1. ...MEGACHÈ!?
Questa è certamente l'espressione che sentirete
più spesso farsi strada attraverso il vostro (ormai
dolorante) condotto uditivo, puntuale ad ogni
sosta nel “mondo reale”, mentre sarete alla guida
di una MegaBusa.... Solo raramente, e magari in
cima ad un bel passo montano, qualche
motociclista più lucido della media riuscirà a
collegare il suffisso “busa” a quella che rimane a
tutt'oggi una delle moto di produzione più veloce
al mondo, la Suzuki Hayabusa appunto.
TESTO E P HOTO: ANDREA S CARPONI
ADDITIONAL P HOTO: S TEFANO M URA
Eh già, è sempre un'impresa disperata quella di apparire credibili mentre si cerca di spiegare
all'uomo della strada, facilmente un addetto alle pompe di benzina, che sotto quel musetto
dall'aria simpatica e sbarazzina si cela in realtà un'arrabbiatissimo pluricilindrico da 1 25
cavalli/litro... Numero che di per sé non smuoverebbe poi granchè nemmeno il più blando
appasionato di motori, che prontamente vi replicherà, con la più classica delle nenie da
professorino, i dati dell'F20 montato sull'S2000... Ma è proprio in quel momento che potrete
misurare la reale competenza del vostro improvvisato interlocutore, perchè mettendo insieme il
resto dei numeri (11 .000 giri e 500kg) l'espressione di “chi ne sa” si trasfomerà immediatamente
in una via di mezzo tra l'incredulo e lo spaventato. Anche perchè, per fare “i compiti a casa” non
serve certo Adrian Newey, e con 300cv/tonnellata è facile capire che siamo nel segmento di
auto come la Porsche Turbo o la Ferrari 430.
Ma ovviamente una malessemblata
replica dell'originale Lotus 7 non ha
nulla a che spartire con calibri di
questo spessore, perchè come tutte
le “figlie” (legittime o meno) del
compianto Colin Chapman ha dalla
sua un'arma che le raffinatissime
supercar odierne non riescono a
sfruttare: il peso. O, per meglio dire,
l'assenza di peso. Perchè, proprio
come amava dire il patriarca della
Lotus: "i cavalli li senti solo sui
rettilinei, la leggerezza invece ti fa
andare più forte dappertutto"
2. Ed è solo nel momento in cui si riesce ad
assimilare questo concetto che si riesce a capire
davvero cosa significhi essere al volante di un
mezzo che ha più punti di contatto con i kart,
piuttosto che con le auto sportive. Oltre all'ovvia
leggerezza, che abbinata alle doti di coppia e
potenza di quel fantastico motore motociclistico fa
pensare immediatamente a scatti brucianti e
frenate poderose, c'è da considerare il baricentro,
elemento spesso sottovalutato, che aiuta a
contenere le inerzie ed il rollio, regalandovi quella
impagabile sensazione di volare letteralmente ad
un palmo sopra l'asfalto (che poi è l'esatta distanza
alla quale si trova in realtà il vostro ricettore biologico di sbandata: il sedere) ...e ritrovarsi poi a
pensare che la maggior concentrazione di peso situato oltre la linea di cintura della vettura è la
vostra testa, fa venire subito voglia di essere più bassi... o di voler allegerire la massa di materia
grigia presente nel cranio, operazione sempre sconsigliabile quando si è seduti dentro un
traliccio di tubi capace di spingersi a 1 60 orari giusto nel tempo di riuscire a pronunciare “ne
voglio una anche io!”
Quindi, abbiamo stabilito che la Westfield Megabusa è una “motomacchina” (o, se preferite, Bike
Engined Car, BEC, all'inglese) capace di spiattellare con naturalezza prestazioni degne di auto
presenti solo nel garage della vostra Playstation, che ha una linea da “istant classic”, di quelle
che riusciranno sempre a strapparvi un sorriso ogni volta che aprirete il box... Abbiamo anche
implicitamente stabilito che non bisogna accendere un muto per mantenerla, perchè, come i più
smaliziati tra voi avranno già capito, leggerezza non significa solo prestazioni, ma anche bassi
consumi. Di benzina, certo, ma non solo: Gomme, freni ed organi soggetti ad usura soffrono
proporzionalmente al carico che devono subire, e come spesso capita nel mondo delle kitcar, la
maggior parte di queste componenti sono mutuate dal mercato dei grandi numeri, fatto perlopiù
di auto sovrappeso; dovergli far gestire i ridicoli 5 quintali della “Mega” per loro è quasi un sogno.
Fin qui sembra tutto roseo e bello, anche troppo per
essere vero. Ed infatti, come per tutte le cose, c'è sempre
il rovescio della medaglia. Nel nostro caso lo possiamo
facilmente identificare in un solo aggettivo, di cui peraltro
dimenticherete presto l'esistenza nella vostra convinenza
con una motomacchina: la praticità.
E non sto ovviamente parlando solo del numero di palline
che riuscirete a far entrare nel portabagagli o della qualità
delle plastiche del cruscotto, elementi comunque
sorprendenti, visto che attrezzandosi alla bisogna si
riesce a portare con se l'occorrente per un bel weekend
fuori porta, e che il "cockpit" non è altro che una bella
lastra di carbonio luccicante... Ma faccio piuttosto
riferimento ad elementi che si fa fatica ad immaginare
come scomodità nell'ultramotorizzato terzo millennio...
Elementi ormai talmente intrinsechi a qualunque
automobile da sembrare come follia il solo prenderli in
considerazione... Chi di voi ha mai pensato di chiedere al
rivenditore di turno se l'automobile oggetto del vostro
interesse fosse dotata di riscaldamento e parabrezza?
3. Beh, nella Megabusa non solo sono ptional, ma sono elementi addirittura controproducenti, visto
che per entrambi si tratta di peso aggiunto da portarsi in giro, con la non troppo appetibile
prospettiva di essere anche praticamente inutile la loro presenza, visto che l'aria calda prodotta
potrebbe essere a malapena sufficente a portare alla giusta temperatura un bicchiere di
brunello, e che l'unico, sadico, scopo del parabrezza sembra essere quello di scaraventarvi in
abitacolo ancora più pulviscolo di quello che credevate possibile esistere sulla strada.
Evidentemente, letta così cruda, la realtà sembrerebbe suggerire un uso assolutamente “one
shot” di giocattolini come questi, ma vi assicuro che con le dovute accortezze (il cappellino
giusto, un bel paio di “googles” ed una buona giacca tecnica) la Mega saprà diventare una
fedele compagna con cui macinare chilomentri su chilometri di statali e provinciali... A patto
ovviamente di riuscire a convivere con i terrificanti rumori prodotti dalla trasmissione, perchè i
vari clock-sbong, tipici dei cambi sequenziali, qui vengono amplificati dalla cassa di risonanza
creata dal vano motore, e soprattutto il fatto di riuscire a farsi una ragione di essere a1 30 all'ora,
in sesta, a 7mila giri, può richiedere un bel po' di "apertura mentale"...
Una volta messi da parte tutti questi
discorsi di compromessi e scomodità
però, quando vedrete di fronte a voi la
giusta sequenza di curve medio-
strette, sentirete le farfalle nello
stomaco ancor prima di cominciare a
darci dentro davvero, perchè
mentalmente sarete già preparati a
godervi l'ennesima dose di
adrenalina... Rivivrete in un istante,
come una sorta di reminiscenza, tutto
il repertorio della 'Busa, fatto di uscite
a fionda dalle curve, arricchito a
piacimento da ruote fumanti o velocità
di percorrenza impossibili, a seconda
dell'umore del momento.
Difficile cercare di descrivere le
sensazioni che si provano alla guida
di un veicolo (chiamarla auto mi risulta
sempre difficile) come questo: Già il
solo sentirla ronzare in garage mentre
si fanno scaldare i fluidi vi mette di
buon umore, anche perchè significa
che anche stavolta è andata in moto.
Uscire di casa e gustarsi le
espressioni dei passanti concorre
irrimediabilmente ad accrescere il vostro buon umore e, se avete quel genere di inclinazione,
anche il vostro ego potrebbe sentirsi decisamente compiaciuto di attirare tutta quell'attenzione...
Attenzione però leggermente diversa dalle tipiche supercar, che spesso vengono guardate di
sottecchi, con quella sorta di invidia/gelosia tutta Italiana, che a volte toglie un po' della magia al
momento. Qui invece diventate all'istante una sorta di eroe d'altri tempi, e passarete la maggior
parte del tempo a contraccambiare saluti e sorrisi, situazione in cui i motociclisti alla lettura si
sapranno immediatamente calare.
4. Una volta diradate le case ed
allontanatisi dalla civiltà, vi tornerà alla
mente che non siete usciti di casa
bardati peggio di Amudsen per
passare il tempo a farvi puntare contro
l'indice dai bambini, e nemmeno per
dare delle sonore pacche sul sedere
alle passanti più “meritevoli” (vantaggi
di essere dal lato sbagliato della
strada, ma in compenso all'altezza
giusta) e quindi avvertirete il primo
cuorioso sintomo del classico
comportamento compulsivo tipico di
ogni petrolhead che si rispetti:
Un irrefrenabile prurito rispettivamente alla mano sinistra ed al piede destro, curabile solo con un
deciso colpo in avanti del polso ed una flessione in basso della caviglia... Da leggersi come “giù
una marcia e dentro col gas”. In quel preciso istante il mondo diventerà un posto leggermente
diverso da come ve lo ricordavate, fatto di immagini sfocate e rumori molesti. A questo punto non
vi resta che decidere con quale ritmo interpretare la strada: Se siete belli freschi e lucidi
probabilmente vi verrà voglia di attaccare ogni curva come se ne andasse del vostro onore,
cercando di lottare contro la meccanica in una battaglia per trovare il limire di aderenza, battaglia
che probabilmente perderete, perlomeno se siete su strade aperte al traffico ed avete un po' di
sale in zucca... Passati questi primi chilometri di affanno vi arrenderete alla 'Busa e vi
assesterete su un ritmo che il vostro cervello sia in grado di tenere per più di qualche curva
consecutiva senza andare in “recovery”, godendovi la coppia del motore, che se ad un'occhiata
distratta della scheda tecnica potrà sembrarvi modesta, per motivi che i nostri migliori ricercatori
stanno ancora cercando di spiegare sembrerà invece essere decisamente corposa, o perlomeno
sufficente a dimenticarvi del fantastico clonck-sbang del sequenziale, permettendovi di essere
maggiormente concetrati su percorrenza e traiettorie, anche perchè, agevolati dal fatto di poter
fisicamente vedere le ruote anteriori muoversi ad un metro lì davanti ai vostri palmi, le pennellate
dello sterzo saranno precise come mai prima, permettendovi di innescare una sfida con la riga
bianca che delimita la carreggiata, tanto per vedere chi è più rigoroso nel seguire l'asfalto tra voi
e lei. Con questa andatura i chilomentri passano in un baleno, ed anche il temuto traffico dei
gitanti della domenica non rappresenta più un cruccio, perchè anche in questo caso, come per i
motociclisti, basterà un leggero affondo sul gas per effettuare sorpassi lampo senza prendersi
grossi rischi, permettendovi di avere di fronte a voi asfalto sempre “fresco”, pronto per essere
consumato dall'esuberanza del vostro assale posteriore, che grazie al fatto di trovarsi proprio in
corrispondenza del vostro “ricettore biologico di sbandata”, vi permetterà con relativa facilità di
esibirvi in coreografiche uscite di curva a ruote fumanti, con l'autobloccante a controllare con
perizia i facili eccessi del vostro entusiasmo, che vi farà sicuramente prendere la mano a fare
questo genere giochini in ogni uscita di curva, che sia però adeguamente in vista, giusto per
evitare di farvi tirare qualche accidente dal sopraggiungente traffico dell'altra corsia.
Come dicevo qualche riga più su, sicuramente parliamo di un mezzo che va trattato con le
dovute attenzioni: controlli regolari dei fluidi vitali e degli organi meccanici, che a causa delle
vibrazioni generate dall'alto numero di rotazioni dell'albero motore potrà capitare di trovare con
qualche vite allentata qui e lì, ma in fin dei conti niente di così fastidioso... Con una BEC in
buone condizioni, e con le “cose giuste” nei punti chiave, il più delle volte è sufficente un rapido
controllo visivo. In fin dei conti si tratta pur sempre di un bel momento di feticistica intimità tra voi
e la “vostra” meccanica, che grazie alla semplicità costruttiva avrete comunque facilmente a
vista semplicemente allentando una manciata di bulloni qua e la.
5. Ma a parte queste piccole schiavitù, che se prese per il verso giusto fanno comunque parte
integrante del gusto del possesso di un giocattolo di questo genere, il resto sono Emozioni con
la maiuscola. Di certo non è un mezzo adatto a chi cerca le mezze misure o il miglior
compromesso, ma per tutti quelli di voi che sono affascinati dai giri motore a 5 cifre, che hanno
edonismo per la meccanica e che voglio fare sempre il pieno di adrenalina e vivere le emozioni
senza filtri, questa potrebbe essere la compagna ideale per trascorrere il soleggiato semestre
dell'ora legale in giro per piste e passi montani.
Cercando di dare una conclusione netta a quest'accozzaglia di pensieri, che mi arrivano ancora
di getto, contaminati da brividi ed adrenalina, potrei tentare di definire ancor più esplicitamente il
cliente tipo per un giocattolo come questo... Potrei cavarmela piuttosto semplicemente dicendo
che è adatta a chi vuole provare le stesse sensazioni dell'andare in moto, senza però il fastidio
di infilarsi in un canguro morto e mettersi un blocco di vetroresina sulla testa... Ma per “vissuto”
in prima persona posso solo dirvi: provatene una, nella giornata giusta e sulla strada giusta, solo
dopo potrete realmente capire cosa significa davvero possedere e guidare una motomacchina.
Happy Ape (cit.)