2. I Della Robbia:
Scultori e ceramisti
Famiglia di scultori e ceramisti fiorentini operanti fra il XV e il XVI secolo. Il
più celebre è Luca (Firenze fine XIV sec.- 1482). Formatosi sulla lezione del
Ghiberti e di Nanni di Banco ma anche sull'esperienza di Donatello, fu scultore
famoso non solo per l'eccellenza delle sue opere ma, particolarmente, per
l'invenzione della terracotta verniciata ("invetriata"), il cui segreto passò al
nipote Andrea (Firenze 1435-1525) e al di lui figlio Giovanni (Firenze
1469-1529).
3. Luca realizzò a Firenze opere insigni come la Cantoria per la Sagrestia del
Duomo(1431-38), oggi nel Museo dell’Opera del Duomo, i bassorilievi della
parte bassa del Campanile del Duomo (1437-39), i quattro grandi tondi nella
volta della Cappella dei Pazzi, il monumento funebre del vescovo Benozzo
Federighi in Santa Trinita (1454-57), lo splendido soffitto della Cappella del
cardinale di Portogallo in San Miniato (1461-66). Il nipote Andrea, vicino al
Verrocchio, è considerato scultore inferiore, troppo convenzionale e formale,
dotato però di un'ampia gamma di cromie e maestro nel loro uso. Si ricordino
di lui la Visitazione, nella Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia, la bella
serie dei putti fra gli archi dello Spedale degli Innocenti (1463) e la sua lunetta
sotto la loggia dell'ospedale di San Paolo in Piazza Santa Maria Novella
(1490-95).
S. Maria del Fiore
Cantoria, particolare
4. Ospedale
degl'Innocenti,
formelle sulla
facciata
L'opera migliore del figlio Giovanni sono i bei bassorilievi della facciata
dell'ospedale di Pistoia, realizzati però sotto la direzione paterna. Con
Giovanni la bottega inizia la produzione su larga scala di tabernacoli ed altari,
sempre gradevoli ed onnipresenti in Toscana, ma scade sul piano del puro
valore artistico. Un altro figlio, Gerolamo (Firenze 1488 ca. - Parigi 1566), lasciò
nel 1527 la fiorente bottega di famiglia e si strasferì alla corte di Francia
lavorando fra l'altro al castello di Fontainebleau.
5. I Della Robbia passati alla storia per la loro
importanza nella scultura sono quattro:
Luca Della Robbia
Andrea Della Robbia
Giovanni Della Robbia
Gerolamo Della Robbia
6. Della Robbia Luca (Firenze 1400 ca. – 1482), scultore e ceramista italiano
del Rinascimento, fondatore di una bottega che produsse raffinati rilievi in
terracotta fino a tutto il XVI secolo; tra i collaboratori e prosecutori della sua
arte, molti dei quali suoi familiari, si distinse il nipote Andrea.
7. L’aggiornamento del linguaggio scultoreo centroitaliano alla luce dei
principi dell’Umanesimo è ben visibile nella prima opera nota di
Luca della Robbia, la decorazione a rilievo della Cantoria del Duomo
di Firenze (1431-1438; Museo dell’Opera del Duomo, Firenze). Il
classicismo dell’arte di Luca della Robbia si manifesta nella pacata
compostezza delle figure (angeli, o putti), nella grazia e nella
naturalezza delle espressioni, nell’equilibrio e nel ritmo
chiaroscurale. Le cinque formelle esagonali che Della Robbia realizzò
per il campanile di Giotto in Santa Maria del Fiore a Firenze, ispirate
alle Arti liberali (1431-1439; oggi nel Museo dell’Opera del Duomo),
mostrano invece ancora stilemi tardogotici, seppure coniugati con un
gusto più moderno, forse influenzato da Donatello.
8. Intorno ai primi anni Quaranta lo scultore iniziò la produzione di terrecotte
invetriate a bassorilievo, caratterizzate perlopiù da figure bianche in campo blu;
tra le sue prime creazioni, ricordiamo il Tabernacolo per la Cappella di San Luca
nell’Arcispedale di Santa Maria Nuova a Firenze (1441-1443), in marmo e
terracotta. Ma le sue opere per cui la bottega dei Della Robbia divenne presto
famosa furono le numerose Madonne col Bambino, a mezzo busto o a figura
intera, rese con forte effetto plastico in linee morbide e delicate (
Madonna del Roseto, Museo nazionale del Bargello, Firenze): tipica la
contrapposizione tra la semplicità cromatica (bianco-blu) del tondo e la
decorazione della cornice, a ghirlande di fiori e frutti, a colori vivaci (giallo,
verde). Risalgono al decennio d’oro dell’attività di Luca le lunette con la
Resurrezione (1442-1445) e l’Ascensione (1446-1451) per le porte delle sacrestie del
Duomo di Firenze; il Ciborio (1441-42) di San Miniato al Monte (ora alla
Collegiata di Peretola); la Visitazione (1445 ca.) di San Giovanni Fuorcivitas a
Pistoia; i tondi con gli Apostoli della Cappella dei Pazzi di Brunelleschi, in Santa
Croce a Firenze. Tra le sue opere più tarde, di grande interesse sono il
monumento funebre a Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole (1454-1458, Santa
Trinita, Firenze); i dieci rilievi in bronzo per le imposte della Sacrestia Vecchia
del Duomo di Firenze; e la decorazione della volta nella Cappella del cardinale
del Portogallo (1461-1466), in San Miniato al Monte.
9. Cantoria
1431-1438
Firenze, Museo dell'Opera
del Duomo
Della sua prima attività si conosce assai poco; la sua prima opera datata (1431-1438)
è la Cantoria per Santa Maria del Fiore di Firenze (Museo dell'Opera): su dieci
riquadri sono raffigurati giovinetti che suonano e cantano in lode del Signore.
Costituiscono una completa illustrazione del Salmo 150 di David, il cui testo latino
ricorre a grandi caratteri sulle cornici orizzontali. Già in questa cantoria si nota il
naturalistico amore di Luca per la rappresentazione della bellezza giovanile,
espressione di spirituale serenità.
-indietro-
10. Tabernacolo del Sacramento
1441-42
Firenze, Peretola, Santa Maria
In questa scultura fece uso per la prima
volta della invetriatura, cioè l'uso della
terracotta coperta da un lucente strato di
smalto bianco o colorato. Questo
procedimento tecnico, che non fu
inventato da lui, ma che Luca perfezionò e
da un uso prevalentemente artigianale,
sollevò ad altissime e inconfondibili
realizzazioni d'arte, di pura scultura, nelle
quali il rivestimento policromo, destinato
a proteggere la fragile materia fittile dagli
agenti atimosferici, risponde ad un preciso
intento stilistico conferendo il maggior
risalto plastico al candore di forme
nitidamente che si stagliano in bianco
contro i fondi generalmente azzurri.
-indietro-
11. Resurrezione
1442-1444
terracotta invetriata
Firenze, Santa Maria del Fiore
Grazie all’appoggio di Filippo Brunelleschi, al quale lo legava una
profonda amicizia, Luca, dopo il successo arriso alla Cantoria, poté
cimentarsi nell’impiego monumentale della terracotta invetriata. Nella
lunetta, collocata sopra la porta della Sagrestia delle messe nel Duomo
di Firenze, egli adottò un rilievo scultoreo e realizzò figure bianche,
impreziosite di dorature a “freddo”, su fondo cobalto. Intorno alla
figura del Cristo benedicente dispose, secondo rigidi criteri di equilibrio
e armonia compositiva, le figure degli angeli e dei soldati dormienti,
vestiti di armature “all’antica”.
-indietro-
12. Visitazione
1445 circa
terracotta invetriata
Pistoia, San Giovanni Fuorcivitas
Il gruppo pistoiese costituisce per Luca la prima prova di scultura a tutto
tondo e precede di poco i due Angeli per il tabernacolo del Santissimo
Sacramento nel Duomo fiorentino. Un lavoro di grande impegno, che per le
dimensioni notevoli implicò problemi di cottura e di trasporto, risolti
smontando e sezionando le figure con tagli ben dissimulati. Le due donne
sono ritratte in pose composte e solenni mentre concentrano gli sguardi
l’una sull’altra. L’episodio biblico dell’incontro tra la giovane Vergine e la
più anziana Elisabetta viene risolto così in termini di lucida e sincera
ispirazione devozionale: caratteristica questa che rese anche le Madonne col
Bambino dell’artista care a un pubblico largo e variegato.
-indietro-
13. Ascensione di Cristo
1446-1451
terracotta invetriata
Firenze, Santa Maria del Fiore
Si tratta della lunetta che sovrasta la porta della Sagrestia dei
canonici nel Duomo di Firenze, eseguita come complemento alla
Resurrezione del 1442-1444. Anche in questo caso la composizione si
organizza intorno alla figura centrale del Cristo, ispirata a un
lavoro di Lorenzo Ghiberti. Luca interpreta la scena in toni più
descrittivi e pittorici e introduce nel paesaggio i colori naturalistici,
svincolando così la tecnica della terracotta invetriata dalla
sudditanza alla scultura marmorea.
-indietro-
14. Madonna del Roseto (Firenze, Bargello, 1460-70) Madonna della mela (Firenze, Bargello, 1441-45)
Le due madonne del Roseto e della mela, pur appartenenti a periodi
cronologici leggermente diversi, sono considerate due splendidi
esempi nella scultura femminile tipica di Luca Della Robbia
-indietro-
15. Luca
della
Robbia:
Madonna
con
Bambino
Nella foto, una elegante Madonna con
Bambino, realizzata per la chiesa di
San Michele a Firenze
-indietro-
16. Della Robbia Andrea (Firenze 1435-1525), scultore e artista della ceramica
italiano, nipote di Luca Della Robbia e il più famoso dei suoi successori.
Istruito dallo zio circa le tecniche di lavorazione del marmo e delle
ceramiche, si specializzò in "multipli", opere strutturate su uno schema
iconografico ripetuto con leggere variazioni, spesso concatenate in uno
sviluppo narrativo. La sua opera più nota è la serie dei Putti (1463 ca.), dieci
tondi raffiguranti bambini in fasce, sulla facciata del portico dell'Ospedale
degli Innocenti di Firenze. A lui sono inoltre attribuite le sculture del
Santuario della Verna (Annunciazione, Madonna adorante, Assunzione,
Crocifissione, 1479 ca.) e la lunetta con il rilievo Incontro di san Francesco e san
Domenico (1490-1495 ca.), nella loggia dell'Ospedale di San Paolo a Firenze,
oltre a capolavori come le sculture di Sant’Antonio, San Bernardino, Sant’
Elisabetta e Santa Chiara e altre ( Diapositiva 21, Diapositiva 22, Diapositiva 23).
Tutti i cinque figli di Andrea furono maestri nell'arte della terracotta
invetriata: ricordiamo in particolare Giovanni (Firenze 1469-1529) e
Gerolamo (Firenze 1488 ca. - Parigi 1566). La loro opera, comunque, non
raggiunse mai gli alti esiti artistici di quella del padre e dello zio. Gerolamo
fu anche architetto e scultore; si trasferì in Francia e lavorò molti anni nei
pressi di Parigi.
17. Annunciazione
1490 circa
terracotta
invetriata
Firenze, museo
dello Spedale
degli Innocenti
La lunetta fa parte di una serie di interventi commissionati ad Andrea nel
brunelleschiano Spedale degli Innocenti e, prima di finire nel museo,
coronava la pala d’altare della cappella Del Pugliese di Piero di Cosimo
(1493). Alla classica austerità delle figure dello zio, Andrea sostituisce
un’impaginazione più colloquiale e dinamica, dai toni fortemente narrativi,
esemplata sulle prove contemporanee di Antonio Rossellino, del
Verrocchio, del Perugino. Ai colti committenti fiorentini, finanche allo stesso
Lorenzo il Magnifico, piacevano particolarmente gli effetti di brillantezza e
smaltata luminosità delle superfici lavorate con la tecnica dell’invetriatura.
-indietro-
18. Sant'Antonio da
Padova,
San Bernardino,
Sant'Elisabetta,
Santa Chiara
1495 circa
Firenze, portico dello
Spedale di San Paolo dei
Convalescenti
Nell’ultimo decennio del secolo il rigore devozionale di Andrea, acceso dalla
predicazione del Savonarola, lo indusse ad abbandonare l’esuberante vivacità
delle composizioni precedenti e ad adottare un linguaggio austero, semplificato.
Le composizioni, animate da figure rigide, avvolte in vesti castigate e dalle
fisionomie stereotipe, riscossero un enorme successo presso il pubblico meno colto
e vennero utilizzate soprattutto per la decorazione degli ospedali, dei ricoveri e
delle chiese degli ordini mendicanti. Emblematici di questa produzione sono i
sette medaglioni con Santi francescani dello Spedale di San Paolo dei
Convalescenti, posto di fronte alla chiesa di Santa Maria Novella.
-indietro-
19. Uno dei dieci “Putti”
Questa graziosa scultura in terracotta smaltata fa parte
dell'opera più celebre di Andrea Della Robbia, la serie dei Putti
che orna la facciata dell'Ospedale degli Innocenti di Firenze.
-indietro-
20. LA CROCIFISSIONE DI GESU',
di Andrea Della Robbia.
Cappella delle stimmate, altare maggiore
Al centro Gesù sulla croce, sotto la quale è
posto un teschio a significare la vittoria sulla
morte ad opera del Redentore.
In basso, a sinistra, S. Francesco genuflesso e la
Vergine in piedi, in atteggiamento di dolorosa
preghiera.
Dalla parte opposta si vedono San Giovanni
Evangelista e San Girolamo che, genuflesso, si
percuote il petto con una pietra;
Otto angeli, quattro per parte ai lati della croce.
Sopra le braccia laterali della croce si vedono il
sole e la luna piangenti; sopra la croce un
pellicano che si svena per nutrire i propri
piccoli, simbolo del Redentore, che per la
salvezza dell'umanità ha versato il Suo Sangue.
Ai piedi della croce si legge:
"O vos omnes, qui transitis per viam, attendite
et videre, si est dolor sicut dolor meus".
Alle estremità della scritta lo stemma della
famiglia Alessandri e alla sommità della
cornice è raffigurato lo Spirito Santo.
-indietro-
24. Giovanni Della Robbia(1469 - 1529 ca.)
Terzogenito di Andrea fu Giovanni Della Robbia nato a Firenze nel 1469 e scomparso nella
stessa città nel 1529, specializzato in fregi e medaglioni decorativi; "Opere di misericordia"
nell'ospedale del Ceppo a Pistoia e soprattutto con "Cristo e Santi“, ora al Bargello di Firenze.
Considerato dal Vasari assai meno dotato dei fratelli, era
molto industrioso ma fu in realtà discontinuo nel livello delle sue produzioni, mantenendo però
in vita la bottega di famiglia che a partire dal 1525 i suoi fratelli, trasferitisi nelle Marche e in
Francia, avevano abbandonato.
Fu scultore, decoratore e all'occorrenza anche vasaio. Fece esperienza con suo padre ed è
documentato che lavorò nella bottega di famiglia dal 1487, dove ha collaborato su progetti quali
l'altare di marmo di Santa Maria delle Grazie a Arezzo (1487-93). Dal 1495 circa ha lavorato
anche indipendentemente. Il suo primo lavoro documentato, il lavabo nella sacrestia della
Santa Maria Novella (Firenze), completato nel 1498, già mostra la sua esuberanza decorativa
caratteristica e ha un paesaggio particolarmente bello ed un fiume verniciate nel lunette. Lo
stile specifico di Giovanni appare maggiormente in due altari fatti per il convento di San
Girolamo in Volterra, in cui le figure sono molto vivaci. Inoltre ha prodotto giare, vasi e
stemmi decorativi, per esempio 36 vasi ordinati per l'ospedale di Santa Maria Nuova, Firenze,
di cui un esempio è conosciuto (1507; Sevres, Museo Nazionale della ceramica). Tipiche
sculture esemplari di Andrea sono l’ Incredulità di san Tommaso e la
Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti
25. Lavabo
1498
terracotta invetriata
Firenze, Santa Maria Novella (sagrestia)
Giovanni esordì come artista autonomo con
quest’opera, dove le influenze del padre Andrea
(evidenti nel gruppo della Madonna col Bambino
tra due angeli) si uniscono a caratteristiche
nuove, mutuate dalla poetica del Verrocchio e di
Fillipino Lippi. L’artista punta sull’esuberanza
decorativa, sull’utilizzo giocoso della citazione
classica (originali le candelabre e i vasi
antichizzanti con delfini lungo le lesene e i
pilastri), prediligendo gli effetti pittorici della
materia, come è ben evidente nell’inserzione del
paesaggio fluviale in prospettiva aerea al centro
dell’architettura. La sua proposta sembra
dunque consistere da subito nel potenziamento
del rapporto scambievole tra dato plastico e
pittorico.
-indietro-
26. Incredulità di san
Tommaso
1510 circa
Quarto (Firenze),
Conservatorio delle
Montalve alla Quiete
Dichiarate simpatie verrocchiesche emergono in quest’opera, parte di un gruppo di
tre lunette commissionate all’artista per la chiesa di San Jacopo a Ripoli. Le due
figure citano, senza variazioni sostanziali, il famoso gruppo realizzato dal
Verrocchio per una delle nicchie di Orsanmichele (finito nel 1483). Giovanni colloca
i personaggi davanti a un estroso paesaggio, vivacizzato dalla presenza di colombe,
conigli e cerbiatti. Esplicite citazioni dalla pittura fiorentina del secondo
Quattrocento, segno dell’orientamento dell’artista verso forme sempre più leziose, si
ritrovano nel contemporaneo fonte battesimale di San Giovanni Battista a Galatrona.
-indietro-
27. Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti
1514
terracotta invetriata
Firenze, Museo nazionale del Bargello
All’inizio del secondo decennio del secolo
Giovanni comincia ad allontanarsi dalla
misurata metrica spaziale degli altari paterni
e ad adottare un linguaggio popolare, ricco di
inflessioni pietistiche. Nella Pietà, realizzata
per la chiesa di Santa Maria della Scala a
Firenze, egli utilizza elementi propri del
lessico familiare, caricandoli di effetti pittorici
e decorativi. Le figure aggettano dal fondo
della pala che accoglie, insieme alla croce e ai
simboli della Passione, un largo paesaggio
con, in lontananza, Gerusalemme. Non è
esclusa la partecipazione all’opera dei tre figli
dell’artista, Marco, Lucantonio e Simone,
«che morirono di peste l’anno 1527, essendo
in buon’espettazione», come riferisce il
Vasari.
-indietro-
28. Gerolamo Della Robbia (1488 - 1556)
“Andrea (...) lasciò molti figlioli, i quali a gli invetriati attendevano
similmente come esso. Dei quali il minore, chiamato Gerolamo fece
opre di marmo lodate e stette per lungo tempo in Francia, et anco Luca
suo fratello vi condusse”.
E' questo lo stringato ma eloquente profilo su Gerolamo fornito da Giorgio
Vasari nella prima edizione delle "Vite" del 1550, messo a chiuso della biografia
di Luca il Vecchio. E nelle edizioni successive il Vasari sottolinea sempre più il
suo apprezzamento per il giovane Girolamo che viene definito "valent'uomo"
pari ad un Jacopo Sansovino o al Bandinelli.
Attivo a Parigi dal 1571 Gerolamo ebbe in effetti il merito di sostenere ed
amplificare il prestigio dell' arte robbiana su uno scenario internazionale e assai
sofisticato come la corte francese, tipico esempio la scultura di
San Gerolamo nella Natura.
29. Ecco un’opera attribuita a Gerolamo Della Robbia. Essa rappresenta
San Gerolamo in atto di inchinarsi a un crocifisso di Gesu’ . Lo sfondo
riguarda in se la natura, con molti animali e alberi in secondo piano. Da
notare il tipico teschio alla base della croce.
30. Il Campanile di Giotto
Il campanile di Santa Maria del Fiore, uno dei più
belli d'Italia, è una geniale (e costosissima)
invenzione di Giotto, creata più come monumento
decorativo che funzionale. Nel 1334, quando i lavori
per la nuova cattedrale languivano ormai da oltre
trent'anni, il grande artista viene nominato
capomastro della fabbrica con il compito di portarne
avanti la costruzione. Ma piuttosto che impegnarsi
nella prosecuzione del progetto di Arnolfo per il
Duomo, Giotto preferisce idearne uno tutto suo: il
campanile. Al nuovo elemento architettonico che va
ad arricchire la piazza, il maestro lavora dal 1334 al
1337, anno della sua morte, ma del progetto riesce a
vedere realizzata solo la prima zona, quella dove si
apre l'ingresso cuspidato.
-indietro-
31. L'ospedale degli Innocenti è la prima istituzione di questo genere
in Europa (1419). Ideato per curare e allevare i bambini orfani o
abbandonati e dar loro un mestiere, lo "Spedale" fu edificato al
tempo della Repubblica Fiorentina per volontà dell’Arte della
Lana, che lo finanziò interamente, e affidato a Filippo
Brunelleschi, che qui realizzò un esempio armonico e razionale di
architettura ospedaliera nell'insieme di chiostri, portici, refettori,
dormitori, infermerie e "nursery".
-indietro-
32. Piazza Santa Maria Novella, dalla caratteristica forma a
cinque lati, è una delle più grandi del centro storico di
Firenze: fu infatti allargata più volte per ospitare le folle
richiamate dalla predicazione dei frati dell’Ordine
domenicano, che nel 1221 si erano stabiliti in quell'area
costruendovi un convento. Grazie alla sua ampiezza, la
piazza fu poi scelta come sede del Palio dei Cocchi, di cui
sono ricordo i due obelischi in marmo eretti dal
Giambologna sopra quattro tartarughe di bronzo.
Oltre alla Basilica domenicana e all'area conventuale, che comprende
anche l'antica Farmacia dei frati, la piazza ospita sul lato sud il lungo
loggiato dell'ex Ospedale di San Paolo, costruito negli anni 1489-96 a
imitazione della Loggia degli Innocenti del Brunelleschi. Sotto il lato
destro del portico si nota la lunetta in terracotta policroma di Andrea
della Robbia, autore anche dei tondi fra le arcate del portico. La
lunetta raffigura un incontro fra San Francesco e San Domenico, che
la tradizione vuole sia avvenuto in questo luogo nel 1221.
-indietro-