1. Senza Futuro…
Non era il lavoro che desiderava fare, ma aveva abbandonato gli studi, nonostante le
insistenze della madre, e non c’erano altre prospettive. “Diplomati figlio mio,
potresti ambire ad un posto migliore, magari in ufficio, senza i pericoli a cui va
incontro tuo padre ogni giorno”, aveva detto la madre esasperata. Ma lui odiava
studiare, lo considerava tempo perso; voleva guadagnare subito, qualunque lavoro
pur di riempire il portafoglio e divertirsi il sabato sera con gli amici. L’indipendenza
economica era il suo obiettivo, ma raggiungerla non era così facile come pensava.
Non avendo esperienza, nè cultura, il mondo del lavoro gli chiudeva diverse porte. E
poi la crisi lavorativa era al culmine. Il padre, esasperato, chiese al suo capo-cantiere
di assumerlo come apprendista, per pochi euro. Per lui andava bene, sempre meglio
di pesare sulla famiglia già in difficoltà di suo. Il lunedì successivo, il padre lo
presentò a tutti i colleghi del cantiere: “Questo è mio figlio Luigi”; l’orgoglio di padre
gli gonfiava il petto. Furono molto cordiali e poiché sapevano che non conosceva il
mestiere, lo aiutarono ad imparare i lavori di manovalanza, come: impastare la
calce, tagliare su misura mattoni e pezzi preformati, preparare il materiale isolante
contro l’umidità e calore, preparare la pittura secondo il colore richiesto. La sera,
tornato a casa, era stremato, distrutto; desiderava soltanto cenare ed andare a
dormire, sapendo di dover affrontare, la mattina seguente, un’altra giornata
pesante e molto impegnativa dal punto di vista fisico.
Giunse il sabato come una liberazione, finalmente poteva riposare liberamente; era
contento di aver ricevuto la sua paga settimanale, seppur misera, ma era così stanco
che non aveva voglia di uscire con i suoi amici per staccare la spina e divertirsi un
po’.
Con il passare dei giorni, acquisiva sempre più dimestichezza nel suo ruolo, ma si
avvicinava sempre di più il momento in cui, come suo padre da anni, sarebbe stato
costretto a salire sulle impalcature, per svolgere quello che sarebbe diventato il suo
futuro lavoro. Temeva quel giorno! Guardava suo padre dal basso, spostarsi da
un’impalcatura all’altra con scioltezza, senza temere l’altezza, ma lui provava le
vertigini al solo pensiero. “Perché non ho voluto studiare? È questo quello che
volevo fare nella mia vita? In questo mestiere la sicurezza non esiste, le misure
protettive sono scarse, come ho potuto essere così sciocco?”, pensava la sera steso
sul suo letto fissando il soffitto. Rimuginava spesso sulle sue decisioni sbagliate,
perché si era pentito di non aver ascoltato i consigli di sua madre. Giunse il giorno
che tanto temeva; quella mattina il padre lo addestrò su come salire
2. sull’impalcatura, ma lui si rese subito conto che non era così semplice come gli
aveva fatto credere: il parapetto perimetrale non esisteva, nessuna imbracatura di
sicurezza con fune di trattenuta ad ancoraggio fisso, era terrorizzato!
All’improvviso guardò il padre con occhi diversi, vide sul suo volto tutta la
stanchezza e lo sforzo fatto i tanti anni pur di mantenere decorosamente la sua
famiglia ed improvvisamente decise: “Non fa per me, tornerò a scuola, studierò per
ottenere un lavoro migliore e ripagherò i miei genitori di tutti i sacrifici”. “Questa è
la mia ultima giornata lavorativa in questo cantiere!”, si disse mentre lavorava
sull’impalcatura al fianco del padre. Si voltò per guardarlo e gli sorrise, felice della
decisione presa, ma un piede in fallo gli fece perdere l’equilibrio e precipitò verso il
basso. Nessuna protezione a salvarlo, finì tutto in un attimo, solo il tonfo e come
ultima immagine l’orrore negli occhi del padre.
Francesco Carpignano
4 AM I.I.S.S A.Righi
Taranto, 15/04/2015