Intervento dell'Ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata alla Giornata della Non-Violenza in azienda, che GUNA SpA - azienda italiana leader nella produzione e distribuzione di farmaci biologici - organizza ogni anno in occasione del 2 ottobre, compleanno del Mahatma Ghandi.
Giornata della Pace e della NonViolenza in Azienda - GUNA Spa
1. GUNA SpA
GIORNATA DELLA
NON-VIOLENZA IN AZIENDA
Intervento dell’Ambasciatore
Giulio Terzi di Sant’Agata
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Sono particolarmente grato a Guna e al suo Presidente Alessandro
Pizzoccaro per avermi invitato oggi qui per riflettere – come è
tradizione per tutti Voi da alcuni anni - sulla attualità della esperienza
Gandhiana e sul tema della non violenza applicato alla vita quotidiana.
La mia gratitudine e' accresciuta dal fatto che per chi come me si è
occupato per tutta la vita di relazioni internazionali è davvero un
privilegio e un'occasione potersi fermare e riflettere su questi temi.
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Riflettere sulla maturazione del pensiero del Mahatma;
– sulla sorprendente trasformazione dell' uomo e del suo carattere
durante la sua esperienza terrena;
– sull'azione sociale e politica di un Leader che ha trasformato una
colonia dalle dimensioni continentali in un paese libero;
– sulla sua lotta, alimentata con mezzi diametralmente opposti a
quelli - spesso violenti - che hanno guidato la decolonizzazione in
ogni altro angolo del Pianeta;
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Il suo metodo è stato come tutti sappiamo la "rivoluzione non violenta"
anzi ché la rivolta armata;
• il metodo della fratellanza anzi ché della radicalizzazione dei
conflitti inter-etnici e interreligiosi;
• il metodo della tolleranza, anzi ché della propaganda e della
educazione all'odio e alla violenza;
• il metodo della crescita spirituale dell'individuo, anzi ché
dell'affannosa ricerca dell'appagamento materiale.
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Solo così, nel percorso non violento tracciato dal Mahatma, si afferma
per gli esseri umani e per interi popoli la capacità di porsi al disopra
delle repressioni di cui sono capaci i regimi dominatori e oppressivi.
Due questioni mi sembra che meritino allora di essere poste
sull'attualità di Gandhi in un mondo pervaso come è il nostro dal
ricorso quotidiano alla violenza.
Le forze della politica, dell'economia, della finanza, degli eserciti
vengono sempre utilizzate quali mezzi per "regolare le controversie" tra
Stati;
– mettono in contrasto tra loro millenarie culture;
– generano conflitti tra le religioni;
– creano fratture insanabili tra fazioni politiche.
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In un mondo
– dove la religione è usata per promuovere e giustificare i
comportamenti più sanguinari e atroci;
– dove le responsabilità pubbliche sono esercitate troppo spesso per
tornaconti personali;
– dove il servizio alla collettività viene piegato a finalità di mero
potere, anziché di utilità pubblica,
...in questo sistema di cose non vi è certo da sorprendersi che si
manifestino archi di crisi così estesi e gravi da essere chiamati "guerra"
anche da Papa Francesco. Una guerra "folle" come altre che l'hanno
preceduta.
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La prima questione riguarda quindi la possibilità per l'uomo
contemporaneo di raccogliere l'insegnamento del Mahatma
*concretamente*. Esiste questa possibilità? I Suoi insegnamenti sono
destinati a cristallizzarsi come "l'eccellenza astratta di grande Uomo",
che però è distante da noi e dalle nostre battaglie quotidiane, o è
possibile "trasportare" questi insegnamenti o parte di essi nella nostra
vita di tutti i giorni…?
La seconda questione verte sulla capacità della Comunità
internazionale di modificare comportamenti incompatibili con il
principio della non violenza.
Una domanda dobbiamo porci: tolleranza religiosa e pluralismo politico
possono e devono essere un elemento distintivo del rapporto che
Oriente e Occidente hanno intessuto nella loro cultura, in
quell'immenso patrimonio di civiltà maturato negli ultimi tre millenni di
Storia...?
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Come scrive Michael Nagler nella prefazione al bellissimo libro di
Eknath Easwaran, Gandhi The Man, "Gandhi era un grand'uomo,
ancora più grande di quanto avessi potuto immaginare, eppure - e
questo era l'aspetto davvero straordinario - al contrario di quel che
avevo creduto, era RAGGIUNGIBILE.
Easwaran insisteva nel dire che esistevano discipline attraverso le quali
una persona normale come me poteva nel tempo sviluppare in sè una
parte, seppur minima, delle colossali capacità del Mahatma. Questa
allora è la sfida.
Gandhi aveva liberato l'India dal più grande impero mai visto al mondo,
e nel farlo dimostrò che "il potere della violenza aveva perso il suo
fascino".
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"Solo quando imparai a ridurmi a uno zero", diceva Gandhi, "divenni
capace di sviluppare la capacità profonda di attenermi alla verità per
lottare contro la violenza", ma escludendo nel modo più assoluto di
farvi ricorso, anche solo per ritorsione.
Il male, anche nella lotta politica, ha una sua realtà nella misura in cui
lo nutriamo. Quante volte nella nostra attività di tutti i giorni ognuno di
noi ha avuto la tentazione di "aggiustare la verità", convinti come siamo
che sia possibile scendere a patti con la realtà dei fatti per ottenerne
un piccolo vantaggio personale con un collega o un superiore…? Siamo
tutti peccatori, dice la nostra morale cristiana, ma nella filosofia
Gandhiana si va oltre il concetto di peccato e di morale, perché per
Gandhi "attenersi alla verità" significa "togliere nutrimento al male", e
ciò deve essere fatto tanto a livello individuale che collettivo. Attenerci
alla verità: una sfida *enorme* per il nostro quotidiano, ma della quale
dobbiamo percepire l'ambiziosa grandezza.
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Ma vi è un ulteriore, importantissimo passo nell'esperienza gandhiana:
l'esercizio della non violenza diventa veramente efficace attraverso un
certo grado di sofferenza. Se la ragione non è da sola capace di
cambiare il cuore delle persone, allora per cambiare ad esempio la
discriminazione razziale vissuta da Gandhi, non vi è altro modo se non
quello di rendere visibile, manifesta e penetrante la sofferenza. Anche
in questo caso, "l'attenersi alla verità", trasmettendo la nostra
sofferenza, può venir trasformato in solidarietà, per ché in ogni essere
umano esiste - per quanto possa essere nascosta - la consapevolezza di
una comune umanità che ci unisce.
Per restare solo a questi elementari aspetti dell' insegnamento
contenuto nei discorsi del Mahatma e in una produzione epistolare e
letteraria così prodigiosa da far sostenere a qualcuno che essa
potrebbe competere con quella di Voltaire, colpisce come la portata del
principio di non violenza, della purificazione morale, della tolleranza e
della sofferenza per testimoniare la verità, tocchino in egual misura la
sfera individuale e la sfera collettiva di tutti noi.
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Mi pare quindi agevole trovare nel ponte che collega il pensiero di
Gandhi da un lato al Cristianesimo e dall'altro all'evoluzione della
Comunità internazionale degli Stati, un ancoraggio - ancora incerto
forse, ma decisamente suggestivo - ai valori dell'uomo e della società
che si sono affermati con la creazione delle Nazioni Unite e la
successiva affermazione del Diritto internazionale.
Tra i moltissimi scritti di Gandhi riferiti ai valori del Cristianesimo mi
sembrano estremamente attuali quelli pubblicati da Young India:
"Dio non ha portato la Croce solo 1900 anni fa. La porta oggi e muore e
risorge giorno per giorno", oppure "Il Nuovo Testamento - dice ancora
Gandhi - mi ha dato conforto e gioia infinita"
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Sono passi che legano con efficacia unica e sintesi davvero mirabile la
tradizione e la religione induista a quella cristiana nella componente
essenziale dell'amore verso il prossimo, della solidarietà', della
spiritualità e della realizzazione morale dell'individuo contrapposta alla
ricerca dei beni materiali e del potere. Avere sete di giustizia sino a
essere perseguitati per una causa giusta è un esempio che dobbiamo
fare nostro.
Ma la peculiarità di questi comuni principi è quella di essere
RAGGIUNGIBILI dall'uomo nella sua esistenza terrena.
Ci troviamo quindi di fronte a quella che potremmo definire
un'immensa comune forza culturale che ispira larga parte dell'intera
umanità, tra Oriente e Occidente. Come tale, essa ha rappresentato e
continua a costituire una forza gigantesca nell'orientare il corso della
storia.
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La cosa incredibile è notare come questi valori solo apparentemente
"astratti ed alti" sono in realtà valori scritti a chiare lettere nell'atto
costitutivo delle Nazioni Unite, dalla Carta di San Francisco alla
ricchissima elaborazione giuridica che ne è derivata successivamente,
non soltanto per le Nazioni Unite ma per tutte le Organizzazioni
multilaterali e regionali che sul piano dei diritti e delle liberta
fondamentali dell'uomo alle Nazioni Unite si collegano, come l'Unione
Europea, l'Organizzazione per la Sicurezza e cooperazione in Europa,
l'Alleanza Atlantica, l 'Organizzazione degli Stati Americani, l'Unione
Africana.
Quanto il rifiuto della violenza e della guerra sia posto al vertice del
sistema di valori sottoscritto dall'intera Comunità internazionale, per
essere poi elaborato in una serie nutrita di meccanismi e norme per la
soluzione pacifica delle controversie internazionali, lo si coglie già
perfettamente nell'incipit stesso della Carta delle Nazioni Unite, il
Preambolo, che vorrei leggervi, perché davvero fa riflettere:
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"Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni
dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa
generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità, a riaffermare la
fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della
persona umana, nella uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne
e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia e
il rispetto degli obblighi derivanti dai Trattati e dal diritto internazionale
possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale e un più
elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini a praticare
la tolleranza ed a vivere in pace l'uno con l'altro in rapporti di buon
vicinato, a unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza, ad
assicurare che la forza delle armi non sarà più usata, salvo che
nell'interesse comune, ad impiegare strumenti internazionali per
promuovere il progresso economico di tutti i popoli, noi popoli delle
Nazioni Unite abbiamo deciso di unire i nostri sforzi per il
raggiungimento di tali fini."
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Cinquanta Paesi hanno sottoscritto questi principi, il 26 giugno 1945,
principi e che ora vincolano 193 Stati membri delle Nazioni Unite.
Certo, si tratta di norme che - come tutte le cose dell'uomo - non
vengono sempre applicate con la necessaria fermezza, e la storia di
guerra e violenza degli ultimi settant'anni, e ancora di oggi, è li a
dimostrarlo, travolgendo le nostre coscienze di uomini.
Ma Gandhi era perfettamente consapevole delle difficoltà insite nella
natura umana, e diceva: "Ci vorrà probabilmente molto tempo prima
che la legge dell'amore sia riconosciuta negli affari internazionali,
perché meccanismi dei Governi si frappongono tra i cuori di un popolo
e quelli di un altro."
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Ma il rifiuto gandhiano della guerra e della violenza per risolvere le
controversie appartiene alla sfera dei valori assoluti. Essa è "immorale,
perché - dice Gandhi - la libertà conquistata con il sangue o con
l'inganno non è vera libertà". Prova ne sia che nelle stesse terre
indiane, che hanno visto fiorire e diffondersi la religione e la cultura
della pace e della non violenza, soffriamo aggressioni tra Stati, massacri
e crimini perpetrati in nome della religione contro ogni valore di
umanità e di verità, viviamo l'intolleranza religiosa persino tra Hindu e
Cristiani, la negazione dell'uguaglianza nella discriminazione tra caste,
tra ricchezza e povertà estrema, la diffusione delle armi nucleari di
distruzione di massa perfino nei mondi che sono stati la culla della
cultura della pace e della non violenza...
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Per questo è oggi più che mai importante essere qui, tra voi, a rendere
una testimonianza: una testimonianza che deve ripetersi ogni giorno
nel nostro pensiero e nella nostra coscienza, in famiglia come sul
lavoro, perché una domanda provocatoria innanzitutto ci porta a far
luce sulla verità: chi di noi è a favore della guerra, con il pesante carico
di sofferenze che si porta appresso…? Nessuno. Chi di noi vorrebbe un
mando più sereno, un mondo di pace? Tutti. Ebbene, come possiamo
pretendere che questi principi vengano applicati su larga scala se
neppure noi nel nostro piccolo non siamo disponibili a rinunciare a
qualche misero vantaggio personale pur di affermare i principi di verità
e giustizia? Quante volte siamo venuti a patti con la verità pur di fare
migliore figura con colleghi e superiori sul posto di lavoro, evitare un
richiamo disciplinare, o dare maggiore impulso alla nostra carriera?
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Ecco, allora ogni volta che ci comportiamo così il muro si incrina:
troviamo un motivo apparentemente giusto per allontanarci da una
visione di verità. Ma la verità non è che il termometro di ciò che è
giusto: se non è giusto, non può essere vero, e viceversa. E - sul lungo
periodo - la verità rende onore al giusto: ogni qual volta troviamo la
forza per pagare un piccolo prezzo personale di sofferenza pur di
affermare la verità, cresciamo noi stessi, ci rafforziamo, ci attrezziamo
meglio per vincere le sfide successive, e facciamo crescere il gruppo al
quale apparteniamo.
L'ONU ha dichiarato il 2 ottobre - giorno della nascita del Mahatma - la
Giornata Internazionale della Non violenza. In questo senso il suo
insegnamento di pace "impegna" tutto il mondo, inclusi noi presenti
qui oggi.
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La società internazionale, come dimostra in modo forse simbolico ma
efficace questa Giornata delle Nazioni Unite, sta a mio avviso
evolvendo verso una forma di "autocoscienza". Sbagliamo, quando
imbocchiamo la strada della risposta violenza, nelle piccole come nelle
grandi cose, ma se non altro "sappiamo di sbagliare", e questo è già
un'enorme passo avanti in termini di consapevolezza, perché solo
l'accesso alla verità può nel tempo determinare scelte più giuste.
Nelle *estreme difficoltà* delle vicende che ci coinvolgono ogni giorno,
questa autocoscienza collettiva riflette in ultima analisi la *fiducia
assoluta* che sul male e sulla menzogna si possa e si debba sempre
affermare la verità.
Grazie a Voi per avermi accolto qui oggi, e buona Giornata della Pace e
della Non Violenza.
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