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Presentazione a cura di


Massaro Davide
3a E
I Della Robbia:
Scultori e ceramisti

Famiglia di scultori e ceramisti fiorentini operanti fra il XV e il XVI secolo. Il
più celebre è Luca (Firenze fine XIV sec.- 1482). Formatosi sulla lezione del
Ghiberti e di Nanni di Banco ma anche sull'esperienza di Donatello, fu scultore
famoso non solo per l'eccellenza delle sue opere ma, particolarmente, per
l'invenzione della terracotta verniciata ("invetriata"), il cui segreto passò al
nipote Andrea (Firenze 1435-1525) e al di lui figlio Giovanni (Firenze
1469-1529).
Luca realizzò a Firenze opere insigni come la Cantoria per la Sagrestia del
Duomo(1431-38), oggi nel Museo dell’Opera del Duomo, i bassorilievi della
parte bassa del Campanile del Duomo (1437-39), i quattro grandi tondi nella
volta della Cappella dei Pazzi, il monumento funebre del vescovo Benozzo
Federighi in Santa Trinita (1454-57), lo splendido soffitto della Cappella del
cardinale di Portogallo in San Miniato (1461-66). Il nipote Andrea, vicino al
Verrocchio, è considerato scultore inferiore, troppo convenzionale e formale,
dotato però di un'ampia gamma di cromie e maestro nel loro uso. Si ricordino
di lui la Visitazione, nella Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia, la bella
serie dei putti fra gli archi dello Spedale degli Innocenti (1463) e la sua lunetta
sotto la loggia dell'ospedale di San Paolo in Piazza Santa Maria Novella
(1490-95).




                                    S. Maria del Fiore
                                    Cantoria, particolare
Ospedale
                                        degl'Innocenti,
                                        formelle sulla
                                        facciata




L'opera migliore del figlio Giovanni sono i bei bassorilievi della facciata
dell'ospedale di Pistoia, realizzati però sotto la direzione paterna. Con
Giovanni la bottega inizia la produzione su larga scala di tabernacoli ed altari,
sempre gradevoli ed onnipresenti in Toscana, ma scade sul piano del puro
valore artistico. Un altro figlio, Gerolamo (Firenze 1488 ca. - Parigi 1566), lasciò
nel 1527 la fiorente bottega di famiglia e si strasferì alla corte di Francia
lavorando fra l'altro al castello di Fontainebleau.
I Della Robbia passati alla storia per la loro
importanza nella scultura sono quattro:




Luca Della Robbia
Andrea Della Robbia
Giovanni Della Robbia
Gerolamo Della Robbia
Della Robbia Luca (Firenze 1400 ca. – 1482), scultore e ceramista italiano
  del Rinascimento, fondatore di una bottega che produsse raffinati rilievi in
 terracotta fino a tutto il XVI secolo; tra i collaboratori e prosecutori della sua
        arte, molti dei quali suoi familiari, si distinse il nipote Andrea.
L’aggiornamento del linguaggio scultoreo centroitaliano alla luce dei
principi dell’Umanesimo è ben visibile nella prima opera nota di
Luca della Robbia, la decorazione a rilievo della Cantoria del Duomo
di Firenze (1431-1438; Museo dell’Opera del Duomo, Firenze). Il
classicismo dell’arte di Luca della Robbia si manifesta nella pacata
compostezza delle figure (angeli, o putti), nella grazia e nella
naturalezza delle espressioni, nell’equilibrio e nel ritmo
chiaroscurale. Le cinque formelle esagonali che Della Robbia realizzò
per il campanile di Giotto in Santa Maria del Fiore a Firenze, ispirate
alle Arti liberali (1431-1439; oggi nel Museo dell’Opera del Duomo),
mostrano invece ancora stilemi tardogotici, seppure coniugati con un
gusto più moderno, forse influenzato da Donatello.
Intorno ai primi anni Quaranta lo scultore iniziò la produzione di terrecotte
invetriate a bassorilievo, caratterizzate perlopiù da figure bianche in campo blu;
tra le sue prime creazioni, ricordiamo il Tabernacolo per la Cappella di San Luca
nell’Arcispedale di Santa Maria Nuova a Firenze (1441-1443), in marmo e
terracotta. Ma le sue opere per cui la bottega dei Della Robbia divenne presto
famosa furono le numerose Madonne col Bambino, a mezzo busto o a figura
intera, rese con forte effetto plastico in linee morbide e delicate (
Madonna del Roseto, Museo nazionale del Bargello, Firenze): tipica la
contrapposizione tra la semplicità cromatica (bianco-blu) del tondo e la
decorazione della cornice, a ghirlande di fiori e frutti, a colori vivaci (giallo,
verde). Risalgono al decennio d’oro dell’attività di Luca le lunette con la
Resurrezione (1442-1445) e l’Ascensione (1446-1451) per le porte delle sacrestie del
Duomo di Firenze; il Ciborio (1441-42) di San Miniato al Monte (ora alla
Collegiata di Peretola); la Visitazione (1445 ca.) di San Giovanni Fuorcivitas a
Pistoia; i tondi con gli Apostoli della Cappella dei Pazzi di Brunelleschi, in Santa
Croce a Firenze. Tra le sue opere più tarde, di grande interesse sono il
monumento funebre a Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole (1454-1458, Santa
Trinita, Firenze); i dieci rilievi in bronzo per le imposte della Sacrestia Vecchia
del Duomo di Firenze; e la decorazione della volta nella Cappella del cardinale
del Portogallo (1461-1466), in San Miniato al Monte.
Cantoria
                                                                  1431-1438
                                                           Firenze, Museo dell'Opera
                                                                  del Duomo




Della sua prima attività si conosce assai poco; la sua prima opera datata (1431-1438)
è la Cantoria per Santa Maria del Fiore di Firenze (Museo dell'Opera): su dieci
riquadri sono raffigurati giovinetti che suonano e cantano in lode del Signore.
Costituiscono una completa illustrazione del Salmo 150 di David, il cui testo latino
ricorre a grandi caratteri sulle cornici orizzontali. Già in questa cantoria si nota il
naturalistico amore di Luca per la rappresentazione della bellezza giovanile,
espressione di spirituale serenità.

                         -indietro-
Tabernacolo del Sacramento
                          1441-42
               Firenze, Peretola, Santa Maria


             In questa scultura fece uso per la prima
             volta della invetriatura, cioè l'uso della
             terracotta coperta da un lucente strato di
             smalto bianco o colorato. Questo
             procedimento tecnico, che non fu
             inventato da lui, ma che Luca perfezionò e
             da un uso prevalentemente artigianale,
             sollevò ad altissime e inconfondibili
             realizzazioni d'arte, di pura scultura, nelle
             quali il rivestimento policromo, destinato
             a proteggere la fragile materia fittile dagli
             agenti atimosferici, risponde ad un preciso
             intento stilistico conferendo il maggior
             risalto plastico al candore di forme
             nitidamente che si stagliano in bianco
             contro i fondi generalmente azzurri.

-indietro-
Resurrezione
                                               1442-1444
                                               terracotta invetriata
                                               Firenze, Santa Maria del Fiore




Grazie all’appoggio di Filippo Brunelleschi, al quale lo legava una
profonda amicizia, Luca, dopo il successo arriso alla Cantoria, poté
cimentarsi nell’impiego monumentale della terracotta invetriata. Nella
lunetta, collocata sopra la porta della Sagrestia delle messe nel Duomo
di Firenze, egli adottò un rilievo scultoreo e realizzò figure bianche,
impreziosite di dorature a “freddo”, su fondo cobalto. Intorno alla
figura del Cristo benedicente dispose, secondo rigidi criteri di equilibrio
e armonia compositiva, le figure degli angeli e dei soldati dormienti,
vestiti di armature “all’antica”.


                      -indietro-
Visitazione
                                               1445 circa
                                               terracotta invetriata
                                               Pistoia, San Giovanni Fuorcivitas




Il gruppo pistoiese costituisce per Luca la prima prova di scultura a tutto
tondo e precede di poco i due Angeli per il tabernacolo del Santissimo
Sacramento nel Duomo fiorentino. Un lavoro di grande impegno, che per le
dimensioni notevoli implicò problemi di cottura e di trasporto, risolti
smontando e sezionando le figure con tagli ben dissimulati. Le due donne
sono ritratte in pose composte e solenni mentre concentrano gli sguardi
l’una sull’altra. L’episodio biblico dell’incontro tra la giovane Vergine e la
più anziana Elisabetta viene risolto così in termini di lucida e sincera
ispirazione devozionale: caratteristica questa che rese anche le Madonne col
Bambino dell’artista care a un pubblico largo e variegato.

                    -indietro-
Ascensione di Cristo
                                                 1446-1451
                                                 terracotta invetriata
                                                 Firenze, Santa Maria del Fiore




Si tratta della lunetta che sovrasta la porta della Sagrestia dei
canonici nel Duomo di Firenze, eseguita come complemento alla
Resurrezione del 1442-1444. Anche in questo caso la composizione si
organizza intorno alla figura centrale del Cristo, ispirata a un
lavoro di Lorenzo Ghiberti. Luca interpreta la scena in toni più
descrittivi e pittorici e introduce nel paesaggio i colori naturalistici,
svincolando così la tecnica della terracotta invetriata dalla
sudditanza alla scultura marmorea.



                       -indietro-
Madonna del Roseto (Firenze, Bargello, 1460-70)   Madonna della mela (Firenze, Bargello, 1441-45)




  Le due madonne del Roseto e della mela, pur appartenenti a periodi
  cronologici leggermente diversi, sono considerate due splendidi
  esempi nella scultura femminile tipica di Luca Della Robbia


                                 -indietro-
Luca
                                       della
                                       Robbia:
                                       Madonna
                                       con
                                       Bambino




Nella foto, una elegante Madonna con
Bambino, realizzata per la chiesa di
San Michele a Firenze



                   -indietro-
Della Robbia Andrea (Firenze 1435-1525), scultore e artista della ceramica
   italiano, nipote di Luca Della Robbia e il più famoso dei suoi successori.
       Istruito dallo zio circa le tecniche di lavorazione del marmo e delle
    ceramiche, si specializzò in "multipli", opere strutturate su uno schema
    iconografico ripetuto con leggere variazioni, spesso concatenate in uno
sviluppo narrativo. La sua opera più nota è la serie dei Putti (1463 ca.), dieci
 tondi raffiguranti bambini in fasce, sulla facciata del portico dell'Ospedale
     degli Innocenti di Firenze. A lui sono inoltre attribuite le sculture del
      Santuario della Verna (Annunciazione, Madonna adorante, Assunzione,
Crocifissione, 1479 ca.) e la lunetta con il rilievo Incontro di san Francesco e san
 Domenico (1490-1495 ca.), nella loggia dell'Ospedale di San Paolo a Firenze,
   oltre a capolavori come le sculture di Sant’Antonio, San Bernardino, Sant’
Elisabetta e Santa Chiara e altre ( Diapositiva 21, Diapositiva 22, Diapositiva 23).
      Tutti i cinque figli di Andrea furono maestri nell'arte della terracotta
       invetriata: ricordiamo in particolare Giovanni (Firenze 1469-1529) e
   Gerolamo (Firenze 1488 ca. - Parigi 1566). La loro opera, comunque, non
raggiunse mai gli alti esiti artistici di quella del padre e dello zio. Gerolamo
  fu anche architetto e scultore; si trasferì in Francia e lavorò molti anni nei
                                    pressi di Parigi.
Annunciazione
                                                                  1490 circa
                                                                  terracotta
                                                                  invetriata
                                                                  Firenze, museo
                                                                  dello Spedale
                                                                  degli Innocenti



La lunetta fa parte di una serie di interventi commissionati ad Andrea nel
brunelleschiano Spedale degli Innocenti e, prima di finire nel museo,
coronava la pala d’altare della cappella Del Pugliese di Piero di Cosimo
(1493). Alla classica austerità delle figure dello zio, Andrea sostituisce
un’impaginazione più colloquiale e dinamica, dai toni fortemente narrativi,
esemplata sulle prove contemporanee di Antonio Rossellino, del
Verrocchio, del Perugino. Ai colti committenti fiorentini, finanche allo stesso
Lorenzo il Magnifico, piacevano particolarmente gli effetti di brillantezza e
smaltata luminosità delle superfici lavorate con la tecnica dell’invetriatura.


                  -indietro-
Sant'Antonio da
                                                     Padova,
                                                     San Bernardino,
                                                     Sant'Elisabetta,
                                                     Santa Chiara
                                                     1495 circa
                                                     Firenze, portico dello
                                                     Spedale di San Paolo dei
                                                     Convalescenti

Nell’ultimo decennio del secolo il rigore devozionale di Andrea, acceso dalla
predicazione del Savonarola, lo indusse ad abbandonare l’esuberante vivacità
delle composizioni precedenti e ad adottare un linguaggio austero, semplificato.
Le composizioni, animate da figure rigide, avvolte in vesti castigate e dalle
fisionomie stereotipe, riscossero un enorme successo presso il pubblico meno colto
e vennero utilizzate soprattutto per la decorazione degli ospedali, dei ricoveri e
delle chiese degli ordini mendicanti. Emblematici di questa produzione sono i
sette medaglioni con Santi francescani dello Spedale di San Paolo dei
Convalescenti, posto di fronte alla chiesa di Santa Maria Novella.

                   -indietro-
Uno dei dieci “Putti”


     Questa graziosa scultura in terracotta smaltata fa parte
dell'opera più celebre di Andrea Della Robbia, la serie dei Putti
 che orna la facciata dell'Ospedale degli Innocenti di Firenze.


             -indietro-
LA CROCIFISSIONE DI GESU',
             di Andrea Della Robbia.
             Cappella delle stimmate, altare maggiore

             Al centro Gesù sulla croce, sotto la quale è
             posto un teschio a significare la vittoria sulla
             morte ad opera del Redentore.
             In basso, a sinistra, S. Francesco genuflesso e la
             Vergine in piedi, in atteggiamento di dolorosa
             preghiera.
             Dalla parte opposta si vedono San Giovanni
             Evangelista e San Girolamo che, genuflesso, si
             percuote il petto con una pietra;
             Otto angeli, quattro per parte ai lati della croce.
             Sopra le braccia laterali della croce si vedono il
             sole e la luna piangenti; sopra la croce un
             pellicano che si svena per nutrire i propri
             piccoli, simbolo del Redentore, che per la
             salvezza dell'umanità ha versato il Suo Sangue.
             Ai piedi della croce si legge:
             "O vos omnes, qui transitis per viam, attendite
             et videre, si est dolor sicut dolor meus".
              Alle estremità della scritta lo stemma della
             famiglia Alessandri e alla sommità della
             cornice è raffigurato lo Spirito Santo.



-indietro-
Ecco un’altra scultura di Andrea
             Della Robbia.




-indietro-
Ecco un’altra
             scultura di Andrea
             Della Robbia.




-indietro-
Ecco un’altra scultura di
             Andrea Della Robbia.




-indietro-
Giovanni Della Robbia(1469 - 1529 ca.)
Terzogenito di Andrea fu Giovanni Della Robbia nato a Firenze nel 1469 e scomparso nella
stessa città nel 1529, specializzato in fregi e medaglioni decorativi; "Opere di misericordia"
nell'ospedale del Ceppo a Pistoia e soprattutto con "Cristo e Santi“, ora al Bargello di Firenze.
Considerato dal Vasari assai meno dotato dei fratelli, era
molto industrioso ma fu in realtà discontinuo nel livello delle sue produzioni, mantenendo però
in vita la bottega di famiglia che a partire dal 1525 i suoi fratelli, trasferitisi nelle Marche e in
Francia, avevano abbandonato.
Fu scultore, decoratore e all'occorrenza anche vasaio. Fece esperienza con suo padre ed è
documentato che lavorò nella bottega di famiglia dal 1487, dove ha collaborato su progetti quali
l'altare di marmo di Santa Maria delle Grazie a Arezzo (1487-93). Dal 1495 circa ha lavorato
anche indipendentemente. Il suo primo lavoro documentato, il lavabo nella sacrestia della
Santa Maria Novella (Firenze), completato nel 1498, già mostra la sua esuberanza decorativa
caratteristica e ha un paesaggio particolarmente bello ed un fiume verniciate nel lunette. Lo
stile specifico di Giovanni appare maggiormente in due altari fatti per il convento di San
Girolamo in Volterra, in cui le figure sono molto vivaci. Inoltre ha prodotto giare, vasi e
stemmi decorativi, per esempio 36 vasi ordinati per l'ospedale di Santa Maria Nuova, Firenze,
di cui un esempio è conosciuto (1507; Sevres, Museo Nazionale della ceramica). Tipiche
sculture esemplari di Andrea sono l’ Incredulità di san Tommaso e la
Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti
Lavabo
             1498
             terracotta invetriata
             Firenze, Santa Maria Novella (sagrestia)

             Giovanni esordì come artista autonomo con
             quest’opera, dove le influenze del padre Andrea
             (evidenti nel gruppo della Madonna col Bambino
             tra due angeli) si uniscono a caratteristiche
             nuove, mutuate dalla poetica del Verrocchio e di
             Fillipino Lippi. L’artista punta sull’esuberanza
             decorativa, sull’utilizzo giocoso della citazione
             classica (originali le candelabre e i vasi
             antichizzanti con delfini lungo le lesene e i
             pilastri), prediligendo gli effetti pittorici della
             materia, come è ben evidente nell’inserzione del
             paesaggio fluviale in prospettiva aerea al centro
             dell’architettura. La sua proposta sembra
             dunque consistere da subito nel potenziamento
             del rapporto scambievole tra dato plastico e
             pittorico.

-indietro-
Incredulità di san
                                                          Tommaso
                                                          1510 circa
                                                          Quarto (Firenze),
                                                          Conservatorio delle
                                                          Montalve alla Quiete




Dichiarate simpatie verrocchiesche emergono in quest’opera, parte di un gruppo di
tre lunette commissionate all’artista per la chiesa di San Jacopo a Ripoli. Le due
figure citano, senza variazioni sostanziali, il famoso gruppo realizzato dal
Verrocchio per una delle nicchie di Orsanmichele (finito nel 1483). Giovanni colloca
i personaggi davanti a un estroso paesaggio, vivacizzato dalla presenza di colombe,
conigli e cerbiatti. Esplicite citazioni dalla pittura fiorentina del secondo
Quattrocento, segno dell’orientamento dell’artista verso forme sempre più leziose, si
ritrovano nel contemporaneo fonte battesimale di San Giovanni Battista a Galatrona.



                    -indietro-
Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti
                                     1514
                                     terracotta invetriata
                                     Firenze, Museo nazionale del Bargello
All’inizio del secondo decennio del secolo
Giovanni comincia ad allontanarsi dalla
misurata metrica spaziale degli altari paterni
e ad adottare un linguaggio popolare, ricco di
inflessioni pietistiche. Nella Pietà, realizzata
per la chiesa di Santa Maria della Scala a
Firenze, egli utilizza elementi propri del
lessico familiare, caricandoli di effetti pittorici
e decorativi. Le figure aggettano dal fondo
della pala che accoglie, insieme alla croce e ai
simboli della Passione, un largo paesaggio
con, in lontananza, Gerusalemme. Non è
esclusa la partecipazione all’opera dei tre figli
dell’artista, Marco, Lucantonio e Simone,
«che morirono di peste l’anno 1527, essendo
in buon’espettazione», come riferisce il
Vasari.

                    -indietro-
Gerolamo Della Robbia (1488 - 1556)
“Andrea (...) lasciò molti figlioli, i quali a gli invetriati attendevano
similmente come esso. Dei quali il minore, chiamato Gerolamo fece
opre di marmo lodate e stette per lungo tempo in Francia, et anco Luca
suo fratello vi condusse”.
E' questo lo stringato ma eloquente profilo su Gerolamo fornito da Giorgio
Vasari nella prima edizione delle "Vite" del 1550, messo a chiuso della biografia
di Luca il Vecchio. E nelle edizioni successive il Vasari sottolinea sempre più il
suo apprezzamento per il giovane Girolamo che viene definito "valent'uomo"
pari ad un Jacopo Sansovino o al Bandinelli.
Attivo a Parigi dal 1571 Gerolamo ebbe in effetti il merito di sostenere ed
amplificare il prestigio dell' arte robbiana su uno scenario internazionale e assai
sofisticato come la corte francese, tipico esempio la scultura di
San Gerolamo nella Natura.
Ecco un’opera attribuita a Gerolamo Della Robbia. Essa rappresenta
San Gerolamo in atto di inchinarsi a un crocifisso di Gesu’ . Lo sfondo
riguarda in se la natura, con molti animali e alberi in secondo piano. Da
notare il tipico teschio alla base della croce.
Il Campanile di Giotto
  Il campanile di Santa Maria del Fiore, uno dei più
  belli d'Italia, è una geniale (e costosissima)
  invenzione di Giotto, creata più come monumento
  decorativo che funzionale. Nel 1334, quando i lavori
  per la nuova cattedrale languivano ormai da oltre
  trent'anni, il grande artista viene nominato
  capomastro della fabbrica con il compito di portarne
  avanti la costruzione. Ma piuttosto che impegnarsi
  nella prosecuzione del progetto di Arnolfo per il
  Duomo, Giotto preferisce idearne uno tutto suo: il
  campanile. Al nuovo elemento architettonico che va
  ad arricchire la piazza, il maestro lavora dal 1334 al
  1337, anno della sua morte, ma del progetto riesce a
  vedere realizzata solo la prima zona, quella dove si
  apre l'ingresso cuspidato.




-indietro-
L'ospedale degli Innocenti è la prima istituzione di questo genere
in Europa (1419). Ideato per curare e allevare i bambini orfani o
abbandonati e dar loro un mestiere, lo "Spedale" fu edificato al
tempo della Repubblica Fiorentina per volontà dell’Arte della
Lana, che lo finanziò interamente, e affidato a Filippo
Brunelleschi, che qui realizzò un esempio armonico e razionale di
architettura ospedaliera nell'insieme di chiostri, portici, refettori,
dormitori, infermerie e "nursery".



                 -indietro-
Piazza Santa Maria Novella, dalla caratteristica forma a
cinque lati, è una delle più grandi del centro storico di
Firenze: fu infatti allargata più volte per ospitare le folle
richiamate dalla predicazione dei frati dell’Ordine
domenicano, che nel 1221 si erano stabiliti in quell'area
costruendovi un convento. Grazie alla sua ampiezza, la
piazza fu poi scelta come sede del Palio dei Cocchi, di cui
sono ricordo i due obelischi in marmo eretti dal
Giambologna sopra quattro tartarughe di bronzo.



Oltre alla Basilica domenicana e all'area conventuale, che comprende
anche l'antica Farmacia dei frati, la piazza ospita sul lato sud il lungo
loggiato dell'ex Ospedale di San Paolo, costruito negli anni 1489-96 a
imitazione della Loggia degli Innocenti del Brunelleschi. Sotto il lato
destro del portico si nota la lunetta in terracotta policroma di Andrea
della Robbia, autore anche dei tondi fra le arcate del portico. La
lunetta raffigura un incontro fra San Francesco e San Domenico, che
la tradizione vuole sia avvenuto in questo luogo nel 1221.



                    -indietro-
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I Della Robbia

  • 1. Presentazione a cura di Massaro Davide 3a E
  • 2. I Della Robbia: Scultori e ceramisti Famiglia di scultori e ceramisti fiorentini operanti fra il XV e il XVI secolo. Il più celebre è Luca (Firenze fine XIV sec.- 1482). Formatosi sulla lezione del Ghiberti e di Nanni di Banco ma anche sull'esperienza di Donatello, fu scultore famoso non solo per l'eccellenza delle sue opere ma, particolarmente, per l'invenzione della terracotta verniciata ("invetriata"), il cui segreto passò al nipote Andrea (Firenze 1435-1525) e al di lui figlio Giovanni (Firenze 1469-1529).
  • 3. Luca realizzò a Firenze opere insigni come la Cantoria per la Sagrestia del Duomo(1431-38), oggi nel Museo dell’Opera del Duomo, i bassorilievi della parte bassa del Campanile del Duomo (1437-39), i quattro grandi tondi nella volta della Cappella dei Pazzi, il monumento funebre del vescovo Benozzo Federighi in Santa Trinita (1454-57), lo splendido soffitto della Cappella del cardinale di Portogallo in San Miniato (1461-66). Il nipote Andrea, vicino al Verrocchio, è considerato scultore inferiore, troppo convenzionale e formale, dotato però di un'ampia gamma di cromie e maestro nel loro uso. Si ricordino di lui la Visitazione, nella Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia, la bella serie dei putti fra gli archi dello Spedale degli Innocenti (1463) e la sua lunetta sotto la loggia dell'ospedale di San Paolo in Piazza Santa Maria Novella (1490-95). S. Maria del Fiore Cantoria, particolare
  • 4. Ospedale degl'Innocenti, formelle sulla facciata L'opera migliore del figlio Giovanni sono i bei bassorilievi della facciata dell'ospedale di Pistoia, realizzati però sotto la direzione paterna. Con Giovanni la bottega inizia la produzione su larga scala di tabernacoli ed altari, sempre gradevoli ed onnipresenti in Toscana, ma scade sul piano del puro valore artistico. Un altro figlio, Gerolamo (Firenze 1488 ca. - Parigi 1566), lasciò nel 1527 la fiorente bottega di famiglia e si strasferì alla corte di Francia lavorando fra l'altro al castello di Fontainebleau.
  • 5. I Della Robbia passati alla storia per la loro importanza nella scultura sono quattro: Luca Della Robbia Andrea Della Robbia Giovanni Della Robbia Gerolamo Della Robbia
  • 6. Della Robbia Luca (Firenze 1400 ca. – 1482), scultore e ceramista italiano del Rinascimento, fondatore di una bottega che produsse raffinati rilievi in terracotta fino a tutto il XVI secolo; tra i collaboratori e prosecutori della sua arte, molti dei quali suoi familiari, si distinse il nipote Andrea.
  • 7. L’aggiornamento del linguaggio scultoreo centroitaliano alla luce dei principi dell’Umanesimo è ben visibile nella prima opera nota di Luca della Robbia, la decorazione a rilievo della Cantoria del Duomo di Firenze (1431-1438; Museo dell’Opera del Duomo, Firenze). Il classicismo dell’arte di Luca della Robbia si manifesta nella pacata compostezza delle figure (angeli, o putti), nella grazia e nella naturalezza delle espressioni, nell’equilibrio e nel ritmo chiaroscurale. Le cinque formelle esagonali che Della Robbia realizzò per il campanile di Giotto in Santa Maria del Fiore a Firenze, ispirate alle Arti liberali (1431-1439; oggi nel Museo dell’Opera del Duomo), mostrano invece ancora stilemi tardogotici, seppure coniugati con un gusto più moderno, forse influenzato da Donatello.
  • 8. Intorno ai primi anni Quaranta lo scultore iniziò la produzione di terrecotte invetriate a bassorilievo, caratterizzate perlopiù da figure bianche in campo blu; tra le sue prime creazioni, ricordiamo il Tabernacolo per la Cappella di San Luca nell’Arcispedale di Santa Maria Nuova a Firenze (1441-1443), in marmo e terracotta. Ma le sue opere per cui la bottega dei Della Robbia divenne presto famosa furono le numerose Madonne col Bambino, a mezzo busto o a figura intera, rese con forte effetto plastico in linee morbide e delicate ( Madonna del Roseto, Museo nazionale del Bargello, Firenze): tipica la contrapposizione tra la semplicità cromatica (bianco-blu) del tondo e la decorazione della cornice, a ghirlande di fiori e frutti, a colori vivaci (giallo, verde). Risalgono al decennio d’oro dell’attività di Luca le lunette con la Resurrezione (1442-1445) e l’Ascensione (1446-1451) per le porte delle sacrestie del Duomo di Firenze; il Ciborio (1441-42) di San Miniato al Monte (ora alla Collegiata di Peretola); la Visitazione (1445 ca.) di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia; i tondi con gli Apostoli della Cappella dei Pazzi di Brunelleschi, in Santa Croce a Firenze. Tra le sue opere più tarde, di grande interesse sono il monumento funebre a Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole (1454-1458, Santa Trinita, Firenze); i dieci rilievi in bronzo per le imposte della Sacrestia Vecchia del Duomo di Firenze; e la decorazione della volta nella Cappella del cardinale del Portogallo (1461-1466), in San Miniato al Monte.
  • 9. Cantoria 1431-1438 Firenze, Museo dell'Opera del Duomo Della sua prima attività si conosce assai poco; la sua prima opera datata (1431-1438) è la Cantoria per Santa Maria del Fiore di Firenze (Museo dell'Opera): su dieci riquadri sono raffigurati giovinetti che suonano e cantano in lode del Signore. Costituiscono una completa illustrazione del Salmo 150 di David, il cui testo latino ricorre a grandi caratteri sulle cornici orizzontali. Già in questa cantoria si nota il naturalistico amore di Luca per la rappresentazione della bellezza giovanile, espressione di spirituale serenità. -indietro-
  • 10. Tabernacolo del Sacramento 1441-42 Firenze, Peretola, Santa Maria In questa scultura fece uso per la prima volta della invetriatura, cioè l'uso della terracotta coperta da un lucente strato di smalto bianco o colorato. Questo procedimento tecnico, che non fu inventato da lui, ma che Luca perfezionò e da un uso prevalentemente artigianale, sollevò ad altissime e inconfondibili realizzazioni d'arte, di pura scultura, nelle quali il rivestimento policromo, destinato a proteggere la fragile materia fittile dagli agenti atimosferici, risponde ad un preciso intento stilistico conferendo il maggior risalto plastico al candore di forme nitidamente che si stagliano in bianco contro i fondi generalmente azzurri. -indietro-
  • 11. Resurrezione 1442-1444 terracotta invetriata Firenze, Santa Maria del Fiore Grazie all’appoggio di Filippo Brunelleschi, al quale lo legava una profonda amicizia, Luca, dopo il successo arriso alla Cantoria, poté cimentarsi nell’impiego monumentale della terracotta invetriata. Nella lunetta, collocata sopra la porta della Sagrestia delle messe nel Duomo di Firenze, egli adottò un rilievo scultoreo e realizzò figure bianche, impreziosite di dorature a “freddo”, su fondo cobalto. Intorno alla figura del Cristo benedicente dispose, secondo rigidi criteri di equilibrio e armonia compositiva, le figure degli angeli e dei soldati dormienti, vestiti di armature “all’antica”. -indietro-
  • 12. Visitazione 1445 circa terracotta invetriata Pistoia, San Giovanni Fuorcivitas Il gruppo pistoiese costituisce per Luca la prima prova di scultura a tutto tondo e precede di poco i due Angeli per il tabernacolo del Santissimo Sacramento nel Duomo fiorentino. Un lavoro di grande impegno, che per le dimensioni notevoli implicò problemi di cottura e di trasporto, risolti smontando e sezionando le figure con tagli ben dissimulati. Le due donne sono ritratte in pose composte e solenni mentre concentrano gli sguardi l’una sull’altra. L’episodio biblico dell’incontro tra la giovane Vergine e la più anziana Elisabetta viene risolto così in termini di lucida e sincera ispirazione devozionale: caratteristica questa che rese anche le Madonne col Bambino dell’artista care a un pubblico largo e variegato. -indietro-
  • 13. Ascensione di Cristo 1446-1451 terracotta invetriata Firenze, Santa Maria del Fiore Si tratta della lunetta che sovrasta la porta della Sagrestia dei canonici nel Duomo di Firenze, eseguita come complemento alla Resurrezione del 1442-1444. Anche in questo caso la composizione si organizza intorno alla figura centrale del Cristo, ispirata a un lavoro di Lorenzo Ghiberti. Luca interpreta la scena in toni più descrittivi e pittorici e introduce nel paesaggio i colori naturalistici, svincolando così la tecnica della terracotta invetriata dalla sudditanza alla scultura marmorea. -indietro-
  • 14. Madonna del Roseto (Firenze, Bargello, 1460-70) Madonna della mela (Firenze, Bargello, 1441-45) Le due madonne del Roseto e della mela, pur appartenenti a periodi cronologici leggermente diversi, sono considerate due splendidi esempi nella scultura femminile tipica di Luca Della Robbia -indietro-
  • 15. Luca della Robbia: Madonna con Bambino Nella foto, una elegante Madonna con Bambino, realizzata per la chiesa di San Michele a Firenze -indietro-
  • 16. Della Robbia Andrea (Firenze 1435-1525), scultore e artista della ceramica italiano, nipote di Luca Della Robbia e il più famoso dei suoi successori. Istruito dallo zio circa le tecniche di lavorazione del marmo e delle ceramiche, si specializzò in "multipli", opere strutturate su uno schema iconografico ripetuto con leggere variazioni, spesso concatenate in uno sviluppo narrativo. La sua opera più nota è la serie dei Putti (1463 ca.), dieci tondi raffiguranti bambini in fasce, sulla facciata del portico dell'Ospedale degli Innocenti di Firenze. A lui sono inoltre attribuite le sculture del Santuario della Verna (Annunciazione, Madonna adorante, Assunzione, Crocifissione, 1479 ca.) e la lunetta con il rilievo Incontro di san Francesco e san Domenico (1490-1495 ca.), nella loggia dell'Ospedale di San Paolo a Firenze, oltre a capolavori come le sculture di Sant’Antonio, San Bernardino, Sant’ Elisabetta e Santa Chiara e altre ( Diapositiva 21, Diapositiva 22, Diapositiva 23). Tutti i cinque figli di Andrea furono maestri nell'arte della terracotta invetriata: ricordiamo in particolare Giovanni (Firenze 1469-1529) e Gerolamo (Firenze 1488 ca. - Parigi 1566). La loro opera, comunque, non raggiunse mai gli alti esiti artistici di quella del padre e dello zio. Gerolamo fu anche architetto e scultore; si trasferì in Francia e lavorò molti anni nei pressi di Parigi.
  • 17. Annunciazione 1490 circa terracotta invetriata Firenze, museo dello Spedale degli Innocenti La lunetta fa parte di una serie di interventi commissionati ad Andrea nel brunelleschiano Spedale degli Innocenti e, prima di finire nel museo, coronava la pala d’altare della cappella Del Pugliese di Piero di Cosimo (1493). Alla classica austerità delle figure dello zio, Andrea sostituisce un’impaginazione più colloquiale e dinamica, dai toni fortemente narrativi, esemplata sulle prove contemporanee di Antonio Rossellino, del Verrocchio, del Perugino. Ai colti committenti fiorentini, finanche allo stesso Lorenzo il Magnifico, piacevano particolarmente gli effetti di brillantezza e smaltata luminosità delle superfici lavorate con la tecnica dell’invetriatura. -indietro-
  • 18. Sant'Antonio da Padova, San Bernardino, Sant'Elisabetta, Santa Chiara 1495 circa Firenze, portico dello Spedale di San Paolo dei Convalescenti Nell’ultimo decennio del secolo il rigore devozionale di Andrea, acceso dalla predicazione del Savonarola, lo indusse ad abbandonare l’esuberante vivacità delle composizioni precedenti e ad adottare un linguaggio austero, semplificato. Le composizioni, animate da figure rigide, avvolte in vesti castigate e dalle fisionomie stereotipe, riscossero un enorme successo presso il pubblico meno colto e vennero utilizzate soprattutto per la decorazione degli ospedali, dei ricoveri e delle chiese degli ordini mendicanti. Emblematici di questa produzione sono i sette medaglioni con Santi francescani dello Spedale di San Paolo dei Convalescenti, posto di fronte alla chiesa di Santa Maria Novella. -indietro-
  • 19. Uno dei dieci “Putti” Questa graziosa scultura in terracotta smaltata fa parte dell'opera più celebre di Andrea Della Robbia, la serie dei Putti che orna la facciata dell'Ospedale degli Innocenti di Firenze. -indietro-
  • 20. LA CROCIFISSIONE DI GESU', di Andrea Della Robbia. Cappella delle stimmate, altare maggiore Al centro Gesù sulla croce, sotto la quale è posto un teschio a significare la vittoria sulla morte ad opera del Redentore. In basso, a sinistra, S. Francesco genuflesso e la Vergine in piedi, in atteggiamento di dolorosa preghiera. Dalla parte opposta si vedono San Giovanni Evangelista e San Girolamo che, genuflesso, si percuote il petto con una pietra; Otto angeli, quattro per parte ai lati della croce. Sopra le braccia laterali della croce si vedono il sole e la luna piangenti; sopra la croce un pellicano che si svena per nutrire i propri piccoli, simbolo del Redentore, che per la salvezza dell'umanità ha versato il Suo Sangue. Ai piedi della croce si legge: "O vos omnes, qui transitis per viam, attendite et videre, si est dolor sicut dolor meus". Alle estremità della scritta lo stemma della famiglia Alessandri e alla sommità della cornice è raffigurato lo Spirito Santo. -indietro-
  • 21. Ecco un’altra scultura di Andrea Della Robbia. -indietro-
  • 22. Ecco un’altra scultura di Andrea Della Robbia. -indietro-
  • 23. Ecco un’altra scultura di Andrea Della Robbia. -indietro-
  • 24. Giovanni Della Robbia(1469 - 1529 ca.) Terzogenito di Andrea fu Giovanni Della Robbia nato a Firenze nel 1469 e scomparso nella stessa città nel 1529, specializzato in fregi e medaglioni decorativi; "Opere di misericordia" nell'ospedale del Ceppo a Pistoia e soprattutto con "Cristo e Santi“, ora al Bargello di Firenze. Considerato dal Vasari assai meno dotato dei fratelli, era molto industrioso ma fu in realtà discontinuo nel livello delle sue produzioni, mantenendo però in vita la bottega di famiglia che a partire dal 1525 i suoi fratelli, trasferitisi nelle Marche e in Francia, avevano abbandonato. Fu scultore, decoratore e all'occorrenza anche vasaio. Fece esperienza con suo padre ed è documentato che lavorò nella bottega di famiglia dal 1487, dove ha collaborato su progetti quali l'altare di marmo di Santa Maria delle Grazie a Arezzo (1487-93). Dal 1495 circa ha lavorato anche indipendentemente. Il suo primo lavoro documentato, il lavabo nella sacrestia della Santa Maria Novella (Firenze), completato nel 1498, già mostra la sua esuberanza decorativa caratteristica e ha un paesaggio particolarmente bello ed un fiume verniciate nel lunette. Lo stile specifico di Giovanni appare maggiormente in due altari fatti per il convento di San Girolamo in Volterra, in cui le figure sono molto vivaci. Inoltre ha prodotto giare, vasi e stemmi decorativi, per esempio 36 vasi ordinati per l'ospedale di Santa Maria Nuova, Firenze, di cui un esempio è conosciuto (1507; Sevres, Museo Nazionale della ceramica). Tipiche sculture esemplari di Andrea sono l’ Incredulità di san Tommaso e la Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti
  • 25. Lavabo 1498 terracotta invetriata Firenze, Santa Maria Novella (sagrestia) Giovanni esordì come artista autonomo con quest’opera, dove le influenze del padre Andrea (evidenti nel gruppo della Madonna col Bambino tra due angeli) si uniscono a caratteristiche nuove, mutuate dalla poetica del Verrocchio e di Fillipino Lippi. L’artista punta sull’esuberanza decorativa, sull’utilizzo giocoso della citazione classica (originali le candelabre e i vasi antichizzanti con delfini lungo le lesene e i pilastri), prediligendo gli effetti pittorici della materia, come è ben evidente nell’inserzione del paesaggio fluviale in prospettiva aerea al centro dell’architettura. La sua proposta sembra dunque consistere da subito nel potenziamento del rapporto scambievole tra dato plastico e pittorico. -indietro-
  • 26. Incredulità di san Tommaso 1510 circa Quarto (Firenze), Conservatorio delle Montalve alla Quiete Dichiarate simpatie verrocchiesche emergono in quest’opera, parte di un gruppo di tre lunette commissionate all’artista per la chiesa di San Jacopo a Ripoli. Le due figure citano, senza variazioni sostanziali, il famoso gruppo realizzato dal Verrocchio per una delle nicchie di Orsanmichele (finito nel 1483). Giovanni colloca i personaggi davanti a un estroso paesaggio, vivacizzato dalla presenza di colombe, conigli e cerbiatti. Esplicite citazioni dalla pittura fiorentina del secondo Quattrocento, segno dell’orientamento dell’artista verso forme sempre più leziose, si ritrovano nel contemporaneo fonte battesimale di San Giovanni Battista a Galatrona. -indietro-
  • 27. Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti 1514 terracotta invetriata Firenze, Museo nazionale del Bargello All’inizio del secondo decennio del secolo Giovanni comincia ad allontanarsi dalla misurata metrica spaziale degli altari paterni e ad adottare un linguaggio popolare, ricco di inflessioni pietistiche. Nella Pietà, realizzata per la chiesa di Santa Maria della Scala a Firenze, egli utilizza elementi propri del lessico familiare, caricandoli di effetti pittorici e decorativi. Le figure aggettano dal fondo della pala che accoglie, insieme alla croce e ai simboli della Passione, un largo paesaggio con, in lontananza, Gerusalemme. Non è esclusa la partecipazione all’opera dei tre figli dell’artista, Marco, Lucantonio e Simone, «che morirono di peste l’anno 1527, essendo in buon’espettazione», come riferisce il Vasari. -indietro-
  • 28. Gerolamo Della Robbia (1488 - 1556) “Andrea (...) lasciò molti figlioli, i quali a gli invetriati attendevano similmente come esso. Dei quali il minore, chiamato Gerolamo fece opre di marmo lodate e stette per lungo tempo in Francia, et anco Luca suo fratello vi condusse”. E' questo lo stringato ma eloquente profilo su Gerolamo fornito da Giorgio Vasari nella prima edizione delle "Vite" del 1550, messo a chiuso della biografia di Luca il Vecchio. E nelle edizioni successive il Vasari sottolinea sempre più il suo apprezzamento per il giovane Girolamo che viene definito "valent'uomo" pari ad un Jacopo Sansovino o al Bandinelli. Attivo a Parigi dal 1571 Gerolamo ebbe in effetti il merito di sostenere ed amplificare il prestigio dell' arte robbiana su uno scenario internazionale e assai sofisticato come la corte francese, tipico esempio la scultura di San Gerolamo nella Natura.
  • 29. Ecco un’opera attribuita a Gerolamo Della Robbia. Essa rappresenta San Gerolamo in atto di inchinarsi a un crocifisso di Gesu’ . Lo sfondo riguarda in se la natura, con molti animali e alberi in secondo piano. Da notare il tipico teschio alla base della croce.
  • 30. Il Campanile di Giotto Il campanile di Santa Maria del Fiore, uno dei più belli d'Italia, è una geniale (e costosissima) invenzione di Giotto, creata più come monumento decorativo che funzionale. Nel 1334, quando i lavori per la nuova cattedrale languivano ormai da oltre trent'anni, il grande artista viene nominato capomastro della fabbrica con il compito di portarne avanti la costruzione. Ma piuttosto che impegnarsi nella prosecuzione del progetto di Arnolfo per il Duomo, Giotto preferisce idearne uno tutto suo: il campanile. Al nuovo elemento architettonico che va ad arricchire la piazza, il maestro lavora dal 1334 al 1337, anno della sua morte, ma del progetto riesce a vedere realizzata solo la prima zona, quella dove si apre l'ingresso cuspidato. -indietro-
  • 31. L'ospedale degli Innocenti è la prima istituzione di questo genere in Europa (1419). Ideato per curare e allevare i bambini orfani o abbandonati e dar loro un mestiere, lo "Spedale" fu edificato al tempo della Repubblica Fiorentina per volontà dell’Arte della Lana, che lo finanziò interamente, e affidato a Filippo Brunelleschi, che qui realizzò un esempio armonico e razionale di architettura ospedaliera nell'insieme di chiostri, portici, refettori, dormitori, infermerie e "nursery". -indietro-
  • 32. Piazza Santa Maria Novella, dalla caratteristica forma a cinque lati, è una delle più grandi del centro storico di Firenze: fu infatti allargata più volte per ospitare le folle richiamate dalla predicazione dei frati dell’Ordine domenicano, che nel 1221 si erano stabiliti in quell'area costruendovi un convento. Grazie alla sua ampiezza, la piazza fu poi scelta come sede del Palio dei Cocchi, di cui sono ricordo i due obelischi in marmo eretti dal Giambologna sopra quattro tartarughe di bronzo. Oltre alla Basilica domenicana e all'area conventuale, che comprende anche l'antica Farmacia dei frati, la piazza ospita sul lato sud il lungo loggiato dell'ex Ospedale di San Paolo, costruito negli anni 1489-96 a imitazione della Loggia degli Innocenti del Brunelleschi. Sotto il lato destro del portico si nota la lunetta in terracotta policroma di Andrea della Robbia, autore anche dei tondi fra le arcate del portico. La lunetta raffigura un incontro fra San Francesco e San Domenico, che la tradizione vuole sia avvenuto in questo luogo nel 1221. -indietro-