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INFORMAZIONE E NUOVI MEDIA


        Lezione per un biennio di liceo
Il caso morosini ufficiale 2010   solo presentazione - copia
IL CASO MOROSINI: LA STAMPA

   1.   Articolo di cronaca di Giuseppe
        Caporale, da La Repubblica, 15 Aprile
        2012

   2.   Articolo di cronaca di Marco
        Gasperetti, da Corriere della sera, 15
        Aprile 2012
Il malore e la morte in diretta
                                             Orrore in campo a Pescara
                                           Si ferma il cuore di Morosini
                                             Il dramma del centrocampista del Livorno


PESCARA- E’ caduto a terra da solo, senza nessun contrasto, dopo appena trenta minuti di partita, Piermario Morosini,
25 anni, centrocampista del Livorno, sembrava in un primo istante semplicemente scivolato sul terreno di gioco,
inseguendo un avversario. Invece, ieri pomeriggio, questo giovane calciatore non è uscito vivo dallo stadio Adriatico di
Pescara. Ottomila persone in pochi attimi l’hanno visto morire sotto i loro occhi. Immagini scioccanti che hanno fatto il
giro del mondo.
Una volta a terra, Morosini ha provato inutilmente a rialzarsi due volte, barcollando, ma le gambe non lo hanno più retto,
e così si è riaccasciato per l’ultima volta. Il suo corpo agonizzante – con la pancia sul prato e le braccia allargate – ha
vibrato ancora tre volte prima di perdere definitivamente i sensi davanti ai pochi compagni che gli erano accanto. […]
Massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa, ma non c’è stato nulla da fare. A quel punto la
distrazione dello stadio è diventata di colpo disperazione. «Basta! Non giocate più…» hanno cominciato a gridare dagli
spalti. L’arbitro prima ha fermato il gioco e poi sospeso definitivamente la partita.
Il destino ha voluto che il primario di cardiologia dell’ospedale di Pescara, Leonardo Paloscia fosse sugli spalti. Il medico
in pochi minuti ha raggiunto il rettangolo di gioco ed anche lui ha tentato di rianimarlo con il defibrillatore: «L’ho fatto
quattro o cinque volte…niente…», racconta adesso con gli occhi lucidi e la voce rotta dal pianto Paloscia.
[…]
Quando Morosini alla fine è stato trasportato in ospedale, per oltre un’ora, i medici del reparto di rianimazione del pronto
soccorso hanno tentato di tutto: persino un pacemaker via endovena non è servito a far ripartire quel cuore.
Quando i poliziotti presenti al pronto soccorso hanno cominciato a blindare l’ingresso invitando una trentina di giornalisti
e tifosi del Pescara e del Livorno ad uscire dall’atrio, era chiaro che ci si stava preparando per comunicare la notizia di
una tragedia. E così è stato. “Arresto cardiaco per fibrillazione ventricolare”, dice il lapidario bollettino medico. […]
GIUSEPPE CAPORALE (La Repubblica)
STILE NOMINALE

 Netta prevalenza del NOME sul verbo
 Il costrutto nominale sostituisce il verbo semplice
  o una subordinata
 Più frequente nel titolo, presente anche negli
  articoli, soprattutto all’inizio
IL LEAD

Detto anche cappello, è la parte iniziale
dell’articolo che ne riassume efficacemente il
contenuto. Può essere di 4 tipi:

    1. DI SITUAZIONE
    2. DI ENUNCIAZIONE
    3. DI DICHIARAZIONE
    4. DI INTERROGAZIONE
LE CINQUE W DEL GIORNALISMO
ANGLOSASSONE
La cronaca giornalistica deve necessariamente dare
informazioni che rispondano a cinque domande essenziali
al fine di certificare l’avvenimento:
1. WHO?

2. WHERE?

3. WHEN?

4. WHAT?

5. WHY?
Il caso morosini ufficiale 2010   solo presentazione - copia
UNA VOLTA A TERRA, MOROSINI HA PROVATO INUTILMENTE A RIALZARSI DUE VOLTE,
BARCOLLANDO, MA LE GAMBE NON LO HANNO PIÙ RETTO, E COSÌ SI È RIACCASCIATO PER L’ULTIMA
VOLTA. IL SUO CORPO AGONIZZANTE – CON LA PANCIA SUL PRATO E LE BRACCIA ALLARGATE – HA
VIBRATO ANCORA TRE VOLTE PRIMA DI PERDERE DEFINITIVAMENTE I SENSI DAVANTI AI POCHI
COMPAGNI CHE GLI ERANO. [I MEDICI SPORTIVI CHE SI TROVAVANO A BORDO CAMPO HANNO
COMINCIATO A RICHIAMARE L’ATTENZIONE DELL’ARBITRO E SONO CORSI VERSO DI LUI.]
MASSAGGIO CARDIACO, RESPIRAZIONE ARTIFICIALE, QUALCHE SEGNALE DI RIPRESA, MA NON C’È
STATO NULLA DA FARE. A QUEL PUNTO LA DISTRAZIONE DELLO STADIO È DIVENTATA DI COLPO
DISPERAZIONE. «BASTA! NON GIOCATE PIÙ…» HANNO COMINCIATO A GRIDARE DAGLI SPALTI.
L’ARBITRO PRIMA HA FERMATO IL GIOCO E POI SOSPESO DEFINITIVAMENTE LA PARTITA.
IL DESTINO HA VOLUTO CHE IL PRIMARIO DI CARDIOLOGIA DELL’OSPEDALE DI PESCARA, LEONARDO
PALOSCIA FOSSE SUGLI SPALTI. IL MEDICO IN POCHI MINUTI HA RAGGIUNTO IL RETTANGOLO DI
GIOCO ED ANCHE LUI HA TENTATO DI RIANIMARLO CON IL DEFIBRILLATORE: «L’HO FATTO QUATTRO
O CINQUE VOLTE…NIENTE…», RACCONTA ADESSO CON GLI OCCHI LUCIDI E LA VOCE ROTTA DAL
PIANTO PALOSCIA.
[…]
QUANDO MOROSINI ALLA FINE È STATO TRASPORTATO IN OSPEDALE, PER OLTRE UN’ORA, I MEDICI
DEL REPARTO DI RIANIMAZIONE DEL PRONTO SOCCORSO HANNO TENTATO DI TUTTO: PERSINO UN
PACEMAKER VIA ENDOVENA NON È SERVITO A FAR RIPARTIRE QUEL CUORE.
QUANDO I POLIZIOTTI PRESENTI AL PRONTO SOCCORSO HANNO COMINCIATO A BLINDARE
L’INGRESSO INVITANDO UNA TRENTINA DI GIORNALISTI E TIFOSI DEL PESCARA E DEL LIVORNO AD
USCIRE DALL’ATRIO, ERA CHIARO CHE CI SI STAVA PREPARANDO PER COMUNICARE LA NOTIZIA DI
UNA TRAGEDIA. E COSÌ È STATO. “ARRESTO   CARDIACO PER FIBRILLAZIONE
VENTRICOLARE”, DICE IL LAPIDARIO BOLLETTINO MEDICO.      […]
ESEMPI DI RETORICA

       « Massaggio cardiaco, respirazione
       artificiale, qualche segnale di ripresa…


                   Tricolon e Climax

       …ma non c’è stato nulla da fare»

                          Anticlimax
MOROSINI SI ACCASCIA TRE VOLTE, POI MUORE
                           25enne del Livorno non ha mai ripreso conoscenza. Compagni sotto choc

  Tre volte Piermario è caduto sul prato. Ha tentato di rialzarsi, fiero come sempre, orgoglioso della maglia che indossava da
appena due mesi e mezzo. Forse neppure lui ha avuto la percezione di che cosa gli stava accadendo, in quello stadio, davanti a
migliaia di spettatori, durante una partita di calcio, lo sport che da sempre amava di più. E’ crollato a terra dopo trentuno minuti di
gioco. E poco più di un’ora dopo Piermario Morosini, 25 anni, bergamasco, centrocampista del Livorno, è morto senza riprendere
conoscenza al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara.
  «Arresto cardiocircolatorio», le due parole che provvisoriamente i medici hanno scritto nell’ultimo referto, non spiegheranno la
tragedia. Infarto? Emorragia cerebrale? Rottura dell’aorta? «Tutte ipotesi possibili, ma solo un’eventuale autopsia (poi prevista tra
oggi e domani, ndr) potrà spiegarci cosa sia accaduto a quel ragazzo», spiega Leonardo Paloscia, primario del reparto di
cardiologia dell’ospedale che ieri era allo stadio ed è stato tra i primi a soccorrere il giocatore. Il professor Paloscia ha tentato di
tutto per strappare alla morte il calciatore. «All’ospedale gli abbiamo applicato un pacemaker -racconta - , lo abbiamo ventilato,
praticato per più di un’ora il massaggio cardiaco. Mai il cuore ha accennato a riprendersi. Neppure un battito». Poco prima delle 17
i medici sono usciti dalla porta di terapia intensiva e hanno annunciato la morte del calciatore. Nella saletta d’aspetto la
disperazione dei compagni di squadra. E con loro i tifosi, livornesi e pescaresi, con in mano ancora bandiere e striscioni.
   «Morosini era un ragazzo sano, un atleta, un ragazzo straordinario - dicono i medici e i dirigenti delle squadre (tra queste
Udinese, Vicenza e Livorno) dove aveva giocato - . E soprattutto controllato, come ogni atleta professionista».
   Ieri Piermario stava benissimo ed era stato schierato titolare, a centrocampo, come sempre. «Nessun segnale premonitore, nessun
sintomo. Era sereno, tranquillo, in forma», ha spiegato il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini. E nella prima mezz’ora di
gioco, proprio Morosini aveva contribuito a far segnare due gol alla sua squadra che stava vincendo.
L’azione della tragedia, pochi attimi che restano impressi per sempre nel libro nero del calcio mondiale (ieri molti giornali
internazionali hanno dato la notizia di quella morte in diretta) è strana e incongrua. Morosini corre, senza palla, verso la sua area
per arginare un attacco avversario. Cade per la prima volta, si rialza ma crolla ancora. Tenta di rimettersi in piedi per l’ultima volta
ma le gambe si piegano e il corpo si allunga sul campo in una posizione anomale. Vicino a lui c’è il compagno Pasquale
Schiattarella. Capisce subito. «Ferma il gioco», grida all’arbitro. Chiede, disperato, aiuti alla panchina mentre cerca di dare una
mano a Piermario. Poi scoppia in un pianto premonitore. Lo stadio rumoreggia per qualche minuto. Poi il silenzio. Tutti hanno
capito. Il defibrillatore è accanto alla panchina e viene usato quasi subito. Massaggio cardiaco, ventilazione assistita, brividi e
lacrime mentre, sugli spalti, una signora non regge alla scena, sviene e finisce all’ospedale.
  L’ambulanza, bloccata da un’auto dei vigili urbani lasciata in sosta dove probabilmente non doveva stare, arriva con alcuni minuti
di ritardo. Troppi. Mancano i barellieri e sono i calciatori del Pescara a trasportare l’atleta. Lo spettacolo non può andare avanti e
l’arbitro decide la sospensione. Il pubblico applaude. «Forza Moro, forza» grida qualcuno mentre il suono della sirena
dell’ambulanza si fa sempre più lontano.
  MARCO GASPERETTI (Corriere della Sera)
L’azione della tragedia, pochi attimi che restano impressi per sempre
nel libro nero del calcio mondiale (ieri molti giornali internazionali
hanno dato la notizia di quella morte in diretta) è strana e incongrua.
Morosini corre, senza palla, verso la sua area per arginare un attacco
avversario. Cade per la prima volta, si rialza ma crolla ancora. Tenta
di rimettersi in piedi per l’ultima volta ma le gambe si piegano e il
corpo si allunga sul campo in una posizione anomala. Vicino a lui c’è
il compagno Pasquale Schiattarella. Capisce subito. «Ferma il
gioco», grida all’arbitro. Chiede, disperato, aiuti alla panchina
mentre cerca di dare una mano a Piermario. Poi scoppia in un pianto
premonitore. Lo stadio rumoreggia per qualche minuto. Poi il
silenzio. Tutti hanno capito. Il defibrillatore è accanto alla panchina e
viene usato quasi subito. Massaggio cardiaco, ventilazione assistita,
brividi e lacrime mentre, sugli spalti, una signora non regge alla
scena, sviene e finisce all’ospedale.
COSA EMERGE?
TECNICHE NARRATIVE legate alla dimensione
VISIVA, con l’obiettivo di imitare una TELECRONACA
dell’evento


                    Perché?

Fonte informativa        VIDEO IN DIRETTA
Il caso morosini ufficiale 2010   solo presentazione - copia
CONSEGUENZE

    Rivalutazione del ruolo tradizionale del giornalista

    Funzione attiva del pubblico nella produzione e trasmissione
     dell’informazione
«Il reality della morte esiste, non da oggi: ma oggi, grazie alla
  banda larga, è diventato più veloce, potente, accessibile.»

Il reality della tragedia, di Beppe Severgnini, da Corriere della
  Sera del 15 aprile 2012
Morte Renato Curi, 30 ottobre 1977
«Questo è il reality della morte, e dovremo abituarci. Le
  immagini di un ragazzo che chiude la vita su un campo
  di calcio sono strazianti ma, purtroppo, ipnotiche. […]
  Sono disponibili video, replay, fotosequenze, addirittura
  filmati in ospedale e dagli spogliatoi […]. Ma il decoro
  non c’è più. C’è invece la curiosità, che spesso è
  morbosa, ma non sempre. C’è una sensibilità diversa, per
  cui molti ritengono – in buona fede – che guardare voglia
  dire condividere.»

Il reality della tragedia, di Beppe Severgnini, da Corriere
   della Sera del 15 aprile 2012
Il caso morosini ufficiale 2010   solo presentazione - copia
DAI NUOVI MEDIA ALLA CARTA STAMPATA:


  LA SCRITTURA IN
  DIRETTA
TIZIANA ARENA LUCIA BALZANI VALENTINA BONOLI MARCO DIEGOLI
FRANCESCA FACCINI SARA MARIANI GAIA RONCARELLI ALESSANDRA ROSATI

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Il caso morosini ufficiale 2010 solo presentazione - copia

  • 1. GRUPPO SETTE INFORMAZIONE E NUOVI MEDIA Lezione per un biennio di liceo
  • 3. IL CASO MOROSINI: LA STAMPA 1. Articolo di cronaca di Giuseppe Caporale, da La Repubblica, 15 Aprile 2012 2. Articolo di cronaca di Marco Gasperetti, da Corriere della sera, 15 Aprile 2012
  • 4. Il malore e la morte in diretta Orrore in campo a Pescara Si ferma il cuore di Morosini Il dramma del centrocampista del Livorno PESCARA- E’ caduto a terra da solo, senza nessun contrasto, dopo appena trenta minuti di partita, Piermario Morosini, 25 anni, centrocampista del Livorno, sembrava in un primo istante semplicemente scivolato sul terreno di gioco, inseguendo un avversario. Invece, ieri pomeriggio, questo giovane calciatore non è uscito vivo dallo stadio Adriatico di Pescara. Ottomila persone in pochi attimi l’hanno visto morire sotto i loro occhi. Immagini scioccanti che hanno fatto il giro del mondo. Una volta a terra, Morosini ha provato inutilmente a rialzarsi due volte, barcollando, ma le gambe non lo hanno più retto, e così si è riaccasciato per l’ultima volta. Il suo corpo agonizzante – con la pancia sul prato e le braccia allargate – ha vibrato ancora tre volte prima di perdere definitivamente i sensi davanti ai pochi compagni che gli erano accanto. […] Massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa, ma non c’è stato nulla da fare. A quel punto la distrazione dello stadio è diventata di colpo disperazione. «Basta! Non giocate più…» hanno cominciato a gridare dagli spalti. L’arbitro prima ha fermato il gioco e poi sospeso definitivamente la partita. Il destino ha voluto che il primario di cardiologia dell’ospedale di Pescara, Leonardo Paloscia fosse sugli spalti. Il medico in pochi minuti ha raggiunto il rettangolo di gioco ed anche lui ha tentato di rianimarlo con il defibrillatore: «L’ho fatto quattro o cinque volte…niente…», racconta adesso con gli occhi lucidi e la voce rotta dal pianto Paloscia. […] Quando Morosini alla fine è stato trasportato in ospedale, per oltre un’ora, i medici del reparto di rianimazione del pronto soccorso hanno tentato di tutto: persino un pacemaker via endovena non è servito a far ripartire quel cuore. Quando i poliziotti presenti al pronto soccorso hanno cominciato a blindare l’ingresso invitando una trentina di giornalisti e tifosi del Pescara e del Livorno ad uscire dall’atrio, era chiaro che ci si stava preparando per comunicare la notizia di una tragedia. E così è stato. “Arresto cardiaco per fibrillazione ventricolare”, dice il lapidario bollettino medico. […] GIUSEPPE CAPORALE (La Repubblica)
  • 5. STILE NOMINALE  Netta prevalenza del NOME sul verbo  Il costrutto nominale sostituisce il verbo semplice o una subordinata  Più frequente nel titolo, presente anche negli articoli, soprattutto all’inizio
  • 6. IL LEAD Detto anche cappello, è la parte iniziale dell’articolo che ne riassume efficacemente il contenuto. Può essere di 4 tipi: 1. DI SITUAZIONE 2. DI ENUNCIAZIONE 3. DI DICHIARAZIONE 4. DI INTERROGAZIONE
  • 7. LE CINQUE W DEL GIORNALISMO ANGLOSASSONE La cronaca giornalistica deve necessariamente dare informazioni che rispondano a cinque domande essenziali al fine di certificare l’avvenimento: 1. WHO? 2. WHERE? 3. WHEN? 4. WHAT? 5. WHY?
  • 9. UNA VOLTA A TERRA, MOROSINI HA PROVATO INUTILMENTE A RIALZARSI DUE VOLTE, BARCOLLANDO, MA LE GAMBE NON LO HANNO PIÙ RETTO, E COSÌ SI È RIACCASCIATO PER L’ULTIMA VOLTA. IL SUO CORPO AGONIZZANTE – CON LA PANCIA SUL PRATO E LE BRACCIA ALLARGATE – HA VIBRATO ANCORA TRE VOLTE PRIMA DI PERDERE DEFINITIVAMENTE I SENSI DAVANTI AI POCHI COMPAGNI CHE GLI ERANO. [I MEDICI SPORTIVI CHE SI TROVAVANO A BORDO CAMPO HANNO COMINCIATO A RICHIAMARE L’ATTENZIONE DELL’ARBITRO E SONO CORSI VERSO DI LUI.] MASSAGGIO CARDIACO, RESPIRAZIONE ARTIFICIALE, QUALCHE SEGNALE DI RIPRESA, MA NON C’È STATO NULLA DA FARE. A QUEL PUNTO LA DISTRAZIONE DELLO STADIO È DIVENTATA DI COLPO DISPERAZIONE. «BASTA! NON GIOCATE PIÙ…» HANNO COMINCIATO A GRIDARE DAGLI SPALTI. L’ARBITRO PRIMA HA FERMATO IL GIOCO E POI SOSPESO DEFINITIVAMENTE LA PARTITA. IL DESTINO HA VOLUTO CHE IL PRIMARIO DI CARDIOLOGIA DELL’OSPEDALE DI PESCARA, LEONARDO PALOSCIA FOSSE SUGLI SPALTI. IL MEDICO IN POCHI MINUTI HA RAGGIUNTO IL RETTANGOLO DI GIOCO ED ANCHE LUI HA TENTATO DI RIANIMARLO CON IL DEFIBRILLATORE: «L’HO FATTO QUATTRO O CINQUE VOLTE…NIENTE…», RACCONTA ADESSO CON GLI OCCHI LUCIDI E LA VOCE ROTTA DAL PIANTO PALOSCIA. […] QUANDO MOROSINI ALLA FINE È STATO TRASPORTATO IN OSPEDALE, PER OLTRE UN’ORA, I MEDICI DEL REPARTO DI RIANIMAZIONE DEL PRONTO SOCCORSO HANNO TENTATO DI TUTTO: PERSINO UN PACEMAKER VIA ENDOVENA NON È SERVITO A FAR RIPARTIRE QUEL CUORE. QUANDO I POLIZIOTTI PRESENTI AL PRONTO SOCCORSO HANNO COMINCIATO A BLINDARE L’INGRESSO INVITANDO UNA TRENTINA DI GIORNALISTI E TIFOSI DEL PESCARA E DEL LIVORNO AD USCIRE DALL’ATRIO, ERA CHIARO CHE CI SI STAVA PREPARANDO PER COMUNICARE LA NOTIZIA DI UNA TRAGEDIA. E COSÌ È STATO. “ARRESTO CARDIACO PER FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE”, DICE IL LAPIDARIO BOLLETTINO MEDICO. […]
  • 10. ESEMPI DI RETORICA « Massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa… Tricolon e Climax …ma non c’è stato nulla da fare» Anticlimax
  • 11. MOROSINI SI ACCASCIA TRE VOLTE, POI MUORE 25enne del Livorno non ha mai ripreso conoscenza. Compagni sotto choc Tre volte Piermario è caduto sul prato. Ha tentato di rialzarsi, fiero come sempre, orgoglioso della maglia che indossava da appena due mesi e mezzo. Forse neppure lui ha avuto la percezione di che cosa gli stava accadendo, in quello stadio, davanti a migliaia di spettatori, durante una partita di calcio, lo sport che da sempre amava di più. E’ crollato a terra dopo trentuno minuti di gioco. E poco più di un’ora dopo Piermario Morosini, 25 anni, bergamasco, centrocampista del Livorno, è morto senza riprendere conoscenza al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara. «Arresto cardiocircolatorio», le due parole che provvisoriamente i medici hanno scritto nell’ultimo referto, non spiegheranno la tragedia. Infarto? Emorragia cerebrale? Rottura dell’aorta? «Tutte ipotesi possibili, ma solo un’eventuale autopsia (poi prevista tra oggi e domani, ndr) potrà spiegarci cosa sia accaduto a quel ragazzo», spiega Leonardo Paloscia, primario del reparto di cardiologia dell’ospedale che ieri era allo stadio ed è stato tra i primi a soccorrere il giocatore. Il professor Paloscia ha tentato di tutto per strappare alla morte il calciatore. «All’ospedale gli abbiamo applicato un pacemaker -racconta - , lo abbiamo ventilato, praticato per più di un’ora il massaggio cardiaco. Mai il cuore ha accennato a riprendersi. Neppure un battito». Poco prima delle 17 i medici sono usciti dalla porta di terapia intensiva e hanno annunciato la morte del calciatore. Nella saletta d’aspetto la disperazione dei compagni di squadra. E con loro i tifosi, livornesi e pescaresi, con in mano ancora bandiere e striscioni. «Morosini era un ragazzo sano, un atleta, un ragazzo straordinario - dicono i medici e i dirigenti delle squadre (tra queste Udinese, Vicenza e Livorno) dove aveva giocato - . E soprattutto controllato, come ogni atleta professionista». Ieri Piermario stava benissimo ed era stato schierato titolare, a centrocampo, come sempre. «Nessun segnale premonitore, nessun sintomo. Era sereno, tranquillo, in forma», ha spiegato il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini. E nella prima mezz’ora di gioco, proprio Morosini aveva contribuito a far segnare due gol alla sua squadra che stava vincendo. L’azione della tragedia, pochi attimi che restano impressi per sempre nel libro nero del calcio mondiale (ieri molti giornali internazionali hanno dato la notizia di quella morte in diretta) è strana e incongrua. Morosini corre, senza palla, verso la sua area per arginare un attacco avversario. Cade per la prima volta, si rialza ma crolla ancora. Tenta di rimettersi in piedi per l’ultima volta ma le gambe si piegano e il corpo si allunga sul campo in una posizione anomale. Vicino a lui c’è il compagno Pasquale Schiattarella. Capisce subito. «Ferma il gioco», grida all’arbitro. Chiede, disperato, aiuti alla panchina mentre cerca di dare una mano a Piermario. Poi scoppia in un pianto premonitore. Lo stadio rumoreggia per qualche minuto. Poi il silenzio. Tutti hanno capito. Il defibrillatore è accanto alla panchina e viene usato quasi subito. Massaggio cardiaco, ventilazione assistita, brividi e lacrime mentre, sugli spalti, una signora non regge alla scena, sviene e finisce all’ospedale. L’ambulanza, bloccata da un’auto dei vigili urbani lasciata in sosta dove probabilmente non doveva stare, arriva con alcuni minuti di ritardo. Troppi. Mancano i barellieri e sono i calciatori del Pescara a trasportare l’atleta. Lo spettacolo non può andare avanti e l’arbitro decide la sospensione. Il pubblico applaude. «Forza Moro, forza» grida qualcuno mentre il suono della sirena dell’ambulanza si fa sempre più lontano. MARCO GASPERETTI (Corriere della Sera)
  • 12. L’azione della tragedia, pochi attimi che restano impressi per sempre nel libro nero del calcio mondiale (ieri molti giornali internazionali hanno dato la notizia di quella morte in diretta) è strana e incongrua. Morosini corre, senza palla, verso la sua area per arginare un attacco avversario. Cade per la prima volta, si rialza ma crolla ancora. Tenta di rimettersi in piedi per l’ultima volta ma le gambe si piegano e il corpo si allunga sul campo in una posizione anomala. Vicino a lui c’è il compagno Pasquale Schiattarella. Capisce subito. «Ferma il gioco», grida all’arbitro. Chiede, disperato, aiuti alla panchina mentre cerca di dare una mano a Piermario. Poi scoppia in un pianto premonitore. Lo stadio rumoreggia per qualche minuto. Poi il silenzio. Tutti hanno capito. Il defibrillatore è accanto alla panchina e viene usato quasi subito. Massaggio cardiaco, ventilazione assistita, brividi e lacrime mentre, sugli spalti, una signora non regge alla scena, sviene e finisce all’ospedale.
  • 13. COSA EMERGE? TECNICHE NARRATIVE legate alla dimensione VISIVA, con l’obiettivo di imitare una TELECRONACA dell’evento Perché? Fonte informativa VIDEO IN DIRETTA
  • 15. CONSEGUENZE  Rivalutazione del ruolo tradizionale del giornalista  Funzione attiva del pubblico nella produzione e trasmissione dell’informazione
  • 16. «Il reality della morte esiste, non da oggi: ma oggi, grazie alla banda larga, è diventato più veloce, potente, accessibile.» Il reality della tragedia, di Beppe Severgnini, da Corriere della Sera del 15 aprile 2012
  • 17. Morte Renato Curi, 30 ottobre 1977
  • 18. «Questo è il reality della morte, e dovremo abituarci. Le immagini di un ragazzo che chiude la vita su un campo di calcio sono strazianti ma, purtroppo, ipnotiche. […] Sono disponibili video, replay, fotosequenze, addirittura filmati in ospedale e dagli spogliatoi […]. Ma il decoro non c’è più. C’è invece la curiosità, che spesso è morbosa, ma non sempre. C’è una sensibilità diversa, per cui molti ritengono – in buona fede – che guardare voglia dire condividere.» Il reality della tragedia, di Beppe Severgnini, da Corriere della Sera del 15 aprile 2012
  • 20. DAI NUOVI MEDIA ALLA CARTA STAMPATA: LA SCRITTURA IN DIRETTA
  • 21. TIZIANA ARENA LUCIA BALZANI VALENTINA BONOLI MARCO DIEGOLI FRANCESCA FACCINI SARA MARIANI GAIA RONCARELLI ALESSANDRA ROSATI