La Psicooncologia e’ una disciplina “ relazionale” e, come tutte le materie umane e complesse, trova il suo punto di forza nell’integrazione tra le diverse professionalità coinvolte in questa attivita
Strategie di supporto psicologico nei percorsi di preservazione della fertili...
Psicooncologia
1. Psicooncologia
Corso di Laurea in Psicologia
Università di Parma
07/12/2005
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2. • La Psicooncologia: elementi
• Responsabile della formazione, selezione
e supervisione del servizio di Assistenza
Domiciliare Oncologica al Malato e alla
sua famiglia
• Servizio di consulenza psicologica e di
psicoterapia per il malato e per la sua
famiglia
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3. • Che cosa è la psicooncologia?
E’ una disciplina “ relazionale” e, come
tutte le materie umane e complesse, trova
il suo punto di forza nell’integrazione tra le
diverse professionalità coinvolte in questa
attività
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4. • La psicooncologia resta una realtà di
confine che si avvale dell’integrazione tra
branche specialistiche e non: oncologia,
neuroscienze ( psichiatria e psicologia),
scienze sociali, medicina generale
territoriale, medicina palliativa,
volontariato, scienze infermieristiche…
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5. • Quando si integrano diverse
professionalità in modo trasversale e non
gerarchico si parla di “programma”
• Un programma di psicooncologia individua
come strumento prioritario di lavoro la
formazione dell’èquipe
• Il principio ispiratore di ogni azione
formativa e basato sulla filosofia del
“Movimento delle cure palliative-hospice”
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6. Il movimento cure palliative-hospice
• La centralità della qualità della vita sostituisce la
salute come concetto di riferimento
fondamentale
• L’attribuzione al malato del ruolo di protagonista
delle cure
• L’opzione per un modello di asistenza incentrato
sulla collaborazione tra diverse figure
professionali e non professionali messe in
campo per affrontare la peculiare sofferenza
detta “ dolore totale” ( medici, psicologi,
volontari, assitenti spirituali, familiari…)
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7. La Società Italiana di
Psicooncologia ( SIPO)
• Linee guida, standard, raccomandazioni per una
buona pratica della psicooncologia
• Prevenzione primaria
• Prevenzione clinica e diagnosi precoce
• Informazione educazionale
• Formazione
• Progetti di ricerca ed applicazione clinica
• Colloqui
• Valutazione e controllo
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8. Fasi-stadi di adattamento in seguito ad una
comunizione-diagnosi-consapevolezza di
malattia tumorale terminale
2-Rabbia
3-Patteggiamento
Salute Diagnosi
5-Accettazione
1-Negazione 4-Depressione
preparatoria
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9. Fasi-Reazioni-Comportamenti
meccanismi di difesa
ADATTAMENTO ADATTAMENTO AVVICINAMENTO ADATTAMENTO
ALLA
ALLA ALLA AL PERIODO
CONSAPEVOLEZZA
DIAGNOSI DIAGNOSI DI DI MALATTIA
TERMINALITA’
( MALATO) ( FAMIGLIA) ( MALATO) ( MALATO)
1- Rifiuto 1- Shock 1- Collera 1- Dubbio
2- Rabbia 2- Negazione 2- Depressione 2- Diagnosi
3- Patteggiamento 3- Disperazione 3- Rifiuto 3-Ospedalizzazione
4- Depressione 4- Rielaborazione 4- Contrattazione 4- Terapia
5- Accettazione 5- Accettazione 5- Accettazione 5- Remissione
6- Lutto 6- Ripresa
7- terminalità
8- Accettazione
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10. TEMI DI NATURA PSICOLOGICA
AFFRONTATI DURANTE GLI INCONTRI
PERIODICI DI SUPERVISIONE
• La comunicazione verbale ( CV) e non verbale ( CNV)
• Il lavoro di équipe, il processo decisionale, i principi etici di
riferimento
• La gestione della sofferenza ( il dolore totale), della morte e del lutto
• Il rilassamento
• Il problem solving
• La gestione dell’ansia e dell’aggressività
• I disturbi di personalità
• L’assertività
• La ristrutturazione cognitiva
• Le abilità d’aiuto
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11. Formazione dello Psicooncologo
• Cultura sulle cure palliative e sulla morte dal
punto di vista antropologico, clinico, legislativo,
territoriale, scientifico, etico
• Abilità nelle relazioni di aiuto
• Abilità nella rilevazione dei bisogni
• Abilità nella individuazioni delle dinamiche
relazionali nelle famiglie e nelle coppie
• Abilità nella individuazione delle dinamiche di
gruppo e di équipe
• Abilità nei processi di elaborazione del lutto
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12. Caratteristiche specifiche delle
professione dello psicooncologo
• Facilitatore delle relazioni
• Atteggiamento portato alla flessibilità
( orari, rapporti, setting, strumenti, domiciliarità )
• Orientamento all’integrazione dei saperi e delle
competenze
• Collaborazione con l’équipe nell’individuazione dei
bisogni e alla progettazione e realizzazione dei processi
formativi
• Effettua consulenza e supporto 8 sulla base del
consenso, della richiesta dell’équipe, della famiglia o del
paziente
• Utilizza quali strumenti l’osservazione, l’ascolto, il
colloquio individuale o di coppia o familiare
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13. Ruolo dello psicoongologo
nell’èquipe di cure palliative
• Favorire il riconoscimento reciproco di
competenze distintive inserite in un comune
modo di sentire continuamente condiviso
• Valorizzare le competenze dei singoli operatori
• Facilitare l’integrazione a livello emotivo,
cognitivo e relazionale
• E’ utile differenziare il ruolo clinico da quello di
supervisore individuando due figure distinte
all’interno di ogni équipe
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14. Lo psicooncologo e la ricerca
• Utilizzo della cartella clinica psicologica o
di una scheda per la raccolta di dati
psicologici del paziente e della sua
famiglia
• Analisi dei dati raccolti
• Introduzione e utilizzo delle tecniche di
analisi narrativa
• Realizzazione di pubblicazioni inerenti le
attività psico-sociali e cliniche dell’équipe
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15. Lo psicoongologo, la psicoterapia
di sostegno e l’accompagnamento
• Facilitare l’espressione dei sentimenti e
delle emozioni
• Accettare o stimolare le riflessioni delle
persone sulla propria esistenza
• Aiutare il paziente nella ricerca di un
senso per la propria vita
• Permettere la manifestazione delle
emozioni rispetto alla morte imminente
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16. Lo psicooncologo e il colloquio
• Presentarsi sempre al malato o alla famiglia con nome e
funzione
• Spiegare il proprio ruolo e gli obiettivi che ci si pone
• Definire il tempo che è possibile dedicare al colloquio
• Chiedere se è possibile prendere appunti durante il
colloquio
• Mettere il malato al corrente che si fa parte di una équipe
e che potrebbe essere necessario fare partecipi anche
gli altri colleghi di ciò che emerge dal colloquio se c’è
l’autorizzazione del malato
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17. Lo psicoongologo e i problemi
sommersi
• Domandare se vi sono problematiche non
espresse e di che natura sono
• Non interrompere
• Riassumere i problemi
• Riformulare e vagliare l’esistenza di altri
problemi non espressi
• Ricercare delle priorità per il malato ( se è in
grado di stabilire delle priorità)
• Il problema presentato causa ulteriori
sofferenze?
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18. Lo psicooncologo e le cattive
notizie
• Non è possibile trasformare una cattiva notizia in una buona notizia
ma comunicarla male può creare ulteriori difficoltà
• E’ sempre il malato che decide fino a che punto vuole essere
informato o vuole sapere
• E’ bene farsi raccontare dal malato ciò che sa di già sulla sua
malattia ( a volte il malato sa molto di più di ciò che si crede)
• Procedere con pause ed avvertimenti per valutare se il malato
desidera continuare o intervenire o interrompere
• La negazione è un meccanismo che può aiutare il malato a
fronteggiare una situazione particolare
• Il “tenere allo scuro” è spesso un modo di dimostrare che si ha a
cuore il malato
• Il malato o i famigliari sono in grado di capire?
• I famigliari vogliono tenere il malato “allo scuro”?
• Il luogo e le circostanze non sono appropriate?
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