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I misteri di regeni spiegati con i nuovi regolamenti di conti tra fazioni d’egitto
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Ci scrive l’ex capo dei servizi
Foto LaPresse
I misteri di Regeni spiegati con i nuovi
regolamenti di conti tra fazioni d’Egitto
Il linguaggio dell’intelligence ci aiuta a leggere cosa c’è dietro l’incomprensibile atteggiamento delle
autorità egiziane
di Mario Mori | 13 Aprile 2016 ore 06:22
La tragica fine di Giulio Regeni ha colpito la sensibilità della pubblica opinione italiana per le atroci
modalità delle torture subite dal nostro giovane connazionale, ma ha provocato anche stupore e sconcerto
per l’incomprensibile atteggiamento delle autorità egiziane, incapaci persino di escogitare una appena
credibile ricostruzione dei fatti che consentisse loro, in qualche modo, di “salvare la faccia” di fronte alle
doverose richieste di verità che provenivano non solo da una famiglia angosciata ma anche dal nostro
governo. La vicenda ha provocato una crisi politica tra Italia e Egitto il cui iter dipenderà dai prossimi
sviluppi del confronto tra le rispettive magistrature impegnate nel caso. Allo stato appare difficile pensare
che tutto possa essere concluso con piena soddisfazione da parte italiana e i fatti, di conseguenza,
resteranno per molto tempo a pesare sulle relazioni diplomatiche tra i due stati. Nessuno restituirà
all’affetto dei suoi cari Giulio Regeni, ma oltre a questa drammatica constatazione un osservatore
distaccato dei fatti non può che chiedersi il perché di un atteggiamento egiziano che, all’apparenza,
appare cervellotico. Vediamo allora di cercare una spiegazione. Giulio Regeni arriva in Egitto con un
incarico di ricerca sui sindacati locali conferitogli dall’Università di Cambridge. Da studioso serio cerca di
capire la realtà che deve analizzare e ovviamente prende adeguati contatti per assolvere al suo compito.
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Questo è il punto di svolta.
Il contatto cioè con i sindacati liberi avvenuto sembra l’11 dicembre 2015. I sindacati in questione sono
espressione dell’opposizione politica che fa comunque capo alla Fratellanza musulmana, movimento che,
a seguito della caduta del regime del presidente Hosni Mubarak travolto dal ciclone delle “primavere
arabe”, aveva ottenuto democraticamente il potere nel corso del 2012.
Il successivo colpo di stato del luglio 2013, diretto dal generale Abdel Fattah al Sisi, ha deposto il
presidente eletto Mohamed Morsi e instaurato un regime di tipo militare, come nella ricorrente
tradizione storica egiziana che vede le Forze armate determinare costantemente le vicende politiche della
nazione.
Gli ambienti rifacentisi all’opposizione, in un regime assolutistico, sono sempre oggetto della massima
attenzione e certo il sindacato libero è un obiettivo di primo piano delle varie componenti dell’intelligence
egiziana, per il diretto rapporto che vanta con le masse dei lavoratori che costituiscono la parte attiva e
più politicamente vivace del paese, in particolare in una nazione con scarse tradizioni democratiche.
I contatti di Giulio Regeni negli ambienti sindacali
hanno senz’altro suscitato l’attenzione e l’interesse sia
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delle persone da lui incontrate che da chi quelle stesse
persone stava controllando. Si tenga conto con quanta
facilità e naturale sospetto sia notata in un paese
musulmano l’attività di un occidentale, in particolare in
un ambiente politicamente connotato e nel contesto di
una situazione, come quella attuale dell’Egitto, dove il confronto politico tra le parti è al limite della
guerra civile e la violenza è all’ordine del giorno. La presenza di un europeo, per alcuni comunque un
“crociato”, non poteva sfuggire a nessuno e la volontà di conoscere i motivi di questa presenza hanno
spinto qualcuno a chiederne conto a Giulio Regeni, purtroppo con i metodi e le tecniche aberranti proprie
di un certo modo di fare indagini che ancora sopravvive in molti paesi. L’incarico che lo stagista italiano
stava svolgendo non poteva sembrare credibile a chi è abituato a situazioni più semplici, scontate e
inserite in un contesto di tragica quotidianità e dove il valore di una vita, per di più di un occidentale, non
vale molto. Da qui le lunghe giornate di tortura senza esito perché nulla poteva confessare Giulio, sino
alla morte che ha comportato la necessità di sbarazzarsi di un povero corpo divenuto ormai ingombrante.
Proprio il suo abbandono sul ciglio di una strada
frequentata appare però l’aspetto più significativo che
forse sta a spiegare i comportamenti successivi delle
autorità preposte al caso. Normalmente infatti, nelle
vicende non rare di sparizioni di persone, il cadavere
svanisce nel nulla, il più delle volte ingoiato dalle sabbie
del deserto che magari lo fanno ritrovare casualmente
dopo decine di anni. Invece in questo caso il corpo del
ragazzo italiano si è rapidamente materializzato.
Probabilmente perché doveva essere trovato e diventare strumento di regolamenti di conti che sono in
atto nei centri del potere egiziano.
Come ogni regime la struttura dominante al Cairo non è monolitica ma articolata in più fazioni. Al Sisi da
tempo ha assunto una linea che in politica estera si appoggia all’Arabia Saudita e ai suoi generosi aiuti
economici, divenuti vitali dopo i significativi disimpegni americani. Nella crisi libica il generale sostiene il
governo di Tobruk, contro la fazione salafita che comanda a Tripoli appoggiata dalla Turchia e dal Qatar.
Sicuramente nei centri di potere egiziani la politica di al Sisi trova oppositori sicuri di ottenere dall’estero
forti sponsorizzazioni. Ovvio che queste divergenti tendenze contino sul contributo di aliquote
consistenti dei vari servizi d’intelligence, da sempre strumento indispensabile per fare politica nel paese.
Il rapimento di Regeni è da attribuire con molta attendibilità a un momento di queste lotte intestine.
Il caso avrà probabilmente una spiegazione credibile solo quando questo braccio di ferro tra fazioni
troverà la sua conclusione con la vittoria definitiva di una di esse. Purtroppo questa è, allo stato, la
soluzione più prevedibile.
Un ultimo aspetto di questa tragica vicenda va infine valutato. Certe università europee, che disponendo
• Il corpo di Giulio
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