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L’uomo non vive più in un universo soltanto
fisico ma in un universo simbolico. Il
linguaggio, il mito, l’arte e la religione fanno
parte di questo universo, sono i fili che
costituiscono il tessuto
simbolico, l’aggrovigliata trama della umana
esperienza. [...] Invece di definire l’uomo
come un animal rationale si dovrebbe
dunque definirlo come un animal
symbolicum.
In tal guisa si indicherà ciò che veramente lo
caratterizza e che lo differenzia rispetto a
tutte le altre specie e si potrà capire la speciale
via che l’uomo ha preso: la via verso la civiltà.
Ernest Cassirer (1944), Saggio
sull’uomo, Roma, Armando, 1969, II, pp. 79-81.
• La vocazione simbolica degli esseri umani
è ambivalente: da un lato i linguaggi
tendono a trasformarsi in lingue, dandosi
regole, codici e cànoni: testimoniano così
il loro carattere contrattuale.
• D‟alto lato tendono a praticare
trasgressioni e sperimentazioni,
testimoniando così la loro natura
generativa.
Chi, fin da piccolo, scopre che con il linguaggio
delle parole e con gli altri linguaggi si può
giocare, scoprire e inventare, acquisterà
precocemente, e conserverà per tutta la vita,
interesse e passione per esso non solo come
strumento utile, ma anche come oggetto di
curiosità, di piacere, di creazione, di
conoscenza. di poesia.
Fra le responsabilità più importanti di chi educa
c‟è, quindi, l‟iniziazione e la trasmissione di
conoscenze e competenze di carattere
simbolico e linguistico.
•
•
Gianni Rodari era convinto che
persino gli errori possano, a volte,
trasformarsi in risorse.
Il refuso è quella cosa
che tu trovi nel giornale
e ci resti molto male
se non sei svelto a capir.
Per esempio: “A Busto Arsizio
cadde ieri la prima nave”.
Fatto strano, e pure grave
perché a Busto il mar non c‟è.
Leggo poi che, causa vento,
un signor perde il cammello”…
Una volta era il cappello
che volava in qua e in là.
Buffi ladri, e dico poco,
sono quelli di Subiaco
che nel muro hanno fatto un baco
per rubar dal gioiellier.
Rodari G (1980). Il refuso, in Filastrocche per tutto
l’anno, Roma, Editori Riuniti, 2001.
Li hanno presi, meno male.
Li avran messi tosto in cella?
Dice che li han messi in sella…
ora che li prende più?
La signora Moriconi,
cuciniera poco accorta,
nel rinchiudere la torta
s‟è schiacciata l‟anular.
Il refuso, in conclusione,
è il burlone del giornale,
e può far sorgere il sale
mentre noi s‟aspetta il sol.
Secondo Donald Winnicott c‟è una fase evolutiva in cui
le parole vengono riconosciute nella loro oggettività
culturale come ingredienti un universo culturale esterno
e condiviso nel quale i suoni diventano simboli (parole)
che hanno valore di oggetti.
Tendono però a mantenere una parte del congegno
linguistico nell‟area intermedia che consente loro di
vivere le produzioni simbolico-linguistiche come
patrimonio intimo e carico di affettività. Anche le parole
possono cioè essere utilizzate in modo transizionale.
• Edward Bullough definisce fattore di distanza il fenomeno per
cui un soggetto si rapporta con un oggetto (artistico?) cercando
di trovare un senso e un significato ulteriore rispetto al già
acquisito. Questo fattore di distanza assomiglia a ciò che Gillo
Dorfles definisce diàstema: l‟intervallo perduto.
• Dorfles sostiene la necessità di riprenderci, nel nostro rapporto
con il mondo, tutto il tempo e il silenzio che ci occorre, di
riscoprire la linea di confine sulla quale possiamo far nostra,
interiormente, la cosa che contempliamo senza perderci in
essa, ma diventando capaci di superare il limite di un rapporto
esclusivamente razionale, funzionale, convenzionale con
l‟alterità.
• Il primato del fare costituisce un concetto fondamentale
dell‟incontro di una pedagogia e di un‟estetica declinate
secondo il paradigma fenomenologicico, ma è anche, non a
caso, la cifra più caratteristica della concezione estetica di
Luciano Anceschi, convinto che la dimensione estetica si trovi
dentro il «recinto sacro del fare».
• Un “fare” all‟idea come poièin, come elemento fondamentale
non solo dell‟estetico e dell‟artistico ma di tutto ciò che è vita,
sia individuabile soltanto come divenire. Per Anceschi il
rapporto estetico con qualcosa vive in “una trama ricca, sottile,
mobile, policroma, che è come il tessuto connettivo in cui l‟arte
vive, si trasforma e continuamente si significa di nuovo, e la cui
definizione non è una definizione
• statica, ma una definizione
• processuale».
Anceschi, L.
• Da Ungaretti a D‟Annunzio. Saggi di arte e di letteratura,
• Milano, Il Saggiatore, 1976, p. 171.
• PENSARE PER TRAME non per
TASSONOMIE
• Franco Rella ci ricorda come «
(…) la trama è un elemento
strutturale della forma specifica
del pensiero umano. Pensare per
trame: far entrare un elemento, un
frammento, un grumo dentro una
sequenza, dentro una storia che
prosegue fino alla sua fine.»
• F.Rella, Ai confini del corpo, Milano,
Feltrinelli, 2000, p. 19.
• Franco Rella ci offre un‟interpretazione della figura del limen non come
barriera finalizzata alla difesa e all‟esclusione, ma come “spazio intermedio”
nel quale si può avventurarsi pur con la coscienza di essere fuori dalla
rassicurante dimensione identitaria del proprio territorio.
• Nel suo volume Limina ci indica come il confine che separa la conoscenza
condivisa, o condivisibile, dallo spazio del segreto, costituisce sempre un
tabù e una tentazione, come ogni grandioso e potente segreto.
• Ma il segreto è sempre «qualcosa da scoprire, ma anche da custodire.
Produce una voluttà, propria alla ricerca, e il piacere tipico del nascondiglio.
E anche prossimità della figura dell‟“orrore”, dello stupore e dello
spaesamento». (Rella F. 1987, p. 16 )
• Rella ci porge un‟indicazione preziosa, perché un mistero può occultare una
verità, ma è spesso utilizzato per creare fascino, suggestione e attenzione
attorno a una menzogna.
• Rella F. (1987) Limina. Il pensiero e le cose, Milano, Feltrinelli.
• E gnacche alla formica da: Gnosi delle Fanfole, Dalai editore
• Io t‟amo o pia cicala e un trillargento
• ci spàffera nel cuor la tua canzona.
• Canta cicala frìnfera nel vento:
• E gnacche alla formica ammucchiarona!
• Che vuole la formica con quell‟umbe
• da mòghera burbiosa? È vero, arzìa
• per tutto il giorno, e tràmiga e cucumbe
• col capo chino in mogna micrargìa.
• Verrà l‟inverno, sì, verrà il mordese
• verranno tante gosce aggramerine,
• ma intanto il sole schicchera giglese
• e sgnèllida tra cròndale velvine.
• Canta cicala, càntera in manfrore,
• il mezzogiorno zàmpiga e leona.
• Canta cicala in zìlleri d‟amore:
• E gnacche alla formica ammucchiarona.
• René Magritte
• Il pensiero umano funziona attraverso processi
LOGICI e ANALOGICI
• I linguaggi e gli apparati simbolici di cui la mente
si serve e che vengono utilizzati in ambito
educativo e formativo dovrebbero assecondare
entrambe queste caratteristiche, stimolando così
il funzionamento e l‟allenamento sia
dell‟emisfero destro che di quello sinistro del
cervello.
• Il processo logico è
LINARE Sequenziale NECESSARIO
Ha direzione abbligata ,
é formalmente predefinito
Per Jean Piaget
i procedimenti logici consistono nelle
operazioni di
Seriazione, calcolo, misurazione,
classificazione.
CAROLVS LINNEVS - Denis Diderot Jean-Baptiste Le Rond dit d'Alembert
• IL PROCEDIMENTO ANALOGICO È
Grazie a queste caratteristiche è GENERATIVO
• La funzione logica è soprattutto analitica,
classificatoria, argomentativa, si serve
degli avverbi QUINDI, POI, DUNQUE.
• Quella analogica è generativa attiva le
produzioni associative, metaforiche,
poetiche, si serve degli avverbi INVECE,
COME.
METAFORA
Il postino - film del 1994
diretto da Michael Radford
Con Massimo Troisi, Pilippe Noiret,
Maria Grazia Cucinotta
Donata Fabbri e Alberto Munari sono certi
che la metafora non sia soltanto una figura
linguistica ma uno strumento di
conoscenza
Metafora è sempre trasgressione rispetto
al modo consolidato, canonico e „giusto‟ di
dire qualcosa. L‟atto metaforico comporta
sempre il tradimento di una norma
Fabbri D. Munari A., strategie del sapere, verso una psicologia
culturale, Milano, Guerini studio
• Il pensiero analogico produce libere
associazioni, collegamenti imprevedibili,
riguarda la comprensione e la produzione di
metafore e la sfera dell‟universo delle
manifestazioni simboliche da cui l‟essere umano
è attraversato, che lo costituiscono, di cui non ha
il pieno controllo.
• Jacques Lacan dice che “tutti gli esseri umani
partecipano all‟universo dei simboli, vi sono
inclusi e lo subiscono molto più che non lo
costituiscano, ne sono molto più i supporti che
gli agenti”
• Lacan J. La troisième des Lettres de l’école freudienne p.198
• Rembrandt, Van Gogh, Manzoni,
• Perché ciascuno possa scoprire il potenziale
identitario e autoaffermativo dei materiali
simbolici e culturali dell‟offerta formativa occorre
che possa esprimere opzioni e preferenze, che
possa scoprire e perfezionare uno stile e una
poetica nel rapporto con il sapere e con il
mondo, con gli altri.
• I prodotti del pensiero anlaogico e metaforico
corrono sempre sul CONFINE che sta fra
SENSO e NON SENSO
Il Calembour consiste in un bisticcio verbale,
un gioco di parole spesso basati su
assonanza o omofonia.
• Giuseppe Zaccaria, In Passages olandesi, ci racconta di un tizio che
“da tempo si era stufato di menare il can per l‟Aia. Decise allora di
trasferirsi ad Amsterdam”
• In Per un riformatorio della didattica che dovrebbe essere imparato
a memoria dai compilatori delle prove INVALSI, presenta alcune
prove valutative:
• Il poeta Marino si chiamava così perché: Marinava la scuola?
Odiava le montagne? Trascorreva al mare tutte le vacanze? Barra la
crocetta corrispondente.” (Zaccaria 2008)
• E ancora:
• Quale continuità tematica c‟è nelle opere di Campana, Campanile e
Campanella? In quale rapporto sono con Fra Martino Campanaro?
Ma, alla fine, per chi suona la campana?
•
Zaccaria G (2008) p.72. Al mare sarà sera, Sara. Notizie dallo stato
libero di Parodia, Vercelli, Mercurio
Nel 1964 il semiologo spagnolo Luis Prieto definisce
PERTINENZA il rapporto convenzionale esistente
fra un oggetto, il suo nome, la sua funzione
convenzionale.
Quando, attraverso un procedimento analogico-
metaforico, la pertinenza viene tradita, ci troviamo di
fronte a una IMPERTINENZA
Prieto L. (1964) Pertinenza e pratica Milano, Feltrinelli
Zona Franca, pensieri e racconti lungo e oltre il confine - Marco Dallara
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Zona Franca, pensieri e racconti lungo e oltre il confine - Marco Dallara

  • 1. L’uomo non vive più in un universo soltanto fisico ma in un universo simbolico. Il linguaggio, il mito, l’arte e la religione fanno parte di questo universo, sono i fili che costituiscono il tessuto simbolico, l’aggrovigliata trama della umana esperienza. [...] Invece di definire l’uomo come un animal rationale si dovrebbe dunque definirlo come un animal symbolicum. In tal guisa si indicherà ciò che veramente lo caratterizza e che lo differenzia rispetto a tutte le altre specie e si potrà capire la speciale via che l’uomo ha preso: la via verso la civiltà. Ernest Cassirer (1944), Saggio sull’uomo, Roma, Armando, 1969, II, pp. 79-81.
  • 2. • La vocazione simbolica degli esseri umani è ambivalente: da un lato i linguaggi tendono a trasformarsi in lingue, dandosi regole, codici e cànoni: testimoniano così il loro carattere contrattuale. • D‟alto lato tendono a praticare trasgressioni e sperimentazioni, testimoniando così la loro natura generativa.
  • 3. Chi, fin da piccolo, scopre che con il linguaggio delle parole e con gli altri linguaggi si può giocare, scoprire e inventare, acquisterà precocemente, e conserverà per tutta la vita, interesse e passione per esso non solo come strumento utile, ma anche come oggetto di curiosità, di piacere, di creazione, di conoscenza. di poesia. Fra le responsabilità più importanti di chi educa c‟è, quindi, l‟iniziazione e la trasmissione di conoscenze e competenze di carattere simbolico e linguistico.
  • 4.
  • 5.
  • 6. Gianni Rodari era convinto che persino gli errori possano, a volte, trasformarsi in risorse.
  • 7. Il refuso è quella cosa che tu trovi nel giornale e ci resti molto male se non sei svelto a capir. Per esempio: “A Busto Arsizio cadde ieri la prima nave”. Fatto strano, e pure grave perché a Busto il mar non c‟è. Leggo poi che, causa vento, un signor perde il cammello”… Una volta era il cappello che volava in qua e in là. Buffi ladri, e dico poco, sono quelli di Subiaco che nel muro hanno fatto un baco per rubar dal gioiellier. Rodari G (1980). Il refuso, in Filastrocche per tutto l’anno, Roma, Editori Riuniti, 2001. Li hanno presi, meno male. Li avran messi tosto in cella? Dice che li han messi in sella… ora che li prende più? La signora Moriconi, cuciniera poco accorta, nel rinchiudere la torta s‟è schiacciata l‟anular. Il refuso, in conclusione, è il burlone del giornale, e può far sorgere il sale mentre noi s‟aspetta il sol.
  • 8. Secondo Donald Winnicott c‟è una fase evolutiva in cui le parole vengono riconosciute nella loro oggettività culturale come ingredienti un universo culturale esterno e condiviso nel quale i suoni diventano simboli (parole) che hanno valore di oggetti. Tendono però a mantenere una parte del congegno linguistico nell‟area intermedia che consente loro di vivere le produzioni simbolico-linguistiche come patrimonio intimo e carico di affettività. Anche le parole possono cioè essere utilizzate in modo transizionale.
  • 9. • Edward Bullough definisce fattore di distanza il fenomeno per cui un soggetto si rapporta con un oggetto (artistico?) cercando di trovare un senso e un significato ulteriore rispetto al già acquisito. Questo fattore di distanza assomiglia a ciò che Gillo Dorfles definisce diàstema: l‟intervallo perduto. • Dorfles sostiene la necessità di riprenderci, nel nostro rapporto con il mondo, tutto il tempo e il silenzio che ci occorre, di riscoprire la linea di confine sulla quale possiamo far nostra, interiormente, la cosa che contempliamo senza perderci in essa, ma diventando capaci di superare il limite di un rapporto esclusivamente razionale, funzionale, convenzionale con l‟alterità.
  • 10. • Il primato del fare costituisce un concetto fondamentale dell‟incontro di una pedagogia e di un‟estetica declinate secondo il paradigma fenomenologicico, ma è anche, non a caso, la cifra più caratteristica della concezione estetica di Luciano Anceschi, convinto che la dimensione estetica si trovi dentro il «recinto sacro del fare». • Un “fare” all‟idea come poièin, come elemento fondamentale non solo dell‟estetico e dell‟artistico ma di tutto ciò che è vita, sia individuabile soltanto come divenire. Per Anceschi il rapporto estetico con qualcosa vive in “una trama ricca, sottile, mobile, policroma, che è come il tessuto connettivo in cui l‟arte vive, si trasforma e continuamente si significa di nuovo, e la cui definizione non è una definizione • statica, ma una definizione • processuale». Anceschi, L. • Da Ungaretti a D‟Annunzio. Saggi di arte e di letteratura, • Milano, Il Saggiatore, 1976, p. 171.
  • 11. • PENSARE PER TRAME non per TASSONOMIE • Franco Rella ci ricorda come « (…) la trama è un elemento strutturale della forma specifica del pensiero umano. Pensare per trame: far entrare un elemento, un frammento, un grumo dentro una sequenza, dentro una storia che prosegue fino alla sua fine.» • F.Rella, Ai confini del corpo, Milano, Feltrinelli, 2000, p. 19.
  • 12. • Franco Rella ci offre un‟interpretazione della figura del limen non come barriera finalizzata alla difesa e all‟esclusione, ma come “spazio intermedio” nel quale si può avventurarsi pur con la coscienza di essere fuori dalla rassicurante dimensione identitaria del proprio territorio. • Nel suo volume Limina ci indica come il confine che separa la conoscenza condivisa, o condivisibile, dallo spazio del segreto, costituisce sempre un tabù e una tentazione, come ogni grandioso e potente segreto. • Ma il segreto è sempre «qualcosa da scoprire, ma anche da custodire. Produce una voluttà, propria alla ricerca, e il piacere tipico del nascondiglio. E anche prossimità della figura dell‟“orrore”, dello stupore e dello spaesamento». (Rella F. 1987, p. 16 ) • Rella ci porge un‟indicazione preziosa, perché un mistero può occultare una verità, ma è spesso utilizzato per creare fascino, suggestione e attenzione attorno a una menzogna. • Rella F. (1987) Limina. Il pensiero e le cose, Milano, Feltrinelli.
  • 13. • E gnacche alla formica da: Gnosi delle Fanfole, Dalai editore • Io t‟amo o pia cicala e un trillargento • ci spàffera nel cuor la tua canzona. • Canta cicala frìnfera nel vento: • E gnacche alla formica ammucchiarona! • Che vuole la formica con quell‟umbe • da mòghera burbiosa? È vero, arzìa • per tutto il giorno, e tràmiga e cucumbe • col capo chino in mogna micrargìa. • Verrà l‟inverno, sì, verrà il mordese • verranno tante gosce aggramerine, • ma intanto il sole schicchera giglese • e sgnèllida tra cròndale velvine. • Canta cicala, càntera in manfrore, • il mezzogiorno zàmpiga e leona. • Canta cicala in zìlleri d‟amore: • E gnacche alla formica ammucchiarona.
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  • 16.
  • 17.
  • 18. • Il pensiero umano funziona attraverso processi LOGICI e ANALOGICI • I linguaggi e gli apparati simbolici di cui la mente si serve e che vengono utilizzati in ambito educativo e formativo dovrebbero assecondare entrambe queste caratteristiche, stimolando così il funzionamento e l‟allenamento sia dell‟emisfero destro che di quello sinistro del cervello.
  • 19. • Il processo logico è LINARE Sequenziale NECESSARIO Ha direzione abbligata , é formalmente predefinito
  • 20. Per Jean Piaget i procedimenti logici consistono nelle operazioni di Seriazione, calcolo, misurazione, classificazione.
  • 21. CAROLVS LINNEVS - Denis Diderot Jean-Baptiste Le Rond dit d'Alembert
  • 22. • IL PROCEDIMENTO ANALOGICO È Grazie a queste caratteristiche è GENERATIVO
  • 23. • La funzione logica è soprattutto analitica, classificatoria, argomentativa, si serve degli avverbi QUINDI, POI, DUNQUE. • Quella analogica è generativa attiva le produzioni associative, metaforiche, poetiche, si serve degli avverbi INVECE, COME.
  • 24. METAFORA Il postino - film del 1994 diretto da Michael Radford Con Massimo Troisi, Pilippe Noiret, Maria Grazia Cucinotta
  • 25. Donata Fabbri e Alberto Munari sono certi che la metafora non sia soltanto una figura linguistica ma uno strumento di conoscenza Metafora è sempre trasgressione rispetto al modo consolidato, canonico e „giusto‟ di dire qualcosa. L‟atto metaforico comporta sempre il tradimento di una norma Fabbri D. Munari A., strategie del sapere, verso una psicologia culturale, Milano, Guerini studio
  • 26. • Il pensiero analogico produce libere associazioni, collegamenti imprevedibili, riguarda la comprensione e la produzione di metafore e la sfera dell‟universo delle manifestazioni simboliche da cui l‟essere umano è attraversato, che lo costituiscono, di cui non ha il pieno controllo. • Jacques Lacan dice che “tutti gli esseri umani partecipano all‟universo dei simboli, vi sono inclusi e lo subiscono molto più che non lo costituiscano, ne sono molto più i supporti che gli agenti” • Lacan J. La troisième des Lettres de l’école freudienne p.198
  • 27. • Rembrandt, Van Gogh, Manzoni,
  • 28. • Perché ciascuno possa scoprire il potenziale identitario e autoaffermativo dei materiali simbolici e culturali dell‟offerta formativa occorre che possa esprimere opzioni e preferenze, che possa scoprire e perfezionare uno stile e una poetica nel rapporto con il sapere e con il mondo, con gli altri. • I prodotti del pensiero anlaogico e metaforico corrono sempre sul CONFINE che sta fra SENSO e NON SENSO
  • 29. Il Calembour consiste in un bisticcio verbale, un gioco di parole spesso basati su assonanza o omofonia. • Giuseppe Zaccaria, In Passages olandesi, ci racconta di un tizio che “da tempo si era stufato di menare il can per l‟Aia. Decise allora di trasferirsi ad Amsterdam” • In Per un riformatorio della didattica che dovrebbe essere imparato a memoria dai compilatori delle prove INVALSI, presenta alcune prove valutative: • Il poeta Marino si chiamava così perché: Marinava la scuola? Odiava le montagne? Trascorreva al mare tutte le vacanze? Barra la crocetta corrispondente.” (Zaccaria 2008) • E ancora: • Quale continuità tematica c‟è nelle opere di Campana, Campanile e Campanella? In quale rapporto sono con Fra Martino Campanaro? Ma, alla fine, per chi suona la campana? • Zaccaria G (2008) p.72. Al mare sarà sera, Sara. Notizie dallo stato libero di Parodia, Vercelli, Mercurio
  • 30.
  • 31. Nel 1964 il semiologo spagnolo Luis Prieto definisce PERTINENZA il rapporto convenzionale esistente fra un oggetto, il suo nome, la sua funzione convenzionale. Quando, attraverso un procedimento analogico- metaforico, la pertinenza viene tradita, ci troviamo di fronte a una IMPERTINENZA Prieto L. (1964) Pertinenza e pratica Milano, Feltrinelli