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News 26/SA/2015
Lunedì,06 Luglio 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi
Allergene in pesce impanato dai Paesi Bassi e diossine in fegato di merluzzo lettone.
Ritirati dal mercato europeo 53 prodotti
Nella settimana n°26 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 53 (10 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi:
diossine in fegato di merluzzo dalla Lettonia; presenza di allergene (uova) non
dichiarato in etichetta di cotolette di pesce (Theragra chalcogramma) impanate e
congelate dai Paesi Bassi.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo
Escherichia coli, in carni bovine refrigerate provenienti dall’Argentina; mercurio
saraghi refrigerati (Diplodus sargus) dalla Spagna; presenza di Bacillus cereus e alta
carica batterica in mangimi semplici per suini dalla Cina.
diossine in fegato di merluzzo dalla Lettonia
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: presenza
di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carne bovina disossata e
congelata dal Brasile; solfiti non dichiarati in gamberetti rosa di profondità
(Parapeneus longirostris) dalla Croazia; sostanza non autorizzata (profenofos) in
peperoni in salamoia dall’India; mercurio in pesce spada congelato dal Portogallo;
aflatossine in pistacchi dall’Iran; presenza di DNA di ruminante in mangimi completi
per la trote.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, la Svezia segnala la presenza non dichiarata in etichetta di albume
d’uovo e di latte in “albicocche e amaretto”. (Articolo di Valeria Nardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Piano Nazionale Residui: carne italiana sicura
La carne italiana è sicura: questi i risultati che il Ministero della Salute mette a
disposizione.
E’ stato infatti pubblicato il rapporto Piano Nazionale Residui (PNR) 2014, che valuta
la presenza di residui nella carne italiana, oltre che nei prodotti di origine animale
(latte e latticini, uova, miele).
Le analisi
I dati forniscono una visuale del sistema dei controlli, armonizzato a livello europeo.
Le sostanze cercate sono quelle che possono costituire un pericolo per i
consumatori, come ad esempio i medicinali veterinari, o gli anabolizzanti, ma anche
gli agenti contaminanti o le micotossine. La raccolta dei dati avviene con la
collaborazione delle autorità competenti regionali e locali, dei laboratori nazionali di
riferimento e degli istituti zooprofilattici sperimentali.
Se i campioni esaminati sono complessivamente stati 40.806, soltanto 44 (0,11%)
sono risultati irregolari. Di questi, 16.276 hanno investigato residui di sostanze ad
effetto anabolizzante e sostanze non autorizzate (pari al 39,9% del totale delle
analisi), con una positività di soli 15 campioni.
Mentre 24.530 campini hanno cercato residui di medicinali veterinari e agenti
contaminanti, per 29 risultati positivi. Il dato migliora comunque ancora rispetto ai
già rassicuranti risultati del 2012- quando i campioni irregolari erano 59, pari allo
0,15% del totale dei campioni analizzati.
I cambiamenti rispetto al 2013
La maggior parte delle segnalazioni positive derivano dalla presenza di residui
antibiotici – 15 campioni, pari al 34% dei campioni non conformi- a causa di
trattamenti non registrati per la molecola riscontrata, mancato rispetto dei tempi di
attesa e sospetto trattamento illecito. Seguono sostanze indesiderate (30% dei
campioni non conformi) e contaminanti ambientali (18%), mentre i prodotti
veterinari rappresentano il 14% delle irregolarità. Nel 2013 la maggior parte di
segnalazioni riguardava le aflatossine M1 (derivanti dalla B1), metabolizzate nei
prodotti di origine animale, in ragione di razioni mangimistiche contaminate.
Anabolizzanti
Un punto caldo riguarda comunque la presenza di ormoni illeciti per promuovere la
crescita. Sui quali però l’Italia è ancora una volta all’avanguardia. Con una nota
congiunta firmata da Giuseppe Ruocco e Silvio Borriello del Ministero della Salute,
qualche tempo fa il Ministero chiariva le modalità di svolgimento delle analisi e dei
campioni effettuati dalle nostre autorità per garantire la sicurezza alimentare. Se
certamente fenomeni di adulterazione e sofisticazione- come ad esempio la
somministrazione di ormoni anabolizzanti per favorire una più rapida crescita sono
riprovevoli, rappresentano casi limitati.
Italia, 84% controlli in più della UE
“Quando sosteniamo che i nostri controlli sono i più frequenti e i più stringenti in
Europa lo affermiamo secondo statistiche precise: in Italia abbiamo analizzato nel
2014 l’84% in più di campioni bovini rispetto a quanto previsto dalla normativa
comunitaria.
“L’attività ufficiale lungo tutta la filiera – prosegue - si avvale anche dell’opera dei
Carabinieri del Nas, che nel 2014 nel solo settore delle carni e allevamenti hanno
effettuato 4450 controlli, 761 sanzioni penali e 1749 sanzioni amministrative per un
totale di 1.889.025 di euro mentre i sequestri ammontano per l’anno 2014 a
143.738.398 euro. Nel settore dei farmaci veterinari i controlli effettuati dal Nas sono
stati 211 con 114 sanzioni penali e 71 amministrative, mentre nel settore latte e
derivati i controlli sono stati 2047, con 434 sanzioni penali e 671 amministrative con
sequestri per un valore di 45.461.400 di euro”.
Esami sul pelo, istologici e nuove tecniche rilevamento e contrasto
“Particolare attenzione viene posta da anni al contrasto dell’utilizzo illecito di
promotori di crescita come le sostanze ormonali o anti-ormonali nelle aziende
zootecniche; il nostro Paese è stato il primo in Europa a dotarsi di unalegislazione
rigorosa sull’uso di sostanze a effetto anabolizzante negli allevamenti, cercando
anche di aggiornare i sistemi di controllo per combattere le “nuove tecniche” di
trattamento degli animali.
Nel Piano nazionale residui i beta- agonisti vengono ricercati anche nellamatrice
‘pelo’”- e il Ministero ha sostenuto anche altri approcci di indagine, da associare a
quella chimica, per integrare i dati disponibili ed ottenere ulteriori elementi
complementari di informazione. Infatti dal 2008, viene effettuato un piano di
monitoraggio che prevede l’utilizzo del test istologico, a partire da malformazioni
degli organi (come fegato e reni) e con analisi dei tessuti, per evidenziare eventuali
trattamenti non consentiti.
Questo test viene effettuato nonostante non sia stato riconosciuto a livello
comunitario come prova di trattamento illecito. Si tratta di un potente deterrente
dal momento che in caso di sospetto vengono successivamente effettuate ulteriori
indagini presso le aziende di provenienza degli animali, con il blocco della
movimentazione dei bovini, il prelievo di campioni ufficiali da sottoporre a controlli
chimico-fisici e l’intensificazione delle attività di farmacosorveglianza”.
Leggi la Relazione PNR, dati 2014.
(http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2377_allegato.pdf)
Fonte: sicurezzaalimentare.it
Cloro negli alimenti, Efsa valuta i rischi
Lavaggio e disinfezione dell’acqua ma anche dei macchinari alimentari: queste le
principali fonti di clorati che residuano negli alimenti. Efsa, tramite il suo gruppo
CONTAMINANTI- ha valutato il rischio di una esposizione da cloro di tipo alimentare,
che avrebbe controindicazioni soprattutto in ragione dell’interferenza con il
metabolismo dello iodio, nel lungo termine (esposizione cronica), con ipotiroidismo e
disfunzioni ormonali.
Il clorato
Il clorato si forma come sottoprodotto dell’uso di cloro, diossido di cloro o
ipoclorito per la disinfezione di acqua potabile, acqua per la produzione alimentare
e disinfezione delle superfici di utensili e macchinari alimentari. Oggi i clorati non
sono più autorizzati in Europa come fitosanitari, e visto che non sono stati fissati Limiti
Massimi di Residuo (LMR), il valore di default è pari a 0,01 mg/kg. Sebbene
l’addizione di cloro in alimenti animali e di origine animale non sia ammessa, il
lavaggio di vegetali con acqua disinfettata con cloro è permesso da normative
nazionali. A livello UE manca ancora un limite per l’acqua potabile, anche se la
Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha stabilito uno a 0,7 mg/kg.
Il Parere
Efsa ha infine stabilito una dose giornaliera tollerabile pari a 3 µg per kg di peso
corporeo per i clorati, pari a 0,3 µg per il perclorato moltiplicato per 10 in ragione
della maggiore tossicità del secondo composto. Tra gli effetti acuti e non cronici, la
formazione di metaemoglobina -con ossidazione dell'emogobina e sua incapacità
di veicolare l'ossigeno ai tessuti- con una dose acuta pari a 36 µg di clorati per kg di
peso corporeo. Efsa stima che l’esposizione cronica di adulti e adolescenti non
superi il Livello Giornaliero Tollerabile (TDI), ma i bambini e infanti (fino a 3 anni) più
esposti in ragione della alimentazione, possono superarlo, con rischi eventuali di una
carenza di iodio e relativi problemi di funzionamento della tiroide. Applicando in via
ipotetica oggi un Limite Massimo di Residuo (LMR) per il cloro pari a 0,7 mg/kg,
ivi inclusa l’acqua potabile- come prassi di alcuni produttori- potrebbe aumentare
l’esposizione rispetto alle assunzioni attuali.
Immaginando poi una esposizione al cloro in concentrazioni di 0,7 mg per kg per
tutte le fonti acqua inclusa, l’assunzione alimentare aumenterebbe del 500% e la
dose acuta (con una ingestione giornaliera in grado di procurare disagio) sarebbe
superata per la media degli infanti e bambini fino a 3 anni e anche per gli adulti più
esposti ad alcuni alimenti (pari al 5% della popolazione adulta).
Infine, sulla base dei dati disponibili, Efsa rivela che la frutta e verdura che non
rispetta i valori di default dello 0,01 mg/kg è frequentemente disponibile in Europa.
Acqua, principale contributore
L’acqua potabile rimane la principale fonte di cloro (fino al 48%), seguita da verdura
e frutta, anche surgelata. In base ai campioni i valori medi di clorato nell’acqua
risultavano di 28 µg/L: 2 litri d’acqua al giorno, come raccomandato dai medici di
famiglia, porterebbero da sole un adulto di 65 kg a essere esposto per 0,8 µg/per kg
di peso corporeo, quindi ben sotto il valore massimo di 3: per contro un bambino
fino ai 20 kg potrebbe superare tale soglia, e solo sempre considerando l’esposizione
all’acqua potabile; mentre gli infanti potrebbero arrivare addirittura ad una
esposizione di 6,6 µg/per kg di peso corporeo.
Fonte: sicurezzaalimentare.it
Infine, sulla base dei dati disponibili, Efsa rivela che la frutta e verdura che non
rispetta i valori di default dello 0,01 mg/kg è frequentemente disponibile in Europa.
Acqua, principale contributore
L’acqua potabile rimane la principale fonte di cloro (fino al 48%), seguita da verdura
e frutta, anche surgelata. In base ai campioni i valori medi di clorato nell’acqua
risultavano di 28 µg/L: 2 litri d’acqua al giorno, come raccomandato dai medici di
famiglia, porterebbero da sole un adulto di 65 kg a essere esposto per 0,8 µg/per kg
di peso corporeo, quindi ben sotto il valore massimo di 3: per contro un bambino
fino ai 20 kg potrebbe superare tale soglia, e solo sempre considerando l’esposizione
all’acqua potabile; mentre gli infanti potrebbero arrivare addirittura ad una
esposizione di 6,6 µg/per kg di peso corporeo.
Fonte: sicurezzaalimentare.it

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  • 1. News 26/SA/2015 Lunedì,06 Luglio 2015 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Allergene in pesce impanato dai Paesi Bassi e diossine in fegato di merluzzo lettone. Ritirati dal mercato europeo 53 prodotti Nella settimana n°26 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 53 (10 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi: diossine in fegato di merluzzo dalla Lettonia; presenza di allergene (uova) non dichiarato in etichetta di cotolette di pesce (Theragra chalcogramma) impanate e congelate dai Paesi Bassi. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carni bovine refrigerate provenienti dall’Argentina; mercurio saraghi refrigerati (Diplodus sargus) dalla Spagna; presenza di Bacillus cereus e alta carica batterica in mangimi semplici per suini dalla Cina. diossine in fegato di merluzzo dalla Lettonia Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carne bovina disossata e congelata dal Brasile; solfiti non dichiarati in gamberetti rosa di profondità (Parapeneus longirostris) dalla Croazia; sostanza non autorizzata (profenofos) in peperoni in salamoia dall’India; mercurio in pesce spada congelato dal Portogallo; aflatossine in pistacchi dall’Iran; presenza di DNA di ruminante in mangimi completi per la trote.
  • 2. Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Svezia segnala la presenza non dichiarata in etichetta di albume d’uovo e di latte in “albicocche e amaretto”. (Articolo di Valeria Nardi) Fonte: ilfattoalimentare.it Piano Nazionale Residui: carne italiana sicura La carne italiana è sicura: questi i risultati che il Ministero della Salute mette a disposizione. E’ stato infatti pubblicato il rapporto Piano Nazionale Residui (PNR) 2014, che valuta la presenza di residui nella carne italiana, oltre che nei prodotti di origine animale (latte e latticini, uova, miele). Le analisi I dati forniscono una visuale del sistema dei controlli, armonizzato a livello europeo. Le sostanze cercate sono quelle che possono costituire un pericolo per i consumatori, come ad esempio i medicinali veterinari, o gli anabolizzanti, ma anche gli agenti contaminanti o le micotossine. La raccolta dei dati avviene con la collaborazione delle autorità competenti regionali e locali, dei laboratori nazionali di riferimento e degli istituti zooprofilattici sperimentali. Se i campioni esaminati sono complessivamente stati 40.806, soltanto 44 (0,11%) sono risultati irregolari. Di questi, 16.276 hanno investigato residui di sostanze ad effetto anabolizzante e sostanze non autorizzate (pari al 39,9% del totale delle analisi), con una positività di soli 15 campioni. Mentre 24.530 campini hanno cercato residui di medicinali veterinari e agenti contaminanti, per 29 risultati positivi. Il dato migliora comunque ancora rispetto ai già rassicuranti risultati del 2012- quando i campioni irregolari erano 59, pari allo 0,15% del totale dei campioni analizzati. I cambiamenti rispetto al 2013 La maggior parte delle segnalazioni positive derivano dalla presenza di residui antibiotici – 15 campioni, pari al 34% dei campioni non conformi- a causa di trattamenti non registrati per la molecola riscontrata, mancato rispetto dei tempi di attesa e sospetto trattamento illecito. Seguono sostanze indesiderate (30% dei campioni non conformi) e contaminanti ambientali (18%), mentre i prodotti veterinari rappresentano il 14% delle irregolarità. Nel 2013 la maggior parte di segnalazioni riguardava le aflatossine M1 (derivanti dalla B1), metabolizzate nei prodotti di origine animale, in ragione di razioni mangimistiche contaminate. Anabolizzanti
  • 3. Un punto caldo riguarda comunque la presenza di ormoni illeciti per promuovere la crescita. Sui quali però l’Italia è ancora una volta all’avanguardia. Con una nota congiunta firmata da Giuseppe Ruocco e Silvio Borriello del Ministero della Salute, qualche tempo fa il Ministero chiariva le modalità di svolgimento delle analisi e dei campioni effettuati dalle nostre autorità per garantire la sicurezza alimentare. Se certamente fenomeni di adulterazione e sofisticazione- come ad esempio la somministrazione di ormoni anabolizzanti per favorire una più rapida crescita sono riprovevoli, rappresentano casi limitati. Italia, 84% controlli in più della UE “Quando sosteniamo che i nostri controlli sono i più frequenti e i più stringenti in Europa lo affermiamo secondo statistiche precise: in Italia abbiamo analizzato nel 2014 l’84% in più di campioni bovini rispetto a quanto previsto dalla normativa comunitaria. “L’attività ufficiale lungo tutta la filiera – prosegue - si avvale anche dell’opera dei Carabinieri del Nas, che nel 2014 nel solo settore delle carni e allevamenti hanno effettuato 4450 controlli, 761 sanzioni penali e 1749 sanzioni amministrative per un totale di 1.889.025 di euro mentre i sequestri ammontano per l’anno 2014 a 143.738.398 euro. Nel settore dei farmaci veterinari i controlli effettuati dal Nas sono stati 211 con 114 sanzioni penali e 71 amministrative, mentre nel settore latte e derivati i controlli sono stati 2047, con 434 sanzioni penali e 671 amministrative con sequestri per un valore di 45.461.400 di euro”. Esami sul pelo, istologici e nuove tecniche rilevamento e contrasto “Particolare attenzione viene posta da anni al contrasto dell’utilizzo illecito di promotori di crescita come le sostanze ormonali o anti-ormonali nelle aziende zootecniche; il nostro Paese è stato il primo in Europa a dotarsi di unalegislazione rigorosa sull’uso di sostanze a effetto anabolizzante negli allevamenti, cercando anche di aggiornare i sistemi di controllo per combattere le “nuove tecniche” di trattamento degli animali. Nel Piano nazionale residui i beta- agonisti vengono ricercati anche nellamatrice ‘pelo’”- e il Ministero ha sostenuto anche altri approcci di indagine, da associare a quella chimica, per integrare i dati disponibili ed ottenere ulteriori elementi complementari di informazione. Infatti dal 2008, viene effettuato un piano di monitoraggio che prevede l’utilizzo del test istologico, a partire da malformazioni degli organi (come fegato e reni) e con analisi dei tessuti, per evidenziare eventuali trattamenti non consentiti. Questo test viene effettuato nonostante non sia stato riconosciuto a livello comunitario come prova di trattamento illecito. Si tratta di un potente deterrente dal momento che in caso di sospetto vengono successivamente effettuate ulteriori indagini presso le aziende di provenienza degli animali, con il blocco della movimentazione dei bovini, il prelievo di campioni ufficiali da sottoporre a controlli chimico-fisici e l’intensificazione delle attività di farmacosorveglianza”.
  • 4. Leggi la Relazione PNR, dati 2014. (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2377_allegato.pdf) Fonte: sicurezzaalimentare.it Cloro negli alimenti, Efsa valuta i rischi Lavaggio e disinfezione dell’acqua ma anche dei macchinari alimentari: queste le principali fonti di clorati che residuano negli alimenti. Efsa, tramite il suo gruppo CONTAMINANTI- ha valutato il rischio di una esposizione da cloro di tipo alimentare, che avrebbe controindicazioni soprattutto in ragione dell’interferenza con il metabolismo dello iodio, nel lungo termine (esposizione cronica), con ipotiroidismo e disfunzioni ormonali. Il clorato Il clorato si forma come sottoprodotto dell’uso di cloro, diossido di cloro o ipoclorito per la disinfezione di acqua potabile, acqua per la produzione alimentare e disinfezione delle superfici di utensili e macchinari alimentari. Oggi i clorati non sono più autorizzati in Europa come fitosanitari, e visto che non sono stati fissati Limiti Massimi di Residuo (LMR), il valore di default è pari a 0,01 mg/kg. Sebbene l’addizione di cloro in alimenti animali e di origine animale non sia ammessa, il lavaggio di vegetali con acqua disinfettata con cloro è permesso da normative nazionali. A livello UE manca ancora un limite per l’acqua potabile, anche se la Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha stabilito uno a 0,7 mg/kg. Il Parere Efsa ha infine stabilito una dose giornaliera tollerabile pari a 3 µg per kg di peso corporeo per i clorati, pari a 0,3 µg per il perclorato moltiplicato per 10 in ragione della maggiore tossicità del secondo composto. Tra gli effetti acuti e non cronici, la formazione di metaemoglobina -con ossidazione dell'emogobina e sua incapacità di veicolare l'ossigeno ai tessuti- con una dose acuta pari a 36 µg di clorati per kg di peso corporeo. Efsa stima che l’esposizione cronica di adulti e adolescenti non superi il Livello Giornaliero Tollerabile (TDI), ma i bambini e infanti (fino a 3 anni) più esposti in ragione della alimentazione, possono superarlo, con rischi eventuali di una carenza di iodio e relativi problemi di funzionamento della tiroide. Applicando in via ipotetica oggi un Limite Massimo di Residuo (LMR) per il cloro pari a 0,7 mg/kg, ivi inclusa l’acqua potabile- come prassi di alcuni produttori- potrebbe aumentare l’esposizione rispetto alle assunzioni attuali. Immaginando poi una esposizione al cloro in concentrazioni di 0,7 mg per kg per tutte le fonti acqua inclusa, l’assunzione alimentare aumenterebbe del 500% e la dose acuta (con una ingestione giornaliera in grado di procurare disagio) sarebbe superata per la media degli infanti e bambini fino a 3 anni e anche per gli adulti più esposti ad alcuni alimenti (pari al 5% della popolazione adulta).
  • 5. Infine, sulla base dei dati disponibili, Efsa rivela che la frutta e verdura che non rispetta i valori di default dello 0,01 mg/kg è frequentemente disponibile in Europa. Acqua, principale contributore L’acqua potabile rimane la principale fonte di cloro (fino al 48%), seguita da verdura e frutta, anche surgelata. In base ai campioni i valori medi di clorato nell’acqua risultavano di 28 µg/L: 2 litri d’acqua al giorno, come raccomandato dai medici di famiglia, porterebbero da sole un adulto di 65 kg a essere esposto per 0,8 µg/per kg di peso corporeo, quindi ben sotto il valore massimo di 3: per contro un bambino fino ai 20 kg potrebbe superare tale soglia, e solo sempre considerando l’esposizione all’acqua potabile; mentre gli infanti potrebbero arrivare addirittura ad una esposizione di 6,6 µg/per kg di peso corporeo. Fonte: sicurezzaalimentare.it
  • 6. Infine, sulla base dei dati disponibili, Efsa rivela che la frutta e verdura che non rispetta i valori di default dello 0,01 mg/kg è frequentemente disponibile in Europa. Acqua, principale contributore L’acqua potabile rimane la principale fonte di cloro (fino al 48%), seguita da verdura e frutta, anche surgelata. In base ai campioni i valori medi di clorato nell’acqua risultavano di 28 µg/L: 2 litri d’acqua al giorno, come raccomandato dai medici di famiglia, porterebbero da sole un adulto di 65 kg a essere esposto per 0,8 µg/per kg di peso corporeo, quindi ben sotto il valore massimo di 3: per contro un bambino fino ai 20 kg potrebbe superare tale soglia, e solo sempre considerando l’esposizione all’acqua potabile; mentre gli infanti potrebbero arrivare addirittura ad una esposizione di 6,6 µg/per kg di peso corporeo. Fonte: sicurezzaalimentare.it