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PAoLO UC C ELLO

   N O R BE R TI G IU LIA
   S E C O N D O E LE N A


          P aolo U cce llo   ind ie tro   avanti
introd u zione


Figlio di Dono di Paolo, chirurgo e barbiere, e di
  Antonia di Giovanni del Beccuto, è un grande pittore,
  giustamente acclamato nei secoli, ma anche un
  artista singolarissimo e "fuori dal coro" nella Firenze
  che si sta aprendo al Rinascimento: non è un caso se
  le sue opere, frutto di un continuo sperimentalismo
  su strade empiriche e alternative, faranno ravvisare
  nel nostro secolo singolari analogie sia con il
  Cubismo che con il Surrealismo.



                        P aolo U cce llo     ind ie tro   avanti
S torie d e lla G e ne s i
                                                        C re azione d e gli anim ali e d i ad am o
                                              Due delle più note opere di Uccello si
                                                      trovano in Santa Maria Novella
                                                          a Firenze e rappresentano
                                                                alcuni episodi tratti
                                                                    dalla Genesi.


                                                                            Il primo è la
                                                                              CREAZIONE
                                                                                DEGLI
                                                                                ANIMALI E
                                                                                CREAZIONE DI
                                                                                ADAMO

L’impianto compositivo tradizionale spezza la scena in due eventi contrapposti.
La massa rocciosa al centro costituisce l’elemento prospettico unificante nella
    composizione.
Paolo Uccello realizza una tempera murale a fresco usando diverse tonalità di terre
    verdi in modo da raffigurare le figure in primo piano come dei rilievi di bronzo,
    una sorta di scultura bidimensionale che viene accentuata dai caldi rossi vinaccia
    del cielo che rendono la rappresentazione più astratta e contemplativa.
                                     P aolo U cce llo                       ind ie tro     avanti
S torie d e lla G e ne s i
                                               C re azione d e gli anim ali e d i ad am o


Nella scena sulla sinistra troviamo una
  figura maestosa che crea gli
  animali.




                            P aolo U cce llo                     ind ie tro       avanti
S torie d e lla G e ne s i
                      C re azione d e gli anim ali e d i ad am o

Sulla destra avviene il miracolo di
  Adamo.




   P aolo U cce llo                     ind ie tro       avanti
S torie d e lla G e ne s i
                                                 C re azione d i e va e p e ccato originale

Il secondo episodio rappresenta la CREAZIONE DI EVA E PECCATO
    ORIGINALE. Anche questo si trova su una lunetta di dimensioni
    simili alla precedente, nonostante il degrado delle storie
    sottostanti, qui si può di nuovo notare come la scena sia stata
    divisa in due parti dall’artista.




                              P aolo U cce llo                      ind ie tro      avanti
S torie d e lla G e ne s i
                   C re azione d i e va e p e ccato originale




                               Sulla sinistra
                                 troviamo
                                 rappresentata
                                 la Creazione di
                                 Eva.

P aolo U cce llo                        ind ie tro     avanti
S torie d e lla G e ne s i
                                                     C re azione d i e va e p e ccato originale

Sulla destra invece
   l’episodio del peccato
   originale.

Il giardino, scontornato su
    un cielo dipinto con
    calde terre di Siena e
    Pozzuoli, riunisce la
    composizione come un
    fondale scenografico. La
    ricerca prospettica non è
    particolarmente sentita,
    al contrario si assiste ad
    un arricchimento
    cromatico che si sviluppa
    nelle sfumature di verde
    e rosso presenti sui frutti
    o nei nudi.
                                  P aolo U cce llo                        ind ie tro     avanti
S TO R IE D I N O E ’
                                             D ilu vio e R e ce s s ione d e lle acqu e

Uccello, in Santa Maria Novella, rappresentò anche due
  episodi delle storie di Noè. La prima, l’unica intatta, è
  formata da varie scene che si fondono in un’unica storia
  lungo il corridoio prospettico che si perde in mezzo ai
  due lati dell’Arca.




                          P aolo U cce llo                   ind ie tro        avanti
S TO R IE D I N O E ’
                                           D ilu vio e R e ce s s ione d e lle acqu e

L’Arca viene così dipinta due volte con punti di fuga
  differenti in modo da realizzare uno spazio in cui
  inserire gli elementi primari e secondari della
  rappresentazione.




                        P aolo U cce llo                   ind ie tro        avanti
S TO R IE D I N O E ’
                                  D ilu vio e R e ce s s ione d e lle acqu e

Le saette, gli alberi che si piegano al
   furore del vento tempestoso, le botti e
   gli oggetti sparsi, i mazzocchi e i
   cavalli, gli uomini e i cadaveri
   sembrano riunirsi in un unico spazio
   compositivo. La presenza di colori
   caldi come l’ocra e il rosso associati
   alla freddezza del verde enfatizzano
   maggiormente l’episodio.




               P aolo U cce llo                   ind ie tro        avanti
S TO R IE D I N O E ’
                                                       s acrificio e e b re zza d i noè

Il secondo episodio delle storie di Noè è il SACRIFICIO E EBREZZA DI
    NOE’.
Sfortunatamente l’opera è in pessime condizioni ma ancora si può
    intravedere, secondo la descrizione del Vasari: "[...] l’inebriazione di
    Noè col dispregio di Cam suo figliuolo [...] e Sem e Iasfet altri suoi
    figliuoli che lo ricuoprono, mostrando esso le sue vergogne [...]."




                                P aolo U cce llo              ind ie tro       avanti
S TO R IE D I N O E ’
                          s acrificio e e b re zza d i noè




                   Sulla sinistra, si assiste al
                      sacrificio di Noè che ha
                      come sfondo l’arca
                      rovesciata dalla quale
                      escono tutti gli uccelli: i
                      molti animali attorno al
                      gruppo dei personaggi
                      oggi non sono più
                      visibili a causa delle
                      molteplici lacune
                      presenti.

P aolo U cce llo                 ind ie tro       avanti
S torie d e lla Ve rgine
                                                          N atività d e lla Ve rgine



Un’altra delle serie rappresentate da
  Uccello si trova nel Duomo di
  Prato ed è nota come “Storie della
  Vergine”, la prima dei quali
  mostra la NATIVITA’ DELLA
  VERGINE.
Inscritta in una cornice ogivale
   riccamente decorata con fregi
   arborei, l’episodio della
   Natività si svolge in un
   interno architettonicamente
   dettagliato.




                              P aolo U cce llo             ind ie tro       avanti
S torie d e lla Ve rgine
                            N atività d e lla Ve rgine

     Il soffitto policromo e le decorazioni
         della camera ricordano gli
         arredamenti trecenteschi, mentre
              l’imponente spalliera del
              letto a cassone riprende la
                   moda quattrocentesca.
                      L’impianto
                      compositivo
                      equilibratamente
                      costruito si articola
                        su punti di fuga
                        differenti e
                           marginali che
                            addirittura
                             cadono esterni
                              al dipinto.


P aolo U cce llo             ind ie tro       avanti
S torie d e lla Ve rgine
                                                   p re s e ntazione d e lla ve rgine al te m p io

Il secondo dipinto delle Storie della Vergine illustra la
    PRESENTAZIONE DELLA VERGINE AL TEMPIO.


La storia è contagiata dalle
   architetture che
   assumono un ruolo di
   primo piano.
Riportano dettagli presi da
   luoghi reali come l'uso
   del bugnato nella casa
   rossa di sinistra che
   inquadra un paesaggio
   collinare con una città
   murata sul fondo.




                                P aolo U cce llo                        ind ie tro        avanti
S torie d e lla Ve rgine
                   p re s e ntazione d e lla ve rgine al te m p io
                                        Come nella
                                        parte
                                        sovrastante,
                                        Paolo ha qui
                                        utilizzato piu'
                                        piani prospettici
                                        con angolazioni
                                        diverse
                                        riequilibrando la
                                        composizione in
                                        un ottica di
                                        centralità
                                        attraverso la
                                        realizzazione di
                                        Figure-Quinte o
                                        architetture
                                        semirealistiche.

P aolo U cce llo                        ind ie tro        avanti
S torie d i S anto S te fano
                                                         D is p u ta d i S anto S te fano

La prima scena delle due rappresentazioni dedicate a Santo Stefano,
   anche queste nel Duomo di Prato, è la DISPUTA DI SANTO STEFANO.
                                       La lunetta presenta una
                                          composizione simmetrica
                                          rispetto alle architetture e alla
                                          posizione dei personaggi
                                          incentrata sulla figura del santo.
                                          La parte superiore della chiesa a
                                               forma ottagonale si rifà al
                                               modello del Duomo di
                                          Firenze. Sopra la cupola       come
                                          lanterna, Paolo       ripropone lo
                                          stesso disegno        della chiesa
                                          sottostante.




                            P aolo U cce llo                   ind ie tro        avanti
S torie d i S anto S te fano
                                                  lap id azione d i S anto S te fano

In questa storia, Paolo Uccello ha dipinto solamente le architetture di
   sfondo lasciando a metà l’affresco terminato poi da Andrea di
   Giusto. Le architetture vengono reinterpretate in maniera
                                               fantastica e personale da
                                               Paolo, con colori
                                               inconsueti, ma possono
                                               comunque essere
                                               riferibili a edifici
                                               fiorentini. Sulla porta si
                                               trova lo stemma pratese
                                               e dentro la città è ben
                                               visibile il ricordo della
                                               Sacrestia Vecchia del
                                               Brunelleschi, raro gesto
                                               di avvicinamento verso
                                               questo grande artista del
                                               ‘400.
                               P aolo U cce llo               ind ie tro     avanti
G iovanni Acu to
John Hawkwood, in italiano Giovanni
   Acuto, era un condottiero inglese che
   dopo aver combattuto la Guerra dei
   Cent’Anni, giunge in Italia e lavora
   come capitano di ventura al servizio dei
   fiorentini.
   Per la sua fedeltà alla signoria di
   Firenze, l’Opera del Duomo (dietro cui
   c’è Cosimo de’ Medici), dopo varie
   vicissitudini, commissiona a Paolo
   Uccello l’affresco di commemorazione
   che verrà collocato nella cattedrale.
Il monumento equestre doveva essere
   monocromo e la scelta del verde terra
   indica una precisa intenzione ad imitare
   il bronzo di una statua.

 P aolo U cce llo          ind ie tro   avanti
G iovanni Acu to


E’ una delle poche opere
   firmate dal pittore e la
   composizione calibrata
   lascia trasparire un senso
   aulico ed epico degno di
   una cultura antica.
L’uso della luce è molto
   studiato e coincide con
   l’illuminazione reale della
   bifora della navata.




                                 P aolo U cce llo        ind ie tro   avanti
O rologio
                                        Commissionato dall’Opera del
                                        Duomo e terminato nel 1443,
                                        l’orologio ricorda il confronto
                                        con l’eterno e scandisce le ore
                                        terrene.


                                    La composizione è costituita
                                    da un cerchio inscritto in un
                                    quadrato.
                                    Il quadrante dell’orologio è
                                    suddiviso in 24 campiture
                                    radiali nelle quali, con numeri
                                    romani, sono scandite le ore
                                    posizionate in senso antiorario.
Ciò deriva dagli orologi solari o meridiane che utilizzano il
movimento del sole per sottolineare il tempo.

                         P aolo U cce llo               ind ie tro   avanti
O rologio




Agli angoli sono raffigurate le
quattro teste dei profeti-
evangelisti che sporgono dagli
occhi strombati che sono in
contrapposizione con la
bidimensionalità del quadrante.
Contrariamente all’uso del
periodo, in questo orologio non
vi è nessun riferimento
all’astrologia.
         P aolo U cce llo         ind ie tro   avanti
R e s u rre zione
Per la sua dote di "magistro
  musayci", nel maggio del 1443
  Paolo riceve l’incarico dall’Opera
  del Duomo di preparare il
  cartone della vetrata della
  Resurrezione di Cristo da
  posizionare sul tamburo della
  cupola brunelleschiana.
L’esecutore del grande occhio è
  Bernardo di Francesco, grande
  maestro vetraio con cui Paolo
  continuerà a lavorare anche dopo
  questa esperienza.


                                P aolo U cce llo       ind ie tro   avanti
R e s u rre zione
                   Realizzata secondo un
                   modulo compositivo
                   per cerchi concentrici,
                   la grande figura di
                   Cristo, appoggiata sul
                   sepolcro in prospettiva
                   ed incorniciata tra due
                   soldati, spicca al centro
                   della vetrata
                   sottolineata dagli aloni
                   progressivi di cielo
                   digradante e dallo
                   sbordare dell’aureola
                   sulla cornice circolare.


P aolo U cce llo            ind ie tro   avanti
N atività
Chiamato per le sue esperienze
  maturate a Venezia come
  preparatore di mosaici, gli Operai
  dell’Opera del Duomo
  commissionano a Paolo un
  secondo cartone.
La vetrata con la Natività, che chiude
   uno degli otto finestroni del
   tamburo della cupola, fu realizzata
   da Angelo Lippi che terminò i
   lavori nel febbraio del 1445. Qui,
   come in quella precedente, il
   pittore tratta la vetrata come un
   mosaico dall’intenso cromatismo
   dove le tessere vengono
   estremamente dilatate.

                              P aolo U cce llo   ind ie tro   avanti
natività
                   La scena è racchiusa in
                   una sorta di quadrato
                   inscritto nel campo
                   circolare dell’occhio ed
                   è composta in modo
                   rigido senza dare
                   importanza alla
                   profondità che è
                   espressa solamente
                   nelle figure scorciate
                   dell’asino e del bue.
                   La capanna disegnata
                   senza prospettiva,
                   serve a delimitare
                   superiormente il lato
                   del quadrato.
P aolo U cce llo             ind ie tro   avanti
S ce ne d i vita m onas tica
Il ciclo di S.Miniato è uno dei più singolari del Quattrocento. Giunte a
 noi in pessime condizioni con grandi lacune e violenti
 rimaneggiamenti, le tempere murali illustrano episodi di vita
 monastica.
 Le scene, racchiuse
 entro architetture
 dipinte con terra verde
 e ampie nicchie di
 colore rosso acceso,
 sono accompagnate da
 lunghe iscrizioni oggi
 solo parzialmente
 leggibili.


Opere di notevole maturità, segnano una nuova fase della ricerca
uccellesca qui rivolta ad una inedita libertà nell’uso dei colori e degli
elementi naturali ed architettonici.
                                P aolo U cce llo           ind ie tro   avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                             N iccolò d a Tole ntino alla te s ta d e i fiore ntini

La tavola celebra Niccolò da Tolentino, capitano di ventura alleato e
 amico di Cosimo il Vecchio de’ Medici.
Tutta la narrazione si svolge intorno alla figura del capitano
 vittorioso: è l’inizio della battaglia, la cavalleria è concentrata alle
 sue spalle, i trombettieri chiamano all’assalto e davanti a lui lo
 scontro è già in atto.




                                P aolo U cce llo                         ind ie tro        avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                         N iccolò d a Tole ntino alla te s ta d e i fiore ntini




Sullo sfondo due cavalieri si allontanano per andare a chiamare i
 rinforzi di Micheletto da Cotignola, mentre in mezzo ai campi,
 alcune figure sono impegnate in scontri individuali.
                            P aolo U cce llo                         ind ie tro        avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                            N iccolò d a Tole ntino alla te s ta d e i fiore ntini




Il pannello è diviso in due parti: in primo piano l’azione bellica è
    divisa con una quinta di melograni e di rose dal fondale retrostante
    in cui si svolgono varie scene.
                               P aolo U cce llo                         ind ie tro        avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                            D is arcionam e nto d i Be rnard ino d e lla C iard a
Nella tavola degli Uffizi è fissato il momento più intenso dello scontro
 e la conclusione della battaglia. La scena si fà affollata e travolgente:
 sulla sinistra i fiorentini con lance in resta atterrano i nemici; il
 gruppo di destra rappresenta i senesi in fuga e sullo sfondo; in
 aperta campagna, una squadra di fanti esce allo scoperto per
 inseguire i nemici che si stanno ritirando.




                               P aolo U cce llo                         ind ie tro       avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                         D is arcionam e nto d i Be rnard ino d e lla C iard a




Tutta l’azione dello scontro si concentra sul disarcionamento dei
  cavalieri, che simboleggia il nemico sconfitto.
                            P aolo U cce llo                         ind ie tro       avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                          D is arcionam e nto d i Be rnard ino d e lla C iard a




Anche questa tavola è divisa in due differenti piani di profondità,
  manca però la quinta di alberi.
                             P aolo U cce llo                         ind ie tro       avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                                  Inte rve nto d i M ich e le tto d a C otignola

Di differente impostazione rispetto alle altre due, la tavola del Louvre
 raffigura Micheletto da Cotignola nell’atto di ordinare la carica ai suoi
 cavalieri. La figura del condottiero divide simmetricamente il dipinto
 in due parti: alla sua destra un gruppo di soldati aspetta l’ordine,
 mentre sulla sinistra alcuni cavalieri si sono già lanciati alla carica.




                               P aolo U cce llo                       ind ie tro        avanti
Battaglie d i s an rom ano
                                                 Inte rve nto d i M ich e le tto d a C otignola

Per l’assenza di chiari riferimenti con l’avvenimento storico e per la
 diversa organizzazione spaziale rispetto alle precedenti tavole alcuni
 storici ritengono che il dipinto non faccia parte della Rotta di San
 Romano, ma che sia stato commissionato per celebrare il Cotignola
 dopo la sua morte e per essere collocato vicino alle altre due.




                              P aolo U cce llo                       ind ie tro        avanti
M ad onna con b am b ino
La tavola di Dublino presenta chiari
  riferimenti alla scultura di Donatello,
  soprattutto nella fisionomia delle
  figure riprese dalla vita contadina
  che infonde nell’opera un senso di
  quotidianità rendendo ambiguo
  l’aspetto sacro.
Con raffinato uso di colori, Paolo
  rappresenta una Vergine "di
  campagna" che tiene in mano un
  bambino assomigliante a un piccolo
  Bacco. Il dipinto è vivacizzato dal
  movimento disarticolato e sfuggente
  del bambino che sembra voler
  abbandonare le braccia della madre
  e uscire dalla cornice.
                                P aolo U cce llo       ind ie tro   avanti
S AN G IO R G IO E IL D R AG O                        – 1 –
Questa tavola, né firmata o datata, è considerata un’opera giovanile di
  Uccello che ritrae il santo cavaliere nell’atto di uccidere il terribile
  drago che tiene prigioniera la figlia di un re.
Lo scontro dinamico tra il santo e il drago si svolge in primo piano
  davanti ad un a grotta quasi innaturale che è servita la pittore per
  dividere la composizione del quadro in 2 parti. La luce meridiana
  investe in modo
  uniforme tutto il
  quadro rendendo
  unitario l’evento
  ed enfatizzando
  l’azione eroica e
  cavalleresca del
  santo.
Il cielo notturno e la
  luce che inonda la
  città avvolge tutta
  la tavola di mistero.

                                P aolo U cce llo           ind ie tro     avanti
S AN G IO R G IO E IL D R AG O               – 1 –

L’ambiente circostante è
   rappresentato da campi
   arati e ben ordinati che
   conducono alla bianca
   città sullo sfondo
   davanti alla quale i
   sovrani aspettano
   impazienti la
   liberazione della figlia.




                               P aolo U cce llo   ind ie tro     avanti
S AN G IO R G IO E IL D R AG O          – 2–
La tela di Londra,
 che racconta la
 favola di san
 Giorgio e il drago,
 viene ritenuta una
 delle ultime opere
 del pittore ed è
 testimonianza di
 una continua e
 assillante ricerca
 prospettica che
 pervade tutta la
 sua vita.




                         P aolo U cce llo   ind ie tro    avanti
S AN G IO R G IO E IL D R AG O                   – 2–
Infatti lo scontro tra il mostro e il santo è proiettato verso
   l’esterno coinvolgendo direttamente lo spettatore che si sente
   partecipe dell’evento miracoloso.




                            P aolo U cce llo         ind ie tro    avanti
S AN G IO R G IO E IL D R AG O                      – 2–
L’atmosfera tempestosa, personificata nel ciclone che sembra
   sospingere da dietro il cavaliere e il cielo notturno con la luna
   conferiscono un alone di mistero, ma al tempo stesso di miracolo a
   tutta la scena: anche la natura si sconvolge per il miracolo avvenuto.
Il paesaggio e la città relegata sul fondo sono elementi marginali del
    quadro, non hanno legami con l’evento in primo piano.




                               P aolo U cce llo           ind ie tro    avanti
Vis ione d i s an G iovanni E vange lis ta a P atm os
Probabilmente dipinta dopo il ritorno da Venezia, questa opera
   contiene già temi ricorrenti che saranno sviluppati in seguito come
   il cielo tempestoso e notturno, il paesaggio rurale e il bosco, la
   roccia appuntita e la capanna rustica in prospettiva.
Si avverte un notevole sperimentalismo nell’uso e nella brillantezza
   del colore e nella assillante ricerca prospettica che in un formato
   così allungato permette di estendere lo spazio rappresentativo.




                              P aolo U cce llo           ind ie tro   avanti
M iracolo d e ll'os tia p rofanata



Questa predella fu commissionata a Paolo dalla confraternita del
  Corpus Domini di Urbino durante il suo soggiorno nella città
  avvenuto tra il 1465 e il 1469.
Il motivo sacro e miracoloso viene stravolto e riassorbito nella
   quotidianità degli episodi riconfermando così l’atteggiamento
   ambiguo e personale del pittore.


E’ divisa in sei episodi spartiti da balaustrini a tortiglione che
   richiamano un’architettura di villa o di giardino quattrocentesco.
   L’iconografia dell’ostia profanata è assai rara in Italia e narra una
   vicenda realmente accaduta a Parigi nel 1290.


                              P aolo U cce llo          ind ie tro   avanti
M iracolo d e ll'os tia p rofanata
La narrazione si svolge sotto un cielo scuro e crepuscolare ed è
   ambientata in una campagna coltivata, con case coloniche
   sparse per le colline, alberi e rigogliosi frutteti.




Il colore rosso vivo domina tutti gli episodi ricorrendo nelle
    architetture e nelle vesti delle figure con le quali si individua
    chiaramente il centro di ciascuna scena.

                               P aolo U cce llo          ind ie tro   avanti
Vita d e i S anti p ad ri d e tta "Te b aid e "
                              La tela si ispira
                               all’iconografia
                               tipicamente
                               toscana del
                               ‘300-’400 della
                               Tebaide ed è
                               basata su più
                               episodi religiosi
                               organizzati
                               secondo un
                               itinerario di
                               lettura che parte
                               da destra verso
                               sinistra e dal
                               basso verso l’alto.
          P aolo U cce llo        ind ie tro   avanti
Vita d e i S anti p ad ri d e tta "Te b aid e "
Le scene riconducibili ai diversi ambiti religiosi, dei francescani, dei
   serviti, dei camaldolesi e dei cistercensi, rappresentano vari stadi
   di esperienza monastica e sono disposte con un percorso verso la
   beatitudine che culmina nella stimmatizzazione di San Francesco.




                               P aolo U cce llo           ind ie tro   avanti
Come abbiamo visto, ritornando a Firenze, dove intanto si è
    sviluppata la prospettiva, Paolo Uccello sfrutta queste nuove
         conoscenze per esplorare le dimensioni misteriose
              dell’iconografia fantastica tardo-gotica.

     Come lo definì il Vasari, nella sua bibiografia: Uccello fu
“un grande pittore, giustamente acclamato nei secoli, ma anche un
   artista singolarissimo e "fuori dal coro" nella Firenze che si sta
   aprendo al Rinascimento: non è un caso se le sue opere, frutto
        di un continuo sperimentalismo su strade empiriche e
      alternative, faranno ravvisare nel nostro secolo singolari
         analogie sia con il Cubismo che con il Surrealismo.”

                    Muore l’11 novembre 1475.



                             P aolo U cce llo          ind ie tro   avanti
F IN E
 P R E S E N T A Z IO N E
- PAoLO UC C ELLO
             -
      N O R BE R TI G IU LIA
      S E C O N D O E LE N A


             P aolo U cce llo   ind ie tro   avanti

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De Chirico
 

Paolo uccello

  • 1. PAoLO UC C ELLO N O R BE R TI G IU LIA S E C O N D O E LE N A P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 2. introd u zione Figlio di Dono di Paolo, chirurgo e barbiere, e di Antonia di Giovanni del Beccuto, è un grande pittore, giustamente acclamato nei secoli, ma anche un artista singolarissimo e "fuori dal coro" nella Firenze che si sta aprendo al Rinascimento: non è un caso se le sue opere, frutto di un continuo sperimentalismo su strade empiriche e alternative, faranno ravvisare nel nostro secolo singolari analogie sia con il Cubismo che con il Surrealismo. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 3. S torie d e lla G e ne s i C re azione d e gli anim ali e d i ad am o Due delle più note opere di Uccello si trovano in Santa Maria Novella a Firenze e rappresentano alcuni episodi tratti dalla Genesi. Il primo è la CREAZIONE DEGLI ANIMALI E CREAZIONE DI ADAMO L’impianto compositivo tradizionale spezza la scena in due eventi contrapposti. La massa rocciosa al centro costituisce l’elemento prospettico unificante nella composizione. Paolo Uccello realizza una tempera murale a fresco usando diverse tonalità di terre verdi in modo da raffigurare le figure in primo piano come dei rilievi di bronzo, una sorta di scultura bidimensionale che viene accentuata dai caldi rossi vinaccia del cielo che rendono la rappresentazione più astratta e contemplativa. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 4. S torie d e lla G e ne s i C re azione d e gli anim ali e d i ad am o Nella scena sulla sinistra troviamo una figura maestosa che crea gli animali. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 5. S torie d e lla G e ne s i C re azione d e gli anim ali e d i ad am o Sulla destra avviene il miracolo di Adamo. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 6. S torie d e lla G e ne s i C re azione d i e va e p e ccato originale Il secondo episodio rappresenta la CREAZIONE DI EVA E PECCATO ORIGINALE. Anche questo si trova su una lunetta di dimensioni simili alla precedente, nonostante il degrado delle storie sottostanti, qui si può di nuovo notare come la scena sia stata divisa in due parti dall’artista. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 7. S torie d e lla G e ne s i C re azione d i e va e p e ccato originale Sulla sinistra troviamo rappresentata la Creazione di Eva. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 8. S torie d e lla G e ne s i C re azione d i e va e p e ccato originale Sulla destra invece l’episodio del peccato originale. Il giardino, scontornato su un cielo dipinto con calde terre di Siena e Pozzuoli, riunisce la composizione come un fondale scenografico. La ricerca prospettica non è particolarmente sentita, al contrario si assiste ad un arricchimento cromatico che si sviluppa nelle sfumature di verde e rosso presenti sui frutti o nei nudi. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 9. S TO R IE D I N O E ’ D ilu vio e R e ce s s ione d e lle acqu e Uccello, in Santa Maria Novella, rappresentò anche due episodi delle storie di Noè. La prima, l’unica intatta, è formata da varie scene che si fondono in un’unica storia lungo il corridoio prospettico che si perde in mezzo ai due lati dell’Arca. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 10. S TO R IE D I N O E ’ D ilu vio e R e ce s s ione d e lle acqu e L’Arca viene così dipinta due volte con punti di fuga differenti in modo da realizzare uno spazio in cui inserire gli elementi primari e secondari della rappresentazione. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 11. S TO R IE D I N O E ’ D ilu vio e R e ce s s ione d e lle acqu e Le saette, gli alberi che si piegano al furore del vento tempestoso, le botti e gli oggetti sparsi, i mazzocchi e i cavalli, gli uomini e i cadaveri sembrano riunirsi in un unico spazio compositivo. La presenza di colori caldi come l’ocra e il rosso associati alla freddezza del verde enfatizzano maggiormente l’episodio. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 12. S TO R IE D I N O E ’ s acrificio e e b re zza d i noè Il secondo episodio delle storie di Noè è il SACRIFICIO E EBREZZA DI NOE’. Sfortunatamente l’opera è in pessime condizioni ma ancora si può intravedere, secondo la descrizione del Vasari: "[...] l’inebriazione di Noè col dispregio di Cam suo figliuolo [...] e Sem e Iasfet altri suoi figliuoli che lo ricuoprono, mostrando esso le sue vergogne [...]." P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 13. S TO R IE D I N O E ’ s acrificio e e b re zza d i noè Sulla sinistra, si assiste al sacrificio di Noè che ha come sfondo l’arca rovesciata dalla quale escono tutti gli uccelli: i molti animali attorno al gruppo dei personaggi oggi non sono più visibili a causa delle molteplici lacune presenti. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 14. S torie d e lla Ve rgine N atività d e lla Ve rgine Un’altra delle serie rappresentate da Uccello si trova nel Duomo di Prato ed è nota come “Storie della Vergine”, la prima dei quali mostra la NATIVITA’ DELLA VERGINE. Inscritta in una cornice ogivale riccamente decorata con fregi arborei, l’episodio della Natività si svolge in un interno architettonicamente dettagliato. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 15. S torie d e lla Ve rgine N atività d e lla Ve rgine Il soffitto policromo e le decorazioni della camera ricordano gli arredamenti trecenteschi, mentre l’imponente spalliera del letto a cassone riprende la moda quattrocentesca. L’impianto compositivo equilibratamente costruito si articola su punti di fuga differenti e marginali che addirittura cadono esterni al dipinto. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 16. S torie d e lla Ve rgine p re s e ntazione d e lla ve rgine al te m p io Il secondo dipinto delle Storie della Vergine illustra la PRESENTAZIONE DELLA VERGINE AL TEMPIO. La storia è contagiata dalle architetture che assumono un ruolo di primo piano. Riportano dettagli presi da luoghi reali come l'uso del bugnato nella casa rossa di sinistra che inquadra un paesaggio collinare con una città murata sul fondo. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 17. S torie d e lla Ve rgine p re s e ntazione d e lla ve rgine al te m p io Come nella parte sovrastante, Paolo ha qui utilizzato piu' piani prospettici con angolazioni diverse riequilibrando la composizione in un ottica di centralità attraverso la realizzazione di Figure-Quinte o architetture semirealistiche. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 18. S torie d i S anto S te fano D is p u ta d i S anto S te fano La prima scena delle due rappresentazioni dedicate a Santo Stefano, anche queste nel Duomo di Prato, è la DISPUTA DI SANTO STEFANO. La lunetta presenta una composizione simmetrica rispetto alle architetture e alla posizione dei personaggi incentrata sulla figura del santo. La parte superiore della chiesa a forma ottagonale si rifà al modello del Duomo di Firenze. Sopra la cupola come lanterna, Paolo ripropone lo stesso disegno della chiesa sottostante. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 19. S torie d i S anto S te fano lap id azione d i S anto S te fano In questa storia, Paolo Uccello ha dipinto solamente le architetture di sfondo lasciando a metà l’affresco terminato poi da Andrea di Giusto. Le architetture vengono reinterpretate in maniera fantastica e personale da Paolo, con colori inconsueti, ma possono comunque essere riferibili a edifici fiorentini. Sulla porta si trova lo stemma pratese e dentro la città è ben visibile il ricordo della Sacrestia Vecchia del Brunelleschi, raro gesto di avvicinamento verso questo grande artista del ‘400. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 20. G iovanni Acu to John Hawkwood, in italiano Giovanni Acuto, era un condottiero inglese che dopo aver combattuto la Guerra dei Cent’Anni, giunge in Italia e lavora come capitano di ventura al servizio dei fiorentini. Per la sua fedeltà alla signoria di Firenze, l’Opera del Duomo (dietro cui c’è Cosimo de’ Medici), dopo varie vicissitudini, commissiona a Paolo Uccello l’affresco di commemorazione che verrà collocato nella cattedrale. Il monumento equestre doveva essere monocromo e la scelta del verde terra indica una precisa intenzione ad imitare il bronzo di una statua. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 21. G iovanni Acu to E’ una delle poche opere firmate dal pittore e la composizione calibrata lascia trasparire un senso aulico ed epico degno di una cultura antica. L’uso della luce è molto studiato e coincide con l’illuminazione reale della bifora della navata. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 22. O rologio Commissionato dall’Opera del Duomo e terminato nel 1443, l’orologio ricorda il confronto con l’eterno e scandisce le ore terrene. La composizione è costituita da un cerchio inscritto in un quadrato. Il quadrante dell’orologio è suddiviso in 24 campiture radiali nelle quali, con numeri romani, sono scandite le ore posizionate in senso antiorario. Ciò deriva dagli orologi solari o meridiane che utilizzano il movimento del sole per sottolineare il tempo. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 23. O rologio Agli angoli sono raffigurate le quattro teste dei profeti- evangelisti che sporgono dagli occhi strombati che sono in contrapposizione con la bidimensionalità del quadrante. Contrariamente all’uso del periodo, in questo orologio non vi è nessun riferimento all’astrologia. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 24. R e s u rre zione Per la sua dote di "magistro musayci", nel maggio del 1443 Paolo riceve l’incarico dall’Opera del Duomo di preparare il cartone della vetrata della Resurrezione di Cristo da posizionare sul tamburo della cupola brunelleschiana. L’esecutore del grande occhio è Bernardo di Francesco, grande maestro vetraio con cui Paolo continuerà a lavorare anche dopo questa esperienza. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 25. R e s u rre zione Realizzata secondo un modulo compositivo per cerchi concentrici, la grande figura di Cristo, appoggiata sul sepolcro in prospettiva ed incorniciata tra due soldati, spicca al centro della vetrata sottolineata dagli aloni progressivi di cielo digradante e dallo sbordare dell’aureola sulla cornice circolare. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 26. N atività Chiamato per le sue esperienze maturate a Venezia come preparatore di mosaici, gli Operai dell’Opera del Duomo commissionano a Paolo un secondo cartone. La vetrata con la Natività, che chiude uno degli otto finestroni del tamburo della cupola, fu realizzata da Angelo Lippi che terminò i lavori nel febbraio del 1445. Qui, come in quella precedente, il pittore tratta la vetrata come un mosaico dall’intenso cromatismo dove le tessere vengono estremamente dilatate. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 27. natività La scena è racchiusa in una sorta di quadrato inscritto nel campo circolare dell’occhio ed è composta in modo rigido senza dare importanza alla profondità che è espressa solamente nelle figure scorciate dell’asino e del bue. La capanna disegnata senza prospettiva, serve a delimitare superiormente il lato del quadrato. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 28. S ce ne d i vita m onas tica Il ciclo di S.Miniato è uno dei più singolari del Quattrocento. Giunte a noi in pessime condizioni con grandi lacune e violenti rimaneggiamenti, le tempere murali illustrano episodi di vita monastica. Le scene, racchiuse entro architetture dipinte con terra verde e ampie nicchie di colore rosso acceso, sono accompagnate da lunghe iscrizioni oggi solo parzialmente leggibili. Opere di notevole maturità, segnano una nuova fase della ricerca uccellesca qui rivolta ad una inedita libertà nell’uso dei colori e degli elementi naturali ed architettonici. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 29. Battaglie d i s an rom ano N iccolò d a Tole ntino alla te s ta d e i fiore ntini La tavola celebra Niccolò da Tolentino, capitano di ventura alleato e amico di Cosimo il Vecchio de’ Medici. Tutta la narrazione si svolge intorno alla figura del capitano vittorioso: è l’inizio della battaglia, la cavalleria è concentrata alle sue spalle, i trombettieri chiamano all’assalto e davanti a lui lo scontro è già in atto. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 30. Battaglie d i s an rom ano N iccolò d a Tole ntino alla te s ta d e i fiore ntini Sullo sfondo due cavalieri si allontanano per andare a chiamare i rinforzi di Micheletto da Cotignola, mentre in mezzo ai campi, alcune figure sono impegnate in scontri individuali. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 31. Battaglie d i s an rom ano N iccolò d a Tole ntino alla te s ta d e i fiore ntini Il pannello è diviso in due parti: in primo piano l’azione bellica è divisa con una quinta di melograni e di rose dal fondale retrostante in cui si svolgono varie scene. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 32. Battaglie d i s an rom ano D is arcionam e nto d i Be rnard ino d e lla C iard a Nella tavola degli Uffizi è fissato il momento più intenso dello scontro e la conclusione della battaglia. La scena si fà affollata e travolgente: sulla sinistra i fiorentini con lance in resta atterrano i nemici; il gruppo di destra rappresenta i senesi in fuga e sullo sfondo; in aperta campagna, una squadra di fanti esce allo scoperto per inseguire i nemici che si stanno ritirando. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 33. Battaglie d i s an rom ano D is arcionam e nto d i Be rnard ino d e lla C iard a Tutta l’azione dello scontro si concentra sul disarcionamento dei cavalieri, che simboleggia il nemico sconfitto. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 34. Battaglie d i s an rom ano D is arcionam e nto d i Be rnard ino d e lla C iard a Anche questa tavola è divisa in due differenti piani di profondità, manca però la quinta di alberi. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 35. Battaglie d i s an rom ano Inte rve nto d i M ich e le tto d a C otignola Di differente impostazione rispetto alle altre due, la tavola del Louvre raffigura Micheletto da Cotignola nell’atto di ordinare la carica ai suoi cavalieri. La figura del condottiero divide simmetricamente il dipinto in due parti: alla sua destra un gruppo di soldati aspetta l’ordine, mentre sulla sinistra alcuni cavalieri si sono già lanciati alla carica. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 36. Battaglie d i s an rom ano Inte rve nto d i M ich e le tto d a C otignola Per l’assenza di chiari riferimenti con l’avvenimento storico e per la diversa organizzazione spaziale rispetto alle precedenti tavole alcuni storici ritengono che il dipinto non faccia parte della Rotta di San Romano, ma che sia stato commissionato per celebrare il Cotignola dopo la sua morte e per essere collocato vicino alle altre due. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 37. M ad onna con b am b ino La tavola di Dublino presenta chiari riferimenti alla scultura di Donatello, soprattutto nella fisionomia delle figure riprese dalla vita contadina che infonde nell’opera un senso di quotidianità rendendo ambiguo l’aspetto sacro. Con raffinato uso di colori, Paolo rappresenta una Vergine "di campagna" che tiene in mano un bambino assomigliante a un piccolo Bacco. Il dipinto è vivacizzato dal movimento disarticolato e sfuggente del bambino che sembra voler abbandonare le braccia della madre e uscire dalla cornice. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 38. S AN G IO R G IO E IL D R AG O – 1 – Questa tavola, né firmata o datata, è considerata un’opera giovanile di Uccello che ritrae il santo cavaliere nell’atto di uccidere il terribile drago che tiene prigioniera la figlia di un re. Lo scontro dinamico tra il santo e il drago si svolge in primo piano davanti ad un a grotta quasi innaturale che è servita la pittore per dividere la composizione del quadro in 2 parti. La luce meridiana investe in modo uniforme tutto il quadro rendendo unitario l’evento ed enfatizzando l’azione eroica e cavalleresca del santo. Il cielo notturno e la luce che inonda la città avvolge tutta la tavola di mistero. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 39. S AN G IO R G IO E IL D R AG O – 1 – L’ambiente circostante è rappresentato da campi arati e ben ordinati che conducono alla bianca città sullo sfondo davanti alla quale i sovrani aspettano impazienti la liberazione della figlia. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 40. S AN G IO R G IO E IL D R AG O – 2– La tela di Londra, che racconta la favola di san Giorgio e il drago, viene ritenuta una delle ultime opere del pittore ed è testimonianza di una continua e assillante ricerca prospettica che pervade tutta la sua vita. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 41. S AN G IO R G IO E IL D R AG O – 2– Infatti lo scontro tra il mostro e il santo è proiettato verso l’esterno coinvolgendo direttamente lo spettatore che si sente partecipe dell’evento miracoloso. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 42. S AN G IO R G IO E IL D R AG O – 2– L’atmosfera tempestosa, personificata nel ciclone che sembra sospingere da dietro il cavaliere e il cielo notturno con la luna conferiscono un alone di mistero, ma al tempo stesso di miracolo a tutta la scena: anche la natura si sconvolge per il miracolo avvenuto. Il paesaggio e la città relegata sul fondo sono elementi marginali del quadro, non hanno legami con l’evento in primo piano. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 43. Vis ione d i s an G iovanni E vange lis ta a P atm os Probabilmente dipinta dopo il ritorno da Venezia, questa opera contiene già temi ricorrenti che saranno sviluppati in seguito come il cielo tempestoso e notturno, il paesaggio rurale e il bosco, la roccia appuntita e la capanna rustica in prospettiva. Si avverte un notevole sperimentalismo nell’uso e nella brillantezza del colore e nella assillante ricerca prospettica che in un formato così allungato permette di estendere lo spazio rappresentativo. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 44. M iracolo d e ll'os tia p rofanata Questa predella fu commissionata a Paolo dalla confraternita del Corpus Domini di Urbino durante il suo soggiorno nella città avvenuto tra il 1465 e il 1469. Il motivo sacro e miracoloso viene stravolto e riassorbito nella quotidianità degli episodi riconfermando così l’atteggiamento ambiguo e personale del pittore. E’ divisa in sei episodi spartiti da balaustrini a tortiglione che richiamano un’architettura di villa o di giardino quattrocentesco. L’iconografia dell’ostia profanata è assai rara in Italia e narra una vicenda realmente accaduta a Parigi nel 1290. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 45. M iracolo d e ll'os tia p rofanata La narrazione si svolge sotto un cielo scuro e crepuscolare ed è ambientata in una campagna coltivata, con case coloniche sparse per le colline, alberi e rigogliosi frutteti. Il colore rosso vivo domina tutti gli episodi ricorrendo nelle architetture e nelle vesti delle figure con le quali si individua chiaramente il centro di ciascuna scena. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 46. Vita d e i S anti p ad ri d e tta "Te b aid e " La tela si ispira all’iconografia tipicamente toscana del ‘300-’400 della Tebaide ed è basata su più episodi religiosi organizzati secondo un itinerario di lettura che parte da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 47. Vita d e i S anti p ad ri d e tta "Te b aid e " Le scene riconducibili ai diversi ambiti religiosi, dei francescani, dei serviti, dei camaldolesi e dei cistercensi, rappresentano vari stadi di esperienza monastica e sono disposte con un percorso verso la beatitudine che culmina nella stimmatizzazione di San Francesco. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 48. Come abbiamo visto, ritornando a Firenze, dove intanto si è sviluppata la prospettiva, Paolo Uccello sfrutta queste nuove conoscenze per esplorare le dimensioni misteriose dell’iconografia fantastica tardo-gotica. Come lo definì il Vasari, nella sua bibiografia: Uccello fu “un grande pittore, giustamente acclamato nei secoli, ma anche un artista singolarissimo e "fuori dal coro" nella Firenze che si sta aprendo al Rinascimento: non è un caso se le sue opere, frutto di un continuo sperimentalismo su strade empiriche e alternative, faranno ravvisare nel nostro secolo singolari analogie sia con il Cubismo che con il Surrealismo.” Muore l’11 novembre 1475. P aolo U cce llo ind ie tro avanti
  • 49. F IN E P R E S E N T A Z IO N E - PAoLO UC C ELLO - N O R BE R TI G IU LIA S E C O N D O E LE N A P aolo U cce llo ind ie tro avanti