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Classi 2^ e 3^
L’ Unità d’ itaLia
        neL segno… deLL’acqUa
• Gli alunni delle classi seconda e terza di Torrepaduli
  continuando il percorso sull’unità d’ITALIA, sono stati
  coinvolti in un lavoro educativo didattico usando come
  narratore d’eccezione l’ ACQUA.
• Hanno scoperto l’acqua come elemento vitale, come energia,
  come risorsa, come bene prezioso che ha accompagnato lo
  sviluppo e ha segnato la storia del nostro Paese.
• Il lavoro si è concluso con un la socializzazione dei prodotti
  realizzati e con il recital di fine anno.
I NOSTRI LAVORI
Tutti insieme per realizzare:
   opuscolo
   plastico
   cartelloni
   acrostici
   calligrammi
   poesie
   calendario
Fantasticando con l’acqua
NONNA RACCONTAMI…
Intervista a nonna Cosimina per conoscere piccole cose di tutti
i giorni dalla viva voce di chi le ha vissute: “Dal rifornimento
all’uso dell’acqua”.
I nonni                            i nonni

I nonni ci aiutano
                                   I nonni
a crescere                         una mappa per noi
e ci coccolano.                    da aprire
Ci insegnano                       che ci farà capire
a parlare e a camminare;
ci danno coraggio                  la strada da seguire.
e si fanno amare.                  I nonni:
Voglion tanto bene
a noi nipotini                     un libro aperto
e, guardandoci                     senza segnetto
si rivedono bambini.               sul quale leggiamo
I nonni son
cascate di saggezza,               e impariamo.
di comprensione e di generosità,   I nonni:
di amore e di bontà.               carezze, coccole
I loro racconti
ci incantano e                     fiumi d’amore
ci stupiscono                      di parole dolci e
i loro ricordi                     di sorprese da batticuore!
ci educano e ci
istruiscono!
•Oggi l’acqua è in ogni casa, basta aprire il rubinetto, ai vostri
tempi c’era l’acqua in casa?
Oggi far scorrere l’acqua da un rubinetto è un gesto semplice, ma ai
miei tempi ci rifornivamo da pozzi privati e da qualche cisterna.
• Il pozzo era correlato di alcuni elementi indispensabili quali la
  catena, la carrucola, il secchio e la “grata” di copertura. Ad essi
  si aggiungevano, all’interno una scaletta, una pompa
  meccanica e gli uncini; all’esterno una mensola con mestolo e
  bicchiere, una panca e una lampada. Spesso era affiancato da
  alberi, abbeveratoio per il bestiame e vasca per usi agrari.
• Oltre alla funzione principale il pozzo, soprattutto l’area ad
  esso adiacente, assolveva anche altre mansioni, era luogo di
  incontro nelle sere estive e un fresco giaciglio per il riposo
  pomeridiano, la parte sotterranea poi, il fondo, poteva
  trasformarsi in ghiacciaia per conservare e refrigerare gli
  alimenti o in nascondiglio segreto in tempo di guerra.
In quali recipienti si metteva e come si trasportava?
• Si usavano recipienti di rame e argilla e si trasportava con animali o sulla
testa delle persone.
Dove si conservava l’acqua per bere, cucinare e per lavarsi?
• Nelle case l’acqua veniva conservata in grossi orci panciuti di terracotta
 dalla bocca molto larga dove si immergeva l’inconfondibile mestolo di rame per
 attingere con parsimonia e non sprecare il liquido prezioso.
C’era sempre o in qualche periodo dell’anno scarseggiava?
Di solito c’era sempre in quanto le falde ancora non erano state sfruttate.
Racconta come si faceva per lavarsi (bagno, doccia, ecc…) e come si faceva a
scaldarla?
Ci si lavava in poca acqua riscaldata al fuoco nel bacile di rame o di ferro smaltato ed
avere in casa il gabinetto con pozzo nero era lusso di pochi.
Si poteva fare il bagno nei mari?
Quando ero piccola non esistevano macchine per spostarsi da una parte all’altra,
ed era fortunato chi aveva la bicicletta.
D’estate, per andare al mare (questo succedeva una volta, al massimo due in tutta la
stagione), c’era solo il traino.
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I piatti si lavavano in un catino con l’acqua di cottura della pasta e al posto della
spugna si usava una foglia di fico.
•Dove e come si lavavano i panni?
In passato il bucato si faceva nel “cofunu”, un grande recipiente di terracotta col buco sul fondo perché la lavatrice
 non c’era.
Si procedeva così:
Tutta la biancheria sporca veniva raccolta e “rimuddrata”, cioè bagnata, insaponata ben bene e lavata, nella “pila”,
alla meglio.
Poi veniva sistemata a strati nel “comun”: gli indumenti più sporchi venivano messi sul fondo,quelli meno sporchi,
sopra.
Su tutti gli strati si sistemava “lu cinnaraturu”, una specie di tovaglia molto doppia fatta al telaio, e dentro si versava
la cenere precedentemente pulita e setacciata.
Si appendeva, intanto, alla “camastra” “lu quadarottu” (il calderotto) pieno di acqua e si accendeva il fuoco.
Quando l’acqua era ben calda, ma non bollente, veniva versata col “vacaturu” (piccolo recipiente di terracotta col
manico)
 sulla cenere.
Si attendeva che l’acqua uscisse dal buco del cofano e si raccogliesse, dopo aver attraversato e penetrato tutta la
biancheria, in un altro grande recipiente di creta: “lu limmu”; la stessa acqua, scaldata ben bene un’altra volta nel
 calderotto, veniva versata di nuovo sulla cenere.
 Questa operazione veniva ripetuta per quattro, cinque volte.
Dopo si continuava a versare sempre la stessa acqua nel cofano, però bollente.
L’operazione veniva ripetuta per ben altre otto, nove volte.
Alla fine, con gli angoli “dellu cinnaraturu” che uscivano fuori dal cofano, si copriva la cenere e si lasciava raffreddare
tutto fino alla mattina del giorno seguente.
Iniziava, quindi, all’alba del giorno successivo, la seconda fase del bucato. La biancheria veniva cacciata dal cofano,
 insaponata di nuovo e lavata ben bene per la seconda volta, sciacquata e risciacquata più volte e … FINALMENTE
stesa al sole!
Con l’acqua del bucato, detta “lissia” (lisciva), tutta la famiglia si lavava la testa e venivano lavati anche i pavimenti di
tutta la casa e gli indumenti colorati.
Fare il cofano era faticoso ma le massaie, a lavoro ultimato, erano contente perché la biancheria così trattata era
 veramente pulita e … profumata!
Dove finiva l’acqua sporca?
L’acqua sporca veniva buttata per strada, in quanto nelle case non esistevano le fognature.
Quale acqua si usava per irrigare i campi e per innaffiare le piante?
Per irrigare i campi e per innaffiare le piante si usava l’acqua del pozzo, trasportata a mano
con secchi e “quartare”.
Si usava l’acqua piovana? Dove si raccoglieva?
Sì, si usava l’acqua piovana. Dalle terrazze attraverso tubi di rame scorreva per arrivare nelle
 cisterne, dove veniva messa un’anguilla per depurarle.
In quale anno avete avuto l’acqua in casa?
L’acqua in casa è arrivata tra gli anni 60/70.
Gra
        z
   Sie ie, n
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                                       te! ,
Alla scoperta di fontane e cisterne
   Visita al centro storico di Ruffano
Insieme per presentare, recitare,
            cantare…
siamo pronti per provare!!!!!!!!!!!!!
Contenti di essere i presentatori, saremo noi che
daremo inizio allo spettacolo.
Recitiamo e interpretiamo:   “PROVERBI BAGNATI”
CANZONE.: “Acqua ma che risorsa sei”
                                      …
In c o r o p e r c a n t a r e e d e s a lt a r e
l’ im p o r t a n z a d e ll’ a c q u a .
l
                   to con i AIE”
          e l passa VAND
Un tuffo n LLE LA
“BAL  LO DE
Pronti per… ballare
   “L’ACQUA TE LA FUNTANA”
… accompagnata a suon di tamburello!
Ondeggiamo con veli e movimenti lenti del corpo, sulle
note del “CANTO DELL’ ACQUA”
Sulle note di… “Singing in the rain”
Dopo tante prove… siamo stanchi!!!, ma…
     pronti per il gran DEBUTTO!!!
Insieme sul palco per recitare
     “LA STORIA DI PUGLIABELLA”
Torniamo al tempo dei nonni.
Finisce così la nostra avventura nel… segno dell’acqua.
Siamo stanchi, ma contenti della bella esperienza vissuta
insieme .

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  • 2. L’ Unità d’ itaLia neL segno… deLL’acqUa • Gli alunni delle classi seconda e terza di Torrepaduli continuando il percorso sull’unità d’ITALIA, sono stati coinvolti in un lavoro educativo didattico usando come narratore d’eccezione l’ ACQUA. • Hanno scoperto l’acqua come elemento vitale, come energia, come risorsa, come bene prezioso che ha accompagnato lo sviluppo e ha segnato la storia del nostro Paese. • Il lavoro si è concluso con un la socializzazione dei prodotti realizzati e con il recital di fine anno.
  • 3. I NOSTRI LAVORI Tutti insieme per realizzare:  opuscolo  plastico  cartelloni  acrostici  calligrammi  poesie  calendario
  • 5.
  • 6.
  • 7. NONNA RACCONTAMI… Intervista a nonna Cosimina per conoscere piccole cose di tutti i giorni dalla viva voce di chi le ha vissute: “Dal rifornimento all’uso dell’acqua”.
  • 8. I nonni i nonni I nonni ci aiutano I nonni a crescere una mappa per noi e ci coccolano. da aprire Ci insegnano che ci farà capire a parlare e a camminare; ci danno coraggio la strada da seguire. e si fanno amare. I nonni: Voglion tanto bene a noi nipotini un libro aperto e, guardandoci senza segnetto si rivedono bambini. sul quale leggiamo I nonni son cascate di saggezza, e impariamo. di comprensione e di generosità, I nonni: di amore e di bontà. carezze, coccole I loro racconti ci incantano e fiumi d’amore ci stupiscono di parole dolci e i loro ricordi di sorprese da batticuore! ci educano e ci istruiscono!
  • 9. •Oggi l’acqua è in ogni casa, basta aprire il rubinetto, ai vostri tempi c’era l’acqua in casa? Oggi far scorrere l’acqua da un rubinetto è un gesto semplice, ma ai miei tempi ci rifornivamo da pozzi privati e da qualche cisterna.
  • 10. • Il pozzo era correlato di alcuni elementi indispensabili quali la catena, la carrucola, il secchio e la “grata” di copertura. Ad essi si aggiungevano, all’interno una scaletta, una pompa meccanica e gli uncini; all’esterno una mensola con mestolo e bicchiere, una panca e una lampada. Spesso era affiancato da alberi, abbeveratoio per il bestiame e vasca per usi agrari. • Oltre alla funzione principale il pozzo, soprattutto l’area ad esso adiacente, assolveva anche altre mansioni, era luogo di incontro nelle sere estive e un fresco giaciglio per il riposo pomeridiano, la parte sotterranea poi, il fondo, poteva trasformarsi in ghiacciaia per conservare e refrigerare gli alimenti o in nascondiglio segreto in tempo di guerra.
  • 11. In quali recipienti si metteva e come si trasportava? • Si usavano recipienti di rame e argilla e si trasportava con animali o sulla testa delle persone.
  • 12. Dove si conservava l’acqua per bere, cucinare e per lavarsi? • Nelle case l’acqua veniva conservata in grossi orci panciuti di terracotta dalla bocca molto larga dove si immergeva l’inconfondibile mestolo di rame per attingere con parsimonia e non sprecare il liquido prezioso.
  • 13. C’era sempre o in qualche periodo dell’anno scarseggiava? Di solito c’era sempre in quanto le falde ancora non erano state sfruttate. Racconta come si faceva per lavarsi (bagno, doccia, ecc…) e come si faceva a scaldarla? Ci si lavava in poca acqua riscaldata al fuoco nel bacile di rame o di ferro smaltato ed avere in casa il gabinetto con pozzo nero era lusso di pochi.
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  • 15. Si poteva fare il bagno nei mari? Quando ero piccola non esistevano macchine per spostarsi da una parte all’altra, ed era fortunato chi aveva la bicicletta. D’estate, per andare al mare (questo succedeva una volta, al massimo due in tutta la stagione), c’era solo il traino. Dove e come si lavavano i piatti? I piatti si lavavano in un catino con l’acqua di cottura della pasta e al posto della spugna si usava una foglia di fico.
  • 16. •Dove e come si lavavano i panni? In passato il bucato si faceva nel “cofunu”, un grande recipiente di terracotta col buco sul fondo perché la lavatrice non c’era. Si procedeva così: Tutta la biancheria sporca veniva raccolta e “rimuddrata”, cioè bagnata, insaponata ben bene e lavata, nella “pila”, alla meglio. Poi veniva sistemata a strati nel “comun”: gli indumenti più sporchi venivano messi sul fondo,quelli meno sporchi, sopra. Su tutti gli strati si sistemava “lu cinnaraturu”, una specie di tovaglia molto doppia fatta al telaio, e dentro si versava la cenere precedentemente pulita e setacciata. Si appendeva, intanto, alla “camastra” “lu quadarottu” (il calderotto) pieno di acqua e si accendeva il fuoco. Quando l’acqua era ben calda, ma non bollente, veniva versata col “vacaturu” (piccolo recipiente di terracotta col manico) sulla cenere. Si attendeva che l’acqua uscisse dal buco del cofano e si raccogliesse, dopo aver attraversato e penetrato tutta la biancheria, in un altro grande recipiente di creta: “lu limmu”; la stessa acqua, scaldata ben bene un’altra volta nel calderotto, veniva versata di nuovo sulla cenere. Questa operazione veniva ripetuta per quattro, cinque volte. Dopo si continuava a versare sempre la stessa acqua nel cofano, però bollente. L’operazione veniva ripetuta per ben altre otto, nove volte. Alla fine, con gli angoli “dellu cinnaraturu” che uscivano fuori dal cofano, si copriva la cenere e si lasciava raffreddare tutto fino alla mattina del giorno seguente. Iniziava, quindi, all’alba del giorno successivo, la seconda fase del bucato. La biancheria veniva cacciata dal cofano, insaponata di nuovo e lavata ben bene per la seconda volta, sciacquata e risciacquata più volte e … FINALMENTE stesa al sole! Con l’acqua del bucato, detta “lissia” (lisciva), tutta la famiglia si lavava la testa e venivano lavati anche i pavimenti di tutta la casa e gli indumenti colorati. Fare il cofano era faticoso ma le massaie, a lavoro ultimato, erano contente perché la biancheria così trattata era veramente pulita e … profumata!
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  • 19. Dove finiva l’acqua sporca? L’acqua sporca veniva buttata per strada, in quanto nelle case non esistevano le fognature. Quale acqua si usava per irrigare i campi e per innaffiare le piante? Per irrigare i campi e per innaffiare le piante si usava l’acqua del pozzo, trasportata a mano con secchi e “quartare”. Si usava l’acqua piovana? Dove si raccoglieva? Sì, si usava l’acqua piovana. Dalle terrazze attraverso tubi di rame scorreva per arrivare nelle cisterne, dove veniva messa un’anguilla per depurarle. In quale anno avete avuto l’acqua in casa? L’acqua in casa è arrivata tra gli anni 60/70.
  • 20. Gra z Sie ie, n t o noi e e s nni, are gra che te z sem ie di non abbia pre c app mo tut ese uore! rez to mpi zia e c di mo he, vit pro a p pri a v er o n olt ien e te! ,
  • 21. Alla scoperta di fontane e cisterne Visita al centro storico di Ruffano
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  • 33. Insieme per presentare, recitare, cantare… siamo pronti per provare!!!!!!!!!!!!!
  • 34. Contenti di essere i presentatori, saremo noi che daremo inizio allo spettacolo.
  • 35. Recitiamo e interpretiamo: “PROVERBI BAGNATI”
  • 36. CANZONE.: “Acqua ma che risorsa sei” … In c o r o p e r c a n t a r e e d e s a lt a r e l’ im p o r t a n z a d e ll’ a c q u a .
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  • 38. l to con i AIE” e l passa VAND Un tuffo n LLE LA “BAL LO DE
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  • 40. Pronti per… ballare “L’ACQUA TE LA FUNTANA”
  • 41. … accompagnata a suon di tamburello!
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  • 43. Ondeggiamo con veli e movimenti lenti del corpo, sulle note del “CANTO DELL’ ACQUA”
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  • 46. Sulle note di… “Singing in the rain”
  • 47. Dopo tante prove… siamo stanchi!!!, ma… pronti per il gran DEBUTTO!!!
  • 48. Insieme sul palco per recitare “LA STORIA DI PUGLIABELLA”
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  • 50. Torniamo al tempo dei nonni.
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  • 52. Finisce così la nostra avventura nel… segno dell’acqua. Siamo stanchi, ma contenti della bella esperienza vissuta insieme .