erano contente perché la biancheria così trattata era
veramente pulita e … profumata!
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19. Dove finiva l’acqua sporca?
L’acqua sporca veniva buttata per strada, in quanto nelle case non esistevano le fognature.
Quale acqua si usava per irrigare i campi e per innaffiare le piante?
Per irrigare i campi e per innaffiare le piante si usava l’acqua del pozzo, trasportata a mano
con secchi e “quartare”.
Si usava l’acqua piovana? Dove si raccoglieva?
Sì, si usava l’acqua piovana. Dalle terrazze attraverso tubi di rame scorreva per arrivare nelle
cisterne, dove veniva messa un’anguilla per depurarle.
In quale anno avete avuto l’acqua in casa?
L’acqua in casa è arrivata tra gli anni 60/70.
20. Gra
z
Sie ie, n
t o
noi e e s nni,
are gra
che te z
sem ie di
non abbia pre c
app mo
tut ese uore!
rez to mpi
zia e c di
mo he, vit
pro a p
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te! ,
21. Alla scoperta di fontane e cisterne
Visita al centro storico di Ruffano